VIAGGIO IN MALI 

Diario di viaggio dal 14/2/05 al 28/2/05

di Pina

 

Martedi 15-2: Siamo in tre donne, io Ornella e Liviana, arriviamo a Bamako alle 3.30 circa e, come prima sorpresa non trovo il bagaglio, con Ismail che le due donne hanno conosciuto sul volo Bologna-Casablanca, ci dirigiamo all’hotel Tamana prenotato via email ( lo stesso del rientro dal viaggio di agosto), andiamo a dormire alle 5 circa. La mattina dopo incontro con Aliou per consegnare i soldi di Isabella, quattro chiacchiere per provare un po’ il mio decrepito francese, cambio dei soldi al supermercato poi Ismail risolve il problema del mio bagaglio dicendo che me lo fara’ prendere da qualcuno il giovedi mattina (l’aereo arrivera’ di nuovo mercoledi notte) e portare venerdi a Mopti dall’autista che accompagnera’ un gruppo di turisti…un piccolo disappunto per il ritardo, 10000 cfa per il corriere e passa la paura…

Alle 4 del pomeriggio siamo alla gare routiere dove compro dei sandali da un ambulante (le mie amiche mi dovranno vestire fino a venerdi!), si parte solo alle 18 e si arriva a Segou alle 22,30, troviamo una stanza in una specie di residence all’evidenza poco frequentato e finalmente possiamo dormire un po’….

Mercoledi 16-2: La mattina dopo colazione ci facciamo portare all’esplanade dove abbiamo intenzione di affittare una piroga per un giro sul fiume: la vista del Niger e’ affascinante con le sue acque calme e l’incredibile vita che si affolla sulle sue rive, bimbi che fanno il bagno, donne che lavano panni, stoviglie…capre, uomini affaccendati in mille piccoli lavori….contrattiamo non senza fatica (siamo alle prime armi ma presto impareremo quest’arte africana che accompagna ogni piccola-grande compravendita) un piccolo tour di 3 ore arrivando a Kalabougou, piccolo villaggio di terrecotte. Alle 4 del pomeriggio siamo di nuovo in bus alla volta di Segou, il viaggio non puo’ dirsi riposante: tra bimbi e bagagli accatastati e le chiacchiere di Mamadou, guida Dogon che per caso viaggia con noi, e che si propone per accompagnarci nel trekking che abbiamo intenzione di fare la settimana successiva. Sono titubante perche’ sulla Lonelyplanet c’e’ scritto di cercare direttamente a Bandiagara ma alla fine mi convinco e riesco a strappare un ottimo prezzo, forte dei preventivi che avevamo avuto via email gia’ dall’Italia: Mamadou si rivelera’ una guida attenta, gentile e preparata e non avremo da pentirci della scelta! Al Doux reves dove vorremmo alloggiare non c’e’ posto. E’ gia’ passata la mezzanotte e siamo fortunati a trovare posto al Le Fleuve, albergo nuovo anche se un po’ spoglio. Mamadou vuole che scriviamo un contrattino a sancire il nostro reciproco impegno e continua a parlare, parlare…si e’ impegnato anche a trovare la 4x4 che portera’ Ornella e Liviana a Timbuctu il venerdi e sabato ( io mi sono rifiutata di fare questa ulteriore corsa per vedere, come sembra dalle guide, solo le macerie coperte di sabbia di quella un tempo chiamata la “regina del deserto” famosa per i suoi traffici transahariani e per i carichi di sale e spezie che arrivavano al Niger mettendo in comunicazione il Mediterraneo e l’Africa occidentale….inoltre devo aspettare il mio bagaglio..!), quando ci lascia sono le due di notte….

Giovedi 17-2: il risveglio e’ precoce e ancora “funestato” dalla presenza di Mamadou che, prima di partire per il suo tour, vuole presentarci colui che fornira’ la macchina (cominciamo male, anche se capisco il suo bisogno di assicurarsi un guadagno, sono tremendamente incazzata visto che dalla partenza abbiamo totalizzato un numero incredibilmente basso di ore di sonno…fortuna che in seguito andra’ meglio con lui…!) Sono stanchissima e con un gran mal di testa ma ormai sveglia….alla banca per cambiare, incontriamo il direttore di una cooperativa di handicappati che ci offre un cambio piu’ vantaggioso della banca e accettiamo di visitare la casa di accoglienza per disabili e il piccolo centro di artigianato. Raggiungiamo il porto, sulle cui rive si accatastano calebasse, ( recipienti ricavati da enormi zucche) vettovaglie di ogni genere e piccoli utensili del mercato, pittoresco, colorato e spesso maleodorante (sono soprattutto i pesci essiccati che danno un certo odore…!) come tutti i mercati africani…siamo troppo stanchi per questo bagno di…vita, affascinante e respingente nello stesso tempo….ci concediamo il primo vero pasto del viaggio alla cooperativa delle donne e torniamo in hotel a riposare.  

