Provenza
Francia
Diario di viaggio giugno 2016
di Domenico
Galleria
fotografica.
Altri diari di viaggio su: www.domenico1974.wordpress.com.
L’itinerario
selezionato inizia dall’aeroporto di Marsiglia e si dirige subito in direzione
nord est vers Aix-en-Provence, per poi entrare nel Luberon e proseguire
lungo un tratto di Rodano. Fortunatamente i nostri piani avevano escluso una
visita a Marsiglia, città messa proprio in quei giorni a sacco da inglesi e
russi a seguito delle nazionali impegnati nel campionato europeo di calcio.
La maggior parte dei paesi disseminati in provenza è così piccola che è
difficile da individuare pure sulle mappe online. Ognuna ha il suo fascino, ma
spesso si spende più tempo per raggiungerle e trovare parcheggio che per
visitarle.
Nella scelta dell’itinerario ci siamo affidati a qualche sito on line (in
particolare provenzafrancia.it e provenceguide.com) e a due guide turistiche: la
National Geographic e la Lonely Planet “Provenza e Costa Azzurra”. Sono
entrambe molto approfondite, considerate le ridotte dimensioni di alcuni siti di
visita. La Lonely Planet dà spesso un taglio enogastronimico che ho trovato
eccessivo.
Come
considerazione di fine viaggio, posso segnalare alcuni posti decisamente
originali ed altri nella media che probabilmente offrono le stesse attrattive di
paesi che invece abbiamo scartato. Un itinerario più vario avrebbe potuto
includere un passaggio per la costa azzurra. Di sicuro i campi blu di lavanda
aggiungono un motivo di interesse in più: il periodo migliore va da metà
giugno (non prima) alla metà di luglio.
Dicevo,
tra i posti più caratteristici e originali metterei Gordes, Les
Baux-de-Provence, il Pont du Gard e forse Roussilion per lo scenario d’ocra.
Tutto sommato il viaggio ha confermato le aspettative e la lontananza dai picchi
turistici di alta stagione ha permesso di goderselo meglio.
Per tutte le opinioni, ecco il resoconto.
Aix-en-Provence
E’
stata la nostra prima tappa dall’aeroporto di Marsiglia. A fine viaggio la
ricorderemo come una delle migliori non tanto per le cose da visitare, ma per
l’eleganza e la vivacità delle sue strade (è sede di università) e delle
serate di inizio estate. La strada più famosa è Cours Mirabeau, tra
eleganti edifici e qualche famosa fontana. Pare sia la più bella strada del sud
della Francia, ma forse è meglio apprezzarla durante un mercato mattutino (che
offre ottime cose a ottimi prezzi). Anche la Place de L’hotel de Ville
acquista un po’ di colori durante il mercato dei fiori.
A sud del corso si estende il Quartier Mazarin, elegante e riservato. A
nord invece c’è la città storica. Vale la pena fare un passaggio nella cattedrale
St-Sauveur, un po’ nascosta dalle strette strade che la circondano. Tra le
stradine si aprono piccole piazze quali Place Richelme (a due passi dal
municipio, bella con il mercato, accogliente con i tavoli dei bar), place
d’Albertas (si direbbe una piccola piazza parigina), Place Séraphin
Gilly (riservata e con i soliti ristoranti) e Place de Tanneurs da
cui, a est, si dispiega l’animatissimo intrico di vicoli e locali intorno Rue
de La verreire, Place Ramus fino alla più nota Place de Cardeurs, centro
della vita serale.
Poco
fuori il centro, a nord, c’è l’Atelier Cézanne (che non visitiamo)
, un villino dove il pittore trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Procedendo ancora (ma bisogna arrivarci in macchina) si raggiunge il terrain
des Peintres, un giardino terrazzato dove Cezanne e altri pittori
sistemavano i cavalletti per dipingere la Montagne Sainte-Victoire.
Lo
sfondo è effettivamente scenografico e il posto molto tranquillo. Altre vedute
della famosa montagna sono offerte lungo il percorso della D17 che noi
percorriamo fino a Le Tholonet, il Moulin Cezanne (sito del tutto
trascurabile) e all’incrocio con la strada Beaurecueil. Dopo di che il
paessaggio non sembra aggiungere altro e piuttosto di circumnavigare la
montagna, rientramo in centro per la serata in Place de Cardeurs .
Albergo.
