MINGALABA!!
Diario di viaggio 2013
Siamo decollati da mezz’ora da Londra con questo fantastico aereo A380 che porterà noi e i nostri sogni a Yangon via Kuala Lumpur.
E’ un viaggio programmato da mesi assieme a Sonny, titolare dell’agenzia che abbiamo contattato via mail e che ha organizzato il nostro viaggio secondo le nostre richieste.
Ci aspettiamo molto da questo paese e siamo sicuri che non rimarremo delusi.
Non vediamo l’ora di incontrare la nostra guida, Sonia, dell’agenzia SONNY TRAVEL http://www.sonny-myanmartravelguide.com/ che cercherà di farci conoscere la Birmania, il paese d’oro dagli splendidi colori e dalla grande cordialità tipica del popolo asiatico.
Finalmente dopo 20 ore arriviamo a Yangon. Sbrigate le formalità doganali (molto semplici e veloci) troviamo ad aspettarci la nostra guida Moe Moe che si fa chiamare Sonia, che ci accoglie con un gran sorriso desiderosa di portarci a conoscere la città.
Il traffico è allucinante nonostante la strada, che porta al centro della città, sia composta da 3 corsie.
Scendiamo nella piazza principale dove ha sede il municipio per iniziare il nostro giro a piedi; ci inoltriamo lungo le vie trafficate di questa grande città abitata da più di 3 milioni di persone.
Mercati lungo la strada, un po’ di frenetico movimento ed arriviamo nel grande parco Kandawgyi caratterizzato da una vegetazione molto rigogliosa dove è possibile ammirare il Karaweik Palace un Hotel a forma di dragone.
Altro sito interessante che andiamo a visitare è il Budda sdraiato situato nella Pagoda Chaukhtatgyi che ci ha colpito per la sua imponenza ma soprattutto per la sua bellezza; è un luogo sacro dove regna il silenzio e la grande spiritualità.
Ultima bellezza di Yangoon è la grande Pagoda d’oro simbolo di tutta la Birmania: Pagoda Shwedagon, un maestoso complesso religioso buddista eretto nel XVIII° sec., formato da una pagoda alta 98 metri e ricoperta da tonnellate d’oro e diamanti, circondata da innumerevoli tempietti e meta di continui pellegrinaggi. Questo è sicuramente il luogo di maggiore importanza e culto della città, oltre che l’emblema della nazione.
La visita alla pagoda inizia dalla porta sud; da subito si respira un’atmosfera di enorme spiritualità. Rimaniamo stupefatti dalla maestosità dell’architettura e dai rituali che vediamo compiere dai fedeli e che Sonia prontamente ci spiega.
Il giorno successivo sveglia molto presto per prendere un volo con destinazione Bagan.
La splendida Bagan è situata sulla sponda sinistra del fiume Irrawaddy, ai piedi del monte Popa, picco vulcanico meta di antichi pellegrinaggi, ed è caratterizzata da una pianura bruciata dal sole e costellata da oltre 5.000 pagode, stupa e monasteri buddisti, glorie dell’impero di Bagan Il grandioso complesso archeologico di Bagan, sicuramente la maggior attrattiva del Myanmar, è quanto resta di oltre 13.000 edifici religiosi costruiti secoli fa. Alcuni di questi ora sono ridotti in rovine, altri hanno conservato intatto il loro splendore.
Il sito è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. I momenti più suggestivi per ammirarlo sono il primo mattino, quando le migliaia di cupole svettano indistinte nella foschia, o al tramonto, quando le cupole dorate vengono illuminate dagli ultimi raggi del sole, in mezzo alla pianura punteggiata dai radi alberi.
Bagan non è solo Templi e Pagode ma anche mercato, curiosità e stravaganze.
Visitare il mercato è sicuramente affascinante; è il modo migliore per entrare in contatto con la gente del posto e conoscere la quotidianità di questo paese. Verdura, pesce e carne sotto il sole, odori di ogni tipo, gente che parla e ride, si assapora quel senso di comunità e di unione che è meraviglioso!
La gente ci accoglie con grandi sorrisi invitandoci ad acquistare i loro prodotti frutto di grande fatica e prestandosi con gioia a qualche foto!
Dopo il mercato ci dirigiamo verso la vecchia Bagan e lungo la strada ci fermiamo ad osservare alcuni contadini al lavoro nei campi. E’ il periodo della semina e rimaniamo sorpresi nell’osservare come l’aratura venga eseguita mediante un aratro rudimentale trainata da due buoi. Nei solchi appena realizzati passano le donne a seminare mais, zucche, ceci ed altri cereali.