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mercato

Dopo una passeggiata alla citta’ vecchia e sulle rive del fiume dorate dal tramonto, mi trasferisco al Doux Reves perche’ non sopporto un’altra levataccia (Ornella e Liviana si alzeranno all’alba per partire) e poi e’ meno caro…

Venerdi 18-2: l’alberghetto e’ carino e pulito, ha un’atmosfera tranquilla e una bella vista dalla terrazza, davanti alla porta stazionano alcune famiglie peul che abitano capanne di paglia. Mi alzo con comodo e vado al Bar Bozo con l’intenzione di affittare una piroga per il pomeriggio. Mattinata in ozio tra letture, piccoli acquisti, chiacchiere con Ousmane il rasta e Ali la guida che lavora per Airone e parla italiano. C’e’ un bel venticello e una bella vista sul porto e sulle rive del Niger popolate da un’incredibile folla: chi lava ( se stesso, capre, utensili) chi carica-scarica qualcosa, molti vendono, molti oziano, sono a gruppi di 5-6 persone. Il fiume dalla piroga mi calma la mente e mi riempie il cuore, la piccola imbarcazione scivola senza peso, il piroghiere affonda il palo con un movimento leggero ed elegante e si avanza…quasi per magia. Sulle rive villaggi di paglia dei Bozo e di fango, dei Peul o dei Bella, che un tempo erano schiavi dei Peul e che ancora oggi abitano in zone separate: anche qui gente che lava e si bagna… si arriva al villaggio bozo Kakolodoga che vanta una piccola ma bella moschea in banco: ora l’intero villaggio e’ un’isola sul fiume Bani, visibile dai due lati, ma tra qualche mese i due rami si ricongiungeranno facendo sparire le capanne di paglia dei Bella (nomadi e pastori come i Peul) e parte del villaggio stesso. Riprendiamo a scivolare contro sole fino alla confluenza del Bani con il Niger, approdiamo all’accampamento Tuareg non molto diverso dai precedenti, se non per un bel mercatino di artigianato. Quando risaliamo sulla barchetta il sole si vela improvvisamente di una nebbia leggera che abbrevia il tramonto. Scendo in prossimita’ dell’hotel Tanaga dove finalmente incontro Tapo che ha il mio sacco. In albergo risistemo il bagaglio, faccio una cena frugale ed una chiacchierata con Marco che si aggrega per la visita ai Dogon.

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sul Niger - vita sul fiume

Sabato 19: decido di lasciare parte del bagaglio in albergo dove ritorneremo lunedi e arrivo alla stazione che il primo taxi e’ gia’ partito. Comincio ad aspettare fiduciosa che si riformi un gruppo per il successivo ma le ore passano..cado in una specie di torpore che non mi fa sentire ne’ fame ne’ sete ne’ rabbia ne’ noia ne’ stanchezza, all’inizio due giocatori di dama evidentemente avvezzi all’attesa mi incuriosiscono, poi piu’ niente: come si diventa a passare le giornate cosi’? All’una sembra che si parte, invece no…si cambia…il bache’ e’ inverosimilmente sgangherato, stipato al punto che ho qualcuno seduto sui miei piedi e non riesco ad allungare le gambe, il viaggio mette fine all’attesa ma a che prezzo? Arrivo dopo circa due ore e mezza a Djenne’ inebetita dal vento, dalla polvere, dallo sfinimento, con le ginocchia indolenzite…ma sulla decrepita vettura nessuno, oltre me, da’ segni di disagio, nemmeno il piccolo dai grandi occhi..come fanno queste mamme a fare bimbi cosi’ tranquilli? Come fanno questi bimbi che non sanno piangere?  

