PERU’: Ci sono dei paesaggi talmente belli da sembrare extraterrestri
Diario di viaggio 2012
www.eatpraylove.altervista.org
“Il
sole era in fase discendente e il ridente e soleggiato villaggio di stamani
stava tingendosi di ombre, che rendono tutto più inquietante e misterioso.
Siamo andati dritti alla casa dello sciamano che, stavolta, si è fatto trovare.
Sono entrata in questa casa di legno, buia, decrepita, e non vedevo nulla, col
sole alle spalle quasi sparito. La prima cosa che ho visto è stato il fuoco di
un mozzicone di sigaretta tra le labbra dello sciamano. Poi ho visto lui. Un
anziano magrissimo. Sedeva su una panca spartana in un angolo del quarto, a
gambe incrociate. Non potevo vedere neppure i suoi occhi.”
PERCHE’
IL PERU’: “Il Perù è magia pura. La senti ovunque. Quando ti gira la testa
perché sei in altissimo. In quei paesaggi surreali, con montagne innevate a
picco sul deserto. Quando arrivi in cima a Machu Picchu e resti senza parole.
Quando sorvoli le linee di Nazca, quando vedi la spiaggia rossa a Paracas,
quando fai surf nel deserto a Huacachina. Il potere dell’Amazzonia, della
natura. Il Perù è nato per essere ammirato. Ed è davvero una fortuna essere
capitati qua”
BREVI
E IMPORTANTI INFO: Sono stata in Perù dal 28 Agosto al 25 Settembre, in un
viaggio partito dalla Colombia il 14 Agosto. Volo Iberia via Madrid con partenza
su Bogotà e ritorno su Lima 850€ acquistato un mese prima. Il Perù è
relativamente economico, anche se ci sono possibilità per ogni tasca. Costa
molto il treno per Machu Picchu, l’ingresso a Mach Picchu, il volo su Nazca e
il volo sull’Amazzonia. Clima: grigio e freschino sulla costa (16-18 gradi);
soleggiato e freschino sulle Ande (20 giorno e sotto zero la notte); caldo e
umidissimo in Amazzonia; nel deserto è caldo di giorno (quasi 30) e fresco la
sera (15-18). Insomma… malanni assicurati. Salite con calma, il mal d’altura
viene un pochino a tutti, la quantità dipende dalla bravura nell’affrontare
il problema. Nelle loro farmacie vendono il Sorochi pills, farmaco sicuro e
apposta per l’altura, da assumere due volte, la prima 3 ore prima
dell’esposizione all’altura, ma se si è già alti non importa. Consiglio di
effettuare il giro per come l’ho fatto io, verso sud e da sinistra verso
destra, per l’acclimatamento e per vedere posti gradualmente più belli. Volo
su Iquitos preso in agenzia a Cuzco, le compagnie solo LAN Perù, Peruvian
Airlines e StarPerù, non compaiono in molti siti di ricerca voli, andate
direttamente sui siti o in agenzia in Perù. Compagnia di pullman: Cruz del Sur,
costa un po’ di più ma il servizio è imbattibile, specie per i notturni. In
alternativa PerùBus o Soyuz. Per la tratta Puno-Cusco consiglio bus turistico
Wonder Expedition. La coca fa assunta regolarmente da giorni prima dell’arrivo
in altura, per abituarsi lentamente. Si trova al supermercato. Non tutti amano
farsi fotografare in Perù. In America Latina puoi dormire anche nella peggiore
bettola ma c’è wifi gratis.
Ricordate
che Domenica = tutto chiuso.
Se
siete studenti, portatevi una ISIC Card.
PREZZI:
io dividevo per comodità i soles per 3. Il risultato sono gli euro. Vivevamo
con bagno privato, due pasti al giorno e trasporti oscillando tra i 20 e i 40€
al giorno. La spesa grossa sono i trasporti. Il treno per Machu Picchu è un
salasso.
SICUREZZA:
Evitare di uscire la sera, stare nell’occhio, non essere oggetto di tentazioni
(vestirsi male e non di marca) e evitare zone a rischio. Se lo fate dovreste
essere apposto.
POSTO
PER POSTO: il mio giro > LIMA – PISCO – PARACAS – ICA – HUACACHINA
– NAZCA – AREQUIPA – PUNO – LAGO TITICACA (ISOLE UROS e ISOLA TAQUILE)
– CUZCO – OLLANTAYTAMBO – AGUAS CALIENTES – MACHU PICCHU – CUZCO –
LIMA – IQUITOS – AMAZZONIA (nella selva) – IQUITOS – LIMA
INFORMAZIONI
BREVI PER CHI NON HA TEMPO DA PERDERE:
LIMA:
Tutti dicono che Lima sia brutta. Nel suo inverno (durante la nostra estate) è
grigissima e fa freschino. Ma ha il suo fascino. I quartieri di Barranco, San
Isidro e Miraflores sono quelli in cui si può stare tranquilli. Consiglio Hotel
Inkawasi a Miraflores, 100 Soles a notte, bagni privato e col inclusa. Merita
anche un giro in centro per vedere musei e chiese. Ottimi ristoranti. Merita 2
giorni. Attenti ai taxi, qua ci sono tantissime macchine abusive che, a volte,
possono far passare dei brutti 10 minuti. Taxi Green e altre compagnie private
satellitari sono consigliate. Fatevi chiamare il taxi dall’hotel. Il centro è
pericoloso, soprattutto la sera. Non parliamo dei quartieri poveri.
PISCO:
pullman Lima-Pisco (3 ore circa) della Soyuz bus perché ha partenze ogni 10
minuti, mentre Cruz del Sur ha solo pochi pullman al giorno. Arrivati si scende
sulla Panamericana e si deve prendere un taxi che, per qualche sol, porta in
città. Ho dormito all’Hotel san isidro, con biliardino, biliardo e ping pong
a 70 soles. Merita 1 giorno, per vedere il centro.
PARACAS:
città vicinissima a Pisco. Merita assolutamente uno stop per vedere due cose:
1) Parco Nazionale di Paracas, bellissimo; 2) Isole Bellestas, per le quali si
salpa dal porto di Paracas. Consiglio di partire da Pisco (dormire là) e fare
un’escursione con pacchetto organizzato (l’unico modo in cui si possono
vedere le bellestas) di mattina isole e pomeriggio parco. Noi l’abbiamo presa
dal nostro hotel a Pisco per 80 soles. Purtroppo non abbiamo visto le Bellestas
perché, per due giorni, c’era mare mosso. Se il mare è brutto e non potete
salpare vi rimborsano la parte delle Bellestas (la metà) e vi fanno andare in
mattinata al parco. Il Parco è splendido, deserto di vari colori e oceano
sconfinato.
ICA
– HUACACHINA: Ica è la città principale del distretto, per arrivarci ci sono
bus che partono da Lima o da Pisco (sempre sulla Panamericana) e ci vuole
un’oretta di tempo. Se volete potete stare un giorno a Ica, ma dicono sia
pericolosa e ci sia poco da vedere. Noi siamo scesi dal pullman e siamo andati
direttamente a Huacachina, che è a 5 min di macchina (prendete la compagnia di
taxi privata dentro il terminal dei bus). Huacachina è un deserto, con
altissime dune, che si sviluppa intorno a una oasi naturale. A me è piaciuta
tanto, consiglio 1 giorno, con escursione organizzata di sandboard. Si può fare
anche privatamente noleggiando le tavole, ma la corsa nelle dune con i
fuoristrada è sensazionale! Preparatevi a valanghe di sabbia ovunque e non
portate niente che possa rompersi. Ho dormito a Casa de Arena, 50 sol a stanza +
40 sol a testa per l’escursione nelle dune. Consiglio di cenare a due
ristoranti di distanza dall’hotel dove c’è una ragazza italiana sposata con
un peruviano che cucina davvero bene cose del posto, ed è una miniera di
risorse. C’è del buon artigianato nella oasi di Huacachina, per chi vuole
acquistare gioielli.
NAZCA:
Famosa per le linee, volendo c’è anche un’alta duna di sabbia nelle
vicinanze dove fare la stessa esperienza di Huacachina, ma è meno avvincente.
Merita 1-2 giorni considerando la visita alle linee. Tutte le cose interessanti
di Nazca sono dalle parti opposte della zona. Per chi soffre caldo e non ce la
fa a organizzare una giornata di sbattimenti consiglio un tour organizzato
comprato in loco nelle agenzie della città, vi fanno volare sulle linee e
visitare altri posti di interesse. I voli di Nazca sono pericolosi, li
sconsiglia a chiare lettere anche il sito della Farnesina. A volte ne cade uno,
e tutti si sentono male date le curve a gomito che effettua il pilota.
Oltretutto costano tanto (quando arrivammo noi era festa, 120 dollari a testa) e
c’è da aspettare anche giorni quando c’è caos. Noi abbiamo visto le linee
dai miradores, anche se si vede poco. C’è quello di Nazca e quello del Palpa.
Tra i due miradores, sulla panamericana, c’è il museo della Reich, una
studiosa che ha vissuto studiando le linee. Per chi vuole risparmiare e fare da
sé bisogna prendere vari bus con autostop fino ai vari punti interessanti. Se
avete bisogno contattatemi privatamente e vi spiego bene, ma c’è scritto
dettagliatamente anche nel mio diario. Ho
dormito all’Hospedaje Yemaya, 50 soles con bagno privato, proprietario
gentilissimo e buona posizione.
AREQUIPA:
Bus notturno Cruz del Sur Nazca-Arequipa. Ad Arequipa ho dormito alla Posada del
Cacique. Casca a pezzi ed è piena di problemi, costa 50 soles e ha un
bellissimo attico con vista sulle montagne intorno. Arequipa è a 2300 mt ed è
perfetta per l’acclimatamento. Intorno c’è il Canyon del Colca, si possono
prendere pacchetti nelle varie agenzie della città. Attenzione perché nella
gita al Canyon si arriva a 5000 mt e, vi garantisco, non è una passeggiata.
Prendete preventivamente la sorochi pill (la vendono in farmacia). In città ci
sono varie belle chiese e il famosissimo monastero di Santa Catalina (la seconda
attrazione del Perù), davvero bello, consiglio di vederlo con una guida per
farvi spiegare tutto per bene. Ma, se siete soli, aspettate un gruppo a cui
unirvi, risparmierete.
PUNO:
Bus Arequipa-Puno, paesaggi meravigliosi, con Cruz del Sur. Si passano valichi
di 5.000 mt, un mal di testa incredibile. Puno è a 3.800 mt, non è una
passeggiata. Nei consigli generali ho spiegato un po’ come prevenire e come
affrontare il mal d’altura. Se vi prende respirate piano e profondamente e
bevete tantissimo. Ah, ovviamente: dormite tanto. Puno merita un’intera
giornata, la città di per sé è bruttina ma è la capitale folcloristica, si
presta benissimo per le foto, le signore si vestono tipicamente, con gonnellone
e bombette. Davvero carina. Abbiamo dormito all’Hotel Uros (50 soles, bagno
priv e doccia calda).
LAGO
TITICACA: bagna già la città di Puno, ma le cose interessanti sono
all’interno. Consiglio un’escursione organizzata da un bravo tour operator
non invadente. Noi abbiamo preferito così perché, per motivi di salute, non
potevamo rischiare di dormire sulle isole. Si può fare anche da soli, ma la LP
non è esaustiva al riguardo. Noi l’abbiamo presa dal tour operator del nostro
hotel, costa poco. Mattina Isole Uros (isole galleggianti) e pomeriggio Isola
Taquile, andando verso la Bolivia. La sera si ritorna a Puno. Consiglio di
vedere entrambe le cose, molto belle. Attenti perché per salire sull’isola
Taquile c’è una salita bella ripida e lunga, e a quelle altitudini si sente
eccome… Sempre crema solare perché il sole picchia.
CUZCO:
Per arrivarci da Puno consiglio il Wonder Expedition bus, che fa 5 fermate
intermedie per vedere 5 posti interessanti. Parte la mattina presto. Bella
esperienza, simpatica. Paesaggi da lacrime. A Cuzco abbiamo dormito a Cuzco
Royal Suite (non è nelle guide) ed è dietro la piazza principale, con la
cattedrale alle spalle è la viuzza sulla destra che sale verso Sacsayhuaman.
Abbiamo contrattato 90 soles con riscaldamento. Uno dei receptionist è un
ragazzino davvero simpatico con cui abbiamo stretto amicizia e che ci ha fatto
vedere la città. Bello anche il quartiere di San Blas, è la Montmartre di
Cuzco. La città è davvero molto bella, anche se molto turistica. Io consiglio
almeno 2 giorni pieni. E’ più bassa di Puno come altitudine, quindi l’acclimatamento
dovrebbe essere ok. La storia del bolletto turistico sta così: fatelo,
purtroppo anche solo per Sacsayhuaman si deve fare. Io sono entrata gratis, ma
questa è un’altra storia. Informatevi nelle agenzie su come farlo.
VALLE
SACRA: io ho fatto solo Ollantaytambo, ed è bellissima. Con resti incas.
Siccome per Machu Picchu il treno passa da là, vi consiglio di partire la
mattina e vederla per qualche ora. Per arrivare a O. prendete minibus o macchine
private che troverete in una via di Cuzco di cui non ricordo il nome, nel mio
diario c’è scritto tutto.
AGUAS
CALIENTES: è il punto di appoggio per Machu Picchu, dove si può dormire la
notte. Per arrivarci prendete un treno da Ollantaytambo (molto costoso,
biglietto si compra in piazza a Cuzco alla PeruRail). Ho dormito in un posto
qualità/prezzo perfetto: Yacumama, 50 soles bagno priv e doccia calda. E’
dietro la piazza principale, non è nelle guide. Per cena attenti, molti
ritoranti chiedono una tassa sostanziosa extra. Chiedete prima e contrattate i
prezzi. C’è un grande mercato a Aguas Calientes, vendono anche riproduzioni
di utensili cerimoniali incas.
MACHU
PICCHU: Io consiglio di prendere il primissimo pullman della mattina (5:00) per
essere i primi a vedere Machu Picchu, quando ancora è vuota. E’ una
levataccia ma ne vale la pena. Affidatevi al vostro albergatore, vi spiegherà
dove prendere il bus e dove fare i biglietti. Per quanto riguarda la riserva del
sito archeologico io l’ho fatta a Cuzco due giorni prima, e c’erano posti
eccome. Se avete carta dello studente fate i biglietti al Ministero della Cultua
in avenue della cultura. Se non ce l’avete fatela alla PeruRail mentre
prendete il treno. Evitate le agenzie, ci prendono percentuali. Io non ho
comprato il biglietto di Wayna Picchu, che è il monte che vedete nelle foto.
E’ un’ammazzata e sei sempre a 3000 mt. Ma a chi piacciono le scalate
prendete anche il monte, prenotando però mesi in anticipo, dall’Italia o dal
sito del ministero peruviano. Se siete studenti e non avete la carta potete
farla nella piazza centrale di Cuzco, chiedete ai negozi della piazza, loro lo
sanno. Machu Picchu si vede in mezza giornata. Prendete una guida unendovi al
gruppo, ma arrivateci da soli, perché è una sensazione unica.
CUZCO-LIMA:
pullman Cruz del Sur 21 ore senza fermate, oppure volo aereo sui 200€. Io ho
fatto la prima, atroce ma si sopravvive.
IQUITOS:
Aereo LAN 150€ da Lima a Iquitos, 1 ora e mezza. La città è contraddittoria,
potente, di stampo asiatico. È unica, va vista. Piena di mercati con feticci,
maschere tribali, arnesi di tribù. Le dedicherei 1 o 2 giorni, prima e dopo
un’escursione nella giungla.
ESCURSIONE
AMAZZONIA: Ci siamo affidati all’Otorongo Lodge, l’ufficio è dietro il
boulevard principale, ed è la miglior scelta LP. Probabilmente ci sono altri
lodge più economici, non posso dire quale sia il servizio effettivo dato che
non se ne può provare più di uno. È a 100-150 km da Iquitos verso il Brasile.
Accanto ha un pueblo (Oran) che merita una visita. Periodo migliore forse
Maggio, più fresco e l’acqua alta crea sentierini navigabili. Per chi vuole
pescare e fare lunghe passeggiate nella selva invece perfetto Settembre. Nel mio
diario è spiegata dettagliatamente la mia avventura amazzonica.
DIARIO
DI VIAGGIO:
28
agosto 2012 CARTAGENA - BOGOTA' - PANAMA CITY - LIMA
La
nostra giornata è durata tantissimo ed è stata molto tosta. È iniziata a
Cartagena con una crepe alla Nutella di addio, al gato negro a Gestemani. La
gestione era di una signora tedesca piccola e nodosa che parlava uno spagnolo
legnoso. Ma abbiamo mangiato da Dio. Fili poi è andato a stampare i checkin
online ad un internet point mentre io sono andata in camera a chiudere gli
zaini. Mi è un po' dispiaciuto lasciare quell'atmosfera, i due canini e il
gatto. La colombiana della mattina ci ha salutati e abbiamo preso un taxi per
l'aeroporto. Siamo arrivati in questo aeroportino domestico (ma con le prese di
corrente ovunque per caricare cellulari e computer) e ci siamo recati al banco
copa airlines. Infatti il nostro itinerario prevedeva tre voli: Cartagena-Bogotà,
Bogotà-Panamá e Panamá-Lima. Da spararsi. Ci preoccupava un po' la tassa
aeroportuale, dopo i salassi di Brunei, Cambogia e Cuba... Invece la signorina
copa (in uno spagnolo orrendo) ci ha spiegato tutto un trust per cui alla
fine... Ci ha dato dei soldi. Abbiamo capito che avevamo già pagato la tassa
nel biglietto aereo e dovevano darci il resto... Ma che ad una dogana ci
regalassero dei soldi non s'era mai vista! Abbiamo aspettato il volo per Bogotà
in sala d'attesa. Quando il veicolo è arrivato ci hanno fatto aspettare in coda
sotto il sole, nel caldo umido tropicale, per un quarto d'ora. Dietro di noi
c'era anche una coppia di italiani con le fedi all'anulare. Il volo è durato
60' e nell'ultima parte è stato parecchio movimentato. Ovviamente Bogotà era
sovrastata da una pelliccia di nuvole fittissime. Siamo scesi e subito ci è
venuto incontro un colombiano effeminato magrissimo e basso con il carrello
"coincidenze". Aveva una cartellina con segnati tutti i nomi di chi
doveva cambiare voli, inclusi i nostri. Ci parlava mezzo spagnolo e mezzo
inglese. Voleva sapere quando saremmo ritornati a casa, e io: il 10 ottobre
abbiamo il volo per Roma. E lui: e da Roma all'Italia? E dopo un imbarazzante
silenzio Filippo fa: ma Roma è in Italia. E lui dopo una risatina convulsiva
fa: claaaro! ... Comunque avevamo un paio d'ore vuote e ci siamo fermati a
pranzo al primo piano, dove sorgevano una decina di fast food e altrettanti
negozi di dolciumi. Non abbiamo resistito alla tentazione di un muffin alla
Nutella in due (oggi abbiamo preso una decina di chili a testa). Dopo aver
passato un lungo corridoio di negozi e duty free siamo arrivati all'imbarco. Il
volo è durato 70' ed è andato abbastanza bene. Accanto avevamo un ragazzino
panamense che sembrava un po' teso. Abbiamo provato a scambiarci due parole ma
non aveva molta voglia di colloquiare. Siamo Atterrati a panama e il
comandante ha annunciato che era scoppiato un incendio su un aereo nel nostro
parcheggio e quindi dovevamo aspettare disposizioni. Dopo una ventina di minuti
siamo scesi dal veicolo e abbiamo fatto le corse per per prendere il volo per
panama, che stava già imbarcando. Accanto a me c'era un signore peruviano che
viveva a Orlando, con un cappellino da baseball e le scarpe da ginnastica.
Piuttosto dolce. Abbiamo fatto amicizia e abbiamo parlato per mezzo volo (che è
durato tre ore e qualcosa). Mentre stavamo decollando ha acceso l'iPhone e mi ha
fatto vedere dei video sui balli peruviani (e io mi cagavo sotto perché già ho
paura dell'aereo, poi quello accanto a me lascia il telefono acceso...). Mi ha
raccontato della sua città: Ica, al sud. Mi ha detto che Lima è molto
pericolosa, perfino per gli stessi peruviani. Poi ha iniziato a dirmi che non
dovevo fidarmi dei taxi, che dovevo prendere un hotel sicuro, mi ha chiesto il
numero di cellulare dicendo che domattina mi avrebbe chiamata per sapere se ero
arrivata sana e salva. Quel limbo tra la preoccupazione sincera e il dolo. E io,
come sempre, mi stavo fidando ciecamente. Filippo mi ha subito riportata coi
piedi per terra dicendo di rifiutare aiuti. Effettivamente, per quanto mi
sembrasse onesto, non si puó davvero mai sapere. Il resto del volo l'ho passato
con una fortissima nausea vivendo un incubo chiamato Perturbazioni. Quando siamo
scesi erano le 1 di notte. Ci siamo fatti dogana e ritiro bagagli in un
battibaleno. Io sono andata a salutare e ringraziare il signore col cappellino
da baseball e siamo andati a sentire un piccolo ufficio turistico dentro
l'aeroporto che proponeva taxi+hotel. Ma i prezzi ci sembravano troppo cari.
Allora la ragazza, una venticinquenne col raffreddore, ci ha detto di fidarci
solo della compagnia Taxi Green perché "là fuori è molto
pericoloso". Dopo questa fantastica premessa siamo usciti e abbiamo trovato
questa compagnia, in mezzo alle varie persone che si sbracciavano. Abbiamo
accettato i 45 Sol richiesi (tanti.. Ma erano le 1:30 di notte). Peró prima
abbiamo chiamato da un telefono pubblico l'hotel (Residencial Alfa) per chiedere
se avessero una stanza e hanno detto di si, ma a 70 dollari americani. Siamo
saliti sul taxi. Il tassista dapprima ci ha provato a vendere vari pacchetti
turistici, hotel, tratte in macchina etc, ma quando ci ha visti stanchi e
risoluti ha iniziato a parlare della sua vita. Ci ha raccontato che sua moglie
aveva facebook e aveva messo su fb una foto di loro due e il loro taxi mentre
andavano a fare una gita verso l'Amazzonia. Abbiamo attraversato il malecon
sull'oceano. In lontananza brillava una grossa croce bianca. L'hotel era a
Moraflores (probabilmente il quartiere più d'elite di Lima) ma il tassista non
lo trovava. Così abbiamo girato per le strade fino alle 3 (!!!) con questo
poverino, che secondo me aveva sbagliato il lavoro della sua vita, che non
conosceva strade e non aveva senso dell'orientamento. Alla fine Filippo, cartina
alla mano, ha dovuto spiegargli la strada tipo bambini. Finalmente abbiamo
trovato questo benedetto hotel. Al momento di pagare il tizio ci ha chiesto 5
Sol in più ma non abbiamo protestato, con tutta la benzina consumata e i giri
fatti.. Colgo l'occasione per spiegare che 1 € vale 2,90 Sol. Sicché diciamo
che si divide approssimatamente per 3. L'hotel, accuratamente allucchettato e
barricato come le case a Bogotà, ci ha aperto le sue porte. Arredamento davvero
di gusto, con grosso camino con sopra lama in alpaca di varie dimensioni.
Abbiamo pagato subito la notte e siamo andati in camera. Anche la camera era
moderna, con due letti separati ma comodissimi, un bagno occidentale con agua
caliente. Era freschino, tipo 14-15 gradi. Alle ore 4 mi sono buttata sotto tre
coperte d'alpaca e buonanotte.
29
agosto 2012 LIMA
Ci
siamo svegliati alle 8:30 dopo solo 3 ore e mezza di sonno. Davvero rintontita
sono scesa a fare la colazione inclusa nel prezzo. In sala da pranzo ho fatto
amicizia con un tipo californiano, di San Francisco. Lui faceva arrampicate in
giro per il mondo e raccontava che era stato una settimana in Perù per farsi la
Cordigliera Bianca, a Huraz, nord. La bellezza di 6700 metri. Ma dice che faceva
caldo più che a Lima e c'era sempre il sole. Mi ha anche fatto vedere le foto.
Ha detto che è stato il posto di montagna più bello in cui fosse mai andato.
Dopo la colazione (uova, frutta e latte caldo) abbiamo preparato gli zaini e
abbiamo preso appuntamento tramite la ragazza alla reception con un tale
Guillermo per informazioni su Machu Picchu e altri itinerari. Nel frattempo
siamo andati in centro a Miraflores per cercare un negozio di abbigliamento
tecnico. La receptionist (molto carina e vestita con cappotto e parigine) ci ha
detto di non fermare taxi per strada perché molti non sono taxi, e derubano.
