Nicaragua
Diario di viaggio agosto 2003
Prima
di partire per un lungo viaggio...porta con te la voglia di non tornare più.
Irene Grandi mi perdonerà la citazione, ma questa frase sintetizza bene lo
spirito che anima i miei viaggi e
che cercherò di trasmettervi attraverso il racconto del mio ultimo viaggio:
agosto 2003, 22 giorni in America
Centrale, in Nicaragua, Honduras e Guatemala. Questo è il racconto del Nicaragua.
Io
e Luigino, il mio eterno fidanzato, partiamo il 5 di agosto, ma non è che
avessi grandi aspettative nè sulla vacanza nè sul posto. Le settimane
precedenti la partenza infatti erano state un po' turbolente, ed io ero arrivata
al punto di abbandonare l'idea di andare in vacanza. Perciò avevo anche smesso
di leggere ed informarmi sul Nicaragua, di capire se questo paese fuori dai
circuiti turistici meritava di essere visitato; anzi da quel poco che avevo
letto mi ero pure fatta l'idea di un paese desolato e un po' pericoloso.
Insomma, avevo confermato il giudizio che comunemente si ha di paesi come il
Nicaragua. Ah...ma che brutta malattia l'ignoranza! Comunque, nonostante questo
pessimo quadro della situazione, alla fine la voglia di partire e la curiosità
di scoprire prevalgono e il 30 luglio corriamo in agenzia a prenotare il volo:
andata su Managua, ritorno da Guatemala City!! E l'entusiasmo incomincia a
salire: avere i biglietti aerei in mano ti fa già sentire la vacanza e ti fa
improvvisamente ricordare che ci sono mille cose da fare prima di partire!!
Oddiio, mille cose..., alla fine per me sono sempre quelle 5 o 6 ma
fondamentali, quali: la guida, possibilmente una Lonely Planet; i rullini per la
macchina fotografica; uno o più libri; pile per ascoltare il walk-man; la
Lancaster (se sei donna).
La
partenza è alle 12.40 da Milano Malpensa con l'Iberia, sarà un volo veramente
infinito: Milano-Madrid-Miami-Managua, 2 scali, ritardi vari, perquisizioni
personali e del bagaglio a mano accurate, soprattutto a Madrid. Allo scalo a
Miami sono anche un po' emozionata perchè è la prima volta che metto piede in
territorio USA, ma subito mi rendo conto dell'atipicità di Miami, è una città
di confine tra nord e centro-sud del mondo, senz'altro non rappresenta la tipica
città USA, potrebbe essere L'Havana, Mombasa, Londra..si parla lo spagnolo come
l'inglese, e in aeroporto c'è un casino ed una tale disorganizzazione che non
ha niente da invidiare a certi posti in Italia!
A
Managua si arriva infine con 3 ore di ritardo, io sono totalmente frastornata,
dalle ore di volo, dall'aria condizionata ovunque troppo alta e anche dall' idea
in se, di essere stata catapultata dall'altra parte del mondo: in Nicaragua, a
Managua, io?? Ma che posto sarà??! I bagagli arrivano nei tempi opportuni,
usciamo dall'aeroporto e subito l'impatto con quella che di solito è la peggior
specie che si incontra in vacanza, cioè il tassista, non è dei peggiori. Non
si dimostrano così stressanti, inoltre non risulta neanche così difficile
spuntare il giusto prezzo per farci portare in zona centro per cercare un hotel.
Gli edifici sono per lo più ad un piano, la città non è molto colorata anzi
non si vedono insegne luminose, certo non sembra interessante ma neanche così
terribile. E poi, in questo momento, la mia priorità è solo quella di
sbattermi in un letto a dormire qualche ora. Dopo aver visitato un paio di hotel
al completo, approdiamo all' Hotel Morgut: è al limite della sufficienza e
costa 35 $, uno sproposito per i prezzi del Nicaragua ma come dice sempre il
Luigino, queste fregature sono po' il prezzo da pagare nelle prime 24 ore di
ambientamento ed assestamento in un paese nuovo. E ha ragione.