Hotel Paul, 10 Avenue Pasteur. 60€ a notte + 5€ colazione. Decisamente
spartano ma a pochi minuti a piedi dalla cattedrale e in una zona dove si può
tentare di parcheggiare sulla strada. Stanza spaziosa, essenziale, vecchia
nell’arredo, un po’ calda (senza aria condizionata nè ventialtore) ma
funzionale per un breve soggiorno. Colazione con croissant, baguette,
marmellata,latte e caffè.
Pasti.
Nella affollata Place de
Cardeurs (angolo Rue de la Verrerie) sembra difficile trovare qualcosa di non
turistico. L’offerta è piuttosto simile; con molte difficoltà scegliamo “Follia”
che alla fine della vacanza risulterà uno sei migliori posti in cui abbiamo
mangiato.
“Le Cerise sur le Gatteau” (Place Ramus) è un piccolo ristorante
molto carino che serve biologico (e quindi non a buon prezzo). “Le Tomate
Verte“, consigliato da Lonely Planet, è senza dubbio carino ma ha prezzi
eccessivi (un piatto di tagliatelle al pomodoro 18€) e un menù non molto
vario.
Bonnieux
Vince
il ballottaggio con altri paesi limitrofi, quali Lacoste che pure da qui si vede
elegante in lontananza (in particolare il castello che ospitò il marchese de
Sade). È in piccolo paese che sale lungo un’altura e il concomitante mercato
rende la visita piacevole. Vale la pena concedersi una breve passeggiata in
salita verso la chiesa Haute Eglise (spesso chiusa) da cui si scorge un
bel panorama che avrebbe potuto essere ancora migliore se i campi di lavanda
fossero stati in fiore.
Un’ora
di tempo, pausa pranzo esclusa, è il tempo necessario.
Un posto carino dove fermarsi a pranzare (considerata la scarsa scelta) è
in una piazzetta che dovrebbe trovarsi alla fine di Rue Jean Baptiste
Aurard. Non fermatevi però da “Le Terrain”, visto che l’acqua in brocca
sa di vino e il succo d’arancia sarebbe scadutto il giorno dopo.
Vicino
Bonnieux c’è Lourmarin, una delle tante cittadine del posto che noi
notiamo di passaggio per l’enorme traffico automobilistico dovuto al mercato
del venerdì mattina.
Gordes
e Abbazia di Senanque
La
città di Gordes (foto di copertina) vale senza dubbio la visita. La
magnifica vista che si ha arrivando in città è però la cosa più bella, perché
i percorsi all’interno del paese sono limitati e non rendono lo stesso effetto
che si ha da lontano. Non vediamo il castello né il Village des bories, che
presenta diverse “borie”, capanne in pietra a forma di igloo.
L’abbazia di Senanque (a pochi chilometri da Gordes) si visita solo con
guida a orari definiti.
La
visita è in francese, ma si viene dotati di un opuscolo nella propria lingua
che però è troppo sintetico rispetto al procedere della guida. Considerati gli
interni spogli, il costo (7,50€) e il tempo della visita (circa 60 minuti),
secondo me non ne vale la pena. E se lo splendido campo di lavanda che circonda
l’abbazia non è ancora fiorito (così come nel nostro caso: la piena
fioritura sarebbe avvenuta pochi giorni dopo), direi che non ci sono molti
motivi per fare una deviazione fin qui.
Roussillon
Piccolissimo
centro 12km a ovest di Apt e altrettanti a nord di Bonnieux. L’attrattiva
principale è la vecchia cava d’ocra che si può visitare attraverso un
piccolo canyon di 1km. Noi arriviamo intorno alle 18, quando la cava è chiusa
ma in compenso alcuni parcheggi sono gratis. La visita alla città ci impegna
un’oretta tra poche pittoresche stradine di giallo, rosso e ocra, tutto
sommato molto piacevole. In lontananza, prima di arrivare a Roussilion, sono ben
visibili le rocce rosse che caratterizzano la zona.
Luberon
E’
il territorio che si estende da Cavaillon (a ovest) a Manosque (a est) ed è
quello che offre scorci di Provenza più noti all’immaginario collettivo. La
scelta delle mete da visitare è abbastanza soggettiva: le guide turistiche
danno generalmente attenzione a molti villaggi alcuni dei quali però sembrano
tutto sommato simili tra loro. La nostra scelta si basa sui suggerimenti della
National Geographic e della Lonely Planet “Provenza”, ma anche su quelli di
amici che erano stati recentemente da queste parti.