Infatti i taxi sono compagnie private o mezzi autonomi. Non esiste una compagnia
statale. Ecco il perché di questa anarchia. Ci ha chiamato lei un taxi al
3555555 (compagnia ufficiale e i mezzi sono seguiti col satellitare, la
consiglio a chiunque vada a Lima). È arrivato un ragazzetto indigeno, piuttosto
bello, con una pettinatura da moicano ma alto e tirato. Lei è uscita con noi e
gli ha chiesto che prezzo ci faceva. Lui ha tirato fuori il tariffario e ha
detto: 15 Sol. E lei ha detto: no, noi siamo in quest'altra zona. Alla fine l'ha
spuntata per 12 Sol. Insomma ha interessi per noi, è stata molto carina. Appena
messo il naso fuori dalla porta dell'albergo ci siamo accorti di una cosa che
diceva la lonely planet (e non solo) cioè il grigiore di Lima. È coperta da
una nebbia fitta quasi materiale. Fa impressione. Il quartiere Miraflores è
molto simile a Los Angeles. Ville e villette con palme, gente che fa footing,
centri commerciali. Pulita e piena di banchini esterni alle abitazioni di
sicurezza privata. Ogni villa ha quattro o cinque telecamerine puntate
all'esterno, filo spinato, corrente elettrica e un maxi cancello con varie
funzioni di tutela. Dice che hanno paura... Siamo passati accanto ad una grossa
azienda ed erano tutti fuori con polizia e pompieri. Ma bevevano il caffè,
chiacchieravano. Una maxi pausa? No, ci ha spiegato il ragazzo che era una
simulazione per i terremoti, dato che il Perù è altamente sismico. Dopo un
giro per la carrera volevamo tornare in hotel dato che avevamo un appuntamento
con questo Guillermo. E per riprendere il taxi... Non dico che fatica... Abbiamo
chiesto a due negozi che perô non potevano chiamarcelo, siamo andati da una
guardia privata che non sapeva che compagnia consigliarci, io non mi ricordavo
il numero di telefono di quella compagnia buona. Alla fine siamo dovuti andare a
una cabina telefonica per chiamare l'hotel che ci chiamasse un taxi. Dopo 10 min
è arrivato lá davanti un ometto che fa: Mr. Filippo? (il mio nome, come in
tutto il mondo, non lo sa pronunciare e non se lo ricorda nessuno). Siamo
arrivati in hotel e c'era quest'uomo vestito impeccabile con mocassino, golfino
e camicia di marca, rolex e ventiquattr'ore. Siamo andati in sala da pranzo e ci
ha spiegato tutto un itinerario (che poi è quello che vorremmo fare noi) a
semicerchio verso sud. Ci ha chiesto 1200 dollari americani a persona per due
settimane. Ora.. Noi abbiamo in budget davvero basso e quella cifra in due
settimane sarebbe stata il fallimento di tutti i sacrifici fatti fin ora.
Oltretutto mancherebbe proprio la magia, finita l'avventura, la libera scelta.
Così abbiamo rifiutato. Il problema resta machu picchu il cui ingresso va
prenotato perché da un po' di tempo a questa parte fanno entrare solo un tot di
persone al giorno. Ma solo i due giorni/una notte a machu picchu costavano 350
dollari. Abbiamo deciso che prenoteremo nei prossimo giorni, intanto iniziamo a
scendere verso sud. Stiamo cercando un sito su cui fare una prenotazione senza
bisogno delle agenzie, che si speculano tantissimo sopra. Abbiamo preso gli
zaini e siamo andati a cercare un altro hotel per la notte, più economico.
Abbiamo trovato l'Inkawasi Hotel che ci dava una stanza con bagno a 35€. La
porta circolare e bassa era come quella di Bilbo Beggins nel Signore degli
anelli. Pagato e depositate le cose nella nostra prima camera con finestra siamo
usciti a piedi. Abbiamo attraversato in 10-15 min il quartiere e siamo arrivati
nella piazza centrale di Miraflores: parco Kennedy. In una stradina piccolina
c'erano una decina di donne di varie età (dalla bambina all'anziana) vestite in
abiti tradizionali che vendevano prodotti tipici di artigianato, metalli, pelli
e altro. Razionalmente pensi che sia una farsa, nella piazza centrale di Lima,
tra in grattacielo e un altro, queste fanno finta di essere peruviane delle
cittadine più remote vendendo roba che trovi ovunque. Perù, rispetto a tante
cose turistiche squallide che ho visto nei miei viaggi, questo era bello. C'era
già sapore, seppure fosse qualcosa di falso. Non oso immaginare come sarà il
resto del Perù... Abbiamo continuato a incamminarci verso un centro commerciale
di cui non ricordo il nome, che è davanti all'hotel Mariott. Queste erano le
uniche informazioni che sapevamo. Filippo cercava un paio di pantaloni termici e
ci avevano indirizzati là. Così ci siamo fatti una bella passeggiata. Fili ha
anche trovato un cappellino di lana per castor. Siamo arrivati all'hotel Mariott
e davanti c'era il mare. Abbiamo chiesto a un ragazzo che ci fa: è là,
indicando il mare. E noi: lá dove? E lui ridendo: è sotto! In pratica il
centro commerciale non è visibile da terra perché è stato scavato sotto, é
fatto a semicerchio subito sopra l'oceano. Molto bello. Lima sarà anche grigia
ma ha il suo fascino. Ci siamo affacciati sull'oceano ed era davvero bellissimo.
Il cielo grigio non lo faceva brillare, ma aveva due colori. Un grigio-azzurro e
alcune macchie di blu. Sembrava fosse vicino. E invece.. Abbiamo visto un
puntino ed era una persona, era lontanissimo! E immenso... È esattamente ció
che mi immagino con la parola Oceano. E le onde dall'alto sembravano
increspature, ma per quel puntino umano saranno state gigantesche. E c'era un
fragore fortissimo e lontano, di onde rotte. Abbiamo girato tutto il centro ed
entrambi ci siamo comprati due pantaloni pesanti per dormire. Siamo usciti ed
era buio. Abbiamo fermato un poliziotto in bicicletta che aveva una telecamerina
sul casco e la scritta: policia citadina. Gli abbiamo chiesto se fosse
pericoloso girare la sera per trovare un ristorante o tornare in hotel. Lui ha
detto che non lo è se Peró non si da confidenza a nessuno. E poi ci ha
spiegato due ore la faccenda taxi. Che devono portare una targhetta laterale,
che bisogna far finta di scrivere il numero della targhetta facendoci vedere
cosicché, se fossero malintenzionati, direbbero che non possono portarci. Dopo
averlo ringraziato siamo tornati nella piazza principale. Abbiamo cenato in uno
dei ristoranti di una viuzza perpendicolare, molto turistica. Abbiamo mangiato
una ceviche di pesce (io solo assaggiata ma era piccante e dopo le
intossicazioni di crudo avute in Italia ho evitato di sbagliare qua), fil ha
preso il lombo arrosto e io una sopa de pescado (zuppa di pesce) piena zeppa di
cipolle e peperoni, non mi è piaciuta, ma il pesce era fresco. Abbiamo pagato
77 Sol. Dopo siamo andati in piazza e ho preso i miei amati churros! La prima
volta li ho mangiati a Madrid, erano salati e si inzuppavano nella cioccolata
calda. Poi a Cuba, erano zuccherosissimi. Qua sono più corti e cicciotti, caldi
e dentro c'è una sorta di marmellata marroncina al sapore di nocciola. Divini.
E costavano solo 1 Sol.. Cioè 35 centesimi! Siamo tornati a casa a piedi
(rischioso? Boh) ed eravamo distrutti.
30
agosto 2012 LIMA - PISCO
Non
abbiamo sentito le sveglie. Troppe ore di sonno arretrato. Ci siamo alzati alle
8:30 in super ritardo per l'unico pullman per Pisco di cui sapevamo l'orario.
Quello della compagnia Cruz del Sur. Abbiamo fatto una misera colazione inclusa.
Al tavolo c'erano due tedesche che non ci hanno degnato di uno sguardo o
sorriso. E poi c'era un tizio, ci ho scambiato due parole: un peruviano che per
lavoro girava il suo paese. Era fotografo di paesaggistica e matrimoni. Era di
Lima, ma non aveva casa, quindi le volte in cui tornava lo ospitava il suo amico
nell'ostello. Fisicamente non sembrava assolutamente peruviano, come ho notato
in molte persone qua. Almeno la metà non ha la fisionomia del classico
peruviano, sono creoli, lui sembrava tranquillamente un italiano. Finita la
colazione farlocca ci siamo fatti chiamare il taxi al numero magico e in 10' è
arrivato un veicolo. Il conducente era buffo, parlava di vini e liquori, usava
dei termini e faceva dei versi davvero comici. Ci ha portato per 18 soles alla
fermata dei bus della Cruz del Sur. Il terminal dei bus è grande e moderno,
degno della compagnia di pullman più importante del Perù. Siamo andati a
prendere il biglietto ma il primo pullman era alle 13:30, ed erano solo le 9:20!
Il terminal non era in una bella zona e intorno non c'era niente. Solo strada.
Oltretutto il biglietto più economico costava 55sol. E la fermata era a Paracas,
non Pisco (sono vicine ma non sono la stessa città). Dunque abbiamo
controllato un po' la lonely planet e alla fine abbiamo chiesto a un signore che
ci ha segnalato un'altra compagnia i cui pullman per Pisco partivano ogni 10':
la Soyuz. É arrivato un tassista che per 9 Sol ci avrebbe portati là.
Ovviamente il taxi era super abusivo, senza targhetta laterale e senza scritta
taxi. Così, uno con una macchina. Per fortuna ci ha portati al terminal
corretto e per la cifra corretta. Alla Biglietteria hanno confermato tutto: un
bus ogni 10' e la cifra minima 30 (o 35, non ricordo) soles. E poi c'era
l'opzione del bus più moderno, Figo, comodo, senza fermate, col bagno, pieno di
cose che non ho neanche ascoltato, per 45 soles. Per 5€ abbiamo pensato che
valesse la pena spendere 4 ore di viaggio un pochino più confortevoli. Avevamo
anche un po' paura che la compagnia non fosse sicura, perché tutti quando
parlano dei bus dicono "sicuro". Per cui ci sono compagnie (lo dice
anche la lonely) di cui diffidare. Ma la preparazione del viaggio era già molto
accorta: ci hanno preso gli zaini in dei carrelli e hanno caricato tutto con
tanto di numerino per il ritiro. Il bus era garantito da satellitare e dentro
era effettivamente spettacolare: poltrone comode, tendine anche davanti, una
hostess come per i voli che comunicava le informazioni tramite microfono,
spuntino, caffè, due film, insomma... Servizio impeccabile. Tranne per il fatto
che ci avevano messi nei primi due posti senza finestrino e con davanti...
Niente! La tendina! Dopo dieci minuti che vedevo il riflesso del panorama al
contrario stavo per vomitare. Così ho chiesto alla hostess di aprirmi un po' di
tenda e le cose sono migliorate. Io ero al finestrino a destra, e fuori vedevo
sempre il mare. Qua in perù sembra tutto piccolo invece è immenso. Sembra
di vedere dall'alto, come una piantina. Vedi piccoli puntini che sono persone,
questo mare ce sembra una caletta e invece é immenso. Non so come spiegarlo, ma
é come se tu vedessi da lontano. Il panorama poi era così strano... Non sai
dove finisce la sabbia e iniziano le dune del deserto. Si perché scendendo
abbiamo iniziato a entrare in una sorta di grande deserto/spiaggia. E le favelas
delle periferie si sono trasformate in piccole baracche di lamiera una ogni
tanto in questo deserto. Quasi a casaccio. Un po' come i giochini delle
costruzioni. E poi l'oceano, ondoso, enorme. Impressionante. A sinistra deserto,
casette o montagne. Il tutto circondato da una nebbia strana, un cielo di
piombo. Detto così potrebbe sembrare un connubio orrendo. E invece é come la
schiacciata con la Nutella. Quando la mangi ti stupisce. E c'è magia, la
senti. È un posto di superlativi. Un posto di grandi cose, di concetti nuovi.
Non sono le solite palme, il solito caldo. Qua è tutto nuovo. Per strada era
pieno di scritte. Sui muri, sulla sabbia, su cartelloni. Tutte con i nomi del
vecchio presidente della repubblica, con altri candidati. E questo mi ricorda
tremendamente Cuba e i tantissimi inneggiamenti a Fidel Castro o a Che Guevara.
Non avrei mai detto di ritrovarlo nel Perù. Anche questo è così tipico e
unico. Mi ha fatto sorridere. Siamo arrivati dopo quasi quattro ore. Scesi sulla
panamericana. C'erano un paio di tassisti che subito ci sono saltati addosso.
Per 8 Sol ci siamo fatti portare all'hotel San Isidro. Il tassista, il primo
uomo di colore che vedo in Perù, era cicciotello, chiacchierone e aveva una
voce molto rauca e bassa. Dopo qualche minuto di una stradona anonima con
accanto un muro pieno di scritte politiche abbiamo svoltato in una strada di
polvere accanto a un cimitero. Infinito. La strada era polverosa, piena di
rifiuti. Povera come i posti più poveri sanno essere. Piena di cani, cani
tristi, sconsolati, randagi. Magrissimi. Frugavano nella spazzatura ai lati
della strada. Il cimitero bianco non finiva mai. Di spalle, in cima al muro
bianco, stava una Madonna con una delle due ali spezzata. C'è stato un grosso
terremoto in questa parte del Perù nel 2007. Tantissimi edifici sono crollati.
Ma quella Madonna senza ala è un po' come "lasciate ogni speranza o voi
che entrate". Dietro al cimitero C'é una stradina chiara, con case basse,
tra cui il nostro hotel. Fil va in avanscoperta, esce dicendo che è molto
carino. E ha ragione: piscina, tavolo da biliardo, Ping pong, calcio balilla,
cucina, sala grande da pranzo, wifi (con password: avemarias), camera spaziosa e
bagno moderno alla modica cifra di 70 Sol a camera, cioè sui 24€. Addirittura
ha cartelli accanto alle stanze con scritto: sicuro in caso di terremoto. Subito
si sono messi a disposizione due agenti di viaggio per organizzarci il tour alle
Islas Bellestas, le cosiddette "Galapagos dei poveri" che in realtà
dice essere molto belle e avere qualcosa di unico, anche rispetto alle sorelle
ecuadoriane. L'escursione è obbligatoria dato che per visitare le Bellestas si
deve prendere una barchetta comunitaria e girarci intorno. Infatti, proprio
perché parco protetto, non ci si può mettere piede. Così abbiamo sentito il
pacchetto che ci proponeva il ragazzotto di nome Jimmy e alla fine abbiamo
comprato per 80 Sol il pacchetto di mattina isole Bellestas e pomeriggio parco
di Paracas, cittadina con un parco nazionale non molto distante da Pisco.
Ovviamente se l'oceano è grosso non si salpa. "E come si può
sapere?" Ho chiesto a Jimmy "esistono previsioni del tempo?" e
lui "si, esiste. Manana se mira el mar y decidemos. Esperiamo in manana!".
Wow, gli fanno una pippa a Giuliacci... comunque sia se domani il tempo dovesse
essere brutto si farebbe la mattina l'escursione al parco di Paracas per soli 40
Sol. Abbiamo firmato e ci siamo dati appuntamento per domani alle 7. Siamo
usciti ma, appena messo piede fuori dalla porta, la padrona mi ferma e mi dice
di lasciare lo zaino in casa perché "qua è pericoloso". E mi
consiglia di mettere le cose importanti nelle cassette di sicurezza. Con questo
magnifico monito usciamo e attraversiamo un po' a caso la città, senza piantone
(siamo usciti con sono gli abiti e qualche Sol). La chiesa antica della piazza
centrale é bianca, rosa e celeste pastello. Il campanile è crollato su se
stesso durante il terremoto. In modo molto pragmatico i peruviani non hanno
fatto discorsi: hanno costruito attaccata a questa chiesa un'altra chiesa nuova,
color mattone. Abbiamo pranzato in un ristorante di nome El Dorado, consigliato
dalla proprietaria dell'hotel. Io ho preso mariscos fritti mentre Filippo ha
preso spaghetti con carne e peperoni, speziati alla peruviana. Tutto il cibo è
superspeziato e a me le spezie non piacciono. Ma riconosco che il cibo peruviano
sia più interessante di quello colombiano che è molto semplice e senza spezie
(come piace invece a me). Abbiamo anche provato questa famosa inca kola, il
prodotto nazionale. Una bevanda giallo paglierino dall'odore di... Chewingam!
Presente quelle gomme tonde e colorate che si prendevano con il gettone? Ecco,
quelle. Ma al sapore non è così dura, disseta con retrogusto alle gomme da
masticare. Dopo pranzo siamo andati nella stradina centrale con negozi di
elettronica e di DVD e l'altra piazza principale, piena di tuktuk e venditori di
cibarie da strada dove fil ha preso i churros e io i pop corn (che si chiama
palomita, da paloma cioè piccione). Data la distanza del centro Dall'hotel (5'
soli ma di strade isolate) e la pericolosità della zona abbiamo deciso di fare
la spesa e cucinare in ostello. Spaghetti, ragù di carne pronto, pane e tonno e
in scatola. Un commesso che ci ha servito il pane era tutto emozionato di
parlare con due stranieri e ci ha ringraziati in mille modi. Siamo tornati verso
casa e davanti alla locandina dell'edicola c'era la fila per leggere la notizia
di copertina. Molta gente non ha soldi per comprare i giornali e allora si
informa così! Un signore si avvicina e mi fa in spagnolo: te sei di qua? E io:
si, e lui: ablame.. E io: como? Probabilmente lo avevo detto molto bene perché
mi ha iniziato a parlare in spagnolo tutto stretto stupito per il fatto che
fossi una peruviana bionda e con pelle chiara. A quel punto Son scoppiata a
ridere e gli ho detto che ero italiana. Allora lui mi ha presa in simpatia, mi
ha fatto mille auguri e mi ha salutata anche da lontano. Tornati in ostello
abbiamo giocato a carte, Ping pong, biliardo e calcetto. La sera ci siamo fatti
gli spaghetti pulendo tutti gli utensili in acqua bollente. Il guardiano
notturno è un ometto ciccione e con i denti separati. Ha chiamato tre amici e
si Son messi con le birre a giocare a biliardo con tanto di mega rutti e
parolacce urlate a tutta voce. Ora sono le 22 e hanno smesso di giocare, anche
se continuano a parlare e ridere sguaiatamente. Si guarda qualche minuto la tv e
poi a letto che domattina ci aspetta una grande giornata.
31
Agosto 2012 PISCO - PARACAS
Abbiamo dormito nel nostro albergo San Isidro, a Pisco. Alle 4 ha iniziato a cantare un gallo. Con un canto a squarciagola davvero da incubo. E infatti gli incubi li ho fatti per davvero. Sveglia alle 6:30 per l'escursione. Ma avevamo un sonno assurdo, sempre più stanchi dopo giorni di corse e sfacchinate. Alle 7:15 eravamo sul pullmino. Con noi anche due tedeschi del nostro albergo, una coppia di americani sessantenni, un ragazzo di colore e ragazza bianca francesi, due peruviani raccomandati (li fanno stare davanti, la guida li segue, mille attenzioni), due famiglie peruviane per un totale di 5 bambini sotto i 5 anni e altra gente non degna di nota. Siamo partiti alla volta di Paracas, dal cui porto partono le lance per le Islas Bellestas. Il paesaggio era piuttosto spento, con case bassissime con i fili delle fondamenta che spuntano in alto, come se fossero ancora inconcluse. Panni stesi su questi fili, sulle antenne, sulle finestre senza vetri. Come ci aveva preannunciato Jimmy tutti i turisti e guide erano in attesa che la capitaneria di porto desse il verdetto sulla praticabilità del mare. Abbiamo aspettato mezz'ora al porto, tra negozietti molto costosi e malmessi, alla fine è stato un no. Un po' delusi ci hanno rimontato sul pullmino direzione riserva nazionale di Paracas. La guida, un peruviano basso e cicciotto, ma dagli occhi molto belli, parlava inglese e spagnolo. Filippo l'ha ribattezzato "il secchione" perché sapeva un sacco di cose e dava l'idea Di esser stato il classico genietto da cui tutti copiavano a scuola. Dopo aver fatto una chiamata a mo' di walkie talkie (cosa che ho visto fare a tutti qua) per sapere se fossimo tutti si è introdotto come guida ufficiale del parco. Il posto è un grande deserto di vari colori, ma è anche una riserva marina perché il deserto si tuffa nell'oceano. Dapprima abbiamo percorso una strada nel deserto, dopodiché abbiamo pagato 5 sol caduno per la tassa della riserva. Il primo stop è stato il museo della riserva, che spiega un po' la storia. Nessun reperto particolare, infatti il museo pieno di interessanti scoperte è crollato col terremoto del 2007 e lo stanno ancora ricostruendo. Ma davanti a questo centro c'era una collina, chiamata il Cerro Roho, davvero bellissima. Aveva un color rosso mattone con alcune sfumature bianco latte. Sembrava come quando si dilata una calza nera e, continuando a vedere il colore di base, diventa bianca. Ecco, una grande calza rossa a tratti tirata. La guida ci ha spiegato che hanno rinvenuto delle mummie in quelle colline, una vera e propria necropoli, ma i resti sono a Lima. Abbiamo girato il centro/museo pieno di tabelle, grafici, foto, riprese del parco. Alla fine c'era anche un album per gli ospiti e noi abbiamo deciso di scrivere i nostri nomi, nazionalità e come commento "Pisa Merda" in onore delle mie discendenze livornesi. Finito il tour siamo rimontati in pullman e siamo andati a vedere i fossili in mezzo ad una delle dune del deserto. In realtà era una montagnola di conchiglie, la cosa interessanti erano le dune successive, piene di conchiglie si varie dimensioni. Questo perché quel deserto un tempo era oceano. Ci sono dei percorsi circoscritti da sassi bianchi in fila, ma la gente cammina sulle conchiglie e se le rubacchia. Siamo venuti via dalle dune ed è iniziata la corsa ai posti, perché il pullmino aveva una capienza di due posti meno delle persone che effettivamente c'erano. I raccomandati volevano stare davanti, gli americani ai due posti singoli a destra, insomma tutti facevano a botte. Siamo passati accanto a una laguna, quella che i tour operator di Pisco raccontavano come un lago meraviglioso pieno di fenicotteri. La guida ci ha spiegato che con i cambiamenti climatici le bestie stanno modificando i loro comportamenti. E mentre normalmente ad Agosto erano stabili nel lago adesso erano in migrazione, per questo se ne vedevano solo tre. Ed eravamo lontanissimi "per non spaventare gli animali". La guida ci ha spiegato che il libertador del Perù un giorno vide un fenicottero e decise che la bandiera del Perù sarebbe stata dei suoi colori. Ma il fenicottero è rosa e la bandiera del Perù rossa e bianca... Mah, prendiamola per buona. Siamo andati ad una scogliera di sabbia a picco sull'oceano. Una di quelle cose che ti tolgono il fiato. Eravamo altissimi, e questa duna friabile che conduceva a questo mare immenso. Mi sono messa sulle dune, ferma a guardare. Non puoi fare altro, tanto è significativo. Anche lo scorcio successivo, la cosiddetta "cattedrale" era molto bello. Una serie di formazioni rocciose alte come pinnacoli sull'oceano, uno in particolare aveva la forma di un grande arco attaccato con un braccio alle scogliere, sembrando davvero una sorta di cattedrale. Ma è crollato durante il terremoto. Adesso è semplicemente un arco in mezzo al mare. Su scogli e pinnacoli stanno migliaia di gabbiani e uccelli. Le onde del mare si infrangono con fragore e, appena prima delle scogliere, il deserto giallo. Divino. Nel rimontare sul pullman é successo il putiferio perché il posto dei raccomandati era stato preso da una mamma con due bambini. La raccomandata femmina si è messa davanti alla signora a braccia conserte puntandola con sguardo killer. Appena è salita la guida ha fatto andare in fondo la signora con i bambini (uno dei quali è scoppiato a piangere) per far tornare i raccomandati al loro posto comodo davanti. Pessimi. Siamo andati alla spiaggia rossa, una caletta multicolore vicino al villaggio di pescatori. La sabbia è rosso mattone, subito sopra deserto giallo e il mare va dall'azzurro al nero. Mai vista una cosa simile. Tutto intorno, nell'entroterra del deserto, barchette rotte e a pancia in giù. Lo tsunami, ci ha detto la guida, è arrivato subito dopo il terremoto e ha riempito per 2 km d'acqua l'entroterra. Infatti il villaggio dei pescatori era stato spazzato via e hanno ricostruito le casette di calce e mattoni negli ultimi anni. Tutti i ristorantini del villaggio servono pesce appena pescato. Tant'è che il pesce per tutte le zone circostanti (addirittura per Lima) parte da qua. Non ci sono neppure bagni perché é una riserva naturale, solo un bagno pubblico speciale esterno, creato apposta. Abbiamo pranzato in uno dei ristoranti con vista mare e abbiamo speso un salasso, il mio pesce alla griglia ottimo, il riso ai frutti di mare di Filippo freddo e non buono. Quando il cameriere ci ha chiesto un feedback Filippo gli ha detto la verità e lui, tutto dispiaciuto, ci ha offerto un bicchiere di pisco (liquore nazionale). Dopo un giro nelle dune circostanti, e diverse foro ai pellicani sulla spiaggia, siamo tornati tutti a Pisco, verso le 16. Siamo rimasti in albergo per tre ore e poi abbiamo ordinato una pizza in due a asporto al servizio messo a disposizione dall'hotel. Abbiamo speso poco ed era anche buona. Il guardiano notturno, un personaggio buffo e casinaro, ha messo su youtube "la donna immobile" e ce l'ha cantata tutta mentre cenavamo.
