ARCIPELAGO DI LOS ROQUES
Venezuela
Diario
di viaggio, agosto
2003
E’ una mattina caldissima questa del 1° agosto ed il taxi corre veloce attraverso le strade vuote di Milano verso l’aeroporto. Stiamo partendo per l’Arcipelago di Los Roques in Venezuela, il più grande parco marino dei Carabi, dichiarato parco nazionale nel 1972.
Finalmente si decolla…sta per iniziare una splendida vacanza in uno dei posti più belli ed incontaminati al mondo dove le giornate scorrono calme, scandite solamente dal ritmo naturale del giorno e della notte ed ogni nuovo giorno è illuminato dal vivace colore del cielo e del mare e dal sorriso della piccola comunità che a Gran Roque vive e lavora.
Con un balzo di nove ore circa, giungiamo a Caracas: anche se la compagnia aerea spagnola atterra puntualmente, non abbiamo molto tempo per la coincidenza per Gran Roque. Con molta tranquillità e faccia tosta passiamo la lunga coda al controllo passaporti: abbiamo solamente un’ora per poter prendere il volo delle 17 della Transaven , l’ultimo della giornata…ce l’abbiamo fatta…e il piccolo turboelica decolla dal Simon Bolivar. A bordo fa caldo, manca l’aria e siamo veramente stanchi, ma i nostri occhi sono appiccicati agli oblò per non perdere le spettacolari immagini della grande barriera sud, la naturale porta d’ingresso all’arcipelago a protezione delle 360 isole coralline dalla bianca e vellutata sabbia che contrasta con le intense e variopinte tonalità del mare.
…ed eccola, la grande barriera è sotto di noi: mentre l’aereo comincia la discesa ci rendiamo conto di essere entrati nell’arcipelago e lasciamo le profondità dell’oceano per entrare nelle calme e cristalline acque del parco.
Barriera sud
Stiamo sorvolando, ormai a bassa quota, piccoli atolli ricoperti da mangrovie adagiati nelle calme lagune turchesi nei pressi dell’Isla Larga: tra poco atterreremo a Gran Roque…la stanchezza è passata siamo arrivati.
Gran Roque
Madrisqui
Il
piccolo aereo sta sorvolando Madrisqui e a destra, finalmente, Gran Roque: una
stretta virata sul faro da dove scorgiamo il colorato villaggio, poi un’altra
virata: siamo dritti sulla piccola pista dell’aeroporto dove, rasentando
l’acqua turchese, ci posiamo poco dopo. Siamo
arrivati !!! che emozione.
Gran Roque e
Madrisqui
Ci
accoglie Ramon, simpaticissimo tuttofare della Posada Movida, che ci accompagna
ad espletare le formalità per l’ingresso al Parco e poi, per le sabbiose
stradine di Gran Roque, in Posada.
Che
sensazione straordinaria ritornare a Los Roques: poco è cambiato dalla volta
scorsa.
Sono
quasi le 18 quando entriamo alla Movida: è molto carina ed accogliente come
pure i padroni di casa, Livia e Mario, che ci mostrano la nostra camera,
spaziosa ed essenziale, con
tantissime conchiglie.
Il tempo
di sistemarci e facciamo la conoscenza degli altri ospiti con i quali
familiarizziamo durante l’ottima cena preparata da Mario.
L’aria
è fresca e leggera e dimentichiamo il caldo afoso e torrido che abbiamo
lasciato in Italia: sebbene la stanchezza cominci a farsi sentire decidiamo di
andare a fare un giro per il villaggio e lungo la spiaggia.
Che
sensazione di pace…niente auto…niente rumori…poca gente…tanta
tranquillità…la prima sera di una vacanza speciale.
Gran Roque
Gran
Roque è l’unica isola vulcanica dell’arcipelago ed ospita l’allegro
villaggio costituito da coloratissime posade: niente di lussuoso e l’allegria
dei colori delle case e le risate dei bimbi per i viottoli sabbiosi, mettono di
buon umore chiunque. A Gran Roque non c’è praticamente nulla, ad eccezione di
qualche bottega di artigianato, un paio di ristorantini, un bar sulla spiaggia,
un market e l’ambulatorio medico.
