“Innamorarsi
dell’Italia” di Adolfo Nikolajev
(Traduzione
dal russo di Olga Kalinchenkova)
Impressioni,
osservazioni e riflessioni su Ischia e sulla vita ischitana
Negli ultimi giorni di Agosto del 2008 io e mia moglie Nina siamo arrivati all’isola di Ischia, già per la terza volta, e come al solito, per due settimane. La prima volta abbiamo visitato questa magnifica isola all’inizio di Settembre del 2006 e la seconda nel 2007, pure a Settembre. Siamo rimasti incantati da questa isola favolosa e accogliente, un luogo ideale sia per le cure termali che per le attrazioni turistiche: basti pensare alle gite alle isolette vicine e sicuramente a Procida e al suo maestoso monumento culturale, la Cattedrale Dominicana – monastero impressionante che colpisce l’immaginazione, in primo luogo, grazie alla sua posizione, più che il Castello Aragonese ad Ischia...
Prime
impressioni
09-09-2006
Siamo
già in piedi dalle tre e mezza del mattino. Fuori tutto è cupo e bagnato, il
cielo è nuvoloso, sembra nascere un giorno tipico della Mosca
settembrina. Non mancano, naturalmente, la stanchezza, l’ansia, il
nervosismo dovuti alle formalità burocratiche da sbrigare per stare finalmente
sull’isola italiana di Ischia, situata lontano lontano, in un mare chiamato
Tirreno; inoltre, si aggiungono le preoccupazioni per gli inconvenienti che
possono sorgere inaspettati, la mancanza di tempo per trovare una soluzione
rapida e ottimale per non annegare: e non riuscire a uscire fuori dall’acqua
da solo e dare la colpa a tutti quelli che сi
stanno vicino. E chi sono quelli che ci stanno vicino in situazioni simili?
Certo, sono le persone più care: il marito, la moglie, il padre o la madre, i
figli, gli amici... Allora, tutte le ansie riguardanti il viaggio sono
rimaste nel passato: il trasfermento all’aeroporto, la ricezione di tutti i
documenti necessari (non dovevo dire “tutti”, perchè all’ultimo momento,
all’aeroporto di Mosca Domodedovo, abbiamo saputo che i biglietti aerei
di ritorno ci saranno rilasciati solo prima della partenza dall’Isola dal
nostro operatore turistico “Natalie-tour”), il check-in, il decollo,
il volo stesso e l’atterraggio a Napoli e, secondo la tradizione, gli
applausi al pilota per un buon atterraggio, la ricerca di una certa Chiara del
Sud Italia, rappresentante dell’agenzia turistica, che è dovuta venirci
a prendere. Devo ammettere che tutti i rappresentanti degli
operatori turistici, la parte ospitante, con cui ho avuto occasione di
interagire, sono sorprendentemente nostri ex-connazionali, dell’ex
Unione Sovietica! Nella maggioranza dei casi, hanno conoscenze scarse di
Ischia e dell’Italia in generale, non dimostrano nessuna devozione al mestiere
che fanno. Hanno solo un vantaggio rispetto ai loro colleghi italiani che
consiste nel parlare sia il russo che l’ italiano. Probabilmente, questo fatto
costituisce una giustificazione della loro totale mancanza di rispetto e della
loro negligenza dimostrata nei confronti di noi turisti dell’ex Unione
Sovietica. Ad ogni nostra comunicazione si accompagna una marea di emozioni
negative che ho provato nel 2006 e che purtroppo provo anche nel 2008. Peccato
che lavorino maggiormente con turisti russofoni... Per esempio, siamo molto
grati all’agenzia Point.ru alla quale abbiamo avuto piacere di rivolgerci nel
2008...Chiedo scusa, mi sto distraendo!. Poi seguono un viaggio in pullman
attraverso la città di Napoli che dal finestrino ci è sembrata poco curata e
pulita..E finalmente si intravedono la riva del mare, il Golfo Napoletano e il
Mar Tirreno!
Ma
prima di raggiungere “l’isola del sogno” i problemi non sono mancati,
basti bensare una disorganizzazione dimostrata dalla parte ospitante,
un’attesa tormentosa del traghetto che ci porta in circa un’oretta
finalmente, torno a ripetere, finalmente, all’isola di Ischia, che solo a
pronunciare la parola, mi vengono i brividi. Il Mar Tirreno – ma che bel nome!
– è formato da una miriade di isolette vicino la costa occidentale italiana,
vicino Napoli, la città, il solo menzionare il suo nome ci fa ricordare famose
canzoni napoletane in cui si canta d’amore e di gelosia, del cielo
favolosamente azzurro, del sole e di libertà, di gioia e passione sterminata.
Mi tornano in mente le parole cosi belle, semplici e chiare:
“Venite
all'agile
Barchetta mia;
Santa Lucia! Santa Lucia!”
Intorno
a me si forma uno spazio di pace e serenità. La stanchezza di tutte le
sofferenze e ansie si trasforma in una certa tranquillità e in un sonno
leggero. Figuratevi! Solo ben vent’anni dopo, noi due, io e Nina,
andiamo in vacanza assieme! Sono passati vent’anni dal momento in cui io e mia
moglie abbiamo fatto un viaggio sul Mar Nero, in Crimea, a Miskhor, una
cittadina sovietica, adesso ucraina, vicino Jalta!.. Fuori ci sono 24
gradi sopra lo zero, ma che bello che il sole ci riscaldi e non ci scotti! È lì,
dietro un velo di nuvole bianche. È caduta anche la pioggerella, leggera, calda
e inebriante. Ci sediamo a tavola all’aperto, ben riparati dalla
pioggia, e non facciamo che ammirare la costa serpeggiante che ci sembra ora
vicina ora lontana, le rocce ripide, le cadute di pietre, le scogliere e le onde
del mare. A prima vista, il verde del luogo non ci sembra molto
particolare, ma è molto diverso dal nostro: ecco si intravedono le sagome di
una pineta, più avanti crescono dei begli alberelli del sud, cespugli e vigne.
Da ogni parte sei circondato dalle costruzioni bizzarre di casette bianche dalle
tegole rosse del tetto. Ecco si vede una villa situata in un’incavatura
accogliente in mezzo a una vigna, lungo il perimetro della quale ci sono
colline, a forma di ferro da cavallo, che formano un muro alto e
irraggiungibile. Il paesaggio ti fa ricordare un proverbio inglese che dice
“La mia casa è una fortezza”. Ed ecco appare un faro che mi fa ricordare
Lastochkino Gnesdò (il Nido delle Rondinelle) sulla costa del sud della Crimea
e un bel film drammatico dei tempi sovietici di Vitaly Kanevskij
“Fermati!-Muori!-Risorgi!”. Guardiamo il panorama che ci fa rimanere senza
fiato. La riva del mare si allontana, ora non si vedono nemmeno Napoli e i
suoi dintorni. Intorno a noi c’è solo il mare calmo e piatto.
Vicino al nostro tavolino notiamo un uomo sorridente, seduto a tavola senza
ombrellone, di circa 65 anni, che sorseggia una birra da una
lattina, lui guarda l’immensità del mare. Sul suo viso si vedono chiari i
segni della serenità e della beatitudine. Pure lui è in vacanza! Sull’isola
sembra di aver trovato l’armonia interna e solo ad osservarlo ci sentiamo già
meglio. Una settimana dopo, mia moglie mi ha fatto ricordare quel turista
tedesco che è partito per questo viaggio da solo: “Noi siamo programmati per
lavorare, mentre loro in Occidente, per riposare”.
Senza
abituarci allo spazio marino, abbiamo visto all’orizzonte le isolette che
apparivano sorprendentemente in superficie dalle profondità del mare, come se
volassero. Un’onda di commenti dei turisti si è cristalizzata in idea che
stiamo arrivando all’isola di Ischia...
L’isola
di Ischia è una zona balneare italiana, luogo famoso per le sue acque termali
che ti rinsanano e ringiovaniscono. É un’isola di formazione vulcanica, il
che la rende favolosamente bella e meravigliosa, in particolare, alle
persone predisposte a fantasticare. L’ isola non è grande, ha circa 37
chilometri di coste e il Monte Epomeo e il suo vulcano sono alti 789 metri. La
popolazione isolana conta circa 57 mila persone, la maggior parte delle quali
lavora nel settore turistico sette mesi all’anno, mentre durante gli altri
cinque mesi riceve un sussidio statale sui 1000 euro al mese. Intanto, se vuole,
uno può fare altri lavori saltuari per trovarsi i mezzi di sostentamento.
