Madagascar

Racconto di viaggio 2011

di Diego Lucianetti

 

Una piccola introduzione, quello che riporto di seguito non è una vera e propria Recensione o diario di viaggio, ma  la prima parte un’esperienza vissuta e la seconda un piccolo resoconto del viaggio stesso.

 

Faux Cap: profondo sud del Madagascar, siamo quasi al termine del nostro viaggio, siamo sulla  punta estrema dell’isola rossa, terra popolata da una delle etnie più povere: gli Antandroy, letteralmente "quelli che abitano nelle spine".

Siamo in una terra che non offre molto, anzi praticamente nulla, per 10  mesi l’anno è arida e caldissima e nella stagione umida la pioggia purtroppo il più delle volte non serve a molto perché cade in quantità torrenziali, facendo più danni che altro.

Il paesaggio comunque è bellissimo,la foresta spinosa circonda quasi tutto compresi i piccoli villaggi che attraversiamo, villaggi fatti di capanne minuscole di legno e tetto di paglia,  all’orizzonte spesso si riesce a scorgere  la costa selvaggia dell’oceano indiano, rendendo il tutto estremamente particolare e affascinante.

Dicevo Faux Cap è un piccolo villaggio, distante circa 7 ore di carro zebù, 30km, dal più grande Tsiombe che ha anche un dispensario dove recarsi in caso di malattia. Faux Cap è posto su un promontorio proprio sopra una grande baia protetta da una piccola barriera corallina che protegge uno spicchio di acqua tra la spiaggia e la stessa che diventa una piscina naturale dall’acqua azzurrissima, dove potersi godere un bel bagno, la spiaggia è di sabbia bianchissima e proprio sopra la spiaggia sono sorte 2 strutture che possono ospitare i turisti che si spingono fino a  questo angolo remoto di mondo.

Decidiamo di alloggiare a “le Cactus”, una struttura composta di 5 bungalows in muratura, minimali e piccolissimi, senza acqua corrente né luce, se non per un paio d’ore al giorno, con un lettone matrimoniale costituito da delle assi di legno e un materasso sfondato di gomma piuma, in compenso lo stesso è  riparato da una grande zanzariera. Scegliamo questa struttura anche perché è gestita da persone del posto in particolare da una mamma, maestra, che ha 13 figli, pensiamo quindi che i nostri soldi potrebbero tornar utili più a loro che all’altro di gestione francese. Siamo gli unici vazaa (turisti) nel raggio di 50 km credo.

Andrebbe benissimo, non cerchiamo altro, in questi 2 giorni, vorremo fare per la prima volta in questo viaggio vita da spiaggia, relax, bagni, mangiare pesce freschissimo, possibilmente aragoste. Infatti il primo giorno si svolge proprio come nelle nostre aspettative, bagno al mare passeggiata in spiaggia con il solito incontro con i bambini del posto, due chiacchiere con i pescatori che rientrano dalla pesca con le loro piroghe e con le donne che si recano al pozzo e una cena superba a base appunto di aragosta. MAGNIFICO.

La mattina seguente mi sveglio all’alba  grazie ai galli che scorazzano liberi. Ho un leggero mal di testa, un po’ di dissenteria e 37,3 di febbre ma al momento non gli do molto peso, penso e spero sia un malanno passeggero quindi mi reco tranquillamente a fare colazione.

Ritorno nel bungalow e non mi sento per nulla bene, crampi fortissimi  e in men che non si dica sono di nuovo in bagno,  diarrea sempre più forte e febbre che in neanche mezzora è salita a 38. Mi stendo sul letto, sono davvero a pezzi, inizio con i medicinali, prenderò nel giro di poco tempo 2 antibiotici intestinali, 2-3 tachipirina e un energetico perché la diarrea è sempre più forte. Sto malissimo, non riesco a far nulla se  non stare a letto, ma anche questo non mi dà sollievo, ho mal di ossa e di testa talmente forti che a volte mi si annebbia la vista,  il materasso di gomma piuma si è appiattito e sento le assi puntarmi sulla schiena,  nel giro di un’ora ho 40 di febbre e la diarrea che mi sta succhiando via tutte le forze.