Subito ad est dell’abitato, si trova la pista di atterraggio e la banchina del villaggio, sempre piena di barche, yachts e pellicani. Gran Roque non risente di problemi di traffico in quanto l’unico veicolo che circola è la cisterna dell’acqua
La Posada Movida
A
differenza di tutte le altre isole, sabbiose e piatte, Gran Roque presenta due
gobbe rocciose che si gettano quasi a picco nel mare. Salendo sulle rocce si
raggiunge il vecchio faro: da qui si gode una vista a perdita d’occhio, che
abbraccia il piccolo villaggio, le isole vicine, le loro barriere coralline ed
il mare cristallino. L’arrampicata
al faro non è difficile ed è delimitata da sentieri: oltre al bellissimo
panorama, da qui si ha l’opportunità di assistere agli splenditi tramonti,
dove il sole lascia il posto alla notte, incendiando il cielo blu cobalto di
arancio, rosso e viola.
Le serate
sull’isola sono caratterizzate dalla tranquillità: due passi fra i vicoli
sabbiosi, una sosta a Plaza Bolivar e poi verso la spiaggia a vedere le stelle.
Si torna in posada, due chiacchere e poi a letto: la giornata è finita e
l’indomani è un nuovo giorno, da vivere con intensità ed entusiasmo.
E’ il 2
Agosto e la giornata comincia con una ricchissima colazione ma soprattutto con
il sorriso di Solimar, una ragazza venezuelana dalla carnagione olivastra e dai
ricci e scuri capelli, dolcissima e servizievole sempre attenta a che non manchi
mai nulla sulla tavola.
Maschere,
pinne e zaini sono pronti e ci incamminiamo verso la spiaggia dove Ramon, in
veste di capitano, ci aspetta con la barca.
La destinazione di oggi è Espenqui: la giornata non è bellissima, ma partiamo ugualmente.
In alcuni punti il mare è agitato ma la veloce imbarcazione, condotta con abilità da Ramon, taglia le onde raggiungendo le calme e trasparenti acque di Crasqui, per poi entrare nella laguna di Espenqui : c’è ancora il sole ma il tempo non promette nulla di buono, e, confortati dal fatto che a Los Roques non piove mai, ci sistemiamo con i nostri ombrelloni, seggioline e frigo, pronti per una bella nuotata.
Espenqui è un’isola abbastanza grande, in parte ricoperta da una fitta vegetazione di mangrovie ed in parte ricoperta da sabbia bianchissima; l’isola si affaccia, a sud, su di un’immensa laguna dai colori turchese e smeraldo di fronte alla quale si trova la lunga e stretta Isla larga: da qui comincia la zona a protezione totale che comprende l’Ensenada de Los Corrales; a nord un piccolo stretto divide Espenqui da Sarqui.
Espenqui
..ma il
sole dura poco…e da lontano minacciose nuvole fanno presagire che anche a Los
Roques talvolta piove….ed infatti….accidenti se piove: acqua e vento ci
costringono a ripararci sotto i nostri ombrelloni o addirittura in acqua.
La
giornata purtroppo è definitivamente compromessa ed attendiamo una piccola
tregua per rientrare a Gran Roque.
Espenqui
Fortunatamente
questo primo infausto giorno è stato l’unico di tutta la vacanza ed un
meraviglioso tramonto ci fa ben sperare.
Gran Roque
Le
giornate continuano con incantevoli escursioni, stupendi bagni e ottimo
snorkelling ma in particolare all’insegna del tempo stupendo che ci permette
di vedere diverse isole, girovagando per l’arcipelago.
Delle
isole più vicine a Gran Roque il gruppo delle “tre Francisqui” è
sicuramente il più bello, anche se un po affollato: a Francisqui Medio è
possibile ammirare una splendida formazione corallina ed una fauna acquatica
molto varia e colorata inserita in questa profonda cavità marina incastonata
all’interno di una bassissima laguna prospiciente la barriera corallina,
chiamata “la piscina”.
Di particolare interesse è la visita a Carenero, Cayo de Agua e Dos Mosquises.
