Diario di viaggio 2012
di Paola Artuso
1° giorno
Appuntamento all’aeroporto con la mia amica, con cui avrei condiviso questa fantastica esperienza.
Partenza da Roma alle 13.35 per Tel Aviv, passando dalla Giordania, con quattro ore di scalo, durante i quali abbiamo mangiato l’Humus.
Arrivo a Tel Aviv alle 22.15.
Arrivate all’aeroporto, ci hanno fermato per un farci un bel po’ di domande. Forse è un caso, ma hanno fermato la mia amica che aveva chiesto se poteva non avere il timbro sul passaporto, per il noto problema che il passaporto con il visto di Israele può essere inutilizzabile per altre destinazioni in paesi musulmani. Insomma, l’accoglienza non è stata delle migliori, ma dopo 20 15 min circa di domande, siamo finalmente uscite dall’aeroporto, dove ci aspettava il nostro amico israeliano. In macchina abbiamo raggiunto l’ostello Hayarkon 48, dove ci hanno ‘accolto’ due ragazzi decisamente poco simpatici. Abbiamo capito subito che Tel Aviv è una città moderna, dove la vita pulsa fino a tarda notte, soprattutto il giovedì e il venerdì sera, quando siamo arrivate noi.
Incuranti del lungo viaggio, siamo andati subito a curiosare per la città e a Sderot Rothschild abbiamo trovato le tende e un’atmosfera un po’ Hippy a causa della protesta in atto, organizzata dai giovani israeliani.
Ci siamo subito adeguati alle usanze tipiche del posto e ci siamo diretti subito in un bar, il Gilda, dove abbiamo ordinato un ‘Arak and lemonade with meant’. Poi in un altro disco-pub, il Radio, decisamente sovraffollato, dove la sera è proseguita allegramente fino a tarda notte.
Ritorno in ostello alle 4.30, in camerata da 4 persone. I nostri compagni di stanza sono riusciti a tornare più tardi di noi!
2° giorno
Sveglia alle 9.00 di mattina perché bisognava lasciare la stanza per trasferirci dalla camerata alla doppia. Beh, è stato un bel salto di qualità: la camerata e le lenzuola davano un’impressine di vecchio e un po’ sporco, mentre le doppie erano pulite, ristrutturate da poco, con un profumo decisamente più invitante. A giudicare dall’atteggiamento poco ‘friendly’ dei ragazzi alla reception e dalle condizioni della camerata, pensavamo di aver sbagliato scelta dell’ostello dove avremmo dormito altre due notti, ma nei giorni successivi abbiamo realizzato quanto fosse buona la posizione, veramente comoda per fare qualsiasi cosa.
La colazione dell’ostello era pessima (latte e caffè in polvere, praticamente niente da mangiare), così abbiamo deciso di fare colazione vicino al mare, che è veramente a due passi. Lì ci ha lasciate veramente perplesse il controllo che ci hanno fatto per entrare nel bar: ci hanno ispezionato le borse …per prendere un cappuccino! Più che un senso di sicurezza, questo ci ha dato un grande senso di instabilità. Il saccottino ci ha addolcito l’esperienza.
Poi spiaggia vicino l’Hayarkon…sembrava di stare negli ‘States’! Dopo esserci arrostite a puntino, abbiamo fatto una fantastica passeggiata per il lungomare, con una piccola deviazione nel quartiere Yemenita, mangiucchiando qua e là e raggiungendo infine a piedi Giaffa, molto carina.
La sera abbiamo mangiato uno dei migliori Humus abbia mai mangiato all’ Humus Ashkara, in via Yermyaho (o qualcosa del genere J), caldamente consigliato dal mio amico indigeno. Poi, alla volta del porto (che credo non sia più un vero e proprio porto), dove ci sono i locali più chicchettosi di Tel Aviv, con selezione all’entrata e dove sono tutti belli, ma proprio tutti ;). Non proprio il mio genere, ma l’atmosfera vacanziera rende tutto più leggero e la location è veramente incantevole: in riva al mare.
E anche questa sera siamo riusciti a fare tardi! Beh, mi aspettavo un’esperienza un po’ più spirituale da questa vacanza e sono un po’ confusa, ma va bene così.
3° giorno
Sveglia con calma e colazione fantastica vicino al mercato, in un barretto che fa angolo, stavolta senza guardie che frugano nelle nostre borse cercando chissà che cosa. Questo ci fa sentire decisamente più rilassate. Pronte per giro della città! Abbiamo capito subito che Tel Aviv perde decisamente di fascino durante il giorno. Non è bella, non ha monumenti mozzafiato, ma ha un carattere decisamente unico, dalle tante contraddizioni: rabbini che passeggiano sul lungomare a fianco a ragazzi supersportivi che fanno jogging a petto nudo, mercato tradizionale e grandi centri commerciali stramoderni, grattacieli luccicanti al sole vicino a casette diroccate.
