Nepal
In
vacanza nella valle di Kathmandu
Diario di viaggio 30/07/2012 - 14/08/2012
di Fabio
Siamo
una famiglia di Bologna con due figli di 17 e 8 anni e siamo soliti fare vacanze un po’ …… alternative e
quest’anno si è deciso per il
Nepal.
Dopo
aver letto diversi diari di viaggio abbiamo deciso di affidarci all’esperienza
di Francesco,
italiano trapiantato in Nepal che gestisce a Bhaktapur l’hotel Planet, il
quale ha proposto un’intinerario rispondente alle nostre esigenze.
Si
parte il 30 luglio da Milano con volo Quatar con scalo a Doha e dopo
più di venti ore di viaggio arriviamo a Kathmandu.
All’arrivo,
come previsto, troviamo ad aspettarci l’autista e un rappresetante del Planet
che ci accompagnano all’albergo.
L’accoglienza
è molto famigliare e tutto il personale si dimostra molto disponibile, alcuni
parlano italiano e gli ospiti presenti sono italiani molto cordiali e con la
passione per i viaggi.
Questo
ci conforta perché il Planet sarà la base per tutta la settimana.
Con
il direttore Yam mettiamo a punto il programma delle visite e il giorno dopo
siamo pronti per scoprire il Nepal.
Per
tutto il nostro tour saremo accompagnati dall’autista di nome
Corno che si rivelerà autista attento, e l’attenzione in questo paese
non è mai troppa, sempre pronto a darci assistenza e in certi casi anche a
farci da guida.
La
prima giornata è dedicata alla
visita a Changu Narayan, monastero posto su una collina, purtroppo spioviggina e
preferiamo non fare la discesa a piedi come meriterebbe.
Dedichiamo
il resto della giornata a Bhaktapur che si rivela una cittadina accogliente e
vivace.
Il
giorno dopo, consigliati dal nostro autista, si parte per Patan dove c’è
festa, scopriremo che i giorni di feste in Nepal sono tantissimi, circa 200.
Il
primo approccio è di grande caos, pertanto preferiamo accettare l’offerta di
una guida parlante italiano che ci illustra i
numerosi templi concentrati nella Durbar Square e cominciamo così a
comprendere la complessitità della religione indu e gli inteecci con il
buddismo.
Il
pomeriggio è dedicato alla visita a Pashupatinath, il più importante tempio
indu del Nepal, sorge lungo il fiume sacro Bagmati, il luogo, al primo colpo
d’occhio ha poco di sacro, tra bancarelle di venditori e sporcizia, ma è
luogo di cremazioni e allora può succedere di assistere alla cerimonia funebre
con accensione della pira e bambini che ridono e scherzano in acqua a pochi
passi dal defunto.
Il
3 agosto è il giorno di Gai Jatra a Bhaktapur, è una ricorrenza dei defunti ,
ma è un misto tra il nostro carnevale e la festa di hallowen.
Per
tutto il giorno la gente sfila per le vie della città ballando, suonando
portando in giro dei feticci che ricordano i loro defunti.
Il
sabato è giorno di sacrifici e saliamo al templio di Dakshinkali
per assistere ai sacrifici di animali ( polli e capre) offerte alla dea
Kali. La scena è cruenta ma fa parte della spiritualità nepalese.
La
visita alle cittadine di Bungamati, Kokhna e Kiprtipur ci ricompensa del
viaggio, le strade sono molto dissestate e, nonostante un temporale che ci ha
colto a Bungamati, l’atmosfera di questi paesi è fuori dal tempo.
Cominciamo
a scoprire un altro aspetto della vita sociale dei nepalesi: gli scioperi, che
costringono a variare il nostro programma a causa dei blocchi stradali.
Per
ovviare al caos delle città ci consigliano la visita a Panauti, una tranquilla
cittadina che sorge alla confluenza di due fiumi, ovviamente sacri, dove la vita
scorre con aura mistica.
Lo
sciopero continua e prevedono che nei giorni successivi sarà esteso a tutta la
giornata pertanto Yam ci consiglia di anticipare al partenza per Chitwan al
giorno dopo.