Apt
E’
il capoluogo del Luberon ma è difficile trovarlo sulle mappe stradali. Non c’è
davvero molto da vedere e la città ha un po’ di vita soprattutto durante il
mercato del sabato mattina che si estende per tutto il centro. E’ un buon
punto centrale per visitare il Luberon ed infatti noi ci fermiamo qui due notti.
Albergo. Hotel Restaurant Le Palais. Molto carino, stanze
accoglienti e colorate, affaccio davanti al municipio e quindi nel pieno del
mercatino del sabato.
Pasti. Bistrot Cafe Du Luvre, Place Bouquerie . Una cena spartana
per circa 20€ a testa in una città semideserta dove molte alternative non ce
ne sono.
Fontaine-de-Vaucluse
L’attrattiva
principale sono le verdi e limpide acque della Sorgue (veramente un bello
spettacolo) dovute al proliferare di una pianta acquatica. Il paesaggio è stato
fonte di ispirazioni di scrittori e poeti tra cui Petrarca, ricordato da una
targa (verso la sorgente) e un piccolo museo.
Risalendo il fiume si arriva alla Fontaine de Vaucluse (da cui il nome
del villaggio), la parte controllata di un sistema di grotte inondate che ha
attratto speleologi e sub nel tentativo di misurarne la profondità.
L’esplorazione più profonda con robot sottomarino ha raggiunto i 318 metri,
ma non il fondo. Il cammino dal centro città alla sorgente è breve e molto
bello (c’è anche un bel ristorante lungo il corso del fiume) ma noi troviamo
la sorgente praticamente asciutta, spettacolo molto diverso rispetto alle foto
viste in rete e per questo molto deludente.
Se si procede “sotto” la passeggiata che conduce alla sorgente, si
osserva il vecchio mulino ad acqua per la produzione di carta (ancora in
funzione) e si passa attravarso un piccolo centro commerciale.
A parte questo, la città non offre molto: la cosa migliore è appunto la
passeggiata dal parcheggio (4€) alla sorgente.
Lungo
la passeggiata, tra il verde degli alberi e quello del fiume, ci trovate la
terrazza del ristorante Philip che offre anche un servizio veloce con
discreti panini a buon prezzo.
Avignone
E’
nota soprattutto per essere stata la sede dell’antipapa tra il 1376 e il 1417.
Già nel 1309 il papa Clemente V lasciò Roma, ma fu Benedetto XII a fare
costruire il palazzo che è oggi la principale attrattiva delle città. La
visita guidata (con audioguida a 2€, ingresso 11€) conduce per circa 90
minuti per le stanze del palazzo vecchio e di quello nuovo, abbastanza spoglie,
senza particolari picchi di euforia (di sicuro l’imponenza esteriore
sull’ampia piazza è la cosa che impressiona maggiormente).
Di questi tempi la città si appresta ad ospitare il festival teatrale e il
cortile del palazzo dei papi è tutto occupato da palco e dagli spalti: visuale
pressochè nulla del cortile.
Il resto della città pure non mi offre mete entusiasmanti, anche se le guide
turistiche segnalano alcuni musei.
La Cattedrale di Notre-Dame des Doms non è delle più belle, ma ospita
le tombe di alcuni papi apostati; Place de l’Horologe è un insieme
disordinato di ristoranti molto turistici; il Pont St.Benezet, o Pont
d’Avignon, sta lì per conto suo sul Rodano e per quante volte è stato
ricostruito o ristrutturato (rimangono solo alcune campate originarie) non emana
il senso della storia che dovrebbe. Una buona vista del ponte si ha sia dalla
terrazza del Palazzo dei Papi, sia dal bel Jardin du Rocher des Doms (a
lato della cattedrale) che una volta era riservato al passaggio di cardinali e
vescovi. Oppure scendete sul Rodano seguendo le indicazioni del ponte.
L’ingresso al ponte è a pagamento, ma onestamente non ho avuto nessuna
curiosità di salire su di un ponte che non porta da nessuna parte.
In definitiva, quella che la Lonely Planet chiama la “perla della provenza”
è una normale città elegante di piccole dimensioni a cui l’imponente Palazzo
dei Papi dona una importante meta culturale. Anche passeggiare per le stradine
“osservando angoli nascosti di questa città storica così fotogenica” non
mi è sembrato all’altezza di altri città più piccole e meno note della
regione.
Oltre ciò, aggiungete le difficoltà di parcheggio. Il parcheggio multipiano
sotterraneo nei pressi del palazzo propone tariffe medie di 2€/ora.
Tutto considerato, decidiamo di non fermarci qui per la cena e di procedere per
Orange.