1
settembre 2012 PISCO - PARACAS - ICA - HUACACHINA
Remake di ieri. Gallo che canta, incubi, ma con sveglia di mezz'ora anticipata per preparare lo zaino. Sicché ore 6 in piedi. Arriva il solito pullmino di ieri per paracas. Infatti abbiamo deciso di ritentare per le isole bellestas. Se l'escursione fosse andata bene avremmo finito per pranzo e saremmo partiti a quell'ora, se il mare fosse stato di nuovo mosso allora ce ne saremmo andati subito. Al porto stessa tiritera del giorno prima. Ma oggi c'era meno gente e la guida era una biologa tedesca. Abbiamo aspettato la solita mezz'ora dove abbiamo fatto una piccola colazione. Poi sono arrivati 5 tizi vestiti di nero della marina che hanno ispezionato il mare davanti a noi. Un pescatore si è avvicinato a me e mi fa: quando è così é la prassi, vuol dire che sicuramente aprono il porto. Invece dopo 5 minuti la biologa ci ha semplicemente detto: tra mezz'ora troviamoci qua che vi riportiamo a Pisco. Con noi anche un altro ragazzo, che abbiamo scoperto essere italiano, Fabio del nord ma studente a Pisa. Abbiamo scambiato due parole, lui aveva fatto il giro inverso partendo da Cusco e finendo oggi proprio a Pisco. Infatti stava tornando a Lima. Parlava benissimo della valle sacra di machu picchu e male di nazca. Un taxi collettivo, pagato dal tour operator, ci ha riportati a Pisco. Salutato il ragazzo italiano siamo tornati a prendere gli zaini e ci siamo fatti portare da un taxi sulla panamericana per 10 sol. "cada 10 minutos" era il tempo per trovare un bus per Ica. E infatti quando siamo arrivati su questa stradona c'era già un bus della "Perù Bus" fermo a far salire una decina di persone. Abbiamo pagato 5 sol a testa e siamo saliti su questo pullman senza bagno e davvero grosso. Dopo un'ora di dormita incredibile siamo arrivati al deposito dei bus di Ica. Abbiamo aspettato uno dei taxi ufficiali gialli dalla parte dei bus che per 7 soles ci ha portati a huacachina, che è una città attaccata, ditante 6-7' di macchina. Appena usciti dalle tre stradine del centro la macchina ha svoltato una strada da cui si vedevano alte montagne, molto vicine. Cavolo, bello, ho pensato. Poi ho guardato meglio ed erano... Dune! Puro deserto intorno a noi. E se guardavi bene vedevi dei puntini neri che erano persone. La cittadina si concentra intorno a una oasi naturale. Un laghetto e attorno palme e piante. Ovviamente il posto, offrendo un'attività molto divertente (il sandboard, snowboard sulla sabbia) è piena di giovani turisti. Al che hanno piastrellato la zona a mo' di terrazza Mascagni con anche parapetto in marmo. Ma è ugualmente suggestiva. Abbiamo riservato una stanza al "Casa de Arena" con bagno privato e doccia calda a 50 sol la stanza + 40 sol per un'ora sandboard nel pomeriggio. L'hotel, come giustamente lo definisce la lonely planet, ha la classica aria da festa in piscina. Pieno di ragazzi in questa piscina con bar annesso che cantano canzoni e fanno amicizia. Un po' troppo casino, è un posto ok per l'imbrocco, cosa che non frega a nessuno dei due... Il proprietario sembra un pirata. Con capelli lunghi ricci e orecchini e anelli d'argento. Fascino selvatico. Posate le cose siamo andati a pranzo in un ristorante sul lago. Per la prima volta dall'inizio del viaggio ho trovato qualche monile interessante e ho fatto il primo acquisto, facendomi spiegare il significato delle varie pietre e forme. Ho anche chiesto a una signora peruviana dove fosse un buon curandero in zona (sciamano) e lei mi ha detto il nome di un villaggino a 10' da qua dove abitava questo bravo curandero. Nella stessa cittá era vissuta anche una famosa strega. Ma lei mi ha consigliato il Nord del Perù. Finalmente qua fa caldo! Non che si fosse mai patito il freddo, ma si stava con felpa e giacca a vento. Qua sotto il sole si sta in maglietta e pantaloncini. Dopo pranzo siamo tornati nel nostro ostello festaiolo e alle 16 ci siamo ritrovati all'ingresso per l'escursione. Eravamo con una coppia di arabi e una coppia di canadesi. I primi due musoni, non hanno mai sorriso, i canadesi invece davvero forti. L'autista era un ragazzone dall'aria non molto furba tarchiatello e con occhi allungati. Siamo saliti su questo strano fuoristrada tutto aperto e, go-pro sulla fronte, siamo partiti. Posso dire, senza esagerare, che sia stata una delle esperienze più belle della mia vita. E consiglio a tutti di farla con una escursione organizzata, perché la corsa con il fuoristrada nelle dune fa parte dell'esperienza. Fate conto di essere su delle divertentissime montagne russe e intorno a voi un deserto meraviglioso pieno di dune come monti. Ovviamente questi autisti ci giocano un po' e vanno a buttarsi in discese davvero spaventose. Ma che divertimento! Era tutto un urlare, ma ne è valsa la pena. Ti portano su queste dune piuttosto alte, ti danno una tavola da snowboard che puoi montare in vari modi e poi... Ti danno una spintarella e voli di sotto dalla duna! Noi le abbiamo fatte tutte distesi sulla tavola a pancia in giù ed é davvero divertente. L'unico incidente è stato a danno della canadese che si è spaccata gli occhiali da sole. Ma era talmente contenta che non se ne è curata. Insomma esperienza che quoto al 100%! Siamo stati un po' a bordo piscina e fili è andato sul tetto a riprendere il tramonto con la go-pro. Ma, calando il sole, é arrivato il freddo. È così l'inverno peruviano in queste zone: di giorno si sta bene e la notte fa freddo. Abbiamo cenato nell'hotel/ristorante attaccato al nostro. Eravamo solo noi e i prezzi erano buoni. La proprietaria è una ragazza italiana, di Savona, venuta in Perù per amore. in realtà è co-proprietaria insieme alla famiglia del suo compagno. Parla talmente bene lo spagnolo che non le riesce più rammentare alcuni termini italiano, eppure è qua da solo un anno e mezzo. Ma ha fatto la guida turistica per tutto il Perù per un po' di tempo. Infatti si è fermata a parlare con noi e ci ha detto tantissime cose interessantissime, che solo una guida può sapere. Ad esempio che a Pisac, nella valle sacra, c'è un mercato bellissimo per l'artigianato, dove fabbricano collane con tutte le varietà di semi di mais del Perù (che sono centinaia, perfino di colore viola). Poi ci ha consigliato di andare a Puerto Maldonado, cittadina nella giungla a sud, quasi al confine col Brasile. A nord per la stregoneria mi ha consigliato Chiclayo, dove c'è anche il mercato degli stregoni. Idem in una viuzza di La Paz, in Bolivia. Infatti ci ha consigliato di sconfinare per vedere le Isole del sole e della luna sul lago titicaca. Poi ci ha consigliato un modo economico per arrivare a machu picchu senza spendere salassi e un paio di posti nell'amazzonia (Tarapoto e Pucalpa). Nel frammenti noi abbiamo mangiato un brodo di pollo squisito e io ho preso un pollo ai ferri e patate lesse, davvero buono, semplice ma cotto bene (qua tendono a cuocere poco). Così siamo rimasti anche a bere un Cocktail a base di Pisco per Filippo e una corona per me. Domattina abbiamo deciso di fare colazione da lei. Siamo tornati in camera e giù c'è una festa a bordo piscina con musica a tutto volume. Non c'è tanta gente (troppo fresco) ma fuori abbiamo trovato diversi peruviani rivestiti a festa. Con i ritmi e gli orari mattinieri che abbiamo noi è già tanto arrivare alle 22 svegli. Stanotte anziché il gallo avremo David Guetta che ci terrà compagnia.
2
settembre 2012 HUACACHINA - ICA - NAZCA
Stanotte,
verso le 1, qualcuno ha bussato insistentemente alla porta. Nel dormiveglia, con
gli occhi chiusi, ho aperto ed era un gruppo di ragazze ubriache che
probabilmente stava cercando il gruppo di peruviani della stanza accanto. Senza
dire nulla le ho guardate e gli ho chiuso la porta in faccia. Durante la notte
hanno ribussato altre tre volte, che Dio benedica i tappi per le orecchie. Ci
siamo svegliati alle 7 decisamente poco riposati e siamo andati a fare colazione
dall'italiana. Dopo aver preparato gli zaini abbiamo fatto check-out e siamo
andati con un taxi (5 soles) alla fermata dei bus della soyuz. Per 22 soles
abbiamo preso due biglietti per Nazca. Il timbra-biglietti ha iniziato a
chiederci ottomila cose sull'Italia, ed era particolarmente interessato a sapere
perché non abbiamo più la lira. Alla fine mi fa in italiano "Donna, te
sembri Barbie". La mia parte livornese stava per rispondere "barbie lo
dici a'r'budello di tu mà", ma ha vinto la parte fiorentina che ha
semplicemente sorriso. Il pullman ha impiegato due ore e mezza per arrivare a
Nazca. Un percorso a dir poco bellissimo tra panorami desertici a metà tra un
Sahara, piramidi e montagne. A volte questi monti giallo bruciato aprivano la
vista su una pianura verdissima, come io ho sempre immaginato essere la Valle
del Nilo. A volte, in cima ad una montagnola, stava una croce di legno, molto
spartana ma significativa. Ho ascoltato Lucky Man dei Verve per metà tragitto,
trovandola estremamente adatta alla situazione. Nella tv del bus trasmettevano
gli spaghetti western di Bud Spencer e Terence Hill ridoppiati in spagnolo.
Qualcuno rideva, qualcuno non seguiva, tipo me. Abbiamo anche trovato per strada
un pullman su due piani (quelli turistici per tratte lunghe) completamente
distrutto, con la parte dell'autista totalmente accartocciata. E Filippo
giustamente ha commentato "lui non la racconterà". Poi ad un
tratto è comparso un deserto completamente piatto, come una steppa arida e
brulla. E un cartello: Linee di Nazca, patrimonio dell'umanità. Le montagne
contenevano questo bacino, come in un abbraccio. La panamericana su cui andavamo
era nel mezzo a questo enorme spazio. Sto attraversando le linee di Nazca, ho
pensato. Sto attraversando uno dei misteri più grandi del mondo. Ho provato a
cercarle, tra le migliaia di linee nella sabbia. Ma ovviamente dal basso non si
vedono. Siamo arrivati a Nazca, una cittadina polverosa e malmessa, e abbiamo
camminato fino all'Hospedaje Yemaya, ovvero la guesthouse dove alloggiamo (50
sol bagno privato). Il padrone, un pandorino (come chiamo le persone dolci e
dalle fattezze tenere) di nome Luis ci ha dato tutte le informazioni per le
escursioni in zona. Infatti per vedere le linee esistono due modi: con dei
miradores, ovvero delle torri posizionate ai lati del deserto dalle quali si
vedono in tralice alcune figure, oppure con i voli in aeretti da 6 persone. Per
il volo ci vogliono la bellezza di 130$ a testa (che per è il budget dai 4 ai 6
giorni di viaggio), aspettare due o tre giorni che stia a noi (dato che era
stato brutto tempo i giorni scorsi tutto è slittato) e soprattutto sfidare la
sorte dato che ogni pochino ne casca uno. Per non parlare del fatto che vomitano
tutti date le audaci virate dei piloti. Insomma... A malincuore abbiamo
rinunciato, ma non ci perderemo la vista delle linee dai due miradores
domattina, insieme al museo Maria Reiche, matematica che ha studiato per tutta
la vita le linee. Siamo usciti Dall'hotel e siamo andati a pranzo ad un cinese
molto economico che ci aveva consigliato Luis. Abbiamo speso veramente poco ma
aveva anche veramente schifo :) dopodiché siamo andati alla fermata della Cruz
del Sur per prenotare un bus notturno per domani notte (22:00-8:00) per Arequipa.
Prenotando con buon anticipo ci siamo presi i migliori posti! Girellando per la
cittadina mi sono accorta di due cose che avevo già notato. La prima è che nei
paesi poveri i cani hanno una vita a sé. Ci sono pochissimi cani di compagnia.
La maggior parte vivono in strada e hanno una loro organizzazione e gerarchia.
Se ci si ferma ad osservarli si può studiare il loro sistema. Si vede un
leader, gli obiettivi del gruppo, il clima. Molti combattono da loro, quasi
sempre cercano cibo. L'altra cosa che ho notato è che qua, anziché avere i
fattorini della pizza hanno i fattorini del pollo. Infatti nella scatola
posteriore al motorino hanno l'insegna "Pollo lindo" o qualcosa del
genere. Arrivati a Plaza de Armas abbiamo visto un ragazzo morto per terra. Era
sdraiato alla base di un negozio e aveva gli occhi all'indietro, la bocca aperta
con lingua da una parte e posizione innaturale. Due poliziotti gli davano dei
calcetti sulle gambe ma ovviamente lui stava immobile, così hanno chiamato una
ambulanza dicendo dove erano e se ne sono andati senza aspettarla. Noi, basiti,
ce ne siamo andati e abbiamo chiesto a una poliziotta quanto fosse distante un
museo sulla storia nazca che volevamo vedere. Lei ha detto 6 quadre, ma ha
consigliato di andare in taxi perché "vi potrebbero rubare lo
zaino"...... La cosa bella di questo paese è che le persone che vivono
qua, poliziotti, viaggiatori, quando gli chiedi "ma è pericoloso?" ti
rispondono "nooo!! Macché! Basta che tu esca senza zaino, senza soldi,
senza macchina fotografica, senza nulla, ma soprattutto con solo una copia del
documento in una tasca nascosta, con qualcosa addosso di poco valore e a testa
bassa, allora è tutto apposto!". Mah. Abbiamo fatto un giro veloce e siamo
tornati nella guesthouse che ha un attico dove vengono stesi i panni con vista
sulla città. Intorno a noi monti e dune. Ai lati dell'attico C'é del filo
spinato e alcuni cactus. Al tramontare del sole, arancione ed enorme, dietro
questo cactus, sembrava di vedere un film di Rodriguez. Siamo usciti appena si
è fatto buio e abbiamo cenato nella via principale, in un ristorante tutto
fatto di bambù e lucine. Con grande dissenso da parte di fili ho anche comprato
una calamita a forma di lama per il frigo. Siamo tornati sull'attico per la
nostra giornaliera partita a carte. Ad un certo punto abbiamo sentito un forre
tonfo e accanto a noi, nel cielo, c'era un fuoco d'artificio di quelli grandi,
colorati, da patrono.
3
settembre 2012 NAZCA
Ci siamo svegliati alle 7:30 col canto di un cuculo. Questa cosa mi ha ricordato mio nonno, che ho perso diversi anni fa. Ogni volta che sentiva un cuculo gli faceva il verso, e quindi ormai lo associo a lui. Siamo usciti dalla stanza e il forte odore di incenso, che mi ricorda l'India e i negozietti alternativi, ci ha pervaso. Luis infatti ama gli odori forti. Siamo andati al market un paio di quadre dopo a comprare la colazione. Io ho trovato questi piccoli probiotici alla vaniglia, davvero ottimi. E poi il pane in America latina è devastante. Anche in un semplice market hanno almeno 8 gusti: al latte, al mais, al formaggio, all'uovo, al sesamo... E sono morbidissimi, proprio buoni! Sicché abbiamo preso del pane di vari gusti che mangeremo per pranzo. Infatti, avendo già speso 160 soles per il pullman che prenderemo stanotte, dobbiamo abbassare le spese al minimo. Fuori fa freddino. Il sole ha iniziato da poco la sua ascesa e ancora non è riuscito a riscaldare il mondo. Nel deserto l'escursione è forte, specie di inverno. È comunque pieno di persone che vanno a lavoro con i capelli bagnato dalla doccia, e magari il cappotto. Uno vende polli finti. Per terra C'é un moscone enorme. Un gruppo di persone mangiano su delle botti, in silenzio. C'è la fila davanti alla banca. La vita inizia. Noi decidiamo di consumare la colazione e prendere un po' di caldo nell'attico della guesthouse, vogliamo andare con calma ai miradores, infatti il giro tra musei e miradores ci impegnerà per tre ore, e noi abbiamo fino a stasera alle 21 un buco di diverse ore. Verso le 10, posati gli zaini, andiamo al terminal della soyuz e compriamo un biglietto per mezz'ora di tratta per il primo mirador (2 soles a testa). Nel pullman picchia musica moderna, come ovunque qua in Perù, da pitbull ai maroon5. E fa specie vedere questi vecchietti baffuti e pieni di rughe, con abiti tradizionali, con sotto la voce di Rihanna. In una decina di minuti o poco più siamo arrivati al mirador di nazca. Una vedetta in lamiera alta una decina di metri circondata da quattro bancarelle dove gli artigiani, con magliette dolce e gabbana, intagliano pietre con i disegni di nazca, ovviamente chiedendo cifre americane. Per salire ci hanno preso 2 soles caduno. Quando il tizio ha visto che non eravamo con un gruppo organizzato ci ha fatto passare subito. Io, che soffro leggermente di vertigini soprattutto quando le scale sono "aperte" e quando i parapetti sono precari, ho dovuto guardare l'orizzonte per non correre giù. Sulla vedetta c'erano 6 giapponesi, tutti appiccicati. Si facevano foto facendo vedere muscoli o mostrando la V con le dita. Appena sono scesi mi sono fatta spazio ed ero sola, Filippo si era fermato a metà osservatorio a fotografare la routa nel deserto, uno spettacolo meraviglioso, forse ancora più delle linee. Infatti dal mirador se ne vedevano bene due e se ne intravedevano un altro paio. Sono rimasta un po' delusa delle dimensioni che credevo gigantesche, invece sono una trentina/cinquantina di metri ciascuna (so che ci sono figure molto più grandi). E anche il modo con cui sono state realizzate, che sembra un mistero fittissimo, pare piuttosto chiaro. Infatti il deserto ha due strati. Lo strato più profondo è la sabbia chiara classica del deserto. Lo strato superficiale è scuro, quasi nero, come se fosse polvere vulcanica, e poi pietre di piccole dimensioni dal nero al grigio scuro passando con il rosso. Spostando le pietre si fa spazio alla sabbia chiara, e così si costruiscono dei disegni. Certo le linee sono perfette, drittissime, perfettamente speculari. Ovviamente è una cosa che va vista e sono felice di averlo fatto, dopo tutto ció che avevo letto al riguardo è un po' un sogno che si realizza. Spiace un po' per il volo ma valutando prezzo, tempi di attesa e rischi va bene così. Abbiamo attraversato la panamericana (che, come dicevo prima, taglia il deserto di nazca nel mezzo ed è uno spettacolo meraviglioso) e abbiamo atteso un pullman soyuz che andasse verso Ica per strappare un passaggio a 2 soles l'uno per il museo Maria Reiche. Abbiamo aspettato una decina di minuti, sotto un sole a picco col classico clima secco da deserto. Infatti bisogna coprirsi bene la testa e bere molta acqua. Il pullman in 5 minuti ci ha portati al museo. Maria Reiche era una tedesca morta nel 1995 che ha studiato per tutta la vita le linee di Nazca cercando corrispondenze astronomiche. Il museo è tenuto perfettamente, con alberi e fiori dai mille colori. Il cinguettio degli uccelli, le farfalle e la vista delle Ande in lontananza lo rendono un posto pieno di pace. Il museo riporta un sacco di foto della Reiche nel deserto, con scope in mano, metri, con il suo furgoncino. Anche da vecchia, in sedia a rotelle, veniva ritratta con il deserto alle spalle. Una donna che ha seguito per una vita un sogno, ed è morta credendovi. In questo non ha trovato accordo Filippo che invece la ritiene una donna fuori dal mondo che ha creduto in teorie del tutto false. È vero che le teorie della Reiche non abbiano mai trovato veridicità. Ma io credo nei sogni e nella tenacia per raggiungerli. La sua casa sorge accanto al museo ed è una baracchina minuscola, con solo una stanza. Tutto é stato lasciato intatto. Cartine di Nazca, metri attaccati ovunque, un letto minuscolo, per terra fango essiccato e polvere, pochissimi monili e un vasetto di fiori secchi. Accanto alla casa C'é una piccola stanza con, al centro, una mummia sotto teca. È davvero inquietante. Ha ancora i vestiti, i capelli, la pelle. È tutta rannicchiata e sinceramente fa un po' schifo. Nel giardino c'è la tomba della matematica, circondata da alberi fioriti. Abbiamo deciso di non andare all'altro mirador (di Palpa) che ci stavano sconsigliando tutti sia per la distanza dal bus al mirador da farsi sotto il sole, sia perché si vede solo una linea con una famigliola, dice brutto. Ce l'hanno detto un po' tutti i peruviani a cui lo abbiamo chiesto. Sicché, decisamente fiacchi per il clima desertico, ci siamo messi ad aspettare un soyuz direzione nazca che è passato dopo sei-sette minuti. Di corsa, perché si era fermato cinquanta metri prima, siamo saliti e abbiamo pagato 2 soles caduno per tornare a nazca. Abbiamo pranzato ad una delle tante pollerie economiche del Perù. Dopodiché siamo andati al museo Antonini, cinque quadre dalla Plaza de Armas, tutte fatte sotto il sole a picco delle 13. Il museo riporta vasellame, tessuti e reperti di ogni genere riportati alla luce duranti gli scavi nella zona di Pueblo Viejo, nei dintorni di Nazca. Ci sono anche sei o sette teschi, alcuni con capelli e pelle intatti, che riportano un grosso foro sulla fronte con attraverso una corda. Erano letteralmente dei "trofei". Dopo questa raccapricciante visione ne vediamo una peggiore: una mummia di una ragazzina tutta rannicchiata con la testa appoggiata alle ginocchia, dentro una tomba riprodotta. Guardando tra i vari reperti ci siamo accorti che esistevano ai tempi sia i cappellini di lana tipici peruviani sia il flauto di canna. Fuori dal museo C'é un vecchio acquedotto dove scorrazzano maestosi due pavoni. La visita ci è costata 15 soles a testa, decisamente costosa. Al guardiano ho chiesto "desculpe, un taxi?" e lui "Claro! 5 quadras està la Plaza de Armas". Peccato che io volessi essere portata proprio lì! Sicché dopo un 1 km a piedi siamo tornati in centro e poi all'albergo dove ci siamo riposati sull'attico per qualche ora passando dal caldo asfissiante al freddo secco. Abbiamo cenato nel noto ristorante "Los angeles" consigliato sia dalla lonely che dal nostro albergatore. Il posto è pulitissimo, ordinato e il personale è estremamente gentile. Abbiamo mangiato molto leggero, un brodino di pollo. Quando il cameriere ha visto castor é impazzito e l'ha mostrato a tutti. Dopocena ci siamo vestiti pesante per la notte, data l'esperienza aria condizionata sugli autobus, abbiamo salutato Luis che ci ha Benedetto in tutte le lingue possibili, e siamo andati al terminal della Cruz del Sur. Alle 22 siamo imbarcati. Chiamarlo autobus è un'offesa. Wifi, poltrone che si sdraiano come un letto, tv piccolino davanti ai posti, due piani, due bagni, cuscino e coperta di pail e... finalmente... Riscaldamento!!! Noi eravamo nei posti 1 e 2 del piano superiore con vetrata con vista panorama. Abbiamo chiuso le tendine quasi subito e ci siamo addormentati. Verso le 3 mi sono svegliata e ho fatto la follia di aprire la tendina. Eravamo tra pareti rocciose strettissime tutte in salita e discesa con curve a gomito e, addirittura, passavamo accanto a profondi burroni senza parapetti e sotto caverne di roccia. Sembrava di schiantarsi contro le montagne e poi invece il pullman girava, oppure sembrava di cascare di sotto. Il tutto assieme ad un vorticare tremendo. Sono andata in bagno in fondo al piano e sono cascata addosso a tutti, stavo per cascare per terra e ho dovuto aspettare seduta in un posto in mezzo al pullman per ripartire. Ovviamente, quando Son tornata a posto, stavo per vomitare. Menomale un po' di meditazione e il pensare di essere una foglia su un fiume mi hanno fatta addormentare.
4
settembre 2012 AREQUIPA
Dopo
aver passato una nottata turbolenta nel bus Nazca-Arequipa siamo arrivati a
destinazione distrutti. Io a malapena tenevo gli occhi aperti. Mi aspettavo un
gran freddo e invece di giorno fa veramente caldo, con una discreta escursione
termica notturna. La città viene chiamata "la città bianca" per il
materiale con cui sono state costruite la maggior parte delle strutture. Il
sillar, una pietra vulcanica, che riverbera alla luce del sole. E intorno alla
cittadina sorgono le vette delle grandi montagne circostanti, tutte innevate e
molto vicine. Molto affascinante è il vulcano El Misti. Ci siamo fatti portare
all'ostello "La posada del Cacique", camera (decrepita e con finestra
del bagno senza tapparelle cosicché ti possano vedere tutti) con bagno privato
50 soles. Ma la zona è buona e i proprietari affabili con una bellissima
bambina di nome Antonella. Abbiamo girato la città ed è davvero suggestiva.
