Diario di viaggio 2005
07 maggio 2005
Siamo di nuovo in viaggio! Oggi è il compleanno di Andri e ci siamo appena imbarcati nel traghetto che ci porterà per la 3°volta in Africa…wow!Detto così fa impressione anche a me! Piano piano andiamo alla scoperta di questo continente che non so come mai ma mi affascina tanto.
Stanno accendendo il motore, siamo seduti nelle poltroncine (è un signor traghetto..euro 24,50 pp sola andata con Transmediterranea) e di fronte a noi c’è il promontorio di roccia che era considerato una delle colonne d’Ercole…Gibilterra. Ci siamo imbarcati ad Algeciras con destinazione Ceuta, città spagnola in costa africana. Dovrebbe impiegarci 35 minuti…Si parte!
Ore 20:54 locali- CHEFCHAOUEN
Siamo arrivati qui oggi nel primo pomeriggio. Passare la frontiera è stato emozionante, particolarissimo. Sbarcati a Ceuta abbiamo preso il tram n°7 (euro 0,60 pp) fino alla frontiera. Abbiamo attraversato il confine a piedi (oggi mi sa eravamo gli unici!)…Già si vedeva la diversità della gente e del luogo. C’erano tante donne tutte rigorosamente con tunica e velo, e uomini e bambini. Il controllo è stato rapidissimo, abbiamo solo dovuto compilare un foglio e mostrare il passaporto. Né un’indicazione, né una scritta, solo la gentilezza delle persone che ci indicava dove passare. Superato il cancello io mi aspettavo l’assalto…invece abbastanza tranquillo.
In uno spiazzo di terra rossa tra la roccia e il mare c’era una distesa di taxi azzurrini e una miriade di uomini che ti chiamava e urlava la destinazione del proprio taxi.
Inizia così il Marocco.
Siamo saliti su un taxi collettivo per Tetouan. Teoricamente era 6 posti più autista però, senza averci capito tanto, noi abbiamo pagato per 3 posti (totale 50 dirham). I primi 40 km fino al posteggio taxi, poi per altro 20 dh ci ha accompagnato alla parada taxi per Chefchaouen. Altri 60 km (questa volta taxi al completo) per 50 dh. E così facilmente siamo arrivati qui.
Lunedì 9 maggio 2005
Qui direbbero che è il nove cinque perché indicano i mesi con i numeri. Siamo a Chefchaouen da 2 giorni e devo dire che si sta veramente bene! La medina è tutta una serie di stradine che salgono e scendono per la montagna, tutte le case sono pitturate di azzurro e bianco, le porte sono blu…è un misto tra il fondo di una piscina senz’acqua e le case dei Puffi! Inoltre è pulita e la gente non è per niente assillante. L’hostal si chiama “Pension La Castellana”, è proprio nel centro della medina, dietro Plaza Uta el Hammam, e paghiamo 50 dirham pp a notte…credo che fra le strutture economiche sia tra le più care ma ne vale veramente la pena. Da fuori sembra di entrare in una grotta blu, poi all’interno tutt’intorno ad un patio ci sono le diverse camere. Ora siamo in camera dopo aver fatto una doccia. Abbiamo fatto una bella scarpinata oggi! Verso le 14 siamo partiti con Said, un ragazzo marocchino di 25 anni, per andare a vedere dove coltivano e producono il kif. Passando tra le rocce in un sentiero battuto solo dal passaggio degli asini siamo saliti sul monte per poi ridiscendere. Dopo circa un’ora e mezza o forse più (con una pausa per mangiare) siamo arrivati ad un villaggio di montagna e nell’unico cafè esistente ci siamo incontrati con Mohammed, il quale ci ha portato nella sua “stalla”. Lì ci ha mostrato tutto il procedimento del cultivo. Poi siamo risaliti al cafè a bere un te. C’erano donne, bambini, capre…isolati dal mondo. Sono gentilissimi, sorridono tutti.
