VIAGGIO ALL’ISOLA DI REUNION
Diario di viaggio Aprile/Maggio 2002
Introduzione
Quando
decidemmo il viaggio all’Isola della Réunion, mio marito e io eravamo reduci
dal Cammino di Santiago di Compostela che aveva messo a dura prova le nostre
energie con i suoi quasi 800 km a piedi, ma che ci aveva anche rassicurato sulla
possibilità di ripetere l’esperienza in altri luoghi.
Quello
che io in particolare desideravo era mettere insieme il trekking con un ambiente
tropicale, immerso nel verde, in relativa solitudine, ma non da esploratori (non
abbiamo lo spirito d’avventura sufficiente). I territori d’Oltremare della
Francia offrono una serie di vantaggi per tipi come noi: sono bene organizzati
dal punto di vista dei sentieri che sono sempre ben segnalati, offrono
un’ospitalità spartana, economica, ma più che accettabile attraverso le
‘gite d’étape’ posti dove puoi dormire in branda col tuo sacco a pelo e
avere il servizio di cucina o cenare con altri turisti presso la casa del
proprietario. Le “gites” sono presenti anche in posti anche piuttosto remoti
(alla Réunion in alcuni si arriva solo a piedi).
Ecco
quindi che, memori di un servizio televisivo, verificammo le caratteristiche
dell’Isola della Réunion che sembrava fare al caso nostro. L’isola è di
origine vulcanica e si trova
nell’Oceano Indiano, fra il Madagascar e l’isola Maurizio. Ha una superficie
di 2512 kmq. Prevede diversi percorsi di trekking; in particolare una grande
traversata nord-sud veramente promettente.
L’isola
ha un clima soggetto ai monsoni per cui è bene evitare il periodo delle piogge
per le proprie vacanze.
La
capitale è Saint Dénis e ci
vivono francesi, creoli, indiani, cinesi e arabi. Le varie etnie vivono in
perfetto accordo ed una delle caratteristiche che si colgono immediatamente
sbarcando è il clima di accoglienza e di felice convivenza che regna in tutta
l’isola.
Le
esperienze precedenti ci hanno consentito di preparare i rispettivi zaini con un
peso tollerabile sebbene siano completi di tutto quanto può esserci utile.
22-23
Aprile 2002 - Viaggio
Partenza
da Bergamo per Parigi Orly e da qui all’Isola di Réunion. Il volo da Parigi a
S. Dénis dura 11 ore.
Arriviamo
alle 5,30 del 23 Aprile e, visto che la prima navetta per la capitale parte alle
7, optiamo per un taxi fino all’albergo in cui contiamo di passare le prime
due notti.
Fa
caldo e a metà mattina il caldo umido è già abbastanza pesante. Noi che non
amiamo il condizionatore abbiamo qualche difficoltà ad adattarci. Nel
pomeriggio gironzoliamo per il lungomare: nulla di notevole, c’è addirittura
divieto di balneazione!
Ne approfittiamo per andare alla Maison de la Montagne a prenotare i pernottamenti relativi alla Grande Randonnée n. 2 nelle varie gites d’étape.
24
Aprile 2002 – St. Dénis
Giornata
dedicata alla visita del Parc d’Etat con
la flora tropicale e un piccolo museo di storia naturale.
Abbiamo
ispezionato anche la partenza del sentiero che dobbiamo fare domani.
Nel
pomeriggio abbiamo percorso le vie centrali di St. Dénis ricco di bancarelle e
abbiamo potuto verificare la multietnicità dell’isola.
25 Aprile 2002 – St. Dénis – Dos d’Ane
Zaino
in spalla alle 6,30 e primi 40 minuti a piedi in città per arrivare alla
partenza del sentiero per Plan de Chicot. Continua il caldo umido che rende
faticoso. Ci viene presto il dubbio di non farcela a percorrere le 6/7 ore che
abbiamo previsto per la prima tappa. La vegetazione è fitta e in alcuni punti
così chiusa che pare sia notte.
Giungiamo
a Brule, prima tappa del percorso. E’ una frazione servita da autobus per il
capoluogo e viste le nostre condizioni fisiche optiamo per un inglorioso
rientro.
Andremo
direttamente con autobus di linea all’inizio della tappa di domani sperando di
esserci ambientati meglio.
