Irlanda

Diario di viaggio 7-21 ottobre 1999

di Ivan Sgualdini

www.ivanweb.net

 

ITINERARIO

1° GIORNO: Dublino

2° GIORNO: Cashel – Cork

3° GIORNO: Bantry – Ring of Kerry – Killarney

4° GIORNO: Killarney National Park, Ross Castle, Muckross House

5° GIORNO: Dingle – Limerick

6° GIORNO: Cliffs of Moher – The Burren – Galway

7° GIORNO: Connemara, Connemara National Park – Killemore Abbey – Sligo

8° GIORNO: Donegal – Letterkenny

9° GIORNO: Giant’s Causeway – Antrim Coast – Carrick-a-Rede – Belfast

10°GIORNO: Belfast – Dublino

11°-15° GIORNO: Dublino, Temple Bar, Guinness Brewery, Trinity College, O’Connel Street, Dublin Castle

 

 

PRO 

ü      L’atmosfera magica dell’isola, creata dalla bellezza del paesaggio, nelle infinite verdi vallate e nella maestosità dell’oceano, nelle scogliere mozzafiato a picco. Ideale per chi ama pace solitudine e riflessione

ü      L’ospitalità della gente, a volte quasi commovente, “Non ci sono sconosciuti in Irlanda, ma solo amici che ancora non conosci”

ü      L’organizzazione turistica, perfetta nella continua presenza dei Bed & Breakfast e ostelli anche nei posti più isolati e mai oppressiva (il turista gode di assoluta libertà nel fare quello che vuole)

ü      La presenza costante di stranieri da tutto il mondo, studenti e lavoratori, che creano un incredibile ambiente plurietnico anche nelle cittadine con pochi abitanti, e una facilità di conoscenza, integrazione e partecipazione che non ha eguali in nessun altro posto, specialmente nei pubs e negli ostelli

ü      La natura protagonista, assolutamente intatta nei silenzi delle terre con una densità di popolazione quasi nulla

ü      I prezzi abbordabili per tutte le tasche, a patto che si faccia un viaggio libero “fai da te”, scelta vivamente consigliata

ü      La “gioventù” della popolazione, poiché si vedono solo ragazzi ovunque e l’età media non supera i 30 anni

ü      La musica dal vivo, sempre presente in tutti i pub, con gruppi bravissimi e coinvolgenti che suonano ogni genere di canzoni. Incredibilmente bella, inutile dirlo, quella celtica

 

 

CONTRO 

ü      L’Irlanda offre bellissimi paesaggi e uscite nei pub la sera con un’estrema facilità di conoscenza di persone da tutto il mondo, ma se non si è interessati a queste cose si può rimanere delusi, poiché non vi sono molte attrazioni e molti monumenti storici o musei particolari a parte qualche bel castello e cattedrale. Per lo meno la tradizione storica non è paragonabile a paesi come Italia, Inghilterra, Francia e così via.

ü      La cucina non è certamente il massimo (noi italiani siamo ottimi critici in questo si sa…) e non è radicata nella cultura irlandese

ü      La cultura del bere al contrario è protagonista di questo paese come in molti del Nord, (ma questo può essere un pro e contro in maniera soggettiva) e se non si va d’accordo con l’alcool non è proprio il massimo uscire la sera se non si conoscono i posti giusti…

ü      Da novembre ad Aprile il tempo è pessimo, fa freddo, piove spessissimo e il vento è molto forte. Non sono condizioni certo agevolate per il turista!

 

IL VIAGGIO 

Il mio viaggio è durato 15 giorni tra il 7 e il 21 ottobre del 1999, suddivisi come segue:

1° GIORNO

Partenza da Cagliari con i miei due grandissimi amici Carlo e Nicola, e arrivo ad Alghero in mattinata. Da Alghero volo Ryanair fino a Londra e poi un secondo volo per Dublino. All’aeroporto di Dublino, ormai notte, avevamo una macchina affittata della Hertz. Armati di coraggio ed entusiasmo abbiamo intrapreso subito la  guida a sinistra e ci siamo buttati sull’autostrada che porta a Dublino. Non potevamo non darle almeno un’occhiata il sabato notte, ed è stato il nostro primo shock!

