CITTA’ IMPERIALI DEL
MAROCCO ……….. INSHALLA
Diario
di viaggio giugno 2017
di Saby e Ivo
Dopo qualche giorno trascorso a Marrakech , in data
06/06/17 iniziamo il tour delle città imperiali.
Percorriamo in bus i 250 km. che
ci separano da Casablanca (dal portoghese Casa Branca) e arriviamo alla
città dalle case bianche.
la capitale economica del Marocco posta sul mare ,
è molto caotica , sarà a causa della sporcizia e del disordine frutto
dell’epoca moderna.
Per me è una città “vera” ed è poco
turistica, molto affaccendata nella vita quotidiana per interessarsi ai
visitatori che la occupano.
Qui si trovano parecchi cinema, negozi, teatri quindi molta cultura , un grande
aeroporto, tante società straniere hanno la loro sede, tutti godono di un
relativo benessere e questo si vede già al primo impatto.
Le ragazze vestono all’occidentale, sono
truccatissime, guidano macchine sportive e grandi Suv senza velo , standosene
tranquillamente coi capelli al
vento.
il primo stop lo facciamo nella
moschea di HASSAN II, famosa
per l’ immensità delle sue
proporzioni, bella e tecnologica che sorge di fronte all Oceano Atlantico.
Si dice che sia costata “qualcosa come
800-ottocentomilionididollari” e edificata da più di 6.000 artigiani.
I lineamenti del suo profilo, i pavimenti e le
vetrate mettono soggezione, le esagerate dimensioni si alternano alla
raffinatezza delle rifiniture.
E’ aperta per le preghiere e le abluzioni , ai
fedeli e anche ai non musulmani.
Un tripudio moderno di colore bianco si alterna al
verde dei tetti e del minareto, tra eleganti portoni di bronzo abbelliti da
ghirigori dorati e blu .
Io ed IVO siamo gli unici ad entrare.
Ci togliamo le scarpe, si segue una guida , si
rispetta il rito , si ascoltano le orazioni e il gioco è fatto.
Peccato non averla vista di notte, dicono ci sia un
tripudio di luci e colori incredibile.
Fuori e dentro la moschea c’è un via vai di
gente. Tantissima gente .
Al di là, poco distante il lungomare chiamato la Corniche , dove negozi
e soprattutto ristoranti puntellano la spiaggia.
Per pranzo troviamo l’unico Mcdonald
aperto (è Ramadan) ed esistente in terra marocchina.
Gustiamo uno sconosciuto PIT Mc Arabia, il panino
etnico colmo di verdure e salsine agliate.
Proseguiamo per il mercato coperto del pesce le
Marchèe Central che sta chiudendo, quindi passiamo nel ricercato quanto snob
quartiere di Habous, ciondolando tra pub e vetrine alla moda.
La zona da esplorare non è grande.
I boulevard sono movimentati , numerosi palazzi sono
in fase di restauro e i più belli sono diventati dei lussuosi hotel .
Sembra di essere in una piccola Parigi in miniatura,
anche se gironzoliamo intossicati dal gas di scarico.
Nel tardo pomeriggio ci sistemiamo all’hotel IBIS,
godendoci una cena-serata
marocchina hablando espanol , aussienglish & francais.
07/06/17 –
RABAT - MEKNES – FEZ
Sveglia di buon mattino e partenza per RABAT
( Ribat = Vittoria ) la città
soprannominata Giardino Di Allah,
che dista soli 35 km da Casablanca.
Incominciamo la giornata visitando
il Palazzo Reale , la residenza ufficiale dei sovrani .
Arriviamo in pullman e oltrepassiamo l’enorme
giardino ma è possibile ammirare
solo l’esterno fortificato.
Corpi di polizia presiedono gli ingressi , ci è
persino proibito fotografare il
grande portone d’accesso anche se il sovrano è assente.
Gli attuali regnanti della dinastia Alawide hanno
molte residenze a loro disposizione ma mantengono questo meraviglioso edificio come palazzo principale .
Il verdissimo giardino è animato da numerosi
addetti alla cura dei fiori
che lavorano incessantemente la terra a mani nude.
Continuiamo verso
il Mausoleo di Mohamed V con le tombe dei sovrani (nonno e padre
dell’attuale).
Le lunghe mura sono controllate a vista da altri
militari armati che montano a cavallo.
All interno della sala, appresso alle tombe reali
c’è sempre, sia di notte che di giorno, un uomo che veglia i defunti e cita i
versi del Corano.
I marmi bianchi risaltano anzi brillano al calore
delle centinaia di candele accese, circondati dalle bandiere nazionali.
