Le cinque giornate di Elisa e Tito a Spotorno ! 
Racconto di una vacanza 2003

 

 

Abbiamo trascorso le 5 giornate in questione a partire dal 14 fino al 19 luglio 2003. Per motivi ludico-musicali rimasti insoddisfatti, la scelta del periodo e del luogo non è  stata del tutto casuale.

 La piccola cittadina ligure, in provincia di Savona, è stata giudicata abbastanza carina (non possiamo lasciarci andare a stime più apprezzabili in quanto tutti i paesini della riviera ligure risultano piuttosto simili fra loro: mare, “spiaggia” prevalentemente rocciosa o di ciottoli, piccola via del centro, grande via Aurelia, ferrovia, autostrada che attraversa i colli retrostanti) per i seguenti motivi:   

·        offre un’amplia gamma di scelta per ciò che riguarda gli hotels e gli alberghi dove pernottare; non possiamo scrivere la stessa cosa per i ristoranti ma almeno in questo caso vale il detto: “pochi ma buoni” (più avanti approfondiremo l’aspetto gastronomico). C’è anche il campeggio Rustia, che abbiamo intravisto percorrendo la strada verso il nostro hotel (Hundredrooms) : dall’esterno non dice un granché e poi è abbastanza lontano dalla spiaggia.

·        ha una spiaggia libera con docce al termine del paese, muovendosi verso Noli: non brilla per la pulizia ma è la più grande spiaggia libera sabbiosa che io abbia mai visto in Liguria, dopo Arma di Taggia: incredibile!!! Notevole e meritevole di varie e ripetute soste rinfrescanti la Gelateria da Mirko, proprio di fronte la suddetta spiaggia: offre il gelato più buono di Spotorno, con gusti insoliti (basilico e formaggio fresco su tutti!) ed alcuni (croccante, variegato all’amarena) la cui consistenza (quasi una mousse) non permette di gustarli sul cono ma solo nella coppetta.  

·        il mare: il primo giorno era veramente bello: verde, blu, trasparente! Peccato averlo visto così perché gli altri giorni è stato rovinato dalle alghe e per chi dopo 5 giorni ha dovuto fare le valigie per rientrare a Milano, rimane diciamo così… l’amaro in bocca!

·        non mancano gastronomie, panifici e focaccerie (il primo giorno abbiamo mangiato la focaccia di recco al “Merendone”)dove acquistare gustosi spuntini (dolci e salati) per il mezzogiorno; c’è un take-away con tavolini e sedie per chi volesse mangiare in loco il pranzo acquistato: veramente comodo!  

Il negozio “Il Buongustaio” vende prodotti tipici di vario genere: amaretti di Sassello, confetture (ottima quella di arance), pesto, patè di olive, olio, ecc.

·        vale la pena di fare una breve incursione nell’ufficio delle informazioni turistiche: si possono ritirare brochure e depliants sulle passeggiate ed i luoghi limitrofi da visitare, piccoli libricini sulle strutture ricettive delle varie zone liguri e soprattutto la guida ai ristoranti della provincia di Savona, che riporta tutti i ristoranti sottoelencati, e tantissimi altri ancora. 

Le gioie maggiori della vacanza sono arrivate dalle cene consumate nei ristoranti locali.

Tutti i prezzi indicati sono per due persone comprensivi di coperto.            

Ci sentiamo di segnalarvi e consigliarvi assolutamente la “Locanda u Ferà”, in via F. de Maestri 24: si mangia tanto, più che buono, il posto è molto caratteristico (all’interno) e carinissimo fuori visto che si tratta di una grande terrazza riadattata, si spende ragionevolmente poco. Il gestore ci ha accolto in modo cortesissimo e divertente e per tutta la serata girava tra gli avventori consigliando dolci e degustando i vari piatti sedendo con voi.  

Notevoli anche le storielle tra cui segnaliamo quella de “Lo scherzo del sale nella pannacotta” oppure “La piovra nei pantaloni” e lo straordinario “Le stracotto di asino alieno”.

Molto cortesi anche i camerieri.  