Giunti
a St. Dénis prendiamo l’autobus per La Possession. Un acquazzone tropicale ci
mette completamente a mollo in pochi minuti mentre cerchiamo l’ufficio del
turismo per cambiare il primo pernottamento dalla gite di Plan de Chicot a Dos
D’Ane.
La
signora Pignolet, proprietaria della gite di Dos d’Ane ci accoglie con una
stanza confortevole: una doccia calda risolve i nostri problemi di stanchezza e
un primo pasto creolo ci rimette completamente in forma. Il caldo qui è
decisamente minore.
Continua
a piovere a tratti, ma a sera il tempo si rimette e
la vista di La Possession illuminata giù in valle è assai piacevole.
26
Aprile 2002 – Roche Vert, Cinque de Mafate
Lasciamo
gli zaini che verrano portati nella “gite” in cui dormiremo questa notte.
Infatti, avendo saltato la prima tappa, ci troviamo automaticamente a riprendere
i pernottamenti secondo la tabella prevista inizialmente. Il tempo è buono.
Decidiamo
di percorrere a ritroso per un certo tratto la tappa che dovevamo fare ieri.
Avremo così modo di vedere alcuni
dei punti più interessanti che erano previsti sul cammino.
In
1,30 ore possiamo ammirare
splendidi panorami del Cirque de Mafate, una delle zone verdi più interessanti
dell’isola.
Su
un crinale, innumerevoli ragni hanno costruito le loro ragnatele parallelamente
al sentiero creando una cortina impalpabile oltre la quale si domina il
paesaggio delle montagne di Mafate.
Rientriamo
contenti del nostro allenamento. Troviamo con parecchia difficoltà la gite in
cui dormiremo questa notte e solo il provvidenziale passaggio fornitoci da un
locale su una scassatissima auto ci evita di prendere tutta la pioggia che
inizia a cadere al nostro arrivo a destinazione.
Dormiamo
in una camera con 4 letti a castello, due dei quali usati da una giovane coppia
di francesi che incontreremo più volte nei giorni successivi: Ian e Gaelle.
A
sera cena con aperitivo, cavoli fritti, riso e verdura, polletto in umido, torta
di tapioca, digestivo.
Il
proprietario ci ha intrattenuto parlandoci dei modi di dire creoli e delle
differenze fra creolo e francese. C’erano con noi i due giovani che dormono
nella nostra stanza e altri due che stanno concludendo il loro giro e che lo
hanno fatto in senso inverso al nostro.
Bella serata.
27
Aprile 2002 – Dos D’Ane – Aurère
Sveglia
alle 6. E’ bel tempo per fortuna.
Partiamo
immediatamente con i nostri zaini in spalla. La prima parte del percorso è
tutta in discesa: una discesa piuttosto ripida che mette alla prova le
ginocchia. Si arriva su un torrente immmissario della Rivière des Galettes che
dovremo percorrere per un certo tratto e ad una strada sterrata.
Vista
la bella giornata molti gitanti provenienti
dalla costa sono venuti a prendere il fresco (è domenica) per cui c’è
parecchio movimento quando raggiungiamo la Galettes che bisogna guadare
innumerevoli volte. Alcuni si tolgono scarpe e calze per attraversarla, altri
entrano scarpe e tutto per evitare di scivolare sui ciottoli del fondo. Io opto
per questa ipotesi e scoprirò presto che non è stata una grande idea giacché
chi lo faceva rientrerà a sera a casa e avrà tutto il tempo per asciugare
scarpe e calze, mentre io ho davanti diversi giorni di cammino con difficoltà
di far asciugare tutto.
Ora
il sentiero sale insieme alla fatica. Gli zaini pesano e ci dobbiamo fermare a
riposare un po’.
Splendidi
panorami con pareti a picco ricche di vegetazione tropicale.
Alle
15,30 siamo a destinazione e ci accomodiamo in una cameretta a due letti. Siamo
soli e mangiamo riso, chou-chou (una specie di cavolo crudo condito con salsa
all’agro), pollo, torta e caffè. Dopo cena quattro chiacchiere con la
proprietaria che racconta un po’ come vivono, facendoci capire un po’ meglio
il clima dei villaggi interni all’isola (qui li chiamano ilet).