Stasera falafel per cena! Perché, anche se siamo in una città che sembra occidentale, non ci dimentichiamo che siamo in Medio Oriente. Ovviamente niente birra, perché il ristorante è gestito da arabi e perché è periodo di Ramadan. Anche questa sera, la serata continua … ci dirigiamo verso il quartiere Florentine in taxi. Ci dicono che è un po’ il quartiere studentesco. Sembra una zona un po’ degradata, ma con un suo carattere. Tanti ragazzi in giro e vari locali. Andiamo al Made, una specie di American bar con il biliardo. Bella atmosfera, bella serata.
4° giorno
Check out albergo e visita guidata dell’università, un campus. Anche qui ci sono i soldati che ti controllano per entrare. Chissà se ci abitueremo a questa cosa. Comunque ne è valsa la pena, abbiamo potuto fare un po’ di domande alla guida e siamo andati un po’ in giro per i giardini molto curati e poi siamo andati al museo, che però non ci è piaciuto particolarmente. Siamo andati via verso l’albergo, mangiato un boccone in spiaggia e poi partenza verso Gerusalemme in pullman, ma forse sarebbe stato meglio in treno. Infatti, sul pullman c’era un gran numero di soldati, con armi ben in vista. Pare che i pullman siano il mezzo più usato dai militari. Comunque, ne prendiamo uno (per Gerusalemme sono molto frequenti) e via!
Gerusalemme è stata sin dall’inizio. L’impatto è forte. Si ha subito l’impressione di essere in un luogo completamente diverso da quelli a cui siamo abituati, con persone che portano vestiti e berretti ‘strani’: rabbini con i boccoli, le mogli dei rabbini con le cuffiette, soldati (tante ragazzette), ragazzi con il Kippah, il copricapo indossato dagli ebrei maschi. Ci dirigiamo a piedi all’ostello, l’Abraham Hostel, così abbiamo modo di immergerci nella città. Ci sistemiamo. La stanza è carina, ma ha un odore decisamente sgradevole. La zona in comune dell’ostello è veramente fantastica e abbiamo fatto subito amicizia. Ci sistemiamo e poi andiamo a mangiare in un fast food che vende falafel. Questa parte della città è molto moderna, attraversata da una linea di tram, che sarebbe entrata in funzione tra qualche giorno. Stasera a letto presto.
5° giorno
L’ostello è super organizzato: ci dicono che alle 14.00 ci sarebbe stato l’appuntamento per fare una visita gratuita della città. Nel frattempo, ci organizziamo per andare al Jerusalem Hotel, dove sappiamo che possiamo prenotare degli ‘alternative tour’ con la guida Abu Hasan. Il tassista fa una bella deviazione per fregare noi poveri turisti, che però tanto ingenui non eravamo visto che ce ne siamo accorti, e incalziamo una brutta discussione con lui. Infine paghiamo e andiamo via. Per raggiungere il Jerusalem Hotel passiamo dalla parte araba…non ci si può sbagliare: la fisionomia delle persone cambia, i vestiti ‘strani’ cambiano, l’architettura cambia. Il bar dell’albergo è un bel posto e se non andassimo di corsa, ci prenderemmo volentieri un caffe…ma probabilmente ci torneremo. Abu Hasan non c’è, ma ci dicono che la cosa migliore è chiamarlo. Lo faremo.
Di corsa torniamo verso l’ostello per il tour…stavolta a piedi;). Raggiungiamo infine la guida, molto simpatica e solare. Ci immergiamo finalmente nella città vecchia, fatta di vicoletti. La guida ci racconta alcuni aneddoti, passeggiando per la città. Raggiungiamo i posti più importanti: santo sepolcro, muro del pianto, la via dolorosa ecc. Ci fa scoprire anche degli angoli caratteristici, lontani dai percorsi più turistici. L’approccio con questa città infonde confusione: tutto è molto mescolato, le religioni si incrociano rimanendo separate, la spiritualità dei luoghi contrasta con le armi dei soldati. Tutti ostentano il proprio orientamento religioso: ebrei, arabi, cristiani … e non solo. Alla fine del tour, quando usciamo dalle mura, si ha quasi l’impressione di essere usciti da un’altra dimensione spazio-temporale. Diamo una piccola mancia alla guida, che ci lascia con l’ultimo aneddoto, un racconto per bambini che ci trasferisce un bel senso di pace.
Finalmente andiamo a mangiare. Questa volta proviamo la cucina Yemenita in una taverna che sta vicino il ‘Jaffa Gate’. Facciamo un altro giretto in giro per la città e poi torniamo in ostello. Prenotiamo un’escursione dall’agenzia che sta proprio dentro la hall. Stanotte alle 3 partiamo per andare a Masada e Mar Morto. Riusciamo in questa impresa veramente last secondo.
6° giorno.