Sveglia
alle ore 8, abbiam dormito circa 4 ore, ma io sto benone anzi sono schizzata,
dal mix fuso orario-entusiasmo. Usciamo dall' hotel e prendiamo un taxi che ci
porti innanzitutto in banca a cambiare i dollari in cordobas (1 $=15,2 CS, no
commssioni) e poi a fare colazione. Ecco, ora mi vergogno un po' a dire che
siamo andati a fare colazione da Mc Donald's, ma devo riconoscer qual è per me
la funzione di questi posti globali: quella di gestire la fase di transizione
alimentare dal mio mondo, Italia, Occidente, a qui. E' assurdo, lo so, tanto più
che in Italia non ci vado mai e non mi piacciono gli hamburger. Ma per il primo
pasto del primo giorno è un posto rassicurante, mi da continuità col mio
mondo. Poi, basta.
Dopo, ritorno in hotel a prendere gli zaini e via...verso il terminal degli autobus, destinazione S.Juan del Sur, località sull’ Oceano Pacifico. Al terminal, finalmente si vede del fermento, movimento, è anche una specie di mercato, ci sono bancarelle di mercanzia varia, occhiali, cappellini, cibo, di tutto! Appena scesi dal taxi, almeno 7-8 persone ci contendono per 'accompagnarci' al bus per S.Juan del Sur. Io mi sto già innervosendo, non sopporto quando le persone mi stanno addosso. Ma è un attimo, e forse anche l'unica circostanza in tutto il soggiorno in Nicaragua. Il viaggio dura in totale 3 ore, su un fantastico vecchio scuola-bus, o meglio due: a Rivas ci fanno scendere al volo e salire su un altro, che è pieno di ragazzini che tornano da scuola. Li osservo, sono graziosi, casinisti, tutti con la divisa della scuola. Noi siamo gli unici adulti/turisti/stranieri, ma non sembrano considerarci un gran che. Penso che sto bene, che non sono nervosa, che anche se urlano, se alcuni si menano e uno pesta pesantemente un piede al Luigino, non mi infastidiscono per niente anzi mi fanno sorridere. Verso le 13 arriviamo a S.Juan del Sur, il paese è carinissimo, accogliente, molto tranquillo. Il tempo non è bello, pioviggina. In mezzo al paese, io sto di guardia agli zaini e il Luigino va in cerca dell' hotel che, secondo il suo standard, deve avere assolutamente l'aria condizionata. Che stress, io non la sopporto l'aria condizionata.. Infine andiamo all'hotel El Pescador (20$), è vista mare, pulito e colorato. Usciamo subito per pranzare, proprio lì a 20 mt nella via c'è una birreria-ristorantino che è una tipica costruzione in legno e paglia, su due piani..vista Oceano Pacifico, è spettacolare: è un posto che rilassa solo a vederlo. E incominciamo a gustare il piatto unico tipico: carne (o pesce) con platano fritto, riso&fagioli, insalata. I prezzi sono irrisori, 3$ birra compresa!
Dopo
pranzo, passeggiatina sulla spiaggia che è molto larga, il mare è tranquillo,
la pioggia guasta un po' la festa. E va bè. Torniamo poi in hotel per un
sonnellino, che si protrae fino alle 17. Ci prepariamo per uscire.ma… sta già
diventando buio?? E' incredibile, qui in CentrAmerica tramonta verso le 18.30, e
ovviamente al mattino alle 7 il sole è già bello alto. C'è qualcuno che può
spiegargli che avere l'ora legale potrebbe essere un vantaggio ??! Quindi
usciamo che è buio pesto, un breve giro e poi scegliamo un bel ristorantino sul
mare dove fanno l'aragosta, io la prendo all'aglio nonostante le proteste del
Luigino. C'è un bel venticello, e stiamo un po' a dondolarci. Verso le 22
siamo già a dormire, io mi sono addormentata già nella hall seduta davanti
alla TV, cotta.
San Juan del Sur
Stamane
sveglia verso le 7 (cioè prestissimo, per essere in vacanza), andiamo a fare
colazione. il tempo è ancora bruttino, e il Luigino ha la malaugurata idea di
proporre una gita in bicicletta a Playa El Remanso, 8 km da S.Juan del Sur.
