OGLIASTRA - LA ”SARDEGNA DENTRO” 

Italia

Reportage estate 2019

di Saby Brambilla

 

 

 

Quest’estate ci siamo goduti la  “SARDEGNA DENTRO”  e con questa frase non  intendo solo un simpatico gioco di parole, ma il VERO SENSO del libero girovagarenel cuore dell’isola….

 

 

 

Siamo partiti da sud risalendo piano piano fino a Nuoro, perdendoci in una cornice naturalistica unica e suggestiva  tra  monti e profili, intervallando voragini , borghi , laghi  colline, misteriose grotte Menhir , Domus de Janas  e i Nuraghi quasi 7.000 disseminati qua e la sul territorio.

QUANTA bellezza  ho visto non saprei raccontarla.. come si deve con le sole parole.

Arrivati a Cagliari ritiriamo l’auto prenotata in aeroporto.  

Tagliamo in due l’isola puntando nord verso Macomer.

Da qui seguitiamo tra Barrali , SAMATZAI , Isili , Meana Sarda fino a Gavoi  patria del formaggio Fiore sardo, lambita da piccoli corsi d’acqua.

Attraversiamo paesini semi sconosciuti abbracciati da una natura incontaminata fatta di rigogliosi boschi, sughereti,  vigneti ,  castagneti, ciliegi e noci in fioritura.

 

La nostra prima tappa è nascosta tra Barbagia e Ogliastra, il PARCO DEL GORROPU  un canyon  maestoso tra i più profondi di  tutta Europa.

Il Gorropu , detto in sardo  GORROPPU con la doppia consonante, è rintanato nel Supramonte sperduto tra le terre di Orgosolo e di Urzulei modellato nei secoli dalla forza avida del rio Flumineddu che scorre sul  fondo  a una profondità di 500 mt.

E’ un vero  scrigno di biodiversità.

Rappresenta a mio avviso un autentico capolavoro della natura, un esempio di magnificenza ambientale da rispettare e preservare.

 

L’ idea iniziale era quella di farci l’ escursione di qualche giorno, con l’ausilio di una guida ambientale su una jeep autorizzata, che in certi tratti è obbligatorio avere, per attraversare i sentieri montuosi immersi nella macchia mediterranea.

 

Ma sopraggiunti al campo base SU CUNGIADEDDU  veniamo bloccati in accettazione dove in meno di  5 minuti ci spiegano che in queste settimane è vietato l’accesso al parco causa le torride temperature che superano i 40 gradi.

Alcuni escursionisti sono stati male all’interno del Gorroppu e l’ente preposto non dispone dell’elisoccorso per l’eventuale recupero dei malcapitati.

Amareggiati torniamo al parcheggio ammirando ancora  l’ immensa voragine “solo dall’alto” e ci  rimettiamo in strada  verso il cuore della Barbagia.

Il nome BARBARIA è legato al fatto che qui si rifugiarono i sardi che resistettero alle conquiste di Cartaginesi e Romani, l’amico PINO ci chiarisce che esistono più BARBAGIE tutte formano un’unica regione montuosa estesa  sui fianchi del Gennargentu come la  Barbagia di Belvì, quella di  Bitti , di Ollolai e Seulo la più meridionale.

 

La canicola estiva non scoraggia il nostro girovagare.  Anzi!  

Mi rimetto al volante, guidando lungo la strada fatta di sole curve sinuose.

La musica esce dai finestrini abbassati, prendo confidenza con i  numerosi tornanti ammirando il panorama che è una vera palestra per gli occhi e tutti i sensi in generale.

Ivo mi è accanto, canticchia e come al solito emana gioia e serenità.

Veniamo conquistati  dalle gradazioni dei colori  e dal susseguirsi di piccoli  centri  storici : Ottana, Desulo, Fonni che si esibiscono  nella loro esuberante bellezza con decine di eleganti case in granito chiaro , i vicoli stretti che sfociano in  piazzette abbellite, cortili con pergolati di vite e piante colorate, filari infiniti di oleandro e splendide vallate verdi.

L’aria che respiriamo è differente da quella di Milano… leggera ma densa di profumi.

Dato il cambio programma, decidiamo di puntare verso MAMOIADA dove  si estendono i “sentieri dei pastori” ovvero le vecchie  arterie della transumanza diventati negli anni itinerari di trekking e percorsi  sportivi panoramici molto belli.

Il borgo è piccolino.  In una piazza semideserta , cerchiamo il museo delle Maschere del Mediterraneo,  dove proprio in questi giorni ho letto che c’è un evento particolare il  MA-MU-MASK  2019 un festival internazionale di maschere.  

