LAOS, STELLA COMETA D’ORIENTE
Diario di viaggio 2014/15
Il Laos ha la forma di stella cometa. La coda come ambiente è molto simile alla Cambogia che abbiamo visto due anni fa, quindi abbiamo deciso di visitare il nord, che è la parte a forma di stella, terra di montagne, di tante etnie e di foreste nebulari.
27/12/2014 con volo Oman Air arriviamo in perfetto orario a Bangkok Suvarnabhumi: dormiamo al vicinissimo Mariya Boutique Hotel dove ceniamo con 6 euro a testa.
28/12 volo domestico per Chiang Rai. Depositiamo in hotel i bagagli e andiamo a visitare il favoloso Wat Ko Run, detto il “tempio bianco”, sfavillante e veramente imperdibile. Poi la nostra compagnia di 12 amici si divide: una parte visiterà i villaggi delle donne giraffa, dette cosi per gli anelli dorati che circondano il collo e glielo allungano a dismisura. L’altra parte con me rifiuta questa visita per un motivo etico: pensiamo che se i turisti non visitassero più queste donne, questa crudele tradizione si fermerebbe. Quindi percorriamo un splendida strada in mezzo alla foresta fino a raggiungere la cima del Doi Tung, la vetta più alta della Thailandia: qui la regina madre ha creato uno splendido giardino botanico che si chiama Mae Fah Luang dove passiamo due ore meravigliose, fra piante tropicali, aiuole fiorite e almeno 300 varietà di orchidee. Nel pomeriggio ci ritroviamo tutti insieme al mitico Triangolo d’Oro, un tempo crocevia del traffico di droga e incontro di tre stati: Birmania, Thailandia e Laos. C’è una enorme barcone con un Buddha alto almeno 5m; foto di rito e ritorno a Chiang Rai per la notte
29/12 transfer verso il Laos : a Houessay
attraversiamo il nuovissimo Ponte Dell’Amicizia e siamo in Laos. Imbocchiamo
una strada asfaltata ma in condizioni precarie. Prima sosta al villaggio Ban Nam
Chang, di etnia Lanten: in Laos ci sono 42 etnie differenti , ciascuna con
costumi, abiti e tradizioni diverse. All’ombra dei tamarindi
le donne preparano gli spaghetti di soia e un vecchietto scrive la storia
del suo villaggio accovacciato per terra. Arriviamo al Dok Champa Hotel di Luang
Namtha, dalla pulizia piuttosto precaria , ma è l’unico hotel della città e
non si può scegliere. A sera giretto al mercato serale , dove osserviamo strani
cibi che non riusciamo a identificare.
30/12 Oggi facciamo un’escursione al confine con la Cina attraverso una tortuosissima strada che passa attraverso spettacolari foreste nebulari che fino a metà mattina si coprono di nebbie creando un ambiente surreale.
Arriviamo a Muang Sing fra bananeti immensi, poi lasciamo la strada asfaltata e a piedi raggiungiamo un villaggio di etnia Akha e un altro di etnia Tai Black dove le donne portano sciarpe di lana rossa e imponenti turbanti. Siamo alla frontiera con la Cina e facciamo la rigorosa foto-ricordo davanti alla barra con tanto di bandiere cinese e laotiana.Torniamo a Luang Namtha per la notte. In realtà da questa zona dell’estremo nord ci aspettavamo di più: ormai le capanne in fango, bambù e stuoia stanno lasciando posto al cemento e alla lamiera, dando più benessere alla gente, ma l’autenticità è irrimediabilmente compromessa.
31 /12 Alla periferia di Luang Namtha visitiamo uno splendido villaggio Black Lanten Lao, dove le donne tingono ancora con l’indaco i vestiti , portano curiose ghette bianche e copricapi blu: il villaggio è incastonato in una stretta valle fra ruscelli e cascate ed è costruito interamente in bambù e tetti di foglie palma. Fiori e piante selvatiche circondano le case e lo scenario è indimenticabile. Poi iniziamo il trasferimento verso sud-est fra alte colline ammantate di foreste e valli coltivate a risaie: qui in montagna si fa solo una raccolta di riso all’anno e i villaggi sono molto distanti uno dall’altro , divisi da sentieri scoscesi che nella stagione delle piogge diventano impraticabili. Arrivati a Oudomxay saliamo sulla collina del tempio di Poum Pouk con un grande Buddha e relativo monastero. C’è una festa H’mong e la gente in costumi coloratissimi assiste a gare di lancio della trottola.Pernottiamo al Charming Lao Hotel, carinissimo con un giardino tropicale interno e un gestore orgogliosissimo di avere 12 italiani nella notte di Capodanno: dopo cena ci organizza una festa nella quale noi siamo gli ospiti d’onore , con musica a tutto volume, grigliata e birra a volontà, tutto gratis. Ci organizza anche una lotteria dove vinciamo ben 19 dollari (che lasceremo di mancia) e per finire ci regala anche degli apri bottiglia tipici
01/01/2015 Ci dirigiamo verso est attraverso bellissimi paesaggi di alta quota e foreste ammantate di arbusti fioriti di piumini rosa e bianchi. Ai bordi della strada mercatini dove vendono frutta, topi, uccelli, pipistrelli, scoiattoli, larve, insetti e uccellini: i laotiani non vanno tanto per il sottile e mangiano tutto quello che si muove! Muang La è un delizioso paesino con stagni pieni di ninfee e spettacolari stelle di Natale altecome alberi. Saliamo una lunga scalinata che porta al grazioso tempio Pra Xack Kham, poi visitiamo un villaggio di etnia Khmu, dove le donne portano strani copricapi conici ricamanti a punto croce. Ci fermiamo ad un primitivo laboratorio di grappa di riso dell’etnia Neri Tai: il riso viene distillato e con il resto vengono allevati maiali , il cui letame serve come concime: qui in Laos tutto viene riciclato e riutilizzato: tutto è natura e tutto torna alla natura.