Malaugurata perchè non è lui che sia molto sportivo...e non si è accorto che
non è proprio tutta pianura qui intorno! Insomma, affittiamo le bici e via,
fuori dal paese inizia subito lo sterrato, pieno di pozzanghere quasi stagni, il
primo km sto anche attenta a non infangarmi, dopo ci sguazzo! Lungo la strada,
c'è modo di osservare com'è qui la vita di campagna. Le semplici abitazioni e
il terreno intorno ospitano la famiglia e i suoi animali, cavalli, mucche,
galline o maiali che siano. Dopo 2 km scarsi il Luigino reclama una sosta, a me
lui fa troppo ridere: sembra che sia arrivato sul Pordoi... Va bè, ci fermiamo
dove c' è una specie di insegna di bar, che poi è un casa dove una signora
vende bibite: la pepsi oppure...la pepsi (8 CS); le condizioni della signora e
del marito sono molto umili, si vede, ma li trovo sereni e dolci. Rigenerati
dalla sosta, riprendiamo la nostra dura pedalata..c'è una natura verdissima,
rigogliosa, avvolgente, e ad un certo punto sembra di non arrivare mai. Ogni
tanto s'incrocia qualcuno, si chiede quanto manca alla playa e la risposta è
sempre: 2 km!! Poi finalmente eccolo, il mare, lo vediamo dall'alto e non si
capisce bene qual'è il percorso per arrivare fin giù, così entriamo nel
giardino di quello che sembra un complesso turistico, e invece è una lussuosa
mega villa privata. C'è una signora, la proprietaria, e chiediamo se possiamo
dare ugualmente un'occhiata al parco, alla vista sul mare. Certo che sì. La
signora tuttavia prosegue nelle sue faccende, in silenzio. Incredibile, penso
che in Italia come minimo la proprietaria si sarebbe insospettita e chiaramente
non avrebbe fatto entrare nessuno. Arriviamo alla spiaggia e lì per
fortuna troviamo aperto l'unico ristorante che c'è. In spiaggia e
tutt'intorno non c'è nessuno. Il mare è lievemente mosso, la pace è assoluta.
Dopo pranzo, ci sdraiamo una mezz'oretta sulla sabbia e poi riprendiamo le
nostre bici. Il ritorno è meno pesante dell'andata, e verso le 16 siamo di
ritorno a S.Juan, dove io faccio ancora un giretto in solitaria sul lungomare e
scopro dove si trova il ristorante ‘O sole mio’ di Paolo, italiano. Di sera
andiamo lì a cena, questo posto ha un'ottima fama ed in effetti è così: la
cena è spettacolare, penne col barracuda, penne coi gamberi, carpaccio di
pesce, e...Frascati e finale con grappa. Paolo è cordiale e ci racconta un
sacco di cose interessanti sul Nicaragua.
Oggi
si lascia S.Juan del Sur per Granada, città in stile coloniale affacciata sul
Lago di Nicaragua. Prima di partire, facciamo una fantastica colazione in un
barettino dentro il mercato, El Cafetin: macedonia con anguria, banane, papaya,
ananas, il tutto ha un gusto eccezionale, molto molto più dolce e saporito
della nostra frutta. La proprietaria del bar è una ragazza italiana con cui
scambiamo qualche parola; dice che è da cinque anni in CentrAmerica.
Quando sento queste storie, mi chiedo sempre chissà qual è la molla decisiva
che spinge una persona a fare questa scelta, di lasciare tutto e ricominciare
un’altra vita altrove. Spesso penso che mi piacerebbe farlo, ma è solo un
pensiero: o mi manca il coraggio per farlo da sola o in fondo sto veramente bene
dove sto. Ma ancora non mi sono data una risposta. Ok, basta coi pensieri
profondi.. Torniamo in hotel a prendere gli zaini, salutiamo e saliamo su un
taxi collettivo per Rivas. Gli altri occupanti non parlano molto, anzi quasi per
niente. Incomincio ad apprezzare quella che secondo me è la capacità dei
nicaraguesi di rimanere in silenzio, di non dover sempre e comunque parlare,
anche solo per riempire il silenzio. A Rivas si prende uno scuola-bus per
Granada, dove arriviamo verso mezzogiorno. Fa un caldo terribile, ci riprendiamo
un attimo e poi ci facciamo portare da un tassista alla ricerca di un hotel, che
troviamo velocemente. E’ l’Hospedaje Cocibolca (16$), quindi non proprio un
hotel ma neanche un ostello, la definirei una graziosa pensione dove c’è
anche la possibilità di utilizzare la cucina. E’ anche attrezzato con alcune
postazioni Internet, che finora ho cercato di evitare…Il mio lavoro ha a che
fare con l’informatica, perciò la prima regola della vacanza è di
dimenticarmi anche come si accende un computer. Però va avanti così qualche
giorno, poi cedo ma con moderazione!
