Laos del Sud
Diario di viaggio 2013
I
giorni in Laos del Sud sono parte di un viaggio più lungo che ci ha portato
anche a Bangkok e in Indonesia (a Bali e a Flores, isola di cui parlerò in un
racconto separato).
Lo scorso anno eravamo stati nel Laos del Nord e questa volta abbiamo deciso di
visitare l’estremo sud del paese.
Per
arrivarci, da Bangkok abbiamo preso il treno notturno con destinazione Ubon
Ratchatani, città all’estremo est della Thailandia.
Si viaggia in cuccetta, si può scegliere tra prima e seconda classe, noi
abbiamo trovato posto in seconda e solo due posti superiori (le cuccette sono
una in basso e una in alto tipo castello, su entrambi i lati del vagone).
Il treno parte dalla stazione Hua Lamphong alle 20.30 e arriva la mattina dopo
alle 7.30.
14nov
Arrivati a Ubon abbiamo fatto subito i biglietti per il ritorno, poi abbiamo
preso il bus collettivo n. 2 (5thb a persona) per andare al terminal dei
pullman, che si trova dalla parte opposta della città.
Lì abbiamo preso un bus per Pakse, cittadina del Laos sulle sponde del Mekong,
che fa da snodo per visitare tutto il sud. Parte alle 9.30 circa e arriva al
confine verso le 11.30.
Il passaggio di confine è abbastanza semplice, il visto costa 35USD (si può
anche pagare in bath thai, ma non conviene, piuttosto meglio comunque cambiare i
bath in dollari alla banca che c’è al confine, se non li avete già) e
occorre una foto tessera.
Gli impiegati della frontiera si prendono pure una mazzetta, in genere una
cinquantina di bath ma si accontentano anche di meno, potete riuscire a
dargliene anche 30/40 o forse a fare i vaghi, se vi riesce…
Il pullman riparte alle 12.30 e dopo un’ora arriva a Pakse.
Con un tuk tuk abbiamo raggiunto il centro città dove abbiamo trovato posto in
una guesthouse, la Sabaidee 2.
Sistemati e pranzato, abbiamo noleggiato un motorino per una settimana e abbiamo
fatto un giro per la cittadina, poi siamo andati a fare un massaggio, cena e a
dormire presto.
15nov
Ci svegliamo che piove a dirotto. Ho l’impressione che dovremo modificare il
nostro piano. L’idea era di fare un giro ad anello tra Tad Lo, il Bolaven
Plateau e le 4000 isole del Mekong. Dobbiamo riflettere.
Nel frattempo che aspettiamo di vedere la situazione, acquistiamo delle
mantelline da pioggia e sacchi per spazzatura per proteggere gli zaini.
Verso le 12 quasi smette di piovere e decidiamo di partire, destinazione
Champasak, che avrebbe dovuto essere l’ultima tappa del giro. Ma siccome è a
soli 35km da Pakse, è la soluzione migliore per non restare un giorno in più a
Pakse dove non c’è praticamente nulla.
Troviamo una guesthouse semplice e poi andiamo a pranzo all'Inthira e facciamo
un giro per il paese. Champasak nonostante sia proprio un paesello, è il
capoluogo di questa provincia; era importante ai tempi della colonia francese.
Lo scopo di arrivare qui è la visita al vicino sito archeologico, uno dei
pochissimi siti Khmer in territorio laotiano, nonché sito UNESCO.
Nel pomeriggio ci regaliamo, è proprio il caso di dire, un fantastico massaggio
aroma-oil di 1h30’ in un posto bellissimo. Si chiama Champasak SPA, gestita da
una signora francese molto gentile, gli operatori sono molto professionali e il
posto è curatissimo e di atmosfera.
Dopo cena andiamo a curiosare in un altro ristorante (probabilmente il più
importante del paese) dove è in corso un matrimonio tipico laotiano con
praticamente tutto il paese invitato, ci sono canti e balli, guardiamo un po’
e poi ce ne andiamo a dormire.
