LADAKH

India

Diario di viaggio 2015

di Andrea e Manu

 

 

Ferie, vacanze, viaggio….un’attesa lunga un anno prima di riassaporare il significato di queste parole.

Per noi viaggiare è uscire dalla quotidianità, andare a scoprire luoghi e incontrare persone diverse da noi per tradizione, cultura e storia per vivere emozioni forti e lezioni di vita da ricordare per sempre.

Quest’anno abbiamo voluto ritornare in Ladakh regione dello Stato federato indiano di Jammu e Kashmir situato lì in cima al mondo, già visitato quattro anni fa e che si è dimostrato un concentrato di emozioni frutto dell’intensità del viaggio.

Anche il programma di quest’anno sarà parecchio interessante: affronteremo un trekking di 5 giorni, per poi andare a scoprire il laghi Pangong e Tso Moriri; sarà quindi un continuo susseguirsi di monasteri, villaggi, gente e paesaggi sconfinati.

 

Dopo 7,30 di volo con partenza da Milano, nel cuore della notte arriviamo finalmente a New Delhi avvolta da una fitta nebbia causata dalla forte umidità.

Sbrigate abbastanza velocemente le pratiche doganali ci dirigiamo verso il terminal dei voli nazionali per effettuare il check-in per il volo che ci porterà a Leh.

Il settore dedicato ai voli della compagnia “Air India” è già occupato da qualche centinaio di persone portandoci a dubitare di riuscire ad arrivare in tempo per la partenza del nostro volo.

Considerammo infatti un’operazione impossibile riuscire ad imbarcarci in tempo quando notammo che a due ore dall’imbarco eravamo riusciti ad avanzare solo di pochi metri.

Accadde, però, una cosa strana che ci portò ad avere fiducia nel riuscire ad ottenere il “pass” per Leh.

L’indiano è una persona molto tranquilla e paziente però quando s’arrabbia……; infatti molti iniziarono a protestare vivacemente e ciò ha fatto in modo che venisse aumentato il numero degli addetti al check-in ma soprattutto….ad accelerare tutte le attività!

Grazie a questo alle 08.00 atterriamo a Leh in una giornata di splendido sole e caldo torrido.

La prima giornata naturalmente è trascorsa in assoluta tranquillità per permettere al nostro fisico di abituarsi all’altitudine essendo la città di Leh situata ad un’altitudine di 3500 metri e pertanto arrivare direttamente dall’Europa scombussola il fisico che ha necessità dei propri tempi per l’adattamento.

Un consiglio che possiamo dare è quello di bere molto, sforzarsi di mangiare anche se non si ha appetito e camminare molto lentamente; questo è ciò che abbiamo fatto e verso sera ci sentivamo già meglio.

Dopo una fantastica e risolutiva dormita (finestre aperte tutta la notte per il caldo) decidiamo di andare da Javeed dell’Agenzia “Dreamland Trek & Tour www.dreamladakh.com” per fare il punto sul nostro programma.

Purtroppo ci comunica che il trekking da Lamayuru a Chilling, programmato in origine, non è possibile farlo a causa del brutto tempo accaduto nei giorni precedenti in quella zona, che ha reso il sentiero per lunghi tratti impraticabile; faremo quindi un trekking alternativo, più facile, che attraverserà diversi villaggi e monasteri.

Pazienza, va bene ugualmente; sarà comunque un trekking che ci porterà a scoprire zone isolate vivendo esperienze fantastiche.

La giornata odierna ci porterà a visitare il monastero di Lamayuru che è uno dei più grandi ed antichi monasteri del Ladakh.

Percorriamo una strada di montagna stretta e molto trafficata che ci provoca un brivido ogni volta che incrociamo qualche macchina o camion.

Il paesaggio è fantastico ed imponente caratterizzato da rocce di vari colori che portano questo luogo ad assumere le sembianze di un vero paesaggio lunare.

Siamo contenti di aver rivisto questo monastero dall’immensa bellezza anche perché grazie alla nostra guida abbiamo visitato due sale di preghiera non viste quattro anni fa.

Il giorno successivo è dedicato alla visita dei monasteri di Alchi e del remoto monastero di Rizong raggiungibile attraverso una strada impervia ma spettacolare.

Trascorse queste due giornate alla scoperta di luoghi, in parte già visti, assolutamente affascinanti arriviamo al giorno dell’inizio del nostro trekking.

Iniziamo questa avventura con tanto entusiasmo vogliosi di esplorare queste vallate isolate e ricche di cose da scoprire.

