MADAGASCAR
Racconto di viaggio 25 luglio - 23 agosto 2010
“Il Madagascar è come una omelette mal rivoltata nell'Oceano Indiano, al largo della costa orientale dell'Africa, dalla quale è stata strappata milioni di anni fa. Come tutte le buone omelette, ben rivoltate o meno, l'isola è piena di cose ghiotte.” [Gerald Durrell, "Io e i lemuri"]
Nosy Be è una piccola isola a nord ovest del Madagascar, un puntino nell’oceano se confrontata con l’isola grande, ma è molto frequentata perchè qui atterrano voli charter italiani e stranieri e qui sono i villaggi turistici all’europea, mentre non ne troverete nel Nord del Madagascar.
Il clima non è quello che mi aspettavo, forse per l’alta concentrazione di turismo, perchè tutti i locals ti assalgono ovunque se sei bianco, ricca mucca da mungere: “frutta, massaggi, treccine, gita nosy komba, tanikely, ecc”… , sono queste le cose che senti ripetere incessantemente.
Nosy be nel complesso è un’isola molto verde e bella, per gran parte coltivata ad ylang-ylang, pianta dai fiori profumati usati per le essenze, e da manioca. Fino a qualche anno fa c’era anche parecchia canna da zucchero, ma l’impresa che la coltivava è fallita.
Pernottiamo qui tre giorni per esplorarla un po’ seguendo gli itinerari turistici tradizionali, ahimè, e poi partiremo per la Grande Terre, il vero Madagascar!
Ambondrona
E’ la spiaggia su cui si trova il nostro villaggio, il Domaine de Manga Be, sembra bello dal sito, ma dipende molto dalla casa che vi danno e dai vostri standard di pulizia e igiene che qui in Madagascar, a meno di non andare nei villaggi turistici europei, lascia molto a desiderare, la spiaggia è caratteristica e varia, con roccioni da un lato e dall’altro, anche se l’acqua non è il massimo.
Ambatoloaka
Appena a sud di Ambondrona, è la spiaggia frequentata dalla gente del villaggio, molto tranquilla e poco turistica, è anche la spiaggia da dove i turisti partono per le gite alle piccole isole con barche e motoscafi. L’acqua è davvero limpida qui, come in nessuna delle spiagge di Nosy Be, ma è un po’ trascurata perché ai locali non interessa molto tenerla pulita. In questo piccolo villaggio ci sono anche molti alberghi, ma i bianchi che si vedono sono quelli che abitano lì o che sono in cerca di ragazze del posto, tant’è vero che si trovano ovunque cartelli che intimano che il turismo sessuale è un reato.
Andilana
La spiaggia dove sorge il Bravo club italiano, è molto bella ed al centro ospita un buon ristorante sulla spiaggia con i tavoli direttamente sulla sabbia, il “Chez Lolou”, il prezzo per pranzo o cena completi è di 30.000 Ariary (12€) con aragosta 40.000 (15€).
Qui la spiaggia
è molto ampia e sembra proprio che il Chez Loulou divida la zona dei locali da
quella dei turisti, anche se poi le razze si mischiano, soprattutto per la
volontà dei locali di vendere qualcosa ad ogni costo, anche se naturalmente non
si possono avvicinare alla spiaggia del Bravo Club perché gli è proibito.
Nosy
Komba
La gita Nosy Komba, Nosy Tanikely costa circa 80.000 Ariary (31€) ed è compresa del trasporto del pranzo con le bevande. Potete prenotarle dall’albergo o andare direttamente ad Ambatoloaka alla mattina alle 8.30 e contrattare coi ragazzi che le organizzano, intanto i prezzi sono tutti uguali.
E’ una gita che mi aspettavo fantastica, con la prospettiva di visitare un grande parco naturale con lemuri, serpenti e camaleonti liberi; niente di tutto questo: un breve percorso guidato attraverso un villaggio indigeno sporco e odoroso, con qualche lemure addomesticato e spelacchiato, due tartarughe, un piccolo boa e un camaleonte, rinchiusi in recinti di pietra……..e tante bancarelle di oggettini di artigianato. L’unica cosa davvero bella sono le centinaia di tovaglie ricamate stese sulla spiaggia e i bambini che cantano e ridono cercando di venderti meravigliose collane fatte di semi e conchiglie.
Nosy Tanikely
Spiaggia limpida e acqua cristallina, indossiamo subito maschera e pinne e si parte per uno snorkeling da favola in mezzo a ricci dai lunghi aculei, coralli, pesci colorati e avvistiamo anche due tartarughe che si fanno accarezzare.
Qui all’una i
ragazzi organizzano dei pic - nic sulla sabbia con grandi parei colorati e si
mangia il pesce fresco appena pescato, riso alla vaniglia, spiedini di gamberi,
granchio delle mangrovie, papaia e banane. Una vera delizia! Io conosco una
ragazza della Grande Terre, dell’isola di Sainte Marie e scopriamo che la
testa del pesce è la nostra delizia preferita, così mangiamo insieme la testa
di un grosso pesce appena grigliato.
