Diario di viaggio 2015
08 Agosto – Ci siamo, si parte! L’ultimo viaggio nel lontano 2006, in Sudafrica, poi sono cambiate molte cose, ora c’è Alessandro di 7 anni, questo è il suo primo “viaggio” e per me Lucio e per Giuditta è un po’ come se lo fosse, ma zaino in spalla (solo 8 kg a testa stavolta), una vecchia lonely del 2004 e si va.
Beirut ci accoglie così con i suoi palazzi crivellati e le sue luci sfavillanti, con le auto nel traffico impazzito, i semafori sono un consiglio che quasi nessuno ascolta, i motociclisti sfrecciano senza casco e dopo pochi metri dall’aeroporto vediamo un ragazzino, avrà 15 anni, alla guida di una grossa moto sfrecciare su una ruota in mezzo a macchine noncuranti.
Arriviamo in hotel, il Napoleon, prenotato con Booking, e ci dicono che la camera non c’è, hanno disdetto per problemi con la carta di credito e hanno già occupato la camera, ma che all’hotel Mayflower c’è posto. Attraversiamo la strada e vada per la stanza più piccola, vecchia ma con carattere, ha anche la piscina sul tetto! Usciamo a fare un giro e dopo aver girovagato per Hamra per circa 2 ore finiamo a George Bay e ceniamo al ristorante Al Forno, siccome siamo affamati, e devo dire che è proprio un toccasana perché la stanchezza si faceva sentire.
09 Agosto – Byblos - Prendiamo un taxi dall’hotel per Charles Helou e lui prova a convincerci che può portarci per 70$, io lo ringrazio ma gli dico che vogliamo andare in pullman e lui che fa? Continua a guidare come nulla fosse ma noto l’indicazione autostrada e gli chiedo se la Bus station è così lontana. Lui risponde: “no, ma vi porto io”. Ok ci hai provato, torna indietro!
Il bus costa una sciocchezza (11.000LL in tre) ma il traffico è spaventoso, capisco che è domenica e tutti si spostano al mare.
Qui le corsie non esistono e la strada
vale finché un guardrail o una fila di sassi ti fermano, tutti fanno lo
slalom tra le macchine. Oltre il limite immaginario della corsia d’emergenza
si vende frutta, macchine usate, caffè espresso (uno ha una macchina del caffè
modello da bar nel baule dell’auto).
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Lasciati allo svincolo dell’autostrada iniziamo la ricerca di un hotel e la ricerca durerà un po’, gli hotel qui in Libano non sono vicini uno all’altro ma sparsi senza una logica in città per cui i tempi di ricerca si allungano, sotto il sole ci dobbiamo fermare al souq per chiedere informazioni, bella la ristrutturazione ma ormai ha perso fascino e alla sera ci si sente in luogo qualsiasi con alcol a fiumi musica altissima e partite in tv.
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Dopo un pranzo al Feniqia che ci rimette a nuovo riprendiamo la ricerca a piedi ma qua ed in gran parte delle coste Libanesi le strade sono un su e giù continuo, ad un certo punto ci “appare” un uomo vestito come Indiana Jones, ci saranno 40 gradi ma lui indossa Timberland alte, una specie di mimetica ed un cappello da cowboy è Greco e dice di chiamarsi Tony, ci dice di andare al Confort Hotel e devo dire che aveva ragione, ottima posizione appena fuori le mura e con ampie stanze, pulite.
Andiamo subito in spiaggia a cercare refrigerio e si vede che è domenica e la spiaggia è piena, la risacca è forte e il bagnino continua a soffiare nel fischietto e se chiudi gli occhi le onde e fischi sono la colonna sonora della giornata, tutti fumano narghilè donne, uomini, giovani e vecchi, qualcuno beve una birra. Alla sera giriamo per il souq dove c’è moltissima gente e poi andiamo a dormire.
10 Agosto – Byblos - Oggi non abbiamo proprio voglia di fare nulla e ci concediamo una giornata al mare, l’atmosfera è molto più tranquilla ed Alessandro non vede l’ora, la spiaggia a Byblos merita davvero e ci rilassiamo con una birra in mano.