Con odori, rumori e abiti tipici che ricordano i paesi del terzo mondo tropicali
e un po' i paesini di montagna, il tutto in chiave peruviana. Qua siamo a 2350
mt d'altitudine ma non si sente affatto, neanche un pochino di fiato corto, per
adesso si sta benissimo. Comunque ogni ostello, bar, ristorante, museo, ha
foglie di coca e mate de coca. Da assumere in caso di disturbi. La città ha una
piazza principale (che come tutte le piazze del Perù si chiama Plaza de armas)
con una chiesa immensa e un parco dentro la piazza, in pieno stile sudamericano.
Abbiamo visitato anche un'altra chiesa, Iglesia de la Compania, dove sacro e
profano si mescolano sia nell'esterno, con decorazioni floreali e di piantine
incise nel marmo, sia nelle raffigurazioni interne dove i santi sono nella selva
amazzonica con flora e fauna tropicali. Non puoi fare un passo senza essere
assillato da ristoratori e agenzie che organizzano tour. Aspetto che, fin ora,
non avevo mai incontrato in America Latina e che invece è peculiare dell'Asia.
Abbiamo sentito qualche agenzia di viaggi nella via del nostro ostello,
leggermente più economiche, e propongono tutte lo stesso identico tour nel
canyon del colca. Stiamo ancora valutando se fare o no qualche escursione perché
i pacchetti sono tutti piuttosto impegnativi (a livello fisico) e ad altitudini
fino a 5000 mt. E nessuno dei due è attualmente un grande sportivo o avvezzo
alle altitudini. Valuteremo se farla qua o in altre località di montagna,
magari meno turistiche. Nel frattempo abbiamo incontrato due ragazzi italiani in
Perù da sei mesi a fare volontariato come dentisti nella cordigliera centrale.
Poi siamo andati a visitare il monastero di Santa Catalina (35 soles a testa).
Un luogo enorme (22.000 mq) costruito nel '500 dove vi erano monache di
clausura. Ci siamo attaccati a un gruppo di italiani e con 5 soles abbiamo avuto
una guida italiana per un'ora che ci ha spiegato tutto il monastero, peraltro
bellissimo. Io e Filippo siamo rimasti anche dopo, fino al tramonto, e abbiamo
avuto la fortuna di vedere due suore di clausura correre da una parte all'altra
del convento. Infatti una branca del monastero è ancora abitato da monache di
clausura. Un italiano ha chiesto alla guida: ma ora sono sempre in clausura? E
lei: "si ma ora sono molto più elastici! Infatti possono uscire se si
ammalano e se un parente stretto sta morendo o è morto. Prima invece i parenti
non potevano vederle neanche da morte, e le visite venivano fatte attraverso due
grosse grate intrecciate e a grande distanza, con supervisione della
superiora". Dopo la visita siamo andati ad una panetteria francese sulla
nostra via, nascosta in una corte interna, divina. Abbiamo mangiato un croissant
e un pane alle olive, ci hanno rimesso al mondo. A cena siamo andati in una
stradina dietro Plaza de armas e abbiamo preso il piatto del giorno per 10 soles.
5
settembre 2012 AREQUIPA
Oggi
è il compleanno di Filippo. Ma lui sembra essersene dimenticato... Con sua
grande gioia sarà il primo anno in cui non gli organizzeró feste a sorpresa, a
meno che non si ritrovi un gruppo di peruviani in camera stanotte! Oggi giornata
di relax e acclimatazione. Abbiamo portato le cose in lavanderia, sono andata a
recuperare la felpa che avevo dimenticato ieri al ristorante, abbiamo fatto una
lunga e lenta colazione alla baguetteria, sfogliando lonely planet. Siamo andati
ad una fabbrica di lana di lama e alpaca. Prezzi altissimi, negozio-museo con
tanto di signore con abiti tipici che lavoravano le tele e uno zoo con sette
animali tra lama e alpaca. In centro c'era una manifestazione pacifica, e ci
siamo messi in una caffetteria con wifi per gran parte del pomeriggio sfogliando
le guide e decidendo la prossima mossa. Alla fine abbiamo deciso che il trekking
sul colca fosse troppo impegnativo dato che si arriva a picchi di 5000 mt con
svariate ore di camminata per due o tre giorni, e il tour di un giorno in bus
prevedeva 11 h di bus in altura. sinceramente se ci fossimo fatti 1-2 settimane
secche di viaggio avremmo stretto i denti, ma alla terza settimana in due mesi
di viaggio a ritmi serratissimi siamo un po' stanchi e cambia il concetto di
viaggio. Non è più il "devo vedere questi posti" ma "guardo ció
che mi va e mi fa star bene". Cosi, valutando, abbiamo pensato che sia
meglio continuare. La buona notizia è che quasi certamente sconfineremo in
Bolivia. Domattina ore 8:30 abbiamo il bus della Cruz del Sur per Puno. Menomale
ho insistito per prenotare i biglietti stasera perché era già tutto pieno e
abbiamo trovato due posti separati all'ultimo secondo. Comunque oggi abbiamo assaporato
la vita di Arequipa. Donne con le tipiche bombette andine che si portano i
bambini sulla schiena in dei teli colorati, come sacchi di patate. Sembrano nate
con questa fascia, come i canguri. Quando poi invecchiano, e non hanno più
bambini da portare, continuano a tenere la tela sulla schiena portando la spesa.
Un'immagine davvero bella della donna. Come se fosse madre da sempre e per
sempre. Oggi sono passate diverse scolaresche, una bambina mi ha vista, bionda e
pelle chiara, e mi ha detto: Good Morning. Io mi sono girata sorridendo e lei ha
sgranato gli occhi ed è corsa dalle amiche felicissima. Un'altra cosa che ho
notato ovunque in America latina è la totale inciviltà delle macchine. Se
sulle strisce ti azzardi a passare allora le macchine, sfrecciando a trecento
all'ora, ti suonano a più non posso arrabbiatissime. Te passi solo quando
nessuna macchina è all'orizzonte. Questa cosa è tremenda. Al tramonto siamo
andati nella terrazza sull'attico del nostro hotel. La bellezza dei tre monti
innevati (di cui uno, El Misti, è un vulcano) è sconvolgente. E pensare che
erano ritenuti sacri dalle popolazioni antiche. Addirittura venivano fatti
sacrifici sulle loro vette. Soprattutto di bambini, per placare la furia delle
montagne e far cessare eruzioni, valanghe e clima impervio. È stata ritrovata
la mummia congelata di una bambina di 12 anni, ribattezzata Juanita, su El
Misti. Atroce, ma per le famiglie era prestigio e onore poter sacrificare il
proprio figlio per la divinità. Sicché ho guardato quei monti bianchi,
pensando a quante cose assurde siano successe là sopra. La temperatura è scesa
di botto, come sempre, e ho detto addio ai 22 gradi diurni dato che da domani
inizierà il gelo, e sarà sempre peggio! Per cena siamo andati a festeggiare al
ristorante peruviano-francese sotto casa che propone una cucina fusion di alto
livello a buoni prezzi. Io ho mangiato una trota e fil una alpaca alla plancha,
e io ci Son rimasta malissimo.
6
settembre 2012 AREQUIPA
Oggi
siamo stati entrambi male. Facendo due calcoli pensiamo di aver contratto un
batterio a San Gil in Colombia e da allora non lo abbiamo mai debellato. Così
si riacutizza in alcuni momenti. Abbiamo disdetto il pullman per Puno (riuscendo
ad ottenere uno sconto del 50% per il biglietto di domani dopo aver discusso con
l'amministratrice della cruz del sur) e siamo rimasti in camera. Davvero brutta
giornata.
7
settembre 2012 PUNO
Della
serie: non C'é limite al peggio. Ci siamo svegliati e fili stava meglio, io
invece stavo sempre male. Così mi sono imbottita con alcuni farmaci e abbiamo
preso il pullman delle 8:30 per Puno. Posti separati. Il viaggio è durato 6 ore
e abbiamo passato valichi di quasi 5000 mt. Paesaggi stupendi, per carità.
Passavamo accanto a vette innevate, campagne tipo pampas, pascoli di alpacas e
lama. Ma ai punti massimi sentivo proprio la testa come separata dal corpo. Così
abbiamo deciso (anche dettato dai bisogni del nostro corpo) di non pranzare se
non un crecker a testa. Abbiamo visto Puno da lontano ed era un'infinita distesa
di case di mattoni rossi, come una mega baraccopoli. E, in fondo, il lago
Titicaca all'orizzonte. Siamo scesi dal pullman e ho avuto una delle sensazioni
più strane e brutte della mia vita. Come di fluttuare. A parte le 6 ore
ininterrotte di pullman... Puno è alla bellezza di 3.830 mt di altitudine. E il
mal d'altura si presenta dopo i 2.000-2.5000 mt. Un mal di testa che non ve lo
racconto. Fil, ovviamente, stava peggio di me. Lui che soffre di mal di testa
cronico... Siamo arrivati all'ostello uros (50 soles bagno privato) col fiatone,
come se qualcuno ci stesse stringendo le narici. Io poi, che soffro di pressione
bassa, mi Son dovuta sedere altrimenti svenivo. Il padrone della hotel, un tipo
molto gentile, ci ha portato le cose su e ci ha dato subito un mate de coca (the
alla coca), molto diluito. Ci ha consigliato di andare in camera e dormire
molto, bere e prendere foglie o the di coca regolarmente. Abbiamo dormito due
ore ma fil stava sempre peggio così, non vi dico con quale sforzo, siamo usciti
per andare a una farmacia 10 tiendas dopo. La farmacista, con un caldo pail
nero, ci ha guardati e ha capito subito. Ci ha dato queste pasticche specifiche
per il soroche (mal d'altura) da assumere ogni 8 ore finché non si sta meglio.
L'ha presa fil perché io mi sentivo già debilitata da tutte le medicine prese
la mattina. E poi il mio era un forte mal di testa, ma non morivo. Poco prima
del nostro ostello c'era una teieria di coca... Ora sembra assurdo. Ma questo
signore e moglie in abiti tipici (n.b. Puno è la capitale folcloristica del
paese, son tutti strani qua, le donne sono al 90% vestite con cappello tipico in
testa, due trecce lunghe, maglione colorato, gonna colorata e calze di lana)
avevano tre vasi capienti pieni di The di coca, un grosso tavolo di legno
davanti e, sotto il bancone, una teca con libri sul mistero e sulle proprietà
della coca. La gente (soprattutto peruviani) si fermava, gli dava 1.50 soles e
lui gli preparava una bella pinta di mate de coca. Ovviamente ci siamo fermati
anche noi, con fili che si teneva la testa tra le mani. Il signore gli ha dato
uno shottino di mate "da prendere in un sorso" e poi una pinta più
diluita dopo. A malapena è riuscito a finire tutto prendendo anche la pasticca
per il soroche, siamo corsi in camera e fil ha vomitato. Erano le 18:00 e ci
siamo rimessi a dormire fino alle 20:30. Mi sono svegliata prima io e, oltre al
solito terribile mal di testa, ho iniziato ad avere una fitta tremenda alle
costole a destra, quando respiravo. Ovviamente si somma preoccupazione alla
preoccupazione. Siamo scesi, sempre con impresa epica, per andare al mini market
dall'altra parte della strada. Abbiamo preso 4 pacchetti di creckers e un
gatorade per reintegrare i sali. Nella hall dell'ostello vendevano i candy coca
(caramelle alla coca) e ne abbiamo preso un pacchetto, peraltro davvero buone.
Ho obbligato fil a mangiare e bere, dopodiché ha preso un plasil per la nausea
ed è ricrollato a dormire. Pure io, ma con dolori ovunque e brividi (giorno
16/17 gradi, notte -1/ -2) ma sotto le coperte fa caldissimo per fortuna.
Abbiamo dormito fino alle 2:30 dove il sonno era passato. Fil sta meglio, il
medicinale ha fatto effetto ma anche mettere qualcosa sotto i denti date le 24 h
senza cibo. Io insomma, sempre mal di testa e dolori intercostali, per non
parlare del batterio che ho momentaneamente messo a tacere ma che a breve
riemergerà. Che Dio ci scampi e liberi!
8
settembre 2012 PUNO
Stamattina,
come immaginavo, è tornato il batterio. Così siamo andati in un ambulatorio
privato di Puno dove fai gli esami e in due ore hai i risultati. Ovviamente ho
un batterio e il dottore mi ha dato una cura specifica da seguire per 10 giorni.
Fortunatamente il mal d'altura è sparito. Per tornarmi solo di sera con uno
spaventoso mal di testa. Ma non ho preso farmaci, ne prendo già troppi. L'unica
cosa è che non abbiamo per niente fame. Abbiamo girellato per le strade di Puno
senza una meta ben precisa. Tutti dicono che sia brutta. In realtà la città
non è magnifica, ma è folcloristica e atipica. Ci sono moltissimi negozi che
vendono maschere e statuette che fanno riferimento ad antiche divinità, che gli
abitanti di Puno celebrano ancora in alcune feste. Una maschera è identica al
dragone cinese. Pranzo e cena brodino e pollo, ho la nausea solo all'idea.
La sera sono scoppiati i fuochi d'artificio, ma come mai i latinoamericani son
tanto fissati? Ma poi grandi, colorati...
9
settembre 2012 PUNO
Data
la situazione fisica anche oggi abbiamo deciso di stare tranquilli a Puno.
Purtroppo, dato che è domenica, il centro era quasi vuoto e i negozi chiusi,
per riaprite magicamente per cena (stranezze). Volevamo andare al Museo
della cocaina ma era chiuso. Così, avendo visto tutto il centro, abbiamo preso
un taxi che per 15 soles ci ha portati al Mirador del Puma, che essenzialmente
è un piazzale panoramico sulla città. Il piazzale Michelangelo di Puno, per
capirsi... C'erano alcune persone che giocavano a dama per strada, cosa molto
usuale in Sudamerica. Fil ha chiesto se poteva fare una foto e hanno detto di
no. È il primo paese in cui trovo dei rifiuti frequenti alle foto. Per esempio
in un mercato in India su 50 sì potevo ricevere un no. Ma mediamente erano
tutti orgogliosi, imbarazzati e curiosi, e si mettevano in posa. Invece qua le
donne si mettono il cappello sul viso anche mentre fotografi una strada dove
loro passano. Oppure si girano, si nascondono, accigliate. Questo un po' mi
spiace, ma non posso far altro che prenderne atto. La sera è calato un bel
freddino. Domani andiamo alle isole Uros e la isola Taquili sul lago Titicaca.
10
settembre 2012 PUNO - ISOLE UROS - ISOLA TAQUILE
Oggi è stata veramente una bella giornata, e ci voleva per compensare questo malessere fisico. Sveglia alle 6.00 per andare nelle isole galleggianti degli Uros. Le imbarcazioni sono lentissime, due palle incredibili. A parte questo siamo arrivati in una parte di lago costellato da piccoli isolotti fatti da canne di Tortora. Alcune ospitano una o due capanne. Le donne vestono in modo sgargiante, con gonnellone variopinte, calzettoni di lana, giacchina corta con sotto una maglia di lana, trecce e cappello di paglia. Siamo scesi su una piccola isola contenente 5 capanne. La sensazione, appena messo piede sulla tortora, è d'impatto. Infatti le canne non sono secche e compatte, ma i piedi sprofondano un pochino tra le canne, e vedi tutte le parti del terreno muoversi, ballare. Inizialmente il presidente dell'isola (si riconosce perché porta un cappello diverso) ci ha dato il benvenuto in quechua, ha fatto una breve dimostrazione di come si costruiscono le loro isole (uno strato di terra e sterco e sopra 3 metri di tortora) e poi ci ha permesso di interagire con gli abitanti. In queste isole vige un sistema di rotazione. Per far sì che tutti beneficino egualmente i turisti possono salire ogni giorno solo su alcune isole prestabilite. Dopo la parlata del capo è arrivata una signora che ci ha presi e ci ha portati nella sua capanna, fatta ovviamente di Tortora e a punta. Come quelle dei pellerossa. Siamo entrati e c'era un piccolo fusto di Tortora intrecciata dove sedersi. Ci siamo seduti e Luis, il capofamiglia, ci ha mostrato il suo giaciglio (un punto di 2 mt per 1 mt dove la tortora è coperta da un telo bianco) dove vive con la moglie e due bambini. La femmina, una bimba bellissima di cinque anni, era seduta accanto a lui, con due occhi grandi così. Luis ci ha spiegato come funziona il sistema di rotazione, ci ha detto che il bimbo maschio era a scuola e finalmente ci ha mostrato tutti i lavori di artigianato che fa la moglie. La piccolina ha subito preso un panno e ago e filo e ha fatto vedere i suoi progressi di sarta. Il padre, tutto orgoglioso, ha detto che sta imparando l'arte. La signora tesseva soprattutto arazzi rappresentanti il calendario incas o la vita stilizzata nelle isole. Ma anche copricuscini e fabbricava delle barche di tortora in miniatura. Abbiamo comprato un arazzo con una misera contrattazione e siamo usciti dalla capanna. Il problema è il turismo, purtroppo lo ripeto sempre e sembro la viaggiatrice noiosa che rimpiange i luoghi ameni. Ma chi viaggia davvero sa cosa significa il dispiacere di veder sciupato qualcosa che ha un incredibile potenziale. Isole galleggianti fatte di abitanti discendenti da civiltà pre-incaiche, che parlano ancora quechua, che vestono abiti incredibili, detentori di una cultura unica... Che hanno imparato inglese e spagnolo per vendere la merce ai turisti. La bambina, così splendida e vivace, che posa davanti agli obiettivi con le mani a vittoria dicendo "whisky" e facendo ridere a crepapelle i turisti. Che dice loro "compra, compra" mentre gli mostra delle cartoline. Io mi chiedo sempre come sarebbe stato arrivare su queste isolette negli anni 70. Quando ancora viaggiare era un concetto da avventurieri. Sbarcare in questi luoghi remoti ed essere tra i primi, tra gli unici. Quante cose diverse... Quanta sincerità, rispetto a questo lunapark per turisti che è diventato il mondo. Non esiste più niente di riparato, di autentico. Le donne poi si sono messe a cantare una canzone in quechua che parlava delle loro divinità e hanno voluto che ogni nazione che era sull'isola cantasse qualcosa per loro. Noi abbiamo cantato Volare, giusto per non sbagliare. La situazione in sé per sé è stata un po' forzata, ma le isolane si divertivano sinceramente. In dono davano una collanina molto semplice con in fondo una barchettina in Tortora. Molto apprezzato. Per 10 soles potevamo fare un giro nelle loro barche di Tortora, per il doppio si poteva navigare sulla loro barca su due piani con le famose teste di puma o lama davanti, che si vedono sempre nelle rappresentazioni del lago Titicaca. Abbiamo scelto la canoa. Un po' squallido che, prima di arrivare all'altra isola galleggiante, l'uros che ti portava chiedeva i soldi e ti faceva il resto fermando la barca, spezzava l'atmosfera. Arrivati alla seconda isola, più grande e più anonima, siamo andati a comprare l'acqua in un piccolo negozietto, rigorosamente in Tortora. Infatti qua il clima è impervio. Notti gelide (sotto zero) ma giornate soleggiate. Come ad aprile in montagna. il sole picchia. Quindi necessaria idratazione. Il negoziante per 1 sol faceva un timbro sul passaporto. Più per curiosità che per altro ce lo siamo fatti fare, un maxi timbro nero del lago titicaca con tanto di data. Filippo commenta: abusivissimo. Siamo montati sulla barca e in 2:30 h circa siamo arrivati a Isla Taquile. Questa isola si sviluppa tutta in altezza e conta 2000 anime incas. Hanno tradizioni loro e parlano quechua. E il posto è patrimonio UNESCO. Un sentiero a dir poco ripido serpeggia per una quarantina di minuti fino alla piazza principale. In alto siamo oltre i 4000 mt e qualsiasi passo a quell'altura è come una maratona a livello del mare. Tutti partivano belli conviti nella prima salita per collassare dopo due metri. A me addirittura si erano informicolite labbra e mani dopo 200 metri. Nel percorso si sono incontrati degli abitanti. Le donne portano un telo nero addosso, come le vedove greche. Gli uomini dei cappellini buffi, rossi o bianchi e rossi a seconda che fossero sposati o single. Si sono trovati molti pastori, con le pecorelle con i fiocchini colorati (dolcissime), e alcuni maiali e mucche sciolti. Anche qua il turismo ha snaturato il posto. Ogni 100 mt C'é un venditore di braccialettini, che poi sono tutti uguali da Lima all'isoletta sperduta. Sta per terra con un telo, tipo mercatini al mare, e vende questi oggetti. Quando passi, se al collo ti vedono una macchina fotografica, partono con la parolina magica: "propina", cioè 'mancia'. Anche quando la macchina é spenta e non hai nessuna intenzione di scattargli una foto. O quando, come nel mio caso, la macchina ce l'hai spenta, a tracolla e che punta verso il lago. Questa cosa è orribile. Preferisco cento volte di più chi mi dice "no" a una foto che quelli che hanno imparato che foto=soldi, anche quando non sanno nemmeno cosa sia una foto. Per questo non ho scattato foto agli abitanti di Taquile. Perché non è etico e non è morale. Vendere qualsiasi cosa ok, ma non si chiedono soldi così, senza motivo, o al massimo per uno scatto. Anche perché su questa isola tutto sommato stanno bene. Hanno un loro equilibrio contadino molto radicato, vivono in delle casette e hanno i pannelli fotovoltaici da qualche tempo a questa parte! La visuale dell'isola è impressionante. Terrazzamenti a picco su questo mare blu intenso. La vegetazione mediterranea, come potrebbe essere il sud Italia o un'isola greca. Molto bello, come in tutto il Perù la bellezza si intreccia col mistero e con l'assurdo. Arrivati alla piazzetta siamo crollati in carenza di ossigeno. Abbiamo pranzato ad un ristorante in una viuzza dietro (ce ne sono 4 nella piazza centrale e affini). Ci hanno mandato sul tetto, in questa struttura spartanissima, dove c'erano due tavoloni lunghi tipo mensa. Tutti a mangiare insieme. Il menù nell'isola è fisso: zuppa di verdure e poi trota con patatine fritte e riso bianco, in alternativa omelette. I camerieri, vestiti rigorosamente in abiti tradizionali, parlano perfettamente lo spagnolo, come ho tristemente riscontrato in molti abitanti dell'isola. Tra loro parlano quechua ma lo spagnolo lo sanno eccome! Dopo pranzo siamo venuti via scendendo da un altro percorso, molto più ripido, fortunatamente in discesa. Siamo tornati a Puno alle 17. In definitiva, turismo a parte, l'esperienza è stata bellissima. Le isole uros magiche. L'isla taquile ha dei bellissimi panorami. La sera abbiamo cenato in un ristorantino nella via centrale e ho interrotto per una sera la dieta in bianco anti-batterio con mio grande piacere, e ho ritrovato l'appetito. Domattina pullman per Cusco. Infatti abbiamo deciso di non andare in Bolivia, che è una meta difficoltosa e impervia, date le circostanze, ma andare direttamente a Cusco, la antica capitale incas, nonché base per visitare tutta la Valle Sacra e Machu Picchu. Baci, F.