Secondo una statistica, su 365 giorni 260 sono sereni, 44 nuvolosi e 22
nebbiosi… gli altri non si sa! Le temperature invernali medie a dicembre e
gennaio sono di circa 8 gradi sopra lo zero, mentre a luglio e agosto sono circa
28 gradi. La temperatura media sull’Isola varia da 14 a 22 gradi, quindi il
termometro non scende mai sotto lo zero! Per esempio sulla spiaggia di Citara,
dove ci siamo stati tutte e tre le volte, la stagione balneare inizia il 29
marzo e finisce il 28 ottobre. Adesso si capisce perchè lo scrittore Nicolaj
Vasilievic Gogol visse in Italia, “L’Italia è creata per
vivere”, - così diceva il famoso letterato. Fra i turisti sull’Isola
prevalgono i tedeschi e i francesi. C’è da notare pure il fatto che
negli ultimi anni il numero di turisti provenienti dalla Russia è
considerevolmente aumentato. Non a caso alla fine di settembre del 2006 è
uscita fresca di stampa una guida turistica illustrata in grande formato,
tradotta in russo. Speriamo di vedere in prossimi anni i menù nei ristoranti
non solo in italiano e tedesco, ma anche in russo.
Le
prime impressioni su cosa abbiamo visto nell’Isola ci incantano e ci
affascinano. Se si pensa che poco fa avevamo qualcosa in noi che ci opprimeva,
pur essendo talmente quotidiano e abituale, ti aiutava a lavorare e non stare in
ozio, che ti spingeva a cercare il bello e i belli, a compatire, ad amare e
odiare, a deludersi e disincantarsi, e, con un colpo di fortuna, a
fare delle scoperte nuove ed a gioire per la vittoria e la bellezza. Qui
sull’Isola è tutto diverso, tutto è fatto in un altro modo. Qui puoi
contemplare con facilità e ammirare con tranquillità. Forse per questo motivo,
nel ritornare a casa, io e mia moglie, così sicuri, tranquilli, senza
un’ombra di tristezza, abbiamo provato una forte sensazione di
ritornarci ancora, di scoprire altri tesori dell’Isola. Potrebbe essere, che
in Patria esistano le cose che fanno nascere in te l’incertezza e
l’insicurezza, la sensazione che se adesso stai bene e provi gioia, vuol dire
che tutto durerà poco, può finire in qualsiasi momento, svanire e forse non
ritornare mai più. Nell’Isola, invece, tutto è in abbondanza, e tu desideri
poco. Da qui sembrano nascere la ricercatezza, la grandezza e la
disinvoltura.
Nella
vita esistono eccezioni.
La
pazzia non manca mai.
C’è
pure una confusione di sapere
E
ricerche,
Rovesciata,
come con la caduta di pietre,
con
il cambio di energie dure.
Siamo
stati alloggiati all’hotel “Royal Palm”, nei dintorni di Forio, uno dei
sette comuni del luogo, baia Citara della costa occidentale dell’Isola di
Ischia, vicino al pendio orientale del Monte che abbiamo ammirato 24 ore su 24:
sul far dell’alba, quando nasce il nuovo giorno e tu prima vedi solo le sagome
delle montagne, illuminati dal sole orientale, ammiri le sue linee e quando il
sole appare dalla montagna e illumina tutto intorno a te, riesci a vedere il
Monte e rimani subito colpito da una moltitudine di forme, colori e sfumature;
di giorno, quando il Monte sembra di immergersi nel sonno del grigio e di
ebbezza indescrivibile e poco conosciuta; oppure verso sera, quando il Monte
sembra impregnarsi della luce del sole che scende giù e a poco a poco tocca
l’abisso del mare; oppure la notte profonda trapunta di stelle, che ti fa
ricordare le belle poesie di Mikhail Lermontov, in particolare, il
“Demonio”(“Solo un quarto di luna giovane si alzerà piano dal Monte e ti
guarderà di nascosto”). Sarebbe proprio bello stare sull’Isola durante il
temporale, ascoltare il tuono e sentire il brivido lungo la schiena solo a veder
lampeggiare, e come i fulmini che toccano momentaneamente l’Epomeo. Ci vuole
ancora un attimo e sale sul palcoscenico il vento fortissimo che tormenta senza
pietà le chiome delle palme, accompagnato dalla pioggia torrenziale che in un
batter d’occhio fa trasformare tutte le autostrade nei flussi delle acque
impazzite e impetuose, che sembrano non finire più. E poi
all’improvviso arrivano la tranquillità e il trionfo del silenzio.
Che
cos'è un'ispirazione?
(digressione
lirica al posto di una pausa)
Ragionamento
primo (in prosa)
L'ispirazione
è uno stato d'animo particolare, in cui con tutte le sue
manifestazioni
e azioni si è orientati fuori, in alto.
L'ispizazione
sembra essere un amore che, come diceva Maxim Gorkij, è
come
il sole in cielo, non si sa come si regge.
A
differenza del talento e di altre doti, l'ispirazione può essere
tratta
da tutti gli esseri umani.
L'ispirazione
può essere naturale ed artificiale. L'ispirazione
naturale
è quella che uno non sa mai quando arriva e quando se ne va,
ma
se ne può solo avere un presentimento; inoltre, è quella che ti
prende
da sè e non dipende dalle tue sensazioni. L'ispirazione
artificiale
si ha quando una persona si pone come obiettivo di
raggiungerla
apposta, per ottenere certi risultati, tramite una
meditazione.
Ragionamento
secondo (in forma poetica):
L'ispirazione
è una rivelazione,
è
un attimo di gioia.
L'ispirazione
è un confronto
Con
la faccia di rotture dolorose.
L'ispirazione
è un passo verso le scoperte,
è
un'energia che ti esce fuori.
L'ispirazione
è un richiamo verso lo sviluppo,
è
la neve bianca dal mio sogno brillante.
L'ispirazione
è un sorriso del sole o di un
bimbo.
L'ispirazione
è un eco eterno,
quando
tu sei me.
É
noto che in Giappone tutte le persone scrivono poesie, pur non
essendo
poeti. É la loro tradizione pensare sopra le cose. Ognuno di
noi
probabilmente deve farlo solo per migliorarsi e perfezionarsi,
anche
se non sa esprimere i pensieri in forma poetica...
Laura
Anche
allora, quando siamo arrivati per la prima volta sull'isola,
abbiamo
sperimentato subito alcuni inconvenienti legati a un monotono
andirivieni
dall' hotel "Royal Palm" al parco "i giardini di
Poseidon";
per ritornare si doveva fare una bella salita in montagna,
di
circa 100 metri di altezza, con un caldo di 30 gradi, e come
regola,
senza il vento, nemmeno un venticello fresco che ti rendesse
meno
ardua la via. Intanto, più tempo stavamo sull'isola, più cresceva
forte
in noi la voglia di ritornarci ancora in futuro, percio'
stavamo
cercando un altro hotel che fosse piu' vicino ai Giardini di
Poseidon
rispetto al Royal Palm, che fosse allo stesso livello del
mare,
e che il nostro persorso dall' hotel al parco fosse piu'
conveniente
possibile e non cosi' estenuante, come durante il nostro
primo
arrivo. E in quel momento, in cui non pensavamo ad altro che
trovarci
un bell' hotel, abbiamo conosciuto Laura, senza mai
immaginare
quanto cara e vicina quella persona ci sarebbe diventata a
partire
dal nostro secondo soggiorno ad Ischia. La nostra adorazione
reciproca
e' nata nel momento in cui io e mia moglie siamo entrati
nell'
hotel che ci è piaciuto per raccogliere informazioni sulla
prenotazione
di una camera. Quando ci siamo avvicinati al banco della
reception,
l'abbiamo vista e le abbiamo chiesto soltanto poche
informazioni
sull' hotel, pronunciando alcune parole inglesi e
componendo
frasi poco comprensibili. Ma nonostante le nostre scarse
conoscenze
della lingua inglese, la signora ci ha capito subito e,
alzandosi
dalla sua comoda potrona, ci ha accompagnato presso una
vetrina
con diversi depliant, e serenamente e senza fretta ci ha
raccolto
una specie di pacchetto di cartoline, mappe e libretti, in
tal
modo che per il prossimo viaggio ad Ischia nel 2007, il viaggio
individuale,
ripeto, e non di gruppo, noi, avendo letto tutta
l'informazione
necessaria, avremmo potuto formulare bene le nostre
esigenze
turistiche davanti a un tour-operator. L'abbiamo ringraziata
e
ci siamo avviati verso l'uscita. Lei sorrideva un po' nel salutarci.