Quello che doveva essere il bungalow solo di appoggio per la notte sta diventando la mia prigione.

Passano ore lentissime e sto sempre peggio, nonostante i medicinali che ho preso, la febbre è sempre altissima, 40, e la diarrea non mi lascia, la testa inizia ad andare per i fatti suoi e inizio a pensare a cosa possa avere, che malattia, e se fosse malaria? Come potrei fare??? Inizio anche ad aver paura, dove vado da qui, come mi sposto, va bene c’è Mahery, potremo andare a Tsyombe ma la situazione non cambierebbe, in quel villaggio non c’è ospedale, l’ospedale più vicino è a Fort Dauphin, a 150 km di distanza, a 7 ore di fuori strada non faremo in tempo ad arrivare prima di notte, non c’è verso …. sono in prigione.

Verso la metà del pomeriggio inizio a vaneggiare del tutto, sarò stato in bagno 20 volte ed ho ancora 39.8 di febbre, a volte quando mi alzo dal letto per andare sopra la tazza del cesso, mi vengono giramenti di testa e rischio di svenire, inizio anche a mettere in ansia sia Anna, che mi è sempre stata vicino che Mahery, che inizia a preoccuparsi, io vaneggio ed inizio a dire che non voglio star più li che voglio tornare a casa… sinceramente queste cose me le hanno raccontate Anna e Mahery perché proprio non me le ricordo.

Fortunatamente verso l’ora di cena la febbre inizia a scendere un pochino riesco a mangiare delle banane e inizio a riconnettere, il che mi porta a pensare non tanto alla mia situazione, non c’è molto che possa fare,  alla fine ho acqua, i medicinali e proprio in caso di necessità assoluta la macchina per spostarci, ma uno del posto come farebbe? cosa farebbe? Non gli resta che star lì e aspettare e sperare, oppure in condizioni disperate prendere il carro zebù e trasferirsi a Tsiombe, dove comunque non c’è un ospedale, penso: ”CAZZO se è dura, ma quanto è dura, ma che vita conducono queste persone?, tutti i giorni per loro è una lotta per la sopravvivenza”.

Comunque sia è già buio da un po’ e sto ancora male, la febbre è sempre a 39 nonostante le medicine e la diarrea non mi vuole lasciar in pace, svengo, o quasi, 2 volte, se non fosse per Anna che mi sorregge, raggiungo l’apice verso mezzanotte quando di fianco alla tazza del cesso mi vedo  sbucare uno scorpione, mi prende davvero male, ho quasi una crisi di pianto e voglio ANDARMENE da quel bungalow, da quella prigione…. ma poi dove? Chissà come mi portava la testa? Fortuna la pazienza di Anna che mi risolleva un po’ il morale e mi sta sempre accanto, mi tranquillizzo e fortunatamente dopo poco riesco ad addormentarmi fino a mattino, quando mi sveglio miracolosamente la febbre è a 37,5 e sono 6 ore che non vado in bagno, sto MEGLIO, ma che paura!

Riesco anche a mangiare qualcosa prima di salire in macchina e ripartire in direzione Fort Dauphin.

Imbarchiamo con noi, sulla Nerina, la 4x4 di Mahery,  la signora che gestisce “le Cactus”, deve andare a Tsiombe, dove è giorno di  mercato, vuole cercare di vendere 20 uova per guadagnare circa 8000-10000 aryary, circa 3 euro. Il ritorno a casa lo farà a piedi, 30km in 7 ore per 3 euro!  Proprio così.

Credo proprio che molti di noi occidentali, ovviamente me compreso, non sappiamo, quanto possa essere dura la vita, al di fuori della nostra bella terra occidentale, nonostante tutto ricca ed appagante, che ci permette cose che per molti non sono neanche immaginabili, questa gente invece è da ammirare per quello che fa e per come vive in condizioni estreme, per la loro dignità, per loro ogni giorno è una lotta da combattere e vincere.