16nov
La GH non offre colazione ma mette a disposizione acqua calda caffé e tè tutto
il giorno, prendiamo quindi lì un ottimo caffé, ci siamo svegliati presto con
una splendida giornata e dopo il caffé ci avviamo direttamente al sito
archeologico. Si trova a circa 12km dal paese.
L’ingresso al sito costa 50.000kip e include la visita al museo.
Del sito non rimane moltissimo, ciò che ne resta si disloca sulle pendici di
una collina e il “cuore” è nella parte più alta. L’ultimo tratto
è un po’ faticoso da salire, sono rampe di alti gradini in pietra, ma il
tutto è molto suggestivo, si trova in mezzo alla natura e dal punto più alto
si gode anche la vista di tutta la vallata sottostante fino al Mekong. Restiamo
un po’ a goderci il paesaggio, dopodichè torniamo a Champasak dove facciamo
colazione (di nuovo all'Inthira) e lasciamo la GH per fare ritorno a Pakse.
Prima di andare il proprietario, molto gentile, ci gonfia le ruote del motorino
che erano andate un po’ giù.
Arrivati a Pakse ci facciamo cambiare motorino e ripartiamo subito in direzione
Paksong, nel cuore del Bolaven Plateau.
Il plateau è un altopiano che arriva fino a 1300mt, ricoperto di fitta foresta
laddove non ci sono le piantagioni di caffé, che è la coltivazione principale
di questa zona. Nella zona più remota verso est si possono trovare minuscoli
insediamenti abitati da etnie che parlano una loro lingua diversa dal laotiano,
con usi e tradizioni proprie; inoltre era uno dei tratti del cosiddetto
“sentiero di Ho Chi Min” che durante la guerra di Indocina veniva percorso
dai nordvietnamiti per raggiungere il Vietnam del sud.
In questa zona inoltre si trovano decine di cascate alcune anche piuttosto alte
e c’è la possibilità di fare bei trekking nella jungla.
Percorrendo
la strada che va a Paksong si percepisce nettamente il cambiamento sia di
altitudine che di temperatura. Ci fermiamo un po’ prima della città per
andare a vedere le cascate di Tad Fan che si possono ammirare da un belvedere
posto di fronte, dall’altra parte di un ampio canyon nella foresta. Volendo si
può arrivare sulla sommità partecipando a un trekking, cosa che però noi non
abbiamo fatto.
Lasciate le cascate arriviamo finalmente a Paksong, che è il paese principale
della zona e si trova nel punto più alto a 1300mt. Infatti fa piuttosto freddo.
Il paese non ha assolutamente niente di turistico, ci sono due o tre gh e
qualcosa per mangiare, ma credo siano posti rivolti principalmente alla gente
della zona che viene qui per gli scambi commerciali legati al caffé. Tra
l’altro Paksong è sede di varie cooperative di piccoli produttori di caffé.
Prendiamo alloggio in una GH piuttosto semplice e sfruttiamo appieno la doccia
calda perché sul motorino ci siamo infreddoliti parecchio. All’ora di cena è
assolutamente tutto chiuso, per fortuna proprio accanto alla gh c’è un cafè/restaurant
ancora aperto, Thaotrang restaurant, dove possiamo mangiare qualcosa. Ha anche
il wifi, credo sia l’unico posto in paese.
17nov
Facciamo colazione allo stesso ristorante di ieri sera, ormai siamo clienti, tra
l’altro da queste parti fanno un caffé che è qualcosa di sublime. Proviamo a
fare un giro in direzione di Attapeu, verso est; ci piacerebbe vedere qualcuno
dei villaggi un po’ sperduti nella foresta, che comincia poco dopo lasciata
Paksong. Ma purtroppo la strada diventa quasi subito sterrata, il motorino che
abbiamo non è eccezionale e Marco ha un leggero mal di schiena e non vuole
rischiare che peggiori. Quindi torniamo indietro facendo a ritroso la strada di
ieri per andare a comprare il caffé dai produttori del commercio equo e
solidale.