La
camera è ampia, soprattutto pulita, ma ha un aspetto un po’ lugubre ed un
arredamento assai datato: ci mancano solo le foto dei parenti morti sul
cassettone!! Ma sono anche queste le cose che ci fanno ridere un casino in
vacanza. Ci dirigiamo a piedi verso la Plaza Central, e subito la città appare
colorata, ben tenuta, ordinata. Ci fermiamo a pranzo in un ristorante della
piazza e poi incominciamo il giro turistico del centro, la cattedrale, le case
coloniali ristrutturate o ricostruite, oggi adibite a centri culturali od
espositivi. Decidiamo di fare anche un giro più vasto del centro, in calesse.
Il giro in calesse è sempre molto romantico, soprattutto non costa come un giro
in gondola, e poi è una bella occasione per vedere la città tranquillamente
seduti. Il cocchiere fa anche da Cicerone, ci porta a vedere un paio di chiese
che- come la Cattedrale- portano ancora i segni dell’incendio di Walker di
quasi 200 anni fa: impressionante, vedere i segni del fuoco e vedere che dopo
200 anni sono ancora lì. Il cocchiere è molto religioso, dato che tra le
meraviglie di Granada da farci vedere in un’ora, include anche una visita alla
casa natale di S.Maria Romero, che scopriamo essere una suora recentemente
beatificata dal Papa. Di ritorno nella Plaza Central, ci buttiamo per
mezz’oretta nella calca della via commerciale, dove ci sono tantissimi negozi
e bancarelle di ogni genere. Mi compro anche un fantastico paio di occhiali da
sole per 2$! Oggi l’energia sembra non finire mai per me ed il Luigino, di
solito a casa abbastanza pigri..E quindi via, prendiamo un taxi e ci facciamo
portare all’imbarcadero del lago per fare il giro delle Isletas, circa 365
isolette di origine vulcanica sparse di fronte a Granada. Il giro è di
un’ora, siamo in tre sulla barchetta, c’è un senso di pace assoluta, una
natura verdissima ed il sole che sta tramontando. Come sto bene. Ci fermiamo
brevemente su un’isola dove c’è una piccola fortezza spagnola, e poi
ritorniamo alla base. Qui, per tornare a Granada, il tassista ci chiede un
prezzo alto, così lo mandiamo a stendere anche se è l’unico che c’è. Ma
si..quasi senza dircelo, ci incamminiamo a piedi, sulla riva del lago, dove ci
sono anche cavalli liberi che passeggiano. Poi, passa un camion, proviamo quasi
per gioco a fermarlo, e si ferma e ci da un passaggio. Ma quanto sono gentili e
disponibili, i nicaraguesi?! Tornati in hotel, ci prepariamo per la cena.
Andiamo in piazza: ogni venerdì sera viene organizzata una sagra, cioè una
bella festa con danze e carne alla griglia (pollo, maiale, mucca) spettacolare!!
Alle 22 tuttavia siamo stanchi, anzi distrutti, e corriamo a dormire!
Stamane, dopo colazione, abbiamo dedicato buona parte del tempo a pianificare gli spostamenti dei giorni a venire: tutto s’incastra alla perfezione, Poi, verso mezzogiorno, incominciamo il tour della giornata. Julio, simpatico taxista, per 10 $ ci porterà in giro tutto il giorno per questo itinerario: Vulcan Masaya, Mercato di Masaya, Santa Caterina, Laguna di Apoyo. Oggi è una giornata parecchio calda, mi mancano un po’ le forze. Tra tutti i vulcani che ci sono da vedere nella zona, abbiamo optato per il vulcano Masaya perché è quello meno impervio da visitare, gli altri richiederebbero lunghe e faticose camminate in salita e, non essendo così atletici, non ci sentiamo di affrontarle. Oddio, io avrei anche tentato una camminata di 2 o 3 ore, dopo tutto non ho 80 anni, ma il Luigino non ha voluto saperne. Perciò, arriviamo all’entrata del parco del Vulcan Masaya e dopo aver pagato l’entrata, proseguiamo sempre in macchina sulla strada asfaltata fiancheggiata da un paesaggio dove il terreno è nerissimo e la vegetazione rigogliosa. In realtà qui i vulcani sono due, Masaya e Nindiri, e ci sono 5 crateri. Dopo circa 3 km arriviamo al mirador del cratere Santiago: davvero impressionante, è profondo decine di metri e sale un intenso fumo ricco di zolfo, che appanna la vista e disturba la respirazione. Scattiamo qualche foto e cerchiamo invano di sbarazzarci l’uno dell’altra, vista la grande occasione fornita dal cratere..! Altri punti di osservazione più alti sono al momenti chiusi. C’è anche la possibilità di proseguire a piedi per vedere altri crateri, ma noi torniamo indietro.