Verso sera arriviamo a Muan Khwa, bel villaggio ricco di palme alla confluenza del Nam Ou sul quale ci imbarcheremo domani. Visitiamo il coloratissimo wat e passiamo sul precario ponte sospeso sul fiume. L’hotel Sernalli è il meglio che c’è nel paese: camere piccole ma pulite e curiosi bagni con finestra sul corridoio: ci infiliamo sotto i piumoni perchè fa molto freddo.
02/01 comincia un favoloso viaggio fluviale che in due giorni ci porterà a Luang Prabang: sulle barche fa un freddo cane e sopra le giacche a vento ci mettiamo delle coperte. Il panorama è indimenticabile: navighiamo tra le nebbie del mattino, dalle quali spuntano sagome di alberi altissimi e villaggi addormentati. Poi dalle nebbie spuntano i raggi del sole e lo spettacolo diventa incredibile: altissime montagne sorgono dalle acque , torrioni e falesie di roccia appuntite ci circondano e ci lasciano a bocca aperta. Approdiamo ad un villaggio dove i bambini ci regalano fiori spogliando tutti i cespugli di ibiscus del posto, un momento indimenticabile. Riprendiamo la discesa sul fiume: spesso l’acqua bassa crea rapide che ci spruzzano, ma ormai il sole è alto e ci asciuga in un attimo. Il panorama si fa ancor a più bello e verso mezzogiorno approdiamo ad un villaggio sotto una falesia alta 300m, con palme e stelle di Natale enormi: un posto che ci resterà nel cuore! Qui di turisti non se ne vedono, le donne tessono con telai antichi sciarpe di cotone e seta dai colori stupendi: non vorremmo più andare via da qui, lontani dalla pazza folla, nella più assoluta tranquillità a stretto contatto con la natura. Dopo aver mangiato è ora di ripartire e lo facciamo con tutto il villaggio che ci saluta! Le montagne si fanno ancora più alte, la vita ruota intorno al fiume: donne che lavano, uomini che pescano alghe e trasportano bambù, gente che trasporta viveri per il mercato. Arriviamo a Muang Ngoi Neua, un villaggio incomparabile dove pernotteremo, incastonato tra le alte montagne ammantate di foreste. Qui i turisti si contano sulle dita, la maggior parte sono backpackers con zaino in spalle. Pernottiamo alla Ning Ning Guest House, un complesso di bungalows di palafitte circondato dalla giungla che resterà nei nostri ricordi con nostalgia. Ci godiamo il tramonto dietro le montagne su un terrazzo sul fiume, bevendo la miglior Beerlao della nostra vita! Passeggiamo per il paesino che ha una sola via, tra gente ospitale dai larghi sorrisi fino al wat coloratissimo.Vorremmo restare qui per almeno due giorni, ma stasera ceniamo lungo il fiume e domani si riparte. Dormiamo sotto un spesso piumone perchè la notte qui è freddissima.
03/01 Dopo aver visitato il mercatino settimanale di Muang Ngoi, riprendiamo la discesa del fiume : la nebbia sul fiume ci dà l’idea di navigare sulle nuvole! Fa meno freddo di ieri: qui il fiume è più grande e passa tra foreste di bambù che sembrano inchinarsi al nostro passaggio.