Carenero si incontra a poco meno di un’ora di navigazione da Gran Roque: quest’isola forma, insieme a Lanqui e all’Isla Felipe, una laguna di straordinaria bellezza, caratterizzata da acque calme di color turchese intenso, da spiagge bianchissime e da una ricca vegetazione di alte mangrovie che fungono da barriera ai venti.
Entrando nella laguna, al fondo, si nota subito la lunghissima spiaggia bianca di sottovento di Carenero, dove si trovano alcuni capanni di pescatori che si dedicano alla pesca di aragoste e squali.
Sbarchiamo e ci incamminiamo lungo un sentiero di sabbia che conduce al lato nord dell’isola, verso un’altra incantevole spiaggia, bagnata da una piccola laguna cristallina e circondata a polmone dalla barriera corallina dove evidente è il passaggio al mare aperto.
Qui il relax, le passeggiate e lo snorkelling sono assicurati: i fondali di Carenero sono ricchissimi di formazioni coralline molto interessanti come per esempio i bellissimi coralli cervello, variopinte madrepore e coloratissime foglie di corallo. Spingendosi un po fuori dalla barriera è talvolta possibile fare degli incontri un po inquietanti con gli abitanti del luogo: i barracuda, che si mischiano agli altri pesci tropicali come il colorato pesce angelo ed il buffo pesce scatola.
Carenero
L’isola di Carenero è un po fuori dai soliti circuiti escursionistici ed è particolarmente suggestiva in quanto ci si sente padroni di un’isola per un giorno.
Da
Carenero ci spostiamo a Cayo de Agua , l’isola più occidentale
dell’arcipelago.
Cayo de
Agua, è chiamata così, in quanto possiede l’unico bacino di acqua dolce di
tutto l’arcipelago tanto che in passato gli abitanti di Gran Roque venivano
fin quaggiù per approvvigionarsene.
Grazie
all’ampio strato di sabbia che funge da spugna, l’acqua piovana viene
assorbita creando alcune pozze di acqua dolce, che non si mescolano all’acqua
salata. La parte che conserva ancor oggi l’acqua dolce è circondata da una
bassa vegetazione e da qualche esemplare di palma.
Oggi Cayo
de Agua è una delle mete classiche dei turisti: caratteristica principale
dell’isola è lo strettissimo lembo di sabbia che permette il passaggio al
Faro di Punta de Cocos, coperto da bianche rocce ed altissime dune di sabbia.
L’acqua
bassa e la barriera corallina prospiciente permettono un ottimo snorkelling.
Molto bella la passeggiata sulla lunghissima spiaggia dove è possibile
trovare splendide conchiglie e altrettante magnifiche foglie di corallo..morto
ovviamente.
Carenero
Da Cayo de Agua, in 20 minuti circa di barca, si può raggiungere la stazione di biologia marina gestita dalla Fondacíon Cientifica Los Roques, localizzata nell’Isola di Dos Mosquises Sur, ai confini sud occidentali dell’arcipelago.
Qui non
è possibile sostare se non per visitare il laboratorio per la riproduzione
delle diverse specie di tartarughe in via di estinzione, che vengono allevate in
grandi vasche per poi essere liberate nei mari dell’arcipelago.
Sentieri
di sabbia delimitati da conchiglie di botuto permettono di visitare i vari
padiglioni del laboratorio e dell’osservatorio.
Le giornate trascorse nelle diverse
isole dell’arcipelago ci danno l’opportunità di vedere ed ammirare
conformazioni coralline di diverso tipo, lagune incontaminate, lunghe
spiagge, bellissimi pesci e stelle
marine.
Anche se
all’apparenza le giornate sembrano tutte uguali, la varietà delle isole, i
colori delle lagune, gli uccelli ed i pesci, offrono sensazioni ed emozioni ogni
giorno differenti.
Una delle
escursioni più belle è stata quella all’Ensenada dos Coralles, all’interno
della zona a protezione totale: oltrepassato il capo occidentale dell’Isla
larga si entra nella grande laguna del corallo ed il paesaggio varia
completamente offrendo immagini mozzafiato.