Da questo punto in poi abbiamo capito che nulla sarebbe stato uguale all’Italia, e che ci trovavamo in un posto dove la cultura era completamente diversa dalla nostra. Centinaia di ragazzi brilli e ubriachi giravano per le strade, a volte tenendosi a braccetto per non cadere (quando parlo di ragazzi intendo ragazzi e ragazze poiché lì le ragazze bevono almeno lo stesso tanto dei ragazzi). Alcune ragazze si toglievano addirittura le scarpette a tacco alto e aperte, vestite come se fossimo in estate, e camminavano scalze mentre noi ci congelavamo dal freddo con tanto di giubbotto… ma questo è il paese dei Balocchi? Eravamo, e non sto scherzando o esagerando, le uniche persone sobrie che camminavano ma la cosa più bella è che nonostante tutta quella gente che aveva bevuto alla grande non abbiamo mai avuto paura, non c’è stata mai nessuna situazione di pericolo (quel giorno come in tutto il resto del viaggio), al contrario! Gli irlandesi quando bevono danno il meglio di sé e diventano allegroni, socievoli, si divertono alla grande, non sono aggressivi o pericolosi.

La nostra vana speranza di trovare alloggio la sera è comunque svanita presto e ripresi dallo shock iniziale siamo tornati alla macchina e abbiamo lasciato Dublino avviandoci verso Cashel. Era ormai tarda notte e ci siamo fermati a dormire in macchina da qualche parte…. 

2° GIORNO

In condizioni un po’ pietose per la notte, siamo partiti subito per la nostra prima meta: la cittadina di Cashel, con le imponenti rovine della sua abbazia. Molto bella e suggestiva, sicuramente uno dei monumenti più grandi e intatti dell’isola, sorge a ridosso del paese e lo sovrasta. Particolare l’atmosfera creata dalle grandi croci celtiche, le rovine, i corvi che svolazzavano in continuazione sopra la nostra testa.

Dopo un paio d’ore ci siamo avviati verso Cork, un altro bel tragitto. Siamo arrivati la sera e non abbiamo avuto problema per l’alloggio, poiché avevamo la cartina degli ostelli di tutta l’Irlanda (si trova ovunque ed è a dir poco comodissima). Il nostro ostello era l’Isac’s hostel, grandioso, sembrava un castello, in pieno centro città. Cork è la seconda città d’Irlanda ed è veramente carina e vivibile. La gente non è affatto stressata e il traffico non è incasinato come a Dublino. Da vedere la maestosa cattedrale e obbligatoria una passeggiata costeggiando il fiume. La notte siamo usciti alla ricerca di un pub, siamo finiti in uno qualunque ed è stato divertentissimo! Un gruppo rock suonava dal vivo in modo davvero coinvolgente, tutti ballavano e mettevano in mezzo tutti, e si beveva… ehm… ovviamente qualche Guinness è scappata anche a noi, era la prima sera…ma scherziamo? 

3° GIORNO

La mattina, dopo aver fatto un altro giro a Cork, ci siamo diretti sulla costa verso Bantry, una sorridente cittadina sul mare molto ospitale e turistica. Abbiamo fatto una passeggiata e mangiato in una sorta di locanda del posto, per poi riprendere il viaggio verso una delle cinque famose penisole del Sud-Est: il Ring of Kerry. La giornata purtroppo non ci ha assistito, la pioggia continua ci ha impedito di allontanarci molto dalla macchina e di scattare foto. Ci abbiamo messo tutta la serata per fare il giro ad anello della penisola, ma gli scorci di panorama che abbiamo visto sono stati davvero molto belli.

La sera tardi siamo arrivati a Killarney, e anche qui non abbiamo trovato nessun problema per l’alloggio. Dopo una passeggiata abbiamo deciso per il Railway hostel, carino, con una tipa veramente scoppiata che lo gestiva. La nostra stanza aveva il nome “Flinstones”.

  

 

4° GIORNO

La mattina dopo siamo andati subito ad affittare una bicicletta per visitare l’attrazione principale di Killarney: il vastissimo National Park, attrezzati di tutto punto con tanto di cartina presa all’ostello.