Delle donne arabe avevo un’opinione totalmente diversa: pensavo che non avessero vita sociale, che fossero represse dietro la tunica e il velo. E invece mi sono ricreduta. Ieri abbiamo avuto un contatto con queste donne, con una famiglia gentile e simpatica. Nella mattinata io e Andri siamo andati a vedere le cascate dove, all’interno dei lavatoi comuni, le donne lavano vestiti e tappeti. Poi dopo aver comprato 2 meloni, ci siamo incamminati lungo il sentiero che sale su per il monte fino alla moschea spagnola abbandonata da dove si gode del panorama di tutta Chefchouen. Eravamo accompagnati da un ragazzino che a 9 anni già parlava spagnolo. Poco prima di arrivare alla ex moschea un gruppo di donne sedute che faceva un picnic ci ha invitati a mangiare con loro e bere te. Ci hanno dato praticamente tutto, ci hanno rifocillato con olive, fave, ftalia (una specie di piadina), pane, te…e così abbiamo iniziato a parlare…e mi sono resa conto che non so più il francese!! C’era una ragazza, Wassima di 24 anni, che parlava francese e così tra gesti e un po’ di lingua abbiamo comunicato. Era con il marito Uahif e loro figlio Eitan di quasi 3 anni. Lei è una ragazza molto bella, con lineamenti delicati. Il resto non si vedeva perché era coperta da un velo nero, così come sua madre e le altre donne. Ci hanno invitato a cena a casa loro. Una casa grande su 3 piani, con cortile centrale e tante stanze, saloni arabi da mille e una notte. Ci hanno fatto vedere tutte le foto del loro matrimonio. Dura 6 giorni: 3 giorni per lei e 3 per lui. Il primo giorno lei è struccata ed è la fase chiamata hinna, dove si decorano con l’hennè mani e piedi. Vale anche per lui. Il 2°giorno ha cambiato due tipi di vestiti, entrambi molto sfarzosi e luccicanti, era tutta truccata, e poi il 3°giorno era vestita di bianco. Fanno 6 giorni di festa, mangiano e ballano. Sicuramente sono benestanti per qua, perché invece oggi parlando con Said ci ha detto che sua sorella si è sposata solo sulla carta perché un matrimonio costa tanto. Un mese prima circa ci si sposa “sulla carta” con lo scambio delle fedi e si beve il latte dal bicchiere dell’altro con le braccia incrociate, come noi facciamo con lo spumante. Poi siamo scesi nella sala comune ed intorno ad un tavolo abbiamo mangiato una zuppa di legumi col pane, olive e te rigorosamente alla menta. Si mangia con le mani. In questa casa vivono praticamente 18 persone. Dopo aver chiacchierato un po’ in francese, in arabo, coi gesti e coi sorrisi siamo andati a vedere la casa di Wassima e Uahif, vicino alla porta di Bab el Ain. Piccola ma colorata e molto accogliente. Lì ci hanno mostrato ancora altre foto del loro viaggio di nozze a Tanger e di loro figlio, della festa del battesimo e quelle della circoncisione.