Orange
Orange
è una città assurda e per questo le dedico poche righe. Non c’è infatti
nessun motivo per visitare questa città pessimamente sviluppatasi intorno a una
meraviglia archeologica quale è il Teatro Antico. Noi arriviamo tardi
per visitare il teatro, ma una provvidenziale manifestazione canora serale ci
permette di entrare gratis e senza dubbio l’imponente teatro vale una visita.
Il muro che lo separa dal centro è lungo 103 metri, ci sono alte tribune
semicircolari dentro la collina che potevano ospitare fino a 10.000 spettatori e
sul retro ci sono altre rovine parzialmente visitabili.
Per il resto, Orange non vale affatto una sosta nonostante la Lonely Planet la
definisca “piacevole centro urbano compatto e autentico”.
Nimes
L’elegante
Nimes è senza dubbio una buona meta per una visita in giornata. Pare che il
famoso tessuto jeans “denim” sia originario di questa città (“di Nimes”).
L’arena ricorda un po’ quella di Verona (e infatti le due città sono
gemellate) ma qui, oltre a manifestazioni teatrali, si tengono sporadicamente
anche le corride. É uno dei teatri romani meglio conservati. La visita guidata
(audioguida, circa 1h) si dilunga un po’ troppo sugli antichi spettacoli dei
gladiatori e la salita e discesa tra le gradinate non è agevole. Purtroppo di
questi tempi l’arena è addobbata per il festival teatrale e quindi ospita un
enorme palco disposto su una distesa di asfalto che ne rovina tutta
l’atmosfera. A mio parere la visita in queste condizioni non vale il prezzo.
Con un piccolo sovrapprezzo il biglietto d’ingresso permette la visita della
Maison Carèe (che ospita solo un video sulla storia della città e che quindi
evitiamo) e la Tour Magne, il più antico monumento romano della città. Per
raggiungere quest’ultimo è necessaria una breve passeggiata in salita nel
piccolo e accogliente Jardine de la Fontaine. La salita sulla sommità
offre un deludente paesaggio così come deludente è lo spoglio interno della
torre: direi nessun motivo per arrivare fin qui.
Pont
Du Gard
A
metà strada tra Nimes e Avignone, il ponte è uno dei simboli di quest’area
geografica. L’ingresso in auto di 18€ permette l’accesso fino a 5 persone
alla zona del ponte, al museo e alla sala proiezioni. L’audioguida (4€) si
paga a parte e, come nel nostro caso, non funziona (rimborso senza problemi).
L’accesso attrezzato è quello sulla sponda sinistra, dove si trovano anche un
paio di punti di ristoro e un buon negozio di souvenir. La visita è di sicuro
suggestiva, al tramonto il ponte si illumina e d’estate si aggiunge una
installazione audiovisiva: peccato che sulle arcate superiori del ponte si salga
solo a gruppi e con prenotazione. Il ponte poi è comunque tronco, nel senso che
non è collegato all’acquedotto di cui faceva parte (da Uzes, distante 25km),
ma ha dimensioni notevoli: lungo 275 metri e altro 48. L’ultimo arco del più
grande ponte acquedotto romano si può ammirare dal belvedere: un po’di salita
e qualche indicazione non molto chiara.
Intorno al ponte ci sono 15 ettari di macchia mediterranea con uliveti e orti.
Sulla sponda destra c’è uno spazio ciottoloso dove è possibile la
balneazione o noleggiare una canoa.
Les
Baux-de-Provence
La
National geographic la definisce la seconda meta turistica diFrancia e devo
ammettere che ne ha i titoli. A differenza di Gordes, qui il bellissimo (ma
piccolo) centro storico con facciate rinascimentali e molti negozi può essere
percorso con più soddisfazione e conduce fino al castello la cui visita porta
via almeno 90 minuti.
A
Les Baux si trova anche un museo di statuette da presepe (Musée des Santons)
e alcuni negozi vendono quelli che noi chiamiamo “pastori” a prezzi
decisamente superiori a quelli delle migliori botteghe di via san Gregorio
Armeno a Napoli.
Un
bel diversivo dalle solite visite è Carrières de Lumières, un
suggestivo spettacolo di proiezioni e musica in una ex cava di bauxite ai piedi
della città di Les Baux (si può raggiunge tranquillamente a piedi dal centro e
si può entrare con un biglietto cumulativo che include il castello). Lo
spettacolo cambia periodicamente (noi assistiamo a proiezioni su Chagall e su
Alice nel Paese delle Meraviglie) e camminare dentro queste enormi sale tra
scene proiettate ovunque vale sicuramente la pena. Per non parlare della
temperatura fresca (molto fresca: meglio avere una giacca) che dà un bel
refrigerio alle temperature estive.