Poi torniamo a prendere i bagagli alla gh e ripartiamo, verso nord in direzione
Tad Lo.
Il tratto di strada che dobbiamo percorrere oggi è un po’ più lungo, circa
65km, ma nonostante minacci pioggia per tutto il tragitto, la strada è quasi
costantemente in leggera discesa e quindi arriviamo tutto sommato senza enorme
fatica a Tad Lo. Tra l’altro la strada che percorriamo è molto bella immersa
in un paesaggio misto di montagne, piantagioni di caffé e risaie che rende il
viaggio ancora più piacevole.
Tad
Lo è un posto minuscolo, sul margine settentrionale del Bolaven Plateau. E' un
posto la cui attrattiva principale sono una serie di cascate molto carine.
Il paese è piccolino, la parte dove vivono i locali
è piuttosto povera, sono tutti contadini, le capre girano indisturbate per la
strada insieme a polli, maialini e bambini.
Al margine del paese è venuta su una piccola zona di
guesthouses economiche con due o tre posti per mangiare, ci sono turisti
occidentali ma sono pochi, alcuni giovani backpackers che come ovunque devono
cercare di fare gli originali a tutti i costi (e non lo sono affatto), ma anche
persone più mature e anziani; la maggior parte sono, come per tutto
il Laos, francesi.
Un ponticello unisce le due sponde del fiume poco
a valle delle cascate, il paesaggio tutt'attorno è veramente bello, la gente
dei villaggi circostanti appartiene a qualche minoranza etnica che parla un suo
linguaggio, con le donne che fumano i sigari e hanno un particolare fazzoletto
in testa.
E' uno di quei posti che danno pace,
rilassantissimo e allo stesso tempo con molti posti da esplorare e possibilità
di bei trekking.
Troviamo
una gh piuttosto spartana e andiamo a fare una passeggiata nei dintorni, c’è
una bella cascata che si può vedere proprio dal ponte in paese e boschi
intorno. Poi fa buio e andiamo a cena, nel ristorante della nostra gh il cui
proprietario è veramente gentile.
Dopo cena facciamo di nuovo due passi sul ponte,
il cielo si è aperto ed è uscita una meravigliosa luna piena che illumina
tutto. Uno spettacolo.
18nov
Dopo colazione andiamo a piedi a vedere un’altra
delle cascate, a monte di quella visibile dal ponte. Si deve camminare circa 1km
per un sentiero semplice, e la cascata è molto bella. Poi riprendiamo il
motorino per andare a vedere l’ultima delle tre cascate principali che sono
l’attrazione di Tad Lo.
Sono circa 7km in motorino, e poi bisogna
lasciarlo in un piccolo villaggio dove comincia il sentiero a piedi. Noi abbiamo
seguito il sentiero per la base della cascata ma credo ce ne sia anche uno che
porta sulla cima. Non c’è quasi nessuno e il posto è davvero bello, ci sono
varie pozze d’acqua create dalla cascata (che in questo caso è alta ma con un
getto molto sottile, non so come sia nella stagione delle piogge). Credo che ci
si possa fare il bagno.
Oggi fortunatamente è di nuovo una bellissima
giornata e ci rilassiamo un po’ in questa zona, poi torniamo in paese e di
nuovo ci mettiamo in cammino, stavolta per tornare a Pakse. Il tragitto oggi è
il più lungo, circa 85km, ma complice il bel tempo, la temperatura gradevole e
la strada tutta in discesa e con un paesaggio spettacolare, arriviamo
tranquillamente a Pakse senza sforzo.
Lungo la strada ci fermiamo a prendere un caffé
in un posto gestito da vietnamite, che (senza che lo avessimo chiesto) ci
portano un caffé freddo, denso e saporito, con ghiaccio e latte condensato
sulla base. Il più buon caffé freddo mai bevuto nella mia vita. Giuro.