Vulcano Masaya
Sono quasi le 14, una fame
da lupi, quindi ci dirigiamo verso Masaya, al Mercato Vecchio. Qui mangiamo
qualcosa e poi, sempre in compagnia del fido Julio, incominciamo il giro dei
negozietti. Si dice che questo mercato ormai sia diventato troppo turistico, e
con prezzi più alti dell’altro mercato di Masaya, il Mercato Nuovo, perciò
all’ inizio sono prevenuta ma, oltre ai vari souvenir del posto e
chincaglieria varia, ci sono degli oggetti meravigliosi, innanzitutto le amache,
le altalene in corda e ci sono un paio di posti che vendono pelletteria di
coccodrillo. Non è che sia un’amante del genere, ma non sono neanche
un’animalista. Insomma, alla fine mi compro sandali col tacco e borsetta di
coccodrillo (ma quando mai li metterò?!) per 50$!! Un vero affare, anche se
fosse roba falsa. Ma è improbabile che sia falsa, da queste parti costerebbe
molto di più produrre il falso dell’originale. Il Luigino si compra
portafogli e cintura, per 20$. Lasciamo il mercato soddisfatti degli acquisti, e
proseguiamo per S.Caterina e Laguna di Apoyo. La visita è breve, S.Caterina è
un grazioso villaggio con un sacco di fiori ai davanzali delle finestre; la
laguna di Apoyo è un altro posto incredibile: uno specchio d’acqua azzurro
intenso che si ammira dall’alto di un cratere, in lontananza si intravede
Granada. C’è una temperatura del tutto diversa dai posti qui intorno: fa
quasi freddo, secco e tira un vento forte. Di ritorno, passiamo anche a
S.Juan de Oriente, ma senza fermarci; è uno dei centri di produzione di
ceramica del Nicaragua, ci sono tantissime botteghe che la vendono. Se piacciono
questi oggetti, qui l’acquisto varrà la pena. A Granada arriviamo verso il
tramonto, belli stanchi. Doccia, e poi…stasera al Luigino è venuta voglia di
mangiare la pizza. Ogni volta che si è fuori dall’Italia, come si fa a non
fare questa terrificante esperienza? E così, dopo aver girato indecisi per
almeno l’80% delle pizzerie di Granada, finiamo in quella peggiore? Forse no.
So solo che ho mangiato la pizza più pesante della mia vita, avrà continuato a
lievitarmi nella pancia per almeno 3 ore.
Stamane
ci siamo svegliati con calma…senza un programma preciso per la giornata. Dopo
tutto, è pur sempre domenica, quindi decidiamo di goderci un po’ la città
nel suo giorno di riposo. Dopo colazione, andiamo a vedere dove si trova il
ristorante Vivaldi, che ha una bella piscina. Potrebbe essere un’ idea per il
pomeriggio. Ci incamminiamo poi verso la Plaza Central, e buttiamo l’ occhio
su un negozietto di alimentari: ci sono prodotti che arrivano da diverse parti
del mondo e…ci sono anche gli spaghetti Barilla!! La Plaza è molto animata ma
non caotica: c’è gente a spasso, ai tavolini dei barettti posti ai quattro
angoli della piazza, ci sono anche alcune bancarelle di oggetti in ceramica e
altre di tessuti coloratissimi. Gironzolando qua e là, maturiamo l’idea che
per la sera potremmo organizzarci un’ indimenticabile spaghettata, dato che
incomincia a mancarmi sia la pasta sia il mettermi ai fornelli. Perciò andiamo
alla ricerca di un supermercato, che si trova nella zona commerciale visitata
l’altro ieri. Di domenica molti negozi sono chiusi, ma non tutti, non c’è
quella desolazione tipica della domenica e strada facendo, notiamo un barbiere
aperto. Fantastico, il Luigino s’affida al trattamento del barbiere: 45 minuti
per fargli barba e un discreto massaggio facciale! Io lo aspetto più o
meno pazientemente, e riusciamo infine a riprendere il cammino per il
supermercato. Qui compriamo olio, cipolla, pomodoro e pancetta, per fare un’amatriciana
nicaraguese! Ci concediamo anche una bottiglia di vino rosso cileno (10$ c.ca).