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bimbi

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Djenne'

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moschea Djenne'

Arrivo stravolta al campment, la stanza e’ brutta e piena di zanzare ma mi sento quasi a casa………Africa che sai essere immobile e frenetica, sterile e gravida, carica di umori, fuori dallo spazio e dal tempo! ancora una volta sperimento nei tuoi confronti sentimenti contrastanti, ma non potrei accostarti in altro modo, solo viaggiando cosi’con i tuoi mezzi e i tuoi tempi, mi sento meno invadente !

Domenica 20: non ho quasi dormito per il caldo e per un certo malessere che comincia a concretizzarsi durante la mattinata, faccio comunque un giro rifiutando il ragazzo che si propone come guida e seguendo da vicino un gruppo di francesi: la moschea e’ incredibilmente bella, la piu’ grande moschea di fango del Sahel, maestosa ed elegante al tempo stesso, peccato non si possa accedere all’interno, poi c’e’ l’antico pozzo e belle case a due piani, anch’esse in banco, ornate da porte e finestre di metallo colorato. Non mi sento bene e torno al campeggio per incontrare le altre due amiche di ritorno da Timbuctu-Mopti, finalmente cambiamo la stanza con una piu’ aereata, Ornella e Liviana fanno un giro in citta’ io mi riposo e mi curo con i rimedi erboristici ed omeopatici della mia farmacia da viaggio, mi infilo anche qualche ago (ho il diploma di agopuntura)….la giornata va cosi’!

Lunedi 21: per fortuna le cure hanno funzionato e sono pronta a tuffarmi nella mischia del mercato settimanale che occupa l’ampia zona situata davanti alla moschea. Migliaia di venditori e acquirenti vengono qui da chilometri e chilometri di distanza (e’ un mercato per la gente del posto e non per i turisti), i suoi colori, odori, rumori ed umori, insieme alla maestosa moschea che funge da fondale fanno di questo spettacolo uno dei piu’ straordinari del viaggio. Da uno dei carretti tipici ci facciamo portare ad un villaggio peul, attraversiamo quello che nel periodo delle piogge e’ il porto sul Bani e ora appare desolatamente devastato da plastica ed immondizie, arriviamo al villaggio dove, come al solito, troviamo solo donne, bimbi e qualche vecchio: una di loro indossa per noi i famosi e pesanti orecchini dorati ( una cordicella intorno alla testa aiuta a sostenerli) e anch’io ne approfitto per una foto ricordo!) Molte donne e ragazze usano tatuarsi di nero le labbra; sono molto belle! Ci affrettiamo a tornare perche’ un taxi brousse ci riportera’ in serata a Mopti, questa volta il viaggio e’ meno avventuroso e alle 18 circa siamo all’hotel Doux Reves: e’ pieno e dobbiamo accontentarci dei materassi del dormitorio ( non sara’ molto male, nello stanzone dormira’ solo un altro avventore oltre noi). Doccia, cambio dei soldi (gli handicappati della cooperativa e la padrona dell’albergo ci vengono incontro perche’ tutto e’ chiuso! La madame e’ una giovane donna francese arrivata qui anni fa con un progetto di solidarieta’, ha deciso poi di stabilirvisi e ha dato vita ad una coopeativa di ragazze madri o donne abbandonate con figli da mantenere, che gestiscono un grazioso ristorante e a cui l’hotel e’ in qualche modo collegato: e’ una persona piacevole e interessante.

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mopti

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ragazza a Mopti

Martedi 22: oggi inizia il tour dai Dogon! Alla gare routiere incontriamo Marco, con una macchina raggiungiamo Bandiagara dove Mamadou ci aspetta gia’ da un po’. Lasciamo parte del bagaglio in un magazzino e partiamo per Dijguibombo, prima tappa del nostro giro..visitiamo il villaggio costruito intorno al Togu-Na, la casa della parola dove si ritrovano gli uomini per conversare e prendere decisioni e il cui soffitto e’ incredibilmente basso per costringere alla posizione seduta senz’altro piu’ favorevole ad un pacifico scambio di opinioni ( chi si alzasse di scatto in preda all’ira dovrebbe vedersela con le pesanti travi della copertura!).Dopo un pasto frugale ci mettiamo in cammino per Kani Kombole’ dove per la prima volta si installarono i Dogon tra il IX e il X sec. Qui dormiamo all’aperto su letti di bambu’; l’aria e’ dolce e la luna piena ci fa compagnia...  