La giornata è dedicata interamente alla visita dei templi e delle pagode più importanti e significativi. Nel pomeriggio visitiamo un piccolo villaggio; ci accompagna una ragazza che vive in questo posto e che ci fa entrare in contatto con le abitudini quotidiane di questo paese.
Qui abbiamo potuto vedere come viene prodotto il Thanaka, crema cosmetica di colore giallo-bianco, ottenuta dalla corteccia di alcuni alberi; è un prodotto tipico del Myanmar, usato soprattutto dalle donne e dai bambini che lo applicano sul viso e sulle braccia con lo scopo di rinfrescare, profumare e purificare la pelle, in maniera naturale.
Il caldo è sempre più intenso ed opprimente; decidiamo pertanto di fare una pausa al nostro hotel e di uscire nel tardo pomeriggio.
Terminiamo la giornata ammirando il tramonto dalla cima di una piccola collina; lo spettacolo di migliaia di pagode è stupefacente.
Il giorno successivo è dedicato alla visita del Monte Popa antico vulcano alto 1.500 m, luogo di pellegrinaggio in cui si onorano i nat, gli spiriti del Bene e del Male Lungo la strada ci fermiamo in una fattoria dove assistiamo alla produzione dell’olio di arachidi e alla lavorazione di latte di palma con cui vengono prodotte delle caramelle squisite ed un distillato simile alla nostra grappa.
Terminata la visita, proseguiamo verso il monte Popa, un monte considerato la casa dei nat (spiriti) e quindi sacro. La salita al tempio situato sulla cima è costituita da ben 700 gradini; nonostante il caldo e le numerose scimmie che vivono in questo luogo e che sporcano non poco il percorso di accesso al tempio, arriviamo sulla sommità da dove è possibile ammirare il panorama della vallata sottostante.
Scesa la lunga scalinata, è ora di pranzo e ci dirigiamo in un ristornate del posto. Il momento del pranzo è sempre l’occasione per chiacchierare con Sonia del suo paese. Sonia ci racconta che con il nuovo generale attualmente a capo dello stato le cose stanno piano piano migliorando; è sicuramente una persona più democratica e più vicina ed interessata alle esigenze del proprio popolo, ma la strada è sicuramente ancora lunga.
Lungo la strada del ritorno, Sonia ci porta a visitare un villaggio locale dove vivono circa 300 persone. Al nostro arrivo veniamo accerchiati da un gruppo di bambini sorridenti ed un po’ incuriositi dalla nostra presenza. Regaliamo loro delle caramelle e dei pennarelli ed in cambio riceviamo un sacco di sorrisi.
Proseguiamo a camminare all’interno del villaggio e capiamo subito che la voce della nostra presenza si è sparsa. Ci vengono incontro un gran numero di bambini di tutte le età desiderosi di ricevere anche loro delle caramelle e di vedere queste due persone che hanno interrotto la loro quotidianità e regalato un sorriso.
Il giorno successivo prima di lasciare Bagan, Sonia ci accompagna a vedere la festa c è in corso per celebrare una pagoda della città.
Ci dirigiamo verso il fiume Irrawady dove è in corso una sfilata di barche provenienti da tutti i villaggi.
La via per arrivare al fiume è piena di bancarelle e la gente è davvero tantissima.
Arriviamo sulla riva dove assistiamo alla sfilata delle barche spostandoci poi verso la pagoda dove in mattinata i monaci predicheranno il sermone per la popolazione.
Rimanemmo stupiti nel vedere tutte le offerte che la gente ha portato; ci sono infatti 3 lunghi tavoli stracolme di ciotole contenenti vari cibi che la gente offre ai monaci in modo da acquisire dei meriti per la propria vita.
Lasciata la confusione di questa festa partimmo alla volta di Monya.
Lungo la strada ci fermano ad osservare la gente che lavora nelle risaie.
Grazie a Sonia ci addentrammo nei campi per vedere da vicino le fasi di preparazione dei campi di piantagione delle piccole piantine e in un campo vicino la raccolta e la battitura del riso.
Oltre ad essere catturati dal lavoro di queste persone, il loro sorriso e l’ospitalità è quasi disarmante; appena arrivati infatti ci viene offerto di assaggiare un’insalata di foglie di tè che loro hanno portato da casa per il loro pranzo.