Questa esperienza, che sarebbe dovuta essere di puro relax e divertimento è diventata un qualcosa di pesantissimo dal punto di vista fisico, che mi ha  anche segnato profondamente, mi ha fatto riflettere, pensare e nonostante la sofferenza fisica, mi ha fatto crescere.

Ora riporto a grandi linee quello che è stato il giro che abbiamo fatto quest’anno.


Arrivo a Antananarivo di notte con il volo Air France, incontro emozionante con Mahery in aeroporto, io Anna e Mahery siamo visibilmente emozionati per questo ennesimo incontro, due chiacchiere e via veloci al solito centrale e bellissimo Hotel Sakamanga.


Giro velocissimo per la città che apparentemente sembra in condizioni migliori di come l’abbiamo lasciata 5 anni fa, ma Mahery ci dice che è solo un’impressione perché la povertà, causa le varie sommosse popolari e le guerre civili ne hanno fatto una città più povera e più pericolosa. Siamo ospitati per pranzo a casa di Mahery dove incontriamo finalmente la bellissima Estelle, figlia di Mahery, e Malala sua moglie
Attraversiamo per la terza volta in 9 anni di nuovo gli altopiani fino ad Ambostra dove all’hotel Artisian passeremo la notte.


Gli altopiani per l’ennesima volta continuano a stupirmi per la loro bellezza la loro eleganza, paesaggi per noi irreali, terrazzature verdissime di coltivazioni di riso, curate e lavorate con immensa maestria dai Merina, l’etnia della zona, villaggi fatti con le solite case terra rossa e tetto di paglia, rendono il tutto magico somigliante ad un paesaggio del presepe.


Ambostra ci dormiamo solo e la riattraversiamo durante il giorno di mercato in direzione Ambalavao, ad una velocissima occhiate ci appare assolutamente identica a quella del 2003, un po’ come se il tempo si fosse fermato.


Da Ambavalao, dove ci fermeremo a pranzo, prendiamo in direzione ovest verso il parco Andringitra dove pernotteremo all’interno presso il Camp Catta.
Camp Catta è una bella struttura all’interno del Parco, proprio ai piedi di una bellissima falesia dai colori bellissimi, che ricordano quelli del parco dell’Isalo, la montagna con la sua parete verticale che si staglia proprio sopra il Camp Catta ha delle sfumature di verde grigio e giallo. Si possono organizzare diversi tipi di escursioni, alla ricerca delle star della zona. i lemuri, escursioni dalle più semplici di poche ore a quelle più lunghe anche di qualche giorno. Per gli amanti ce anche la possibilità di fare parapendio e climbing. Esperienza consigliabile


Dal parco Andringitra torniamo verso est in direzione Fianar, che rivisiteremo molto molto velocemente, anche questa come Ambostra non ci sembra cambiata per nulla. Pernotteremo presso il centrale e bel hotel Costoyannis dove ce anche un ottimo ristorante.


Oggi è il girono di trasferimento in treno a Fianar a Manakara, è un’esperienza favolosa, per tutti coloro che amano entrare in contatto con le popolazioni del paese che visitano, realmente un’esperienza da non farsi mancare in un viaggio in Madagascar, a parte i bellissimi paesaggi che si superano, si passa dalla zona degli altopiani, verdissima e ancora dal clima fresco, alla zona tropicale dove il caldo e l’umidità ne fanno da padrona. E' facile avere contatto diretto con le popolazioni locali, sopratutto nelle lunghe soste alle varie stazioni. Per prime si incontrano le popolazioni dei villaggi degli altopiani che vendono, frittelle di verdure, mais bollito, artigianato fatto di legno, gamberi di fiume, poi le popolazioni che vivono nella zona tropicale e qui compaiono frutti, I litchi, ananas, mango, e spezie tra cui la meravigliosa e famosissima vaniglia della costa est. Il tutto condito dal solito “ mora mora” che deve contraddistinguere questi viaggi, per fare 180 km abbiamo impiegato circa 12 ore.
A Manakara pernotteremo al bellissimo resort Parthenay, che stà protetto da un muraglione dietro la spiaggia colpita con violenza dal Oceano Indiano.