Ho
visto come lei ci accompagnava con gli occhi un po' tristi in cui
si
leggevano il calore e una certa
bonarieta', e quando siamo usciti
fuori
dall'albergo, lei si e' immersa nel suo pc a continuare a
lavorare.
Il
3 settembre del 2007 siamo arrivati sull'isola di Ischia verso
sera,
all'ora di cena. Siamo scesi dal nostro pullmino e ci siamo
avviati
verso l'ingresso al nostro hotel. Ci siamo avvicinati alla
reception
e ci siamo rivolti alla signora di turno, mostrando i
passaporti
e i voucher con il nome dell'hotel e le date della nostra
prenotazione.
La signora ha guardato i documenti, ha
scritto qualcosa
nel
suo registro e ci ha rilasciato le chiavi della camera. Ci ha
invitato
a fare un bel giro per l'hotel senza valige, per farci vedere
la
piscina termale dove potevamo fare un bagno prima della cena e
cosi'
togliere la stanchezza dovuta a un lungo viaggio da Mosca ad
Ischia
con scalo a Roma. Poi, l'abbiamo seguita verso la nostra camera
al
terzo piano. Dopo aver dato delle risposte chiarissime a tutte le
nostre
domande e aver capito che tutto era a
posto, la signora ci
aveva
gentilmente lasciati da soli, dicendo che la potevamo
contattare
in reception in qualsiasi momento. E solo allora avevo
capito
che quella signora di turno era la stessa Laura. Non so
perche',
ma all'inizio non l'avevo riconosciuta subito. Poi abbiamo
saputo
che Laura non era quella che faceva semplicemente i suoi turni,
era
praticamente la persona numero uno dell'hotel, dopo il
proprietario.
L'hotel non era grande, e tutti i suoi lavoratori spesso
facevano
non solo i loro doveri, ma anche quelli dei loro colleghi, in
assenza
degli ultimi. Forse per questo motivo, avevamo scambiato Laura
per
una signora di turno.
Vi
vorrei subito avvertire che ho cambiato apposta il nome della donna
di
cui sto scrivendo in queste pagine, non la vorrei mettere in
imbarazzo.
E' una persona molto intelligente, modesta e non vanitosa,
e
della quale io sono pronto a raccontare con ammirazione senza
fermarmi
mai. Il suo vero nome e' un altro. Devo aggiungere che scrivo
di
lei senza chiederle un permesso. E percio' ho cambiato il nome e
probabilmente
l'immagine che vi rimane impressa dopo la lettura del
mio
saggio, non corrispondera' con la persona che esiste in realta'.
Ma
io ho cercato di essere il piu' sincero possibile, e' una persona
veramente
bella cosi' come e', senza lusinghe inutili e decorazioni
false.
Non escludo che l'immagine di Laura che ho creato in queste
pagine,
sia un frutto della mia fantasa, basata sulla realta' e
l'ispirazione,
sul raggiungere quel momento felice in cui i nostri
punti
di vita si sono incrociati e in cui abbiamo saputo che esiste al
mondo
una persona cosi' meravigliosa come Laura.
Lei
e' una donna molto bella, e come ogni bella donna, e' misteriosa,
enigmatica
e ambigua. E' una manager perfetta, una psicologa
dotata
di
capacita' intellettuali straordinarie e portatrice di raffinatezza
e
perfezione. Al lavoro non divide la gente in amici e nemici, ma
prova
gioia nello stare con gli altri, anche con noi venuti sull'isola
e
alloggiati al suo hotel. Tutte le sue qualita' moltiplicate per
l'intuito
innato le davano la possibilita' di creare una atmosfera
magica
intorno a una persona che si e' rivolta a lei con qualche
domanda,
l'atmosfera cosi, quando tu ti senti una persona unica e
irripetibile
al mondo e lei ti e' mandata da lassu' per risolverti
tutti
i problemi e dedicarti tanto tempo quanto ci vuole.
Le
mie osservazioni fatte nel corso della vita mi permettono di
dividere
le persone, per la maggior parte, in 2 categorie: in quelle
che
ricevono e in quelle che danno. E allora Laura appartiene alla
seconda
categoria, lei e' una persona donatrice, che si dedica
completamente
al lavoro, lei vive fra la gente e
lei da tutta se
stessa
senza chiedere niente in cambio. Tenendo presente questo suo
tratto
caratteristico,cercavamo di non usufruire della sua attenzione
e
bonta'. Ma nonostante la nostra intenzione, non c'era nemmeno un
giorno
in cui non le avevamo rivolto qualche domanda, problema
o
osservazione.
Meno male che, come regola, dalle nove di mattina fino a
mezzogiorno
eravamo ai Giardini di Poseidon, in piscina termale o al
mare,
altrimenti l'avremmo infastidita con i nostri problemi. Ma noi
volevamo
solo parlarle e attraverso questi dialoghi apprendere meglio
il
carattere nazionale degli isolani, la loro cultura e la loro vita
ischitana.
Forse per questo motivo ci ritorniamo tante volte, non solo
per
curare la salute, ma anche per stare in contatto con queste
persone
meravigliose dell'isola. La nostra comunicazione, ovviamente
non
dal primo giorno, consisteva nel cantare canzoni popolari
napoletane
e alcuni brani composti da Verdi.
Di
giorno in reception una signora, non molto giovane, faceva i suoi
turni,
ci sembrava piu' russa che italiana. All'inizio ci sembrava un
po'
troppo secca e taciturna. La salutavamo, prendevamo o consegnavamo
le
chiavi e ci avviavamo verso l'uscita. Dicevo spesso a
mia moglie:
"Si,
questa non e' Laura'. In seguito abbiamo saputo che si chiamava
Anita.
Mia moglie, preparandosi per il secondo viaggio ad Ischia, si
e'
iscritta ad un corso di lingua italiana e la studiava anche da
sola.
E le sue conoscenze linguistiche ci sono state utili per
chiedere
ai passanti come si faceva ad arrivare in un certo luogo, per
ordinare
piatti al ristorante e per comprare qualcosa nei negozi
ischitani.
Ma nonostante i suoi progressi dopo il corso, parlavamo per
la
maggior parte in inglese, anzi, i nostri discorsi sembravano un mix
di
italiano, inglese e russo, una specie di cocktail abbinato a uno
strano
gesticolare. Io, per attirare l'attenzione e per essere capito
senza
equivoci, alzavo il dito indice e
indicavo l'oggetto che volevo
comprare
al negozio. Certe volte mi sentivo un sordomuto. Storicamente
parlando,
per molti anni l'Italia e' stata legata molto alla Germania
e
ai tedeschi. Non a caso fra i turisti stranieri sull'isola sono loro
che
prevalgono.A nostro parere, il tedesco, come lingua straniera, e'
molto
diffuso ad Ischia, si usa di piu' rispetto all'inglese che ho
imparato
un po' a scuola. Devo ammettere che la maggioranza dei russi
della
mia eta', della mia generazione hanno un grosso difetto: sa
leggere
bene in lingua straniera, ma non sa parlare. In quei tempi
lontani,
in cui ero studente, i viaggi all'estero, i soggiorni fuori
dal
territorio in cui sei nato, erano accessibili solo a pochi. Oggi,
invece,
la nostra gioventu', sto parlando non solo di studenti
universitari,
ma anche di ragazzi che vanno a scuola, sanno parlare
due
lingue straniere come minimo con l'obiettivo di viaggiare da soli
per
il mondo e non rivolgersi a diverse agenzie turistiche che offrono
i
loro servizi di qualita' spesso inferiore alla media, e di prezzo
spesso
troppo elevato. Molte agenzie russe che offrono pacchetti
turistici
non sono orientate a dare la possibilità ad un turista di
fare
un viaggio individuale, di dargli la maggiore liberta' di
muoversi
sul luogo che ha scelto come meta turistica. Questo
atteggiamento
negativo nei confronti di turisti viene spiegato con
diversi
fattori. Nei tempi sovietici il concetto di turismo vero e
proprio
non esisteva. C'era Intourist che aveva come obbiettivo
organizzare
viaggi all'estero per varie delegazioni e filtrare tutte
le
richieste. Percio' la nuova Russia, insieme ad altri paesi
ex-sovietici,
in campo turistico ha dovuto letteralmente cominciare
proprio
da zero, dal foglio bianco. E erroneamente ha preso come
modello
l'esperienza turistica non dei paesi sviluppati, ma della
nostra
ex Unione Sovietica, dall'Intourist, pero' senza quella
infiltrazione
umiliante che esisteva in quei tempi. E per quanto
riguarda
il turismo individuale, e' rimasto cosi' come era nei tempi
sovietici
- non e' cambiato per niente. Gli operatori turistici non
mostrano
interesse nel fare un passo avanti verso il turismo
individuale
- la maggioranza di loro ha conoscenze scarse di lingue
straniere,
e i loro slogan pubblicitari che vediamo in ogni angolo,
che
permettono di organizzare un qualsiasi viaggio, in qualsiasi luogo
del
mondo a scelta del cliente, e' una bugia vera e propia e niente
altro.
