SENEGAL SOLIDALE NELLA TERRA DEL “TERANGA” & “DELL’ATTHAYA”….……

UN DIARIO DI VIAGGIO DEDICATO ALL’UOMO più IMPORTANTE DELLA MIA VITA IL MIO PAPA’, MIO COMPAGNO DI VIAGGIO, TORNATO IN SENEGAL DOPO 30 ANNI…

Diario di viaggio 2009

di Flavia

 

 

                     

bimbe a scuola di keur mame farmata                      il piccolo Leandro               cuoca al ristorante “mama penda” sull’isola di goree

 

DURATA : DAL 05/12/2009 AL 19/12/2009.

COMPAGNI DI VIAGGIO: TOMMASO MIO PAPA’, LEANDRO – PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE, LAURA E STEFANO .

 

COMPAGNIA AEREA AFRIQIYAH

TRASPORTI : LOCALI, CARRAPIT, PULMAN E AFFITTO VAN

ALLOGGIO : CASA DI LEANDRO PRESSO MALIKA ( PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE EFO & AWA)

                       1 NOTTE A JOAL FADIOUTH – PETITE COTE BORD DE MER –LOC.STUDIOS SENEGAL – TOUT CONFORT. TEL. : 773145108  ODO.PAUZE2@HOTMAIL.COM

VIAGGIO SOLIDALE ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE EFO & AWA DI OSTIA (WWW.EFOEAWAONLUS.ORG INFO@EFOEAWAONLUS.ORG

 

SENEGAL : TOUR DI 16 GIORNI SOGGETTO A VARIAZIONI A SECONDA DEI NOSTRI DESIDERI….

ROMA –DAKAR

LAGO ROSA

ISOLA DI GOREE

GUINAW RAIL (RADIO)

TOUBA

MBORO

MALIKA

JOAL FADIOUT

MBOUR/SALY

MALIKA

RUFISQUE/PETITE MBAO

GUINAW RAIL (SOSTEGNO A DISTANZA)

DAKAR

YEMBEUL (SCUOLA)

MALIKA

ROMA

 

CAMBIO :     1 €. =  650 CFA (SEFA O FRANCHI)

COSTO DEL TOUR E VOLO 1600 EURO A PERSONA

COSTO MEDIO PER UN PRANZO 4000 CFA

COSTO MEDIO PER UNA CORSA IN CAR RAPIT 300 CFA

 

siti internet utili : www.goreediasporafestival.org (isola di goree), www.mairiedegoree.org (isola di goree), www.reservedebandia.com (parco di bandia) ,

 

 

05/12/2009

ROMA – DAKAR (VIA TRIPOLI) : iniziamo quest’avventura carichi di emozioni.

Giungiamo all’aeroporto di Roma Fiumicino, dove io e papà conosceremmo poco dopo Laura e Stefano, i nostri due compagni di viaggio. Aspettiamo Leandro, che con l’aiuto di Sidì e altri amici, scaricano dalla macchina i cartoni carichi di materiale scolastico, giochi, vestiti da donare alla scuola di Keur Mame Farmata e ad alcuni bambini del sostegno a distanza.

Compagnia aerea libica, che ci permette di imbarcare più kg a testa, chiudendo uno anzi due occhi, AFRIQUIYAH AIRWAYS.

Inizia qui il nostro viaggio con Efo e Awa.

Atterriamo a Tripoli in Libia, ecco i primi imprevisti e le prime avventure che ci accompagneranno per tutto il nostro viaggio in Senegal.

All’aereoporto di Fiumicino, l’impiegata al check in, che tanto ansimava perché doveva smontare da lavoro, dopo aver fatto i biglietti roma- dakar, ci ha detto che Leandro avrebbe tranquillamente fatto presso l’aereoporto di Tripoli la tratta Tripoli – Dakar (così non è stato).

A seguito di decine di telefonate e l’aiuto di amici di Leo riusciamo ad avere il suo biglietto e partire.

Ore 23:20 arrivo a Dakar, aspettiamo i bagagli sperando che arrivi tutto...

Carichiamo le scatole su carrelli e all’uscita c’è Elhagi ad aspettarci, un ragazzo bellissimo, dagli occhioni scuri, alto, elegante ed affascinante, il corrispondente di Leandro in Senegal, che sarà con noi in casa e durante tutti i nostri spostamenti.

Giungiamo a casa di Leandro presso Malika a 30 km da Dakar, oramai sono le 3 del mattino, sistemiamo i bagagli nelle nostre camere io e Laura insieme, papà Tommaso e Stefano, Leandro solo, Elhagi, Awa, Matì (le 2 mogli) e youssu e il piccolo Leandro (i dolcissimi figli), hanno altre due stanze, ci diamo la buona notte per affrontare il giorno seguente.

 

06/12/2009 – MONASTERO DI KEUR MOUSSA – KAYAR – LAGO ROSA

Primo giorno sul suolo africano, non c’è di meglio che girovagare con un car rapit affittato da Leo per l’intera giornata.

E’ domenica e scegliamo di andare al Monastero di Keur Moussa, alle 10:00 dovrebbero celebrare una messa suggestiva come scritto nella guida della Lonely Planet.Ci sediamo e notiamo, che sulla parete dietro il monaco sono presenti tele raffiguranti santi neri, la messa risulta molto simile alla nostra, tranne che per le percussioni e i canti in lingua francese, gli uccellini cinguettano, noi siamo seduti all’ esterno, il momento più bello il segno di pace, io e Laura ci giriamo per dare la mano a tutti i senegalesi dietro e avanti a noi...Terminata la funzione, con il nostro car rapit, ci dirigiamo a Kayar un piccolo paesino di pescatori, dove ci risulta difficile fotografare e fare video, anche solamente alle piroghe. Facciamo una breve passeggiata sull’animata spiaggia, c’è mare mosso, molte piroghe stanno tornando dalla pesca, sulla sabbia ci sono tante teste di pesce. Il paesino a mio parere non merita tanto  

come decantato sulla guida della Lonely. Lasciamo Kayar ed arriviamo al Lago Rosa, più che rosa oggi è grigio, causa la mancanza di sole e luce...