11
settembre 2012 PUNO - mille posti - CUZCO
Sveglia ore 5:50 per preparare gli zaini, montare sul servizio navetta gratuito dell'hotel e arrivare al terminal terrestre dei bus. Avevamo riservato due posti per il bus inca tour, che è il surrogato della cruz del sur per le tratte non coperte. Bus su due piani, poggiapiedi, riscaldamento, coperta e cuscino, wifi, film, pasti e bevande gratis. Il tizio dell'hotel (dentro il quale stava una piccola agenzia turistica) aveva un po' insistito per prendere il bus della Wonder Expedition, dicendo che era identico all'Inca ma col vantaggio di essere meno famoso e quindi costare meno. Noi invece abbiamo preferito L'inca. Ieri mattina il signore dell'hotel ci dice che non c'è più posto e che quindi ci ha riservato due posti nel Wonder Experience. Poi abbiamo capito. Loro prendevano una percentuale su questa compagnia, i posti sull'Inca c'erano e la differenza economica dipendeva dal fatto che dovevi pagare a parte l'ingresso dei vari siti archeologici durante le fermate del bus, che nell'inca era incluso. Siamo saliti sul bus e ha posti stretti, niente film, niente coperte e niente pasti e wifi. In più il tizio dell'hotel ci aveva detto che il viaggio sarebbe durato 8 ore e invece sono 10 ore... Per fortuna (e questo è uguale qualsiasi pullman avessimo preso) ci sono 5 stop. Durante il tragitto è stato sconvolgente notare la quantità di cani morti sul ciglio della carrettera. Infatti quello dei cani randagi è un problema comune a tutti i paesi del terzo e secondo mondo. Ma vedere queste povere bestioline trucidate ai lati della strada è atroce. La guida (questo pullman è atipico ha una guida, include 5 siti archeologici e una guida) John Henry, ha spiegato come mai le case in Perù hanno il fil di ferro sporgente in cima. Ci sono tre motivi: perché per poter fare più piani ci vogliono molti anni di lavoro, perché si pagano più tasse quando le case sono terminate, perché quando la famiglia si allargherà potranno aumentare i piani. Esteticamente sono bruttissime. Siamo arrivati a Juliaca, la città commerciale accanto a Puno, chiamata la Taiwan del Perù per la sua grande produttività. John Henry ha spiegato che a Juliaca C'é una mafia che consente il contrabbando. La lonely planet dice che se Cusco è l'ombelico del mondo allora Juliaca è l'ascella del mondo, e avverte di scappare il prima possibile per bruttezza e pericolosità. Ma ha l'unico aeroporto della zona. Ci siamo passati attraverso, in strade non asfaltate. Siamo arrivati dopo 1h a Pukara. Una cittadina di 2000 anime dove sorgeva una delle più grandi civiltà pre-incaiche, i pukara appunto. Il pullman ci ha lasciati davanti alla chiesa, peraltro graziosa. John Henry ci ha portati frettolosamente in un microscopico museo sulla civiltà Pukara. Nella prima stanza troneggiava fiera una statua rudimentale e ticcia di un sacerdote Pukara con in mano una testa, e la targhetta "devorador". John henry ci ha spiegato che questo sacerdote tagliava le teste agli stranieri. Più teste, più prestigio. Ci ha mostrato le tre strutture piramidali della valle di Pukara, dove venivano sacrificati animali e donne. Nella seconda stanza stava una riproduzione di una testa con occhi a mandorla. La guida ci ha spiegato che i primi stranieri che incontrarono i Pukara erano gli asiatici, nel 25.000 a.C. E, ovviamente, gli tagliavano la testa. Poi c'erano ossa che fungevano da ami da pesca o da coltelli per la carne. Infine delle pietre nere meteoritiche. John Henry ci ha spiegato che i Pukara hanno inventato la cruz andina. La cruz è una croce che rappresenta acqua, terra, fuoco e aria. Gli incas l'hanno presa dai Pukara e ne hanno fatto il simbolo del loro impero (dalla Colombia alla Patagonia) secondo gli elementi naturali. Infine nella ultima stanza c'era una gigante cruz andina e la guida ha spiegato come la cruz segua le tre dimensioni: il mondo profondo, quello attuale e quello elevato con il rispettivi animali: serpente, puma e condor. Siamo usciti e abbiamo fatto due foto alla chiesa. Ci siamo rifatti un'altra ora di bus in salita fino a la Raya. Un posto a 4.400 mt tra montagne innervate e vette altissime. Molto bello. Ma pieno zeppo di bancarelle per turisti e persone vestite tipicamente per farsi fare foto a pagamento. Dopo 5' siamo ripartiti. Panorama a tratti commovente. Queste contadine con abiti tipici con pecore e lama, e dietro un monte innevato enorme. Siamo arrivati a Sicuani dove la Wonder Experience offriva un buffet gratuito (incluso nel prezzo del ticket) e nel giardino c'erano anche due alpacas. Abbiamo mangiato polpette di verdure, cerdo (maiale) arrosto con patate, riso bianco, pane con mozzarella, zuppa di verdure, un sacco di cose. Ma tutte cattive, cotte male e dal sapore pessimo. Ma ok, non importa. Dopo esserci relazionati con i lama siamo ripartiti. Il paesaggio è cambiato. Siamo passati da un paesaggio impervio, dove perfino l'erba fatica a crescere, a vallate verdi. Dopo 5' di bus ci siamo fermati a Raqchi, una cittadella inca. Il sole picchiava terribilmente, e tutti si sono spogliati dei propri strati restando in maglietta. È rimasto poco degli incas. Un altissimo muro costellato da fori che era un muro interno di un tempio per il loro dio supremo Viracocha (parola quechua composta dalle parole Acqua e Fuoco, per sottolineare che lui era tutto). Poi alcuni cilindri grossi che fungevano da granai e altri scavi sparsi, ma esigui. A un tratto mi sono voltata e ho visto un signor anziano, senza denti, con sulle spalle un ballino di grano e in mano una falcetta. Se lo guardavi e avevi una macchina fotografica addosso ti chiedeva "propina". Poi ho capito che quello era il suo lavoro, aspettare propine per le foto. Triste. La chiesetta nella piazza principale era un chicco. In piazza decine di bancarelle che vendevano tutte le stesse cose. Siamo ripartiti. John Henry ci ha mostrato alcuni campi di patate spiegando che in perù ce ne sono 5.600 specie su 9.000 tipologie esistenti nel mondo. Nella strada ho anche notato tanti piccoli cimiteri. Sono raggruppamenti di croci, con ghirlande o accessori, tutti rigorosamente colorati. A volte il panorama veniva intervallato da fiumi. In uno c'era una macchina con l'acqua fin sopra le ruote e un signore la lavava. Abbiamo continuato la strada del sole fino a Andahuaylillas. Un villaggino piccolo ma curato, con la classica piazza centrale delle città sudamericane con il giardino, e una famosa chiesa. Infatti siamo andati a visitarla. La chiesa sorge sopra un tempio inca, tipico in questo paese. I conquistadores, quando arrivavano, ci costruivano sopra. La chiesa è gesuita e dentro è barocca. A me non piace l'architettura barocca, ma questa era proprio opprimente. Ma la chiesa in sé ha alcune cose degne di nota. Intanto è piena di specchi, che servivano per illuminarla. Infatti le finestre della chiesa sono poche e minuscole, i gesuiti ponevano delle candele accanto agli specchi e facevano luce. In una picconaia ci sono due organi prevenienti dalla Germania, ed è tutto pieno di affreschi e statuette. Come ci disse l'italiana che viveva in Perù incontrata a Huacachina: tutte le chiese del Perù mescolano sacro e profano. Infatti la Madonna vestiva abiti tipici peruviani. In fondo alla chiesa sorgevano due affreschi che ho trovato significativi. Uno rappresenta la via verso l'inferno, dove re e dame percorrono una via di petali di rosa, come dire che è una via facile, e alla fine C'é il Diavolo. Mentre l'altro è la via per il paradiso che è angusta e piena di spine ma alla fine C'é Dio. Abbiamo girellato da soli per la chiesa e abbiamo trovato una nicchia dove alcuni pittori lavoravano a dei progetti. Dipinti bellissimi ed è molto interessante veder lavorare un artista. Ma la cosa bella è che avevano la radio e passava "i'll be missing you".. In chiesa. Comico. Fuori dalla chiesa c'erano i barbas, gli alberi con la barba. E miliardi di bancarelle. Dopo 45' siamo arrivati a Cusco. Abbiamo trovato la statua dell'incas fondatore della città. Ecco questa è una cosa mai vista. In lontananza vedi questo inca con il bastone in mano sollevato, enorme e alta. E un'altra statua in alto sopra una collina. Come il David di Michelangelo che si vede sul piazzale, ma più grande. Abbiamo preso un taxi che per 10 soles ci ha portati alla miglior scelta della lonely planet, dietro la piazza centrale. Ovviamente era pieno. Allora a piedi con gli zainoni ci siamo fatti una super discesona, direzione piazza, per trovare un altro hotel. Ne abbiamo sentiti tre e i prezzi sono folli, si sono montati la testa qua a Cusco. Alla fine ne abbiamo trovato uno di nome Cusco (originale eh) e abbiamo contrattato una stanza con riscaldamento, acqua calda e bagno privato per 95 soles anziché 130. La camera è semplice ma ha il muro della testata del letto con mattoni a vista bianchi e le altre pareti hanno dei disegni di lama in cartongesso. Immediatamente il ragazzino alla reception ha chiamato un agente di viaggi che è venuto da noi in hotel per "pianificarci il viaggio". Questo comportamento da rappresentante è tipico. Comunque ci siamo fatti spiegare tutto. Poi ci siamo alzati e siamo andati a parlare con altre agenzie dietro la plaza de armas. Una in particolare ci è piaciuta per la chiarezza e il non Volerci rifilare nulla. Rispondevano alle domande controllando prezzi su internet, quindi seria. Abbiamo deciso di andare da lei domattina. La Plaza principale (plaza de armas ovviamente) è molto bella, con una chiesa magnifica. Intorno al centro si vedono tante lucine che si espandono in altezza, sembrano stelle. E sono le luci delle case di periferia. Suggestivo. In lontananza si vede la classica croce gigante di tutte le città peruviane. Questa peró sembra il Cristo redentore perché ha le sembianze di Gesù con le braccia aperte. Il turismo è sconfinato. Infatti, architettura a parte, non sembra una città peruviana. Molto moderna e volta al turista. Fili lo sta soffrendo molto, io meno. È talmente bella che immagino di vederla senza persone. Siamo andati a cena in un ristorante in una stradina dietro la piazza, con menù fisso a 10 soles (3 volte meno dei ristoranti intorno). Ovviamente tutto pieno tranne due posti. Trasmettevano la partita di qualificazioni ai mondiali Argentina-Perù. Abbiamo preso il menù. Io crema di asparagi e spaghetti al pomodoro e fili il menù di zuppa di pollo e spaghetti, ma al burro. Lentissimi e pure distratti. Alla fine, dopo avermi portato da mezz'ora gli spaghetti, vanno da fil e gli fanno: desculpe, no teniamo spaghetti. Io e fili ci siamo guardati cercando una candid-camera. Fil non sapeva cosa rispondere. Era tardi, eravamo stanchi. E qua la scena più bella. Filippo, che ancora non aveva detto nulla, si gira verso di me e mi fa: "ma perché si sta toccando il pisello?". Io fisso filippo spiazzata, mi giro verso il cameriere e effettivamente stava toccandosi il pacco come fanno i bambini quando gli scappa la pipì. Una scena truce. Allora non sapendo se ridere, piangere, boh, fil spezza l'atmosfera chiedendo il conto. Hanno messo a metà prezzo il menù di fili. Siamo andati due ristoranti dopo. Un posto domestico e intimo con forno a legna. Fil ha preso i soliti spaghetti. A un tratto si è sentito un urlo di esulto e tutti a urlare. Abbiamo capito che il Perù aveva fatto goal. Siamo usciti dopo cena per tornare in hotel e tutti erano incollati alla tv con birre, amici, bandoni a metà. Il ragazzino dell'hotel era a vedere la partita e non ci sentiva bussare. Quando ci ha augurato la buona notte fa:"vedrete la partita ora?", e io "Claro!" e lui tutto felice ha detto che era canale 9.
12
settembre 2012 CUZCO
Questa giornata la chiamerò: programmazione. Infatti abbiamo dovuto programmare Tutto. Machu picchu, le giornate nella valle sacra, i giorni finali del nostro viaggio, come fare ad ottenere sconti etc. Ci siamo svegliati presto e Siamo andati subito alla PerùRail, che è l'ufficio del treno che va a Machu picchu. Ed è in Plaza de armas, accanto alla cattedrale. Ci hanno detto che gli studenti hanno lo sconto del 50% su machu picchu ma con la isic card. E io l'ho, ovviamente, lasciata in Italia. Sicché siamo andati nell'ufficio dove fanno le carte dello studente (sempre in piazza de armas, basta chiedere lo sanno tutti) e c'era bisogno dell'attestato di studenti o del libretto universitario, copia del documento di identità e fototessera. Io avevo solo la copia del documento ma la tengo per sicurezza sempre con me. In tutto ció avevamo Pochissimi minuti perché il treno si stava riempiendo e anche l'accesso a machu picchu. Così ci siamo divisi: fil è tornato in camera a prendere le sue cose e io, che dovevo fare tutto, sono andata alla ricerca di un internet con stampante. Ho girato 4 internet point che erano o chiusi o non avevano stampante. Alla fine ne ho trovato uno in un seminterrato. Ho stampato i miei dati di studentessa e anche quelli di Filippo (che si è laureato a luglio, ma ci abbiamo provato lo stesso) e, sentendo Fil via Skype, ci siamo dati appuntamento davanti all'ufficio isic card. Nel frattempo sono andata a farmi una fototessera. Sono finita in un negozietto in Avenue del Sol dove, per entrare, dovevi metterti di profilo e farti spazio tra una gelatiera e lo stipite della porta. Dentro una ragazzina svogliata stava fabbricando un santo, un Gesù insanguinato, tipico dell'America latina. Le ho chiesto dove potessi fare una fototessera e lei mi ha detto di salire di sopra. Ho percorso le anguste e scricchiolanti scale di legno e sono salita di sopra, su un soppalco minuscolo e pericolante. Ai lati due tende bianche. Le ho aperte pensando che ci fosse la macchinetta e in una c'era un letto pieno di roba e nell'altra c'era un water e un microscopico lavandino. Ho chiesto alla ragazza dove Dovessi andare e lei, visibilmente scocciata, è salita con una macchinetta compatta e mi ha detto di sedermi con la tenda bianca alle spalle. Si, quella con dietro il cesso. E mi ha fatto tre foto la sua macchina da barzelletta. Sono scesa e mi da appuntamento là dopo 30', senza nemmeno guardarmi. Mi ritrovo con fili alla isic card dove abbiamo presentato le fotocopie degli attestati all'ufficio e una delle due, la capa rompiballe, ha chiesto di farle vedere il sito da cui lo avevamo preso. Così siamo dovuti entrare sui siti della università e mostrare tutto a loro, di un'antipatia unica. Ma ci sono cascate, con Filippo intendo. Siamo andati a fotocopiare i documenti e io a ritirare le foto e abbiamo fatto le isic card. Anzi, io l'ho fatta. Perché all'ultimo secondo fil non trovava la fototessera e la situazione stressante ha portato a dire "ma chissenefrega non posso mica rompermi le scatole in questo modo, oltretutto manco sono studente!". Ovviamente ha trovato le fototessera un'ora dopo nel portafoglio. Siamo tornati al PerùRail riservando il biglietto di andata per il 13/09 e ritorno il 14/09 da Ollantaytambo a Aguas Calientes (poi scriverò una nota specifica su machu picchu e limitrofi, perché era una cosa che cercavo di capire prima di partire ma che mi era poco chiara e penso che una spiegazione semplice e chiara potrebbe aiutare chi voglia recarsi in questi posti). Comunque costa tanto il treno (circa 120$ americani andata e ritorno), ma è necessario. Dopodiché, armati della mia isic card, siamo andati al ministero della cultura (in Avenue de la cultura) dove abbiamo acquistato i biglietti per machu picchu sito archeologico + montagna di machu picchu. Prezzo per gli studenti: 70 soles, per i non studenti il doppio. Ci siamo rifatti a piedi la strada per il centro e siamo andati a sentire i prezzi dei voli per l'amazzonia scoprendo con piacere che molti motori di ricerca italiani non tengono le Low cost peruviane e quindi i prezzi in agenzia erano più bassi. Abbiamo pranzato in un posto incantevole, piccolino ma accogliente, dove la signora cucinava tutto in maniera sana e casereccia. Io ad esempio ho preso una hamburgesa e lei ha preso il macinato e la cipolla e ha fatto lei l'hamburger (la qualità del cibo non esiste in Perù, la ricercatezza della materia prima, la cura nel cucinare etc). Anche le patatine fritte le ha tagliate lei e le ha appena fritte nell'olio. Ovviamente molto più buone. Lei serviva e cucinava, sembrava di essere a casa sua. Nel pomeriggio siamo saliti lungo le stradine che si arrampicano su Cusco, e un po' mi ricordava Montmartre a Parigi. Abbiamo atteso il tramonto e siamo riscesi, batticuore a mille. Siamo tornati in agenzia e abbiamo riservato il bus Cusco-Lima per il 16-09... 20 ore!!!! Dalle 14 alle 10 del 17-09.Un incubo. Ma abbiamo preso la cruzdelsur vip, con le poltrone che si stendono come un letto e cena e colazione a bordo. Volevamo anche prendere il volo per Iquitos ma abbiamo avuto la malsana idea di controllare le compagnie su internet (LAN Perù e peruvians Airlines) e abbiamo trovato roba raccapricciante. La LAN ha veivoli nuovi ma ha alle spalle diversi voli caduti mentre l'altra ha zero incidenti ma aerei molto vecchiotti. Sicché siamo entrati in paranoia pesante e siamo usciti. Poco dopo abbiamo trovato l'ufficio della Peruvians e, scena meravigliosa, Filippo é entrato e gli ha chiesto se la loro compagnia sia sicura! Geniale. Abbiamo fatto uguale con la LAN. Ma i dubbi erano i soliti. Abbiamo deciso di prendere la decisione domattina, la notte porta consiglio. Abbiamo cenato a "il panino" subito sotto il nostro hotel. Il posto è davvero notevole. A vederlo sembra un pub, dentro è molto intimo. Fanno le fettuccine fatte in casa, hanno il forno a legna e sono davvero attenti al cliente. Il padrone è spagnolo e si accerta personalmente che il cibo sia buono. Ottima serata. Al ritorno il nostro, ormai amico, ragazzo di notte dell'hotel, ci ha deliziato con una simpatica chiacchierata sull'architettura, gli UFO e discovery Chanel. Ci ha anche detto che se Vogliamo vedere Cusco quando smonta da lavoro domattina può farci fare un giro in amicizia. Bravo ragazzo questo Juan Diego. Siamo contenti di incontrare queste persone.
13
settembre 2012 CUSCO - OLLANTAYTAMBO - AGUAS CALIENTES
Stamattina abbiamo lasciato gli zaini grandi nel nostro hotel "Cusco royale suite" perché sul treno non sono ammessi e abbiamo tenuto solo i nostri zainetti, con un piccolo cambio. Juan Diego ci ha dato appuntamento alle 10 davanti alla cattedrale di Plaza de armas per fare insieme un giro della città. Siamo andati a fare colazione in un posto super figo con buffet americano. Abbiamo deciso circa il volo per l'amazzonia. Così siamo andati a comprare il volo della LAN Perù per Iquitos. Infatti gli aerei interni del Sudamerica sono famosi per non essere propriamente dei gioiellini.. E l'altra compagnia ha aerei degli anni 70... Questa compagnia almeno ha aerei nuovi.. Poi Vabbé, purtroppo in queste cose si possono fare pochi calcoli, ma la differenza economica valeva la tranquillità psicologica. Quindi il 18 andremo a Iquitos, in Amazzonia! Chi mi conosce sa quanto io ami la giungla. C'é chi ama le arrampicate, i trekking, il mare, io la giungla... Preso il biglietto ci siamo trovati con Juan Diego alla cattedrale. Si è presentato con un Giubbino termico della North Face e colgo l'occasione per dire che tutti i negozi di souvenir in Perù (specialmente qua a Cusco) hanno la north face. Secondo Filippo sono copie. Anche perché la north face ha due punti vendita ufficiali a Cusco. Comunque tutti gli autoctoni vestono questa marca. Juan Diego è appassionato di storia. Vorrebbe andare in Spagna e in Italia, e vede sempre film italiani. Ci ha spiegato la storia di Cusco a braccio, con passione, per come la vede un cusqueno, ed è stato bello proprio per questo. Ci ha portato nei viottoli dove sono rimasti intatti i muri incaici. Quasi perfetti e molto belli alla vista. In un punto c'erano i classici mattoni incas, precisi e prefetti, e accanto un muro diverso, di altro colore, con pietre piccole messe a caso. Io ho fatto: "questo è inca?" e un peruviano che passava ridendo ha fatto "si, inca-pace!" riferendosi al fatto che i conquistadores spagnoli avevano portato uno stile molto più rozzo e brutto della bravura degli incas. Tutti guardavano juan Diego con curiosità. Quando si fermava a parlarci qualche vecchietto peruviano si metteva accanto a noi e ascoltava annuendo e, a volte, precisando qualcosa. Juan Diego ci ha anche mostrato il 'miglior ristorante italiano di Cusco' di nome Cicciolina. La cosa ha creato ilarità generale e gli abbiamo spiegato chi fosse la suddetta Cicciolina... Siamo andati a vedere la pietra dai 12 angoli, una delle tante stranezze incas. Infatti questa pietra enorme, posta insieme ad altre a formare un muro, ha 12 angoli. Tutti i turisti la circondano e vi si fanno foto abbarbicati o indicandola. Tristezza. C'è anche uno vestito da inca che si fa pagare per una foto con turista e pietra. Super-tristezza. Abbiamo visto anche il puma. Ovvero in un altro muro, subito dietro a quello della pietra, C'é chi ci vede un puma. Direi più che stiracchiata questa teoria. Infatti nei sassi si può vedere tutto, come nelle nuvole. Un vecchietto senza più parola ti prova a vendere le cartoline dove il puma è evidenziato. Siamo andati a piedi al quartiere di San blas, chiamato anche la Montmartre di Cusco perché è piena di artisti e artigiani. La chiesetta dice essere molto bella all'interno, con un pulpito celebre. Ma vedremo tutto per bene quando torneremo da Machu Picchu. Juan Diego ci ha spiegato che il week end c'è un bel mercato nella piazza principale di San blas. Siamo scesi a piedi di qualche quadra, passando anche dallo spoglio mercato del quartiere, e abbiamo preso un taxi che per 4 soles ci ha portati alla calle Puputi, dove partono o i bus pubblici o macchine o minibus privati per Ollantaytambo. La menata del bus è che fa mille fermate per raccattare gente e bisogna cambiare a Urubamba. Per 12 soles abbiamo preso una macchina. 1 ora e mezza per 4 passeggeri + autista. In macchina c'erano già due. Davanti una ragazza, dietro uno. Erano insieme. Io sono andata dietro, al posto centrale. Appena Filippo ha chiuso la portiera ho sentito un tanfo di lezzo indescrivibile. Mi è venuto subito l'urto di vomito e mi Sono girata verso l'abominevole essere accanto a me che aveva unghie lunghissime e nere. Puzzava come un ossesso di spazzatura. Allora ho detto: "Filippo ti prego scendiamo subito! scendiamo subito! Siamo sempre in tempo!" e lui, evidentemente non aveva ancora annusato l'aria, ha detto "macché! Tra poco tanto arriviamo, stringiamo i denti!". Ecco io l'ho odiato per tutto il viaggio e oltre. Con questo essere che quando apriva bocca o muoveva un braccio mi faceva rivoltare lo stomaco. E io che volevo vomitare ma non sapevo come fare. L'autista guidava come un pazzo in queste discese tra burroni a picco sul nulla. Ogni tanto abbassavamo tutto il finestrino per cambiare aria, anche se fuori si gelava. Io ero diventata color cencio. È stato il viaggio più brutto della mia vita. Appena provavo a chiudere gli occhi l'essere si metteva a provarci come un matto con quella davanti che alla fine aveva anche smesso di rispondergli. Ma poi tutti schiacciati, io avevo la sua spalla sulla mia e mi stava contaminando. Un incubo, un incubo, un incubo. Appena ho visto il cartello di Ollantaytambo ho trattenuto il fiato fino alla piazzetta centrale. L'autista ha chiesto: "in piazza o alla stazione?" e io, senza neanche farlo finire, ho detto: "qua!qua! Va benissimo!!". Purtroppo Filippo mi bloccava nella fuga perché doveva pagare. La cretinetta davanti, in uno spagnolo velocissimo e biascicato, mi ha chiesto un po' alterata di andare alla stazione tutti insieme così non si perdeva tempo perché loro stavano perdendo il treno. E il puzzone stava iniziando anche lui a girarsi verso di me per parlare, al che sono schizzata fuori spingendo Filippo, con tanto di mille parolacce in italiano che spero tanto abbiano capito. Ero già pronta a dirgli di lavarsi, qualora avessero insistito o fosse stato necessario. Mi ci è voluto un bel po' per riprendermi. Mi sono stesa su una panchina, poi in una locanda, ho preso un the, mi sono dovuta sciacquare tutta per togliere il fastidio, ho pranzato. Poi sono stata meglio. Dopodiché, in 5 minuti, siamo arrivati a piedi alle rovine di Ollantaytambo. Bellissime. Queste scalinate imponenti scavate nella montagna. Era una roccaforte inca, ma anche luogo di culto. Ci vuole un'ora per visitarlo, lo faremo con la valle sacra nei prossimi giorni. Sotto il sito C'é un mercato e vende gli arazzi e tappeti Piu belli di tutto il Perù, a parer mio. Ma appena mi sono avvicinata ho scatenato le ire di Filippo. Così ci siamo incamminati per 10' verso la stazione dei treni. Era pieno di giapponesi. Le insegne in giapponese e i diversi peruviani-guide parlanti giapponese mi dovevano far pensare...io provo molta simpatia per questo popolo. E questo mi permette di sopportare quando so riversano dome cavallette nei posti,nei siti archeologici, nelle chiese, facendo foto a casaccio. Prima o poi devo Vedere il filmino di un giapponese per capire che cavolo filmano. Una giapponese si è piegata per allacciarsi una stringa e aveva i calzini di Louis Vuitton. Solo i giapponesi... È arrivato il treno delle 15:30. Noi eravamo nella carrozza C (ci sono a,b,c). Il treno è favoloso. Bianco, spazioso, personale pieno di attenzioni, Finestre enormi e finestre perfino sul soffitto! Costa tanto ma è da fare. Attenzione, Voglio essere chiara: il paesaggio è incantevole. Uno dei più belli mai visti. Ma mettono le canzoncine da avventura mentre fai foro ovunque. Un mix tra Jurassic Park e Gardaland. Nonostante questo, essendone consapevoli, è bello. Bello nel senso estetico del termine. Si passa attraverso queste valli bellissime, con montagne verdi altissime, fiumi e foresta pluviale ovunque. Licheni si mescolano con banani e liane. Veramente meraviglioso. Un misto tra montagna e giungla. Tutti in piedi a fare foto, pessima scena. Mi sono accorta solo allora che sul pullman c'erano due ragazzi incontrati nel Nostro ostello rock a Cartagena in Colombia... Ci siamo ritrovati nello stesso treno, lo stesso giorno e in Perù! Pazzesco. Siamo arrivati a Aguas Calientes dopo 1:30 h e dopo uno spuntino e vari tentativi di vendita di cappellini da parte del personale. Usciti dal cancello si entra in un mercatino. Per uscire da quella zona devi attraversarlo tutto. E questo fa capire un po' l'andazzo di un posto che vede, ogni giorno, 3000 turisti. Una donnetta sulla quarantina ci ha provato subito a vendere un hotel. Normalmente diciamo sempre di no. Ma Filippo ha un certo fiuto per gli affari e ha deciso di seguirla. Anche perché avevamo solo gli zainetti leggeri e perché Aguas Calientes è minuscola. La cittadina è completamente finta. Fatta di legno. Un misto tra far west e giungla. È sotto queste montagne zeppe di foresta nebulare, con nuvole bassissime. Sono immense e sono incantevoli. La natura è stata benigna con Aguas Calientes. Il resto è tutto turistico ma... Ha il suo perché. Ci sono posti per turisti che stonano e posti che sono "chicche" e Aguas è la seconda. L'hotel della tizia (Yacumama) era subito dietro la piazza principale. 50 soles una stanza con bagno e acqua calda, stanze molto belle, ben pulite e pure riscaldato. Bravo fili! Abbiamo cenato davanti all'hotel dove ci avevano promesso sconti folli. Lo sconto ce l'hanno fatto, ma un'acqua 6 soles e altra tassa di 6 soles che, sembra, ci sia in tutta Aguas Calientes. Siamo andati poi da un'altra parte a bere qualcosa, nella stradina turistica che sale dalla piazza principale in alto, piena di hotel di lusso o non. Anche qua tassa. Sono le 21:20 ed è già tardi perché stanotte alle 4:30 dobbiamo essere in fila per salire sul primo pullman (5:30) per vedere l'alba su Machu Picchu.