Nel pomeriggio arriviamo a Monywa piccola cittadina della divisione di Sagaing, situata a circa 136 km a nord-ovest di Mandalay sulle rive del fiume Chindwin dove visitiamo subito Pho Win Taung (Mt. Pho Win), in cui l'intera montagna è stata scolpita in caverne ricche di pitture murali, nicchie, scale e immagini di Buddha.
Però la maggior attrattiva turistica è il grande tempio buddista Thambuddhei Paya; nell’omonima pagoda, vi sono ben 582.357 immagini di Buddha.
Rimaniamo stupefatti dalla bellezza della costruzione voluta da un monaco negli anni ’40 ma le sorprese non sono finite.
Il secondo tempio che andammo a visitare è costruito all’interno di un’ampia area dove sono stati costruiti 9000 statue di Budda.
Dall’alto del tempio è possibile vedere questa distesa infinita di statue erette in modo ordinato e preciso.
La maggior parte di esse sono rivolte verso 2 gigantesche statue del Budda, una in posizione eretta e l’altra distesa.
Arriviamo ai piedi di queste statue e cominciamo la nostra visita.
Il Budda eretto è costituito da 31 piani di sale riccamente dipinte e contenenti statue del Budda.
Prima di arrivare a Mandalay, Sonia ci porta a visitare una scuola monastica; si tratta di una scuola gestita da monaci che accolgono i bambini e ragazzi che non hanno la possibilità economica di iscriversi alle scuole statali.
Come ci spiegano gli insegnanti ci sono circa 200 bambini.
Visitiamo le varie classi e veniamo accolti da questi bambini festosi e contenti di vederci.
Regaliamo ad ognuno di loro un quaderno ed in cambio ci regaliamo una serie di canzoni cantate in gruppo che ci fanno commuovere.
Dopo questo momento così emozionante ci dirigiamo alla collina di Sangan dove vivono e studiano circa 5000 monaci; sulla sommità visitiamo il tempio e ammiriamo lo splendido panorama.
Finalmente arriviamo a Mandalay capitale culturale e religiosa della zona settentrionale del Paese, posta lungo le sponde del fiume Irrawaddy. Mandalay un tempo era conosciuta come la “città d’oro” del re Mindon, l’ultimo regnante birmano prima dell’occupazione britannica.
Di Mandaly sono molto interessanti le zone periferiche.
Amarapura è una cittadina non molto distante da Mandalay che venne fondata dal re Bodawpaya nel 1783 come nuova capitale del Myanmar e il suo significato è la "Città dell’Immortalità".
Qui è possibile visitare Il monastero di Mahagandayon che è il più grande di tutto il Myanmar, infatti vivono più di 1000 monaci, ed un importante centro di meditazione.
Assistiamo al rituale della consumazione del pranzo tutti i monaci si mettono in fila con la loro ciotola e ricevono la razione di riso da parte dei donatori.
Poi sempre in silenzio si dirigono verso la sala da pranzo dove consumano il pasto.
Il momento è veramente piena di spiritualità; questo monastero è anche un centro educativo per bambini svantaggiati che non hanno i mezzi per studiare e che vengono seguiti dai monaci più anziani. Il loro stile di vita è rigido e si ispira a dieci regole che il monaco deve seguire: avere un animo generoso, seguire la disciplina monastica, mantenersi in buona salute, essere pulito, vestirsi degnamente, comportarsi in modo intelligente, camminare pacatamente, parlare con buon senso, obbedire alle regole e lavorare assiduamente.
al termine ci dirigiamo verso il ponte U-Benn il ponte in legno di Teak più lungo al mondo, costruito per collegare la città alla campagna durante il periodo del monsone
Lo percorriamo completamente osservando alcuni pescatori che stanno lavorando nel fiume.
Il nostro programma di viaggio prevede la visita ad Ava un tempo città reale.
Qui a bordo di un calesse raggiungiamo un monastero costruito completamente in teak dove vivono attualmente 3 monaci.
Sonia ci spiega che all’interno è presente una scuola monastica per i bambini del villaggio che non possono permettersi la scuola statale.
Arriviamo e assistiamo alla lezione che uno dei monaci sta svolgendo con 6 bimbi ed è incredibile vedere con quanto entusiasmo questi bambini stanno ripetendo ad alta voce in coro ciò che il monaco sta spiegando.
Terminati i giorni di visita a Mandalay ci trasferiamo a Kalaw, situata a 1320 m di altezza sull’altopiano Shan.
Il paesaggio lungo la strada verso Kalaw cambia notevolmente; ai lati della strada si possono vedere campi di banane, riso e anche cotone.