28
Aprile 2002 – Aurore – Cayenne
Nel
prato vicino alla casa ci sono delle stelle di Natale alte 3 metri, è solo una
delle tante specie botaniche che possiamo ammirare nell’isola che, pur avendo
perduto tutta la foresta originale a causa dello sfruttamento avvenuto fra 1600
e 1800, offre comunque parecchie specie interessanti.
Il
tempo ha voglia di pioggia tanto per cambiare e partiamo di buona lena memori di
precedenti esperienze che consigliano sempre di arrivare nei vari posti entro il
primo pomeriggio. Incrociamo i ragazzi francesi di Dos d’Ane e li salutiamo
superandoli. Primo tratto in
discesa con un ponte in sospeso su un canion, un guado (questa volta tolgo le
scarpe…) e poi salita. Un intenso profumo invade qua e là il sentiero: sono i
frutti del guayvè. Ne assaggio uno: molti semi e poca polpa come nel frutto
della passione, ma che aroma!
Inizia
a diluviare. Siamo quasi a destinazione ma vorremmo evitare di girovagare alla
ricerca della gite. Entro in una scuola: una stanzetta in cui un maestro insegna
a una decina di bambini di varie età ed etnie: tutti gli occhi su di me che
appaio nella mia mantella gocciolante. La gite è qui vicino, ancora 15 minuti e
possiamo raggiungerla.
Il
complesso della gite è ben strutturato: un edificio con stanze a due letti, un
bar-ristorante e un bel giardino con manghi, banani e tante piante esotiche ci
danno il benvenuto mentre continua a piovere a dirotto.
Da
ieri non c’è più ombra di strade, ma solo sentieri. Anche le guardie che
troviamo a bere un caffè sono arrivate in elicottero per fare un giro di
perlustrazione e tornano a valle con lo stesso mezzo dopo pranzo. Con
l’elicottero arrivano alcuni locali che sono stati sulla costa per affari, a
conferma che è l’unico mezzo di trasporto alternativo alle gambe.
Nel
pomeriggio arrivano anche i due ragazzi francesi con i quali ormai siamo
diventati amici: faranno il nostro stesso percorso per cui le nostre strade si
incroceranno ancora.
29
Aprile 2002 – Cayenne – Roche Plate
Partenza
alle 5,30. Il sentiero che dovevamo percorrere è impraticabile per cui dobbiamo
optare per uno diverso, un po’ più lungo.
Si
scende ancora una volta alla Rivière des Galettes e ancora una volta si guada.
Il cielo è sereno, ben presto fa caldo ma ci sono parecchie zone d’ombra e si
avanza volentieri. Ora si risale a 1000 m. in un villaggio chiamato Ilet des
Orangères: incrociamo una bimba di 8 o 9 anni che trasporta una fascina e le
chiediamo il permesso di fotografarla. Prima si schermisce, poi accetta e anzi,
corre da uno zio perché ci chieda se possiamo spedirle una copia della foto.
Con
ulteriori saliscendi arriviamo a Roche Plate mentre ancora una volta inizia a
piovere, anche se non molto forte.
La
gite è piuttosto grande e arrivano molti gitanti. Sono tutti francesi, come del
resto gli altri incontrati fino ad ora. Non sembra che questo tipo di vacanza
attiri gli italiani che preferiscono le Mauritius (abbastanza vicine) perché
hanno la barriera corallina che le rende augurabili per una vacanza al mare.
Tutti
stendono panni; a sentire gli abitanti è insolita tanta acqua in questo mese
che dovrebbe già entrare nella stagione secca, ma è un dato di fatto che non
abbiamo ancora visto una giornata senza pioggia da quando abbiamo iniziato a
camminare.
A
sera, cena a lume di candela perché qualcosa non funziona nell’impianto di
illuminazione. In genere tutte le località usano i pannelli solari per
l’illuminazione e il riscaldamento dell’acqua delle docce, ma qui sembra che
trattandosi di un villaggio un po’ più grande del solito dipendano da una
centrale.
30
Aprile 2002 – Roche Plate – Marla
E’
piovuto tutta la notte per cui siamo partiti un po’ tardi (le 6,30). Il cielo,
inizialmente nuvoloso si rasserena presto e camminiamo di buona lena. Oggi ci
bagniamo non per via della pioggia, ma dell’acqua di cui son piene le piante
lungo il sentiero. Via via però ci asciughiamo. Giungiamo in un bellissimo
pianoro con il fiume che scende con una cascata fragorosa. Il caldo qui è
piacevole. Altri camminatori si fermano a rifocillarsi e a godersi lo splendido
panorama prima di riprendere il cammino.