Il lago rosa è un luogo turistico, ci sono bar, ristoranti, lettini dove prendere il sole e una struttura molto grande, che comprende un complesso di numerosi bungalow dove si può pernottare. Lasciamo il lago rosa, con un leggero languorino…Elhagi contatta una sua amica per il pranzo. Ecco il  famoso Jebujan (riso con pesce), seguito dall’atthaya (almeno 3 the lunghi una vita…)…salutiamo la signora e ci dirigiamo verso casa.

 

 

07/12/2009 – RADIO RAIL BI FM – VISITA DELLE FAMIGLIE DEL SOSTEGNO A DISTANZA - 

            

strade allagate                                                                        papà con la famiglia del sostegno                                             bimbo presso la famiglia del sostegno 

Non c’è miglior risveglio di un’abbondante colazione, baguette lunghissime, chocolaka (cioccolata da spalmare con burro di arachidi), caffè, thè,cacao e latte in polvere, tutti in silenzio, per 16 giorni sarà il nostro rito mattutino.

Con un car rapit locale, ci dirigiamo verso Pikine. All’interno ci sono 25 posti a sedere, con i sederoni ti schiacciano di continuo e si fanno largo scuotendolo (il sedere), il loro abiti enormi riempiono a volte le sedie, ti ritrovi spesso a ricevere gomitate in bocca e state pur sicuri che nessuno vi dirà

“mi scusi”, gli odori sono fortissimi, la plastica bruciata a cielo aperto rende l’aria irrespirabile, c’è fame d’ossigeno, a volte tratteniamo il più possibile l’aria nei polmoni, lo smog è qualcosa di terrificante, di indescrivibile, le nostre narici e i nostri panni sempre neri, non esistono secchi della spazzatura, non esiste un sistema di raccolta, tutto è gettato da centinaia d’anni lungo la strada. Le bustine di plastica nera la fanno da padrone rendendo il paesaggio sempre scuro.

La giornata di oggi è dedicata alla visita della radio GUINAW RAIL e all’incontro di alcune famiglie del sostegno a distanza “LEI NON SA’ CHI SONO IO”.Incontriamo ed assistiamo in diretta alla conduzione della trasmissione radiofonica di DJ Lay, viene intervistato a sorpresa Leandro, il quale spiega in diretta i progetti della sua associazione Efo & Awa.

Dopo aver pranzato al delizioso ristorante della radio iniziamo le visite alle famiglie del sostegno presso il quartiere di Guinaw Rail in una realtà da me sconosciuta. Strade allagate, rifiuti e detriti dappertutto, bambini che ci danno la mano,  ci chiamano “TUBAB” (banchi) ridono e si soffermano a guardarci come fossimo extraterrestri.Una giornata dedicata a loro, la più piacevole in assoluto, guardo con occhi diversi un mondo dimenticato dai potenti, dove la povertà la fa da padrone.

Non hanno nulla o quasi, centinaia di mosche volano ovunque. La prima famiglia che andremo a salutare, rimarrà sempre nella mia mente e nel mio cuore. Il capo famiglia è una grossa signora nera con occhi verdi, sempre sorridente, mostra a Leandro il bagno distrutto dalla pioggia dei mesi precedenti, rimangono a mala pena le mura. Conosciamo tutta la numerosa famiglia e le due bimbe in adozione, ci accolgono con sorrisi pieni di gioia, papà scatta tante foto, le mostra poi sullo schermo e tutti scoppiano in una gran risata, la grossa signora abbraccia papà con affetto e tutti noi decidiamo che lei sarà la sua futura moglie. La semplicità, il credere in un Dio, la speranza e i sorrisi rendono tutte queste persone uniche, speciali nell’anima.

Con dispiacere li salutiamo, per andare presso un’altra. Lasciamo quest’angolo di povertà per tornare in radio dove ci preparano l’atthaya.Percorriamo una lunga strada sui binari di una ferrovia, qui ancor più che in altri luoghi è bene evitare di far foto, le capre lungo le rotaie mangiano cartone e plastica, un’immagine che vedremmo sempre e ovunque. Giungiamo al mercato caotico, ci soffermiamo pochi istanti, è pericoloso per noi Tubab.Ritorniamo a casa soddisfatti per aver trascorso una splendida giornata in compagnia di splendide persone che rimarranno impresse nella nostra memoria.

 

08/12/2009 – ISOLA DI GOREE

             

Il rumore del mare e il vento, caratterizzano le nostre notti a Malika.Aspettiamo Elhagi, che stà tornando dal fornaio con le baguette che riempiremmo di chocolaka e margarina, seduti a terra o su cuscini.

Percorriamo a piedi la strada sabbiosa che ci condurrà ad una più movimentata Malika, dove saliremmo sul pulmann n° 16 diretto a Dakar.

Il tragitto è lungo, cumuli di detriti dappertutto, le stesse scene si presentano quotidianamente, odore nauseabondo della plastica bruciata. Lungo la strada guardo i vari mercati, quello delle capre legate tra loro ed esibite per esser vendute, bambini che giocano nella terra in mezzo ai rifiuti. Le donne bellissime, indossano vestiti colorati, eleganti nel calzarli, la loro pelle scura e i loro splendidi ed espressivi occhioni neri le rendono così affascinanti da togliere il fiato. Arriviamo al porto d’imbarco per l’isola di Goree, il traghetto è già partito, hanno cambiato gli orari, ci toccherà aspettare le 12:30. Costo del trasporto è di 5000 cfa andata e ritorno. Sbarcati a Goree, c’è un’altra piccola tassa da pagare, chi desidera una guida professionale, può averla pagando 8000 cfa (inutile a mio parere, xchè l’isola è veramente piccola).E’ oramai ora di pranzo e la prima cosa da fare è trovare un posticino dove mangiare qualcosa….bella scelta Leandro….il ristorantino si chiama “MAMA PENDA”, apriamo il portoncino appena socchiuso, ritrovandoci in un cortiletto, ci accolgono alcune signore. L’ambiente è familiare e sul ciglio d’ogni porta ci sono donne che lavorano qualche pietanza, ci preparano un gustoso pranzo, pollo, spiedini di pesce, patatine e cipolle. Sazi e rilassati iniziamo il nostro giro per l’isola (pranzo costo 2500 cfa a testa).