Terminiamo
la visita di Baktapur, ci scade il biglietto di ingresso che ha una validità di
sette giorni e la città vale
decisamente una visita approfondita, per i suoi templi le sue piazze e la vita
che scorre.
Bhaktapur
non presenta il degrado e l’incuria di altre città, ha avuto restauri recenti ed è pulita e ordinata.
Si
parte per Chitwan, per visitare il parco nazionale, il viaggio è lungo e
stancante , le strade sono trafficate, soprattutto da camion con scarichi inquinanti, il paesaggio è da
mozzafiato.
Chitwan
in questo periodo ha un clima molto umido, l’albergo è di uno standard
qualitativo molto inferiore al Planet, i frequenti black out non compensati da
generatori ci fanno rimpiangere il Planet.
Il
safari sull’elefante è molto divertente e la conoscenza di questi animaloni
ci sorprende soprattutto per la premura nei confronti dei trasportati.
Ovviamente nostro figlio piccolo è entusiasta dell’esperienza.
Essendo
stagione di monsoni le piogge sono frequenti e lasciamo Chitwan senza rimpianti
sotto una pioggia insistente che ci accompagna per tutto il viaggio di ritorno.
Praticamente
è l’unico giorno di pioggia di tutto il viaggio, ad eccezione di acquazzoni
sparsi che di tanto in tanto ci colgono, da questo punto di vista siamo stati
fortunati, visto il periodo tipico delle piogge.
Ritorniamo
al Planet e ritroviamo un parte degli ospiti italiani conosciuti in precedenza e
si ritorna al bel clima familiare, alle chiacchiere dopo cena.
Si
decide, tutti insieme, di fare una visita notturna
al centro di Bhaktapur, che si è rivelato estremamente suggestivo, con la gente
riunita a cantare e suonare nenie sotto luci fioche.
Il
programma avrebbe previsto, per il giorno dopo, visita a Bodnath e valle del
Shanku e poi trasferimento a Kathmandu per le ultime tre notti in Nepal.
Dal
momento che la capitale dista solo mezz’ora di macchina da Bhaktapur e noi
siamo ormai affezionati al posto decidiamo di rimanere al Planet e visitare
Kathmandu facendo andata e ritorno.
Bodnath
è la più grande stupa del Nepal e il clima è estremamente mistico coi
pellegrini che fanno il rituale percorso in senso orario.
Tutta
la valle del Sanku è costellata di tempi e monasteri mete di pellegrinaggi.
La
visita a Kathmandu inizia dal tempio buddista di Swayambhunath, detto anche
tempio delle scimmie, per la presenza di tali animali.
Sorge
alla fine di una lunga scalinata e in cima si può godere di un bellissimo
panorama della città. Il tempio è un suggestivo connubio tra religione
induista e buddismo.
Poi
entriamo nella città di Kathmandu e visitiamo la Durbarsquare che sorprende per
l’imponenza e la quantità di templi, intorno ai quali si svolge la normale
vita della gente, con mercati improvvisati e traffico caotico.
Quello
che più colpisce di Durbarsquera è il degrado dei monumenti e la gran quantità
di piccioni, considerati animali sacri, che imbrattano in maniera incredibile.
L’ultimo
giorno andiamo a zonzo per Thamel,
il quartiere commerciale, un incredibile caleidoscopio di colori, negozi,
insegne, locali in cui sorseggiare un vero caffè espresso, librerie.
Passeggiere
per le viuzze è veramente piacevole e ovviamente lo shopping è d’obbligo.
Si
ritorna a casa con nella mente: l’immagine delle centinaia di templi grandi e
piccoli, antichi e moderni che sono
il segno della spiritualità di questo popolo, la quotidianità di questa gente
fatta di gesti antichi, i canti dei monaci tibetani.
Le
contraddizioni della modernità che avanza: le motociclette che scorazzano per
le strade, il traffico caotico e assordante, l’inquinamento atmosferico, i
cumuli di rifiuti abbandonati, non scalfiscono il fascino di questo paese che
certamente merita una visita.
Un
particolare ringraziamento và allo staff dell’hotel Planet che con la loro
cortesia e simpatia hanno reso piacevole il viaggio.
A
tutti coloro che vogliono visitare il Nepal ci sentiamo di consigliare:
nepalplanet..
Fabio