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la falesia del Bandiagara

Mercoledi 23: dopo colazione ci avviamo per una breve camminata (4 Km) fino a Teli, il cui nome – ci dice Mamadou – significa “place pour reposer”: (qui i Dogon si sarebbero riposati appena arrivati e prima di cominciare a costruire il loro insediamento) si trova in una bellissima piana e vanta antichissime case Tellem scavate sulla parete friabile della falesia. Ripartiamo per Ende’ ma e’ gia’ caldo e questi altri 4 Km sembrano raddoppiati. A Ende’ ci riposiamo e ristoriamo nel campment poi, mentre Marco e Liviana sono decisi a non muoversi fino a sera, io Ornella e Mamadou ci dirigiamo verso la falesia, decisi a salire fino alla casa dell’Hogon, uno dei pochi rimasti in tutta la falesia. Una piacevole sorpresa ci attende lungo la strada e ci ripaga della fatica: c’e’ festa ad Ende’ per l’inaugurazione di un piccolo museo edificato con la cooperazione belga e tedesca. Sono invitate le autorita’locali e straniere:  i ragazzi delle scuole del circondario arrivano in fila agitando bandierine multicolori, gli abitanti accorrono indossando i loro abiti piu’ belli, il luogo della festa e’ ornato da tessuti bogolan appesi alle pareti di fango e maschere tradizionali coloratissime si esibiscono in danze scatenate accompagnate da tamburi e tam-tam. Lo spettacolo intenso e coloratissimo trova il clou nelle danze dei cammelli, degli uccelli e dei cavalli eseguite dalle donne, in quelle dei cacciatori in abiti eccentrici e nelle esibizioni acrobatiche di maschere che volteggiano su altissimi trampoli. Mamadou e’ eccitatissimo e continua a ripeterci che siamo molto fortunate ad aver assistito ad un’autentica festa (non inscenata per i turisti come spesso succede), ne siamo pianamente convinte e il premio finale e’ dato dalla vista e dalla benedizione dell’Hogon ( e’ sceso lui eccezionalmente per l’occasione e ci ha risparmiato la scarpinata fino alla sua capanna!)  

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festa Dogon   

Alla fine pero’siamo veramente sfinite e ci facciamo portare dal carretto fino ai piedi della falesia (Dioudourou) da dove dobbiamo arrampicarci fino a Benigmatou. La salita e’ dura dopo una giornata cosi’ intensa e l’unico sollievo e’ dato dalla frescura del tramonto, ci inerpichiamo tra rocce color ocra disegnate in mille vezzi dall’erosione e arriviamo sulla spianata occupata dal villaggio che e’buio: siamo morti ma le rocce sono spolverate da un bel venticello e argentate dalla luna piena…piccoli fuochi illuminano l’accampamento e un profumo di cucina ci dice che anche questa sera avremo qualcosa da mangiare: e’ meraviglioso!

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casa dell'Hogon a Teli

Giovedi 24: la nottata non e’ stata altrettanto idilliaca per me (dormire all’aperto con il vento che si e’ alzato ed un sacco a pelo troppo caldo –dentro- e troppo freddo –fuori – e’ stato quasi impossibile, ma forse sono io, visto che i miei compagni non si sono lamentati tanto!) ma la mattina e suggestiva: tutto e’avvolto nella foschia e il villaggio sembra ancora piu’ sonnolento, peccato solo che il panorama con la vista della piana semidesertica e della falesia, non ci guadagna.

Percorriamo ancora 8 Km su un terreno accidentato ma abbastanza piano, incontriamo le solite donne bimbisuldorso e secchintesta in cerca d’acqua (fanno anche 20 Km al giorni!), alcuni vecchi che domandano noci di cola e bimbi bellissimi in quantita’. Lungo la strada abbiamo perfino la sorpresa di un fiumiciattolo che affiora tra le rocce e nelle cui limpide acque alcune ninfee sono fiorite, arriviamo all’accampamento e ci lasciamo andare al riposo e al pasto cui siamo ormai avvezzi (riso o couscous e, se siamo fortunati delle patate, non abbiamo voluto la carne!)