14
settembre 2012 MACHU PICCHU - AGUAS CALIENTES - OLLANTAYTAMBO - CUZCO
Non ci sono parole per descrivere quello che ho visto oggi. Certo, non nego il turismo di massa, i tornelli all'ingresso e la calca. E l'idea che anche il meno viaggiatore dell'universo abbia visto questo posto potrebbe farla prender male. Ma quando ci sei dentro ti rendi conto perche' questa sia una delle sette meraviglie del mondo moderno. E vale la pena tutto: la sveglia alle 3 del mattino per prendere il primo pullman per Machu Picchu, il saliscendi per arrivarci, il sopportare gli altri 4000 visitatori. Quando lo vedi in cartolina puoi pensare che sia bello, ma quando ci sei dentro.. sei tra le nuvole, circondato da montagne immense, nebulari, dai colori inimmaginabili. E davanti a te hai una citta' perduta. Una citta' che nessuno riusciva a trovare. Una citta' segreta, custodita gelosamente dai suoi abitanti, nata per studiare le stelle. I colori, i rumori, le sensazioni, sono impareggiabili. E te ne accorgi gia' dalla strada che percorri prima dell'alba, per salire su. Sei un essere minuscolo tra la natura immensa. Non vedi le cime delle montagne dal finestrino del pullman. Capisci a malapena cio' che hai attorno. Ti rendi conto che sei un Niente nel Tutto. Siamo arrivati a Machu Picchu alle 5:45 di mattina, eravamo tra i primi venti della coda. Abbiamo avuto la fortuna di vederla pressoche' in solitudine. Con il sole ancora basso, addormentato. E le montagne viola. E inizi a farti mille domande. Ad esempio come abbiano fatto a costruire una citta' quassu'. La prima mezzora non puoi far altro che guardare... qualche domanda, poche risposte, piacere per gli occhi. Poi ci siamo fatti guidare dall'istinto e dale sensazioni, scendendo nella cittadella da soli. Gli altri erano ancora in alto, a fare foto della veduta. Noi eravamo nella cittadella vagando senza motivo, senza un pàrticolare filo conduttore. E ci siamo ritrovati tra pozzi, lama e mura incas. Intorno a noi questo spettacolo mozzafiato. Infine abbiamo preso una guida. Ci siamo uniti a un gruppo di spagnoli e ce la siamo cavata per 15 soles a testa (solitamente costa 120 soles). Conoscendo la storia Machu Picchu e' ancora piu' incredibile. Vorrei fare una piccola digressione per spiegare cosa sia questa Machu Picchu, perche' non tutti magari sanno la storia. M.P. e' una cittadella incas posizionata sulla cima di alcune montagne, costruita in modo tale da non poter essere vista dal basso. Per gli incas era una citta' molto importante, con probabilita' e' stata costruita per studiare il mondo celeste. Infatti non esistono cimiteri a M.P. perche' nessuno ci moriva. Infatti le persone non ci abitavano stabilmente. Venivano solo per lavorare e per dare il loro contributo ma poi dovevano andarsene. Questo ha portato a conoscenze incredibili. Gli unici corpi rinvenuti sono mummie uccise per sacrificio. In tutto il mondo antico si sacrificavano persone e animali. Quando la natura si "arrabbiava" gli incas sacrificavano persone, che erano considerate un dono preziose. In tutte le altre citta' venivano sgozzate. Mentre a M.P. venivano drogate affinche' morissero senza dolore. La citta' era divisa in tre parti: la prima parte fatta a gradoni era per l'agricoltura, la seconda piu' alta era per il re e la classe alta, la parte bassa invece per il popolo. E' impressionante quando si e' nella parte alta vedere come un solo fischio si propaghi per tutta la citta'. Infatti, grazie a questa acustica, il re comunicava col popolo. Nella parte alta ci sono i tempi piu' importanti e sono anche le uniche strutture fatte di pietre perfettamente combaciate, tipiche dell'architettura di Cusco. Infatti Cusco, in quanto capitale incas, era adorna e perfetta, ma M.P. non aveva bisogno di perfezione. Solo i templi lo erano. A proposito di templi ci sono alcune cose incredibili a M.P. Infatti la citta' e' stata creata in posizione perfetta per ammirare gli astri. In un punto c'e' una pietra che, con l'equinozio, proietta l'ombra della cruz andina, il simbolo degli incas. Anche alcune finestre dei templi hanno particolari giochi di luci durante gli equinozi. Nella citta' del popolo ci sono pozzi che venivano riempiti d'acqua e di notte ci si radunava a veder le stelle. La citta' di M.P. e' fatta a forma di condor. Nella trilogia incas il condor e' il mondo elevato (la saggezza), il puma e' il mondo di adesso (la forza) e il serpente e' il mondo profondo (la naturalezza). Cusco e' a forma di puma, perche' era la citta' del potere e della forza. M.P. a forma di condor perche' era la citta' della conoscenza e della saggezza. Se si guarda M.P. si puo' vedere il profilo di un Inca che guarda il cielo. Il re veniva, portato in trono, fino a M.P. per vedere il livello della conoscenza. Per gli abitanti di M.P. il massimo rapporto con le divinita' era salendo su un'alta montagna, ecco perche' nelle due montagne intorno e' pieno di reperti incas. Purtroppo la citta' e' stata abbandonata ancora incompleta. Infatti era abitata da soli 90 anni e c'e' una zona, detta Il Cantiere, ancora piena di rocce pronte per la lavorazione. Alcune pietre stavano venendo trasportate quando gli incas furono chiamati a proteggere la propria civilta', nella battaglia finale contro gli spagnoli. Proprio per la grande importanza di M.P. fu costruita una strada per raggiungerla (Inca Trail) ma iniziava dalla giungla, non da una citta', per non essere trovata. Infatti la citta' fu scoperta nel 1911 da alcuni esploratori ignari. Era diventata leggenda, proprio perche' introvabile. Quando queste persone vi arrivarono la citta' era inghiottita dalla giungla e ci abitavano due persone, di cui un bambino. Chi fosse e cosa facesse non si sa, venne espulso dal governo peruviano per sistemare il sito archeologico. Oggigiorno ci entrano 4000 visitatori massimo al giorno che stanno rovinando la struttura camminando su terreni fragili e sedendosi sulle pietre di quarzo utilizzate per fabbricare la citta'. A fine visita abbiamo provato a scalare il Cerro Machu Picchu, la montagna alle spalle, ma il caldo incipiente e la grande stanchezza ci hanno bloccato. Tornata ad Aguas Calientes ho scoperto di aver perso il cellulare a Machu Picchu.. che avevo chiso con una zip protetto in tasca. Sicche' pomeriggio passato a fare """"denunce"""" alla polizia che sembrava un film di Toto' piu' che la realta'. Alla fine, capendo che nessuna speranza potesse restare, abbiamo bloccato la carta e addio telefono. Come dice Filippo: un domani diranno che gli incas avevano l'Iphone! E' venuto un acquazzone micidiale che ci ha costretti al rifugio della PeruRail. Il treno e' arrivato preciso e ci siamo fatti il bellissimo percorso del giorno prima al buio. Arrivati dopo un'ora e mezza a Ollantaytambo abbiamo preso un minibus collettivo per 10 soles che ci ha portati in quasi 2 ore a Cusco. La sera, dopo aver riconfermato il nostro hotel Cusco Royal per 90 soles, siamo andati a mangiare la pasta fatta in casa in un posto fantastico sotto l'hotel. Poi io non ricordo piu' niente perche' sono svenuta dal sonno.
15
Settembre 2012 CUZCO
Oggi
ci siamo dedicati alla visita della citta'. Abbiamo iniziato facendo colazione
per terra davanti al Quorikancha. Poi abbiamo visitato la Iglesia de San
Francisco e siamo andati al Mercato de San Pedro. Un mercato spettacolare dove
si vende dagli amuleti alla frutta, dalle scope ai detersivi. Ma la cosa piu'
assurda sono le macellerie... teste di mucca e di lama, vesciche, testicoli,
budella, tutto appeso senza scrupoli. Dopo aver guardato il mercato e aver
bevuto un succo di frutta buonissimo siamo andati alla Iglesia di Santo Domingo
e al Quorikancha, dove abbiamo visitato rovine inca mescolate con strutture
spagnole. Bello ma le guide chiedevano un sacco di soldi, molto antipatiche,
scontrose. Abbiamo fatto senza e ci abbiamo quasi discusso. La iglesia di santo
domingo e' stranissima, dentro ci sono Cristi insanguinati, dipinti di bambini
di Cuzco e musica rock. Siamo anche andati al quartiere di San Blas dove si
stavano sposando due contadini, poi e' venuto un acquazzone incredibile e siamo
scappati via. La sera siamo andati a mangiare allo stesso ristorante del giorno
prima, ma variando il menu'. Domani ci aspettano 20 ore di bus per Lima...
aiuto.
16
Settembre 2012 CUZCO - BUS
Stamani ci siamo svegliati col tepore del termosifone, io avevo fatto sogni molto contorti che mi hanno lasciata pensierosa tutton il giorno. E poi mi manca l'iPhone... Abbiamo fatto gli zaini e siamo andati a fare colazione sotto l'hotel, in una bettolina trovata per caso. La proprietaria, una vecchina inteccherita dura come le pine, ha voluto che le ripetessimo per 8 volte cio' che volevamo da mangiare, e cioe' una colazione americana e una continentale. Al conto ci ha anche fatto un immotivato e sostanzioso sconto (5 soles a testa). Abbiamo liberato la stanza e abbiamo lasciato gli zaini nel magazzino. Nel frattempo abbiamo sentito tonfi e urla, nella via del nostro hotel (che e' proprio dietro Plaza de Armas) c'erano centinaia di persone vestite da incas che cantavano in quechua ed emettevano grugniti ed esulti alla "300 Spartans". La signorina dell'hotel ci ha spiegato che si trattava di una festa incaica. I ragazzi di tutti i collegi di Cuzco eseguono il rito di iniziazione a Sacsayhuaman. Allorche', dato che avevamo gia' deciso in mattinata di visitare il sito inca, ci siamo sbrigati, siamo scesi in Plaza de Armas per prendere un taxi e abbiamo trovato una parata miliatre con tanto di inno peruviano. Abbiamo preso un taxi in una viuzza posteriore che per 8 soles ci ha portati a Sacsayhuaman. Era pieno di peruviani che salivano verso il sito inca. Noi ci siamo mescolati tra loro. I peruviani non pagavano, i turisti si'. E anche molto salato. Infatti per entrare a Sacsayhuaman e' obbligatorio un "Bolletto Turistico" che, citava il cartellone davanti alla biglietteria, puo' essere di due tipi: Intero o Ridotto. L'intero costava 110 soles per persona e durava 10 giorni solari. Potevi vedere S. e altri 3 siti nelle vicinanze. Il ridotto 70 soles e potevi vedere i 4 siti in un giorno solare. E il ridotto a me (che sono studentessa) veniva a costare solo 40 soles. Ma la simpatica signorina della biglietteria ha detto che il totale per entrambi era di 140 soles per 1 giorno solare, perche' il ridotto a 40 era solo in promozione per i peruviani. La cosa irritante e' che, oltre a prenderci per i fondelli, ci parlava scandendo le parole con un mezzo sorriso, come se fossimo stati scemi, come se il problema fosse il non capire lo spagnolo, quando noi lo capiamo perfettamente. Filippo allora ha chiesto se potevamo vedere solo S. e lei, tutta scocciata, ha detto di si ma che costava (io ho capito 110 sols, fil ha capito 10 soles). E ci ha mandati al casottino di blocco poco piu' avanti, dove il controllore guardava il bolletto turistico. Siamo arrivati noi (con una fila dietro di 40 persone) e Fil fa "si puo' fare un biglietto solo per qua?"· E lui, tutto di fretta risponde: "no, no, no" e Fil fa "ma come! La signora ci ha detto di si!". Allora lui, guardando la fila dietro, fa "Vabbe', passate, chiedete a quelli la'", indicando della gente addetta ai lavori 10 metri piu' avanti. Io ho guardato Fili e ci siamo intesi. Ovviamente abbiamo tirato dritto e siamo entrati a S. gratis. Il posto e' avvolgente. Due collinette sono costellate alla base da massi immensi, anche di oltre 20 metri l'uno, tanto che si associa S. alle piramidi e a concetti come il paranormale. Le due colline erano gremite di rgazzini vestiti da incas, anche giu', nella piana. Musiche di tamburi e il re inca, un signore alto in costume, urlava in quechua le disposizioni per il popolo. Era un mix tra una recita di fine anno (i genitori a volte incoraggiavano i figli dalle sbarre) e una rappresentazione veritiera incaica. Affascinante. La cosa bella e' che non era una messa in scena per turisti, ma per la gente del posto. La tizia dell'hotel ci aveva spiegato che ogni anno muore qualche ragazzino, che la rappresentazione e' molto pericolosa perche' devono camminare su una corda sopra il fuoco e altre cose del genere. Dopo mezz'ora siamo venuti via. Siamo tornati con un taxi (4 soles) al Mercato di San Pedro, dove la nostra "succara di fiducia" ci ha preparato un mega succo di frutta fatto con mango, ananas, banana e carota. E io, che non amo la frutta, ne ho bevute 2 caraffe. Siamo tornati a piedi nella nostra via dove mi son fermata 5' in un internetpoint e poi abbiamo chiamato il taxi per il Terminal della Cruz del Sur. La ragazza dell'hotel aveva probabilmente sottovalutato il tempo per arrivare e infatti, arrivato il taxi, abbiamo fatto le corse. Bus di 20 ore per Lima... in cosa per entrare sul pullman ho conosciuto una coppia di cileni che sosteneva di aver sofferto il piu' forte mal d'altura della storia. Noi avevamo i posti 14 e 15, ovvero i primi due del secondo piano, dove davanti hai vetrata e piu' spazio. I miei preferiti... le prime 4 ore di bus sono state deleterie. Curve infinite e abbiamo raggiunto i 4000 mt. Abbiamo fatto una sosta di 10 minuti in una cittadina. Risaliti dopo 5 minuti ci hanno servito cena e tra il puxzzo del cibo riscaldato e le curve ho dovuto prendere un Plasil (ricordo che io soffro la macchina) . Sicche' ho saltato a malincuore la tombola messa in scena dalla cruz del sur e ho dormito. Mi sono svegliata tante volte. Non avevo telefono, non potevo accendere una luce, non potevo parlare ne' scrivere. Mi avevano persino chiuso la tendina davanti.L'ho un po' scansata e ho visto che iniziava il deserto. Passare in mezzo alle linee di Nazca di notte mi ha messo un po' induietudine. Alle 4 ci siamo fermati 5 minuti a Nazca e alle 6 a Ica.
17
Settembre 2012 LIMA
Le
ore di bus sono magicamente diventate 21. Mi hanno svegliato le grida di un
bambino. Io amo i bambini, ma questo viaggio sta mettendo a dura prova la mia
pazienza. Accanto o dietro di me, dal bus all'aereo, c'e' sempre un bambino
indemoniato. E le mamme li lasciano gridare senza muovere un dito. Anzi, magari
dormono. Siamo arrivati nella grigissima Lima quasi alle 11. Ci siamo fatti
portare all'Inkawasi Hotel a Miraflores, dove avevamo alloggiato l'ultima volta.
Una stanza per 100 soles e il padrone ci ha dato la solita della volta prima,
con mega finestra e bagno moderno. Dopo le 21 ore di bus io stavo svarionando, e
abbiamo mangiato in un'hamburgeria dietro l'hotel. E sono rinata. Poi siamo
andati a piedi per 10 quadre fino al Huaca Pucllana, un monumento preincaico
(del 400 d.C.) che fungeva prima da cerimoniale e poi da cimitero. Dopodiche'
siamo tornati nel centro di Miraflores e, davvero distrutti per l'esperienza
bus, ci siamo infilati in una cioccolateria e abbiamo assaggiato i churros con
la cioccolata calda, che io avevo mangiato a Madrid. Ma questi facevano
schifo... Siamo tornati in hotel a riposarci un po' e alle 19 siamo amdati a
cena. Sulla LP abbiamo trovato l'indirizzo di un baracchino sulla strada che
vendeva cibo ad asporto, di una certa Zia qualcosa.. Abbiamo fatto 6 quadre a
piedi per trovarlo, ma era chiuso. Cosi' siamo andati in 15-20 minuti a piedi
nella plaza centrale di Miraflores dove abbiamo mangiato in uno dei ristorantini
turistici. Faceva freschino, infatti sono tonata in hotel e ho fatto una doccia
a cinquanta gradi.
18
Settembre 2012 LIMA - IQUITOS
Alle 4 di notte mi son svegliata tutta convinta che fosse mattina. Mi stavo per infilare i pantaloni quando Fili mi fa: "Fede sono le 4...", allora mi son rimessa a letto. Alle 6:30 sveglia ufficiale per preparare gli zaini. Ho fatto una busta da mettere in fondo allo zaino con dentro lana e pail. Siamo scesi a fare colazione alla tavola rotonda comune dell'hotel. Abbiamo incontrato nuovamente il fotografo che vive la'. Stamani c'erano anche una mamma con una bambina (bellissima) e due signori ambientalisti boliviani. Alle 7:30 abbiamo chiamato il taxi che ci ha portati in un'oretta all'aeroporto di Lima. Aspettando di entrare nella sala partenze ho visto la seguente scena: bambino di eta' 5 anni circa era con i nonni e la mamma all'aeroporto. La mamma si e' imbarcata. Il bambino, che restava con i nonni, ha avuto una crisi convulsiva con grida terribili, chiamando la mamma a squarciagola. Era evidente che pensasse di esser stato abbandonato. I nonni, due ignorantoni, lo trascinavano e gli tiravano sculaccioni, vergognandosi di lui. Nessuno che si preoccupasse di tranquillizzarlo, di parlarci, di dargli supporto. Stavo per andare io, ma non so lo spagnolo al punto di poter tranquillizzare un bambino. Menomale l'ha fatto una santa donna. Si e' seduta per terra accanto a lui e lo ha calmato. E il bambino ha smesso di piangere. L'aereo e' partito on un sacco di ritardo, perche' "c'é tanto traffico a quest'ora all'aeroporto di lima". Questa cosa mi ha fatto ridere. Per non pensare al volo mi sono messa a creare un mega cruciverba. Cpomunque il volo e' stato piuttosto sereno, atterraggio a parte. Mentre sorvolavamo ho visto immense distese di giungla intervallate da enormi fiumi marroni. Amazzonia: il polmone del mondo. Prima di scendere ho detto a Filippo: secondo me non e' caldissimo. Le ultime parole famose. Appena ho varcato la porta dell'aereo un bollore appiccioso mi ha pervasa. Atroce, altro che Caraibi. Gli zaini sono arrivati subito. Siamo usciti e abbiamo preso il mototaxi (come un tuktuk asiatico) che per 8 soles ci ha portati in centro. L'aeroporto dista 25 minuti circa. La strada e' stata spassosa. Iquitos e' come un'isola tra due fiumi, calda e caotica. Mi ha ricordato la Cambogia e un po' il Borneo, ma con un sapore latino americano. Bello. Siqamo andati all'Hostel Florentino. 60 soles la stanza, contrattati. C'e' un corridoio arieggiato e una stanza che mi ricorda un po' il Fairlawn Hotel a Calcutta. Sia io che Fili abbiamo accusato un po' i 20 gradi di differenza. Io ho un po' di temperatura, ma e' talmente caldo che nemmeno lo sento. Siamo andati subito a sentire alcune agenzie consigliate dalla Lonely Planet che propongono escursioni con lodge nella giungla. La prima in cui siamo stati si chiama Otorango Lodge. Il lodge dista 100-150 km da Iquitos a destra (verso il Brasile per intendersi). L'agenzia e' superconsiglata dalla LP e la signora ci e' sembrata molto qualificata e affatto insistente. La classica persona che ti da una informazione senza invadere. Ci ha spiegato tutto per bene. In pratica ti danno una guida che sta con te per tutta la durata del viaggio nella giungla. Te decidi cosa fare e la guida te lo fa fare. Ovviamente ti danno un po' di proposte, ma sei te il fautore del tuo viaggio. Paghi una cifra che include trasferimento, pasti, lodge ed escursioni. Siamo usciti per pensarci un po' e siamo stati letteralmente aggrediti dai venditori, guide, procacciatori, di un'insistenza inaudita, che ci tocchicciavano, ci sfilavano la guida di mano, attaccavano bottone in ogni modo. Uno ci ha fatto vedere che era nella LP e ci ha trascinati nel suo ufficio a due numeri dall'Otorongo. Il posto, Amazon Adventure expeditions, era una stanza scarna con una piantin al miuro, un tavolino con sopra Lp, recensioni e altri fogli, e due poltroncine. Abbiamo parlato con un tipo prolisso ed entusiasta. E' una guida e ci ha spiegato tutti i vantaggi del suo lodge. Loro sono nella parte sinistra da Iquitos, a 200 km in basso, sperduti e lontani da tutto, nessun villaggio vicino. L'essere lontani da tutto era, per loro, il vantaggio. Il prezzo irrisorio: 500 soles contro i 500 dollari dell'Otorongo. Dov'e' la fregatura? Ci siamo ritirati per pensare nel bar davanti alla strada. Un posto trash e granguignolesco, pieno di feticci amazzonici. Dal piranha imbalsamato a maschere tribali appese ovunque. Assurdo ma unico. Abbiamo pranzato fugacemente. Nel frattempo spon entrati una trentina di volte i vari padroni dei tour operators, tranne quelli dell'Otorongo. Il tizio della Amazon Adevnture e' addirittura arrivato a abbassare il prezzo a 400 soles a testa per diversi giorni. La cosa ci ha un po' inquietato. Prezzi troppo bassi e troppa insistenza. Tutto ci faceva pendere verso l'Otorongo, che e' anche la miglior scelta degli autori Lonely Planet. Fil mi ha lasciata di guardia alla roba al ristorante e ha fatto una corsa all'Otorongo per chiedere piu' info. Quando e' uscito era piu' sicuro che mai. La donna gli ha spiegato che i pezzi piu' bassi dipendono da tasse non incluse che vengono pagate a parte e da servizi qualitativamente piu' bassi. Quando sono salita anche io, e le abbiamo chiesto se foss vero che la parte a destra del Rio fosse peggiore, lei e' scoppiata in una sincera e gustosa risata. Ha detto che loro sono freelance e ci provano sempre adire baggianate per accaparrarsi clienti. Ha garantito la qualita' del servizio e ci ha invitati ad andare su Tripadvisor per capire l'indice di gradevolezza. Abbiamo scelto di fidarci, pagando intanto per 3 gg/2 notti con la possibilita' di estendere il soggiorno (abbiamo il volo per Lima il 24 mattina). Alleggeriti dal peso della scelta abbiamo fatto un mini giro sul Boulevard principale e poi siamo tornati in camera. Verso le 18 siamo usciti per andare ad un internetpoint. Volevo scrivere il diario e qualche mail ma internet a Iquitos non va nemmeno a piangere. E ho desistito. Nonostante il buio e' pieno di gente. Tuktuk, motocicli, motorette, sembra l'Asia. In effetti questa citta' non e' affatto dissimile dalla Cambogia. ha anche il classico profuzzo (profumo e puzzo) dei paesi asiatici. Sul boulevard la sera si vende di tutto. Sprattutto del bell'artigianato e molti prodotti delle tribu' amazzoniche, come woodoo e sangue di vari animali. Abbiamo cenato in un ristorante in legno, arioso e immenso, al secondo piano. Dopocena siamo stati un po' fuori a respirare un leggero venticello afoso tra caos dei motorini, facendo cruciverba.
