Quando si torna da Myanmar
Racconto di viaggio 2011
di
Aida Apostol
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Ho
bisogno di ricordare a me stessa chi sono e cosa faccio nella vita.
Ho 32
anni, sono disoccupata da circa 8 mesi.
Quindi non faccio nulla. Lo stesso quando lavoravo, non facevo nulla! Prendevo e
davo soldi, che cosa significa? Nulla!
Sono
disordinata ma ho molti interessi, anzi, moltissimi pezzi di interessi visto che
non faccio niente fino in fondo. Mi appassiono e mi spengo continuamente.
Sono
tornata dal Myanmar pochi giorni fa. Oggi è il 17, sono tornata il
12. Per un po’ di giorni non ho capito niente. Ora comincio a capire e
vorrei mettere la testa nella sabbia come lo struzzo. Fa male essere tornati al
nulla!
Ho fatto
la spesa al Dico perchè è molto vicino. Perchè questi supermercati si
chiameranno “discount”? Ma lo sconto non si fa su un prezzo? Oppure loro lo
fanno sull’intero edificio?! Ho fatto la spesa solo oggi che è anche il
giorno in cui sono andata a vedere il saldo del conto. Non so di cosa mi sono
nutrita questi giorni e nemmeno di cosa mi nutrirò da ora in poi visto il saldo
(dallo stock di lipidi, non ci saranno mai mancanze materiali in questo posto
“democratico”).
Una volta
ho mangiato da Andrea da quando sono tornata. Andrea è l’amico sempiterno con
cui sono andata in Myanmar e che mi ha anche prestato i soldi del viaggio. Il
giorno in cui sono tornata ho mangiato delle salsicce rimaste nel frigo dalla
mia coinquilina (andate male ma dopo Myanmar niente non mi disturba lo stomaco).
Per il
resto durante questi 5 giorni mi sono mangiata metà pandoro che mi ha lasciato
sempre la mia coinquilina e dei crackers (non trovo più che sia esenziale
mangiare). Un altro giorno ho mangiato anche una porzione di patatine alla mensa
dell’università, era venerdì, lo so perchè ero andata a fare l’ultima
prova di Pedagogia Interculturale (non sanno nemmeno cosa vuol dire
interculturalità questi qua, raccolgono testimonianze e stampano e basta).
Potevo prendere una bistecca, la pizza, tutto quello che la gente mangia
comunemente in Italia ma bastavano le patatine. Avevo ancora l’altro fuso
orario e lo terrei per molti anni.
A
proposito della coinquilina (Fabiola, 23 anni, albanese, magazziniera): se ne
scappata mentre ero in Birmania, lo ha fatto di nascosto così la bolletta della
luce la pago tutta io (108,00 €). Ma mi ha lasciato il pandoro (a dire il vero
anche una bottiglia di spumante che mi sono bevuta un po’ per volta, è stata
un buon anestetico per lo shock culturale).
Per
cinque giorni mi sono svegliata durante la note credendo di essere in un
bungalow sulle spiagge birmane, in un monastero nella mia camera (da monaco,
nemmeno da monaca), in un aereo che stava cascando ed io ero sicura di salvarmi
e di salvare anche gli altri nonostante non fossi il pilota (e nemmeno Superman
o Superwoman). Avrei preferito l’aereo che la mia stanza dove tutti i miei
“averi” hanno cominciato a puzzare di morto. Almeno dall’aereo mi sarei
salvata assieme a tutti gli altri.
Abito a
Vigevano da 4 anni, prima abitavo in Veneto, a Fossalunga di Vedelago. Sono
arrivata in Italia per rimanerci per 6 mesi nel ambito di un servizio di
volontariato europeo. Sono rimasta per sette anni grazie ad una serie di eventi
irresistibili. Ci sto ancora (non so però per quanto). Ho lavorato, poi ho
cambiato il lavoro per un altro, poi sono stata licenziata e nell’attesa di un
altro lavoro, mi sono iscritta all’università (per dare un senso). Il campo
m’interessa. Non riuscirò laurearmi ma in tanto mi nutro (spiritualmente).
Adesso mi sembra che non sia così che si da un senso, so questo perchè sono
tornata dalla Birmania da poco. Poi mi scorderò come sempre tutto.
Non so
però come si puo’ dare un senso, so solo che il senso che ho provato a dare
è egoista, riguarda me e basta. Prima mi dava soddisfazione totale, ora non più.