Chi sbarca nell’isola di Goree non può rinunciare alla visita del museo degli schiavi, le stanze interne sono divise per donne, uomini, bambini e schiavi inadatti. Un piccolo spiraglio in mezzo a due muri attira la nostra attenzione, le onde del mare s’infrangono sui massi, da qui aveva inizio il loro lungo viaggio, guardando per l’ultima volta la loro terra, per giungere poi in Jamaica, Brasile e Santo Domingo. Facciamo una passeggiata nella parte più alta dell’isola, dove gli artisti espongono i loro dipinti su tela. Decidiamo di incamminarci verso il porto, alle 16:30 c’è il nostro traghetto. Arriviamo al porto di Dakar, prendiamo un taxi che ci porterà al terminal degli autobus. Da questo momento inizia il nostro ma soprattutto mio incubo. Decine e decine di persone attendono l’autobus, su strada sabbiosa rossa, iniziamo a correre per salire e prender posto, dopo alcuni minuti l’autista cambia il numero dell’autobus e quindi destinazione, scendiamo e andiamo alla ricerca di un altro che attenderemmo per tanto tempo, riusciamo anche su questo a prender posto nella speranza che l’autista non ricambi il numero (qui si usa così).Destinazione casa Malika, 35km in 2 ore e 30 minuti,  strade distrutte, carretti, car rapit, cavalli, persone in un inferno di traffico, smog e la mia colica  rende la situazione straziante e insopportabile. Giunti a casa ceneremmo e crolleremmo.

 

09/12/2009 – GIORNATA RELAX E DIVISIONE MATERIALE SCOLASTICO

             

spiaggia di malika                                          casa divisione materiale                                   io e il piccolo leandro

Finalmente il nostro giorno di relax, colazione con baguette alle 09:00.Laura e papà prendono il sole, Stefano ed io scriviamo il diario di viaggio, Leandro fa il bucato. Dopo aver oziato abbastanza, ci mettiamo a lavoro dividendo il materiale scolastico portato dall’Italia, Leandro regala a Youssu una pistola ad acqua, un paio di scarpe e altre cosine…basta non si tratti di libri e Youssu è felice. Giriamo l’angolo per andare in spiaggia a prender un po’ di sole e rilassarci, il mare è sempre mosso e gelido, l’unico temerario è Leandro e noi fifoni e freddolosi, bagnamo solo le gambe, io come al solito mi addormento sotto il sole, mi svegliano quando Youssu ci avvisa che il pranzo è pronto. Andiamo in terrazza per la siesta e dopo un riposino ci prepariamo per andare all’internet point.Invitiamo a cena Elhagi, Awa, Mati, Youssu e il piccolo Leandro, che si presentano più belli ed eleganti che mai. Prendiamo il car rapit rischiando un frontale, ma finalmente arriviamo al ristorante Parigi Dakar, dove paghiamo 20800 cfa, per due kg di montone, 2 pizze e 4 fataya+fries…..

 

10/12/2009 – LA MOSCHEA E CITTA’ SANTA DI TOUBA

         

papà nella moschea di touba                       io e laura nella moschea di touba

“Buon giorno” a tutti, sono le 05:15 del mattino, destinazione di oggi la moschea di Touba.

Il cielo stellato, uno spicchio di luna sembra sorriderci, il rumore delle onde del mare e in sottofondo le preghiere della vicina moschea, che rimbombano per tutto il paese. Iniziamo il nostro cammino al buio, in silenzio ascoltando solo i nostri passi e ancora gli echi delle invocazioni. La strada inizia a popolarsi pian piano, saliamo sul car rapit, l’aria è come al solito irrespirabile, trattenendo spesso l’ossigeno nei polmoni per alcuni secondi. Scendiamo poco dopo dal mezzo e saliamo tutti insieme su un taxi, che ci condurrà al terminal. Saliamo a bordo di un pulmann di “lusso” come dirà Leandro……con cui arriveremmo in quattro ore a Touba città santa e per me infernale del Senegal. Lungo la strada il mezzo si fermerà più volte per alcune soste, dai finestrini possiamo acquistare mandarini, banane, arachidi, bisap che vendono decine e decine di donne. Giungiamo nei pressi della moschea, papà tenta di accendersi una sigaretta e subito lo riprendono dicendo che è assolutamente vietato fumare e bere e per chi trasgredisce, c’è la punizione della frusta. Si avvicina un signore indossa un abito granbubù, ci dice che io e Laura dobbiamo coprirci la testa, nascondere i capelli e indossare un telo intorno alla vita…Tutta questa repressione, inizia a darmi molto fastidio. Avevamo già notato come ci guardavano male scesi dal pulmann e la sensazione non è una delle più piacevoli. Iniziamo la visita della splendida moschea, siamo come al solito gli unici bianchi, chiedono di continuo offerte, che diventano quasi un obbligo, arriviamo in biblioteca dove sono custodite le varie traduzioni del corano, Laura chiede se è possibile aprirne uno e la guida risponde che solo i musulmani possono farlo e sempre dopo essersi lavati in apposite stanze. All’uscita andiamo a riconsegnare i veli, che ci hanno prestato (questa volta avevamo finito gli spicci e sono rimasti a bocca asciutta).Cerchiamo un ristorantino, troviamo un buco con due panche, all’interno tantissime mosche, una cosa mai vista e dopo aver chiesto del riso che sarà cucinato per terra sulla strada condito con sabbia e carne dall’odore nauseabondo di interiora di animali usciamo disgustati e veniamo quasi accerchiati da tre tizi, non capendo ciò che dicono ma sentendo un tono di voce per niente amichevole, chiedono a Leandro 20000 cfa come multa perché io e Laura non abbiamo la testa coperta e Leandro ha un orecchino. Dopo aver pattuito 1000 cfa circa, ci scortano fino al pulmann, costringendo prima però a farci ricoprire. Uno di questi non contento, tocca i pochi capelli di Laura che fuoriescono dalla copertura, se fossimo state in Italia credo che avrebbe ricevuto calci e pugni, perché questo era il nostro desiderio, la situazione era d’oppressione e intolleranza, ci sentivamo soffocati da una situazione non piacevole che poteva degenerare, perché noi dovevamo sempre e solo tacere o acconsentire, senza mostrare opposizione.Touba è uno dei paesi più islamici dello stato, persone corrotte e schiave di una religione, una mancanza di libertà che mi ha inquietato. Gli occhi, gli sguardi per niente amichevoli li ricorderò a lungo…Per terminare la giornata, ci voleva il viaggio del ritorno quattro ore interminabili su pulmann per percorrere 100km, rumori, frastuoni, chiasso, persone che non parlano ma urlano, la tosse o il raffreddore del vicino, lo smog, l’aria inquinata.. insomma una giornata stressante e interminabile, che non vivrei più.