Mi sono di nuovo distratto. Ad essere sincero, alla domanda del
genere,
cosi seria e complicata, come dovrebbe essere il turismo di
massa
in generale, dovrebbe dare una risposta un esperto in materia.
Io,
invece, non lavoro nel turismo, sono solo un esploratore di anime
umane,
mi piace scoprire i mondi di altre persone.
Dopo
aver fatto "parlare" la
nostra taciturna Anita che faceva i
turni
di giorno in reception, l'abbiamo trovata molto interessante e
poliedrica.
Abbiamo saputo che le piace la nostra lingua e ha gia'
imparato
parole come "grazie", "ciao", "arrivederci" ecc.,
inoltre, le
piaciono
molto canzoni popolari russe e la sua canzone preferita e' la
famosissima
"Kalinka". Cosi, io ho cominciato a cantare Kalinka ad
alta
voce, l'ha canterellata un po' anche Anita. In quel momento ho
avuto
la sensazione di cantare quella canzone per la centesima volta
con
Anita. Poi mia moglie ha iniziato a cantare la seconda parte di
Kalinka,
con piu' entusiasmo e ardore come richiede la canzone, e in
un
attimo, in un batter d'occhio, Anita, che prima era tranquilla e
indifferente,
e' cambiata subito: non vedeva
l'ora che iniziasse il
ritornello
per cantare insieme a noi. Anche se non conosceva
esattamente
le parole della canzone, gesticolava tanto e dirigeva il
mio
canto dimenticando tutto e tutti. Eccovi di nuovo il ritornello e
noi
tutti insieme amichevolmente e contemporaneamente, gesticolando e
ballando
un po' scandivamo ogni parola della canzone:
Ka-a-a-li-i-inka...ka-lin-ka,
con tanta espressione e sentimento
che
tutti
si fermavano a guardarci e capire cosa fosse quello spettacolo
un
po' fuori dal normale. Improvvisamente era arrivata anche Laura.
Guardandoci
un po' e analizzando la situazione lei si era avvicinata
come
spettatrice. Ed eccola ridere allegramente e applaudire Anita che
gia'
ballava insieme a me e continuamente mi faceva l'occhiolino.
Appena
finita Kalinka io ho cominciato subito a cantare "Santa Lucia",
la
canzone conosciuta da ogni italiano. E nuovamente cantiamo tutti
insieme
senza capire dove stiamo e che ore sono. La gioia e la
passione
ci accompagnano e questa sensazione meravigliosa sembra
durare
per tutta la vita. E poi all'improviso qualcosa mi e' andato di
traverso,
e Laura e' corsa subito al bar a portarmi una bottiglietta
di
acqua. E' ritornata dopo un minuto insieme a una barista che
portava
un vassoio con bellissimi bicchieri e una bottiglia d'acqua. E
cosi
solennemente versano l'acqua nei bicchieri e la offrono a noi
cantanti.
Io, ubriaco di questa realta' magica, ho pensato che questa
non
era l'acqua minerale, ma una
bevanda divina, un po' frizzante.
Finita
Santa Lucia, io, senza dare ai miei colleghi cantanti neanche
un
minuto per riposare, ho cominciato a cantare il "Brindiamo" dalla
"Traviata"
in russo. Ma le mie preoccupazioni sono state inutili - i
colleghi
italiani, compresa Laura, l'hanno
cantata insieme a me, ma
in
italiano, naturalmente. Sono sicuro che nel momento in cui
cantavamo,
non ci importava nemmeno ne' dove
ci trovavamo, nè che
cosa
facevamo, nè se cantiamo o no, nè che cosa pensavano gli altri.
Tutto
quello ci sembrava un sogno. La gioia e l'entusiasmo volavano
nell'aria
intorno a noi - eravamo in visibilio...
"Godiamo,
la tazza e il cantico
la
notte abbella e il riso;
in
questo paradiso ne sopra il nuovo dì "
-
quelle parole di Violetta esprimevamo con piu' esatezza
il nostro
desiderio
di unificazione fra i popoli, la fraternita' che provavamo
in
quel momento...
Un
po' dopo ho capito che Laura metteva al primo posto non le cose
burocratiche
e finanziarie come fanno in diverse agenzie, ma noi,
proprio
noi, turisti, i nostri problemi, il nostro benessere, le
nostre
domande che richiedono risposte immediate. Questa osservazione
che
ho fatto non significa che lei trascurava tutti i compiti
assegnati
dal suo capo, anzi, ne faceva tutti
in tempo, ma quando
vedeva
turisti avvicinare il banco della reception, lasciava tutte le
sue
faccende e con il suo sorriso affascinante parlava con gli ospiti,
dicendo
"No problem" per rispondere ai nostri ringraziamenti. E cosi'
rispondeva
subito a tutte le nostre domande, ci dava dei consigli
utili
e ad ogni nostro "scusi il disturbo" seguiva "Prego". Ero
testimone
di una scena che mi ha fatto convincere che noi turisti
eravamo
importanti per lei e altre cose possono aspettare. Un bel
giorno
andavo lungo il corridoio verso l'uscita dall'hotel, e passavo
vicino
il suo ufficio, le porte del quale erano sempre aperte, cosi'
la
potevo vedere seduta davanti al suo computer. Uscendo
dall'ascensore
mi sono avviato verso l'uscita e ho sentito una voce
maschile
aggressiva che rimproverava Laura. Parlavano naturalmente in
italiano,
che non capisco ancora, quindi, il motivo per cui il signore
gridava
cosi forte, non ve lo posso dire. Io mi sono fermato ad
osservare
il suo viso, era in tensione e gli dava delle risposte brevi
quasi
sottovoce ad ogni suo rimprovero, cercando di mantenere la
calma.
Ho capito subito che quell'uomo era il proprietario
dell'albergo,
il suo capo. Io restavo immobile per un attimo, Laura mi
ha
notato e dopo aver detto qualcosa al suo direttore, mi ha chiesto
se
avevo qualche problema. E cosi' ho visto un'altra Laura, non quella
di
poco fa, sul suo viso non c'e' rimasto nemmeno un segno di
tensione,
e la sua presenza mi ha riempito di nuovo di gioia,
sincerita'
e bonta'. Io, imbarazzato un po', le ho risposto: No,
Laura,
non c'e' nessun problema, non ti preoccupare.
Io in quel
momento
ho fatto una specie di scoperta: anche se siamo di
nazionalita'
diverse e parliamo le lingue diverse, ci capiamo
perfettamente.
Cosi, ognuno di noi e' andato per gli affari nostri: io
sono
uscito fuori a fare una bella passeggiata e lei e' rientrata nel
suo
ufficio a continuare il discorso interrotto con il suo capo.
Di
solito Laura arrivava al lavoro verso le nove di mattina, a volte
anche
verso le otto e andava a casa quando i turisti si preparavano
per
la cena. Ma dopo quella conversazione con il capo, lei ha dovuto
fare
delle ore straordinarie e certe volte l'ho vista in hotel anche
alle
undici di sera. Quando proseguivamo lungo il corridioio verso
l'ascensore,
dopo una bellissima serata sotto le stelle, in una
atmosfera
favolosa di calore, di sussurri romantici e di onde del
mare,
per salire al terzo piano e andare a dormire, l'orologio batteva
le
undici e Laura era ancora al lavoro. La maggior parte dei turisti
probabilmente
gia' faceva gli ennesimi sogni, mentre Laura, con il
viso
un po' assonnato, scriveva qualcosa al computer e faceva certi
calcoli.
In questo regime, che direi troppo rigido, Laura ha trascorso
tutti
i giorni, anche l'ultimo giorno della nostra permanenza. La
differena
era quella, che quando dovevamo partire, di mattina,
lei e'
arrivata
in hotel in anticipo, verso le sette e mezza di mattina per
salutarci,
come aveva promesso la sera prima, a cena.
Di
solito, prima della partenza, nel penultimo giorno della permanenza
sull'isola,
la parte ricevente portava o inviava via fax
ai turisti
in
partenza un documento, una specie di conferma in cui erano scritti
tutti
i dettagli del viaggio e altre formalita'. Quella volta
stranamente
non abbiamo ricevuto niente, neanche il giorno in cui si
partiva,
non ci ha chiamato nessuno, il che ci ha fatto preoccupare un
po'.