Partiamo da Likir e dopo una piccola salita entriamo in un’immensa ed arida vallata dalle somiglianze lunari arrivando al Likir Pass situato a circa 3600 mt da dove godiamo di una vista meravigliosa.

Da qui una lunga discesa ci porta al villaggio di Sumdo avvolto nel verde per risalire poi verso il passo Yangthang a quasi 3700 mt 

Siamo sempre circondati da montagne spettacolari e questo ci dà il giusto entusiasmo per continuare a camminare nonostante il gran caldo.

Arrivati al passo la vista decidiamo di fare una sosta per il pranzo e riposarci; poco dopo iniziamo la discesa e dopo un breve tratto ci appare la vista del paese di Yangthang avvolto nel verde e circondato da montagne magnifiche.

E’ stupendo camminare lungo questi sentieri, il silenzio e la pace sono indescrivibili.

Il rumore del vento, il verso di qualche uccello che ci osserva dall’alto, il rumore del nostro respiro, il passo pesante delle nostre gambe, questi sono gli unici rumori che sentiamo e che rendono questi luoghi delle vere oasi di pace e di tranquillità.

Il villaggio, molto piccolo e modesto, è situato in una vasta area verde costituita in particolare da campi d’orzo.

Il campeggio è situato su una leggera altura un po’ lontano dal paese e questo ci permette di godere di una meravigliosa vista sul villaggio e sulle alte cime dei ghiacciai che svettano imponenti.

Jigmat, la nostra guida, ci descrive il sentiero di domani consigliandoci un percorso alternativo un po’ più lungo del classico tragitto (4 ore anzichè 2,30) ma meno frequentato e più spettacolare…noi accettiamo entusiasti sperando non sia troppo faticoso!!

Dopo un’abbondante colazione, ci incamminiamo lungo un sentiero carrozzabile che porta al paese di Ulley.

Durante il cammino incontriamo Stanzin un pastore di Yangthang che di buon mattino sta andando a controllare il suo gregge lasciato a pascolare sui prati in altura.

“Julley, Julley” ci dividiamo e proseguiamo lentamente il nostro cammino che sale costantemente lungo una stretta vallata caratterizzata da piramidi di terra; sembrano delle sentinelle che osservano la nostra fatica che si fa sempre più sentire a causa dell’altitudine.

Arriviamo a Ulley a 3800 mt un piccolo paesino (4/5 case in tutto) dove sembra che il tempo si sia fermato. Si sente solo il verso di un asino che magari protesta visto che abbiamo violato questa pace!

Purtroppo non si può proseguire; un abitante del villaggio ha infatti riferito alla nostra guida che il sentiero è impraticabile.

Dobbiamo pertanto ripercorrere parte della strada già fatta, perdendo parte del dislivello conquistato con fatica per imboccare un altro sentiero che ci porterà al passo SarmathangLa situato a 3900 mt.

E’ la parte più faticosa della giornata! Su per il pendio in verticale sempre più ripido e le bandierine delle preghiere che segnalano il passo che faticano ad avvicinarsi.

Ogni 20 passi una sosta….che fatica! Però bisogna arrivare al passo, dai 20 passi alla volta e arriviamo.

Finalmente dopo tanta fatica arriviamo in cima con le bandierine che sembrano applaudirci nel vederci arrivare.

Dopo una lunga discesa con doverosa sosta per il meritato pranzo arriviamo al campeggio situato nel paese Hemis Shukpachan.

Il paesino, avvolto nel verde, è piuttosto grande dove svetta l’imponente statua dorata del Budda presente nel monastero, situato su una collina che domina tutta la vallata.

La mattina seguente ci svegliamo abbastanza in forma e la vista del cielo completamente sereno ci dà l’entusiasmo giusto per affrontare la giornata.

Dopo la consueta ricca colazione partiamo per il nostro cammino attraversando prima il paese e poi campi verdissimi circondati da montagne multicolore.

Immersi in questo paesaggio arido e meraviglioso arriviamo agevolmente al primo passo Hemis La – 3760 mt. dal quale godiamo di una vista decisamente spettacolare soprattutto verso passo successivo.

Una lunga e ripida discesa ci porta alla base della montagna in cima alla quale è situato il nostro passo che da questo punto appare meno difficile di quanto sembrava…..speriamo!!

Dopo una doverosa sosta iniziamo la salita percorrendo un sentiero che sale gradualmente fino alla vetta ed infatti senza nemmeno fermarci arriviamo agevolmente al passo MebtakLa a 3850 mt. dal quale godiamo di un imponente panorama caratterizzato da montagne dai vari colori.