 

11/12/2009 – MBORO - COOPERATIVA DI DONNE PER LA PRODUZIONE DI SUCCHI DI FRUTTA

Ancora con il ricordo della giornata di ieri, oggi decidiamo di prendercela comoda, colazione alle 09:30, io e papi usciamo da casa, credo sia l’ora di fare qualche telefonata in Italia, ci avranno dati per dispersi, telefonare dalle cabine in  Senegal è veramente conveniente, spendiamo per tre telefonate e un’aranciata 2750 in cfa.Tornati a casa papà ed Elhagi montano gli specchi e le mensole in bagno, era ora….io e Laura non sappiamo più che faccia abbiamo. Mentre papà decide di oziare e rimanere a casa, fuori ci aspetta il car rapit, per portarci  a Mboro, presso la cooperativa di donne che producono succhi di frutta e marmellate finanziata dal mese di marzo da Efo e Awa.Percorriamo 80km in tre ore, i villaggi che vediamo lungo la strada sono composti da semplici capanne in paglia con tetto spiovente se hanno la fortuna di averlo, ci sono molti bambini, ci salutano pronunciando sorridendo la solita parola oramai a noi familiare “Tubab”.Arriviamo nel paesino di Mboro, entriamo in un edificio, ci sono tante donne, ci invitano ad accomodarci, Leandro fa loro varie domande per sapere se il materiale finanziato funziona correttamente e la presidente  risponde che in attesa di un tecnico che arrivi da Dakar per la riparazione del frigorifero, la produzione di succhi di frutta è ferma mentre quella delle confetture e sapone di burro di karitè è in aumento. Ci  offrono alcuni biscotti di sesamo, una delizia per il nostro palato e una fortuna per i dentisti…Siamo invitati a pranzo, ci porgono addirittura le sedie, ma noi oramai abituati a pranzare e cenare a terra ringraziamo e rifiutiamo, sistemandoci come al solito in cerchio attorno al gigantesco piatto di pollo, patate e cipolle….Lungo il corridoio si sono sistemate alcune donne per mostrarci come avviene la lavorazione dei prodotti, alcune sbucciano a mano la papaya, altre tagliano a pezzettini il frutto, c’è chi invece si occupa della tritatura e ancora della bollitura e incapsulamento.

Compriamo due confetture e  biscotti, le salutiamo e andiamo a cercare il nostro car rapit. Elhagi parla al telefono e ci chiede se possiamo dare un passaggio ad alcune persone che devono imbarcare del cocco con destinazione Dakar, a noi non costa nulla, siamo di passaggio…Arriva il car rapit, sorpresa, la metà del mezzo è occupato da noci di cocco, tonnellate e tonnellate. La strada del ritorno è brutta, piena di buche, cala il sole, si fa buio, inizia a far freschetto ed Elhagi abbassa i tendoni laterali al mezzo. Dopo due ore e mezza l’autista si ferma, l’ennesimo controllo dalla polizia, questa volta però aprono le porte e ci puntano in viso le torce, chiedendo se la merce fosse la nostra, credo ci volesse un’autorizzazione per il trasporto, l’autista scende per spiegare la situazione e risolvendo il tutto come si fa solitamente ….

Arriviamo a casa, ceniamo e buona notte a tutti….

 

12/12/2009 – MERCATO – RADIO – CONCERTO DI YOUSSOU N'DOUR A PETIT MBAO

            

io e Laura dopo la creazione degli abiti

Oggi è giornata di compere, Awa ci aiuta a cercare la stoffa per i nostri vestiti nel mercato di Talibù, ma io e Laura abbiamo le idee molto chiare e ci fiondiamo all’interno di un negozio dove vediamo subito le stoffe adatte ai nostri vestiti. Io ci prendo gusto e decido di andare in un altro banco per sceglierne un’altra, costo  per sette metri di stoffa 16000 cfa.Soddisfatte dei nostri acquisti, andiamo a salutare Nancy, un’amica di Leo, che lavora in una farmacia a poca distanza dal mercato….parla benissimo l’italiano ed è molto solare, ci accoglie con una forte stretta di mano.