Varcato l’ingresso la guida ci spiega che qui le tradizioni popolari vengono tramandate nei secoli solo in forma orale, si confezionano ancora a mano i costumi con pelli di pecora, arnesi e campanacci artigianali.

Le maschere esposte sono parecchie , tutte deformi ed animalesche. Ognuna Simboleggia un dualismo tra  bene e male, la sfida tra morte e vita,  l’esuberanza della vittoria sulla sconfitta, il  contrasto tra odio e amore . I costumi più noti quelli dei MAMUTHONES dal volto affaticato che vestono in nero e indossano kg di campanacci (sa carriga) che si contrappongono agli  ISSOHADORES che vestono vivaci  corpetti rossi , dettano il ritmo alle danze , ridono sempre e lanciano funi per catturare le belle giovanette nei cortei.

Proseguiamo per ORGOSOLO arrivando all’ora del tramonto. Soggiorniamo nell’originale  B.B. ORGOSOLO del simpatico PASQUALE  intagliatore di pietre, con il quale entriamo subito in sintonia parlando di Africa e viaggi.

Depositati i bagagli seguiamo il suo consiglio,  puntiamo verso il  centro del paese.

Il clima che si respira è alquanto surreale. Una strana atmosfera fuori dal tempo ci fa piombare agli inizi del 1900. Per le vie ci sono parecchi anziani vestiti con abiti tradizionali, tipica camicia bianca a maniche lunghe, bastoni di legno intagliato, berretta nera e pantaloni in fustagno nonostante l’afa e il  caldo.

Procediamo lungo i vicoli  tutti in salita,  osservando  la storia disegnata sulla panoramica dei muri. Siamo in un museo all’aperto, ORGOSOLO  infatti oltre ad essere  la patria del canto a TENORE, è patrimonio dell’Umanità Unesco per i suoi “murales parlanti “  . 

Bighelloniamo senza meta, alla ricerca del MURALES perfetto ma più camminiamo e più ci rendiamo conto che non esiste il murales più bello da trovare … PERCHÉ OGNI MURALES È ELOQUENTE e  attuale. I Murales NON sono stati creati per abbellire il borgo, fanno molto di più!  Ne mettono in vetrina l’ anima!

 

 

 

Ogni dettaglio riconduce alla vita contadina faticosa ma dignitosa, la paura e la sudditanza verso l’ arrogante potente locale, la carenza dei mezzi e dei denari,  ogni disegno richiama alla contestazione sociale forte.  Il tema dell’emigrazione  si mischia col malessere sociale, scene quotidiane di donne al lavoro, uomini a cavallo, greggi e pastori. Molti murales per vivacità e pregio stilistico mi ricordano  l’arte  geniale di Picasso. 

Da notare che all’ingresso del paese c’è il cartello con la scritta ORGOSOLO  tutta trivellata da colpi di proiettili, piccolo segnale di avvertimento.  Anche la violenza, insieme al sopruso e alle ingiustizie hanno abitato qua. Come i dipinti anche quel cartello per paradosso mai sostituito, è rimasto li immobile nel tempo, fisso al suo posto come i murales, a testimoniare qualcosa di importante .

Ceniamo all’aperto nella Pizzeria di Daniela sotto un cielo stellato perfetto divorando sa purpuzza – la salsiccia locale con pane gattau caldo , olive piccanti,  pecorino salato, dolci seadas, Ichnusa fresche …che volere di più!

L’indomani procediamo verso SERRA ORRIOS, un  complesso nuragico che  si erge sull’altopi­ano del Gollei , immerso tra uliveti  e generose piante di ginepro. All’ingresso conosciamo ANGELO  E  MARCO della coop. GHIVINE che ci tengono una vera e propria lezione di arte-geo-storia-archeologia,  spiegandoci  “in perfetto stile  Alberto Angela” la costruzione dei  templi a Megaron, tipici delle popolazioni Micenee. 

Superato il recinto appare  l’ agglomerato di capanne  primitive con le strade  lastricate che conducono al  santuario e molte antiche rovine sparse . IL  villaggio ha   vita millenaria, è il prototipo di una città-modello risalente al  4 secolo A.C. 

Oggi come allora, nell’aria limpida i grilli frigniscono tra le pietre calde e la bellezza di questo sito per fortuna non  è andata distrutta nei secoli.

Il sole scotta molto, cosi ci spostiamo verso la TOMBA di S'ENA E THOMES, dove un anonimo cancello arrugginito indica l’accesso al Sepolcro Del Gigante.