Si
riprende lungo il fiume fino ad un guado e poi in ripida salita fino ai 1600
metri di Marla (4 case in tutto e l’edificio della gite).
Per
la prima volta non ci piace la gite di destinazione: vecchiotta, con letti mal
messi e una cucina che non consente di farsi neppure un te. Per di più il
proprietario dice che non può darci da mangiare per non aver prenotato il
giorno prima. C’è però una specie di spaccio con qualche scatola di verdura
e qualche biscotto. Ci arrangiamo con quello che troviamo.
C’è
molta nebbia che però si dissolve al momento di andare a dormire, quando un
gran vento spazza via tutto e lascia il posto ad uno splendido cielo stellato.
1
Maggio 2002 – Marla – Cilaos
Splendida
giornata. Saliamo spediti al Col du Taibit (2082 m.). Panorama stupendo sul
Cinque de Cilaos.
Ora
si scende fra alberi carichi di licheni che sembrano festoni: la sensazione
generale è di tristezza perché il parassitismo sulle piante è molto forte.
Entriamo in un bosco di pini ed eucalipti, riprendo con difficoltà alcuni
uccelli che cantano.
Ce
la prendiamo comoda: è una giornata così bella!
Improvviso,
sul sentiero, un chiosco. Una ragazza offre crèpes e te aromatici. Il turismo
arriva proprio dappertutto! Il villaggio delle 3 Salazes ha deciso di farsi
pubblicità con questo chiosco e un ‘locale’ viene a far compagnia alla
ragazza e a chiacchierare con chi passa. E’ un irlandese trapiantato qui dal
tempo dei figli dei fiori. Dice che ha visto tanti posti, ma nessuno vale la Réunion.
Noi siamo sempre un po’ scettici con chi mitizza i luoghi: sono certo posti
bellissimi, ma ci domandiamo se quando si presenta qualche problema di salute o
quando si debbono trascorrere anni interi in nuclei così piccoli e isolati ci
si possa trovare davvero come in paradiso!
Da
qui al paese c’è un’ora di strada asfaltata o 2,30 ore di sentiero
panoramico. Optiamo per la prima soluzione speranzosi di incrociare un autobus,
ma essendo il primo maggio non ci sono servizi oggi. Arriviamo a Cilaos e
troviamo una località vivace, pulita, ricca di giardini fioriti, con una gite a
nostra disposizione decisamente funzionale: belle camere e una grande cucina se
vogliamo farci qualcosa in autonomia.
Cena
in un ristorante con Ian e Gaelle.
2
Maggio 2002 – Cilaos – Piton des Neiges
Dai
1210 metri di Cilaos dobbiamo arrivare al punto più alto della nostra
traversata: i 2478 m. della Capanna Dufour al Piton
des Neiges. Dopo un primo tratto in
piano fra crittomerie, il sentiero comincia a salire. Per evitare che l’acqua
si porti via il sentiero vengono piantati dei rami trasversalmente al sentiero
creando dei veri e propri gradini. Una scala interminabile che mette a dura
prova le ginocchia, ma rende forse meno faticoso il cammino.
A
Cilaos c’era il sole, ma poi una pioggia finissima bagna le mantelle; siamo in
una nuvola e la visibilità è minima. Arriviamo al rifugio alle 12,30. Fa
freddo e pare proprio di stare in un rifugio delle nostre Alpi. Molti gli
escursionisti che fanno solo questa tappa. Tutte le camere sono piene e dormiamo
in una con 15 letti e, ovviamente, priva di riscaldamento per cui il nostro
alito è l’unica fonte di calore. Ian e Gaelle sono in un’altra camera
essendo arrivati dopo di noi. La sala da pranzo è molto grande e si mangia
tutti insieme un menu unico di riso, pollo, fagioli al curry e budino. Un’aria
molto cameratesca che non guasta, mentre fuori c’e anche un po’ di ghiaccio.