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In serata ci concediamo un cocktail al Barbacane e con il barman iniziamo a parlare, lui ci chiede come mai siamo in Libano, qui di turisti non se ne vedono più, pochissimi Italiani comunque e cerchiamo di spiegargli che noi adoriamo viaggiare in posti dove il turismo di massa non è presente e la gente è più vera. Segue una chiacchierata su come, purtroppo, i politici Libanesi siano ladri e la gente sia stanca di tutto ciò, l’immobilità politica porta a grossi problemi su ogni piano soprattutto quello economico. Si lamenta inoltre dei continui Blackout, che sono una costante qui, alcune zone addirittura ricevono sei ore al giorno di energia e devono rivolgersi ai privati per l’approvvigionamento.
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Ceniamo alla Feniqia, si deve aspettare davvero molto per un tavolo ma l’esperienza vale il cibo e l’atmosfera è piacevole.
11 Agosto – Batroun – Prendiamo un taxi collettivo al volo sull’autostrada, qui i taxi collettivi viaggiano con le porte aperte e partono quando ancora non sei salito del tutto facendo a gara per rubarsi i clienti. Comunque in men che non si dica siamo a Batroun e visitiamo la città vecchia che è davvero affascinante, visitiamo anche la chiesa maronita sul mare ed è davvero bella.
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Mangiamo dei dolcetti tipici e quasi scoppiamo, prendiamo un taxi fino a White beach, a Madfoun, una vista splendida, abbagliante ma con un mare fortissimo ed risacca che ti trascina con se, davvero pericoloso.
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Ritorno in taxi collettivo in cui
incontriamo un signore simpaticissimo che ci racconta della sua vita e ci fa
anche vedere una foto (30x 30cm!) della moglie, insisterà molto per pagarci
la corsa ma noi rifiutiamo gentilmente. Visitiamo le rovine romane ed il
castello dei crociati perfettamente conservato, da qua in alto si gode una
vista di tutta la città.
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Cena al Feniqia che anche stasera ci lascia senza parole, (con tre mezze ti portano un piatto da appendere sopra il tavolo) qui si beve arak, un liquore tipico simile all’ouzo servito con acqua, ghiaccio e una foglia di menta, fumando narghilè.
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12 Agosto – Saida - Partiamo da Byblos in direzione Saida, il viaggio verso Beirut procede bene anche se molto lento causa traffico, decidiamo di attraversare la città in taxi collettivo, dovremmo arrivare a Cola Station e ci dicono sia il 6 (i taxi collettivi hanno dei numeri a Beirut e seguono percorsi definiti in città), ma prenderemo il 15 che fa un giro più lungo questo si dimostrerà tempo speso bene dal momento che incontreremo Mohanmmed un tecnico di computer, con cui intavoleremo una chiacchierata sulla politica Libanese, ed i suoi politici corrotti. Passeremo proprio dove hanno assassinato il primo ministro al-Hariri e mi farà vedere il monumento ai caduti, proprio di fronte al Saint George’s Hotel oggi ancora uno scheletro. Anche Mohammed farà di tutto per pagarci, e ci riuscirà, il taxi collettivo e non ci sarà modo di sdebitarci, essendo di Saida la chiacchierata continuerà anche sul pullman e si concluderà solo alla meta.
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Dormiremo all’hotel Yacoub proprio nel
souq, qui l’orientamento mussulmano è molto forte e Giuditta ha tutti gli
occhi addosso.
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Ci rechiamo in visita al castello sul mare, meno affascinante di quello di Byblos ma da vedere. Mangio un falafel proprio di fronte e poi andiamo al Rest House per una birra (qui è l’unico posto dove si può bere).
La notte sarà un inferno, con il climatizzatore che va in blocco ogni 5 minuti e nugoli di zanzare (credo di avere uccise almeno 30 personalmente) cattivissime ed affamate, questo è l’unico posto dove le troveremo. Abbiamo dormito massimo 4 ore io, naturalmente spezzate da interventi sul climatizzatore ed uccisione di zanzare, ma a Giuditta non è andata meglio, anzi non ha chiuso occhio ed è piena di punture.