Fuori ad ogni angolo, sentinelle vestite con
plissettate divise rosso-bianche sorreggono
il peso di enormi elmi piumati ,
battono i tacchi ogni tot minuti e impugnano un enorme fucile a canna di alabastro.
Accanto la Torre di Hassan c’è
un minareto mai terminato , la cui costruzione
iniziò nel 1196 su iniziativa del
fondatore di Rabat che lo
voleva simile alla Giralda de Siviglia.
L’originaria torre in mattoni rossi che doveva
essere alta 80 metri, raggiunge oggi “solo”
44 metri ed è circondata da parecchie
colonne , che rendono
labirintico questo grande piazzale
abbandonato.
Seguiamo il fiume e raggiungiamo
la Kasbah degli Oudaias, il quartiere
fortificato su uno sperone di roccia, dove tutto è monocromatico.
Predomina il colore del deserto e le sue tonalità
giallo ocra e arancio si alternano sulle mura in calce , ai pavimenti e alle
pareti a seconda dell’inclinazione del sole .
Ma una volta oltrepassata la celebre porta Bab
Oudaia, passiamo dal giallo zafferano al blu del mare in un attimo.
Superato il palazzo
fortezza ci ritroviamo in intricati vicoli, dove
si muovono indaffarate donne celate da lunghi veli colorati.
Alcune ci superano correndo , altre invece sorridono
e fanno cenno di saluto con la mano.
Zigzaghiamo senza punto d'arrivo nelle strette
viuzze , tra porte ricche di ornamenti, intagli d’argento , vasi colmi di
lavanda e tappeti azzurri in ogni dove.
TUTTO È BIANCO E BLU COBALTO.
Costeggiando i magnifici bastioni
attraversiamo tutta la Kasba a piedi fino a scoprire la più antica
moschea, dove dal suo piazzale ci
godiamo un panorama mozzafiato di
un altro blu, quello del mare.
Un sublime silenzio ci avvolge in questa sorpresa di
mezza mattina e a un certo punto , viene interrotto solo dal richiamo del
muezzin dal minareto.
RABAT è patrimonio UNESCO -
Proseguiamo per MEKNES altro sito UNESCO, piccolina e famosa per i suoi 40 km di
mura che la cingono. Anche qui,
sono due le zone distinte della città.
Quella vecchia con la sua medina visitabile a piedi
, il souq e il minareto dalle sue logore piastrelle.
Passeggiando ho
la sensazione che lo sfolgorio e la supponenza dei palazzi e dei decori
siano andati persi.
La parte nuova invece è l’area fortificata
che comprende la grande muraglia il palazzo reale e le scuderie con i
granai imperiali.
Il confine tra le due è segnato dalla più
importante porta d’ingresso , la bellissima Bab Mansour
che distanzia i quartieri.
Dall’ altro lato, sulla piazza fulcro della città,
c’è il regno delle occasioni !
Centinaia di
bancarelle attirano i turisti proponendo i soliti pottery tappeti vetri soffiati
profumi magneti foulard creme e
pietre colorate.
Noi evitiamo di arrostirci sotto il sole rovente e
ci scattiamo foto con i bambini festosi trovati in piazza , l’
immancabile urlo del sonoro JUMP !
THOSE WHO DON’T JUMP WILL NEVER FLY
Chi non salta, non volerà mai -
Jairo cit.
Taufiq la nostra guida ci impone
un veloce avvistamento del quartiere ebraico seguito da Moulay Idriss,
città santa dove è sepolto il fondatore dell’Islam. Peccato vedere tutto
solo dall’esterno e cosi in fretta.
Per fortuna siamo ricompensati
dall’ incomparabile finezza dell’ architettura che
scopriamo ai granai e alle scuderie Reali , posti ai piedi di un lago,
dove secoli fa venivano immagazzinati i depositi di grano
destinati a Roma Caput Mundi.
Entriamo in un ventilato cunicolo ammirando le
minuscole finestre e la serie di
canali sotterranei in cui scorreva l’acqua che rendeva ben aerati i magazzini
.
Il buio il fresco e il silenzio avvolgono noi e le
enormi pale di un antico mulino.
Ormai è tardi quando ci spostiamo velocemente al gioiello romano di Volubilis.
Varcato l’ingresso del sito romano siamo immersi
nella storia e dallo spirito dei secoli passati.
Siamo circondati dalla natura e dalle fertili
pianure che accerchiano il Medio Atlante. Gruppi di ulivi con tronchi contorti,
cereali, campi dorati
spighe e fiori color zafferano si innalzano verso
cielo. Camminiamo lentamente.
Da lontano ammiriamo i primi resti monumentali,
colonne capitelli e il lungo decumano .