Marco e Liviana hanno decisamente abbandonato – non sono dei grandi camminatori – e sono fermamente decisi a non muoversi di li’, io Ornella e Mamadou scendiamo verso Nombori, ai piedi e sull’altro versante della falesia, dove passeremo la notte. La discesa tra le rocce e’ molto bella, siamo spesso in ombra e non fa dunque molto caldo, il villaggio e’ tranquillo  e  la piccola abitazione dove ci fermeremo per il pasto e la notte, ingentilita da bouganvillee fiorite.

Venerdi 25: Nombori mostra bellissime case Tellem abbarbicate sulla roccia, completamente inaccessibili se non arrampicandosi e facendosi calare con delle corde come, assicura Mamadou, facevano i Tellem…ma come avranno fatto a scavare e costruire lassu’? Alla base della falesia c’e’ la casa dell’Hogon da tempo disabitata. Dice Mamadou che al villaggio vorrebbero nominare di nuovo un Hogon, sarebbe un’attrattiva e un richiamo ulteriore, ma nessuno vuole piu’ farlo ( e’ dura al giorno d’oggi, anche in un paese privo di forti diversivi come quello dei Dogon, decidere di ritirarsi in una casupola posta  generalmente in alto, visitati solo dalla propria moglie per i pasti e nell’impossibilita’ di scendere se non in casi eccezionali!), tra i cinque papabili c’e’ addirittura chi medita di emigrare provvisoriamente dal villaggio, visto che la designazione una volta avuta non si puo’ rifiutare. Dal basso si vedono i granai femminili per gli abiti e il corredo della donna e maschili, per le scorte alimentari, un tempo ornati dalle famose porte scolpite magistralmente; da una roccia liscia e puntuta su cui ci arrampichiamo si ha una meravigliosa vista della piana e delle dune rosse in lontananza. Risaliamo verso Dourou tra le rocce spaccate e arriviamo molto prima l’ora del pranzo: abbiamo scarpinato piu’ del previsto nei giorni scorsi e ci aspetta oggi una giornata di riposo: la macchina verra’a prenderci solo domattina e nessuno, tranne me, ha voglia di camminare ancora…pazienza, oziero’ anch’io!  

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granaio Dogon

 

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casa Tellem

Sabato 26: aspettiamo invano la macchina prenotata all’inizio del trekking (ha trovato altri clienti e ci ha accannato!) per fortuna Mamadou non si perde d’animo, chiede un passaggio ad una moto e va a procurarsi un’altra macchina (scassatissima e con i sedili sfondati)/  Arriviamo a Bandiagara e ci facciamo portare al centro di Medicina Tradizionale voluto dallo psichiatra Piero Coppo ed edificato grazie ad un  progetto di cooperazione italiana, purtroppo, contrariamente alle informazioni avute, e’ chiuso il sabato, possiamo solo apprezzarne dall’esterno i padiglioni a cupola, opera di un architetto italiano, che poco hanno a che fare con le forme cubiche e cilindriche delle case locali ma che hanno il pregio di essere stati costruiti senza l’impiego del legno e senza l’ulteriore abbattimento di alberi. Taxi fino a Sevare’ e bus fino a Segou: il viaggio e’ terribile ma la vista di questa gente tranquilla nonostante il caldo, le soste per pregare, i bimbi con le loro esigenze fisiologiche, mi da’ la misura della nostra inadeguatezza.

Pernottamento e cena all’hotel Savane.

Domenica 27: il rientro a Bamako comincia male, con delle liti per una falsa partenza con il bus di una compagnia assolutamente da evitare, la Djara, che ci fa perdere i piu’ raccomandabili mezzi della Bani e della Bittar, dopo aver ulteriormente discusso per esserci rifiutati di pagare per i bagagli (una vera tassa imposta agli stranieri dagli scaricatori che avevamo quasi sempre evitato fino a quel momento) riusciamo ad “imbarcarci” alle 13,30. Arriviamo a Bamako alle 19,30 decise a concederci per l’ultima sera il premio di una cena al San Toro, ma gli ultimi acquisti ci lasciano senza moneta locale e per evitare di cambiare ancora ci accontentiamo di brodino e patate fritte mentre una delegazione di potentati locali accompagnati da robuste e sbrigative guardie del corpo con tanto di cartellino VIP, scodellano accanto a noi prelibatezze locali di carne e pesce…..riusciamo comunque a “scroccare” il concerto di kora ordinato per l’occasione.