Siamo arrivati fino al Ross Castle in un susseguirsi di bellissimi paesaggi con ogni genere di verde, paludi, laghetti. Il Ross Castle sorge proprio sul lago principale del parco, dove si può fare anche un giro in battello. Noi siamo entrati a visitare il castello, ma dentro francamente non era il massimo. All’uscita ci aspettava una bella sorpresa: un vero e proprio diluvio che ci ha costretto a tornare di corsa all’ostello fradici e restituire le biciclette. Ma non ci siamo arresi a “un po’” d’acqua…

Asciugati gli indumenti con l’asciugacapelli (in che condizioni eravamo eh?) siamo tornati all’assalto del National Park, arrivando a piedi fino alla Muckross House. Il tragitto è bellissimo e mostra una minima parte del meraviglioso parco, costeggiando il lago. Ritengo ci vogliano almeno 3 giorni per visitarlo decentemente (organizzano anche gite in canoa, trekking con guida e gite panoramiche in calesse).

Più tardi abbiamo ripreso la macchina e fatto un giro invano alla ricerca della Torc Waterfall, sempre all’interno del National Park ma dalla parte opposta. Non abbiamo trovato la cascata che cercavamo, ma siamo finiti in una strada strettissima, isolatissima e sperduta nell’interno, dove abbiamo veramente apprezzato quella che è l’Irlanda selvaggia, dove la natura domina sovrana e la civiltà stenta ad arrivare. Ma il Bed & Breakfast esisteva anche qui, clamorosamente e lasciandoci a bocca aperta, nei pressi forse dell’unica costruzione esistente nel raggio di Km: una fattoria!

La notte abbiamo fatto una bella chiacchierata con la strana ragazza che sembrava uno scout in missione e gestiva il Railway Hostel, di una simpatia unica. Cercava generosamente di spiegarci, in inglese ovviamente, i posti migliori dove uscire la sera, e subito dopo abbiamo messo in pratica i suoi consigli in giro per qualche pub! Ne abbiamo trovato uno meraviglioso con un gruppo eccezionale, i Sin-Aid (mi è rimasto nel cuore e ho comprato anche il CD!) che suonava un genere particolarissimo di musica definito rock-celtico, ovvero oltre la classica fisarmonica ed il leggendario flautino c’era l’aggiunta della tastiera, del basso e della batteria… ragazzi era commovente da quanto era emozionante, per poco mi scendevano le lacrime! Lì capii che questo sarebbe stato un viaggio veramente mitico! Ma non era finita: dopo l’estasi di quella musica celestiale c’era la discoteca, e allora vai in mezzo alla bolgia, con ragazzi che ti prendevano a braccetto e ti buttavano in mezzo a ballare alla grande… un’esperienza indimenticabile!

Killarney mi è rimasta nel cuore e penso sia senza dubbio una delle cittadine più belle e magiche di tutta l’Irlanda, assolutamente imperdibile. 

5° GIORNO

Il giorno dopo ci siamo diretti in un’altra penisola chiamata Dingle, proprio sopra il Ring of Kerry. Mi è piaciuta molto di più, nei suoi rilievi dolci, verdissimi, qualche spiaggetta incastonata tra le rocce alte, dove le onde dell’oceano creavano decine di metri di battigia. Ed è stata anche la prima volta che abbiamo toccato, emozionati come bambini, l’oceano! (Noi poveri sardi siamo abituati “solo” al Mediterraneo…).

Dopo pranzo il tempo è peggiorato clamorosamente ed una bufera ci ha travolto mentre passeggiavamo sulla costa. Mai visto niente del genere nella mia vita, un vento fortissimo ci impediva quasi di stare in piedi e vinceva la forza di gravità dell’acqua, impedendo ad una cascata di un ruscello di cadere e facendola tornare verso l’alto e ricadere indietro… voi avete mai visto una cascata al contrario con l’acqua che cade… in alto?!? Riuscivo a mala pena a tenere la mia videocamera in mano e ho fatto delle riprese mossissime con l’obiettivo bagnato, ma bellissime, perché quei momenti sono stati veramente emozionanti! Sembrava di essere soli contro tutta la furia della natura! L’oceano poi diceva la sua, con onde alte e vaste quanto l’intero paese che stava lì vicino e Km di schiuma bianca. Tutto ciò è documentato con una foto scattata in condizioni davvero estreme!

Abbiamo messo tutto il giorno per fare il giro delle Dingle e per la notte abbiamo preso un B&B a Limerick, il Clarehaven. Il B&B era molto carino ma la città è stata la cosa più triste che abbia visto dopo Belfast, così grigia e cupa. E’ vero che si tratta di un grosso centro industriale ma non sembrava neanche di stare in Irlanda, persino le strade erano deserte la notte, cosa veramente insolita in un Paese come questo!