St.-Remy-de-Provence
Segnalata
e apprezzata da alcuni amici, St. Remy è stata una discreta delusione. Nel
piccolo centro, senza dubbio carino ed accogliente, non c’è molto da vedere e
la nostra pausa pranzo alla graziosa Place Favier si rileva una vera
truffa (il ristorante “Jardin de Pin Up” è da evitare senza nessuna
esitazione). Inoltre la domenica l’ufficio turistico (che è fuori le mura) è
chiuso e quindi non abbiamo nessun aiuto per qualche spunto di visita.
Qualcosa
di interessante c’è fuori le mura. Il centro archeologico di Glanum
non ci convince in quanto la parte più antica (Les Antiques), situata poco a
lato del sito del St-Paul-de-Mausole, appare un po’ spoglia nonostante la
presenza dell’arc de Triomphe (risalente al 63 a.c., regno di Cesare Augusto).
Limitiamo la visita a St-Paul (ingresso 5€), nota perché ospito Van
Gogh nel suo ricovero psichiatrico. Il sito è costituito da un monastero e una
chiesa e chiostro romanici: bel posto (anche se tuttora è un istituto di
arteterapia), molto rilassante, ma in fondo con poche cose da vedere. Infatti la
stanza che ospitò il pittore è ricostruita, non ci sono opere pittoriche (se
non riproduzioni nei pannelli disposti nei luoghi dove furono dipinti) e
l’unica cosa più interessante è forse il giardino di lavanda e quello
adiacente di grano oggetto di alcuni quadri.
Arles
Arles
si è rivelata alla fine un posto molto accogliente. L’impressione iniziale
non è stata delle migliori perchè al nostro arrivo, di domenica sera, qui non
c’era nessuno e molti ristoranti erano chiusi. In realtà anche nei giorni
successivi non è che ad Arles abbiamo trovato chissà quale confusione, ma
durante il giorno è molto piacevole fare un giro in centro dove si può
passeggiare tra alcune stradine tranquille e molto pittoresche.
Il
principale monumento è senza dubbio Les Arenes, l’arena costruita per
i combattimenti dei gladiatori e che oggi ospita anche corride. Anche qui, come
a Nimes, stanno preparando il palco per le manifestazioni teatrali e quindi
stavolta decidiamo di non entrare.
Il
foro della vecchia città romana di Arles è visitabile con una breve visita ai Cryptoportiques
(3,50€, durata circa 20 minuti, accesso dal municipio). Oggi la parte
superiore (Place du Forum) è occupata da molti ristoranti turistici
incluso il famoso Cafe di Van Gogh, quello delquadro “Il caffè di
notte”.
Le
mura sono state ridipinte con un colore molto prossimo a quello del quadro, la
vista è comunque emozionante (il quadro è uno dei miei preferiti), ma sia per
la vicinanza ad altri ristoranti sia per il carattere oramai turistico del
posto, si è persa tutta la storica poesia del dipinto.
Vincent van Gogh ebbe una intensa produzione pittorica ad Arles (si pensi al
“Rodano di notte”, “Il ponte di Langlois”), ma fu qui che si mozzò un
orecchio. Fu proprio dopo questo evento che fu ricoverato all’ Espace Van
Gogh dove si può vedere il chiostro oggetto di altri dipinti.
Tra
le vie più pittoresche della città di Arles ho annotato: rue Voltaire, rue
Raspail, rue du Convent e qualche stradina intorno alla eglise St. Blaise.
Albergo.
Hotel Porte de Camargue, 15 Rue Noguier. Posto carino, discreta
colazione, a pochi passi dal centro (basta attraversare il ponte sul Rodano) e
zona che permette di trovare parcheggio gratis.
Pasti.
Restaurant L’Amandier, rue Porte de la Laure.
Uno dei pochi aperti nel deserto della domenica sera. Senza pretese, personale
gentile e tutto sommato cena discreta in relazione al costo.
Fad’ola, rue des Arenes 46. Piccolo locale a pochi passi da Place du
Forum.dove servono ottimi panini a ottimi prezzi. Da portare via oppure da
consumare seduti a uno dei pochi tavoli.
Ad
Arles si conclude il nostro itinerario: alla fine avremo percorso 680km. Da qui
all’aeroporto di Marsiglia abbiamo impiegato circa 80 minuti, senza
autostrade.
Domenico