Mi ha colpito tanto vedere che le donne sono così allegre e con la voglia di chiacchierare e sempre sorridenti. Ci hanno lasciato l’indirizzo a cui dobbiamo inviare le foto e ci hanno anche detto che se vogliamo possiamo stare da loro…
Un’altra cosa che mi è sembrata inizialmente strana è vedere solo persone di sesso maschile sedute nei bar e nella piazza principale…a primo impatto sembra infatti che le donne non ci siano o siano rinchiuse in casa ed invece perdendosi e girovagando nella medina ci si accorge di quante ce ne siano e della loro simpatia. Ieri sono andata a fare l’hammam, i bagni comuni dove i locali fanno letteralmente il bagno. Era l’orario esclusivo per le donne, ho pagato 30 dirham (prezzo per turisti sicuramente perché loro pagano invece pochi dirham) e dopo essermi spogliata sono entrata. Era la prima volta che entravo in un hammam e quindi ero sprovvista di tutto: non avevo né asciugamano, né sapone e sinceramente mi vergognavo un po’ a spogliarmi nuda considerato che le donne lì sono sempre tutte coperte…poi osservando una ragazza con le proprie figlie ho visto che rimanevano solo con gli slip e così le ho copiate. Il bagno si compone di 3 stanze collegate dove il calore aumenta con l’avanzare sino all’ultima stanza dove sembra di stare in una sauna. Mi hanno riempito la bacinella con l’acqua e con un secchiello più piccolo ho iniziato a bagnarmi. Mi faceva strano, lì seduta in mezzo a queste donne mezze nude che si lavavano con del sapone dalla testa ai piedi. C’era anche chi si faceva l’hennè. Si strofinavano con una tale energia, si insaponavano minuziosamente e poi si rilassavano sedute per terra sopra una stola e chiacchieravano tra loro. Vedendomi così sprovvista di tutto una ragazzina mi si è avvicinata offrendomi del sapone e incrociavo i loro sguardi misti di curiosità e dolcezza. Sempre sorridenti. Ho letto sulla guida che l’hamman era un tempo e forse per le famiglie più tradizionaliste lo è tutt’oggi un luogo dove “scovare” la futura moglie per il proprio figlio.
Un altro comportamento che a noi sembra tanto strano è la dimostrazione d’affetto tra persone dello stesso sesso. Si vedono tanti uomini per mano!
Ah, oggi abbiamo anche assistito ad una lite “verbale”: eravamo in Plaza Hauta e c’erano alcuni ragazzi ed un signore che giocavano a calcio. Il pallone è entrato dentro una telebotique (centri di cabine telefoniche) ed il ragazzo all’interno si è inferocito e se ne è uscito fuori con un bastone. Si sono urlati per un po’ e per noi il suono della lingua araba incazzata fa un effetto ancora più forte e sinceramente ho pensato che arrivassero alle mani, invece dopo cinque minuti tutto si era risolto con tranquillità. Mi piace questo posto. Domani mattina partiamo per Fes con l’autobus (45 dh).
Un proverbio orientale dice “CHI VIAGGIA MOLTO CONOSCE PIU’ DI CHI VIVE A LUNGO”.
10 maggio 2005 ore 09:30 circa
Siamo seduti sul bus che ci porterà a Fès. Dovrebbe impiegarci 4 ore, molto probabilmente saranno 5 e l’autobus è pure un po’ sgangherato. Vabbè. Mentre facevamo colazione abbiamo chiacchierato un po’ con il ragazzo messicano che stava nel nostro Hostal a Chefchaouen (e che dopo 1 mese in Marocco se ne andava per un altro mese in Spagna). Parlando dell’itinerario che avevamo in mente e dicendogli del nostro desiderio e impazienza di arrivare al deserto, ci ha detto un altro proverbio:”EL MEJOR SECRETO SE PUEDE ENCONTRAR EN EL SILENCIO”.