Ci fermiamo ad osservare prima un gruppo di donne intente a piantare il riso e poi in un altro campo la raccolta del cotone.
Proseguiamo il nostro viaggio e dopo alcune ore la strada comincia a salire e ovviamente il paesaggio cambia notevolmente.
Vediamo infatti delle grandi foreste di teak e i prodotti che qui vengono coltivati sono soprattutto cavolfiori, cavoli e patate.
Kalaw, grazie al clima mite, durante l'epoca coloniale, era una piacevole località di villeggiatura, come testimoniano alcune costruzioni inglesi ancora in piedi.
Oggi è base di partenza per numerosi trekking, alla scoperta dei villaggi tribali, che richiedono almeno due pernottamenti.
Il nostro programma prevede un trekking per l’intera giornata; ci addentreremo nelle montagne per andare a visitare 2 villaggi della tribù dei Pa-o.
Ci accompagnerà una guida locale che parla il dialetto della popolazione che andremo a visitare.
Lungo il sentiero passiamo a vedere coltivazioni di ginger, mandarini, mais e tè verde.
Dopo circa 2 ore di cammino su un sentiero un po’ fangoso arriviamo al primo villaggio dirigendosi alla scuola dove si stanno svolgendo le lezioni; in un unico stanzone ci sono 2 classi, da una parte i più piccoli che stanno facendo lezione di birmano e dall’altra parte i più grandi che stanno studiando inglese.
Al nostro arrivo ovviamente le lezioni si interrompono e così possiamo regalare ai più grandi dei quaderni e ai più piccoli delle matite colorate.
Ci salutano con un grande grazie urlato in coro da tutti.
Proseguiamo il cammino e poco dopo arriviamo al secondo villaggio.
Anche qui facciamo visita alla scuola ed i bambini come ringraziamento ci cantano alcune canzoni.
Prima di lasciare il villaggio visitiamo una casa; qui la signora ci mostra la grande stanza a piano terra che serve da cucina e soggiorno dove al centro è sempre acceso un fuoco che serve per cucinare ma anche per riscaldarsi la sera e nei mesi invernali.
Saliamo al piano superiore dove ci mostra gli abiti tradizionali della tribù.
Prima di salutarci la signora ci regala un sacchetto di tè verde che emana un intenso profumo.
Lasciato il villaggio, ci fermiamo per il pranzo in grazioso locale mentre il tempo purtroppo cambia ed incomincia a piovere copiosamente.
Finito di pranzare ci incamminiamo verso il ritorno in paese camminando sotto una fitta pioggia e su un sentiero completamente fangoso e piuttosto scivoloso.
Arriviamo dopo 2 ore in Hotel fradici e con gli scarponi completamente infangati ma contenti per aver avuto la possibilità di conoscere un po’ più da vicino questo popolo.
I successivi tre giorni li abbiamo trascorsi al lago Inle; il trasferimento da Kalaw è stato piuttosto lungo e sotto una fitta pioggia che però non ci ha impedito di visitare un bellissimo monastero in legno di tek, molto caratteristico, sfruttando la piccola tregua che il tempo ci ha concesso.
Credo che pochi luoghi al mondo sono in grado di trasmettere la magica atmosfera del Lago Inle, luogo assolutamente immaginabile.
E' senza dubbio insieme a Bagan il posto più affascinante che assolutamente non si può perdere del Myanmar. La strada per arrivarci è piacevole e bella, con boschetti di bambù, ficus giganteschi e panorami spettacolari. Se non si vuole dormire in uno dei 2-3 favolosi resort isolati intorno al Lago, l'ideale è cercare una sistemazione nel villaggio di Nyaungshwe dove si può scegliere tra tante sistemazioni d'ogni genere.
Il paesino che si affaccia sul lago è il classico villaggio turistico pieno di agenzie, hotel di tutti i livelli, bar con l’accesso ad internet ma soprattutto pieno di turisti….non oso pensare quanto deve essere caotico questo luogo nel periodo da Ottobre in poi dove si riversano la maggior parte dei viaggiatori.
Il primo giorno sul lago inizia con cielo carico di nuvoloni neri minacciosi…speriamo ci lasci tranquilli durante l’escursione.
Incontriamo Sonia alle 8.00 e assieme ci rechiamo presso il piccolo porto dove ci aspetta una canoa a motore che ci condurrà tutto il giorno a visitare questo splendido lago; infatti per visitare il Lago bisogna noleggiare una delle tipiche “gondole” di legno e partire di buon'ora.