Interessate a Manakara, il giro in piroga per i canali Panganales, ci sarebbe la possibilità di star fuori in tenda anche per una notte, per cercare di arrivare in zone un po’ meno battute, ma Anna non stà benissimo ha un forte mal di gola e preferiamo rientrare al tramonto. Il giro per i villaggi sui canali e la pausa pranzo in uno di questi, proprio nelle vicinanze dell’oceano è proprio e interessante.


I prossimi 2 giorni sono di puro trasferimento verso Fort Dauphin, durante questi 2 giorni ci limitiamo a fermarci a pranzo in qualche Hotely lungo la strada, superiamo diversi fiumi, alcuni guadandoli con la nostra "Nerina", il soprannome della Toyota 4x4x di Mahery, altri utilizzando le chiatte, alla fine saranno 10, di cui 6 a motore, bisogna rigorosamente portarsi dietro il gasolio per poterle avviare, visto che lo stato in questo periodo transitorio non fornisce neanche più il gasolio alle chiatte, e 4 invece sono chiatte a fune, sembra di ripiombare indietro nel tempo, ma di secoli...
Devo dire che non sono giorni buttati, si riesce sempre a vedere o fare qualcosa, ad esempio si superano bellisime spiagge e dove l’oceano Indiano lo permette è possibile anche fare il bagno, ma soprattutto, specialmente in occasione degli imbarchi per le chiatte si riesce ancora una volta ad interagire con la gente della zona, inoltre e almeno a me non gusta ci stà anche una buona dose di affascinante avventura in tutto questo.
Pernotteremo prima a Sandrovinani poi a Manantanina, in degli Hotel che non si possono definire tali, ci vuole, a queste latitudini al di fuori delle rotte turistiche maggiori, diverso spirito di adattamento.
Tra le varie tappe di questi giorni che facciamo prima di arrivare a Fort Dauphin, da segnalare la Baia Saint Lucie, una bella baia col mare calmo, perché riparata da un promontorio, anche se non cristallino, vale la pena per una escursione al villaggio di pescatori e per un bagno ma niente di particolare, in Madagascar di spiagge e baie più belle ne ho viste molte.


Fort Dauphin, la città più importante del sud del Madagascar. Ci rimarremo per 2 giorni, per poi ritornarei a prendere il volo di rientro e per fare un’escursione presso una baia vicina. Sembra che in questa città il tempo si sia fermato a venti anni fa, da quanto ho sentito e da quanto ho visto ora questa meta non è più una tappa fissa dei viaggi in Madagascar come degli anni 80, questo a causa del deteriorarsi delle strade che rendono estremamente difficoltoso il suo raggiungimento e a causa dei costi elevati del volo che la collega a Tanà, ma proprio per questo sembra che il tempo si sia fermato dando un senso di coloniale decaduto che è inaspettato e affascinante. Purtroppo le sue belle spiagge, in particolare quella di Libanona sono state rovinate dall’opera catastrofica che stà portando avanti la compagnia Anglo-Australiana della Rio Tinto che ne ha danneggiato il panorama con la costruzione con la costruzione di un porto commerciale.
La Rio Tinto ha preso accordi con il l’ex presidente Ravalomanana per poter sfruttate la zona a livello economico, infatti qui è presente una forte quantità di bauxite, stanno gestendo diverse miniere, con la promessa di sviluppare di nuovo la zona a livello di infrastrutture,. Ebbene questi sono riusciti solo ad asfaltare una piccolissima strada che collega l’aeroporto al villaggio dove vivono i minatori e a costruire appunto un porto orribile sulla sponda estrema della spiaggia di Libanona. Non credo serve aggiungere altro.