3
Maggio 2002 – Piton des Neiges – Bourg Murat
In
parecchi si sono alzati alle 4 per salire in cima al Piton des Neiges. E’
un’escursione tradizionale per ammirare l’alba. Il tempo si è anche rimesso
per cui sarà sicuramente un bellissimo spettacolo. Noi rinunciamo perché la
tappa promette d’essere comunque dura. Poco dopo le 6 siamo in marcia.
Splendida alba con le nuvole sotto di noi che si buttano a capofitto nella
valle. Non abbiamo mai visto uno spettacolo simile! Camminiamo in una zona di
vegetazione tropicale e nel bois de couleurs
- alberi non molto alti con tronchi rossastri molto
particolari. Inizia poi un tratto veramente faticoso nel fango che fa scivolare
in continuazione e si insinua un po’ dappertutto. L’acqua di ieri e dei
giorni scorsi qui ha creato una palude che neppure i rami buttati per facilitare
il cammino riescono a mitigare. Quando ritroviamo prati dobbiamo più volte
scavalcare i recinti di alcuni allevamenti di mucche salendo e scendendo delle
scale fatte con pali messi a cavallo dei recinti. E’ originale, ma non
agevole. Basterebbe come in altri posti che ci fosse un cancello da aprire e
chiudere (ma forse gli escursionisti li lascerebbero aperti..).
Ora
siamo su una lunga sterrata che ci porterà sulla strada principale molto
trafficata. Qui dovremo cercare un autobus se non vogliamo fare gli ultimi 3,5
chilometri su asfalto. Passa un’auto e si ferma per chiederci se vogliamo un
passaggio. Accettiamo con gioia.
A
Bourg Murat un po’ di difficoltà a trovare la gite.
La
gite questa volta è un vero e proprio albergo, molto confortevole dove la
solita doccia bollente e un po’ di riposo prima di cena ci aiutano a
riprenderci alla grande. Per la prima volta riusciamo a asciugare la biancheria,
più volte lavata senza mai riuscire ad asciugarla completametne. Sembra una
sciocchezza ma l’odore della biancheria umida può diventare intollerabile.
4 Maggio 2002 – Bourg Murat – Piton de la Fournaise
Vorremmo
andare direttamente al Piton de la Fournaise con un mezzo per garantirci di
salire sul vulcano. La guida ci dà l’escursione come veramente imperdibile e
se arrivassimo troppo tardi potremmo non poterla fare. A colazione ne parlo con
due belgi che stanno andando in auto nella nostra stessa direzione e gentilmente
ci danno un passaggio.
La
giornata è bellissima, la quantità di turisti saliti in auto per andare sul
vulcano veramente alta perché si arriva in zona comodamente in auto.
Una
ripida scalinata a gradini disuguali consente di scendere nell’enorme caldera
che va attraversata per portarsi ai piedi del vulcano. Da qui, prima in piano
per una mezz’ora e poi in salita sui fianchi del vulcano, fino alla cima.
Col
sole a picco la gita si è rivelata un po’ più faticosa del previsto, ma
spettacolare. Siamo all’estremità sud dell’isola, manca una sola tappa alla
fine della nostra avventura e guardandoci in giro dalla sommità possiamo vedere
il mare da 3 lati e il Piton des Neige, dove eravamo ieri, verso nord.
La
lava solidificata ha tantissimi colori diversi, dal rosso al nero e al giallo e
il giro completo del vulcano (2 ore) ci consente di dare un’occhio alla zona
attiva (anche se si vede ben poco in quanto il vulcano è in un periodo
tranquillo). Le eruzioni più violente comunque hanno portato anche recentemente
il magma a sud fino al mare.
La
gite dove soggiorniamo a sera è suddivisa in diverse unità abitative
distribuite nel verde. A sera una tavolata unica per tutti consente ancora una
volta di scambiare opinioni fra i commensali (quasi tutti francesi). Dormiamo in
camera con due letti a castelli di cui uno occupato da una coppia di anziani
tedeschi.
5-6 Maggio 2002 – Piton de la Fournaise – (Basse Vallèe) St. Pierre
Tempo
piovoso e nebbia. Si parla di un ciclone in arrivo e ci viene chiesto di evitare
la gita di oggi che ci dovrebbe portare sulla costa sud con una tappa piuttosto
impegnativa, andando invece a pernottare a St. Pierre (costa occidentale).