13 Agosto – Tiro -
Stanotte abbiamo deciso di visitare Tiro e di tornare a Beirut in serata, alle
sei e trenta siamo già in piedi e verso le sette e trenta facciamo colazione in
una pasticceria nella via che va dalla piazza Al Nejmeh (da dove partono i taxi
collettivi) al souq e finalmente i dolcetti libanesi da leccarsi i baffi.
Lasceremo i bagagli all’hotel per viaggiare più leggeri, li prenderemo al
ritorno. Le rovine di Tiro sono fantastiche, sono divise in due complessi e noi
visiteremo la parte di Al-Bass con lo splendido ippodromo romano, la visita ci
ripaga della fatica sotto il sole di mezzogiorno. Alessandro si dimostrerà
molto interessato come spesso è successo in questo viaggio con grande
soddisfazione mia e di Giuditta.
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Ultimata la visita tornando a piedi alla fermata dei taxi collettivi ci fermiamo a prendere da bere ad un negozietto ed incominciamo a parlare con il proprietario, mi chiede di dove siamo e quando gli dico Italiani lui mi dice chiede se facciamo parte dell’UNIFIL, in effetti la presenza degli Italiani qua è forte, nel sito ne abbiamo incontrati e per noi era la prima volta. Nelle strade si vedono molti mezzi militari sia Libanesi che Italiani, questa cosa non è che ci tranquillizzi molto anzi un po’ ci mette ansia. Il proprietario del negozio, ci spiega poi che loro nel sud non sono per la guerra e che vogliono essere in pace anche se le notizie li dipingono come dei terroristi, tutto ciò non è vero mi dice. E citando Ataturk mi dice “Pace in casa, pace nel mondo”. Secondo lui a Tiro sono molto più aperti di Saida, “qui se vuoi bere non è un problema per me, c’è rispetto, a Saida ti vogliono sparare”, mi dice e ripensandoci non posso smentirlo. Riprendiamo il taxi collettivo nella rotonda dove siamo scesi all’andata e ripartiamo, incontreremo un posto di blocco con un carro armato a fare da guardia.
Recuperato lo zaino riprendiamo il bus ed in men che non si dica siamo a Beirut, ancora in autostrada incroceremo dei carri armati e ci verrà naturale chiederci se non sia successo qualcosa.
Dormiremo
al WH hotel ad Hamra e devo dire che il rapporto qualità prezzo è incredibile,
davvero un affare, e decideremo di rimanere fino al 17, e lo diciamo alla
receptionist la quale risponde che non è un problema, perfetto. Stasera,
consapevoli della scelta stavolta, torniamo alla George bay con i suoi locali
alla moda e mangeremo ottimamente al ristorante Al Forno.
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14 agosto – Beirut - Vado a prelevare e chiedo alla receptionist dove trovare un ATM e parlando lei mi dice che oggi noi dobbiamo fare il check out, le ricordo che ieri abbiamo chiesto di allungare il periodo e lei un po’ in difficoltà ci dice che va bene, ok. Perplesso salgo in stanza e tempo due minuti squilla il telefono, ed è la reception che ci avvisa che non c’è disponibilità e dobbiamo andare. Scendiamo e cerchiamo di capire se ci stanno prendendo in giro, Giudi si arrabbia e povera receptionist, anche se in italiano le fa capire che lei ci ha detto di si ed ora ci deve lasciare la stanza. Arriva il responsabile, ci spieghiamo e mi dice che gli serve una mezzora per capire se qualcuno ha disdetto o ci dobbiamo spostare di hotel, penserà lui a trovarlo. Dopo 20 minuti ecco la magia, hanno disdetto una prenotazione di Booking, buono per noi e per la receptionist! (ora capisco come mai la mia, il primo giorno, sia stata cancellata). A pranzo mangiamo un boccone lungo la strada ed uscito noto un ragazzino vendere caffè espresso, ne ordino uno ma lui che non parla inglese chiama il proprietario, mi fermo a parlare con lui ed alla fine ci offrirà i due caffè, uno lo beve anche Giuditta, ed un succo per Ale, Shukran. Vogliamo fare un po’ di mare ed andremo verso la Cornice per un taxi collettivo, scendendo, il quartiere di Hamra è su una collina, notiamo uno stabilimento di fianco alla ruota panoramica, sembra molto bello per quello che si intravede, ci dicono che è il circolo militare riservato agli ufficiali ed alle famiglie, ok grazie ci rimettiamo in strada in attesa del 15 ed un ragazzo ci chiama e ci dice che garantirà lui per noi e ci fa entrare, racconta che gli altri posti sono molto costosi e qua possiamo stare tutto il giorno, che dire, Shukran.