E’ un inizio! Ho delle idee, mi viene sempre in mente Tiziano Terzani, lui si
che ha saputo dare un senso. Forse una cosa che posso fare sarebbe una mostra
fotografica su Myanmar. Mi organizzerò, ne vale la pena.
Myanmar
è come la Romania prima della caduta di Ceausescu. Non speravo di avere
l’occasione di rivivere quel sentimento. L’anima delle persone non è ancora
contaminata. L’inquinamento si chiama fame, non arrivismo. Myanmar è meglio
della Romania forse, ma è difficile dirlo alla fine. Ero solo una bambina
quando ho visto per l’ultima volta tutti in torno a me innocenti. Prima che
fossero arrivate le suv e la televisione. Chi puo’ dire che tutti erano
innocenti se io vedevo loro con occhi da bambina?
Ma in
Myanmar ho visto le persone con gli occhi di una che ha lasciato il suo paese ed
è partita da sola a scoprire quel mito dell’occidente che c’è sempre stato
nella mia amata Romania. In Myanmar sono arrivata dopo aver lasciato il mio
paese per un altro (paese esageratamente ricco nell’accezione collettiva).
In
Myanmar ci sono arrivata quando avevo imparato a vivere nell’occidente tanto
desiderato da tutti, quando avevo imparato la lingua, dopo essermi comprata la
prima macchina che poi ho anche cambiato (oggetto per il quale nella Romania
della dittatura si aspettava 25
anni e nel frattempo si leccavano, eventualmente, tanti culi, oggetto che in
Myanmar nessuno se lo puo’ premettere ancora). In Myanmar sono arrivata dopo
aver fatto la coda per il permesso di soggiorno e dopo aver capito che esiste
anche razzismo. Mica lo sapevo in Romania che si può essere giudicati per il
posto dove sei nato, che nemmeno hai potuto scegliere. In Myanmar ci sono tante
etnie che convivono benissimo e si rispettano avvicenda. I birmani parlano con
ammirazione dei cayen e gli scian sono pronti a dividere tutto con un mong in
difficoltà, ecc. E’ poi che strano, non c’è delinquenza in Myanmar. No,
non c’è. Non c’era nemmeno da noi quando tutti eravamo poveri, c’era
solidarietà e comprensione. Sono venuta a sapere che i romeni sono
“cattivi” solo in Italia (adesso è un disastro, sono tutti impazziti sia la
che qua, non ci voglio pensare perchè non posso prendermela con una cosa molto
più grossa di me, che non posso cambiare). Forse per questo il mio mito
dell’occidente si è trasformato in un mito dell’oriente, e ha fatto bene!
Ho dei
doveri nei confronti del Myamnar, chissà se riuscirò a colmarli almeno in
parte. Uno tra questi doveri sarebbe scrivere su di loro, su come si è svolto
il mio viaggio, nella maniera “reportage”. Ma io non riesco, mi faccio
trascinare in questo paragone tra la Romania e la Birmania. Per questo forse è
bene fare una mostra di fotografia (non so da dove si comincia). Il Myanmar è
bellissimo per gli aspetti etnologici ed io che avevo scelto già in Romania di
studiare Sociologia ed Etnologia mi faccio prendere da questi sentimentalismi
egocentrici. Forse perchè ho davvero bisogno di ricordare chi sono. Mi ero
dimenticata, per questo ho doveri nei confronti del Myanmar.
Scrivevo
questo tempo fa’ ...avrei dovuto scriverlo ora, ora è più che mai
rappresentativo.
C'e tanta ruggine
sulla mia mano destra. Non so più scrivere, non so più lavarmi e quasi mi sono
affezionata a questo residuo magico, come alla noia e alla perdita di tempo.
Non ho più voglia di
imparare o leggere cose, belle e brutte. Sono solo preoccupata di come riuscire
ad essere forte, o come sentirmi fiduciosa, o cose da femmina, come posso essere
vestita bene o più spoglia uscendo da casa, da un giorno all'altro.
E cosi caccio via me
stessa da un giorno all'altro.
Questo computer non mi
ascolta e mi parla in italiano, e io gli dico che non sono italiana ma sono
stata conquistata dai romani, nel 105-106 a.c.
Niente da fare, lui
pensa che anche io gli parli in italiano ed io così bene parlo che capisco
anche.