Dopo 10 minuti arrivano anche i nostri cavalli carichi di tutto ciò che occorre per il nostro trekking.

Che silenzio, che pace regna quassù!

Una lunga discesa attraversando paesaggi straordinari ci conduce ad un piccolo paesino dove decidiamo di sostare per un’ottima tazza di tè.

Dopo 40 minuti di cammino in discesa e sotto un sole cocente arriviamo al paese di Temisgam situato a 3400 mt. ove è situato il nostro campeggio.

Il paese immerso nel verde è dominato da un grazioso monastero situato in cima ad una collina.

Fa molto caldo e quindi decidiamo di ripararci sotto una pianta per riposare.

A metà pomeriggio dopo una tazza di tè decidiamo di andare a visitare il monastero raggiungibile attraverso un sentiero che si inerpica dolcemente in cima alla collina da dove è possibile godere di una vista veramente spettacolare.

La struttura, abitata da un solo monaco, è in fase di ristrutturazione però abbiamo potuto visitare le tre splendide sale delle preghiere che gentilmente ci sono state aperte.

Oggi è stata un’altra bellissima giornata però purtroppo i giorni passano ed infatti domani è il penultimo giorno del nostro trekking.

Il giorno seguente sveglia anticipata in quanto il percorso è molto lungo ma non troppo difficile.

Percorriamo per 2 ore circa una strada che attraversa un’intera vallata caratterizzata da campi d’orzo e prati verdissimi attraversando anche qualche villaggio.

Non fa eccessivamente caldo perché fortunatamente il cielo è coperto da un leggero strato di nuvole.

Dopo 2 ore di cammino pianeggiante incominciamo gradualmente a salire e le aree aride disabitate prendono il posto dei campi verdeggianti che per qualche ora abbiamo costeggiato.

Improvvisamente da un leggero pendio vediamo sbucare il viso di un bambino curioso e poco dopo come d’incanto altri 4 ragazzi si fanno avanti curiosi; ne approfittiamo per fare una foto.

Ciò che ci ha sorpreso è la felicità di questa gente nel farsi fotografare e la loro richiesta di ricevere via posta la foto appena scattata.

Terminato quindi il “servizio fotografico” ci siamo fatti dare l’indirizzo con promessa di spedire la foto….e così infatti faremo!

Dopo questo piacevole incontro proseguiamo il nostro cammino sempre più in salita ma sempre più spettacolare.

Il sentiero sale gradualmente per un pendio ricoperto da una distesa di splendidi fiori.

Attraversiamo un’area arida desertica per arrivare dopo non poca fatica al primo passo e poi al secondo passo dove rimaniamo seduti a godere di questo paesaggio fantastico e del silenzio che regna in questo luogo magico.

Una lunga discesa ci porta dopo 5 ore di cammino al nostro campeggio situato nel terreno adiacente all’abitazione del nostro ponyman.

Saliamo a casa sua per consumare il nostro pranzo accomodandoci in una sala modesta caratterizzata da 3 tavolini rettangolari bassi intarsiati e dal pavimento coperto da ampi tappeti.

Il pomeriggio trascorre in assoluto relax in quanto la stanchezza ci ha avvolto inesorabilmente considerato che sono 5 giorni che camminiamo.

Una meravigliosa torta con scritto “Happy ending trek” sancisce di fatto la fine di questo meraviglioso trekking che consigliamo assolutamente di fare.

Quattro anni fa avevamo fatto il Marka Trek, fantastico pure questo ma forse abbiamo apprezzato di più quello fatto quest’anno per 3 motivi molto semplici: 

- Non è stato un concentrato di soli incredibili paesaggi.

- Quasi ogni giorno abbiamo avuto la possibilità di attraversare molti villaggi e questo ci ha permesso di osservare e conoscere la vita rurale facendo anche incontri interessanti.

- Il trekking non occupava tutta la giornata ma verso le 13 massimo le 14 eravamo al campo e questo ci ha permesso di visitare ciò che avevamo intorno.

Non dimenticheremo mai le persone che abbiamo incontrato con i loro calorosi sorrisi, i paesaggi straordinari, il silenzio che regna in questi luoghi.

Un grazie anche allo Staff di Dreamland Ladakh: la nostra guida Jigmat, Stanzin il bravissimo cuoco oltre alla gentilezza di Sonar il nostro “Ponyman”.