19
Settembre 2012 IQUITOS - OTORONGO LODGE (AMAZZONIA)
Un caldo insopportabile. Ho dovuto fare una doccia fredda di prima mattina per poter procedere. Abbiamo preparato gli zaini, siamo andati a un supermercato a comprare qualche piccola provvista per i prossimi giorni e siamo tornati all'Hospedaje Florentino ad aspettare la guida che sarebbe stata con noi "notte e giorno" per l'esperienza amazzonica. Avevamo appuntamento alle 9:00 nella hall, ma niente. 9:05 niente. 9:10 niente. Un po' preoccupati (dato che avevamo pagato con carta di credito in anticipo e dato che ci avevano sollecitato sulla puntualità) si fa per prendere il numero dell'Otorongo quando vedo la seguente scena: Motoretta rossa con sopra due personaggi sulla quarantacinquina. Moglie con pantalone corto e ciabattine e marito con occhiali a fondo di bottiglia, piazzola in testa, bello inquartato, con pantaloncini da giungla e scarponcini da trekking. Ciliegina sulla torta il borsone rosso di panno Nike. Oh no, ho pensato, non è che l'aitante guida che avevo immaginato stile Bear Grylls... è lui? Il cugino di campagna ingordito per le troppe empanadas? No puede ser, ho pensato. E invece questo zio di mezza età ha varcato la porta dell'Hospedaje gridando "Buongiorno!!" e tendendoci la mano "Yo soy Victor!"< Eccoci, abbiamo pensato nello stesso istante io e Fil, siamo del gatto. V biascicava una gomma da masticare sicuro come Indiana Jones. No domande, no risposte. Ha solo voluto sapere i nomi. Fil è stato ribattezzato Felipe, e io Fedrica, senza la e. Abbiamo preso un mototaxi per il porto. Nel percorso, dove stavo stretta come un'acciuga tra lui e Filippo, ci ha chiesto: Cosa volete vedere? e noi gli abbiamo detto due o tre cose. E lui: "Sì! Pensiamo positivo! Siete positivi? Il viaggio è nel cuore!". Io stavo per scoppiare a ridergli in faccia. Questo ragionier Filini peruviani dalla filosofia alla Oysho. Mitico. Siamo arrivati al porto e abbiamo aspettato che fosse pronta la nostra barca. Nel frattempo V ci ha mostrato dove arriva normalmente l'acqua nella stagione delle piogge. In pratica è come vedere due panorami completamente diversi. Nella dry (ora) è tutto secco. Nella wet le case poggiano direttamente sul fiume. Siamo salpati con anche il barcarolo, un signore di mezz'età che sembrava conoscere bene V. All'inizio la barca andava piano e doveva scansare i pescatori "perché sennò dobbiamo ripagare tutto" ci ha spiegato V. Poi ha cominciato ad accelerare lungo il Rio delle Amazzoni. Il fiume era davvero basso e scopriva terrazzamenti di fango come muri prima di vedere la natura. Forse la stagione migliore è quella delle piogge, quando l'acqua sale e il verde si appoggia sul fiume, il che crea dei sentierini d'acqua che entrano nella giungla. Ogni tanto compariva qualche pueblo sul lungofiume. Ad un tratto abbiamo visto un delfino fare ben tre salti nel Rio. Ogni tanto si girava V e ci faceva l'ok, ma con una faccia che non si poteva non ridere. Sembra un bradipo. Dopo circa un'ora e quarantacinque minuti V ha chiesto se volevamo fermarci 5 minuti per sgranchirci le gambe in una distilleria artigianale sul fiume. Abbiamo detto di sì e ci siamo fatti una scalata di 15 metri di fango per raggiungere la vetta. C'era una palafitta in legno di una madre con un bambino in braccio. C'erano molte machere tribali appese ad un bancone bar pieno di bottiglie scure. V e il barcarolo ci hanno portato sul retro dove c'era questa distilleria artigianale, e ce l'hanno anche fatta provare. Fil ha addirittura bevuto lo zucchero appena uscito dalla pianta, nero e pieno di sedimenti. Il barcarono e V hanno preso due Inka Cola e siamo ripartiti. Dopo un po' V ci ha spiegato perché si chiama Amazzonia. Perché lo spagnolo Garcilaso de la Vega, navigando su questo fiume, venne attaccato dai popoli della zona con arco e frecce, e vide che tutti avevano i capelli lunghi e il petto coperto. Per questo pensò di essere finito nella mitologica città delle Amazzoni. E Amazzonia significa "senza un seno", proprio come facevano le amazzoni, che si mutilavano le mammelle. Siamo giunti ad una scaletta che permetteva di salire sul muro di fanghiglia. Abbiamo fatto una camminata di 10 minuti nella giungla per raggiungere il nostro lodge. Ogni tanto trovavamo membri del personale che V ci presentava con grande entusiasmo. Dopo un po' siamo arrivati a questa piana circondata dalla giungla dove stava il lodge. Il proprietario, Anthony, è un ragazzo di 29 anni americano, uguale a Colin Farrell. Parlava un buffo spagnolo con lo slang americano ed è un bravo pescatore ed ex falconiere. Vive là da solo tutto l'anno con il cuoco. Gli ho domandato se fosse dura e lui ha detto di no. Che ogni giorno vede cose diverse e si emoziona. Davanti al lodge ci sono due grandi voliere: in una un falco e nell'altra un'aquila. Poi ci sono, liberi, un cerbiatto (Bambi, è internazionale) e diversi pappagalli variopinti. Il primo locale che si incontra è la sala comune o sala da pranzo. Tutta fatta a palafitta, interamente in legno, tranne pareti e soffitto che sono fatte di zanzariera (come in tutte le stanze del lodge). Il tetto alto qualche decina di metri sopra il soffitto permette che non piova nella sala. La stanza è molto grande e ariosa ed è ornata da maschere e orpelli tribali. Ho chiesto Anthony se potessimo andare al pueblo che li fabbricava ma ha detto che nella stagione secca è pressoché inarrivabile. In sala ho incontrato gli altri ospiti: una coppia di parigini sulla trentina e una coppia di lei cilena e lui svedese sulla quarantina. La nostra stanza è la prima dopo la sala. Ha un letto matrimoniale con zanzariera, un mini bagno con (come porta) la tendina della doccia spezzata a metà, e un altro lettino dove poggiamo le cose. Tutto rigorosamente in legno, con pareti-zanzariere e, sotto, palafitta. In fondo all'area stanze c'è una bellissima stanza relax con quattro amache. Questa è interamente fatta a zanzariera, cosicché sei immerso nel verde della giungla. Dopo pochissimo è stato servito il pranzo: carne di cerdo (maiale) con spezie loro, patate jucca fritte, arroz blanco, crema di fagioli neri e pane tostato. Semplice ma ottimo. Poi è arrivato V e ci ha proposto un programma per il pomeriggio: passeggiata nella giungla cercando laghetti dove pescare. Ok, abbiamo detto. Sottovalutando il terribile caldo. Sicché dopo un'oretta di pausa, passata sulle amache a sventolarci, siamo partiti. V ci ha fornito due paia di calosce fino al ginocchio per la giungla e ci ha fatto mettere una maglia chiara a maniche lunghr r un paio di pantaloni lunghi larghi. Un caldo da strapparsi la pelle di dosso. Da buttarsi per terra e dire "no, vi prego, lasciatemi qui!". Siamo partiti per la giungla. Il mitico V aveva tutto l'abbigliamento supertecnico, con anche binocolo professionale. Con noi anche Segundo (che inizialmente pensavo fosse il nome del suo ruolo e poi ho scoperto essere il suo nome proprio). Segundo è una sorta di sguattero. Infatti è il vice di Victor. Gli porta le canne da pesca, la borsa, le esche di carne. E non parla mai. Avrà 27-28 anni e ha tre figli. E' magro e brevilineo. Abbiamo attraversato la giungla torrida, passando tra terreni fangosi come sabbie mobili. Ogni tanto V si fermava e faceva: Shhh! Con la mano a stop, e a catena tutti lo facevano a quello dietro creando una macchietta comica degna di un film. Ovviamente V vedeva solo uccelli (Freud ci avrebbe riflettuto) quando a me non importa nulla di volatili. Mentre qua in Amazzonia ci sono addirittura programmi speciali per i birdwatcher. Mah. Abbiamo visto anche un bruco enorme, di quelli grassi che mangia Bear Grylls. Siamo arrivati a questi due laghetti e c'era un caldo folle, con zanzare giganti ovunque. Malaria party. Si pescava a filo con in fondo la esca. In totale abbiamo prso 4-5 pesci tra io, Fili e Segundo. Mentre pescavamo si è posata su un ramo proprio sopra di noi un'aquila enorme. E ci sono passati sulla testa due grandi aironi. Io sono scivolata due volte nel fango. V, ogni volta che cadevo, mi guardava stupito come un bambino, senza aiutarmi. Io, che non casco neanche coi tacchi, casco come una lottatrice di sumo nel fango. Al ritorno era già calato un po' il sole, e V fa: "volete vedere le tarantole?", e io: "Nooo!". Vivono nelle palme, dove il tronco è più scrostato. Che schifo. V ci ha anche raccontato una leggenda della foresta amazzonica. In pratica le popolazioni nei dintorni praticano l'animismo, che è la credenza che tutto abbia un'anima. E credono che la giungla stessa abbia uno spirito. Si dice che lo spirito della giungla sia un bambino ma che assuma altre sembianze umane, quelle delle persone che stanno più vicine alla persona stessa. V infatti diceva "Felipe è come se tu vedessi me o Fedrica". Queste persone ti dicono "Vieni, seguimi", ma ti portano in posti sperduti dove poi ti uccidono. Ma c'è un modo per riconoscerlo. Ha i piedi che pendono sempre in direzioni opposte. Dopo questa storiella sconcertante abbiamo proseguito guardandoci l'uno i piedi dell'altro. Segundo, con un machete, ci faceva strada nella selva. Siamo tornati del bungalow e mi sono fiondata nella doccia congelata (ma ugualmente gradita). Finita la doccia era buio pesto e in questo lodge non c'è elttricità, eccetto per una microluce poco illuminante in bagno. Il resto: buio. Sicché ho cercato la mia torcia decathlon, che si ricarica a mano, e ho fatto un filo di luce. Sono uscita dalla stanza e ho visto una cosa incredibile: fiammelle accese lungo il lodge e candele (6 in totale) in sala. Nada mas. E il rumore della notte nella gungla. Magico. Inizialmente non vedi un tubo, poi ti si abituano gli occhi e vedi molto più del previsto. Alla 19 hanno servito la cena: pollo al limone, arroz, frittelle di banane e patate e verdure. Tutti e 6 dietro questo tavolone a parlare in mille lingue diverse, con solo le luci delle candele. Dopo cena i due francesi hanno fatto un'escursione notturna, noi quattro siamo rimasti a chiacchierare. Anna Maria è cilena e ha una figlia di 9 anni. Christian è svedese ma lavora in Cile per Ericsson ed è estremamente colto. Sono stati una buona compagnia. Siamo andati a letto presto perché alle 5 ci avrebbe svegliato Victor per un'escursione all'alba. Spegnere la torcia sotto la zanzariera in mezzo alla giungla è una sensazione infinita.
20
Settembre 2012 OTORONGO LODGE (AMAZZONIA)
Verso le 3 di notte è iniziato a piovere. Il classico temporale tropicale fortissimo, con tuoni possenti. Ovviamente V non è venuto alle 5, con quella pioggia dove saremmo potuti andare... a un tratto era talmente forte che qualche schizzo rimbalzava sul patio fuori e mi veniva addosso. E dal caldo insopportabile del giorno prima è diventato quasi freschino, da felpina. Fil si è svegliato prima e io, rimasta sola, sono corsa a prendere Castor e mi son nascosta sotto le lenzuola. Alle 8 mi sono svegliata giusto per la colazione. Sono uscita dalla porta e e le candele, che Anthony aveva sparso intorno al lodge il giorno prima, erano ancora accese perché la tempesta aveva portato con sé il buio. Per terra acqua ovunque, dove galleggiavano fili d'erba. Il ticchettio della pioggia e questa alba coperta, livia. Ho fatto una foto, ma non rende l'idea. Questo momento è stato forse il più suggestivo di questo viaggio. Gli altri erano in sala comune a consumare la colazione a base di frittata e toast. Oppure fuori, a guardare la pioggia. Eravamo tutti in maniche lunghe, finalmente frescolino. Anthony era con i piedi nell'acqua, felice come un bambino. Intorno al lodge tutto allagato. "In Aprile e Maggio piove tutti i giorni così" mi ha detto V, "ma in questo periodo dura solo 7-8 ore di seguito, no mas". Tutti avevano rimandato i loro programmi del giorno. I due francesi sarebbero partiti per tornare a Iquitos alle 14. L'altra coppia doveva andare a quel pueblo che fabbrica artigianato impossibile da raggiungere. Sicché eravamo tutti in attesa. Nel frattempo ho parlato un po' con i francesi di Parigi, la mia città del cuore. E mi hanno consigliato di usare un sito dove ci sono sconti tutti i giorni sui ristoranti di lusso. Ci siamo salutati e verso le 9-9:30 V ci ha detto di andare a pescare sul Rio delle Amazzoni. Così, stile omini Michelin, ci siamo imbottiti di indumenti per andare a fare questa escursione. Per fortuna ha smesso di piovere appena siamo usciti. Solo un piovisco rado. Siamo saliti sulla barchetta di legno (con micromotore) condotta da Segundo. Gli stivali nel frattempo si erano completamente riempiti di fango, soprattutto nella zona dell'argine del Rio, dove venivamo risucchiati. Sicché siamo saliti sulla barchetta inzaccherando tutto. Siamo andati dalla parte opposta del Rio, dove c'erano piccole calette e qualche ramo intrecciato. Segundo stava preparando dei pezzi di carne viva da portare come esca. E aveva con sé 3 metodi di pesca: la rete, il filo col piombo e l'amo ed infine una cannetta di legno. Segundo pescava con la rete. Quando la tirava su era pregna di pesciolini, perfino un pirana. Il primo pesce ad amo l'ho pescato io. Ovviamente stavo facendomi i fatti miei e ho sentito uno strattone da buttarmi nel Rio. Ho passato dubito il filo a V, cercando di liberarmene. Ma Fil mi ha iniziato a urlare: "Tienilo! Tienilo! Tiralo su!", V mi ha ripassato il filo e io ho tirato su un mega pesce gatto di dimensioni epiche. Di lì a poco ne ha pescato uno anche Filippo e uno Segundo. Alla fine siamo arrivati a quota 8 pesci, di cui 2 io. Il sole era salito e ci stavamo ustionando il collo. Allora siamo tornati nel lodge con i pesci attaccati a un tronco, a mano (pesantissimi). Quando ha visto da lontano la nostra pesca Anthony è letteralmente rimasto di stucco. Poi ha esultato e ha detto che li avremmo mangiati per cena. Aspettando pranzo abbiamo fatto amicizia con i quattro pappagalli del lodge. Si muovono a coppie di due, in ciascuna ce n'è uno rosso dispettoso e uno blu tranquillo. Sono come cani! Si danno le testate, si mettono a pancia all'aria per farsi carezzare, chiacchierano come persone e si fanno dispetti. Stupendi! Per pranzo abbiamo mangiato il pollo con di nuovo quelle speziacce alla mente, poi lenticchie e yucca. Dopo pranzo ci siamo riposati sulle amache e c'era anche V che si dondolava con grande agilità sull'amaca di sinistra. Ho chiesto lui dei pueblos, delle sue origini e d brujos e curanderos. Riporto ciò che ho imprato da questa chiacchierata. V viene da un pueblo vicino a questo, ed è andato molto giovane a Iquitos a studiare. Mi ha spiegato i pro ed i contro della vita in un pueblo come questo. E' più difficile per la sanità, l'istruzione, non ci sono opportunità. Ma è più facile perché uno prende la vita con più naturalezza e spontaneità e non ci sono orari di lavoro e, dice V, c'è ricchezza interiore e non esteriore. In ogni villaggio c'è un curandero. Il curandero è lo sciamano. Ha il Dono. va ad imparare da un maestro che gli insegna le antiche arti della medicina naturale. Infatti nella giungla ci sono piante, fiori, radici, che possono curare ogni male. Il curandero è bianco, è pieno di amici e vive in mezzo alla gente. In ogni villaggio c'è anche un brujos. Il brujos è lo stregone, impara più velocemente dello sciamano. Ma è attratto dall'oscuro, dal male. Impara anche lui da un maestro. Ma ad un certo punto il male gli chiede un sacrificio, tipo: uccidi tuo padre, uccidi tuo figlio. V ci ha detto che il burjos lo uccide con i suoi poteri. Inspegabilmente sta male e muore, o fa un incidente improvviso. A quel punto il bujos passa la prova finale e diventa tale. La gente lo rispetta ma lo scansa. Se qualcuno si mette contro di lui, lui lo uccide. Se il brujos vuole una donna riesce a farla subito innamorare di sé. V ci ha detto che è realmente impressionante vedere il brujos all'opera, vederne i risultati. La gente di reca dal brujos per chiedere qualcosa. Può essere qualcosa di buono (ma di rado) e il brujos lo fa solo previo pagamento, o qualcosa di negativo. Il brujos adora far del male. Le cose che normalmente gli si chiedono sono woodoo contro gli altri, malocchi, punire qualcuno, far tornare mariti e mogli che se ne sono andati etc. L'unico che può contrastare il brujos è il curandero. Egli è altrettanto forte, ma solo se conduce una vita di disciplina. Si dice che di notte burjos e curandero combattino instancabilmente. Quando un brujos muore lo fa con atroci dolori e lentamente. Ho chiesto se potevo conoscere un curandero e V mi ha detto "Claro! Manana". Ci siamo cambiati e Fil ha trovato una ranocchia nei suoi stivali, che ha schiacciato involontariamente infilandoseli. Siamo andati a fare un'escursione nella giungla. Quando si entra nella giungla bisogna avere pantaloni lunghi e maglia a maniche lunghe, e si muore di caldo. V ci ha anche detto che avremmo fatto una "lunga camminata" e qundi ero già nervosa. In 3 ore di camminata si son viste solo cose stupide: ranette minuscole, formiche giganti, un sacco di uccelli, farfalle, vermi... tutta roba che si vede tranquillamente nei nostri boschi. Faceva caldo ed ero un po' delusa. Pensavo di vedere animali di ogni tipo. Alla fine nel Borneo le scimmie saltavano davanti al lodge ed erano di diverse specie, a Tayrona in Colombia era pieno di iguane, scimmie, animali di ogni tipo. Qua niente. Al ritorno ne ho anche parlato con Anna Maria, la signora cilena, e mi ha spiegato che qua mangiano tutto ciò che si muove. Quindi, oltre ad essere una giungla sconfinata (e quindi gli animali scappano lontano dagli uomini) le poche bestie che ci cascano vengono ammazzate. Il problema è che è un bosco senza fauna. Interessante prospettiva. Invece la flora è molto bella, è pieno di piante medicinali, tipo le Unghie di Gatto (pass par tout per ogni male, anche per tumori). C'era anche un albero rivestito di una patina bianca che sono microrganismi attaccati. E di notte questo albero diventa luminoso, quasi fluorescente. Per cena abbiamo mangiato i nostri pesce gatto fritti, squisiti, con purè e verdure. Siamo andati a letto presto perché l'indomani mattina alle 5 ci avrebbe svegliato V per una lunga giornata.