Ieri invece Said ci ha detto che i marocchini fumano tutti e tanto ed è per questo che sono tutti così pacifici. Un loro detto locale è infatti che “ognuno ha il diavolo dentro” e loro hanno trovato il modo per calmarlo…
11 maggio 2005 – FES
Abbiamo appena finito di cenare in un ristorante molto carino proprio appena dentro la medina di Fès, vicino a Bab Bejluoi. Menù a 50 dh: sopa marroquì, brochettes di carne, dolcetto, cous cous di pollo. Oggi ho apprezzato molto di più la città. Oggi mi è piaciuta, ieri ero infastidita e nauseata forse dalla stanchezza di 5 ore di autobus non proprio comodo. Stamattina abbiamo comprato un melone e 2 banane per fare colazione (13 dh) al mercato della frutta ma non essendo abbastanza ci siamo fermati in un bar a prendere due te e abbiamo provato quella specie di piadina con formaggio:molto buona! Da lì ci siamo lasciati perdere all’interno della medina. Un ragazzo di nome Camel ci ha fatto da guida (gli abbiamo dato 50 dh). Queste faux-guide alla fine sono utili perché ti portano in posti che da solo un turista non vedrebbe. Le concerie sono luoghi assurdi: in delle vasche piene di colori naturali (tipo zafferano, paprika, anche pipì di vacca) vengono immerse le varie pelli di cammello, di capra per far assorbire il colore e poi si lasciano asciugare al sole. L’odore non era dei migliori ma sinceramente pensavo peggio. Sembra di essere rimasti al Medioevo, sia come ambiente sia come tipo di lavoro. Nulla è automatizzato. Mi riesce difficile descrivere. Poi siamo saliti in cima ad una collina da dove si godeva del panorama di tutta Fès: sembra una città bombardata. Tra i mille bazar ci siamo ritrovati ad aver acquistato un bongo (100 dh), un tappeto (300 dh), 2 paia di babouches (100 dh), un paio di orecchini berberi (40 dh), 4 portamonete in pelle (25 dh). Sono contenta degli acquisti. Già pensiamo alla nostra futura casa e a come arredarla…bellini! Per domani trasporto già organizzato. Alle 08:30 partiamo con un gran taxi (200 dh pp) fino a Merzouga. E’ strano: Mes ci ha mandato una mail con il giro che ha fatto lui e con l’indirizzo e il tel dell’htl dove è stato 5 anni fa ed è proprio lo stesso!
Non vedo l’ora di arrivare nel deserto…
12 maggio 2005 - MERZOUGA
Eccoci nel deserto.
Fa tanto strano.
Non c’è rumore.
Di sopra nel tetto ci sono alcuni ragazzi berberi che sono andati a dormire in terrazza, si sente solo qualche passo.
Sento il respiro di Andri, seduti qui al solo chiarore delle stelle. Sento il rumore del bacio: è un suono che non si ascolta mai…
Siamo arrivati all’Auberge Lahmada, ai piedi delle dune dove inizia il deserto Erg Chebbi.
Il sole era già tramontato e non si vedeva granchè ma lungo la strada sterrata da Rissani all’hostal ho visto in lontananza la sagoma di un dromedario.
Per me è la prima volta nel deserto.
Qui ci sono ragazzi che non hanno mai visto il mare, e che non hanno neppure la curiosità ed il desiderio di vederlo…
14 maggio 2005 – GOLE DI TODRA (VALLE DEL DADES)
Siamo a Tinerhir, nelle Gorges du Todra e ci siamo sistemati nell’Auberge Etoile du Gorge e abbiamo appena terminato di mangiare un ottimo cous cous sotto una tenda berbera. Mi sa proprio che stasera siamo gli unici clienti. L’hostal si trova proprio all’interno della gola di roccia ed il paesaggio è fantastico! Stasera l’unico rumore che si sente è il gracidio delle rane nel fiume qui sotto. Oggi essendo domenica c’erano tanti locali (scuole, famiglie, gruppi di giovani) che trascorrevano la giornata al fiume mangiando, suonando e cantando, arrampicandosi per le roccie, giocando, bagnandosi nel fiume…
Siamo arrivati qui ieri sera verso le 7 di sera dopo un lungo viaggio dal deserto…
A Merzouga non ho neppure avuto il tempo di scrivere dell’avventura del deserto tanto è stata veloce la nostra permanenza…la voglia e la curiosità di scoprire il Marocco ci ha fatto partire dal deserto solo dopo due giorni, ed ora, col senno di poi, sarei rimasta là in quella tranquillità assoluta molto molto più tempo!!
Abbiamo acquistato l’escursione col cammello per il venerdì (400 dh a testa). C’era tanto vento e una tempesta di sabbia ci ha tenuti con la suspence di dover cancellare la tanto attesa notte nel deserto…poi verso le 6 del pomeriggio il vento si era un po’ calmato e siamo partiti. Eravamo 6 persone tra cui Youssef ed un ragazzino che ci guidavano e due ragazze canadesi con le quali non siamo riusciti neanche a scambiare due parole tanto stavano sulle loro! Il cammino a dorso dei dromedari nel deserto è durato 1 ora e mezza fino ad arrivare ad un accampamento dove vive una famiglia berbera (ex nomade) di 10 persone. Abbiamo cenato all’aperto, seduti per terre su delle coperte, con un abbondante e buonissimo tajine di carne sul tavolinetto basso davanti a noi, al lume di una candela. Un’atmosfera unica, quasi surreale, con il solo rumore del vento.