Lo oltrepassiamo e da lontano già spunta una gigantesca stele, lastra di granito alta più di 4 metri avvolta dalla macchia mediterranea, che si erge maestosa in direzione del tramonto per celebrare il solstizio d'estate, anche questa risale al 1600 a.C. In realtà questo sito non ospitava la sepoltura di un unico corpo umano, il gigante appunto,  ma centinaia , come dimostrato dai ritrovamenti ossei.

La sua esedra a semicerchio raffigura le corna di un toro ed è in realtà un Azimut astronomico, la costellazione del toro appunto, già nota all’epoca della sua costruzione.    Questo ci impressiona molto, non solo per la grandiosità dell’ architettura, ma perchè ci fa comprendere l’elevato livello di evoluzione e di spiritualità dei  sardi gia in quell’epoca remota.

 

A tarda mattinata ci spingiamo fino alle GROTTE DI ISPINIGòLI un anfratto di terra ancestrale.  Il complesso è a mio dire una delle “SORPRESE SOTTERRANEE SARDE”  

Si trova alle pendici del monte a S’Ospile , ha tre grotte non tutte visitabili , qui  ben nascosta e conservata dimora la stalagmite più alta d’Europa. Questa grotta fu scoperta casualmente da un pastore nel 1954, da allora le sue  maestose sale sono studiate ed apprezzate da turisti e speleologi di tutto il mondo. Con un gruppo ristretto di spagnoli  iniziamo la discesa dentro le viscere terrestri immutate nel tempo.

CRISTINA ci accompagna per la visita guidata. Con estrema attenzione ci descrive cristalli,  fossili, il susseguirsi di  torrenti sotterranei , l’abisso delle vergini e il ritrovamento di monili e resti umani.

Piano piano che discendiamo lungo  i 280 gradini abbracciamo la penombra e le luci diventano flebili . Essendo proibito fotografare e fare video, aguzziamo gli occhi  e veniamo ammaliati  dal caleidoscopio di profili , schizzi, sagome naturali finchè non raggiungiamo la base della colonna.  Innumerevoli  micro cristalli danzano nell’aria e sui depositi di argilla.

Il contesto è davvero magico, immersi nel silenzio non ci resta che contemplare.

 

   

 

Domina la scena l’enorme ma delicatissimo pilastro calcareo che sfiora i 40 metri di altezza, la vera sorpresa naturale.

Tutto l’ambiente ci racconta la lenta nascita del tempo all’interno del ventre di questo sottosuolo tutti i pensieri sembrano scomparire e rimane solo il senso del fascino e del mistero.

 

 

 

 

Chiudiamo la giornata nel MUSEO ARCHEOLOGICO di DORGALI dove sono raccolti tutti i reperti recuperati negli scavi dei luoghi visitati.

Nello specifico una guida molto esperta ci illustra  gioielli preistorici,  vasi e porcellane, monete di epoca punica, piccoli gingilli di oro e argento , esposti nelle teche che provengono dalle grotte del Bue Marino e dalle aree archeologiche della zona .

Ormai è sera quando raggiungiamo Orosei, soggiorniamo all’hotel SUSORTALE, dove ci fermiamo il tempo di riappropriarci finalmente delle meraviglie del  mare.

Contattiamo immediatamente  la nostra cara amica GIUSY e prenotiamo da lei  i biglietti per la Motonave DAVIDE E GOLIA.  L’indomani  puntuali alle 9 lasciamo gli ormeggi con Christiane e Pedro i nostri amici brasiliani e ci godiamo la daily cruise tra le calette dell’ OGLIASTRA.

Una volta imbarcati ritroviamo tutta l’incontenibile allegria di un altro vecchio amico, il mitico  CAPITAN DANILO,  che a suon di commenti divertenti e cambi di  rotta, come un vero pirata dei caraibi fa prendere il largo alla sua nave puntando all’orizzonte in un mare tu­rchese.

Siamo in una zona ricca di suggestivi panorami.

Tutto qui è  sempre e soltanto un infinito susseguirsi di bellezza .

Ci godiamo le grotte  bianche di CALA LUNA inserite in uno scenario che toglie il fiato, lo splendore di Cala Gonone, la GROTTA DEL FICO ultimo rifugio del bue marino, LA SPLENDIDA CALA MARIOLU la mia spiaggia preferita al mondo, una vera perla. Puntiamo verso CALA GOLORITZE’, BAU­NEI,  CALA MUTANDA e la BAJA DEGLI  INNAMORATI.

Nei giorni a seguire, raggiungiamo  in macchina un altro ventaglio di spiagge molto suggestive, vicine e attorno ad Orosei.