Oggi ritorniamo a Leh per riposare e prepararci alla prossima escursione che prevede la visita ai laghi Pangong e Tso Moriri.

Certo che abituati alla tranquillità dei giorni precedenti, arrivare nella caotica Leh è stato un pochino difficile; non eravamo più abituati al traffico, clacson, motori sbuffanti, gente ovunque….ma fra due giorni ripartiamo per altre zone isolate.

Oggi, giorno del trasferimento al lago Pangong, ci alziamo di buon mattino per andare a fare un’ottima colazione alla German Bakery che offre caffè e croissant fantastici.

Alle 9.00 andiamo in Agenzia come concordato per partire per l’escursione però scopriamo che c’è un inconveniente che ci farà ritardare la partenza di un paio d’ore; tutte le pompe di benzina della città e dintorni sono esaurite e quindi, pensiamo, non sia possibile partire oggi però qui……..nulla è impossibile!

Ritorniamo in Agenzia e il nostro driver ci dice di ripassare alle 11.00 che per quell’ora sarà tutto ok!

Mah sebbene scettici abbiamo fatto così ed infatti alle 11.00 siamo ripartiti velocemente verso sud per prendere la lunga e tortuosa strada verso il passo Chang La, il terzo passo carrozzabile più alto al mondo.

Per diversi chilometri la strada è asfaltata e scorrevole anche se un pochino stretta, ma l’ultimo tratto è decisamente pessimo: uno sterrato in cattive condizioni che ci porta ad avanzare molto a rilento anche per via del traffico.

Il paesaggio che ci circonda che sembra osservarci severo è costituito da splendidi ghiacciai e montagne imponenti e con non poca fatica arriviamo al passo Chang La; scendendo dalla macchina i 5460 mt di altitudine si sentono eccome!

Girovaghiamo lentamente per le doverose foto e siamo colpiti dalla temperatura; non fa assolutamente freddo e lo spettacolo che ci circonda è veramente meraviglioso!

Riprendiamo il viaggio verso il lago Pangong affrontando la lunga discesa circondata da un paesaggio arido e pietroso.

Certo che la manutenzione di queste strade è veramente difficile trattandosi di roccia molto friabile e quindi neve, acqua e ghiaccio creano veramente notevoli problemi.

Dopo 5 ore circa arriviamo finalmente al lago Pangong, che si mostra in tutta la sua bellezza circondato da montagne meravigliose; alloggiamo al Ser Bhur Resort situato su un’altura con vista sul lago.

Ne approfittiamo per una breve passeggiata lungo la riva per ammirare le ultime luci del sole che rende questo posto decisamente unico; il paesaggio ci ricorda le lagune boliviane ammirate qualche anno fa.

La prima giornata sul lago sta terminando felici di essere qui ad ammirare questo posto straordinario.

Il giorno seguente scopriamo con disappunto che il programma è cambiato in quanto la strada per Chumathang (verso il lago Tso Moriri) è interrotta.

Vabbè, pazienza e quindi oggi facciamo sosta, dopo 100 km, nel paese di Sakti in una Homestay per raggiungere nei due giorni successivi i laghi Tso Kar e Tso Moriri.

Ripercorriamo quindi il passo Chang La in senso opposto e notiamo che il paesaggio è decisamente cambiato; tutte le montagne circostanti sono coperte da un leggero strato di neve caduta durante la notte.

Arriviamo alla Homestay di Sakti nel primo pomeriggio; sembra di essere in un oasi in mezzo al nulla!

Sakti è un piccolo paesino dove sono presenti alcune Homestay molto belle; è un punto di sosta per coloro che si recano al lago Pangong ma soprattutto per i coraggiosi che vogliono percorrere la lunga salita al passo con la bicicletta.

Dopo aver bevuto un ottimo tè, decidiamo di visitare il monastero situato nelle vicinanze dove un monaco ci accoglie sorridente aprendoci 2 sale delle preghiere.

In questo monastero molto antico vivono 16 monaci anche se ci domandiamo dove sono visto che ne vediamo solo 1!

Il monaco si dimostra molto interessato al nostro viaggio ma soprattutto al nostro paese….si vede che non ha molte occasioni di parlare con qualcuno.

Terminata la visita decidiamo di tornare nella nostra Homestay per trascorrere il pomeriggio in relax nell’accogliente giardino e pensando alle prossime giornate che ci porteranno a visitare i laghi Tso Kar e Tso Moriri.