I nostri connazionali dell'agenzia turistica non hanno nemmeno
organizzato
la nostra trasferta che abbiamo pagato a Mosca fino alla
stazione
centrale di Napoli. E purtroppo abbiamo dovuto pagare
nuovamente
il taxi fino al Porto Pozzuoli e il traghetto. E invece di
chiedere
scusa per gli inconvenienti ci hanno accusato di mancata
organizzazione
e ci hanno fatto capire che non avrebbero rimborsato le
spese
del taxi. Devo aggiungere che durante la nostra permanenza
sull'isola
non ci siamo mai incontrati, parlavamo solo per telefono e
solamente
su nostra iniziativa. Nel parlare con noi, molto spesso
dimostravano
la grossolanita', la scortesia e a volte anche una
cafonaggine
incredibile. Per questo motivo, per qualche necessita',
preferivamo
rivolgerci alla nostra Laura in tal
modo che lei potesse
contattare
loro. Peccato che le funzioni della parte ricevente
venissero
svolte dalle nostre ex
connazionali, Victoria e Lyuba, che
lavoravano
per "Italiana - Tiberio". Non
mi piacerebbe raccontare qui
tutte
le delusioni che ho provato a
parlare con loro, ma ho
menzionato
quei due nomi solo per farvi vedere la differenza fra le
due
mentalita' e adesso potere capire
perche' ho dedicato tutto il
capitolo
del mio saggio a Laura a agli italiani come lei che sono
stati
sempre così gentili e leali con noi - e fanno cosi' non per i
soldi,
ma per amore verso la gente, l'amore che rispecchia la loro
anima.
Di
mattina, durante il nostro penultimo
giorno ad Ischia, subito dopo
la
prima colazione, siamo andati ai Giardini di Poseidon per le cure
termali
ed anche per salutare, in primo luogo, le
persone che abbiamo
conosciuto
e che ci hanno fatto simpatia, in
secondo luogo, per
godere
ancora dell'atmosfera fantastica che regnava tutto il tempo al
parco.
Passando vicino la reception senza ricevere nessuna novita'
riguardo
la nostra partenza, abbiamo deciso di ritornare in hotel
prima,
non alle otto di sera come al solito, ma subito dopo pranzo.
Andavamo
a pranzo quasi sempre al bar "Al mare" dei Giardini di
Poseidon.
Non abbiamo ricevuto nessuna novita' neanche dopo pranzo, si
capiva
che alla parte ricevente non interessava niente di noi, ci
siamo
nuovamente rivolti a Laura per poter parlare con quelle signore.
Laura
ha composto il loro numero e subito e' riuscita a prendere la
linea.
Io ho preso il telefono e ho sentito la voce di Lyuba. Alla mia
domanda:
"Perche' non abbiamo nessuna informazione sulla nostra
partenza
di domani per Napoli?" ha cominciato ad inventare scuse che
noi,
essendo ancora a Mosca, non avevamo pagato la trasferta a Napoli,
e
che loro non ci volevano organizzare niente. Ero molto emozionato,
per
un attimo non sapevo che dire, il nostro dialogo sembrava un
mercato,
una situazione in cui non c'è dialogo né predisposizione per
l'ascolto.
Non so cosa sarebbe potuto succedere se non avessi detto:
"Lyuba,
ascoltami e non mi interrompere! Io non pago per la seconda
volta
la trasferta a Napoli, perche' non ho i soldi. Voi avete una
fotocopia
dei nostri dettagli di viaggio, in base alla quale dovete
organizzare
la nostra trasferta come era accordato prima. Se per
domani
non organizzerete niente, dovro' rivolgermi alla polizia
locale,
e quindi inventerete le vostre scuse davanti alla polizia.
Allora,
e' tutto qui. Non vorrei sprecare altro tempo a parlare con
delle
persone come voi. Io e mia moglie siamo stufi del vostro
comportamento,
delle vostre angherie e dei vostri ricatti. Addio!"
Quando
ho chiuso la telefonata con Lyuba, Laura ha cercato di calmarmi
e
a convincermi che tutto sarebbe andato bene. Ha nuovamente chiamato
Lyuba,
parlavano in italiano che non capivo. Comunque, mi ha detto che
poteva
organizzare la trasferta anche lei, se la parte ricevente
diceva
di no. Da un canto, eravamo molto grati a Laura per tutte le
cose
che aveva fatto per noi, ma da un altro canto eravamo dispiaciuti
per
tutti questi problemi sorti per un nonnulla. La sera, dopo cena,
volevamo
salutarla e lei ci aveva detto di venire a salutarci la
mattina.
Vi ripeto, che la nostra partenza era prevista alle sette e
mezza
di mattina.
Nel
giorno in cui si partiva, alle sei di mattina ci ha telefonato
qualcuno
per dire che un pulmino sarebbe venuto a prenderci verso le
sette
e mezza. Io onestamente ero sicuro che era stata la parte
ricevente
ad organizzare la nostra partenza, perche' prima avevo
parlato
con Lyuba. Sembrava che lei avesse capito di stare esagerando
troppo
e la sua negligenza le avrebbe potuto non solo creare
difficolta',
ma anche costare il posto di lavoro. Quando il peggio e'
passato,
sono riuscito a calmare la mia cara moglie Nina, e durante la
cena
non ricordavamo piu' di Lyuba e dei problemi che ci aveva creato
prima.
Allora, di mattina, siamo usciti dalla nostra camera con le
valigie
un po' prima del previsto, abbiamo voluto salutare Anita che
ci
e' stata piu' vicina, in particolare, negli ultimi giorni della
nostra
permanenza. Abbiamo cantato di nuovo la Kalinka e la Santa
Lucia,
gli inni della nostra amicizia, e poi ho visto arrivare il
pulmino
e all'improvviso all'ingresso ho notato Laura sempre
sorridente.
Si vestiva sempre in maniera classica: pantaloni neri e
camicia
bianca, che le stavano benissimo, come vi dicevo all'inizio,
aveva
proprio un bel fisico. Quel giorno era vestita di una camicia
bianca
fiorita e sembrava appena uscita da un salone di estetica. Era
cosi
solenne e fantastica. Avevo impressione che i fiori non erano
disegnati
sulla camicia, ma erano i fiori vivi che teneva in mano.
Ancora
oggi appare nei miei sonni con un mazzo di papaveri rossi,
vivi,
naturalmente. Abbiamo salutato Laura e ci siamo avviati verso il
pulmino.
L'abbiamo guardata un bel po' dal finestrino del pulmino e
quando
l'autista ha acceso il motore, ho cominciato a cantare il
ritornello
di Santa Lucia. Quindi, siamo partiti, e dopo qualche
secondo
l'hotel dove avevamo
trascorso le ferie, e' rimasto solo nei
nostri
ricordi. Il rumore della macchina, l'asfalto nero delle
stradine
strette ischitane, il cielo azzurro e il sole che illumina il
favoloso
monte Epomeo, il mare color celeste
e pulito come uno
specchio
e -.....
La
strada e' un'ansia, un mare di emozioni, e una tristezza,
E
la via che ti ha predetto una zingara vecchierella.
Ci
dispiace di andare via, ma e' gia' ora di partire.
Non
ci arrendiamo mai, si deve solo vivere.
***
*
Nei
momenti di tristezza io mi ricordo di voi,
dell'Italia,
paese di sorrisi brillanti,
della
voce del tenore, cosi potente e bella,
e
del mare di sentimenti ispirati dall'amore.
Ma
che gioia e' di ubriacarci insieme in un attimo,
di
respirare fraternamente, di cogliere la confluenza delle anime,
e
trovare un senso della felicita' terrestre
insieme
alle creazioni del genio, e ricevere una benedizione.
Ma
che bel mare e' sotto il sole! Che maestosi sono i cieli!
L'anima
e' piena di beatitudine divina.
Guardiamo
lontano, osservando la linea
dell'orizzonte,
Verso
i nostri sogni e le immagini sacre.
L'entusiasmo
ci ha stregato insieme ai fili invisibili
Che
ci uniscono in questo secolo impetuoso,
insieme
alla corsa interminabile verso le stelle
ed
insieme all'elisir di leggerezza e ispirazione.
Nell'immensita',
nell'armonia e nella creazione,
c'e'
una creazione di armonia immensa,
e
li c'e' una luce che ci da un attimo di pace
e
sorgente di vita nella sua immensita'.