Visitiamo OSALLA nota per il suo fondale chiaro e profondo, CALA GINEPRO con sabbia  e sassolini lisci , SA CURCURICA ( la zucchina) avvolta da una folta pineta che ci da sollievo e riparo nelle ore più calde. Bellissimo condividere la parentesi con  Giusy Pino e Marco, con gli amici giusti è proprio vero ….. il tempo vola.

Dopo 4 giorni ci spostiamo verso NURAGHE MANNU un sito  archeologico risalente al  12 sec. a.C. , il  vasto complesso poggia su un altopiano di origine vulcanica ed è in una posizione molto difficile da raggiungere. IL plesso è poco conosciuto, mal segnalato, ma merita uno stop di approfondimento.

Sul sentiero deserto e bruciato dal sole , chiediamo indicazioni  all’unica coppia trovata in loco che è iraniana, non parla l’ italiano e in verità si è pure smarrita.  Gli raccontiamo del nostro viaggio in Persia  fatto nella scorsa primavera, e loro incuriositi ci chiedono notizie e dettagli perchè abitando in USA non hanno mai visitato la loro Patria.

Una frase di Sharon ci spiazza, quando dopo averci abbracciati  ci dice in inglese “we like friends with you, with hears and  open minds che vogliono vedere la realtà del Mondo da angolazioni diverse”.  Wow…..È fatta, dopo questo entusiasmo decidiamo di trascorrere Insieme l’intera giornata.

Nel frattempo cerchiamo l’ingresso del Nuraghe , oggetto di scavi archeologici . 

Camminiamo senza l’ausilio della guida prevista, molto menefreghista che  costringe a  gironzolare soli e spaesati nell’immensità degli scavi  e tra i reperti che guardano il mare a picco

L’area domina l’intera Cala Gonone.

Una visione  perfetta.

UN mare celeste da cartolina.

Saliamo sulle torri nuragiche ammirando il panorama e chiediamo al custode  il nome della spiaggia sottostante. E’  l’incontaminata CALA FUILI  che si  raggiunge solo a piedi o in bici perchè non esiste un vero itinerario da seguire, ma solo un’ ardua discesa selvaggia poi tutto diventa canyon disabitato.

Quindi all’unisono che fanno 2 Italiani e 2 iraniani in questo momento ? ??

Si  guardano zitti e senza pensaci troppo decidono di scendere nel canyon attratti dal Colore cristallino che incanta. Il panorama vale la faticosa camminata, ardua e interessante.

il verde della brughiera , il turchese del cielo e del mare contribuiscono alla scenografia fiabesca insieme alle pareti spioventi che attirano ogni anno appassionati di arrampicata e trekking.

Durante il pranzo veniamo letteralmente attorniati da decine di caprette belanti che corrono svelte dai massi ricoperti da carrubo e leccio , alcune sostano in spiaggia, altre fanno il bagno attratte dalle acque calde … del resto questa è casa loro. Paradossalmente dico ad  IVO che questa è una delle località di mare in assoluto più BELLE AL MONDO ...  ma con  un singolare aspetto di montagna!

E’ tardi quando salutiamo the iranians friends,  rimettendoci in strada verso Tortoli tra km e km di costa selvaggia,  ormai è sera quando arriviamo all’hotel  IL VECCHIO MULINO accolti del gustoso Stefano.

L’indomani puntiamo  al monumentopiù  famoso di ARBATAX, gli Scogli rossi.

La splendida ‘cattedrale naturale di porfido rosso’ affiora da acque verdi smeraldo, le falesie punteggiano il litorale e anche se è mattino presto , ci sono già parecchi esperti tuffatori pronti a dare spettacolo con voli intraprendenti in mare aperto. 

Accanto al piccolo porto troviamo un  Harley Davidson Club in tour per l’isola, ci raccontano in un zoppicante italiano che è la loro prima volta in Sardegna e chiedono  suggerimenti sulle località più belle della zona, questo del resto  è  il litorale più premiato con  bandiere blu!

Non facciamo fatica a consigliare BARISARDO , CALA MORESCA  con ​scogli enormi granitici,  PORTO FRAILIS e il lungo LIDO DI ORRÌ, S. GEMILIANO e i  faraglioni  arancioni  a forma di leone che affiorano dal mare della stupendaCEA

Ma la vera sorpresa di qs. estate per noi è senz’altro SU SIRBONI , un suggestivo scenario immacolato nei pressi di MARINA DI GAI­RO.

