Da sola in Madagascar: isole di Nosy Be e Sainte-Marie

Diario di viaggio 2007

di Federica Forner

 

 

 

La scorsa estate (2007) desideravo molto andare in Madagascar, ma essendomi decisa tardi non ho trovato posto nei classici tour, o comunque risultavano troppo cari per me, che avevo anche da aggiungere il supplemento della camera singola. Così, tramite agenzia di viaggi ho deciso di prenotare il volo e gli hotel con il tour operator Amo l’oriente, nelle due principali isole Nosy Be e Sainte-Marie. Complessivamente, il viaggio sarebbe durato due settimane, con volo A/R di linea della Air Madagascar, voli interni di collegamento Nosy Be-Antananarivo e Antananarivo-Sainte-Marie, e due hotel con trattamento di mezza pensione; il tutto per un totale di circa 2500 euro, considerando anche il supplemento per la camera singola.

Sono partita la sera del 24 agosto da Malpensa ed arrivata a Nosy Be poco dopo l’alba del giorno successivo. All’aeroporto ci aspettava il pulmino dell’albergo, nel tragitto i ragazzi malgasci dell’hotel ci descrivevano le piante presenti nella zona, e ad un tratto una di loro è voluta scendere a cogliere per noi dei fiori di Ylang-Ylang, un fiore profumatissimo da cui si ricava un olio prezioso per la composizione dei profumi. Dopo circa 40 minuti arriviamo all’Hotel Nosy Be, molto bello perché completamente immerso in un grande giardino tropicale colmo di piante e fiori coloratissimi dappertutto; le camere sono situate in casette a due piani, ognuna indipendente, molto grandi e curate nell’arredamento e nei dettagli. Appena buttati in camera i bagagli ho percorso una stradina tra le piante e sono andata a vedere il mare, scoprendo che c’era bisogno di un binocolo poiché era l’ora di bassa marea  e quindi molto distante dalla riva. Questo sarà un fattore che si rivelerà un po’ limitante per me che speravo di nuotare parecchio. Per tutta la settimana della mia permanenza a Nosy be infatti la mattina c’era la bassa marea. La spiaggia di per sé non mi attirava molto perché aveva un aspetto un po’ “brullo”, con vari arbusti o residui di alghe che non la rendevano molto ospitale; la gente per prendere il sole si metteva prevalentemente nei lettini di legno attorno alla piscina o nell’adiacente terrazza sul mare, sotto le palme.

Un vantaggio della bassa marea era la possibilità di raggiungere a piedi l’isolotto al largo della baia, Nosy Tonga, ed infatti uno dei primi giorni mi sono unita ad un gruppetto di persone e ci sono andata, ovviamente con delle scarpe di gomma perché si cammina su parti di barriera corallina e ci si potrebbe far male. Quando la marea comincia a salire, anche di poco, al ritorno bisogna in parte nuotare perché non si tocca più, oppure utilizzare i kajak forniti dall’hotel.

L’isolotto per quel che ho potuto vedere è fatto di fitta vegetazione e piccole spiaggette piene di ciottoli e conchiglie, che la marea poi ricopre completamente.

Nell’hotel avevo pagato per la mezza pensione, tutto il resto era escluso; per vedere i dintorni venivano proposte varie escursioni quotidiane, sia dall’hotel stesso che da un gruppo di ragazzi del posto, che stazionavano sulla spiaggia con i depliant delle proposte ed i relativi prezzi, molto più convenienti di quelli applicati dall’hotel. A seconda della destinazione, i prezzi per ogni escursione, pasto compreso, si aggiravano sui 20-40 euro, e duravano buona parte della giornata. Ho scelto di affidarmi ai ragazzi malgasci, e così la mia guida per tutta la settimana è stata Marcelo, e sono stata molto soddisfatta.

La prima escursione l’ho fatta alle isole Nosy Tanikely e Nosy Komba, con partenza dalla spiaggia circa alle 8 del mattino con un gruppo di gente del mio hotel e di altri hotel delle vicinanze, tutti italiani. Dopo circa un’ora di viaggio si arriva nell’isola dove si trova una riserva di lemuri semi-addomesticati, nel senso che sono liberi e si arrampicano sugli alberi, ma sono anche curiosi e molto ghiotti di banane e li si può attirare facilmente per fotografarli. Nella riserva si trovano anche altri animali e vari tipi di piante tipiche della zona, come la vaniglia.

Il pranzo è stato preparato per noi dal gruppo delle guide, e lo hanno allestito sulla spiaggia in un angolo ombreggiato e suggestivo. Dopo pranzo ci siamo spostati a Nosy Komba per fare snorkelling, che è stato carino, ma non eccezionale, e poi siamo ritornati verso Nosy Be.