Dopo aver chiacchierato un po’ con Youssef, che ci ha raccontato di aver avuto la possibilità di spostarsi in diverse località ma alla fine essere sempre tornato nel suo deserto, tra le sue dune, ci siamo addormentati sotto le stelle ma dopo qualche ora abbiamo dovuto rintanarci tutti dentro la tenda tanto era forte la tempesta di sabbia che aveva ripreso.
Ho sempre sognato e a volte ho pure cercato di immaginare la sensazione di stare in mezzo al deserto e “sentire” il silenzio…
Appena ha fatto giorno ci siamo alzati ed abbiamo goduto dello splendido panorama all’arrivo del sole, che tingeva la sabbia di colori, dal marrone al rosa al giallo.
Dopo una colazione a base di tè, pane, burro e marmellata ci siamo rimessi in cammino. Ormai mi sentivo quasi un’esperta nel cavalcare un dromedario anche se all’andata mi sembrava ogni volta di cadere nel scendere da una duna.
Ritornati alla base ci siamo fatti una doccia veloce e siamo ripartiti e ancora non sappiamo il perché…credo la troppa voglia di conoscere che abbiamo e che ci unisce sempre più in ogni nuovo viaggio…Quanto è lontana Siviglia…
Il tragitto è stato lungo: 1 ora di pick-up fino a Rissani (20 dh), un furgoncino collettivo fino Erfoud (5 dh), un minibus senza ammortizzatori e con un caldo infernale e poi un taxi collettivo fino Tinherir (50 dh), infine altro grand-taxi (come chiamano qui i taxi collettivi) fino alle gole (6 dh).
Il viaggio non è stato lungo in km ma in tempo e la stanchezza ha provocato ad Andri la febbre. Poverino! Lui è sempre un po’ più debole. Adesso è qui sdraiato al mio fianco all’aperto, mentre i ragazzi dell’hostal (tutti veramente simpatici e gentili) sono dentro che cenano. Abbiamo chiacchierato con loro a lungo e solo all’inizio uno ha provato a convincerci a visitare il suo negozio, ma dopo il nostro rifiuto, sempre sorridenti come prima. Ci hanno raccontato delle loro tradizioni, della loro vita, abbiamo suonato insieme il nostro derbouga.
Credo che domattina ripartiamo per Marrakech..ancora non so, vediamo domani.
18 maggio 2005 - MARRAKECH
Si sentono i tamburi da quassù, dalla terrazza dell’Hostal Essaouira a Marrakech, proprio all’interno della Medina, dietro Place Djema El-Fna. Sono già 3 notti che siamo qui.
Lunedì, partendo dalle Gole di Todra, ci è venuta la voglia di percorrere la strada Tinehrir/Marrakech in auto perché ci avevano detto che il panorama era fantastico. Ci siamo informati sul costo del noleggio di una macchina ma era troppo alto per le nostre finanze, ma (guarda caso!) per nostra fortuna c’era lì un’autista dell’agenzia che doveva andare a prendere dei clienti a Marrakech e sarebbe partito di lì a poco. Ci siamo accordati che noi avremmo pagato la benzina (360 dh di pieno per la Fiat Palio) e siamo partiti con Ahmid. Si è rivelata una persona gentile e disponibile per tutto il tragitto fermandosi a fare diverse visite e ogni qualvolta volevamo scattare foto. Abbiamo pranzato nell’Auberge Ayouze a 3 km da Ait ben Haddou, uno degli ksar più belli rimasti dove hanno girato diversi film tra cui Il Gladiatore. Abbiamo attraversato l’Alto Atlante in una strada piena di curve, passando per la via delle Mille Kasbah e Ourzazate fino ad arrivare a Marrakech in serata.