I
giardini di Poseidon
Grazie
alle nostre amiche, abbiamo trascorso le ferie nei Giardini di Poseidon, facendo
le cure termali. Questo magnifico parco si
trova nella romantica baia di Citara, verso Sud-Ovest d’Ischia, sul fianco
destro di Punta Imperatore. Lì abbiamo conosciuto una coppia di giovani sposi
che abitavano nel nostro hotel e
che avevano esplorato tutta l’isola in lungo e in largo con i suoi
bei comuni e le sue fonti termali. A loro avviso, i Giardini di Poseidon
sono il parco migliore dell’isola per la sua bellezza,
comodità, compattezza e capacità – basti pensare al fatto che
contiene circa 28 complessi termali. Nel 2007 il parco ha compiuto 50 anni. Il
padrone del parco, tedesco di nascita, sa conciliare bene due qualità:
pragmatismo e un atteggiamento
premuroso nei confronti di noi visitatori. Anche se il parco era quasi sempre
pieno di persone, nessuno ci dava fastidio e non c’era nemmeno l’ombra di
quelle file interminabili alle quali siamo abituati nella nostra città. Tutto
era perfetto, collocato nel posto giusto, e in ogni angolo del parco
si respirava una miriade di buonissimi profumi della vegetazione tipica
del luogo insieme all’aria di mare. I Giardini di Poseidon, con le sue piscine
d’acqua termale e marina, si estendono lungo la costa occidentale dell’isola
d’Ischia. Il lido adiacente al
parco presentava una spiaggia di sabbia con sedie
a sdraio e comodi ombrelloni che ci sembravano un po’esotici per le loro punte
fatte di paglia di bambù, inoltre c’era il fondo sabbioso del mare che
gradualmente si trasformava in scogli e labirinti sottomarini. L’acqua del
mare da quelle parti era molto chiara, pulita e sorprendentemente sapeva un
po’ di resina. Io e mia moglie Nina abbiamo subito notato la differenza fra l’acqua marina ischitana e quella del nostro amatissimo
Mar Nero, in particolare, vicino la costa meridionale di Crimea. Se si faceva un
bagno lì e, una volta usciti, non si faceva la doccia, il tuo corpo diventava
bianco di sale, e inoltre, una volta lavato via, si vedeva l’abbronzatura. Ad
Ischia quei procedimenti non erano necessari – non si capiva se avevi fatto un
tuffo al mare oppure fatto la doccia. Se guardavamo il parco dal centro di Forio,
così magnifico e maestoso, non potevamo nemmeno immaginare
che in mezzo alla spiaggia comunale ai piedi di Punta Imperatore esistesse quel
paradiso terrestre. Dall’alto ci sembrava così piccolo, pieno di vegetazione
selvatica; torno a ripetere, è un posto magnifico, il frutto
del lavoro manuale e dell’intelletto di un architetto di grande talento,
grazie al quale si poteva contemplare il miracolo dei Giardini di Poseidon. Più
tempo stavamo lì, più forte ci attraeva e non ci lasciava andare via. Solo
riprendendo il fiato dopo una certa ebbrezza cominciavamo a vedere la realtà
ischitana più profondamente. Analizzando bene tutto quello che creò l’Uomo
sulla Terra, si capisce a livello subconscio che cosa c’era dietro:
innanzitutto, la profonda convinzione dell’architetto di fare tutto il
possibile per rendere il posto brillante, comodo, vivibile e al tempo stesso
conservare nel tempo quella bellezza e mantenerla intatta. E con quel pensiero
la realtà ischitana creata dall’Uomo non domina sulla Natura
- sono in perfetta sintonia. Nei Giardini di Poseidon ammiravamo il
convito dei molteplici alberi: palme, cactus, bambù, oleandri ed altri che si
distinguevano da altre piante con le sue forme semplici e molto curate. Non
scorderemo mai i recinti vivi, una serpentina di stradine e sentieri
fatti di pietra nera e grigia o semplicemente di mattone, le grotte e le
terrazze ed altre costruzioni con diverse superfici decorate
con begli oggetti di ceramica. Una moltitudine di erbe che si
arricciavano come i capelli di una bella donna, feste di fiori nelle aiuole, così
soli e superbi come soldatini di stagno o ballerine, i quali rendevano il
paesaggio ancora più attraente. Rivoletti, stagni, piscine, scogliere facevano
parte della fantasia polifonica dell’armonia eterna, non c’era un solo
elemento in contrasto col paesaggio, niente dominava su niente. Tutto era in
perfetta armonia. E sopra quelle creazioni divine c’erano il cielo e il sole,
il mare, i flussi di aria salubre che ti toglievano la stanchezza, oppure il
vento con le sue raffiche nervose ed indomabili, le pioggie e i tuoni, e se
volete, una notte sotto le stelle e la musica nella sala da ballo per i turisti.
Notte
e giorno, tuono e vento
Il
vento suona con l’orchestra,
Il
mare fa il solista,
Di
notte le pioggie coprono la terra
Assieme
ai tuoni e lampeggi.
Di
mattina si sente il rumore del mare
E
delle nuvole nervose.
Il
venticello ha accarezzato le palme e gli oleandri.
Si
sente il fremito del mare,
Hai
la pietra dura sotto i piedi.
Sono
al paradiso! – penso io.
Il
mare lava il granito.
I
miei pensieri sono il vento.
La
sera e il mattino sembrano uguali.
Provo
una sensazione strana
Le
note dei capricci fanno una melodia.
Le
onde di Amur del waltzer
Sono
la luce che mi purifica.
Nella
nostra amicizia vedo la forza
E
l’alba attesa così tanto.
Ogni
mattina, dopo le dieci, venivamo al parco, occupavamo i nostri posti in spiaggia
e contemporaneamente vicino alla piscina termale lasciavamo le nostre cose. Dopo
un’ora trascorsa in spiaggia, dove prendevamo il sole, nuotavamo, stavamo
sotto un ombrellone o semplicemente passeggiavamo lungo la riva e guardavamo le
persone, andavamo subito al parco a fare le cure termali. Durante la passeggiata
ascoltavamo con attenzione i discorsi degli ischitani senza capire niente. Il
suono della loro lingua ci sembrava la più bella musica del mondo accompagnata
dal rumore delle onde marine e delle raffiche di vento. Durante gli intervalli
fra una cura e l’altra, praticavamo uno sport che consisteva nel camminare da
un complesso termale all’altro per stradine serpeggianti che ci portavano ora
in alto ora in basso. Salivamo e scendevamo per quelle scalette particolari
verso le piazzette e terrazze dove si trovavano le piscine. La piazzetta più
alta con la piscina termale si trovava circa a 60-70 metri sul livello del mare.
Tutto il territorio dei Giardini di Poseidon ci sembrava una superficie
bizzarra: nell’osservare il paesaggio dall’alto pensavo a un Colosso,
personaggio di mille fiabe, che
milioni di anni fa, prese in mano
un monte, ne tagliò un pezzo, lo strinse e lo sbriciolò nella mano, e poi
lo sparse per terra, e col passare degli anni quei bricioli si
trasformarono in quelle piazzette con scalette con il mare blu come sottofondo.
Certo, potete pensare che quel Colosso fu un grande vulcano, fonte di acque
termali così preziose. E quel vulcano trasmetteva amore verso il sole con i
suoi dipinti senza pensare a niente, e così fece un miracolo! Devo dire che
anche l’Uomo fece un passo avanti nello scoprire i misteri della natura e
costruire quel parco. Eccoci davanti al muro più alto, di qualche decina di
metri. Anzi, non era un muro, ma qualcos’altro, creato con l’aiuto del
calore, dell’umidità, del freddo
e del vento.. Qualcos’altro che si trasformò in un monumento d’arte, dove
ognuno poteva vedere e ricreare
quello che esisteva prima, senza fare niente, solo osservando e fantasticando
fino al momento in cui senti l’energia dell’estasi. Ognuno vede ciò che
vuole: agli uni il muro sembra una montagna di crêpe che si mangiano da noi in
Russia a Masleniza, nella settimana in
cui si dice addio all’inverno, agli altri può sembrare un palmo della mano
piena di rughe, oppure una bella rosa, simbolo d’amore; probabilmente qualcuno
tenta di decifrare le scritte geroglifiche del
muro, come se fossero messaggi misteriosi lasciati dagli extraterrestri. Torno a
ripetere, ognuno può vedere ciò che vuole...
Come
dicevo prima, una volta siamo andati a Negombo
per vedere un altro parco termale con i
nostri vicini di hotel. Lì era tutto diverso.