Il porto è un formicaio di gente intente a scaricare dalle barche le merci destinate al mercato cittadino, tanti turisti…insomma una gran bella confusione fin dal rimo mattino.
Saliamo sulla barca che appare abbastanza instabile tanto da dare l’impressione di rovesciarsi a momenti.
Già sul canalone che porta all’ingresso di questo fantastico lago, tutto quello che si incontra è uno spettacolo sorprendente. La vegetazione, il panorama, la natura sono bellissimi, ma oltre a questo sono stupefacenti anche le altre barche che si incrociano: donne, uomini, bambini, famiglie, contadini carichi delle loro merci diretti in paese e in qualche mercato. Tutti sulle loro barchette in legno, delle volte a motore ma moltro spesso a remi che spingono con le braccia o con le gambe tutti indaffarati, sorridenti.
Dopo un lungo tragitto arriviamo in un villaggio su palafitte di legno che rivela un mondo a sè: bambini che si lavano sguazzando allegri, donne che fanno il bucato con i loro modi pieni di contegno, dignità ed elegante raffinatezza.
Probabilmente poveri economicamente, con beni materiali elementari ma ricchi d’umanità e vitalità. Incredibili gli orti galleggianti fatti con la terra e le alghe pressate ordinati, ricchi di vegetali vari.
Per questa gente il lago è da sempre la loro vita.
Ci fermiamo a visitare un’abitazione facendo la conoscenza di una piccola famiglia intenta nella produzione dei sigari rimanendo stupiti dalla grande manualità.
La ragazza che ci accoglie con tanta cordialità dopo averci mostrato il suo lavoro si offre per accompagnarci con la sua canoa per un giro esplorativo del villaggio portandoci in posti inaccessibili con l’altra canoa troppo ingombrante.
Dopo aver ringraziato e salutato proseguiamo il nostro giro visitando una piccola pagoda abbastanza affollata di turisti per poi ritornare verso il nostro albergo sotto uno splendido sole!
Il giorno successivo si unisce a noi una coppia di Milano con la quale andiamo a visitare Kakku sito archeologico di grande fascino con più di 2.000 stupa situato nello Stato semi-autonomo Shan.
Per visitare questo sito abbiamo dovuto prendere una guida locale in quanto in questo luogo parlano una lingua sconosciuta a Sonia.
Il sito è davvero molto bello e suggestivo, con stupa antichi e decorati diversamente. Un altro modo più lungo ma probabilmente più affascinante per visitare Kakku è anche quello di fare un trekking - circa 8 ore - direttamente dal Lago Inle e/o viceversa. E’ un ottimo modo per visitare le colline circostanti e scoprire i piccoli e inaccessibili villaggi della zona.
E siamo così arrivati all’ultimo giorno della nostra vacanza; la trascorriamo nuovamente sul lago visitando il mattino presto il mercato frequentato da molti contadini che dalle montagne circostanti scendono al mercato per vendere i propri prodotti.
Purtroppo però il tempo non ci ha permesso di trascorrere pienamente la giornata e quindi dopo aver visitato alcune pagode siamo ritornati in albergo sotto una pioggia fine e insistente.
Il giorno successivo ritorniamo tristemente a Yangon dove ci accoglie una pioggia torrenziale e di fatto la nostra vacanza può considerarsi finita.
La vacanza sta finendo e dal finestrino dell’aereo che ci porterà a casa riviviamo con grande nostalgia i meravigliosi giorni che abbiamo vissuto in Birmania: Bagan, i dintorni di Mandalay, Kalaw, monasteri, pagode ma soprattutto rimarrà per sempre nel nostro cuore i sorrisi e la grande cordialità della gente.
Un raggio di sole che riesce a farsi lago fra le nuvole illumina le nostre mani e questo lo prendiamo come segno di saluto che questo paese ci vuole riservare!
Il nostro percorso di “conoscenza del mondo” si arricchisce ogni anno di esperienze fantastiche nella speranza anzi nella convinzione di migliorare sempre più la nostra vita.
Questo percorso l’abbiamo sempre paragonato ad un meraviglioso libro arricchito di tante esperienze vissute tra Sud America (Bolivia/Cile, Perù e Argentina), Africa (Botswana, Marocco), Oceania (Australia), Asia (Ladakh e ora Myanmar) e già stiamo pensando al prossimo perché come disse un antico poeta persiano "La vita è un viaggio, viaggiare è vivere due volte".
Sonia, Sonny, Myanmar non vi dimenticheremo mai anche perché non è un addio ma un arrivederci!
Andrea e Manu