 

Il giorno successivo sempre con Marcelo ed i suoi amici siamo andati a Nosy Iranja, che dista circa 1,5 ore di barca dall’hotel, ed è davvero un paradiso; si tratta di due isole che durante la bassa marea sono collegate da una lunga striscia di sabbia bianca, e quando la marea si alza va a ricoprire quella sabbia separando i due isolotti. Devo dire che mi è rimasto il rimpianto di non essermi potuta godere di più quel luogo di sogno, in quanto appena arrivati ci siamo diretti a piedi verso un villaggio dove avrebbero provveduto a preparare il pranzo, ed il pranzo stesso è durato parecchio. Dopo pranzo siamo saliti su una collina su cui si trova una scuola elementare, ed era pieno di bambini di varie età con la loro maestra. Da lì si gode anche un bel panorama dell’isola. Finito questo giro, la marea cominciava a salire rendendo necessario per noi cominciare il ritorno verso Nosy be, in quanto per quel che ho capito,  con l’alta marea la navigazione è molto più difficoltosa al rientro. Prima di imbarcarmi però ho assistito allo spettacolo suggestivo del mare che, crescendo dai due lati della striscia di sabbia, con onde crescenti l’ha completamente ricoperta.

 

In una delle giornate in cui non sono state organizzate delle escursioni mi sono fatta portare con uno dei taxi dell’hotel fino alla spiaggia di Andilana, una baia più a nord che le guide descrivevano come la più bella dell’isola (pagando circa 20 euro A/R); in effetti è una bella spiaggia bianca con molte palme e un bar, ed è l’unica in cui ho potuto finalmente fare il bagno e nuotare. Verso la strada c’erano delle bancarelle di prodotti artigianali molto carini e a prezzi quasi stracciati (borsette, cappelli ed altri articoli di paglia, tovaglie ricamate con pesci colorati ed altre cose invitanti).

Un’altra escursione che ho fatto con il gruppo dell’hotel è quella che comprendeva Helville, la capitale dell’isola, la visita alla distilleria di Ylang Ylang, la visita all’albero sacro, un’altra sosta alla baia di Andilana e la salita al Mont passot per vedere il tramonto. Per quanto riguarda Helville, di per sé come paese l’ho trovato insignificante, più che altro era carino il mercato con tutte le spezie e i profumi; l’albero sacro era un enorme ficus in cui si poteva entrare dentro (accompagnati da una guida e con un lenzuolo addosso), dove in alcuni periodi dell’anno vengono fatti dei riti propiziatori con dei sacrifici animali; la distilleria l’abbiamo trovata in parte chiusa. Prima di pranzo c’è stato ancora il tempo di fermarci dove un torrente forma delle cascatelle ed un laghetto immerso nel verde, in cui tutti i bimbi malgasci usano fare i tuffi e il bagno; io sono stata molto allettata nel vedere questi bambini tuffarsi e rituffarsi in questa meravigliosa oasi, e così…mi sono tolta i pantaloni e mi sono tuffata anche io! Devo dire che è stato un momento straordinario, proprio di quelli che si sa che non capitano facilmente nella nostra vita di tutti i giorni. Il pranzo lo abbiamo fatto in una specie di ristorante locale nei pressi di Andilana, e dopo siamo stati un paio d’ore sulla spiaggia, aspettando l’ora del tramonto per salire al Mont Passot. E così, siamo poi risaliti sul pulmino rosso e pian piano siamo saliti al monte, fermandoci ancora qua e là sulla strada per ammirare i panorami e curiosare tra le collanine e altri oggetti offerti dalle bimbe del posto.

 

L’ultimo giorno prima di lasciare Nosy Be mi sono fatta portare dal taxi a vedere l’unico baobab esistente nell’isola, in un territorio di proprietà privata. Probabilmente era un baobab giovane, perché non aveva il tipico aspetto che avevo visto in foto, mah! Dopo, mi sono riunita al gruppo con cui ho condiviso tutte le escursioni per l’ultimo pranzo insieme, preparato direttamente nel villaggio dai ragazzi che ci hanno fatto da guida, a Djamanjari. E così, ultime foto insieme e scambio di indirizzi mail.

L’indomani ho lasciato Nosy be per recarmi all’isola di Sainte-marie, che si trova dalla parte opposta del Madagascar, nell’oceano indiano. Ho preso due voli interni passando per la capitale Antananarivo, ma senza avere il tempo per visitarla.