Alzarsi alle 2.30 è stata dura, ma ce l’abbiamo fatta! Partiamo con un’altra ventina di persone del nostro Ostello. L’autobus ci lascia e ci aspetta una lunga ‘scalata’ lungo un percorso scavato nella roccia per raggiungere la fortezza, che si trova sulla cima della montagna. L’obiettivo è raggiungerla prima dell’alba, in modo da godersi le prime luci del giorno dall’alto. La salita è stata molto impegnativa, anche a causa del caldo e dell’umidità, ma ce l’abbiamo fatta. Ci godiamo lo spettacolo dall’alto. Poi, con calma, facciamo un giro per il sito archeologico e infine scendiamo con la funivia. Poi ci dirigiamo verso il parco di Ben Gedi, dove facciamo il bagno nelle cascatelle e infine andiamo verso il Mar Morto, dove si galleggia come non si riesce a fare in nessun altro ‘mare’ del mondo J. Very funny! Infine riprendiamo il pullman per tornare, ma prima facciamo una piccola sosta sul monte degli Ulivi, da dove si vede il cimitero ebraico, la spianata, i minareti, i campanili…ritorniamo nella confusione di Gerusalemme.
Ceniamo al Jerusalem Hotel, dove proviamo la cucina araba: un grosso aperitivo e poi il pollo Yalla Yalla, come consigliava la nostra guida, ma ci è piaciuto molto di più l’antipasto. Qui si può bere birra anche se è Ramadan. Torniamo all’ostello e facciamo due chiacchiere nello spazio in comune prima di andare a dormire.
7° giorno
Oggi giro di Gerusalemme! Vogliamo andare nella città vecchia ed entrare nei luoghi che per adesso abbiamo visto solo da fuori o molto frettolosamente. Magari soffermarsi alle bancarelle per comprare qualche souvenir. Goderci l’atmosfera. Nel pomeriggio incontriamo una ragazza italiana (amica di amici) che fa la volontaria qui. Appuntamento al Jerusalem Hotel, dove ci fa scoprire una limonata con la menta fantastica. Sicuramente la riprenderemo! Con lei facciamo una lunga chiacchierata sulla sua esperienza in questo Paese.
In macchina, poi, facciamo un giro della città e ci porta sul monte degli Ulivi, ma nella parte più alta rispetto a quella dove siamo già stati, dove il pullman non ci aveva portato perché zona araba. Da qui si ha una vista spettacolare della città.
9° giorno
Oggi è Shabat, quindi nella zona vicino
l’ostello è tutto chiuso. La città è deserta. Facciamo un giro della città
e arriviamo a piedi alla tomba di Maria con qualche sosta per stuzzicare qualche
cosa nella zona cattolica, dove sappiamo di trovare qualcosa aperto. Poi
ritorniamo di corsa verso l’ostello. Abbiamo appuntamento con degli amici
ebrei, che ci coinvolgono nella loro celebrazione dello Shabat …
un’esperienza unica. E’ strano (per noi italiani) che da queste parti una
delle prime domande che ti fanno dopo aver saputo come ti chiami è di che
religione sei. Facciamo una passeggiata a piedi nel parco e nella zona Makhane
Yehuda e Zikhron Yosef, una zona residenziale della città.
10° giorno
Abbiamo deciso di andare nella West Bank con
una guida araba (organizza tour dal Jerusalem Hotel) che ci hanno segnalato
degli amici. Siamo andati a Hebron e Betlemme. La prenotazione è last minute,
perché fino al giorno prima non sai se parte oppure no. Entriamo in un’altra
dimensione del paese. La guida è fantastica e ci descrive la situazione
politica vista dal lato degli arabi. Consiglio a chiunque di fare
quest’esperienza, per vedere che faccia ha l’altra parte del paese. Una
delle esperienze più forti della mia vita. Assolutamente da fare.
Il nostro viaggio è stato lungo e intenso.
E’ durato altri 10 giorni. Abbiamo proseguito per Haifa, Akko, siamo ritornate
a Tel Aviv e siamo andate al mercatino degli artisti, molto carino, siamo
ritornate su verso la Galilea, dove si vede un’altra Israele, quella più
tollerante con gli arabi. Qui non ci sono check point e l’integrazione sembra
che stia realmente avvenendo. La Galilea non ci ha regalato forti emozioni, se
non perché rievocava nomi e luoghi che fanno parte della nostra cultura
cattolica. Ci siamo concesse altri due giorni finali di mare, spiaggia, relax e
divertimento e Tel Aviv prima di tornare in italia.
Il rientro è stato un po’ traumatico a
causa dei lunghi controlli all’aeroporto, ma forti di un’esperienza magica
del viaggio che ci lasciavamo alle spalle, ci siamo fatte scivolare le difficoltà
del rientro
Ramallah
Tel Aviv
Haifa e Akko
Galilea
Nazareth
Tel Aviv
Mare e mercatino
degli artisti
Tel Aviv
Mare e
divertimento al Made
Rientro
Canzone del
viaggio
Natan Goshen --
Kol Ma Sheyesh Li
http://www.youtube.com/watch?v=YCYyWjPG1E8
Paola