Forse perchè a Negombo il proprietario del parco è di origine italiana, mentre
nei Giardini di Poseidon è di origine tedesca. L’italiano sembra essersi
imposto l’obiettivo di conservare la naturalezza del parco e lasciare così la
possibilità di sentire la continuità del tempo. Forse è per questo
che il parco di Negombo è caratterizzato da meno comfort e raffinatezza,
appare intatto e un po’ trascurato
- e solo così ti immergi nella naturalezza e nella bellezza del parco,
nella pace e nell’aria colma di profumi di diversi alberi e fiori. A Negombo
c’è un’altra tipologia di volumi e forme,un’altra polifonia, se
permettete, un’altra geometria di linee, una festa di ombre e sfumature. Tutta
quella diversità a poco a poco ci trasformava, diventavamo più purificati,
liberi e belli. Non importava come eri: magro o grasso, di alta o di bassa
statura, giovane o anziano, biondo o bruno, triste o allegro
- la diversità ci rendeva più attraenti e interessanti. Vi siete mai
chiesti: se esistessero solo gli italiani o solo i russi sulla Terra? Io sì...
Voluminosità
spaziale
La
Grandezza si trova dovunque:
Nell’anima,
nella profondità e altezza.
Le
scoperte si fanno dappertutto,
E
allo stesso tempo regna il buio.
O,
se io fossi operatore...
O,
se io fossi operatore,
Girerei
un film su Citara,
In
cui Epomeo si nutri
con
lo spirito del mattino
E
le giornate siano piene di gioia.
Come
navigano le navi di notte,
Come
la luce della luna trasforma le idee in composizione,
Mi
dico, emozionato: Silenzio!
Appena
sentivo la voce del mare blu.
Sotto
il cielo scopro la realtà,
Affascinato
dalla natura meravigliosa;
Ascolto
le voci maestose di Pavarotti
E
del grande Caruso.
E
il vento, il diluvio, la tempesta
L’eco,
il tuono in montagna seguono l’uno dopo l’altro.
Eccovi
il Sole annuncia l’arrivo del giorno nuovo
Ed
io sto vicino al cratere ad aspettarti.
Fra
me e me scandisco le preghiere:
Cogliete
la bellezza naturale, cantatela!
E
così il mondo spirituale sarà salvato
Con
la canzone della Terra, chiusa nella preghiera.
Com’è
bella e ragionevole la nostra vita,
Così
diceva giustamente il grande Hegel.
Come
la ragione è reale,
Così
anche la realtà è ragionevole.
Il
giardino “La Mortella”
La
padrona del monte Punta Caruso
Durante
il nostro secondo soggiorno sull’isola d’Ischia, al ristorante presso il
nostro hotel dove facevamo colazione e cenavamo, avevamo come compagni di tavola
due coppie moscovite, una coppia più o meno della nostra età, e
l’altra di circa 30 anni. Al tavolo di sinistra c’erano due amiche, sempre
moscovite, Tania e Lena, arrivate sull’isola per affari. Come poi sapemmo,
lavoravano per un’agenzia turistica. Sembravano molto preoccupate, sempre in
tensione, ma quando ci incontravamo, Tania e Lena ci davano dei consigli utili
per sfruttare al meglio le nostre ferie sull’isola. La coppia giovane spesso
saltava i pasti, ci vedevamo poco. La mia impressione generale su di loro:
sono molto gentili, educati e simpatici. Con la coppia anziana
all’inizio non avevamo interessi in comune, non parlavamo molto. Si notava
che, avendo i nostri coetanei lavorato tutta la vita al Ministero degli Esteri
dell’ex Unione Sovietica, erano già abituati ai continui viaggi all’estero,
(come dicevo prima, quei viaggi ai tempi sovietici erano accessibili solo a
pochi), adesso erano in pensione. E quella volta i loro figli, già adulti e con
un lavoro fisso e stabile, gli organizzarono e pagarono quel costosissimo
viaggio a Ischia. Di solito, dopo colazione, parlavamo con loro dei nostri
programmi della giornata, gli raccontavamo che cosa avevamo visitato e che cosa
volevamo visitare. Non c’era molto da dire: quasi tutte le giornate
cominciavano con le cure termali nei Giardini di Poseidon, eccezion fatta
per la visita all’isola di Procida, poco lontana da Ischia, e la città di
Bari. Una volta, verso sera, non ricordo il perchè, io e mia moglie eravamo
molto in ritardo per la cena. Ciò nonostante, la coppia ministeriale ci
aspettava a tavola senza toccare il
cibo, per dirci qualcosa di interessante ed importante. Prima di sederci, come
al solito, avevamo dato la buonasera a tutti i compagni di tavola, e quando il
nostro sguardo si incontrò con quello della coppia, Irina Semionovna
immediatamente pronunciò con note di dolcezza e tenerezza: “Oggi io e mio
marito abbiamo visitato due giardini: uno di cactus e un altro botanico. Lo so
che preferite i Giardini di Poseidon, ma sicuramente questi due giardini sono
degni della vostra visita. Due orette vi basteranno di certo.” La
ringraziammo. In realtà, avevamo già sentito parlare di quei giardini, ma dopo
quello scambio di frasi con la signora, il giorno seguente, finita la colazione, ci andammo. Si doveva prendere l’autobus 2 alla fermata
“i Giardini di Poseidon” verso Ischia-Porto.
Avevamo
trascorso l’intera giornata nella Mortella e cominciavamo a capire che
potevamo restarvi un altro po’ per assaporare quella grandezza divina, in
quell’oasi dell’oasi. In realtà il giardino la Mortella non era così
grande e spazioso come, per esempio, il Giardino Botanico Nikitskij, verso la
riva meridionale di Crimea, sul Mar Nero, vicino Jalta, e non come il Giardino
Botanico di Sukhumi nel Caucaso del Nord. Questi due giardini sono molto diversi
dalla Mortella. Li ho menzionati per farvi capire che ne ho visti molti nella
mia vita e che le nostre impressioni sulla Mortella non erano campate per aria
ma levigate attraverso molteplici paragoni con altri giardini botanici visitati
nel corso degli anni. Ho saputo che la parola “Mortella” significa in
italiano un arbusto sempreverde della famiglia delle
Mirtacee, più comunemente chiamato mirto,
tipico della macchia mediterranea; il frutto a bacca aromatica è usato per
insaporire le carni. Per le persone russe che non conoscono l’italiano,
la parola suona come qualcosa di affascinante e magico che ti ispira e ti porta
ad uno stato di euforia. Verso il termine del nostro soggiorno a Ischia, a
Settembre del 2006, prima della visita al giardino botanico, vicino al parco
“i Giardini di Poseidon” abbiamo visto un libro sull’isola appena
pubblicato, destinato ai turisti in lingua russa. Forse ne ho già parlato, ma
il libro è talmente bello che ve lo consiglio assolutamente. Nel descrivere la
bellezza dell’isola gli autori trasmettono tanto amore e tanta passione per
Ischia, la chiamano “paradiso mediterraneo”. Mi è rimasta impressa una
descrizione come questa: “Appena si entra nella Mortella, ci si immerge in
un’atmosfera magica”. Io e mia moglie concordiamo pienamente.
“Passeggiando lungo le stradine del parco, potete incontrare piccole
oasi di verde dove l’acqua fa i suoi giochi di fantasia, ed ammirare piante di
rara bellezza e diversità .” Nella Mortella c’è una moltitudine di forme e
colori che sembrano cantare una lode all’armonia del mondo, alla pace e alla
serenità, e allo stesso tempo lascia lo spazio per bellissime creazioni
artistiche ed architettoniche. Fra i capolavori del giardino da notare sono la
Cascata del Coccodrillo, una specie di dedica alle ninfe della Fontana Vittoria,
Ginkgo Bilbao, un po’ isolato, sembra regnare sui fiori, camelie in forma
mosaica. Solo a ricordare quella bellezza mi sento rilassato, ed ogni dubbio e
paura svanisce.
Più
tempo passeggiavamo per quei luoghi reconditi del giardino, più forte cresceva
la voglia in noi di scoprire tutti i segreti e misteri della Mortella, unica ed
irripetibile, per provare qualcosa di nuovo, per arrichire il nostro bagaglio di
esperienze di qualcosa di positivo. Eravamo pieni di emozioni forti ed intense:
sentivamo passare dentro di noi un flusso di bellezza incomparabile che
ci aveva stregati, ubriacati e affascinati. Avevamo la sensazione di vivere una
fiaba in
cui una mano magica ed invisibile, capace di avvertire il nostro stato
d’animo, ci accompagnava
frettolosamente per farci vedere più cose possibili. Era un mondo fatto
d’amore, un po’ appartato, dove noi anziani ci sentivamo all’alba della
giovinezza in mezzo al giardino divino della Mortella.