Attraversiamo Talibù Mag, Bes, Icotaf, Wakhane e arriviamo a Guinaw Rail, ci fermiano da un ragazzo a cui avevamo ordinato alcuni cd musicali, non vuole esser pagato, ma noi insistiamo …Siamo diretti adesso in radio da Noà, a cui Leandro deve lasciare dei soldi per l’iscrizione del certificato di nascita per alcuni bambini, che non possono sostenere gli esami in mancanza di questo. Ci fermiamo a pranzo nel ristorante della radio e mangiamo un ottimo riso con fagioli…Riprendiamo il car rapit e torniamo a casa…..per la strada ci rendiamo conto che è iniziata  la partita di calcio del quartiere. Sono trascorse due ore dal nostro ritorno a casa, ma Awa adesso ci accompagna dal sarto, ci incamminiamo piano, piano, Awa rallenta, è molto previdente, ha notato da lontano che dallo stadio stanno uscendo centinaia di persone, sembra ci siano tafferugli, lacrimogeni, aspettiamo qualche minuto, la situazione sembra adesso più tranquilla, ma siamo in allerta, vediamo ad un certo punto che la gente inizia a correre nella nostra direzione, una signora da una casa ci apre il portoncino, per darci riparo, rimaniamo però sull’uscio, aspettiamo che finiscano di sparare i lacrimogeni, ringraziamo e ci incamminiamo….Giungiamo finalmente dal sarto, ha le saracinesche mezze abbassate, per paura del caos causato dalla partita, si sente ancora chiasso, io, Laura, Leandro e Stefano ci accomodiamo per scegliere i modelli che desideriamo, io farò da modella per Stefano, poiché la fidanzata ha la mia stessa taglia e lui le ha comprato una stoffa bellissima…..Che bello guardare i sarti, che lavorano tutti questi tessuti colorati, credo che creare vestiti con una semplice macchina da cucire sia veramente un’arte, da noi quasi scomparsa.

Ceniamo, la giornata non è ancora terminata, Laura non si sente bene, ha un forte mal di testa e decide di rimanere a casa, noi invece andiamo al concerto di Youssou N' Dour il “Re”, non portiamo né macchine fotografiche, né telecamere per paura della confusione…All’arrivo, ci rendono conto di esser forse per la prima volta veramente al sicuro, il concerto si svolge all’interno di un campo militare, c’è un palco, le sedie, i tavolini, il biglietto è costato 10000 cfa (non poco), ci sediamo, prendiamo qualcosa da bere e aspettiamo non poco, l’uscita del cantante, le donne sono più belle che mai, avviene come una sorta di sfilata per l’abito più bello, che eleganza, mai vista una cosa simile. Iniziamo tutti a ballare, noi bianchi…..loro neri, non c’è niente da fare, il ballo ce l’hanno nel sangue, loro calienti, noi freddi e rigidi…. tutti noi non sappiamo dove girarci è tutto coinvolgente, un amico di Elhagi, balla così bene, snodato, ritmico, velocissimo, ci prende uno per volta e ci mette alla prova….che disastro noi italiennnn….Youssou N' Dour, termina di cantare, tutti si siedono, Elhagi ci chiede se vogliamo andarcene, noi credendo fosse finito il concerto, decidiamo di andare via, scopriremmo con meraviglia l’indomani mattina, che il concerto sarebbe continuato……Oggi la giornata è filata troppo liscia…. Torniamo a casa con un taxi, in curva rallenta notiamo alcune persone, non c’è luce, un uomo si avvicina, guarda il sedile avanti dove c’è Elhagi, passa subito dietro dove io sono seduta come una sardina e apre la portiera, tutto avviene alla velocità della luce, tutto in pochi istanti, ho la prontezza di tirare la portiera verso di me e dopo un  po’ mettiamo la sicura, in macchina non ci sono stati commenti come fosse normale, non capisco in realtà cosa volesse da noi, forse un semplice passaggio…

13/12/2009 – PETIMBAO -

Oggi andiamo a Petimbao, presso un comitato che raggruppa varie associazioni e sindacati, papà decide di rimanere a casa per rilassarsi, la stanchezza è spesso causata non tanto da ciò che facciamo durante la giornata, ma semplicemente da fattori atmosferici e ambientali poco sopportabili, come smog, chiasso, strade non asfaltate, mezzi pubblici affollati, che influiscono non poco sulla stanchezza fisica e mentale. Arriviamo a Petimbao, dove ci accoglie Ndiaga Diop il sindacalista, lungo la strada ci vengono presentate molte persone, oramai siamo abituati a dare la mano e dire “buon journ” almeno 200 volte al giorno, vedendo che Leandro e Stefano stringono la mano ad un uomo, anche io e Laura allunghiamo la mano, lui ci stringe la mano quasi schifato, capiamo che c’è qualcosa che non và, era il GRAN MARABU’, come un sacerdote a cui è vietato toccare le donne, (chissà quante volte si sarà confessato per espiare questo peccato!).Ndiaga Diop ci porta al dispensario sanitario, ci mostra le varie attività, inizia una conferenza con tutti i dipendenti, io e Laura mettiamo gli occhiali scuri da sole,  non capiamo nulla e quindi schiacciamo un pisolino aprendo ogni tanto un occhio per controllare se c’è qualcuno che ci osserva…Usciamo finalmente fuori e chiaramente Laura necessita di un gelato a cui neanche noi rinunciamo…visitiamo la cooperativa del pesce essiccato, gestita da molte donne, ci sono tonnellate e tonnellate di pesce, le dipendenti fanno pausa mangiando un’anguria. Andiamo a casa, credo della famiglia di Ndiaga Diop, oramai tutti i giorni siamo in casa di qualcuno, ci accomodiamo in camera da letto, ci sediamo sul letto matrimoniale insieme agli altri ragazzi della casa, c’è chi fa i tred e chi guarda la partita, Milan – Palermo.