Una giuda ci spiega che questo era il regno del
sovrano Giuda il berbero e di sua moglie , la figlia di Cleopatra e Antonio.
Ci Illustra i millenari mosaici
policromi , il calidarium che ogni famiglia possedeva, sostiamo tra i
resti delle case patrizie tra frantoi e vasche romane .
In alto molte cicogne volano libere.
Nel becco
portano ramoscelli secchi per impreziosire i loro nidi in costruzione in questo
luogo fiabesco.
Ad un certo punto IVO mi fa un sorprendente quanto
inaspettato regalo.
Dal suo cellulare fa partire la musica del
Gladiatore , che adoro ….. e cosi veniamo
catapultati ai tempi di Massimo X Meridio,
passeggiando all’ora del tramonto tra l’arco di Caracalla, la basilica e le
quattro enormi porte che collegavano Tangeri alla Mauritania.
Stiamo davvero camminando nella storia .
In questo pomeriggio aureo, le nuvole spumose , il
cielo terso, le pietre e i campi secolari , questa musica e il silenzio mi fanno
venire la Pelle d’oca !
Dopo queste ore intense , in serata raggiungiamo Fès,
che pare un presepe bianco .
08/09-06/17 –
FES
Fès. La più antica delle città imperiali che
nella storia accolse 8mila famiglie ebree e arabe scacciate dall’Andalusia,
che qui portarono la loro arte in un apogeo di stucchi e mosaici.
Fès. La culla dove è nata la prima università
religiosa del mondo islamico, dove sorgono gli atenei Bounania e Attarine.
Fès. Famosa per la sua stupefacente medina, per
quel dedalo contorto di viuzze e vicoli, di mercati e negozietti di ogni tipo.
Fes, quel simpatico cappellino rosso con ciuffetto
nero, da indossare almeno una volta!
Non vedo l’ora
di immergermi in questa dotta realtà.
Inutile descriverne le bellezze della porte d’oro
del Palazzo Reale, il bianco Mellah il quartiere ebraico della città del sale,
i chiassosi scorci del mercato all’aperto,
ricco di storie di vita .
MAGNIFICENT ….È … vagabondare per i vicoli
medioevali di FEZ AL BALI , la parte vecchia dove alcune delle strade sono così
strette che facciamo fatica a
passarci in due.
Credo che lo straniero non sarà mai in grado di
orientarsi in questo labirinto, e gli
abitanti di Fès questo lo sanno bene.
E’ facilissimo perdersi , per poi
ritrovarmi accanto un marocchino che sorridente indica con il dito la
strada da percorrere.
Quando meno me lo aspetto varco una
soglia e mi ritrovo ragazzine accovacciate a terra che dipingono tazze e vasi,
giro un angolo e ho davanti operai che cesellano ceramiche, oltrepasso una
fontanella e subito un vecchio mi apre la porta
e mi mostra una cucina
improvvisata con donne che mescolano farina e uova , le stesse poi che mi fanno
assaggiare dolcetti al miele.
Oppure senza capire da dove sbucano, mi ritrovo alle
spalle uno sciame di ragazzini che intagliano
cuori in pietra verde per poi regalarmeli e cosi via.
Fez è un ginepraio , un groviglio di sorprese
gradite, un dedalo di incontri.
Tra le bancarelle facciamo foto simpatiche e
ritroviamo un nostrano caos , oltre
che al divertimento condiviso con
gli ambulanti in ogni piccolo contatto
umano.
Cammino per la città, vado a zonzo , libera.
Faccio mio ogni istante, ogni sguardo e colore !
La parte più interessante è sicuramente
l’ingresso alle grandi concerie di pelli, un privilegio unico, vissuto
esclusivamente con il mio Ivo e con l’amico
Jairo .
Con loro abbandono il gruppo fermo a pranzo e
procediamo all interno delle concerie poiché NON vogliamo accontentarci di
ammirare lo spettacolo delle cisterne dai terrazzi dei negozi di
pelletteria.
Il pavimento è scivoloso causa letame urina e pozze
d’acqua viva.
All’ingresso ci viene dato un mazzo di foglie di
menta da tenere davanti al naso contro l’odore pungente del pellame e degli
acidi.
Proseguiamo scavalcando
le vasche, verso la scoperta del fulcro della conceria , patrimonio
Unesco.
I frenetici artigiani stanno chini con le gambe e le braccia nude, si immergono nei
lavatoi colorati dal giallo, il blu indaco, il verde menta.
Puliscono le pelli di mucca, cammello, pecora e
capra, le ammorbidiscono,
le tinteggiano e infine le distendono ad asciugare.