Una confusione totale!
Dopo aver cercato da dormire, ci siamo rincontrati con Ahmid per cenare.
La piazza era un delirio! Una locura come direbbero a Siviglia!
Musicisti, artisti, maghi, cantastorie, incantatori di serpenti, carne cotta, arance e chi più ne ha più ne metta!
La mattina dopo mi sono svegliata con la febbre e un po’ di nausea..e questa città non aiuta…
Dopo un giro fino ai giardini Menara in calesse sono dovuta tornare a letto. Per la cena ci siamo concessi una pizza ed un piatto di pasta in un ristorante sulla Piazza: normalmente non mangiamo mai cibo italiano all’estero ma avevo proprio bisogno di ristabilire lo stomaco.
Stamattina invece stavo bene e così siamo andati prima alla stazione del treno per prenotare il viaggio di rientro Marrakech/Tangeri per venerdì notte alle 21 (con le cuccette abbiamo speso 557 dh per due persone), poi alla stazione bus per prendere il biglietto per le Cascades d’Ouzud per domani alle 8h30 (44 dh). Dopodiché ci siamo addentrati e spersi nella Medina visitando la Medersa Ben Youssef, il museo Dar Sidi e il Palais de Bahia. Infine l’immancabile tramonto a Piazza El-Fna, quando il delirio è al culmine. Facilmente ci fermiamo a parlare con i marocchini, i quali hanno tanta voglia di chiacchierare; all’inizio siamo un po’ restii per paura che abbiamo un secondo fine ma poi capiamo ogni volta che hanno solo voglia di attaccar bottone.
Stasera siamo rimasti nella terrazza al fresco a rilassarci. Ora sono in camera da sola perché Andri non è riuscito a resistere alla curiosità ed è andato ad “affacciarsi” (così mi ha detto) sulla Piazza.
Ho un senso di rilassatezza che spero mi segua anche in Italia.
19 maggio 2005 Cascades d’Ouzoud
L’autobus doveva impiegarci circa 3 ore ma come sempre il viaggio è stato più lungo: le cascate d’Ouzoud sono a soli 160 km circa da Marrakech e molti fanno l’escursione in giornata ma fortunatamente quando siamo arrivati non c’erano turisti.
Prima di partire sull’autobus sono saliti diversi uomini tra chi vendeva pozioni magiche per i dolori, chi bibite e patatine, addirittura un uomo senza braccia che non ho ben capito cosa diceva ma che si faceva infilare i soldi nella tasca dei pantaloni!! Siamo scesi a …. E lì abbiamo scoperto che i taxi collettivi x le cascate partivano dal mercato, quindi taxi fino al mercato (3 dh) e poi collettivo (questa volta ci è pure capitato un ciccione!) fino alle cascate. Eravamo sfiniti, era un gran caldo e al ragazzo che per primo ci è venuto oltre e voleva portarci a dormire in fondo alle cascate (per carità sarebbe stato stupendo ma pensare di dover scendere fino in fondo dove sicuramente non c’erano camere ma solo tende non me la sentivo proprio) abbiamo risposto anche di traverso: volevamo solo essere lasciati stare! Io sentivo il bisogno di un camera con bagno e così ci siamo concessi il lusso di una camera stupenda presso il Riad Cascades d’Ouzoud (600 dh) proprio sopra le cascate….