Poi appaiono all’orizzonte ancora ripidissimo falesie che annunciano la confluenza del Nam Ou con il grande Mekong, la Madre delle acque. Alla confluenza dei due fiumi sorgono le Pak Ou Caves: queste grotte naturali sono raggiungibili con una breve scalinata dal fiume e ospitano migliaia di statue di Buddha e rappresentano una meta importante di pellegrinaggio. In verità le grotte non sono granchè , ma è molto bello lo scenario naturale dove sono incastonate. Ancora due ore di navigazione ed eccoci a Luang Prabang, capitale spirituale del Laos, in un tramonto dove il Mekong si colora d’argento. Il nostro albergo è l’incantevole Villa Chitdara, con camere pulitissime inserite in un giardino tropicale. Dopo cena facciamo un giretto a piedi per L.Prabang: ci piace subito questa cittadina, ispira pace e misticismo.
04 /01 A Luang Prabang ci sono ben 48 tra monasteri e templi, con 1400 monaci che vengono mantenuti dalla popolazione: all’alba le donne stendono una stuoia per terra davanti alle case, si inginocchiano e attendono i monaci per donare riso e frutta. Nella nebbia del mattino vedere spuntare una fila interminabile di tuniche color zafferano è indimenticabile e noi abbiamo questo spettacolo proprio di fronte alle nostre camere. La visita dalle città è effettuata quasi per intero a piedi: prima il Palazzo Reale con la sala del trono tutta mosaicata a sfondo rosso, il Wat Mai che al tramonto riluce di verde, oro e rosso, il vecchio tempio Wat Aham e soprattutto il meraviglioso monastero Wat Xieng Thong dai tetti a più piani, le facciate in mosaico rosso raffiguranti la vita dei laotiani e “l’albero della vita”, uno stupendo e grandissimo mosaico e il vicino Wat Visunalat dalla facciata in oro zecchino. Raggiungiamo anche la confluenza del Mekong con il Nam Khan, dove nella stagione secca vengono costruiti i tipici ponti di bambù. Nessun’altra città orientale è bella come Luang Prabang. Nel pomeriggio usciamo dalla città e visitiamo un luogo che pochi conoscono: la tomba di Henry Mohout, l’esploratore e avventuriero che ha scoperto Ankgor , in Cambogia: stabilitosi in Laos, ha creato ospedali, orfanotrofi e scuole ed è morto giovanissimo qui a L.Prabang. Ha voluto essere seppellito qui, lontano dalla città, in un bosco sulle rive del Mekong e i laotiani in suo onore ancora adesso tengono pulita e venerano la sua tomba. Poi saliamo al tempio Wat Chedi, circondato dai frangipane da dove si ammira una bellissima vista di tutta la regione. Tornati in città, saliamo al monte Phou Si attraverso una scala sacra piena di statue e santuari etti:è un monte che si trova proprio al centro di L.Prabang e sulla vetta c’è un tempio con uno stupa dorato. Da qui si ammira il tramonto sul Mekong. Alle 17:30 il centro città diventa pedonale, si riempie di gazebi blu e rossi e viene montato un bellissimo mercatino di prodotti tipici del Laos.
05/01/2015 Partiamo verso ovest attraversando una foresta di tek fino a Ban Ouay, un villaggio Mong un po’ turistico dove si tesse il cotone, poi proseguiamo ancora per 20km e arriviamo alle cascate di Kuang Si. Percorriamo a piedi un fresco sentiero in mezzo alla giungla dove le piante hanno foglie giganti, passiamo davanti ad un centro di protezione degli orsi dal collare, cacciati indiscriminatamente dai cinesi per procurarsi la loro bile e arriviamo alle pozze dove l’acqua si colora di celeste. Ci ricorda la cascata pietrificata di Pamukkale in Turchia. Il sentiero percorre il fianco della cascata, fino ad una piscina naturale dove Giancarlo decide di fare il bagno! Infine arriviamo alla base del salto principale alto 80m , dove un ponte di bambù e cemento attraversa il fiume: da qui la vista è veramente stupenda!Al tramonto passeggiamo per la città, senza frettafra il profumo dei frangipane e dell’incenso dei monasteri: L.Prabang è veramente unica.
06 /01 Stamattina, prima di lasciare la città, andiamo a visitare una scuola fondata dalla CEI per bambini sordomuti e ci arriviamo con una quantità di derrate alimentari donate da amici. Un momento veramente indimenticabile! Imbocchiamo la strada verso sud che sale in quota tra alte colline piene di vegetazione. La strada si fa sempre più panoramica e dopo il villaggio di Phou Khoun diventa indimenticabile: le montagne sono completamente rivestite di cespugli di piumini fioriti .Verso sera arriviamo a Vang Vieng in un tramonto stupendo. Soggiorniamo all’Elephant Crossing, un hotel vecchiotto scelto per la vista indimenticabile.