Segnalo in zona il buonissimo ristorante da George, proprio sulla spiaggia di Libanona, dove si può gustare tra le tante cose la punta di diamante del ristorante, il granchio ripieno, è FAVOLOSAMENTE buona.
Per quanto riguarda le cose fare in zona ce una riserva Nahampoana, da vedere pochi km a nord della città dove si possono intravedere abbastanza facilmente tre specie di Lemuri, i Sifaka, o lemure Vazaha, perché bianco, i Chatta, e i Chatta con anello, escursione da fare in mezza giornata.


Prima di tornare a Fort Dauphin abbiamo altre 2 tappe da fare a sud, una nella riserva privata di Berenty e l’altra a Faux Cap.
Berenty è appunto una riserva privata che dista circa 70 km da Dauphin, in piena zona dell’etnia Antondroy, una delle etnie più povere dell’intero Madagascar, perché vivono in condizioni ambientali durissime. Praticamente in questa zona non piove quasi mai e nei 2 mesi di pioggia ne cade talmente tanta che sono di più i danni che arreca rispetto al benessere che porta. Gli Antandroy cono famosi tra l’altro per le loro tombe, che spesso sono davvero delle opere d’arte, più il defunto importante più viene costruita una tomba sfarzosa, grande e decorata, alcune sono davvero belle e stravaganti, come quella che ha il modellino di un aereo sulla cima.


Berenty comunque è una bellissima riserva con una struttura all’interno veramente incantevole, anche se probabilmente un po’ troppo costosa, ma vale la pena di essere visitata, se non altro per avere la possibilità di vedere i Lemuri Sifaka muoversi a terra, sono una spasso se si ha la fortuna di incontrarne un gruppo sembra di assistere ad un balletto, sono bellissimi. Le guide della riserva organizzano diverse escursioni durante il giorno, tra cui quella notturna, secondo il mio parere vale la pena di farne un paio una di giorno e quella notturna.
Vicino alla struttura dove ce il Resort ce anche il villaggio vero e proprio di Berenty, villaggio famoso perché ci vivono i lavoratori di una fabbrica che produce e lavora il Sisal, anche qui per chi è amante del contatto con la popolazione locale vale la pena di trascorre alcune ore.


Per quanto riguarda Faux Cap, non mi dilungo oltre, ne ho già abbondantemente parlato all’inizio, chiudo di nuovo con Fort Dauphin dove torniamo con un giorno di anticipo sulla tabella di marcia perché vogliamo visitare la baia di Lokaro e Evatrha.
Sono vicinissime alla città tanto che si potrebbe organizzare anche l’escursione in piroga dalla città, noi preferiamo, però, andare in zona con Mahery, devo dire che l’escursione che dura più o meno una giornata intera vale la pena è è davvero bella sia la baia di Lokaro, nulla a che vedere con Saint Lucie che tutta la passeggiata che lungo la costa riporta ad Evatrha, davvero un bel modo per chiudere questo nuova avventura Malgascia.


Rientriamo a Tanà dove ci attendono ancora Malala ed Estelle facciamo un giro per il mercato dell’artigianato, che è ricchissimo di materiale, per gli ultimi acquisti. Qui si trova tutto quello che è il prodotto artigianale delle diverse etnie del Madagascar, a dei prezzi vantaggiosi. Consiglio, per chi è interessato a questi prodotti di comprare proprio in questo mercato anche per motivi di comodità.


Mai come questa volta rimane in Madagascar un pezzo del mio cuore, ancora una volta un viaggio è riuscito a stupirmi, meravigliarmi, a farmi crescere e capire un po’ di più la vita a queste latitudini, mi ha fatto riflettere, e credo non ci sia nulla di più importante da cercare in viaggio. Rimane e si rafforza il nostro affetto con Mahery e la sua famiglia e non poso escludere che un giorno torneremo di nuovo.
Chi volesse mi può contattare via mail a questo indirizzo:
dieanna@tiscali.it oppure contattare direttamente Mahery a questo indirizzo: maheryt@yahoo.fr, per poter organizzare un viaggio.

 

 

Per chi vuole può visitare la galleria con le foto su questo link:

https://picasaweb.google.com/luango.diego/Madagascar2011

 


Diego.

dieanna1@alice.it

 

 

 

 

 

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