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Il posto è veramente bello come si poteva immaginare da fuori c’è un hotel, una spiaggia privata con accesso al “mare interno”, 2 piscine per bambini ed una per adulti con acqua di mare, alcuni bar ed a Beirut è uno spettacolo con questo caldo, Ale non smette di tuffarsi noi ci godiamo il posto. Ad un certo punto noto uno della sicurezza che gira e controlla ogni tavolino e sdraio, si ferma da delle ragazze e con un gesto della mano indica delle bottiglie di vetro vuote, in un attimo spariscono, beh siamo in un posto dove vigono regole militari!
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Alla sera ceniamo tornando dalla Cornice al Kalaa chicken, più tardi usciamo ad Hamra ed è pieno di locali e negozi, noi puntiamo ad una vietta notata il primo giorno con dei bei locali, non trovandola chiediamo informazioni ad un bar, loro iniziano a dare indicazioni ma alla fine è più pratico chiedere ad una ragazza Siriana che passa di lì di accompagnarci e lei lo fa volentieri. I locali in quella via sono con musica alta e la gente balla tra i tavoli, è la Street 78, scopriremo poi. Notare che non fanno entrare nessuno sotto i 22 anni e dopo il primo rimbalzo ci spostiamo dall’atro lato della strada che ha dei tavolini fuori, oltre la veranda, qui ci dicono che possiamo stare, mah regole alla Libanese!
15 Agosto – Beittedine - Ci muoviamo in direzione Cornice e solito 15, questo torna spesso perché è molto pratico difatti unisce la stazione dei bus di Dawra e quella di Cola attraversando tutto il lungomare. Facciamo provviste in un negozio ed il taxi collettivo parte subito. In viaggio incominceremo a parlare con una ragazza che sta tornando a casa per il week end e ci darà molte informazioni utili sul palazzo, inoltre ci dirà che ce ne son altri due che valgono la pena, uno Mir Amin e l’altro Fakhereddine, che per lei meritano molto la visita, salutandoci dirà al conducente di lasciarci alla fermata più vicina al palazzo, ovviamente Shukran.
Andando verso i monti ho la sensazione che tutto sia un po’ più ordinato ed a ben guardare la gente è molto più occidentale di quanto mi immaginassi. Il bus ci lascia ad una rotonda ad almeno 3 km dal sito quindi prendiamo un taxi. Il palazzo è bellissimo, davvero grande, ed ogni stanza lascia a bocca aperta, i mosaici e le lavorazioni delle stanze sono favolosi. Insomma merita davvero.
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Optiamo per il taxi anche per la salita ovviamente, ed alla rotonda aspettiamo seduti all’ombra un Busta (come chiamano i taxi collettivi). Una macchia si ferma e ci sono 4 uomini a bordo, mi dicono “Sali, vi portiamo a Beirut” rispondo “beh no grazie ma siamo in tre, aspettiamo il bus” loro insistono e francamente non mi fido, siamo in mezzo alle montagne, saluto e declino l’offerta, subito arriva il taxista che all’andata ci ha portato, sta fisso alla rotonda e li prende a male parole ma in arabo e non capisco cosa si dicono, non credo avessero buone intenzioni. Prendiamo il taxi collettivo e torniamo a Cola da lì ancora 15 e siamo alla spiaggia di Ramlet al-bayda per rinfrescarci, la spiaggia non è un gran che. Ci guardiamo intorno e non c’è una donna scoperta, è sabato e la spiaggia è piena ma sono tutte vestite. Giudi non si sente a suo agio e ci spostiamo più a nord, sempre in taxi collettivo. Scendiamo al primo stabilimento visibile dalla strada e scopriamo essere quello del Riviera hotel. Per entrare dovremmo o essere soci o alloggiare all’hotel, noi ci proviamo e nessuno ci fa domande. Dentro c’è un party a base di alcol in piscina, noi abbiamo caldo e Ale vuole fare il bagno, non passano 5 minuti che un bagnino mi fischia e mi dice di uscire, io non capisco e chiedo spiegazioni. Mi dice, in un modo poco amichevole, che la piscina è per gli over 18 e che ce n’è un’altra per bambini, ok ci spostiamo e l’atmosfera è molto più rilassata e tranquilla, si può comunque bere un cocktail (cosa che faremo) ma senza la musica altissima ed il casino che c’è di là. In serata torneremo ai locali in “Street 78”, un paio di locali più spostati dal casino c’è il Cru con ottimi vini Libanesi e del Mondo.