Abbiamo ordinato un antipasto di terra (da dividere in due), una piatto di ravioli con cinghiale, un piatto di pansotti al sugo di noci, un caffè, un limoncello, uno vino raboso fruttato offerto dalla casa come amaro spendendo 24,64 euro. L’antipasto consisteva di: formaggio tipo caprino con pomodoro, melanzane alla pizzaiola, sottaceti, torta salata; i primi piatti sono arrivati in un vassoio che ci ha permesso di riempire 3 volte  a testa il nostro piatto… e quando scrivo riempito intendo proprio riempito 3 volte. Alla fine il dolce proprio non ci stava!

Figuratevi che a due coppie vicine hanno portato una padella contenente spaghetti allo scoglio (per 2 in teoria) che sono entrati nel piatto di tutti e 4 (prima) e di nuovo nel piatto dei maschietti per poi rimanere anche in padella al termine!

Magnifico posto senza dubbio.

La prima sera siamo entrati nell’albergo-ristorante “il Baguttino” per consumare gnocchi al pesto, una braciola con contorno (patatine fritte, l’insalata mista era terminata), ½ l di vino, acqua, caffè e pagare 19,10 euro. Buoni ed abbondanti gli gnocchi al pesto, rapido e cortese il servizio. Promosso a pieni voti nonostante l’ambiente un po’ spartano.  

Siamo passati, nelle sere successe, a “Il Cantinone” dove si sono spesi 31,30 euro avendo come controvalore: acqua, ¼ di vino, 2 primi e 2 dolci, 1 caffè; i primi erano trofie al pesto (con patate e fagiolini) e pasta con besciamella e pomodoro al forno; i dolci: tiramisù (troppo freddo, nulla di speciale) e meringata con cioccolato caldo. Ci ha servito una simpatica cameriera spagnola: promosso, anche se le trofie non avevano un gusto particolare.

In definitiva un posto piuttosto carino dove si viene accolti in modo cortese anche se si paga un po’ di più del solito un cibo sì buono ma non straordinario.

In una serata della settimana si trova paella e sangria.  

E’ toccato ad “Excalibur” in cui abbiamo pagato 27,00 euro per riempirci la pancia con i Pansotti al sugo di noci e un altro primo, due dessert (panna cotta e tiramisù) un caffè.

Il servizio è stato troppo lungo dopo i dolci ed abbiamo veramente aspettato troppo, temo anche a causa della nostra non prontezza di riflessi!  

L’ultima sera siamo entrati da “U sigogna" per uscirne Insoddisfatti, Tito sull’incazzato andante. Nonostante sia consigliato da varie guide e l’ambiente sia abbastanza rustico ed accogliente il fatto che non venga consegnato alcun menù senza nessun prezzario non permette di apprezzarlo particolarmente se non ai mangiatori di pesce. Il cameriere che non è italiano vi elencherà i piatti disponibili (dando la preferenza a quelli di pesce non si sa se fresco o surgelato), ma vi spingerà più volte ad ordinare del vino. Ottimo per un riccone, ma non per noi che non amiamo troppo la sodomia.

Curioso il fatto che ai nostri vicini di tavolo tedeschi il menù (in italiano) l’abbiano dato. Ci abbiamo lasciato 20,50  per 2 primi, un caffè ed una bella bottiglia di acqua mineralizzata che mi ha tanto fatto girare le balle. 

Sabato 19 luglio prima di rientrare in quel dell’hinterland altomilanese abbiamo optato per una visita a Sassello, il “mitico” paese che produce gli amaretti forse più famosi d’Italia. Il borgo in sé non offre nulla di caratteristico e bello (lasciate perdere il ponte medioevale in cemento!). Sulla via principale ci sono 4 bar-rivendite degli amaretti (ognuno ha una propria marca, con la commessa che vi punta da km e km di distanza e vi rifila l’amaretto da degustare). Nessuna concorrenza di prezzo: gli amaretti classici costano 4 euro x 50o g, 5 euro quelli alla frutta; si possono confezionare dei pacchetti in base alle proprie preferenze e gusti. La differenza forse starà nel gusto! Mah!  

Durante le 5 giornate abbiamo soggiornato all’ hotel Riviera (3 stelle) ma non ve lo consigliamo, nonostante la colazione a buffet con yogurt greco e delizie varie, nonostante la piscina che ci ha salvato nelle giornate (a tempo variabile ed un po’ coperte) in cui il mare era “algato”, nonostante Tito abbia riscoperto (con un po’ di sudore) il ping-pong!

 

 

 

 

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