Libano
Diario di viaggio 2014-15
La
prima domanda, nonché la domanda che pongono tutti: Come mai in Libano?
Vediamo
allora cosa è questo piccolo Stato, vicino e lontano e tanto temuto quanto
ignorato.
Il
giorno 27 dicembre partiamo con un volo MEA da Malpensa con arrivo a Beyrut dopo
quattro ore. Sull’aereo conosciamo Sandro, un libanese che vive a Milano da 35
anni, che ci tranquillizza un poco sulla situazione attuale .Dopo le dovute procedure burocratiche, che non prevedono il
pagamento del visto d’entrata ,prendiamo un taxi per il nostro albergo, WH
hotel , in Hamra, Beyrut,zona ricca di bar,
ristoranti e alberghi che si raggiunge in una ventina di minuti. La città ,che
ha circa due milioni di abitanti, si sviluppa tutta sul mare e si presenta
subito molto caotica.
Il
tempo è gradevole , nonostante sia inverno le temperature sono miti , circa 17
gradi e quindi facciamo una
passeggiata lungo la Cornicheil lungomare, e scegliamo un delizioso ristorante
sul mare per festeggiare il
compleanno di mio marito. Prendiamo un tipico menù libanese a base di spiedini
di carne, accompagnato da un dolce profumo di shisha, la tipica pipa ad acqua
degli arabi.
Il giorno successivo partiamo a piedi alla conquista della città. Vediamo lo scoglio dei piccioni in Corniche e la cosiddetta downtown, la parte moderna dove spicca la Moschea stupenda AL Amin dalle cupole blu che si può visitare anche all’interno.
Ciò
che ci colpisce è la quantità di filo spinato e i presidi militari in difesa
di questa zona che l’hanno resa un po’ surreale. In contrasto il
Beirut Souq , recentemente rifatto non ha più nulla di antico, ma è
moderno con numerosi negozi pieni di griffes e di gente.
In
seguito ci trasferiamo al Bliss Hotel, sempre in località Hamra ,davanti al
campus universitario AUB. La zona
Presenta notevoli differenze pur essendo a poche centinaia di metri dal primo
hotel, si capisce che ci troviamo in un’area studentesca piena di locali e
ristoranti per giovani, dove non mancano rivendite di alcolici. Dopo esserci
informati ci dirigiamo alla stazione Di Cola in Beirut est e prendiamo un
minibus o busta, come viene chiamato qui,direzione Sur(Tiro).Arriviamo dopo due
ore circa, dopo aver cambiato a Saida(Sidone).Non c’è nemmeno un turista
europeo…..
Andiamo
a vedere le rovine del sito di Al-Mina e giretto nel souq, che questa volta è
autentico.
Il
porticciolo dei pescatori e la cittadina sono proprio incantevoli…forse lo è
un po’ meno il caffè….
Terminiamo
la nostra visita con le rovine del sito Al-Bas e riprendiamo un taxi-service,
cioè condiviso con altri passeggeri per Beirut.Facciamo rifornimento di
dolcetti in una vicina pasticceria e ceniamo in hotel.
Il giorno dopo cambiamo stazione, questa volta è a nord,Dawra, direzione Tripoli, per andare ad Harissa dove si trova la statua della Nostra Signora del Libano.
Si
sale con la teleferica che bisogna prendere nella cittadina di Junie.La vista è
spettacolare su tutto il golfo di Beirut. Tutt’intorno ci sono monasteri e
conventi cristiani e sicuramente torneremo per incontrare un padre francescano.
Riscendiamo
e con un taxi raggiungiamo un’altra meta turistica vicina, le grotte di Jeita,dove
si ammirano splendide stalattiti e stalagmiti, una vera e propria attrazione per
grandi e piccoli,l’ attrattiva turistica più visitata del Libano.
Dopo
il rientro abbastanza tribolato per il cambio di vari mezzi di trasporto in
mezzo ad un traffico pazzesco decidiamo di provare un ristorantino
caratteristico in zona Gemayze, le Chef, famoso per il suo Hummus e altri tipi
di mezze(antipasti) che non deludono le aspettative .Proviamo anche il famoso
vino rosso delle cantine di Ksara…non male. Giretto serale con visita a Place
d’Etoile,chiesa di San Giorgio, attaccata alla moschea Al-Omari, simbolo di
apertura e convivenza religiosa.
Il giorno 31 sarà una giornata speciale, non tanto perché sia l’ultimo dell’anno, ma perché il tempo è splendido e dalla solita stazione di Cola prendiamo il minibus per la città di Balbeck,nella valle della Becka, dove si trova un sito romano fantastico. Già il viaggio è tutto un programma , in quanto dobbiamo cambiare busta e …per finire salgono una ventina di ragazze siriane che si accatastano sul retro e vanno a rinnovare il permesso di soggiorno.
Il sito è stupendo, ben conservato e merita proprio il suo nome, Heliopolis, la città del sole.C’è pure un diplomatico con tanto di scorta che ci chiede da dove veniamo.
Terminata
la visita facciamo un giro in città e nel souq ma ahimè si sentono scoppi e
rimbombi atroci…la Siria è vicina…
Prima
di rientrare in albergo facciamo un giro per Beirut dove riconosciamo l’antico
Holiday Inn, emblema dei bombardamenti della guerra civile che ancora lascia
segni tremendi.