Difficile ricordare chi sono. Non c’è più casa, la
Romania è un posto di consumatori e non mi sento più a casa nonostante
l’amore per i miei. L’Italia è un po’ troppo fashion per una sempliciotta
come me, il posto dove alloggio (che non riesco a chiamare casa) e vuoto e la
mia vita è un contenitore di sopravvivenza.
E’ questo quello che si prova tornando dal Myanmar. Almeno è quello
che prova una come me cresciuta sotto un’altra dittatura (non molto diversa).
Questo è quello che provo io che mi sono conquistata dopo la dittatura questa
falsa libertà occidentale (che ti condanna alla sopravvivenza). Sono così
fiera di provare questo, il mio vuoto è un vuoto vero, è sentimento. Sono
sicura di vivere anche se non riesco a ricordare chi sono, è un vuoto
dignitoso. Non è facile esprimere questo perchè è paradossale.
E se penso che in Myanmar considerano una cosa così preziosa
vivere in un posto democratico.
In
Myanmar la gente ti prega di aiutarli ad imparare l’inglese, ma il senso è
“comunica con me, voglio conoscerti”. Ti fermano per strada, si presentano,
poi non sanno dire altro e tu spieghi che il tuo inglese non è buono ma la tua
spiegazione li fa sorridere anche se non capiscono. Hanno realizzato un dialogo!
Una volta
un ragazzo in bici ci è corso dietro e ha detto ad Andrea “Hello, my name is
...(non ricordo, impronunciabile), what is your name?” ,“Andrea!”, “Nice
to meet you Andrea”...ed è scappato via con la sua bici. Altre volte ci
chiedevano di fare foto con loro. Mi ricordo che in Romania chiunque conosceva
un occidentale si vantava, mi ricordo benissimo. Per non parlare degli oggetti
che un occidentale ti regalava! Diventavano oggetti di culto.
E’
incredibile come è facile comunicare quando c’è la disposizione e la volontà.
Non c’è bisogno di nessuna lingua comune, proprio no. Nessuno potrebbe essere
falso in Myanmar (i visitatori intendo), è un posto dove si guarisce e ci si
depura dagli artefatti. Mi sono sempre posta la domanda come sarà l’essere
umano nello stato puro, senza condizionamenti sociali. Lo so che non lo si
puo’ sapere ma sono stata colpita molto dall’ingenuità di questo popolo.
Sembra che non sappiano dubitare. E’ sicuro che un alto Budda con i piedi
segnati verrà! E anche quello che tu dici è sicuro ed è vero, non puoi dire
bugie, nessuno si immagina che potresti mentire. I bugiardi sono pochi in
Myanmar e si trovano solo dove c’è un po’ di turismo e un po’
più di benessere. I
“bugiardi”...chiamo “bugiardi” solo coloro che vogliono impressionarti
con la loro storia triste per avere qualche spicciolo, storia che molto
probabile è la verità, non so. Ma la maggior parte della gente, nonostante
gente poverissima, non è interessata al tuo portafoglio, ma ad uno scambio
comunicativo. Delle volte ho avuto così un sentimento di vergogna nei confronti
di me stessa. Perchè ti trattano come se tu fossi superiore, come se avessi
fatto qualcosa di straordinario per loro solo per aver parlato. Non sono
superiore, non sarò forse mai all’altezza! Non so piu’ chi sono, sono
soltanto colpevole di questo. Vorrei avere l’ingenuità di questa gente che
vive girono per giorno, e alla quale non sparisce mai il sorriso.
Mi faceva
male tornare a casa in Romania dopo essere stata in Italia per molto tempo. La
gente povera li non assomiglia alla gente di Myanmar per un solo motivo. In
Myanmar la situazione viene accettata col sorriso, in Romania le facce sono
provate, tristi, ti fanno soffrire pure a te. Non so a cosa è dovuta la diversa
filosofia di vita, forse questione di religione. Non credo che sia male o bene
fare vedere la sofferenza sul proprio viso, è solo un modo diverso di
esteriorizzare. Ho notato questa differenza. L’innocenza e lo spirito puro dei
romeni sta scomparendo ormai. La gente è piu’ simile in Romania alla gente
dell’Italia, anche in Italia vedo spesso facce di pensionati che mettono molta
tristezza. In Myanmar si capisce che la situazione è molto grave ma la gente è
talmente in pace con se stessa da sembrare sempre felice.
Aida
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