      

6° GIORNO

Abbandonata subito la grigia Limerick, ci siamo diretti alle famosissime Cliffs Of Moher, diventate un simbolo turistico imperdibile dell’Irlanda. Sembra tutto tranquillo e normale quando si arriva con la macchina ai parcheggi, si intravede a mala pena il mare e le vallate verdi, niente fa immaginare cosa realmente ti sta aspettando là dietro… Abbiamo fatto due passi, superato il chiosco turistico con le solite cartoline e oggettini di ogni tipo, ed ecco lo stupore disegnarsi improvviso sui nostri volti: uno scenario mozzafiato davanti ai nostri occhi! I verdi prati finivano a picco sull’oceano in una parete verticale di oltre 200 metri, niente sbarre, niente limiti, solo un sentiero che costeggia le Cliffs da destra a sinistra. Inutile dire che vale la pena andare sia da una parte che dall’altra, ma prima bisogna provare la vera eccitazione, l’overdose di adrenalina: affacciarsi dal balcone!! Già, perché in una specie di piattaforma (nelle foto si intravede) ci si può camminare e sporgere per vedere oltre. Bisognava farlo, così prendendo esempio dagli altri turisti, ci siamo messi a carponi (visto il forte vento) e abbiamo camminato a quattro zampe fino ad arrivare all’orlo, al limite estremo, dove affacciandoci con una grandissima emozione mischiata alla paura abbiamo visto il dirupo perfettamente verticale sotto di noi. Un passo in più e un volo di 200 metri, ragazzi là non si scherza mica! Sotto, l’oceano infuriava mostrando la sua piena potenza contro la roccia basaltica e creando giochi di schiuma, un’emozione unica, inutile tentare di descriverla! Dopo questa botta di adrenalina abbiamo passeggiato costeggiando sulla sinistra, e poi siamo tornati indietro e passati sulla destra, dove risiede una torre, una volta usata come vedetta, e da dove si può salire e godere del panorama a 360° delle Cliffs ed osservarne in lontananza i particolari con il binocolo a pagamento.

Lasciato a malincuore questo spettacolo unico della natura, ci siamo diretti verso un’altra regione per vedere un altro singolare paesaggio, quello del Burren. Di passaggio ci siamo fermati ad una grotta che avevamo visto in un depliant, la Aillwee Cave. Non è stata davvero una grande scelta, poiché la cosa più bella che abbiamo visto è stata la sala di attesa prima della visita guidata… La grotta era incredibilmente scarna, non c’era nulla. Abbiamo camminato molto per vedere solo pareti vuote, ma la chicca è stata in fondo alla grotta, quando con illuminazioni stratosferiche abbiamo visto finalmente la perla del posto: una stalattite alta sì e no qualche decina di centimetri che sembrava alta decine di metri da come era gonfiata dalle guide… ragazzi dico, scherziamo? Ma se vengono in Sardegna questi ci fanno il parco giochi dentro le nostre grotte! Una stalattite del genere è la cosa più banale che si possa trovare qua, forse ne ho anche qualcuna simile giù in cantina…

Scherzi a parte, un po’ delusi da questa attrazione, abbiamo proseguito finalmente verso il Burren, che è una regione costituita da diversi monti e vallate dove non vi è assolutamente niente al di là delle rocce, sembra di essere sulla luna! Niente piante, niente vita, nulla… solo rocce! Eravamo tentati di chiedere per qualche guida, poiché organizzano veri e propri trekking in questa regione, ma era già tardi. Però almeno ci siamo goduti il tramonto sulla luna! Questo sì meritava una visita…

Per la notte siamo arrivati fino a Galway, una delle più famose cittadine turistiche irlandesi, scelta da studenti di tutto il mondo per imparare l’inglese. Purtroppo l’abbiamo vista un po’ di sfuggita e di fretta, e ci siamo buttati a letto presto nell’ostello del Great Western House, ma Galway meritava sicuramente una sosta più approfondita.

     

 

7° GIORNO

La mattina dopo ci siamo diretti verso il Connemara, fermandoci di passaggio al castello di Augh… (un nome impronunciabile). Con nostro rammarico era chiuso, ma non essendoci nessuno abbiamo ben pensato di entrare per vie traverse all’interno delle mura e dare un’occhiatina (ma non ditelo a nessuno!).