A
Pakse acquistiamo i biglietti dell’autobus per le 4000 isole.
Il programma iniziale prevedeva che ci arrivassimo
in motorino, ma Marco non vuole sollecitare troppo la schiena e per arrivare
alle isole sono circa 120km.
Poi andiamo a fare una passeggiata fino al fiume
per vedere il tramonto, e prima di cena andiamo a fare un massaggio da Dok
Champa, posto carino e molto professionale. Consigliato.
Cena al ristorante Daolin, fa angolo su una delle
strade principali del centro ed è riconoscibile perché sempre pieno. I
proprietari sono vietnamiti. E’ il posto dove praticamente abbiamo fatto tutte
le colazioni, i pranzi e le cene quando siamo stati a Pakse. Buono, economico e
ha wifi.
19nov
Di buon’ora andiamo alla stazione dei bus e
partiamo per le 4000 isole del Mekong, o arcipelago Si Phan Don. In solo 1h40
(credevo ci volesse molto di più) arriviamo a Nakasong, da cui si prende la
barca per le isole.
Scegliamo di soggiornare a Don Khone e non
nell’adiacente Don Det, che ha più strutture ma frequentata soprattutto da
giovani backpackers che come in altri posti vanno principalmente per stordirsi.
Don Khone è frequentata mediamente da persone più grandi, ma effettivamente le
due isole sono vicinissime e collegate da un ponte. C’è una terza isola più
grande dove si può soggiornare, Don Khong ma è un po’ più distante e ha
meno attrattive nei paraggi.
A Don Khone si paga una "tassa di
soggiorno" di 25.000kip al giorno; il primo giorno l'abbiamo pagata, il
secondo no.
Trovata una gh dove stare, affacciata sul Mekong,
affittiamo le biciclette e cominciamo a girare, prima destinazione le cascate Li
Phi, poi andiamo a vedere un paio di spiagge sul fiume e arriviamo fino alla
fine della vecchia strada ferrata.
Sulle
due isole, nel periodo coloniale, era stata costruita dai francesi una breve
ferrovia di circa 7km che le attraversava da un capo all’altro. Siccome non
era possibile passare attraverso le cascate con le navi, e i francesi avevano
bisogno di far arrivare le navi fino al delta del Mekong, o farle risalire nel
nord del Laos, l’unico modo era farle arrivare a una delle isole, caricarle
sul treno, attraversare le isole e far riscendere le navi sul fiume dall’altra
parte, con un sistema di carrucole.
Ora le rotaie non ci sono più ma il tragitto
della vecchia ferrovia è una bella strada sterrata che attraversa le isole,
molto piacevole da percorrere in bicicletta.
Dal
diario:
“Siamo arrivati stamattina alle 4000
isole del Mekong, all'estremo sud del Laos, vicino al confine con la Cambogia.
Abbiamo deciso di fermarci a Don Khone, isoletta abbastanza tranquilla; la zona
delle guesthouses e ristoranti si trova lungo 3/400 mt sulla riva del fiume.
Basta entrare pochi metri all'interno ed è un altro
mondo. Foresta, risaie, contadini e bufali. Pochi sentieri sterrati percorrono
l'isola, piacevolissimi da girare in bicicletta. E' uno di quei posti dove quasi
ritrovi la pace dell'anima. Da un lato ci sono delle bellissime cascate create
dal Mekong che si fa spazio tra le rocce degli isolotti.
Tutta
questa bellezza, però, oggi ha avuto un retrogusto amaro. E forse un finale
tragico: mentre scendevamo su una spiaggia formata in un'ansa del fiume, abbiamo
incrociato un paio di ragazzi che correvano su disperati, e una ragazza che
piangeva. Le ho chiesto cosa avesse e più o meno mi ha fatto capire che il suo
ragazzo se lo era portato via il fiume. Vedendo la spiaggia (dove si può fare
il bagno ma rimanendo molto vicini alla riva) ci siamo resi conto che
probabilmente nuotando si era allontanato dalla riva ed era stato preso dalla
corrente o da qualcuno dei numerosi vortici.