Qui
l’acqua è bassissima ed il colore varia dal bianco al turchese, dal pallido
verde all’intenso smeraldo interrotto, qua e la, da scure macchie di alghe
filiformi ove si ammirano le meravigliose stelle marine rosse-arancio e
conchiglie di botuto dalle sgargianti madreperla.
Ensenada de los Corrales -Stella Marina
Navighiamo
al minimo dei motori e siamo sbalorditi come qui, a differenza della zona di
Ricreazione, il paesaggio sia tanto diverso: scorgiamo una moltitudine di
piccolissimi atolli di corallo affiorante ricoperti da ciuffi di mangrovie,
circondati da bassi fondali e acque trasparenti.
La
nostra meta è la palafitta: una costruzione di legno costruita su di un banco
di corallo, dove vivono alcuni pescatori di aragosta.
Ci
avviciniamo lentamente al piccolo pontile facendo attenzione a non incagliarci,
l’acqua è bassissima ed il passaggio è stretto…eccoci arrivati e la prua
della nostra lancia si appoggia al piccolo pontile dove, poco oltre, due uomini
ci vengono incontro per salutarci.
E’ incredibile, qui non manca nulla…persino le due galline hanno la loro casa…e la piccola toiletta è riparata e chiusa da assi di legno: la palafitta è Ensenada de Los Corrale-la palafitta- costituita da diversi capanni collegati fra
loro da un lungo pontile ad “L” che termina su di un banco di corallo ricoperto da una montagna di conchiglie di botuto... ci piacerebbe prenderne qualcuna e Ramon ci aiuta a scegliere le migliori.
Rimaniamo
qui per circa un’ora e il nostro sguardo è rivolto verso
l’acqua…..centinaia di bellissime stelle marine e botuti vivono qui,
indisturbati ma poco protetti: in particolare i molluschi dei botuti, specie
protetta, vengono regolarmente mangiati dagli abitanti del luogo e le loro
conchiglie, abbandonate ed accatastate, perdono rapidamente la loro lucentezza
ed il loro colore si spegne velocemente.
Ensenada de Los Corrales
Tantissimi
altri posti ci piacerebbe visitare, magari spingendoci verso Cayo Sol, verso la
barriera sud, ma non è possibile…è già molto essersi spinti fin qua…senza
autorizzazioni ne permessi.
Lasciamo
la palafitta e salutiamo i cordiali pescatori: la nostra meta successiva è
Crasqui, poco distante.
Sbarchiamo
quasi alla fine della lunga spiaggia di Crasqui nei pressi della barriera. A
Crasqui è possibile alloggiare:
c’è un “campamiento” dotato di capanni con amache e tavoli, non mancano
la cuccia per il cane ed una piccola chiesetta circondata da conchiglie.
La laguna
di Crasqui è forse una delle più belle ed ampie di tutto l’arcipelago: il
turchese intenso contrasta con il cangiante bianco della lunga spiaggia dietro
la quale una fitta vegetazione di mangrovie racchiude una piccola laguna interna
ricca di pesci coloratissimi e protetta dalla barriera corallina dove è
piacevole curiosare.
Crasqui
Un’altra
giornata è finita e facciamo rotta verso Gran Roque…è tardi e siamo fuori
orario…le regole del parco sono rigide: nessuna imbarcazione può navigare
entro le acque al tramontar del sole…ed il sole sta tramontando !!! siamo
proprio fuori orario e la barca velocemente si avvicina alla spiaggia.
I giorni a
nostra disposizione stanno volgendo al termine, ma l’entusiasmo di vedere
nuove isole è grande: l’idea di passare una giornata su un cayo di sabbia ci
esalta ed eccoci a Saki-Saki.
Saki-Saki
Poco
più di una striscia di sabbia circondata da una grandissima laguna azzurra e
sullo sfondo la grande barriera est.
Bagni
di sole e di mare, passeggiate nelle basse acque della laguna e un po di
snorkelling nella lontana barriera: è una sensazione straordinaria il sentirsi
soli su di una striscia di sabbia
in mezzo all’oceano Atlantico….intorno a noi il silenzio, rotto talvolta dal
fragore delle onde che si infrangono nella grande barriera est…e se ci succede
qualcosa ?? pensiamo…ma poi continuiamo nelle nostre attività pensando
unicamente alla fortuna di essere in questo posto che null’altro ha se non
spazi infiniti e senso di libertà.