Un’ora dopo siamo entrati nella regione del Connemara, famosa per i suoi colori tipicamente autunnali che riflessi nei numerosissimi laghetti creano un’atmosfera veramente romantica! Un grande numero di pittori e poeti si sono ispirati in questa zona. Molto bello già solo attraversarla in macchina, ma una passeggiata diventa quasi obbligatoria nel National Park. Da qua si possono apprezzarne appieno la flora e la fauna, dando da mangiare ai cavalli, ai pettirossi, leggendo le didascalie e informazioni presenti ovunque nel parco.

Lasciato il National Park ci siamo spostati, qualche Km. più avanti, alla bellissima Killemore Abbey, oggi diventata un convento di suore, ma visitabile in alcune sue parti. La struttura sorge in un posto eccezionale e davvero suggestivo, a ridosso di una parete boscosa e praticamente sul lago. La pioggia ha reso il tutto ancora più fiabesco, creando un alone di nebbia che sfumava nel paesaggio. La tranquillità e la serenità qua sono sovrane, si fa un passo indietro nel tempo. Ad accoglierci dentro la Killemore Abbey c’era una suora, dai modi tipicamente inglesini e gentilissima, che non appena ha sentito il nostro accento italiano si è trasformata… in un’italiana! Ha cambiato tutto, modi di fare, accento, e ha cominciato a parlare benissimo con noi l’italiano. Siamo rimasti esterrefatti, che gente di cultura! Chissà quante lingue e culture conosceva.

La notte l’abbiamo passata a Sligo, sorridente cittadina colma di giovani studenti. Il gestore dell’ostello era un personaggio unico al mondo, ci ha preso in giro per ore (ma lui era serissimo!) con i suoi racconti sull’America, sul lavoro che faceva per il Presidente, sui suoi contatti con i politici italiani e così via… ma quando ha detto che Berlusconi era stato nel suo ostello per qualche giorno e per giunta nella nostra stanza, la numero 5, beh ragazzi… ma dai che chicca! Un mito veramente, credetemi! La notte siamo usciti e l’abbiamo finita in un disco-pub a ballare fino a tardi, è stato un divertimento totale…

             

8° GIORNO

Il giorno dopo, in condizioni un po’ pietose, ci siamo diretti verso il Donegal, la terra più selvaggia e meno abitata dell’isola. Abbiamo fatto una sosta in una delle spiagge più grandi e famose del posto, dove la gente passeggia nella battigia per decine di metri creata dalle lunghissime onde dell’oceano. Qui le spiagge sono larghissime, si nota la differenza con quelle tipiche Mediterranee.

Anche le scogliere sono molto suggestive, abbiamo letto dalla guida che ci sono le più alte d’Europa con 300 metri di altezza, io però non li ho contati per cui non vi saprei dire se è vero!

La sera siamo finiti a Letterkenny, una simpatica cittadina strategicamente posta al confine tra l’EIRE e l’Irlanda del Nord. Questa volta abbiamo scelto un B&B per la notte, veramente carino, una stanza grande con bagno che niente aveva da invidiare a quella di un hotel (in effetti nei paesi del Nord molti B&B sostituiscono praticamente come categoria gli hotel a due e tre stelle). Siamo usciti a fare una passeggiata ed entrati in un pub a prendere l’usuale Guinness, poi siamo andati alla ricerca di un disco-pub poiché come è noto alle 23:00 i pub comuni chiudono. Con nostra immensa sorpresa abbiamo trovato a piedi una discoteca enorme al centro del paese, esageratamente sproporzionata per una cittadina di quelle dimensioni! E con ancora più grande stupore abbiamo notato la bella gente che la frequentava già dal parcheggio pieno zeppo di macchine super lussuose… il paese dei ricconi? Non abbiamo capito come funzionava il giro, comunque molte di quelle persone erano inglesi che attraversavano il confine e venivano a divertirsi qui. Anche il look era tutto un’altra cosa, tutti vestiti in “tiro” e alla moda, le ragazze sembravano modelle che sfilavano. E questo è decisamente insolito in Irlanda poiché qua la moda non fa parte della cultura come da noi in Italia, in genere ci si veste comodi senza badare molto al look, un paio di jeans una maglietta e via (considerate anche l’enorme influenza americana sugli irlandesi e anche loro, mi sa, di moda ne capiscono ben pochina eh?). Nonostante noi fossimo invece vestiti normalmente (abituati al resto dell’Irlanda) non abbiamo avuto nessun problema per entrare, la solita carta d’identità è stata più che sufficiente. La conseguenza logica della diversità d’ambiente si è vista comunque subito: bella gente, belle ragazze, belli tutti, ma freddi, incredibilmente più freddi del solito… sarà perché c’erano molti inglesi? Sarà perché erano tutti vestiti bene? Chissà la ragione, comunque ci è veramente mancata la tipica serata irlandese dove tutti mettono in mezzo tutti e succede di tutto, molto più divertente che andare solo a ballare! 