Arriva il pranzo, ma quanti siamo oggi intorno al piatto tondo, seduti a terra????ci offrono di nuovo gli sgabelli e io e Laura ringraziamo e rifiutiamo. Riso, ancora riso, ma questa volta, vedo uova sode e salame di zebù, che bella visione e che goduria per il palato….oramai ci basta veramente poco per renderci felici, l’importante è evitare di vedere e mangiare il solito Jebugian ( riso e pesce).I ragazzi ci ospitano in un’altra casa, per esibirsi con gli jambè, sono veramente bravi, le loro dita velocissime e i suoni coordinati tra loro. Inizio a far foto e mostrare loro sullo schermo i loro visi, ridono ma quanto se la ridono, credo che nella loro vita questa diventi un’occasione unica per guardare il loro volto in qualcosa che non sia uno specchio. Salutiamo tutti e veniamo invitati in un’altra casa, la TERANGA ossia l’ospitalità è proprio questa, trascorrere intere giornate tra una casa e un’altra mangiando, chiacchierando, bevendo l’atthaya…Andiamo a casa di un bel ragazzo senegalese, che vive e lavora a Viareggio, la moglie è rimasta qui ed in questo momento è presente anche lui, parla benissimo l’italiano e sembra contento di poter parlare con noi nella nostra lingua, passeggiamo insieme. Ndiaga Diop, trova per noi un taxi, che avrebbe dovuto portarci a Malika, ma sfortunatamente per strada l’auto inizia a fumare internamente…..

In Senegal, le nostre esperienze giornaliere non terminano mai senza imprevisti….ma un viaggio che viaggio è senza emozioni???

 

14/12/2009 –  RISERVA DI BANDIA-MBOUR- JOAL FADIOUT

        

parco di bandia                                                                                        joal fadiout

Da oggi ci attendono due giorni fantastici, sveglia alle 7:00, colazione con baguette ripiena di confettura e burro.

Leandro ha affittato una “signora macchina”, come dirà….

Arrivati di fronte al garage, con stupore…..esce fuori un comodissimo van….che felicità, era ora, un po’ di comodità…ci sistemiamo larghi, larghi e iniziamo il nostro viaggio con pernotto in albergo a joal fadiout.Arriviamo a Malika Place, dobbiamo far benzina altrimenti rimaniamo a piedi, la corrente non c’è quindi l’erogatore non funziona…niente benzina, continuiamo e riusciamo per fortuna a far rifornimento presso un’altra stazione di servizio. Dopo un’ora e trenta di viaggio arriviamo alla riserva di Bandia, non credevo fosse così vicina. L’ingresso al parco costa 10000 cfa a testa, 4000 cfa la guida, 10000 l’entrata della nostra vettura, Elhagi e l’autista non pagano, evidentemente perché locali. Il parco di Bandia, è un luogo ben mantenuto, dove si possono avvistare molti animali, il primo incontro che facciamo è con una iena xò recintata, è sola e riposa..le scattiamo qualche foto senza disturbarla e riprendiamo il giro. Ci sono cinghiali, antilopi, bufali, tartarughe, coccodrilli,  rinoceronti e giraffe. Queste ultime bellissime ed eleganti nelle loro movenze nonostante la mole. Scendiamo insieme alla guida, per osservare più da vicino i bufali e poi un rinoceronte che Stefano sveglierà dal pisolino….La nostra visita guidata dura circa due ore e nonostante il parco sia conosciuto, non vediamo nessun visitatore. Riprendiamo il nostro van, destinazione Mbour località turistica di mare insieme a Saly tra le più conosciute, qui i tour operator hanno le loro strutture. Arrivati a Mbour, l’ambiente che ci circonda è veramente differente da ciò che abbiamo visto nei giorni passati, facciamo una passeggiata sulla spiaggia, ci sono tanti bianchi che essendo qui credono di essere in Senegal, ma Mbour è semplicemente un paese ovattato, dove la realtà non è percepita in nessun modo. Attraversiamo la via principale, dove i commercianti ti assillano per acquistare i loro souvenir, andiamo in cerca di un ristorantino, Leandro né aveva notato uno poco fuori il paese, chiamato “ ristorante senegalese solidale”. Ci fermiamo qui, da fuori non sembrava così lussuoso e bello, ci rilassiamo ordinando birra, spiedini di gamberetti e patatine fritte, il conto sarà di 20000 cfa per sette persone.

Arriviamo a Joal Fadiout, che bella quest’atmosfera, mi da un po’ la sensazione di esser in america latina, percepisco i colori, l’odore del mare, non cè smog, non sembra esserci plastica….Joal è l’isola delle conchiglie, attraversiamo a piedi un lungo ponte che ci condurrà al centro del paesino, camminiamo su miliardi di conchiglie, inizio a rilassarmi mentalmente, tutto intorno mi piace, non c’è nulla di speciale ma siamo tutti felici…Alcuni raggi del sole pomeridiano illuminano il mare dove due donne, camminano con i loro cesti in testa, sembra di guardare un loro dipinto tradizionale…

Cerchiamo il nostro albergo prenotato da Elhagi, la terrazza è molto carina e colorata, il proprietario ci dice che (nonostante la nostra prenotazione) sono rimaste alcune stanze senza bagno, eppure Elhagi si era raccomandato e in ogni caso, più che un albergo era una bettola…Rimaniamo in terrazza a fumare una sigaretta mentre Elhagi, e Leandro vanno in cerca di un’altra sistemazione, finalmente la trovano, è fuori mano, ma è bella e accogliente, stile coloniale, curato nell’oggettistica e nell’arredamento, crediamo che l’abbiano aperta solo per noi. Non c’è nessun cliente all’interno, vediamo tutti affannati con l’aspirapolvere come se la nostra venuta fosse stato un evento, noi siamo ancora più felici perché  siamo solo noi…ci sono due terrazze, di fronte il mare, qualche cane che gioca, gli asinelli in lontananza litigano, sento una gioia nel cuore….qui stiamo una favola e lo percepisco anche guardando papà, che si rilassa guardando il mare…Abbiamo il tempo appena di lasciare i nostri zaini in camera, dobbiamo andare al grandissimo e caratteristico mercato locale del pesce, che si svolge sulla spiaggia. Ci sono centinaia e centinaia di piroghe coloratissime, che rientrano dalla pesca e altrettante persone che contrattano, acquistano e vendono. Stasera la nostra cena sarà a tutta a base di pesce alla piastra, ho l’acquolina in bocca….Leo compra orate, calamari, gamberi, cipolle e baguette.Elhagi oramai nostro amico, guida e accompagnatore mi rende felicissima, mi chiede cosa preferisco da bere per cena ed io “ se si può mi farebbe proprio piacere del vino bianco”, sono quindici giorni che evitiamo di bere alcolici, si tratta comunque di un paese musulmano.I collaboratori dell’ “albergo”, cucinano il pesce in modo delizioso, finalmente mangiamo seduti su delle sedie attorno ad un tavolo, rimaniamo senza luce, ma in un attimo la nostra sala si illumina da una candela. Questo luogo diventa incantato e i momenti vissuti indimenticabili. Notte a colori…..