Hanno chiesto a dei locali che lavoravano lì
vicino di andare a cercarlo con le barche, ma li abbiamo rivisti più tardi e
non credo lo avessero trovato. Non so come sia finita, mi auguro con tutto il
cuore che quel ragazzo se la sia cavata in qualche modo.”
20nov
Riprendiamo anche oggi le bici e andiamo a fare un
bel giro a Don Det, torniamo a Khone per pranzo e facciamo un altro giro
dell’isola partendo dalla parte opposta a quella di ieri. Ad un certo punto la
strada diventa un sentiero nella jungla e non sapendo dove va a finire torniamo
indietro e ripercorriamo la strada ferrata fino all’estremità, dove il Mekong
si allarga e dove si può prendere la barca per andare a vedere i delfini di
fiume (delfini dell’Irrawaddy). Decidiamo di andare, siamo in mezzo tra il
Laos e la Cambogia, il posto è bellissimo e vediamo alcuni delfini da parecchio
lontano però. Solo che la barchetta dove siamo è veramente piccola e
instabile, e preferisco tornare a terra, stavolta non mi fido molto.
Ripercorriamo il sentiero in bici e torniamo alla
gh dove sulla veranda ci mettiamo ad ammirare il tramonto sul fiume, sempre uno
spettacolo bellissimo.
Abbiamo passato due giorni in questo luogo
pacifico e rilassante, sempre in giro in bicicletta o a piedi, è uno di quei
posti speciali per distendere corpo e mente.
21nov
Ripartiamo da Khone di nuovo verso Pakse, con
barca e minivan. A ora di pranzo siamo in città, effettivamente questa mezza
giornata a Pakse è sprecata, sapendo meglio gli orari avremmo potuto restare a
Khone un giorno in più e tornare da lì direttamente a Ubon.
Comunque va bene così, a Pakse riconsegniamo il
motorino e torniamo da Dok Champa per un massaggio.
22nov
Ci alziamo presto, stamattina abbiamo il bus che
ci riporterà a Ubon in Thailandia.
Stavolta all’immigrazione ci riprendiamo i
passaporti senza pagare la mazzetta, come invece hanno fatto quelli in fila
prima di noi.
Arriviamo a Ubon verso le 12 e ci dirigiamo
direttamente alla stazione dei treni, dove lasciamo i bagagli. Andiamo alla
ricerca di un ristorante, cosa che si rivela piuttosto complicata perché quella
zona della città è periferia commerciale, e tornare in centro è un po’
lungo e stancante. Alla fine riusciamo a mangiare e a passare in qualche modo il
resto della giornata. Alle 18.30 puntuale riparte il treno notturno,
destinazione Bangkok.
Dal
diario:
“ho scoperto
che a volte è nelle pause forzate tra uno spostamento e l'altro, nei posti
improbabili dove sei costretto a passare qualche ora, che trovi spunti di
riflessione e motivi di divertimento.
Al rientro dal Laos, in attesa del treno per Bangkok,
eravamo in una cittadina dell'est della Thailandia, Ubon Ratchathani.
Dato che, come quasi sempre, inspiegabilmente, accade
in Asia, la stazione dei bus e quella dei treni sono ai margini opposti della
città, una volta raggiunta quella dei treni per lasciare i bagagli in custodia
non ci andava di riprendere un mezzo e tornare verso il centro.
Quindi abbiamo un po' vagato per i dintorni della
stazione alla ricerca di un ristorante, ma quella era tutta zona di mercato
e non riuscivamo a trovare niente. Alla fine dopo aver camminato un bel po' ne
abbiamo trovato uno carino, semplicissimo ma pulito e ben curato, sotto un
pergolato all'aperto. Servivano solo zuppa di noodles, le ragazze erano di una
gentilezza squisita, e ci hanno chiesto se vivevamo lì perché probabilmente di
turisti da quelle parti non se ne sono mai visti.