Dopo una buona colazione partiamo verso il lago Tso Kar valicando il passo Tanglang La che i suoi 5328 mt è il secondo passo carrozzabile più alto al mondo.

Iniziamo a salire e la strada oltre ad essere molto trafficata è decisamente pessima!

Dopo una decina di chilometri incontriamo una coppia in bicicletta! Mah, per noi sono un po’ pazzi; non abbiamo idea della quantità di polvere e smog che respirano però li ammiriamo perché fanno veramente una gran fatica!

A 10 km dal passo il paesaggio ma soprattutto la strada è veramente splendida e in cima ci fermiamo per ammirare la vista meravigliosa che ci circonda, godendo del gran silenzio che rende questo posto fantastico!

La strada che porta al lago è stretta ma asfaltata rendendo il viaggio molto confortevole.

Giunti a destinazione ci dirigiamo verso il campo tendato, dove trascorreremo la notte; quattro anni fa questa struttura non esisteva….questo è il segno del cambiamento “imposto” dal turismo.

Dopo 2 ore in questo posto in mezzo al nulla decidiamo di cambiare programma: con accordo del nostro driver decidiamo di ripartire per il lago Tso Moriri, anticipando di una giornata il nostro programma.

Ricarichiamo la macchina e viaaaaa!

Visto lo stato della strada, i primi chilometri sono veramente pessimi, avviene l’imprevisto: foratura.

Mentre il nostro driver provvede alla sostituzione della ruota si avvicina una bambina con la sua mamma chiedendo qualcosa da mangiare.

Fanno parte di una tribù nomade che vive in quest’area chiamata “la regione dei nomadi”.

Ci avviciniamo alla bambina regalando dei biscotti e del cioccolato e lasciamo alla madre un piccolo aiuto; fanno veramente tanta tenerezza.

Nel frattempo il nostro driver ha terminato il cambio della ruota e quindi finalmente possiamo ripartire!

Più ci avviciniamo al lago più ci convinciamo che la decisione di cambiare programma è stata azzeccata; arriviamo verso le 17.00 al lago che appare in tutta la sua bellezza circondato da montagne dai colori stupendi e dagli immancabili ghiacciai.

Korzoc, meta di tutti coloro che vogliono visitare il lago, è un piccolo paesino molto vivace che vale la pena. Rivisitiamo i luoghi già visti quattro anni fa e rimaniamo colpiti dai cambiamenti che il turismo sta imponendo anche in questi luoghi: ristoranti, homestay, campi tendati di lusso con attorno le case modestissime degli abitanti……non è un bel contrasto!

Il giorno successivo ritorniamo a Leh per trascorrere gli ultimi 3 giorni in questo splendido paese.

Lungo la strada decidiamo di visitare il centro TCV situato nel piccolo paesino di Sumdho non facilmente raggiungibile considerate le pessime condizioni della strada.

Nel 1960 in questo paese fu realizzata questa scuola che oggi accoglie circa 50 bambini di famiglie nomadi di profughi tibetani.

Il centro rimane aperto da marzo a novembre mentre nel periodo di chiusura, da dicembre a febbraio, i bambini ritornano dalle loro famiglie.

Veniamo accompagnati da un’insegnante per un giro esplorativo; visitiamo le classi, dove veniamo accolti con un caloroso Julley, e il dormitorio molto ordinato e pulito.

Ci complimentiamo per il loro preziosissimo lavoro e riprendiamo il nostro viaggio di rientro a Leh.

Se non ci fossero questi centri (voluti e fondati dal Dalai Lama nel 1950) quale sarebbe il futuro di questi bambini e di conseguenza della cultura tibetana?

Gli ultimi giorni a Leh trascorrono in assoluta tranquillità; visitiamo i monasteri di Thiskey, Stakna e Spituk situati nelle vicinanze e gironzoliamo tra i numerosi mercatini presenti in città.

Sono le 5 di una fresca mattina di agosto e il nostro taxi attraversa velocemente la città di Leh, ancora addormetata e stranamente deserta, dirigendosi verso l’aereoporto “Kushok Bakula Rimpoce” per iniziare il lungo rientro in Italia.

Sarà la musica tibetana presente nel taxi che fa sigla di chiusura del nostro viaggio, la città deserta oppure le nuvole minacciose che contribuiscono ad avvolgerci in una gran tristezza nel dover lasciare questo paese ma consapevoli che ritorneremo molto presto!

 

 

Andrea e Manu

andreamanu1@virgilio.it 

www.andreatonezzer.it 

 

 

 

 

 

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