 

9° GIORNO

La mattina siamo partiti per attraversare il confine e vedere la temuta Irlanda del Nord. Visto ciò che si leggeva, e considerato che in tutto il nostro viaggio ancora non sapevo come fossero fatte le macchine della polizia non avendone mai incontrato una (e tutt’oggi se me lo chiedete non so rispondervi!), ci aspettavamo di tutto e pensavamo fossero tutti qua: controlli, blocchi, polizia. Ma non c’era niente! Niente di niente, abbiamo continuato a viaggiare tranquilli senza neanche accorgerci di passare il confine, e soltanto il lieve cambiamento di architettura nella costruzione delle case ci ha fatto capire che ormai eravamo nell’Irlanda del Nord.

La nostra meta era l’ottava meraviglia naturale del mondo, così definita da molte guide, il Giant’s Causeway, ovvero il passo del gigante. Deve il suo nome ad un antica leggenda, parecchio fantasiosa, ma che rende l’idea. La caratteristica di questa lingua di terra che dà sull’oceano è costituita da colonne di roccia basaltiche perfettamente esagonali, che creano un paesaggio veramente singolare ed unico. Esiste qualcosa del genere anche in Scozia e in Islanda, ma non so se di queste proporzioni. E’ incredibile pensare che la natura si impegni tanto a scolpire queste rocce in modo così perfetto, poiché il fenomeno è dato dalla combinazione di molti fattori tra loro come la composizione basaltica della roccia, la composizione acida del suolo e l’erosione degli agenti atmosferici.

In ogni caso l’attrazione turistica è garantita, e la struttura da cui si accede è completa e ben organizzata: c’è una sala di ristorazione, il negozietto che vende ogni genere di souvenir e così via. Ma è soltanto una sorta di ingresso poiché le Giant’s Causeway sono ancora lontane. Ci si può arrivare addirittura in bus ma direi che è ridicolo, perché tutta la costa è a dir poco spettacolare e bellissima e merita una passeggiata come si deve. Piuttosto ci è dispiaciuto non avere più tempo, perché ci sarebbero stati da passare davvero un bel paio di giorni sulla costa di Antrim. All’ingresso si trova una cartina di tutta la zona della costa, ricca di sentieri dove si può passeggiare liberamente e godersi il panorama. Alcuni punti purtroppo sono visitabili solo da Giugno a Settembre con il bel tempo, e questo ci ha impedito di vedere il ponte sospeso di Carrick-a-Rede Rope Bridge, che collega un isolotto alla terra ferma. Quanto ci è dispiaciuto non poterci andare! Ma torniamo alle Giant’s…

Abbiamo intrapreso il nostro cammino sulla costa verso il famoso passo, era una giornata molto ventosa però non pioveva anzi c’era il sole. Quando dico molto ventosa, intendo dire che nei punti aperti panoramici si stava a mala pena in piedi… ma per fortuna il sentiero è tutto sotto costa, siamo stati noi ad avventurarci in qualche colle per godere della splendida vista! Il paesaggio assume caratteristiche davvero belle: le scogliere sono verdissime fino all’oceano e a tratti assumono forme di canyon, a tratti sono scolpite con pareti di alte colonne in stile esagonale, e quando si arriva in prossimità dell’oceano capita che un’enorme quantità di schiuma accumulata tra le rocce voli all’improvviso, per causa di qualche onda anomala e del vento, e pare che nevichi alla grande!

Dopo circa una mezz’ora si arriva al famoso passo, una collinetta sul mare costituita solo da queste uniche rocce esagonali su cui è divertentissimo passeggiare e arrampicarsi, o sedersi per osservare il panorama e l’oceano. Un’attrazione decisamente imperdibile!