Il posto è fornito di tutti i generi alimentari che un occidentale si aspetta
di trovare, anzi il bancone della frutta è di gran lunga più ricco dei nostri.
Il Luigino si mette a chiacchierare con l’addetto alla frutta e veniamo a
sapere che nel pomeriggio a Granada ci sarà un rodeo. Ecco qui il giusto
impegno della giornata, in fondo l’idea della piscina in Nicaragua non era così
originale.
Si
è fatta l’ora di pranzo, quindi mangiamo qualcosa nella Plaza, e poi corriamo
ad accaparrarci la pasta Barilla! Torniamo al Cocibolca e facciamo una bella
pennichella fin verso le 16, quando quasi veniamo svegliati dal fragore che c’è
in strada: ci sono dei tori liberi e dei campesinos a cavallo che cercano di
condurli fino all’arena, che è circa ad un km da qui. Tutt’intorno, decine
e decine di persone che li accompagnano a destinazione. In pratica, lo show
prima che nell’arena ha inizio per strada, attraversando tutto il centro,
ed è bellissimo e coinvolgente: per i primi 5 minuti ce ne stiamo barricati
dietro le porte-finestre, dopo ci buttiamo in strada con la gente, E’ molto
divertente stare nei paraggi del toro che sta lì fermo, aspettare che si metta
a correre e poi scappare a gambe levate! Si sente una scarica di adrenalina.
Tutti urlano e corrono come dei matti, ma in realtà non mi è sembrata
una situazione di pericolo. In questo modo si arriva all’ arena, che è in
riva al lago, e qui prendiamo posto in tribuna. Lo spettacolo è carino: il toro
viene cavalcato il più a lungo possibile, tutt’intorno ci sono ragazzini che
lo stuzzicano ma in modo benevolo, con indumenti rossi e facendogli le
boccacce.
Di
ritorno, osservo che è una grande festa soprattutto in strada: sembra che sia
veramente tutta la città in giro, tantissima gente e musica ed allegria.
Verso
le 20 io mi accingo a cucinare la spettacolare spaghettata, che riesce a
dir poco bene! Sta andando tutto benissimo, ma i giorni di vacanza volano
via. E’ la prima sera dalla partenza che ci ritroviamo ad essere un po’
malinconici, a pensare che qui in Nicaragua ci troviamo bene, che sembra di
essere qui da sempre, ma che tra 2 giorni è già tutto finito. Il nostro
programma di viaggio dopo prevede l’Honduras e anche qualche giorno in
Guatemala, visto che il volo di ritorno è da lì. Io per attimo penso e dico al
Luigino che potremmo anche rivoluzionare il programma, visitare altri
posti in Nicaragua e lasciar perdere l’ Honduras. Ma è un attimo, ci diciamo,
senz’altro anche l’Honduras ci riserverà delle sorprese.
Stamattina
sveglia alle 6.50, rapida colazione e prendiamo un taxi che ci porta a Puerto
Asese, il punto di imbarco della nostra escursione di 2 giorni. Siamo in
compagnia di Alfredo, un simpatico ragazzo di Lodi conosciuto in albergo che
percorrerà il nostro stesso tragitto: la gita prevede la traversata del Lago di
Nicaragua con un aliscafo veloce fino a S.Carlos. Da qui prenderemo poi una
lancia che ci porterà in navigazione lungo il Rio S.Juan. Ho molte aspettative
su ciò che vedrò, quindi anche un po’ di timore che vadano deluse. Alle 8 si
parte, l’aliscafo è confortevole e pulito (costa anche la bellezza di 30$..)