16 agosto – Beirut -
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Oggi ci alziamo con l’intenzione di vedere bene l’Holiday Inn ricordo della guerra, ci fermiamo a bere un caffè nello stesso locale di un paio di giorno fa, quattro chiacchiere con il proprietario che è veramente simpatico ed ancora lui ci offre la colazione, arriviamo vicino al Phoenicia hotel con un taxi collettivo e comminando, incrociamo il Pacific hotel anch’esso crivellato di colpi, l’Holiday inn, o quello che ne rimane, è l’emblema della guerra che ancora non è stata superata, una cicatrice in mezzo ad hotel sfavillanti e lussuosi.
Da qui vorremmo fare un
salto alla pasticceria Taj Al-moulouk e prendiamo un taxi, il conducente
parla e legge solo in arabo e non conosce la pasticceria, inizia un giro per
Hamra alla ricerca del negozio che durerà una buona mezzora. Ad un certo punto
lo fermo e scendo a chiedere ad un negozio, questo chiama il negozio di fianco
dove finalmente abbiamo “l’interprete” alla fine ci saranno 4 persone ad
aiutarci e ci saluteranno con un “benvenuti in Libano”, “grazie per
l’aiuto”. La pasticceria è un paese dei balocchi per golosi e ne faremo
incetta per casa. Lasciato in hotel il tutto ripartiamo con l’intenzione di
andare verso il mare e ci dirigiamo verso il club degli ufficiali ma stavolta
non siamo fortunati e ci consigliano lo “Sporting”, dopo la ruota
panoramica, noi finiremo molto più avanti dove possiamo fare due foto agli
Scogli dei Piccioni.
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Chiediamo come scendere al mare ad una
persona molto gentile che ci offrirà un passaggio in macchina, noto un basco e
lui mi dice che è un ufficiale dell’esercito, quasi quasi gli chiedo se mi fa
entrare al club! Ci lascia dopo il luna park e li dopo 500mt di strada anonima
notiamo l’indicazione, entriamo ormai accaldati dato che è mezzogiorno. Il
posto non è speciale ma un po’ d’acqua fresca a Beirut fa piacere, qui ti
lasciano fino al tramonto, cosa non scontata in Libano, dove la gente tra le 17
e le 18 abbandona la spiaggia e tutto chiude. Salutiamo gli ultimi soldi rimasti
al luna park affollatissimo alla domenica sera.
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A cena al kalaa chicken dove ormai siamo di
casa, ottima qualità prezzo, passiamo a salutare il nostro amico del caffè e
parliamo una buona mezzora di come il Libano sia uno splendido paese ma il
governo è inesistente. Troppi ladri e troppi giochi politici e chi ne risente
è il popolo. Ci salutiamo ed andiamo a fare i bagagli che domani mattina si
parte.
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17 – Agosto – Sveglia all’alba e via per l’aeroporto, purtroppo è finita. Il Libano ci è piaciuto molto e siamo soddisfatti per Ale un piccolo, grande, viaggiatore. È entusiasta e da grande vorrebbe tornare, io e Giudi siamo felici per avere ricominciato a viaggiare e ci auguriamo di non smettere più, il Libano è un paese con moltissime contraddizioni ma che ci ha dato davvero tanto.
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Luca