Nosy Sakatia
La gita a Nosy Sakatia si fa al ritorno dalla Grande Terre, dobbiamo restare ancora due giorni a Nosy Be perché da qui parte il nostro volo per l’Italia.
Naturalmente stiamo alla larga dalle gite organizzate per turisti e prendiamo dalla spiaggia davanti all’isola, Shanty Beach, il battello per il ristorante che è gratuito se si pranza lì spendendo 40000 Ariary per il buffet completo di pesce e carne.
Arrivati un ragazzo ci fa da guida e facciamo un giro dell’isola fino al villaggio dove abita lui, pulito e ordinato e alla sua spiaggia; ci fa vedere piante di ogni tipo, caffè, cotone, cajù, ananas, jack fruit, tapioca, vaniglia….
All’una
pranzo sulla veranda davanti alla spiaggia con balli e canti malgasci, una vera
delizia: pesce alla tahitiana, cotto nel lime e con il latte di cocco, stufato
di zebù, ostriche delle mangrovie, e paste caramellate e fritte.
Hell
Ville
Una piccola cittadina ordinata e carina, il mercato è pulito e allegro, la zona dove vendono le tovaglie ricamate è da visitare per la varietà dei disegni e la bellezza dei ricami esposti in fila. Qui c’è anche un grande negozio di Maki Company, le magliette, i vestiti e pareo con i lemuri nell’ unico negozio all’europea di tutta l’isola! A Hell Ville c’è il porto da dove siamo partiti per la “grande terre”, in circa un’ora di viaggio sui motoscafini dei locali e attraverso un mare tranquillo perché protetto dalle isole, si arriva ad Ankify, un piccolo porticciolo nella parte Nord Ovest del Madagascar (costo 10.000 Ariary, meno di 4€). Di qui potete scegliere se prendere un taxi brousse, ovvero un taxi locale pieno di gente, galline, frutta, verdura, bagagli di chi trasloca, e che si ferma ovunque; oppure un taxi privato, naturalmente il costo è molto diverso ma per arrivare a Diego Suarez ci vogliono 10 ore anziché 6 !
Naturalmente qui le strade non sono agevoli e per percorrere i 280km che ci separano dalla Baia di Sakalava, nostra destinazione, ci sono volute 6 ore, ma è bello attraversare i villaggi, i mercati, vedere come vive la gente del posto e osservare gli alberi e gli animali. Più ci avviciniamo alla costa ovest dell’isola e più la foresta rigogliosa e verdissima lascia il posto ad una steppa brulla dove spiccano enormi baobab o alberi con grandi “fagioli” appesi; ci stiamo avvicinando alla zona ventosa dove sicuramente andremo in kite tutti i giorni perché in questa stagione il vento soffia costantemente dai 30 ai 40 nodi.
Diego Suarez è una cittadina di 750.000 abitanti caotica e ingarbugliata, ma quando hai capito andando in auto, che agli stop e alle rotonde passa chi arriva prima e non ci sono regole, ti adegui, anche perché nessuno si arrabbia o ti insulta se non lo lasci passare, che tu sia bianco o nero non fa nessuna differenza.
Qui sembra proprio di arrivare in una città che non appartiene a chi la abita, grandi ville e palazzi abbandonati, decrepiti e morti contrastano col mercato all’aperto colorato e pieno di vita. L’unica strada che conserva una sua dignità è Rue Colbert, ma quella a fianco è tutta un’altra cosa! La gente del posto neppure si interessa di occupare i palazzi abbandonati, ma preferisce vivere nelle capanne lungo i villaggi che si trovano sulla strada, sembra proprio che due mondi diversi abbiano convissuto, ma non si siano mai incontrati.
Baia
di Sakalava, Baia dei piccioni, Baia delle dune
Ad un certo punto, usciti da Diego e dopo aver percorso una strada lambita dall’acqua della baia e dalle mangrovie, con al centro il “pan di zucchero” africano, lasciamo l’asfalto-buchi e gobbe e prendiamo una “pista” di sabbia che si inoltra nella steppa, qui i sobbalzi peggiorano anche perché non si puo’ andare piano per non insabbiarsi. Attraversiamo piccoli villaggi dove i bambini che giocano in mezzo alle capre e alle galline ci salutano allegri.
Dopo circa 7 km arriviamo al nostro “resort” sulla spiaggia, il Royal Sakalava, 39€ mezza pensione in due, è l’unico residence sulla Baia insieme alla scuola di kite che ha quattro o cinque bungalow ma che affitta solo a quelli che fanno il corso di kite.
Nadia e Lucas i proprietari, malgasci di origine cinese, sono davvero carini e attenti alle richieste e alle esigenze dei clienti, in un attimo risolvono i problemi, prenotano, organizzano….ma la vita è un po’ spartana ai bungalows del Royal: poca acqua e quasi sempre fredda, niente segnale telefonico ne internet, energia elettrica e luce solo qualche ora alla sera ma non mai dopo le dieci……ce la faremo a resistere tre settimane così fuori dalla civiltà??