Il
maestoso edificio è bucherellato e si innalza austero di fianco al moderno e
allegro albergo Phoenicia.
Il
primo giorno dell’anno si respira aria di festa, ma non per questo ci fermiamo
e decidiamo di andare a Saida.
Visitiamo il tranquillo castello sul mare, giro nelllo splendido e autentico
souq dove troviamo le famose saponette e assaporiamo un delizioso pane cotto al
forno in compagnia di alcuni ragazzini locali.
Partiamo
alla volta della vicina Beiteddine dove si trova il palazzo dell’emiro e
il paese di Deir al –Qamar; suspense ad un check point e minibus che va
ad una velocità folle su stradine di montagna. Mio marito ha dovuto persino
fingere un malore per farlo rallentare.
A
questo punto vorrei aprire una parentesi sul mondo dei taxisti. Essendo in Libano presente la doppia moneta dollaro\ lira
libanese, che vale quanto la vecchia lira italiana ,è sempre difficoltoso
contrattare il prezzo del percorso, poiché non esiste un tassametro e giocano
molto sull’incomprensione Lira\dollaro.Ogni mondo è paese!!
Rientrati
in albergo decidiamo di prenotare le due prossime notti fuori da Beirut, nella
cittadina di Byblos o Jebeil, sulla costa, a circa 40 km.
La cittadina, di circa 40.000 abitanti è considerata tra le più antiche del mondo, con il porto, il sito archeologico da dove si gode una vista a 360 gradi e si scorgono monti e mare ; il ristorante da Pepe, una vera istituzione, molto famoso negli anni 50\60 che andremo a provare per cena.
Ci
informiamo anche sulla fermata da dove partirà l’autobus per Tripoli, che
consiste nel bel mezzo della superstrada Beirut\Tripoli…AIUTOOO.
Il
giorno successivo viaggiamo verso Tripoli(Traboulus) dove arriviamo alla piazza
dellaTorre dell’orologio. Ci rendiamo conto che la situazione è diversa dalle
altre città, sembra più povera,visitiamo l’autentico souq e il porto di
Mina. Bello, reale, vero, ma forse un po’ pericoloso,a quanto scopriremo in
seguito ecco il perché abbiamo visto sventolare bandiere nere e non tutti i
taxisti volevano trasportarci.
Domenica
partiamo per la valle di Qadisha, da dove saliremo ai Cedri. Li chiamano
i cedri di Dio perche ciò che c’è in altezza c’è pure in profondità. Il
tragitto è arduo per le varie fermate a Tckekka, Kousba, Becharre’, paesini
dall’aspetto innocuo. C’è la neve e fa molto freddo e possiamo scorgere uno
dei meravigliosi alberi quasi soffocato dalla neve. Un te’ caldo ci ristora e
ci da’ la forza per ripartire alla volta di Beirut.
Finalmente
riusciamo ad accordarci con padre Toni. Prendiamo un taxi per Harissa dove
troviamo il simpatico amico ad attenderci per
farci visitare i monasteri dei santi libanesi, Saint Cherbel,Santa Rafqua e
Santo Stefano, situati intorno alle montagne di Byblos. La visita è decisamente
interessante ed apprendiamo molto sulle vite di queste persone e sui miracoli
avvenuti. San Charbel è il santo
più venerato e ricordato. Molto
belli i monasteri di tipica costruzione libanese.
Al
ristorante del convento proviamo
altre specialità del luogo, ottime, e per finire visitiamo il monastero
di Sant’ Antonio dove vive padre Toni insieme ad altri confratelli.
Tornati
a Beirut assaporiamo un Arak ,bevanda alcolica a base di anice all’Harris bar,
nella elegante zona Saifi.La bevanda viene anche chiamata latte del leone, e si
beve come aperitivo, allungata con acqua e ghiaccio.
l’ultimo
giorno il tempo è molto ventoso e la mareggiata è spettacolare.
Mercoledì
mattina il volo è alle 8 e i controlli sono estenuanti e
numerosi i check in che
dobbiamo attraversare.
Posso
affermare che nonostante la presenza di soldati, armi , carri armati e filo
spinato il popolo libanese, che non si definisce arabo ma fenicio, è molto
ospitale ed accogliente.
In
nessuna occasione ci siamo sentiti osservati o discriminati , nonostante il
momento attuale sia abbastanza delicato poiché in Libano ci sono più di un
milione di profughi siriani su una popolazione di circa 4. La lingua può
costituire un problema in quanto sia l’inglese che il francese sono parlati a
malapena, se non negli alberghi ma con buona volontà si riesce ad intendersi.
Il
mezzo più economico per spostarsi sono i minibus perché non esiste la
ferrovia, certamente non bisogna avere fretta, anche perché il traffico è
ovunque.
Il
cibo è buono e molto speziato,
soprattutto a base di carne e nei piccoli supermarket si trova di tutto. Noi
spesso abbiamo mangiato nella nostra stanza d ‘albergo avendo scelto di
proposito la categoria studio, cioè camera con piccolo angolo cottura.
A
mio avviso è sicuramente un paese da visitare, amare ed apprezzare nonostante
non sia tra i circuiti turistici più comuni.
Salam alecum!
MariaRita e Gabriele