Abbiamo speso una cifra irrisoria, e poi abbiamo
continuato la passeggiata, vedendo un serie di cose tipo il monastero dove c'era
stata una grande riunione dei monaci del circondario, una strada con tutti sarti
seduti a lavorare sul marciapiede ognuno con la sua vecchia singer a pedale,
motorini con 4 o 5 persone a bordo, negozi di "articoli sacri" pieni
di statue di Buddha di ogni dimensione... la cosa più buffa era che tutti ci
guardavano strani tipo "ma 'sti due che ci fanno qui" però tutti
sorridenti e gentili.
Poi ci siamo fermati un'oretta seduti sulla
panchina di un parco a guardare i ragazzi che giocavano a pallone e gli anziani
che facevano giri di parco camminando.
Insomma niente di che, ma sono state ore di attesa
alla fine molto piacevoli.”
Per
concludere, il Laos è stato una bella riconferma. Mi era già piaciuto molto lo
scorso anno. Il nord ha dei paesaggi forse più spettacolari, mentre il sud è
meno turistico e più rurale, nonostante ciò per certi versi meno povero e più
organizzato.
Ma i paesaggi sono molto suggestivi e selvaggi anche qui e comunque è a mio
parere forse il paese più bello, tra quelli che ho visitato, dell’area
Indocinese.
DETTAGLI VIAGGIO
Visto:
Laos: 35USD o 1500Bath, conviene pagare in dollari. Occorre una foto-tessera,
vale 30gg.
Thailandia: gratuito, nessuna tassa all'uscita dal paese, 30gg
Valuta:
Lao Kip: 1€ = 10600kip (consiglio uffici cambio delle
banche; gli ATM prendono una commissione di 20.000KIP)
Thai Bath: 1€ = 42thb; 100thb = 2,40€ (uffici cambio consigliati a Bangkok i
SUPERRICH 65 http://www.superrich1965.com/location.php;
gli ATM prendono una commissione)
Noleggio motorino:
per 7 giorni, noleggiato a Pakse, 220.000kip
In Laos occorre la patente internazionale, anche se il noleggiatore non la
chiede (vale tre anni o fino a scadenza della patente di guida, tramite la
motorizzazione costa circa 36 euro, io consiglio sempre di farla).
Trasporti:
Treno Bangkok/Ubon: il costo di due cuccette 2cl in alto è 1350thb, per una
sopra e una sotto 1430thb
Bus Ubon/Pakse 200thb p/p
Tuk tuk Pakse terminal bus/centro città 40thb p/p
Bus Pakse/Nakasang 55.000kip p/p
Barca per Don Khone 30.000kip p/p
Noleggio bici alle isole 10.000kip al giorno
Minivan Nakasang Pakse (incluso trasporto in barca) 50.000kip p/p
Bus Pakse/Ubon 65.000kip p/p
Pernottamento:
Pakse: Sabaidy
2 GH 100.000kip (stanza nell’edificio nuovo, letto kingsize, bagno
interno, wifi)
Daovieng Hotel 2 130.000kip, discreto, wifi
Thaluang
Hotel 110.000kip, piuttosto scarso, wifi
Champasak: Khamphouy GH 50.000kip, semplice ma decente, stanza nuova, caffé è
the a disposizione
Paksong: Vangai GH 80.000kip
Tad Lo: Tim GH 50.000kip molto basic
Massaggi:
A Pakse Dok Champa, di fronte al Pakse Hotel
A Champasak Champasak
SPA
Telefono e internet:
In genere usiamo carte SIM locali.
La maggior parte degli alberghi e molti ristoranti hanno il servizio wi-fi
gratuito.
Alessandra