Siamo scesi poi lungo gli scalini che ti portano a valle fermandoci a mangiare qualcosa lungo i ristoranti spartani che ci sono. Ci hanno fatto compagnia delle scimmie che vivono lì e sono protette: venivano vicino, salivano sopra il tavolo a fianco (vuoto) e allungando le mani rubavano il pane. Poi siamo scesi ancora nella parte dove ci sono i campeggi, immersi in quella natura così selvaggia, con il solo rumore dell’acqua che scroscia. Per risalire abbiamo voluto far da soli e non essendoci un vero e proprio percorso segnato nel terreno ci siamo praticamente arrampicati fino in cima!La sera abbiamo cenato nel ristorante dell’Hostal Cascade (che abbiamo scoperto poi essere molto carino, sul nostro stile e nostri prezzi!). La mattina dopo siamo tornati a Marrakech con un taxi collettivo, e dopo l’ultimo giro nella medina e nella Piazza alle 21 abbiamo preso il treno con cuccette (10 ore di viaggio) fino a Tanger, da dove ci siamo imbarcati col traghetto fino a Tarifa in Spagna.
MAROCCO
Un viaggio in Marocco è una esperienza che sicuramente non lascia indifferenti, sotto diversi punti di vista: è un assalto ai sensi, dai sapori forti della carne di montone cotta lentamente agli odori delle spezie, dai colori delle polverine di hennè esposti nei souk al suono ipnotico e affascinante del richiamo alla preghiera del muezzin, dal colore rosso delle aride gole dell’Atlas tra le quali si insinuano fiumi di verdissime palme alle spettacolari dune sahariane in perenne movimento…e soprattutto la sua gente, che al di là delle “faux guide”(guide false), dei procacciatori di qualsiasi tipo di bene o servizio,dei taxisti che cercano di spillarti sempre qualche dirham in più, è sicuramente una delle più ospitali e gentili che possa capitare di incontrare.
E come sempre, in ogni viaggio, quello che più colpisce e rimane impresso nella memoria è il rapporto con le persone, la voglia di comunicare che va oltre a qualsiasi barriera linguistica e questa estrema gentilezza che ti lascia spesso attonito.
Chiariamoci, non tutti i marocchini sono li per aiutarvi solo perché non hanno altro di meglio da fare; spesso troppe attenzioni hanno chiaramente un doppio fine (soprattutto nelle zone di maggior affollamento turistico come sempre), ma affrontando queste situazioni con un po’ di comprensibilità e a volte anche con qualche risposta dura o con indifferenza, si può evitare benissimo l’esaurimento senza chiudere le porte ad altri splendidi incontri che vi possono capitare.
Mi era già stato raccontato da altri che in questo paese è cosa normale essere invitati a cena o addirittura a trascorrere tutta la notte in casa di persone con le quali si è scambiata solo qualche parola su un autobus o in una piazza qualsiasi, per poi ritrovarsi intimamente a contatto con una cultura per certi versi così lontana dalla nostra, ma tanto aperta e ospitale da lasciarti quasi in imbarazzo, e poi, una volta abbandonate tutte le reticenze e le restrizioni mentali che la “nostra” cultura a volte ci inculca, lasciarsi così andare in discussioni improvvisate e sincere.
E’ così ti rendi conto di quanto poco noi “occidentali” sappiamo della cultura islamica “vera e propria”, portati come siamo nella nostra cieca ignoranza a creare facili associazioni con immagini di terroristi che compiono stragi o a quelle di donne represse dietro il loro velo.
Per un marocchino un ospite è un dono di Allah e senza dubbio ci si può rendere conto di questo detto ben presto.
La religione comunque scandisce ogni attimo della vita dei marocchini e influisce su ogni aspetto della loro società: dalla rigida separazione dei sessi, al richiamo giornaliero alla preghiera (anche se in realtà in Marocco sarà difficile vedere persone che mollano ogni attività per prostrarsi in mezzo alla strada, come magari si può pensare), dal dovere di fare elemosina a alla sacralità del pane. Già il pane, in Marocco è un dono sacro di Dio, e mai va buttato in terra! Mi ricorderò sempre, con mio enorme imbarazzo, la faccia che fece Zahid, il nostro amico a Chefchaouen, quando mi colse a camminare nei bordi di un campo di grano pestando incautamente qualche pianticella! Per lui dovevo avere problemi con Dio se facevo una cosa simile, poi però mi “perdonò” perchè aveva capito che non lo potevo sapere.
Andrea Ridolfi andrearido77@libero.it