Si, ce la facciamo, la spiaggia è fantastica, bianca con l’acqua cristallina , il vento pompa costantemente e sulle onde magnifiche fino a quattro metri siamo solo noi e qualche tartaruga.
Si mangia benissimo pesce, carne, verdura, frutta, riso e qualche piatto cinese e dopo colazione arriva la colonia dei lemuri che vive nel giardino e che aspetta da noi un po’ di frutta e marmellata. Un paradiso che ti fa dimenticare le comodità di casa e ti ripaga con tanta natura. E poi per le emergenze telefoniche si puo’ scalare la duna di sabbia e arrivare con un sentiero sulla cima dove arriva un fievole segnale telefonico e si gode un panorama magnifico a 360 gradi della baia e dei baobab della steppa.
Percorrendo tutta la baia si arriva ad un pianoro sopra la spiaggia che si attraversa seguendo i sentieri tracciati da chi fa trekking, meglio scegliere quelli più vicini al mare e più scoperti per evitare serpentelli, e si arriva alle successive due baie di cui una, la baia dei piccioni, completamente riparata dal vento e deserta potrà essere la vostra spiaggia privata come lo è stata per noi ogni volta che ci siamo andati!
Prendendo invece la pista a sinistra del Royal Sakalava, ma per questa gita occorre un fuoristrada o gambe ben allenate, si arriva alla baia des dunes e poi agli avamposti militari dove ci sono ancora i fortini e i cannoni e proseguendo ancora si arriva a Ramena. Durante questo tragitto si attraversa una zona militare e alla fine c’è un cancello dove vi faranno pagare un pedaggio per l’auto e per ogni passeggero. E’ stato divertente passare su un ponte fatto con due travi in ferro: meglio procedere lentamente perché se le centri sei fortunato, se noi vai giù!
Ramena è un tranquillo villaggio di pescatori dove si
respira l’aria locale, mi piace restare qui al baretto della spiaggia a bere
una birra e ad osservare cosa fanno la gente del posto: nel tavolo a fianco a me
cè una specie di ristorante dove una matrona africana frigge e cucina tutto il
giorno e chi passa si ferma a mangiare e poi riparte, i cani randagi si
rincorrono, i bambini giocano nell’acqua,
passano le ragazze con le ceste sulla testa, arrivano le barche dei
pescatori cariche di turisti che portano al Mer d’Emeraude e che sbarcano
sconvolti e grondanti d’acqua, perchè, appena fuori dalla baia protetta, si
scatenano il vento e le onde.
La gita al Mer d’Emeraude è davvero un’avventura in agosto, per il mare e il vento, ma attraversare quella laguna di mare turchese con le barche a vela è uno spettacolo imperdibile. Naturalmente qui in Madagascar niente funziona e la nostra barca, come succede spesso, rompe il timone, ma il meccanismo è cosi’ primitivo, per fortuna, che in un attimo viene riparato. All’isola stiamo stravvaccati sulla spiaggia godendoci il caldo e aspettando che i pescatori facciano « la spesa in mare » per preparare la nostra grigliata di pesce e all’una gambe sotto il tavolo: pesce, verdura, granchio delle mangrovie in umido, frutta, et voilà, il pranzo è servito. La gita costa 40.000€ a testa pranzo compreso.
E’
il parco più vicino a noi e lo raggiungiamo con la jeep che abbiamo affittato,
passiamo attraverso molti villaggi e questa è per me la vera gita. Al confine
del parco c’è Joffreville, antica cittadina di militari francesi:
un’insieme di scheletri di palazzi dei primi del 900 abbandonati convive con
una natura rigogliosa che piano piano se li sta mangiando. Qui fa un po’
freddo ed è una giornata piovosa, siamo a più di 1000 metri di altezza e la
montagna raggiunge i 1475m. Il parco è un po’ una delusione anche perchè
siamo abituati a vedere più animali e piante senza pagare un biglietto
d’ingresso; forse se vieni dal Bravo Club, penso, e ti portano qui ti sembra
un posto selvaggio, ma se vieni dalla baia di Sakalava…… !!!!!
Belle
le due cascate a cui si accede da un sentiero fatto dalle radici degli alberi in
mezzo alla foresta, il nostro amico Eric, che è venuto vestito da spiaggia,
prende una enorme foglia e la usa come ombrello perchè qui continua a
piovigginare
Lungo
la strada del ritorno ci fermiamo a comprare jack fruit, l’enorme frutto
spinoso, corossol, quello con le punte e banane. Dai, assaggiamo questi nuovi
gusti tropicali! Intanto baretti per un cappuccino caldo e un croissant non ce
ne sonoin giro.
Che
dire in conclusione di questo mese immersi nella natura? Spero solo che non
costruiscano troppi alberghi di lusso e che questa parte del Madagascar non si
riempia di gente, ma rimanga così com’è, affascinante e allo stesso tempo
comica, come il Madagascar di Gerald Durrell, che negli anni 80 ha salvato il
lemure Aye – Aye dall’estinzione.
Marina