Le luci del mezzogiorno
evidenziano i colori naturali che risaltano, tutto pare
una tavolozza scintillante.
Dopo quasi un ora di camminata , siamo sudati
fradici, rossi in faccia, accaldati ma decisamente felici di uscire e aver vissuto in diretta questa particolare
esperienza.
Ci rinfreschiamo ad una fontanella sulla via,
conserviamo la menta come souvenir e ci riagganciamo al gruppone che se ne sta,
ancora, comodamente seduto, sempre al
fresco, all interno di uno dei tanti negozietti che vende tessuti.
Proseguiamo con Taufiq , la visita alle Merdese
ovvero le scuole coraniche, una più bella e più preziosa dell altra.
L’antica Karaouine è incorporata all’Università
ed è stata costruita nel cuore di Fes nel lontanissimo 859.
Al suo interno i secoli di lavoro e di preghiera si
sentono tutti .
Ce ne stiamo in
un angolo in rispettoso
raccoglimento, perché arriviamo proprio nel momento delle abluzioni maschili.
Posso tranquillamente affermare
che siamo stati accolti dai marocchini
con modi garbati e sempre molto gentili.
Gli anziani soprattutto ci
hanno aperto coi loro sorrisi , non solo gli ingressi delle sale di
preghiere, ma anche il concetto di ospitalità e di accostamento tra religioni e
culture.
Il miglior modo di viaggiare È
proprio questo : CONFRONTARSI NELLE DIVERSITÀ.
10/06/17 FES - BENI MELLAL
– MARRAKECH on the road
L’ultimo giorno di tour lasciamo Fes e
raggiungiamo Beni Mellah passando
dalle fattorie dove si allevano mucche a Khenifra.
L’unica forma di sviluppo sembra essere la grande
diga che ha formato un lago artificiale, la vera riserva d’acqua importante
per la sussistenza di quest’ arida area.
Siamo ristretti nella catena dell’Atlante e il
paesaggio cambia drasticamente , altre scene di vita vera si susseguono ai
nostri occhi. Moschee colorate, campi in lavorazione, scolaretti in divisa e quei colori del deserto che riempiono l’unica grande
strada che collega questi centri agricoli, tutti
paesotti semi disabitati.
Vedo gente che aspetta i torpedoni e gruppi di donne in cammino.
Agli orli della strada ci sono tante bancarelle che
svendono datteri e enormi vasi di olive , olio e le rinomate arance della zona.
Un imprevisto guasto tecnico al bus ci obbliga ad
una lunga sosta nel villaggio, mi ritrovo in un inferno dantesco, eppure abbiamo
lasciato le grandi città!
C’è gente con la schiena appoggiata al muro, che
non fa niente, che forse non si aspetta niente, gente che si porta la mano sulla
fronte per proteggere il viso dal sole, e gente che passeggia piano piano, con
le braccia larghe cariche a trasportare ogni cosa.
Altri stan seduti a terra, gambe incrociate davanti
ad un tavolino improvvisato, chiacchierano e giocano ad una specie di dama ,
vendono funghi ma siccome di clienti non ce ne sono, forse si vendono tra loro
ricordi e pettegolezzi freschi di giornata,
si girano con occhi curiosi quasi morbosi, a guardarci.
Accennano un sorriso , io starei ore ad ammirare
queste immagini!
La strada verso
Marrakesh è lunga e finalmente il bus riparte dopo qualche ora.
Causa ritardo, facciamo una sola sosta pranzo per
poi arrivare in hotel che è ormai sera.
Ma mentre il gruppo si riposa, noi cerchiamo un
petit taxi e ci ributtiamo
direttamente verso la piazza DJEMAA EL FNA, luogo prodigioso di canti
musica e folclore, per la nostra ultima notte da dannati.
L’indomani 11/06/17 il volo del rientro ci attende
puntuale al Menara di Marrakech.
L’ultima levataccia di tante e un arrivederci
colmo di gratitudine a questo intrigante e magico Marocco.
Un grande KHUKRAN AL MIO
BANDIDO IVO :
I was born , I was
born to be with YOU
In this space and
time ,
After that and ever After
Cause only LOVE ,
only LOVE can leave such a mark…..
IN A JOYFUL NOYSE
,
YOU AND I ,
WILL MAGNIFY
THE MAGNIFICENT ! (U 2 )
….. NOI SIAMO NATI E FINCHÈ NON MORIREMO , TU E IO, il
NOI , ESAGEREREMO E ONOREREMO IL MAGNIFICO …..
Non solo in MAROCCO
!
YALLA YALLA , §ABIVO
Saby e Ivo