07 /01 Vang Vieng è una cittadina anonima, ma i dintorni sono spettacolari: dalla stessa finestra della nostra camera il panorama è stupendo: un fiume sovrastato da rupi e roccioni ricoperti di verde. Attraversiamo il ponte di ferro sul fiume Nam Song e saliamo la lunga scalinata fino alla grotta di Tham Jang, usata durante la guerra come rifugio contro gli invasori. Riprendiamo il bus, facciamo 10km di pista sterrata fino alla cascata di Kaeng Nyui: grande delusione perchè la cascata è quasi asciutta. Un pò delusi torniamo nei pressi del nostro hotel per imbarcarci su canoe a due posti e navighiamo su e giù nel fiume in un contesto naturale bellissimo. Ceniamo sul Nam Song e la serata finisce con una grande cantata di canzoni italiane, con i laotiani e i turisti coreani che ringraziano con entusiasmo.
08 /01 Scendiamo verso sud: le montagne lasciano il posto a verdi risaie dove la gente trapianta le pianticelle. Dopo una visita ad un villaggio Ban Keun di etnia Lao Loum deviamo dalla strada principale , percorriamo 40km di sterrato polverosissimo fino al lago artificiale di Nam Ngum lungo 200km. Ci imbarchiamo su strane chiatte munite di tavoli e sedie e facciamo un giro sul lago: siamo gli unici turisti, gli altri sono laotiani che non avendo il mare, considerano questo lago come il luogo ideale per cerimonie, pranzi di nozze, lune di miele ecc. Dopo due ore arriviamo a Vientiane, la capitale del Laos. Ci fermiamo a vedere il Patuxai, l’arco di trionfo costruito dai francesi e abbellito dai laotiani. Con 295 gradini saliamo sulla sommità da dove si ammira un bel panorama della città, poi raggiungiamo il Sengtawang Hotel, sulle rive del Mekong. Ceniamo in un ristorante con danze e musiche tipiche.
09/01Visitiamo il Wat Prah Keo, tempio del Buddha di giada e poi il Wat Sisaket con le sue nicchie dai 10.000 Buddha. Infine, circondato da frangipani bianchi e rosa, ecco il Phra That Luang, lo stupa simbolo del Laos, un tempio dorato molto bello. Vicino c’è un grande Buddha sdraiato e un tempio moderno pieno di affreschi coloratissimi e molto belli.Usciamo dalla città per raggiungere il Xieng Kheuan Buddha Park, un giardino di frangipani e palme in mezzo ai quali ci sono decine di grandi statue grottesche rappresentanti la via dall’inferno al paradiso. Pranziamo nel dehor del ristorante al centro del parco, poi lasciamo il Laos attraverso il Ponte dell’Amicizia di Nong Khay che unisce il Laos alla Thailandia. In poco più di un’ora arriviamo all’aeroporto di Udon Thani dove prendiamo il volo per Bangkok dove pernottiamo al Tara Place Hotel in centro città, a 10 minuti a piedi dal Palazzo Reale.
10/01Dopo
30 anni rieccoci a Bangkok!E’ sempre bellissima! noleggiamo un barcone privato
per fare il giro del Klongs dove i grattacieli lasciano i posto a palafitte,
case fatiscenti e boat-houses di legno.Attracchiamo al molo del Wat Arun, il
tempio dell’aurora: le parti restaurate sono scintillanti. La scala per
raggiungere la balconata più alta sono ripidissime e scendere è un’impresa.
Torniamo sull’altra riva del fiume per visitare il vecchio Wat Po, il più
antico tempio di Bangkok: all’interno c’è un gigantesco Buddha sdraiato e
all’intorno una quantità di guglie e statue grandiose di guardiani del
tempio. Pranziamo in un ristorantino e poi entriamo nel meraviglioso Recinto del
Palazzo Reale. Qui, durante i secoli, ogni vassallo ha voluto erigere una pagoda
per onorare i sovrani thailandesi: queindi
ogni pagoda è diversissima dalle altre, ma tutte insieme formano un
insieme armonico e incomparabile. Sorvegliato da enormi statue di guardiani
detti “askha” ecco il Wat Phra Keo , il famoso tempio del Buddha di giada:
la veneratissima statuetta è alta solo 50cm, ma il tempio è ricchissimo di
stucchi, ori, cristalli e mosaici. Superata questa zona, eccoci al vero e
proprio Palazzo Reale, in stile barocco italiano e sovrastato da guglie
slanciate: siamo quasi al tramonto e la luce radente ò l’ultimo regalo di
questa giornata. Domani si torna a casa!
CONCLUSIONI
Il Laos del nord, la terra dei frangipane, ha forse i panorami più belli dell’Indocina e il viaggio fluviale di due giorni sul Nam Ou è stata la perla del viaggio. Luang Prabang è la più mistica e affascinante città dell’Indocina. Il nord della Thailandia è ancora abbastanza autentico e Bangkok rappresenta sempre una bella sosta. In definitiva, una terra che deve essere visitata subito, perchè sta cambiando in fretta.
Grazia