Difficile da trovare, è localizzabile seguendo un sentiero seminascosto dalla macchia, che parte da Cardedu  di Museddu dove bisogna lasciare  la macchina, fare  un po’ di trekking e arrivare in  un paesaggio  incantato.

Le piscinette di SU SIRBONI sono isolate a confronto di altre spiagge più note, ma ideali per trascorrere  momenti di totale idillio e distacco dal mondo. Il mare e la notevole chiazza mediterranea si estendono su tutto il promontorio di Capo Sferracavallo, la zona è frequentata anche dai  surfisti, in quanto spesso battuta dal vento… ma oggi è semi deserta , solo per noi .

Altro giorno un’altra caletta consigliata da Pino, oggi andiamo a SA PERDA ‘E PERA .

Perdaepera, che significa in dialetto "pietra a forma di pera" è una baia sormontata dal maestoso nuraghe omonimo, con  sabbia bianca,  fondale  profondo e  mare limpidissimo.  

Anche qui  siamo ripagati dall’atmosfera selvaggia e da brivido, l’ azzurro cangiante giocherella con la luce del sole riflessa sul mare, un mix di colori mozzafiato, in particolare all’ora del  tramonto.

C’è pochissima gente ed è poetico contemplare un altro rosso tramonto col giusto silenzio.

Ma anche il  tempo  dedicato all’ Ogliastra  si  esaurisce in fretta.

Dobbiamo invertire il senso del nostro viaggio on the road puntando verso sud, per  raggiungere un altro territorio suggestivo il SARRABUS.

Guidiamo  con  lo sfondo del  mare che ci regala generose sfumature blu celesti della   COSTA REI  e l’ avvenente profilo del complesso montuoso dei Sette Fratelli che domina il Parco, oasi naturalistica di pregio e luogo ideale per farci una rilassante passeggiata.

In COSTA REY ci fermiamo solo qualche giorno, puntando  a CALA SINZIAS, che avevo scoperto tempo fa sul web e mi aveva lasciato senza parole.

Dal vivo è ancor più bella, soprattutto con le luci delicate dell’alba. In questa spiaggia con sabbia soffice e bianchissima , troviamo un  vero incanto che  si spalanca al di là del bosco di eucalipti, che ci protegge dai venti del  promontorio. Visitiamo   anche   CALA PIRA  ricoperta da  ginepri, resa unica dall’austera sagoma della torre aragonese che domina il mare.

 

Dal comune di CASTIADAS ritorniamo verso la Colonia Penale oggi museo,  attraversiamo MURAVERA,  SAN VITO, VILLAPUTZU, SANTA GIUSTA e l’immancabile SCOGLIO DI PEPPINO, una roccia enorme le cui sembianze ricordano quelle di una tartaruga.

 

L’ultima sezione di viaggio è dedicata a VILLASIMIUS  e i suoi gioielli naturali.

La zona la conosciamo molto bene,  quest’anno decidiamo di soggiornare in un agriturismo immerso in un mandorleto a poche metri dal mare, il SUMINDULAU di Torre delle Stelle.

Da qui raggiungiamo con una certa facilità tante spiagge   SA RUXI , LA SPIAGGIA DEL RISO, PORTO GIUNCO , la punta di CAPO CARBONARA e  MARI PINTAU  di Geremeas a picco sul mare, dove  è per noi un rito goderci  la baia del “mare dipinto” che sembra creata dalle pennellate di un pittore.  

 

L’ultima giornata la dedichiamo alla nostra caletta preferita, PUNTA MOLENTIS famosa per i suoi  colori turchesi da caraibi e l’incontro dei  due mari.

 Non voglio certo concludere col la nostalgia, ora mentre scrivo è l’ultima sera che passiamo a Cagliari, ma devo ammettere che la Sardegna mi manca già.

Anche questa volta abbiamo fatto il pieno di bellezza.

Del resto come dice Neruda, ho sempre bisogno del mare, perché il suo immenso mi insegna e la sua bellezza tremante mi piace custodirla nel profondo!

 

BUONA SARDEGNA, SEMPRE E OVUNQUE, AJO SABY

 

                           

 

                   

 

 

 

UN GRAZIE  AL MIO IVO

NEI TUOI OCCHI C È L’AZZURRO DEL MARE…

NEGLI MIEI  OCCHI  INVECE, C È TUTTO L ‘AMORE PER TE...

 

                                               

 

 

 

Ps. Preciso che le foto allegate al mio diario riferite al sito di ISPINIGOLI sono state gentilmente fornite dall’ Ente che gestisce il complesso carsico.

 

Saby

Sabivo2002@Libero.It

 

 

 

 

 

 

 

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