Abbiamo anche apprezzato l’atmosfera di pace e serenità che regnava
alla Sala Thai, da noi ribattezzata “Pergola degli innamorati”.
Il
giardino “La Mortella” è un esempio di ricco patrimonio culturale e di
pluriennale esperienza della scuola inglese di design degli esterni. Pensate che
l’idea del parco era nata in un luogo vuoto,
infecondo e sterile, nel luogo in
cui eruttò l’Epomeo. Fu così che si formò la Punta Caruso, il luogo dove si
trova adesso la Mortella, che solo a sentirla pronunciare resto senza fiato!
Dobbiamo apprezzare la possibilità di vedere e immaginare il futuro giardino
subito, e dopo, a poco a poco,
nell’arco di qualche decennio, crearlo, costruirlo e curarlo. La Mortella era
stata realizzata da una coppia di coniugi Russel Page. (1901-1984)
e Lady Susan; non ci stancheremo mai di ringraziarle per la loro ispirazione,
talento, amore e coraggio. Ci piacerebbe sapere che cosa le ispirò a creare
quel paradiso sulla Terra! Ci avevano messo l’anima nel parco! Grazie alla
loro pazienza e tenacia possiamo ammirare
capolavori come Il Tempio del Sole, la Serra
delle Orchidee, il Ninfeo, la Voliera... Oppure il Teatro Greco con il suo
palcoscenico divino fatto d’aria color celeste, abbracciato calorosamente dal
mare brillante, dove senti gli echi delle voci stupende e gli applausi rivolti
ai cantanti come Enrico Caruso, Maria Callas, Luciano Pavarotti!..
Intanto
il tempo correva veloce e ci avvicinava al concerto di musica per pianoforte
nella sala concerti nella casa-museo sul territorio del giardino. Sul
palcoscenico cantava una persona di grande talento, Francesco De Gregori, non
scorderemo mai la sua sincerità, il romanticismo e l’energia positiva emanata
dalla sua voce fantastica. Ascoltammo
anche dei brani classici di Chopin e di altri
compositori di fama internazionale. La presentatrice del concerto era la padrona
del giardino, Lady Susan. Io e mia moglie fummo
gli ultimi ad entrare nella sala e occupammo
gli ultimi due posti liberi...Guardai in alto e poi verso il
palcoscenico, dove c’era lei...Lady Susan...
Stava
lì, così maestosa con il suo bastone
Con
le spalle avvolte nel scialle o plaid,
Con
lo sguardo silenzioso, un po’ in basso,
Che
la rendeva più leggera e pura;
O
forse la sua schiena dritta e lo
spirito caparbio
Imperavano
e dominavano su di noi.
Il
suo sorriso e la serenità degli occhi
Ci
regalavano la sua ospitalità innata.
La
nostra attenzione era lì, con lei,
Già
immaginavamo e prevedevamo lo spettacolo divino,
Condotto
dalla Musa che aveva svegliato il miracolo
in noi,
Trasformando
i simboli d’amore in un codice del mistero.
Lady
Susan ci salutò in italiano e inglese, alla fine del suo discorso chiese scusa
per non saper parlare in tedesco, dato che la maggioranza dei turisti che
adorano viaggiare per il mondo e si distinguono per la loro curiosità verso
diversità culturali è tedesca. Mi piacerebbe sapere chi viaggia di più: i
tedeschi o i giapponesi?!.. Scusate la mia distrazione. Fu così che
Lady Susan ci presentò una brava interprete che tradusse il suo maestoso
discorso in tedesco.
La
sala concerti era molto animata,
gli
applausi esplodevano per Lei,
per
la padrona del Giardino e del salone,
La
quale era salita sul palcoscenico
Per
presentarci il talentuoso musicista.
Appena
finito il breve discorso, la padrona del giardino, accompagnata da applausi
strepitosi, si avviò verso la stanza degli ospiti, dove si era riservata un
posto in una comodissima poltrona.
E
lui bruciava di passione,
Pieno
di energia e di emozioni forti,
sorvolando,
spensierato, la Punta Caruso.
É
così virtuoso, il pubblico è cieco di estasi.
Ma
com’è giovane il musicista...
Affascinato
dalla Musa ispiratrice...
Il
suo stato d’animo e la bontà
Riscaldano
i nostri cuori stanchi.
Senz’altro,
è bravissimo! Urrah! Grazie!
Eccoti
una costellazione di lodi ed eccoti il Cielo!
Eccoti
un segno segreto, tutto è benedetto qui.
La
Natura stessa ci dà il benvenuto.
Lode
alle costellazioni, ai segni segreti!
Ma
come siamo affascinati!!!
Francesco,
con la sua bravura e talento, ci aveva aiutati a mettere in ordine i nostri
pensieri, sentimenti ed ammirazione per quello che avevamo visto. Eravamo così
tranquilli e rilassati, una sensazione strana per dei moscoviti.. Ci convincemmo
profondamente che saremmo dovuti ritornarci, ad Ischia, in quel mondo benedetto
e fiabesco, mille volte, fino all’ultimo respiro.
Il
giardino La Mortella e quella mia sensazione che girava nell’aria, la
sensazione di mistero, l’atmostefa del primo amore platonico, mi avevano
suscitato mille ricordi, lontani nel tempo, di infanzia e giovinezza, della mia
vita studentesca, del periodo in cui collezionavo le fiabe dei popoli del mondo.
Naturalmente, conoscevo meglio le
fiabe popolari russe e quelle d’autore, per esempio, di Afanasiev e di Bazhov.
Tutte le fiabe di Pavel Bazhov si
distinguono dal fatto che, quando le leggi, capisci subito la trama e cominci a
pensare che tutto ciò che accade nella fiaba sia vero. Ho la stessa sensazione
quando rileggo la famosa opera di Nikolaj Gogol, intitolata “Le veglie alla
fattoria di Dikanka”, l’opera attraverso la quale riesci a cogliere la
bellezza, unicità e musicalità della lingua ucraina, ad apprezzare la vita
quotidiana di quei tempi lontani, in cui visse il geniale Gogol. Ed eccoci, io e
Nina, di nuovo in Russia, in casa nostra, tutto procede bene...Ma le nostre
menti e i nostri cuori sono lì, in Italia, ad Ischia, e se devo essere più
preciso, nel giardino La Mortella. In quei momenti il mio pensiero torna alle
fiabe di Pavel Bazhov, in particolare “La
padrona del monte di rame” e “Il Maestro di montagna”. Il linguaggio delle
sue fiabe merita un discorso a parte, in cui padroneggiano la parlata di coloni
uraliani dove si specchiano la luce
del sole, l’anima umana, il mistero, lo splendore paradisiaco e la bellezza
stregante di rarissime pietre preziose e rocce, quelle rocce degli Urali
che dividono l’Europa dall’Asia. In quelle fiabe si sente e suona
come una bella musica il tema dell’amore e della creatività che sono,
a parere dell’autore, inseparabili, intercambiabili e interpenetrabili nella
sua affascinante misteriosità. Pensando a quelle fiabe, cominciavo a capire il
motivo che spinse Russel Page e Lady Susan a costruire quel monumento d’amore,
l’Amore con la A maiuscola. Sto parlando ovviamente del giardino-perla La
Mortella. Mi domando: se non ci fosse stato amore fra di loro, che cosa sarebbe
sorto al posto del giardino? Grazie ai loro sentimenti veri e sinceri, adesso
possiamo ammirare La Mortella... Viva l’amore!
Vogliamo
ringraziare il Destino per il fatto che al mondo esistono persone che sanno
creare con la loro immaginazione e il loro talento, sulle ali dell’amore, e
che sanno impersonare nella realtà le loro idee in tal modo che noi, tutti i
popoli della Terra, possiamo vederle, apprezzarle ed ammirarle e diventare
migliori...
E
così la realtà diventa più vicina...
Si
intravede la traccia del sogno
In
uno spazio meraviglioso.
E
possiamo stranamene sfiorare quell’inizio,
L’inizio
di tutti gli inizi, Dio. La Parola...
Eccoli
qui l’Amore, la Creatività, le
Scoperte, le Conquiste, l’Armonia, la Memoria...Sono come quella coppia, come
Lui e Lei, come innamorati che ballano la danza del Destino.
Se
si potesse percepire la Vita come un contrario alla Morte, definirei
la Vita come una scoperta eterna dell’infinito attraverso la Morte.