 

15/12/2009 JOAL FADIOUT – MBOUR

        

bimba nel povero villaggio vicino joal           papà nel povero villaggio          io e laura terrorizzate in piroga               io e papi nei granai

Otto del mattino, attendiamo la nostra colazione. Leandro, l’autista ed Elhagi sarebbero dovuti andare a comprare, baguette, cocholaka e caffè, ma mentre tutti dormivano, Elhagi, privo di patente, ha avuto la brillante idea di prendere le chiavi all’autista andando a fare la spesa da solo. Papà, seduto in terrazzino, sente un mezzo impantanato nella sabbia, si affaccia, è Elhagi di ritorno, non riesce a liberare le ruote del van dalla sabbia. Stefano scende a risolvere la situazione ed Elhagi sghignazza e se la ride…Lasciamo l’hotel a malincuore e per l’ennesima volta ci ferma la polizia, (non oso pensare se fosse successo questa mattina ad Elhagi…), credono che siamo turisti e vogliono dall’autista l’autorizzazione per il nostro trasporto. Quest’ultimo spiega, che siamo in Senegal per scopi umanitari e facciamo parte di un’associazione. Ci lasciano finalmente andare, attraversiamo una lunga strada di terra rossa, il paesaggio circostante è quello di sempre, rifiuti e plastica. Giungiamo al più grande baobab del Senegal, lo tocchiamo con entrambe le mani, si dice porti fortuna, entriamo al suo interno, è gigantesco..la fessura dalla quale entrare è abbastanza piccola, ci sono tanti pipistrelli e poca luce…Lasciamo il maestoso baobab e un ragazzo che è con noi da ieri (ogni tanto ci ritroviamo a trascorrere piacevolmente intere giornate con persone sconosciute), ci fa percorrere una strada con il van portandoci in un povero villaggio. Ci sono decine di capanne di paglia, tanti bambini e tante donne, doniamo loro caramelle, ci toccano, ci prendono per mano, una signora ci mostra la gamba del bambino, ha sangue, può prendere un’infezione, cerchiamo qualcosa nei nostri zaini, ma quel poco che ho non è indicato. Ci spiegano, che per prendere l’acqua le donne sono costrette a camminare per un chilometro e Leo, chiede al ragazzo locale, che ci ha accompagnato qui di attivarsi per farsi fare un preventivo per la costruzione di un pozzo. Il costo dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 euro. Salutiamo tutti i bambini e ci dirigiamo al cimitero delle conchiglie, dove musulmani e cristiani riposano insieme, prendiamo poi una piroga piccolissima, siamo in otto,  siamo molto tesi, evitiamo di muoverci e fare gesti bruschi, arriviamo in riva all’isoletta dei granai, sono palafitte costruite su un lembo di sabbia in mezzo al mare, ci spiegano che ogni granaio è proprietà privata e la scelta di metterli in quel luogo dipende dal fatto che in precedenza trovandosi in centro, prendevano fuoco. Riprendiamo la piroga e torniamo a terra, nel tragitto diventeremmo 9, dando un passaggio ad un ragazzo che ci prende in giro vedendoci ansiosi.

Io e Laura, vorremmo fare un po’ di compere, la destinazione quindi non può essere altro che Mbour..entriamo in un corridoio dove veniamo trascinati da un negozio ad un altro, con insistenza ci prendono per il braccio e siamo quasi costretti a comprare, ma gli oggetti che troviamo sono veramente belli, io m’innamoro di una tela dipinta a mano, oramai sono tutti risaliti sul van, vorrei acquistarla, inizia una contrattazione, sono esausta, vado via, ma il negoziante mi richiama, la acquisto per 22000 cfa, neanche poco…ma va bene lo stesso, è veramente bella.. Il van ci riporta a casa, con tanti piacevoli ricordi di momenti vissuti insieme, la serata termina con un buon piatto di fusilli, cucinati da Stefano, io e Laura ci dedichiamo alla pulizia della cucina, con stupore di Mati ed Awa, mentre papà, Leandro e Stefano sono occupati a sfotterci poiché per due settimane in casa non abbiamo fatto nulla…

 

16/12/2009 – RELAX -

Giorno di riposo, Leandro esce con Stefano ed Elhagi per acquistare burro di karitè, che servirà per fare le saponette in Italia, mentre io e Laura ce la prendiamo comoda fermandoci nell’unico punto internet di Malika.

Il pomeriggio andiamo al mercato, gli uomini acquistano scarpe, io cerco delle perline per le treccine, mi rifilano invece perline per la fertilità, quando le faccio vedere alle mogli di Elhagi, si mettono a ridere e spiegano che sono messe in vita come cintura. La nostra giornata trascorre nell’ozio e nel piacere degli acquisti…

 

17/12/2009 – FAMIGLIE DEL SOSTEGNO A DISTANZA

     

a casa delle bimbe sostenute a distanza

Elhagi è direttore di una scuola, oggi deve lavorare e noi dopo averlo accompagnato, andiamo in radio, Leo deve ultimare alcuni lavori, inizia dopo un po’ il giro presso le famiglie del sostegno a distanza, una di queste vive in condizioni disumane, ci mostrano alcune stanze, sono infossate, interrate, in una di queste c’è un materasso distrutto e lurido dove dorme tutta la famiglia, non ci sono finestre, è tutto buio, intorno alle stanze c’è acqua stagnante, salmastra con mosche, larve di zanzare e ancora plastica. Leo inizia a far le riprese per poi documentare in Italia e richiedere finanziamenti, per dar loro un minimo di dignità. Lasciata questa situazione ai limiti della sopravvivenza salutiamo e ringraziamo il capofamiglia. Andiamo presso un’altra famiglia, questa è certamente in condizioni migliori, ma la mamma del bambino adottato ci spiega che si sono sistemati qui temporaneamente e comunque non hanno bisogno di nulla, l’importante è che suo figlio continui a studiare grazie all’associazione.