Alle 23 taxi per l’aereoporto e attesa snervante del volo che non parte alle 3,30 come previsto, ma alle 6 circa, le amiche perdono a Casablanca la coincidenza del volo per Bologna e sono costrette a partire per Roma….

Lunedi 28: volo, attesa a Casablanca e arrivo a casa alle 20,30 circa.

Mali_210.jpg (72586 byte)uno strano animale        Mali_211.jpg (124951 byte)bimbo        Mali_217.jpg (92712 byte)Pina e bimbo

Mali_23.jpg (46410 byte)carote

Mali_22.jpg (92130 byte)uomo    Mali_24.jpg (175916 byte)donne al villaggio    

Mali_31.jpg (53114 byte)moschea di fango        Mali_33.jpg (60553 byte)orecchini fulani

Mali_34.jpg (85501 byte)Pina    Mali_220.jpg (63741 byte)mercato del lunedì

Mali_224.jpg (45994 byte)l' hogon di Hendè    Mali_225.jpg (63024 byte)festa    Mali_226.jpg (69666 byte)maschera    Mali_227.jpg (84423 byte)maschere

Mali_228.jpg (98093 byte)trampoli    Mali_229.jpg (91621 byte)mamma    Mali_35.jpg (75442 byte)mamme    Mali_36.jpg (85029 byte)dono di noci di cola

 

    Mali_38.jpg (30729 byte)la casa dei feticci        Mali_40.jpg (51960 byte)si pesta        Mali_41.jpg (42165 byte)si viaggia    Mali_42.jpg (77323 byte)sartina

Mali_43.jpg (60624 byte)    Mali_230.jpg (35269 byte)subito mamme        Mali_231.jpg (136717 byte)    Mali_233.jpg (55738 byte)tuareg

Mali_232.jpg (149178 byte)piccole donne    Mali_234.jpg (45406 byte)turbante        Mali_235.jpg (91314 byte)Pina con turbante    Mali_236.jpg (37704 byte)vecchio

Mali_237.jpg (33531 byte)donna tatuata    Mali_238.jpg (85997 byte)bambini    Mali_239.jpg (131608 byte)donne al villaggio

Mali_240.jpg (56263 byte)verso casa!!

NOTE:

Il viaggio cosi’ come lo abbiamo fatto noi, con solo 12 giorni effettivi e spostandoci con i mezzi locali, e’ risultato un po’ faticoso. Consiglierei di mettere in conto 3 settimane per avere il tempo di fermarsi qualche giorno a Djenne e Mopti e godere dell’atmosfera fuori dal tempo di queste cittadine, per intraprendere inoltre la navigazione sul Niger in pinasse fino a Timbuctu (solo cosi’. secondo me, vale la pena di spingersi fin quassu’) Per contro viaggiare con  mezzi e tempi locali regala impressioni ed emozioni altrimenti impossibili: la gente e’ tranquilla e gentile, solo ovviamente nei posti un po’ piu’ turistici si puo’ essere fatti oggetto di richieste e contrattazioni estenuanti, anche in questo caso comunque basta dire no con fermezza e gentilezza e si viene lasciati in pace. Il Mali e’ un paese musulmano ma l’islam africano e’ molto temperato dall’allegria e dalle tradizioni animiste della gente: a parte le soste per le preghiere che allungano i tempi di percorrenza da una citta’ all’altra, non abbiamo notato integralismi ma estrema tolleranza nelle abitudini alimentari e di abbigliamento (quasi non si vedono donne velate).

 

INDIRIZZI:

Mamadou Kelepily – guide officiel pays dogon –  Segou Rep. du Mali BP 368  - cell. 00223 6385237 – email: mamadoukelepily@hotmail.com

Association des handicapes “ Sigi te mogo son” BP 53 tel 00223 2430670 – cell. 00223 6789767 – email: associationdeshandicapes@hotmail.comMopti Rep du Mali

 

NOTE:

Per una conoscenza del paese dei Dogon consiglio la lettura dei seguenti testi:

Taxi brousse – Le radici nella sabbia – Diario Dogon - di Marco Aime

Guaritori di follia - di Piero Coppo.  

 

 

Pina Natale    pinat@fastwebnet.it

 

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