21
Settembre 2012 OTORONGO LODGE (AMAZZONIA) e PUEBLO ORAN
Alle 5 è arrivato V a bussarci. Ci siamo messi le calosce e siamo usciti. A questa ora si respira, fortunatamente. Siamo arrivati sul Rio delle Amazzoni e c’era l’alba. Ho fatto alcune foto ad un pescatore intento a lanciare le sue reti, e dietro l’alba incendiante. Siamo rimasti sulla nostra sponda del fiume, allontanandoci verso destra (verso Iquitos). Talpa-Victor cercava, da dietro gli occhiali a fondo di bottiglia, qualche scimmia “monos”. Niente di niente. Dopo un po’ Segundo, che in realtà è quello che fa sempre tutto, ha avvistato un bradipo in un ramo lontanissimo. Peraltro era do schiena e si vedeva solo un pezzettino di pelliccia col binocolo. Procedendo di poco ne abbiamo visto un altro, stavolta hanno deciso di farci scendere dalla barca per mostrarcelo meglio. Sicché ci siamo arenati su una poltiglia fangosa senza un cammino battuto e siamo dovuti salire con un’arrampicata nella foresta. Sporchi e sudati siamo arrivati a un intreccio di alberi dove, su uno, stava appollaiata una parte di pelo, che poteva essere benissimo un gatto. E invece era un bradipo. Segundo ha preso a colpi di machete un po’ tutto quello che trovava nel suo cammino, scavandoci un sentiero, pericolante ma fattibile, per arrivare a vedere il muso del bradipo. Fil è riuscito a vederlo solo con un teleobiettivo. La visita meritava un totale di 5 minuti e invece si è prolungata per oltre mezz’ora. I due si erano ostinati che avremmo dovuto vedere il bradipo muoversi. Così Segundo ha completamente sdradicato un albero e l’ha usato come palo per stuzzicare l’animale. Ma il bradipo restava immobile, anche quando gli infilavano il palo nella schiena. Segundo ha detto che teneva un cucciolo tra le braccia, ma ovviamente l’ha potuto vedere solo lui col suo occhio di falco. Victor era felice come una pasqua per questa visione, come se (per me) avessimo visto un’anaconda e un giaguaro lo stesso giorno. Siamo tornati in barca cascando numerose volte nel fango e abbiamo proseguito in un tratto di fiume più stretto e più bello. C’erano molte persone delle tribù limitrofe che si spostavano con le loro barchette. A me piace incontrare i pueblos. Prima di svoltare in un punto si è sentito forte il rumore di alcuni animali e V, per fare il fenomeno, ha fatto: “Sento nell’aria l’odore delle scimmie”. Stavo per scoppiare a ridergli nel muso. Ma dai… rumore di scimmie + posto normalmente battuto dalle scimmie = scimmie, altro che odore! C’erano due scimmiettine su un tronco, minuscole, visibili solo col binocolo. Ovviamente V era al settimo cielo e ha detto che ora, finalmente, potevamo tornare a casa felici… contento lui.. Siamo tornati al lodge e abbiamo fatto colazione da soli perché gli altri due erano in escursione, i pancake più buoni della storia. Subito dopo siamo andati al pueblo di Oran. Il pueblo è a 10 minuti a piedi dal lodge. Segundo è di questo pueblo, e infatti ci faceva strada agile come sempre. La prima cosa che abbiamo trovato camminando verso il pueblo è una donna seduta su una sedia di legno, con immancabili denti circondati di metallo, caratteristica tipica dell’Amazzonia. Davanti alla signora stavano due teli a terra con gli arachidi. Davanti la sua casa in legno. Victor ha cominciato a fare il personaggio parlando a noi in inglese e traducendoci ciò che diceva lei in spagnolo (quando noi capivamo benissimo, come abbiamo sempre capito in questo viaggio). Odioso, superiore, voleva fare il contadino arricchito che scendeva dai poveracci, sbattendogli in faccia il suo inglese, con spocchia. E mai prima di allora ci aveva parlato in inglese, sempre in spagnolo. Oggi ha dato il peggio di sé. La signora era timida, parlava a voce bassissima, e lui faceva il cabaret, tipo “Attenzione Signore e Signori! Questa senorita ha 29 anni!”. Cose risparmiabili. Potevamo limitarci a ad una conversazione rilassata tutti insieme in spagnolo. Invece avevamo il finto traduttore. Ma andiamo… V ha voluto per forza che la tipa ci dicesse che loro bevono l’acqua del fiume. E, ridendo, ci ha chiesto se volevamo berla. Ovviamente abbiamo risposto di no, e la cosa ha ridicolizzato ancor di più la ragazza, facendola passare come un’indigena. E tutto ciò perché V ha un’impresa di purificazione dell’acqua a Iquitos. Comunque, V a parte, ciò che è emerso è che loro bevono l’acqua del Rio delle Amazzoni. Non la bollono. Lo fecero solo per un periodo quando arrivò il colera. Il villaggio di Oran non ebbe morti, ma quello davanti ne ebbe molti e durò due anni. Una volta terminata l’epidemia è ricominciato tutto come prima, con acqua non bollita. Per purificarsi, di tanto in tanto, bevono una soluzione a base di fico che uccide uova e batteri nella pancia, con forti diarree e vomito per purificare. I bambini hanno tutti la pancia gonfia come tamburi. Siamo andati avanti e è iniziato il villaggio. È arrivata subito una bambina dicendomi “quiero una foto” e V ha prontamente puntualizzato “she wants a picture”, e io “Grazie V, non l’avevo capito, menomale ci sei te”. Ero contenta perché amo fotografare le diverse etnie, specie i bambini. Ho fatto foto in continuazione perché c’erano una miriade di bambini che mi chiedevano foto su foto per poi dopo rivederle e ridere tutti insieme. Erano dolcissimi e davvero belli. Normalmente non ho trovato bellissimi i bambini peruviani, ma qua la fisiologia è completamente diversa e somigliano molto più ai brasiliani. Il villaggio era piccolo ma aveva tutto: una chiesa, una scuola, due bar. Ovviamente è indescrivibile la miseria. Per terra c’è solo terra secca e polvere. Di tanto in tanto una passerella di legno che serve sia come passaggio durante la stagione delle piogge che come posto per far seccare il riso. Le case non hanno finestre con vetri, solo fori. E i letti sono una stecca di legno con sopra un cencio. Un neonato, che avrà avuto sì e no un mese, era stato poggiato per terra sul legno, da solo. Io, la Rubia, venivo guardata come un’aliena. Segundo ci ha mostrato la sua casa, tinta di violetto. Umile ma ordinata, e dentro aveva il pavimento in legno e le pareti erano tappezzate da foto delle figlie. Aveva anche un comodino con sopra tre Barbie. Siamo stati portati in una struttura spartana, simile ad una stalla, dove c’erano tantissimi bambini travestiti e musica altissima. Era la celebrazione di una festa, della Regina della Giungla. Tutti i bambini quando ci hanno visti sono accorsi alle sbarre per guardarci meglio. Ci saranno stati 30 musetti curiosi tra le sbarre, sarebbero venute delle foto magnifiche, ma abbiamo evitato. Ad un tratto, venendo via, abbiamo trovato una donna a terra davanti ad una casa, con un neonato in braccio. Aspettava non so chi. Ha parlato fitto con V per un po’ e, a fine conversazione, lui le ha dato un pezzo da 50 cent dicendole di andare a comprare la pasticca per il bambino in farmacia. Ci ha spiegato poi, rigorosamente in inglese, che il bambino aveva la polmonite e lei non aveva l’assistenza sanitaria per curarlo all’ospedale. Siamo andati a cercare la casa dello sciamano, una struttura a palafitta in legno, semplice come tutte le altre. Ma lui non c’era, era a cogliere il riso nei campi, sua attività quotidiana. Abbiamo proseguito per il villaggio fino alla casa di un costruttore di barche, mezzo brasiliano e mezzo peruviano. Emozionato ed entusiasta della visita ci ha raccontato la sua vita, il suo avvento in amazzonia peruviana vent’anni prima, la sua professione. A un tratto ho fatto una gaffe mortale. Mi stavo facendo gli affari miei, due bambini mi stavano attaccati alle gambe, mi annoiava un po’ quel parlottio, insomma, gli affari miei. Però mi sentivo una capra a non ascoltarlo e, per non passare da maleducata, volevo inserirmi nel discorso. La prima fase sentita è stata “Il villaggio non voleva che entrasse questo politico perché dicevano che fosse un ladrone” e io, frase di circostanza: “E hanno ragione”, riferendomi all’attitudine della maggior parte dei politici a rubacchiare. Fil si è girato e mi ha fulminato. Non capivo perché, poi ho capito. L’uomo infatti ha continuato dicendo “ma poi ha dimostrato di voler il bene della gente e finalmente hanno capito che persona fosse, io lo sento sempre, è come un fratello”. O-OPS. Siamo tornati indietro percorrendo il lungofiume e ci siamo fermati in una stanza scarna con due telefoni pubblici, decisamente attempatelli, attaccati al muro. Ho comprato una scheda da 6 soles e ho seguito le metalliche istruzioni per telefonare. Alla fine ho chiamato mia mamma per tre volte ma era sempre occupato. Oggi è il suo compleanno. Così abbiamo telefonato alla mamma di fili che le ha fatto gli auguri da parte nostra. V ha dato spettacolino facendo un gioco con i bambini. Una gara di canto e di conteggio. Al vincitore ha dato un pacchetto di biscotti alla vaniglia rubato dal sacchetto delle provviste per i clienti del lodge. E lo faceva sempre con la saccenza e spocchia di cui parlavo prima. Abbiamo anche visto una delle bambine di Segundo che si è gettata tra le sue braccia dopo una grande rincorsa. Lui deve essere un padre molto dolce. Siamo venuti via dal villaggio per pranzo. Al lodge abbiamo mangiato pollo speziato e avocado (che qua chiamano ‘palta’). Dopo pranzo ha piovuto 20 minuti a scroscio, ma poi ha smesso completamente. Siamo ripartiti subito per andare nella parte sinistra del fiume (verso il Brasile) nella sponda opposta. Dopo una camminata di 15 minuti nella giungla fitta abbiamo trovato un bel lago. Ma noi non eravamo là per questo.. no.. noi eravamo là per vedere un uccello (Freud a questo punto avrebbe la diagnosi) preistorico che ruminerebbe come una mucca. Le passeggiate nella giungla sono molto belle e avventurose, ma estremamente faticose, specialmente per il caldo che fa sudare da fermi. Siamo tornati alla barca e siamo andati in mezzo al Rio per vedere i delfini. La cosa mi ha ricordato Kratie, in Cambogia, quando abbiamo fatto un’escursione all’alba sul Mekong per vedere i delfini dell’Irrawaddy. Non immaginatevi i delfini oceanici stile Flipper. Questi non saltano, vengono delicatamente a galla mostrando solo un pochino di schiena, e hanno il muso allungato. I piccoli sono i grigi, i grandi rosa. Nell’Amazzonia peruviana i delfini sono considerati demoniaci. Gli abitanti suppongo che, uccidendone uno, muoia immediatamente un membro della propria famiglia. Per questo nessuno tocca i delfini in Perù, e questo li ha salvati. La calma del fiume e della giungla e il movimento placido dei delfini ci ha infuso un grande relax. Dopo un po’ abbiamo attraccato al Villaggio di Oran, dove eravamo stamattina, alla ricerca del famigerato sciamano. Il sole era in fase discendente e il ridente e soleggiato villaggio di stamani stava tingendosi di ombre, che rendono tutto più inquietante e misterioso. Siamo andati dritti alla casa dello sciamano che, stavolta, si è fatto trovare. Sono entrata in questa casa di legno, buia, decrepita, e non vedevo nulla, col sole alle spalle quasi sparito. La prima cosa che ho visto è stato il fuoco di un mozzicone di sigaretta tra le labbra dello sciamano. Poi ho visto lui. Un anziano magrissimo. Sedeva su una panca spartana in un angolo del quarto, a gambe incrociate. È arrivato V con reverenza e una malcelata voglia di cabarettismo, e si è seduto su un panchetto accanto a lui chiedendo se anche noi potevamo sederci. Ovviamente, da buon cafone, gli ha chiesto subito quanti anni avesse. E lui, con voce fioca e sdentata, ha risposto “87 anni”. Ha anche detto il suo nome, ma non lo ricordo. Ero emozionata e agitata. Anzi, forse prima di ogni altra cosa ero imbarazzata. Sinceramente non sapevo cosa dire, né come dirlo. Lui era anziano e parlava uno spagnolo stretto, tra i denti, amazzonico. Io parlo lo spagnolo maccheronico, imparato a orecchio nei viaggi, con qualche parola in italiano a riempire i buchi. Come potevamo capirci? Tutto l’inglesismo e la voglia di fare il ganzo di V è sparita improvvisamente quando mi ha detto, aspramente, di parlare direttamente con lo sciamano. Ormai era quasi buio e non lo vedevo neanche negli occhi. Solo il fuoco del mozzicone. Piano, agitata, ho provato a comporre la prima frase che mi è venuta in mente, chiedendogli chi fosse il suo mentore. V me l’ha subito corretta e ha sentito l’impellete bisogno di ridirla. E allora cosa me l’hai fatta dire a fare?! E il vecchietto senza denti ha spiegato che aveva avuto un maestro, come tutti gli sciamani, che si era accorto che lui avesse il Dono. Ha spiegato che il tabacco che fumava chiamava gli spiriti. Poi ha portato un arnese di cui non ricordo il nome, simile a una piccola sopetta di saggina. V ha chiesto allo sciamano se potesse visitarci e benedirci, tutti e due. Poi ha guardato lo sguardo molto eloquente di Fil e si è corretto “Solo la senorita”. Il curandero ha detto di entrare nella sua stanza da letto. La sua camera era la sua casa, il posto dove ci aveva accolti era l’atrio. Il letto era bassissimo, come un futon. Un tocco di legno coperto da due lenzuola. Mi ha chiesto di sedermici sopra. Mi ha toccato alcuni punti del viso e del collo e ha detto che “no tengo nada”, che sono sana. Ho chiesto se avvertiva energie positive o negative e ha tagliato corto dicendo “Positive, bueno, solo bueno”. E ha iniziato la sua cerimonia, solo che prima ha detto qualcosa, a voce impercettibile, biascicando. Ha detto che Antonio blablabla 10 soles. Mentre cercavo di capire mi è arrivata la scopa di saggina in testa. Ha cominciato a battermela in testa nello stesso punto ripetutamente. Stava in piedi e si dondolava sulle gambe a ogni colpo. Inizialmente fumava, poi ha iniziato a cantare. La sua cantilena diceva tipo “Senore salva esto cuerpo” e cose sul mandar via il male etc. Inizialmente ogni colpo in testa si faceva sentire. Non faceva male ma era ben sentibile. Dopo un paio di minuti di colpi reiterati (che sembrava un’eternità) ho smesso di sentire i colpi e ho perso la sensibilità alla cute. Sentivo solo il tumore della scopa che batteva. In quel momento ho pensato che stessi per raggiungere un fenomeno pseudo-allucinatorio. E io credo che, oltre all’uso delle piante allucinogene, molto dipenda da alcune teniche suggestive. Il curandero ti porta all’alienazione dal corpo, alla scissione, al perdere la razionalità per aprirti la mente. Ogni tanto mi scivolavano trucioli di saggina addosso e nel decoltelles e mi ricordavo che uno mi stesse sbattendo una scopa in testa. Dopo un po’ ha cambiato punto e ha cominciato a farmelo sulle spalle. Ho sentito come un fuoco, al che ho subito pensato che stesse funzionando, poi ho ricordato che il bruciore fosse la scottatura del giorno prima in barca e ad ogni frustata vedevo le stelle. Dopo un tempo indeterminato il curandero ha smesso di battermi la scopina in testa e io l’ho ringraziato. Ma lui, invece di smetterla, ha iniziato a tirare forte la sigaretta al tabacco e a sputrarmi il fumo in testa, in faccia, sullo scollo, sulla schiena e nelle mani. Io non respiravo più, col puzzo di fumo ovunque che aveva fatto cappa e il buio nella stanza non ci capivo più niente. Con le mani, mi ha spiegato dopo, mandava via gli spiriti malvagi. Alla fine ha smesso e io sono uscita dalla stanza. V ha subito detto di dire al curandero come stessi. Io ho detto a V, in inglese, che stessi bene (volevo dirgli: ho il puzzo di fumo addosso e mi gira la testa). Ma V stava zitto e mi fissava, mettendomi in difficoltà. Gli ho chiesto se dovessi dirglielo personalmente, in spagnolo. E V, odioso, mi ha risposto: “Credo che gli farebbe piacere dato il lavoro che ha fatto per te”. Lo avrei ucciso. Allora ho detto che stavo bene. V gli ha chiesto cosa avesse trovato in me e il curandero ha risposto la solita cosa di prima, che stavo bene, che non avevo nulla. Allora V, girandosi verso di me, mi fa “Cosa pensi di questa cosa?”. E io “soy contenta, soy mas tranquila” e V “Perché avevi dei dubbi?”. Madonna l’avrei ucciso. Mi voleva far passare come l’indemoniata. E io ho provato a spiegare che in Occidente noi siamo meno consapevoli di noi stessi, che non siamo soliti guardarci dentro. Alla fine V ha chiesto al curandero di dirci qualcosa sull’ayahuasca, un allucinogeno che si usa durante le cerimonie sciamaniche (di cui avevo letto qualcosa su internet in Italia). Lo sciamano ha risposto che Antonio (ecco chi era Antonio!) gli forniva le piante medicinali. E ha raccontato che due americani ne avevano assunto troppo mentre lui non c’era ed erano morti. Dice che l’ayahuasca fa vomitare e diarrea per purificare il corpo, e che dopo si fanno visioni perché la mente è libera. Attiva serotonina e provoca modificazioni cerebrali che si verificano solo durante la nascita, la morte e, in piccolissima parte, durante il sonno Rem. Alla fine, mentre lo salutavamo, ci ha chiesto “una monetita”. Menomale i curanderos non chiedevano soldi… Gli ho dato 20 soles perché era l’unico pezzo piccolo che avevo. Siamo usciti ed era praticamente buio, si vedevano solo le sagome. 100 metri dopo abbiamo incontrato un capibara nel prato, addomesticato. Sono venuti a corsa cinque bambini che ci hanno chiesto una propina di 5 soles per fare una foto all’animale. Gli abbiamo detto che non ce li avevamo, e loro non hanno replicato. Abbiamo percorso al buio il tratto di giungla per tornare al lodge, con V che aveva una torcia sulla testa e io che facevo un casino disumano con la piletta ricaricabile decathlon. L’ultima sera all’Otorongo. Abbiamo fatto una buona cena e una lunga chiacchierata con la coppia cileno-svedese. Abbiamo parlato della dittatura in Cile, dei desaparecidos, dei viaggi fatti, soprattutto quelli di Christian. Ma, argomento molto interessante, governi politici diversi. Dopo cena V ha chiesto se volevamo fare un’escursione notturna per vedere rane e tarantole, e ho mandato Filippo restando a chiacchiera con la coppia. Mi ha fatto tenerezza perché è partito con la torcina di decathlon e la reflex al collo, tutto contento. Restavano in zona, per cui ogni tanto si vedevano del flash nel buio. Quando è tornato mi ha fatto vedere, tutto orgoglioso, le foto dei ragni.
22
Settembre 2012 OTORONGO LODGE - IQUITOS
Ci
siamo svegliati senza fretta e abbiamo fatto colazione con una frittata. Abbiamo
deciso di passare l’ultima mattinata a pescare sul Rio delle Amazzoni.
Purtroppo però non avevamo la barca a motore a disposizione, ma la barchetta a
remi. Così è stata una lunga pagaiata verso luoghi dove non c’erano pesci.
Il sole pian piano saliva e iniziava a scottare. A un tratto è passata una
barchetta piena di bambini, con solo un adulto. Tra loro c’era anche la
bambina di Segundo, tutta sorridente, che si sbracciava per salutarlo. Segundo,
orgoglioso ma riservato, ha tirato fuori piano pianino la macchinetta di
digitale dalla tasca e le ha scattato due foto in silenzio, con un sorriso
grande così. Dolcissimo. Abbiamo visto in tralice, per due o tre volte, una
grossa anguilla elettrica. Loro dicevano di un paio di metri e di quelle
pericolosissime. Siamo tornati indietro a remate e siamo rimasti un po’ nel
lodge. Pioviscolava senza sosta. Il nostro ultimo pranzo è stata un’ottima
carne con papas a la francesa, abbiamo fatto il tris. V ha insistito moltissimo
affinché rimanessimo una notte in più. Questo perché Anthony, il proprietario
che nel frattempo era andato a Iquitos, ci aveva già domandato di ripartire
domani (il 23) regalandoci una notte per risparmiare sulla benzina della barca,
dato che il 23 sarebbero venuti via i cileni. Ma abbiamo rifiutato ogni volta, e
Anthony aveva capito. Ma V, forse attratto dall’idea di guadagnarci,
insisteva. Alla fine ero decisamente infastidita. Alle 14 siamo partiti e ci
siamo fatti due ore e un quarto di barca con anche una decina di minuti di
pioggia (con la velocità sembrava tempesta). Durante il tragitto abbiamo
incontrato molti pueblos, molte barchette e, soprattutto, molti bambini. Ci
salutavano con le mani. Qua in Amazzonia ho ritrovato la semplicità, la povertà
e la dolcezza della mia tanto amata Cambogia. Ad attenderci a Iquitos c’era
Anthony. Ci siamo accordati per pagare l’ultima notte (ne avevamo pagato solo
2) e ci siamo salutati. Abbiamo pagato in ufficio e V ci ha portati fino al
Florentino hotel dove ci ha salutato frettolosamente. Ci hanno dato l’ultima
stanza accanto alla veranda, con air con a 60 soles (super contrattazione). Non
è caldissimo oggi, ha piovuto tutto il giorno e questo ha rinfrescato l’aria.
Ma siamo pur sempre in Amazzonia… Abbiamo fatto una passeggiata tra i
negozietti artigianali. Vendono cose assurde: cabezas reducidas (o tzantza) per
esempio. Originariamente erano le teste dei capitribù defunti che venivano
ridotte e occhi e bocca venivano cuciti. Le tenevano per ricordo. Ora sono fatte
con un teschietto di scimmia. Sono raccapriccianti. Oppure vendevano maschere
che riproducevano teste di sciamani. E vendono cose sciamaniche di ogni genere,
soprattutto misture. Abbiamo anche trovato un pittore che faceva ritratti alle
popolazioni amazzoniche, dipingendo col sangre de (e non ricordo il nome) una
corteccia amazzonica. Siamo andati a cena presto al nostro ristorante preferito
di Iquitos: Antica. Io ho preso le lasagne (ganze eh le lasagne nella giungla!)
e Fil gli spaghetti al pomodoro. Ma buonissimi… Abbiamo riflettuto sul fatto
che, tutto sommato, non abbiamo mai mangiato male in Perù. Dopocena siamo
andati in veranda a prendere il fresco, ma dopo poco ha cominciato a piovere.
23
Settembre 2012 IQUITOS
Mi
sono svegliata con la sensaziona di starmi ammalando. Abbiamo tenuto tutta la
notte il ventilatore acceso e pioveva, quindi è venuto fresco e c'era vento.
Insomma... il modo giusto per ammalarsi. Oggi è Domenica, che in America Latina
= tutto chiuso. E c'è un tempo orribile. grigio e tetro, con piogge ogni
mezz'ora. Non è nemmeno caldo, ma è umidissimo. Iquitos sembra una città
fantasma. Abbiamo fatto colazione al supermercato 'Il Portale' e poi siamo
saltati da un posto all'altro per non annoiarci: internet point, negozi sul
fiume, qualche foto, camera, giratina. Ma la noia incombe. Ad un tratto ero
uscita solo io, per scrivere una celere mail alla mia mamma a un internetpoint e
un signore (anche lui a un pc) mi ha detto che era il presidente di un equipo di
calcio e l'indomani voleva che fossi la madrina di una finale. Gli ho detto
"Ahi, che pena. Manana por la manana temprano tengo l'avion! Lo siento..".
E me ne sono sbarazzata, anche se l'aereo ce l'ho davvero. Io e Fil abbiamo
pranzato alla "The Famous Yellow Rose of Taxas", davanti all'ufficio
dell'Otorongo. Abbiamo incontrato due ragazze israeliane che ci hanno chiesto
consiglio su quale lodge scegliere. Erano state prese d'assalto dai venditori,
ci ricordavano me e Fil il primo giorno a Iquitos. Gli abbiamo dato qualche
consiglio su Machu Picchu e su come fare la carta dello studente. Alla fine
hanno detto a Fil che sembra un israeliano, sarà per la barba cresciuta da un
mese. Ma di me hanno detto di no. Tutti i peruviani mi scambiano per argentina o
brasiliana, alcuni mi hanno chiamata 'Anna Valle'.. magari. Dopo pranzo è
ricominciata la noia. Per strada abbiamo incontrato Anna Maria e Christian in
motorisciò che andavano all'aeroporto per tornare in Cile. Rapido ciao e
abbiamo trovato Anthony che ci ha velocemente ma calorosamente salutati. Dopo
aver preso un the caldo in un bar ci siamo infilati nel mega internetpoint della
città, fino a buio, cioè fino alle 18:30. Con calma ci siamo trascinati nella
nostra ultima cena a Iquitos.
24
Settembre 2012 IQUITOS - LIMA
Sveglia
alle 6 per l'aeroporto. Ma io sono raffreddata e sento di essere sul baratro
dell'ammalamento. Il tempo è rinfrescato ulteriorimente e stamani siamo usciti
in felpina. Abbiamo fermato un capellone con motorisciò per 8 soles e ci siamo
fatti portare in aeroporto. L'aereo era previsto per le 8:55 ma è partito a...
Mezzogiorno. Ritardo assurdo a causa del "rischio per le condizioni
atmosferische sfavorevoli a Iquitos". Dal basso non sembrava. La cosa bella
è che gli aerei Peruvian Airlines (la compagnia più economica) partivano
ugualmente nonostante tutte le altre compagnie restassero a terra. Il volo è
stato davvero buono, con un servizio stuzzichini che non delude mai (LAN numero
uno nei pasti). Siamo arrivati a Lima e ci siamo fatti portare all'Inkawasi
Hotel, il solito. Purtroppo stavolta era pieno zeppo di russi, un gruppo di una
trentina di persone che gridavano, ridevano e giravano con improponibili
calzettoni di lana su short. Orrendi. Nel frattempo era scoppiata una rissa tra
la mamma della bambina che vive là fissa e l'altro proprietario, erano arrivati
quasi alle mani. Alla fine il tizio si è degnato di servirci dandoci una stanza
davvero orrenda, con una porta che si chiudeva male e la tendina della finestra
che non si abbassava. Anche piccola. Avevamo mille propositi ma siamo cotti come
tegolini. Perciò ci siamo fatti la doccia con calma e ci siamo riposati. La
sera abbiamo vagato per Miraflores chiedendo alla gente dove fossero buoni
ristoranti. Non se n'è trovato manco uno. Abbiamo ripiegato su un messicano.
25-26
Settembre 2012 LIMA - Home!
Il
nostro ultimo giorno di viaggio. La mattina abbiamo visitato la Lima vecchia,
ossia il centro. Abbiamo visto la Iglesia di San Francisco e la Iglesia di Santo
Domingo. La prima chiesa aveva la guida obbligatoria e la visita alle cripte.
Una chiesa con roba da tutto il mondo: crocefisso da Manila, capitelli toscani,
mattoni spagnoli. Come ha commentato Filippo: un fiume in piena che raccatta
tutto. Ignorante ma efficace. A un tratto la guida ha fatto vedere
"l'ultima cena andina" e ha detto, indicando un diavolo, "Chi è
lui?" e io "Giuda", e lei "Ecsactamente, Giuda Escariota"
solo che l'ha detto alla spagnola, come lo dicono loro. E io mi son girata verso
Fillippo e ho fatto "come lo chiamano? Il carota?" da là Fil ha
iniziato a ridere per tutta la visita e mi ha presa in giro per tutto il tempo
avvenire. Dopo l'almuerzo, consumato in centro a Miraflores, abbiamo fatto una
giratina sull'oceano. Poi siamo andati verso il nostro volo. All'aeroporto di
Lima c'è ogni ben di Dio, perfino un sushi e un centro massaggi. Ma costa tutto
un'infinità. Un'acqua 5 dollari americani. Sono tutti matti. L'aereo era pieno
di europei che tornavano a casa, soprattutto francesi. E' stato un volo tutto
sommato molto sereno. Io ho dormito 5 magiche ore (per me è un record) e siamo
arrivati a Madrid 20 minuti in anticipo. Anche il volo Madrid-Roma è stato
piuttosto sereno, nonostante i miei voli su Madrid siano storici per le
turbolenze. Siamo arrivati a Roma come cenci. I due treni per arrivare a casa
sono stati a dir poco drammatici. Ma alla stazione le mie amiche mi hanno fatto
una sorpresa e sono venute a prendermi con il cartello come agli arrivi aerei :)
E'
finita anche questa avventura, con tanta voglia di provarne tantissime altre,
sempre più belle... Questo viaggio in America Latina mi ha insegnato che ci
sono paesaggi quasi extraterrestri da quanto sono belli. E adesso ho
terribilmente voglia di vederne altri.
Viaggiare
è la cosa più bella del mondo.
Grazie
a tutte le persone fantastiche che mi hanno seguita, giorno dopo giorno, in
questa avventura. Sono state tante e tutte dolcissime. Grazie perché, pensando
a voi, ho avuto la forza di uscire dai momenti difficili del viaggio.
Alla
prossima avventura!!
F.
Federica Orzati
www.eatpraylove.altervista.org