Andiamo a pranzo a casa di una famiglia di cui Laura ha adottato due bambini, sono vestiti a festa, sono felici di riceverci, come solitamente avviene veniamo ospitati in una stanza dove ci si siede a terra o su di un materassino, si ascolta musica, chiedono a papà di esser fotografate le donne che cucinano il jebujan, ci sono altre che fanno i batik e ancora bambini, tanti bambini che si mettono in posa di fronte l’obiettivo. Questa è una delle prime famiglie ad esser stata aiutata da Efo&Awa.Preparano il pranzo, ci vogliono lasciar mangiare da soli, ma noi desideriamo ci siano loro a farci compagnia. Dopo il pranzo stanchi e pisolanti vorremmo andare via, ma questa è terra del teranga e quindi arriva l’ora dell’atthaya. I bambini danno spettacolo ballando tutti insieme in una confusione, che crea un’atmosfera allegra dove tutti ridono nonostante la difficoltà nella comprensione della lingua. Salutiamo la famiglia continuiamo a percorrere i vicoli allagati di questi quartieri, dove il ricordo delle pozze d’acqua che non defluiscono, dei forti odori e delle decine e decine di bambini che ci rincorrono chiamandoci TUBAB, toccandoci e salutandoci rimarranno impressi nella nostra memoria per sempre.

 

18/12/2009 – SCUOLA DI KEUR MAME FARMATA A YEMBEUL –

                    

distribuzione del materiale scolastico              bimbi a scuola

 

La giornata di oggi è dedicata alla scuola di Keur Mame Farmata finanziata nella costruzione da Efo & Awa.Fuori casa troviamo un taxi, dobbiamo caricare tutte le valigie colme di kit scolastici portati dall’Italia. I bambini che ci aspettano sono 160, la materna, l’elementare, la media. I bambini hanno preparato una recita, ci sono anche i genitori, uno di questi arrivato dall’Italia mi fa da traduttore mentre il direttore fa una sorta di discorso ringraziando l’associazione per il sostegno economico. La scuola vorrebbe la costruzione di un secondo piano per l’insegnamento dell’informatica. Il materiale viene distribuito per ciascun bambino, è bello guardare i loro visi che aprono gli astucci colorati e con stupore iniziano a toccare i pennarelli. Penso a quanto i nostri bambini sono viziati e piagnucoloni, mai soddisfatti. Dopo la distribuzione e la conferenza, ci riuniamo in un ufficio dove tutto è filmato, Leandro vuole conoscere i motivi per cui sono state alzate le rette scolastiche, a seguito dei vari chiarimenti, lasciamo la scuola e prendiamo il car rapit per andare a pranzo al ristorante Parigi Dakar, torniamo a casa e Mati inizia il lavoro su di me delle mille trecce con tanta pazienza e ad un certo punto senza luce, supportate da torce e candele mantenute un po’ a turno da papà, Stefano e Laura, un lavoro che porterà a termine l’indomani.  

 

19/12/2009 – ULTIMO GIORNO IN TERRA AFRICANA – PENSIERI-  RICORDI- EMOZIONI

Ultimo giorno a Malika, che tristezza, il tempo è trascorso troppo velocemente, un viaggio e non una vacanza. Un’Africa che sognavo da tempo, un impatto per me violento, che con il trascorrere dei giorni tutte le scene di vita quotidiana diventano familiari, normali ai miei occhi. Quanti odori forti, tanto smog da avere fame d’aria, i bambini a centinaia che per le vie gridano TUBAB (Bianchi), toccandoci, sorridono, i mille saluti, le strette di mano ogni giorno, giornate intere ad esser salutati e ricambiare perché questa è la terra del TERANGA (Ospitalità), i loro grandi occhi splendidi, espressivi, i volti, le fogne a cielo aperto, le strade allagate, la plastica che brucia, la povertà nei quartieri di Pikine, l’onestà, l’umiltà delle persone che non hanno nulla o quasi, le donne bellissime sempre eleganti e curate. Non scorderò mai l’ospitalità di Elhagi, che ci ha accompagnato ovunque, Awa con la sua dolcezza, Matì con la sua bellezza, Youssu un amore di bambino e il nostro piccolo Leandro, la nostra mascotte coccolato da tutti dalle prime luci del mattino, la nostra oramai casa di Malika, dove facevamo colazione con baguette, chocolaka e marmellata seduti a terra, le ore che trascorrevamo a bere l’atthaya, che io e Laura non impareremmo mai a fare. Un saluto a tutti i miei compagni di viaggio, il primo fra tutti a cui dedico il mio diario di viaggio mio padre, ho condiviso e desiderato vivere quest’esperienza con lui e adesso sono felicissima, Leandro conosciuto grazie a mia cugina Daniela, che un anno e mezzo fa mi parlò di un suo collega tanto carino, che andava sempre in Senegal per alcuni progetti. Laura la mia compagna di stanza (oltre il topino), tanto solare nonostante provenga dalla fredda Slovenia. Stefano un ragazzo dolcissimo e timido, purtroppo juventino, nonostante un romano de Roma.

Sono qui in terrazza nella nostra casa di Malika e scrivo le ultime righe di questo diario di viaggio, ho la testa piena di treccioline minuscole, guardo il mare e attendo che trascorrano le mie ultime ore africane……

 

CIAO SENEGAL!!!!!!!

                

youssu e io a casa                                       io e papà al lago rosa              io, l'autista,laura,stefano,elhadji, leandro

 

 

Flavia

mannucci79@teletu.it

 

 

 

 

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