e presto prende velocità. In 5 ore dovrebbe arrivare a S.Carlos. Dopo una
mezz’oretta di navigazione decido di andare sul tetto, cioè allo scoperto,
dove si sta tranquillamente sdraiati a farsi cullare dal vento e dalle onde del
lago, che è davvero molto vasto, sembra di stare in mare. La temperatura è
buona, c’è il sole ma non sembra fortissimo, in realtà lo è eccome: mi
prenderò una memorabile scottatura modello muratore e la pelle della faccia
quasi mi cadrà a pezzi.
Le ore trascorrono veloci, alle mie spalle il Luigino ed Alfredo discutono vivacemente di calcio, io un po’ parlo con loro e un po’ mi immergo nei miei pensieri, in questo scenario di tranquillità e libertà assoluta. Vediamo distintamente l’ isola di Ometèpe e le imponenti cime dei suoi due vulcani.
Ometepe
Verso le 13 ci rendiamo conto che difficilmente arriveremo puntuali, ed infatti arriviamo a S. Carlos solo verso le 15, già abbastanza stanchi, affamati e un po’ incazzati per il ritardo, che potrebbe pregiudicare il proseguimento del viaggio sul Rio S.Juan.
S. Carlos è un paesino arretrato e disordinato, le strade non sono asfaltate, sembra anche piuttosto povero, ma la gente è gentile e cordiale come sempre. Apprendiamo che la lancia per il Rio S.Juan parte alle 15.30 a due moli di distanza, così nell’ affanno generale corriamo verso il molo, acquistiamo i biglietti (1$), poi io rimango con gli zaini e gli uomini vanno a prendere -finalmente- del cibo! Arrivano un minuto prima della partenza della lancia e…via, saliamo al volo e ci buttiamo sul fantastico pranzo: un ‘take away’ composto da pollo, riso, fagioli, tortilla al formaggio, quasi tutto mangiato con le mani, in movimento!! Una volta placata la fame, incominciamo a realizzare dove stiamo navigando: il Rio S.Juan costituisce per buona parte del suo corso la frontiera naturale tra Nicaragua e Costarica, è un fiume possente, largo almeno 20 mt e con una portata d’acqua notevole. Sulle sponde, c’è una tipica vegetazione tropicale rigogliosissima, e si vedono parecchi animali: uccelli, scimmie urlatrici, serpentelli d’acqua. Hai la sensazione di essere immerso nella natura, è stupendo. La lancia poi, è un pregiato pezzo d’antiquariato: è una barchetta in legno lunga e stretta, bianca e azzurra, con le colonne sagomate; è il servizio pubblico di trasporto lungo il fiume e procede molto lentamente, per la gioia di noi viaggiatori, forse un po’ meno di quelli che ogni giorno fanno i pendolari.
Sulla lancia sul Rio San Juan
La destinazione finale è El Castillo (3 ore da S.Carlos) un paesino che conserva i resti di un’ antica fortezza spagnola. Io e il Luigino però ci fermiamo prima, al Sabalos Lodge, che è un gruppetto di cabanas immerso nel verde e che si affaccia direttamente sul fiume. Arriviamo oramai verso il tramonto…ed è qualcosa che non so se sarò in grado di descrivere nei giusti termini: il posto è meraviglioso, ci sono solo la proprietaria e la figlia, silenzio assoluto o meglio, solo il lieve rumore del fiume e i gorgheggi di decine e decine di uccelli tutt’intorno.
Rio San Juan
C’è
un profumo intenso di orchidee, che crescono come da noi le margherite, è
incredibile. Col tramonto, il cielo ed il fiume sono di un rosa acceso, quasi
fucsia. La cabana poi, è il paradiso: una vera capanna di Tarzan, a 5 mt da
terra, tutta in legno e frasche, senza vetri!, col balcone che guarda il fiume,
un letto candido, 3 lumini in tutto (come quelli dell’ albero di Natale) per
illuminare la stanza, ed il bagno, dove la doccia si fa coi secchi d’acqua.
Io
non ho parole: mi sento felice, mi commuovo perché non ho mai visto in vita mia
un posto così bello.