L’hotel che avevo scelto dal catalogo era il Boraha Village, con dei bungalow molto ariosi e completamente immersi nel verde della vegetazione tropicale, quasi tutti posti in fronte al mare. La sistemazione era accattivante e dava subito una sensazione di pace e relax, con una grande amaca nella veranda del bungalow, e con il rombo sommesso e continuo delle onde oceaniche che al largo si infrangevano sulla barriera corallina. Rispetto alla sistemazione a Nosy Be, il bagno in questo bungalow era molto essenziale e un po’ spartano, e ho patito il fatto che non fosse completamente al riparo dall’aria e dal vento esterno. L’albergo non era dotato di una propria spiaggia, bensì il mare lo si poteva raggiungere attraversando un pontile, ed immergersi direttamente dalla piattaforma allestita con sdraio ed ombrellone; in quel punto, grazie alla vicina barriera corallina, si veniva a creare un’enorme piscina di mare azzurro, assai invitante nei purtroppo pochi momenti di bel tempo!

 

Il giorno successivo all’arrivo, ho subito fatto una delle escursioni organizzate dall’albergo, sono andata con una coppia di stranieri in barca fino alla penisola di Ampanihy, raggiungibile entrando in canali ricoperti da mangrovie. Questa baia, molto estesa in lunghezza ed ottima per fare una bella camminata o raccogliere qualche strana conchiglia, era però talmente selvatica che non me la sono sentita di entrare in acqua…eravamo le uniche 3 persone in un’immensità bianca scintillante….bello ma..un po’ inquietante! Poi la guida ci ha mollati là e non c’era modo di chiedere delle rassicurazioni; dopo quasi un’oretta, la guida è tornata a prenderci e ci ha portato in barca ad un altro approdo, immerso nella vegetazione rigogliosa, in cui c’era un ristorante che ci aspettava. Dopo pranzo, siamo andati a vedere dei villaggi lì nei dintorni, e poi il ritorno.

Il giorno successivo, in cui il tempo appariva molto instabile, mi sono unita ad un gruppo di genovesi per andare a vedere, in piroga, il cimitero dei pirati, situato su una collina vicino alla cittadina di Ambodifotatra. Beh, il viaggetto in piroga è stato carino, proprio a filo d’acqua e mollemente trainati dalla guida, invece il cimitero dei pirati mi ha un po’ delusa. Mi aspettavo forse stupidamente i soliti cartelli che spiegano che cosa si sta guardando, un po’ di storia o folklore, invece no, c’erano delle lapidi situate su un praticello, che si presumeva appartenessero ai pirati, però.. Dopo siamo andati a fare un giro per la cittadina, per il mercato e per i negozietti di souvenir, e infine a mangiare un’italiana pizza.

Ahimè! Purtroppo quella pizza ha segnato il prosieguo della mia vacanza costringendomi 3 giorni a letto e impedendomi di fare quasi ogni altra escursione!!!! Sono stata molto male, per fortuna la direttrice dell’hotel è stata gentilissima e si è occupata di me durante la “malattia”, portandomi medicine, cibo leggero e scambiando due parole di incoraggiamento. Solo l’ultimo giorno sono andata a fare il “whale watching”, uno dei motivi fondamentali del mio viaggio a Sainte Marie! Premetto che ne ho già fatti altri in passato, quindi ho un po’ di termini di paragone…. Beh, non ho mai preso tanta acqua su una nave….è un miracolo che la macchina fotografica non sia letteralmente marcita!!! I gestori dell’avvistamento balene erano una coppia di italiani, che sicuramente hanno fatto già tanto allestendo il servizio e delle imbarcazioni in quell’isoletta selvaggia, però dal punto di vista della comodità…beh è stato un vero patibolo! In più, sfortunatamente, di megattere se ne sono viste pochissime, e nessuna ha fatto quei balzi fuori dall’acqua….che dire? Pazienza, è andata così! Per pranzo ci hanno fatto fermare a La Crique, una spiaggia carina (con molto granchi) con un ristorante e un villaggio turistico.

Il giorno successivo è iniziato il lungo ritorno, passando ancora per Antananarivo e questa volta pernottando in un hotel. In questa vacanza ho visto dei posti molto belli e selvaggi, ho conosciuto tanta gente malgascia simpatica e gentile, però l’indisposizione della seconda settimana ha pesato molto, probabilmente perché ero da sola, e non c’era neanche segnale per il cellulare all’interno del villaggio…quindi sono stata strafelice di rimettere piede in Italia! Però ci tornerei, Ma stavolta in compagnia!! Ci tengo a sottolineare che mai in Madagascar ho avuto momenti di paura o disagio legati all’essere “donna da sola in viaggio”, anzi, da questo punto di vista ero proprio tranquilla.

Federica Forner

federicastv@yahoo.it

 

 

 

 

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