Vivere
un’intera giornata su un cayo di sabbia è spesso dura…ma ne vale la
pena…si fa pace col mondo, si comprende la natura, la si rispetta, si ascolta
il silenzio e si imparano tante cose che spesso, nel nostro frenetico modus
vivendi, si dimenticano ma che bisognerebbe sempre ricordare.
La barca di Ramon sta per arrivare…peccato si stava così bene.
Penultimo
giorno: oggi la destinazione è Los Noronqui, poco distante da Gran Roque,
costituita da un gruppo di tre isole e la sua maggior caratteristica sono le
spiagge solitarie e una laguna centrale circondata da una bellissima barriera
corallina.
Los
Noronqui è una delle mete meno frequentate della zona di Ricreazione ed infatti
non sono molte le persone che oggi si trovano qui.
Partiamo
con le nostre maschere e pinne alla scoperta dei fondali dell’isola: favoriti
dalla corrente ed incuranti della distanza già percorsa ci troviamo a ridosso
della barriera corallina e delle onde che qui si infrangono violente…stiamo
facendo fatica…ma continuiamo ad andare avanti.
Lo
spettacolo è straordinario, a destra i bassi fondali regalano visioni stupende
di canyon di coralli e coloratissimi pesci, a sinistra lo strapiombio del grande
e profondo blu ci aiutano a vedere la struttura sottomarina dell’isola,
favorita dalla perfetta visibilità dell’acqua e dalla luce del sole che
illumina tutto.
…è
meglio tornare indietro, la corrente è forte…non riusciamo a guadagnare la
strada del ritorno; cerchiamo quindi di avvicinarci dove l’acqua è più bassa
e, tenendoci per mano, spinnettiamo a più non posso…ora va meglio, la
corrente è più debole e la calma è ritornata.
Sotto
di noi vediamo un’esemplare magnifico di botuto…non ne avevamo mai visto uno
così da vicino: lo prendiamo e lo portiamo a riva. Starà con noi tutto il giorno, proteggendolo dagli sguardi e
dalle attenzioni delle altre persone, gelosi del nostro ritrovamente: il botuto
che abbiamo trovato è diventato il simbolo, la mascotte di questa nostra
vacanza e, chissà, magari un giorno lo incontreremo di nuovo, cresciuto e più
colorato di allora.
Los Noronqui -
Botuto
E’
il 12 Agosto…il giorno della partenza…prepariamo velocemente i nostri
bagagli e partiamo per la nostra ultima escursione: oggi si va a Cayo Muerto, un
banco di sabbia non tanto grande a est di Cayo Pirata. Abbiamo poche ore a
disposizione e cerchiamo di goderci ogni secondo…ma sono le 13 e Ramon
puntualmente arriva a prenderci. Il nostro aereo decolla alle 15,15 e dobbiamo
prepararci per il viaggio di ritorno.
I
nostri visi sono un po spenti, tristi e commossi…è giunta l’ora dei saluti
e trattenere i lacrimoni è un’impresa difficile.
In
un silenzio tombale percorriamo la sabbiosa strada che dodici giorni prima ci
aveva visti arrivare: il nostro aereo ci sta aspettando….
Decolliamo
puntuali e con gli occhi fissi verso il basso, riviviamo i giorni trascorsi qui,
ricordiamo gli ingredienti ed i contorni che hanno reso possibile e speciale
questa vacanza, rivediamo l’ospitalità di Livia e Mario, le buonissime cene,
le chiacchiere sulla terrazza e le passeggiate serali sulla spiaggia: salutiamo
con già tanta nostalgia questo arcipelago, che ci ha regalato immagini,
sensazioni ed emozioni uniche ed intense e che speriamo poter rivivere ancora.
…ciao
Los Roques…
Un
particolare ringraziamento ad alcuni amici incontrati durante il nostro
soggiorno roqueño:
…a
Laura e Mauro, per la loro simpatia, semplicità e dolcezza, nella speranza di
poter condividere insieme un’altra bella esperienza di viaggio…
..Con
tanto affetto
Marco M.