Chiedo quando dovrebbe arrivare il ciclone e mi dicono che è impossibile
prevederlo, ma in compenso si sa per certo che pioverà per tre giorni almeno.
Tutti i turisti presenti sono alla ricerca di soluzioni alternative a quelle che
avevano previsto. Ian e Gaelle, che pensavano di fare oggi la gita al vulcano
devono rinunciarvi e hanno già prenotato un albergo.
Dopo
esserci scambiati un po’ di pareri chiedo ai turisti tedeschi che erano con
noi in camera se ci possono dare un passaggio con la loro auto fino a St. Pierre
dove pernotteremo nel loro stesso albergo.
Così
eccoci nella costa più riparata (quella che guarda verso il Madagascar) a
girare per le strade di St. Pierre che è una cittadina molto vivace. Resteremo
qui anche domani.
Al
mercato acquistiamo gli immancabili souvenir per i figli. St. Pierre ha
l’unica zona dell’isola con un tratto di barriera corallina ed è ambita per
la balneazione. Il vento fortissimo e la pioggia non ci invitano però al bagno.
7
Maggio 2002 – St. Pierre – St. Dénis
Abbiamo
deciso di andare in auto in gita al Cirque de Salazie che non viene abitualmente
toccato dal nostro trekking. Ovviamente, come da previsione, il tempo è piovoso
e inoltre siamo diretti alla zona più piovosa dell’isola, ma ormai
all’acqua abbiamo fatto l’abitudine…
Ci
rechiamo alla stazione degli autobus e attendiamo quello che ci porterà, con un
solo cambio, a Salazie. Decisamente ben organizzate i mezzi pubblici
dell’isola; fra tutti i vantaggi c’è anche quello di vivere un po’ di più
come un cittadino della Réunion. Lungo la strada abbiamo modo di attraversare
col pullmann almeno due punti in cui precedenti eruzioni hanno inondato la sede
stradale arrivando fino al mare.
A
Salazie piove a dirotto. Le nostre mantelle riparano le spalle e il corpo, ma
non certo i piedi. Il posto è lussureggiante; innumerevoli cascate scendono
dalle montagne intorno a noi (ho smesso di contarle dopo la cinquantina…)
Recuperiamo
uno chou chou maturo appena caduto da una pianta. Lo porteremo a casa per un
pasto creolo di addio.
Al
ritorno c’è un cambio di bus a St. Benoit e ne approfittiamo per visitare
anche questa cittadina che è comunque abbastanza simile a St Dénis e St.
Pierre.
Al
rientro a St. Dènis possiamo ancora fare due passi e andare alla Maison de la
Montagne per chiedere il rimborso dei pernottamenti non utilizzati nelle gite
per cause di forza maggiore. Dobbiamo dire che sono davvero organizzati: non
fanno una piega e ci rimborsano la cifra che avevamo anticipato.
8
Maggio 2002 – St. Dénis – Parigi – Milano
Il
rientro a casa è funestato solo dai disservizi Air France. Noi, che tanto
avevamo studiato il percorso per garantirci partenza e rientro a Bergamo via
Orly, veniamo sballottati fra l’aeroporto Orly, De Gaulle e Malpensa con il
rischio di non arrivare in tempo a prendere i voli. Per il ritardo accumulato
negli spostamenti fra aeroporti perderemo i nostri amati coltellini svizzeri che
saranno sequestrati per non aver potuto imbarcare gli zaini e averli tenuti come
bagaglio a mano I reclami avanzati a fine viaggio non riceveranno neppure una
risposta di convenienza con nostro gran disappunto.
Conclusioni
Nonostante
la pioggia così frequente il viaggio è stato all’altezza delle aspettative
salvo per quanto riguarda il mare. Pensavamo di trovare delle belle spiagge
lungo le coste almeno per i primi e ultimi giorni di soggiorno invece la Réunion
non è decisamente posto per godersi il mare. In compenso il trekking è stato
assolutamente all’altezza della sua fama.
Lo
consiglio a chi:
Ama
camminare
Ha
spirito di adattamento per quanto riguarda i pernottamenti e i pasti
E’
preparato a portarsi in spalla l’essenziale per essere autonomo, compreso
qualcosa da mettere sotto i denti a metà giornata.
Nelly e Arturo negando@alice.it