Sabalos Lodge
Concordiamo
la cena con la signora, che parte subito, ovviamente in barca, per andare a fare
provvista nel paese vicino. Ceniamo a lume di candela (non ci sono molte
alternative, del resto) in quest’atmosfera idilliaca, mangiando carne,
pesce, riso, fagioli, insalata, platano fritto, e un ottimo succo color viola di
un frutto a noi sconosciuto. Verso le 20 siamo già pronti per andare a dormire.
La figlia della signora ci ricorda che dei cabritos potrebbero disturbare la
nostra capanna: ci guardiamo un po’ inquietati ma…cosa saranno mai i
cabritos? Sono delle innocue caprette selvatiche! Mi addormento guardando uno
spiraglio di cielo che filtra dal tetto impagliato.
Tutto il soggiorno, quindi pernottamento, cena e colazione ci costerà 17$!
Il risveglio stamane è inconsueto: infatti per godermi lo spettacolo dell’alba ho messo la sveglia alle 5 e quando suona, stranamente non mi giro dall’altra parte ma mi alzo, col proposito di non perdermi neanche un minuto di osservazione di questo meraviglioso scenario naturale.. Esco dalla capanna, il profumo delle orchidee è forte, il cielo è già chiaro, c’è un cavallino bianco che sosta in tutta tranquillità a pochi passi da me. Mi aggiro un po’ per il giardino, e poi vado a prendere un paio di binocoli alla ‘reception’, quindi torno in camera e col Luigino, anche lui sveglio incredibile!, ci mettiamo ad osservare il fiume, gli alberi, gli uccelli. Caspita, vorrei stare qui ancora una settimana, ed invece tra neanche 3 ore si riparte!
Rio San Juan
A questo punto però la nostra natura riprende il sopravvento e cadiamo in un profondo sonno.
Verso le 7 ci alziamo, facciamo colazione, salutiamo la cordiale signora e alle 7.40 spaccate ecco arrivare la lancia che ci riporterà a S.Carlos. Reincontriamo Alfredo, che aveva proseguito fino al El Castillo, e ci raccontiamo le reciproche esperienze in questo posto fuori dal mondo, io mi sento già un po’ malinconica ma anche in pace con me stessa. A S.Carlos facciamo shopping, acquistiamo le magliette-ricordo del Nicaragua, per noi oramai è diventata una tradizione irrinunciabile questo genere d’acquisti nei nostri viaggi. Poi ci compriamo anche il pranzo: banane, pane e un formaggio fresco saporito che è una bomba di piacere (sembra una mozzarella, ma ovviamente non lo è). L’aliscafo parte puntuale(ore 11), il viaggio sarà da paura, il tempo non è così brutto, ma il lago è agitatissimo: mai vista una cosa del genere, ci sono delle oscillazioni viste solo in film su disastri marittimi, ho una paura fottuta, penso a come uscire dall’aliscafo quando si ribalterà, perché prima o poi succederà!! Poi mi guardo intorno, e cerco e trovo conforto in riferimenti sicuri: il capitano e l’addetto al bar sono calmi, tranquilli, quindi vuol dire che la situazione è nella norma, quindi non ci sarà da preoccuparsi. Il lago-moto dura un paio d’ore, poi la navigazione torna normale, arriviamo a Granada per le 17. Ritorniamo a casa, cioè all’Hospedaje Cocibolca. Doccia e dopo, cena nella piazza nel ristorante del pranzo del primo giorno, non ci siano trovati male, il posto è carino, all’aperto, il menù ha un’ampia scelta. Dopo cena, facciamo due passi nella piazza, tiriamo un po’ le somme di questa prima fase della vacanza che sta per concludersi. Stanotte ci sveglieremo alle 2.30, andremo in taxi fino a Managua (12$) e da qui prenderemo un pullman che ci porterà in 12 ore a S.Pedro Sula, Honduras (28$).
Incredibile Nicaragua, ci siamo trovati davvero bene ed abbiamo visto città e luoghi indimenticabili, l’ unico rammarico è di non aver visto abbastanza, c’erano ancora altri posti sicuramente meritevoli di una visita: le Corn Islands, le montagne nella zona di Matagalpa, Ometèpe. Ma…mai dire mai.
Buon viaggio a tutti e un arrivederci a presto.
Marcella mcompagnoni@alteanet.it