Più avanti il sentiero continua e si divide, un tratto si arrampica sulla parete montuosa e permette di godere di una magnifica vista delle Giant’s Causeway e della costa dall’alto. Tutta la costa di Antrim, nell’estremo nord-est dell’Irlanda, merita davvero di essere vista.

Terminata questa indimenticabile esperienza, ci siamo diretti verso Belfast, dove volevamo assolutamente vedere com’era fatta questa città tanto conosciuta per i suoi scontri, gli attentati, le sue bombe.

Ed è stato veramente triste come ci aspettavamo. Impossibile descrivere la pesante atmosfera che si respira in questo posto, è tutto così strano e oscuro. La città è una rocca fortificata, telecamere enormi blindate ovunque, sui palazzi, sui cancelli, ponti di attraversamento pedonale che sembravano gallerie con tutto il filo spinato intorno, muri di divisione dei quartieri, degli isolati, la caserma delle forze dell’ordine pareva una base militare in guerra, con vedette e mitra puntati ovunque. Ragazzi che roba… incredibile pensare che della gente normale viva qua.

Comunque abbiamo cercato un posto per dormire senza avere nessun problema e abbiamo aspettato l’indomani mattina per visitare la città… 

 

10° GIORNO

La mattina abbiamo girato un po’ per la città. Il centro è circondato da mura e all’ora del coprifuoco, la notte, viene chiuso. Ma di giorno sembra tutto tranquillo, la gente cammina normalmente per le strade, fa la spesa, si incontrano studenti collegiali che escono da scuola, pare quasi una vita davvero normale. Peccato che ogni tanto si incontrino chiese distrutte da bombe (intendo dire ruderi senza tetto anneriti e bucati dalle esplosioni), camionette della polizia blindate ed armate come carri da guerra sfrecciare per le strade insieme alle macchine comuni, quartieri grigi ed assolutamente isolati dove girare con videocamera, cellulari e macchine fotografiche non è decisamente una buona idea (qui è stata davvero l’unica volta che siamo stati alquanto intimoriti). L’Irlanda è improvvisamente sparita e ci siamo ritrovati in un posto al di fuori del tempo e dello spazio, dalle parvenze assolutamente irreali. Niente più casette tutte colorate, l’allegria della gente, gli ubriachi divertenti la notte; a Belfast le case sono grigie, la gente cupa e ci sono tanto di cartelli che vietano drasticamente di bere dopo una certa ora, pena una multa colossale o direttamente le sbarre! Sembrava di essere dentro un triste film di guerra, eppure la vita là è reale eccome, c’è gente che ci vive tutti i giorni in questa città…

Non si può dire sia stata certo una bella esperienza, e noi lo sapevamo. Ma è stato un bene farla, perché è un’esperienza che fa davvero riflettere e pensare su tante cose. E’ una parte non d’Irlanda ma del mondo che va conosciuta per rendersi conto di tante cose che si possono solo immaginare leggendo queste mie righe, ma vi assicuro: esserci è un’altra cosa!

Prima dell’ora di pranzo abbiamo lasciato Belfast e ci siamo avviati verso l’ultima tappa del nostro viaggio: Dublino. La prima cosa che abbiamo cercato è stato l’ostello, per lasciare i bagagli, restituire la macchina all’aeroporto e tornare leggeri in bus nuovamente all’ostello. Abbiamo girato un po’ e alla fine abbiamo scelto l’Abram hostel, che si trova in Gardiner Street, una via con ampia scelta di alloggio, piena di Bed & Breakfast e con diversi ostelli (c’è anche il bus che passa qui direttamente dall’aeroporto ma non ricordo il numero…). L’Abram è un ostello molto carino, pulito, economico (più dispendioso degli ostelli del resto dell’Irlanda ma va confrontato ai prezzi di Dublino), ha una sala per cucinare, camere con bagno e offre una serie di servizi interessanti. Siamo rimasti qua tutte le notti senza problemi prima della partenza. 

 

11°-12°-13°-14°-15° GIORNO

I giorni passati a Dublino sono stati decisamente diversi rispetto ai primi, ci siamo dati al turismo di città, alle passeggiate per le vie piene di ragazzi giovanissimi e negozi di ogni genere, alla visita rilassante di monumenti e musei. Inutile dire che Dublino ha già un aspetto parecchio diverso rispetto a qualunque altra città irlandese, compresa Cork che è la seconda. Il notevole boom economico e demografico di questi anni fa respirare già aria di metropoli, tutti di corsa da una parte all’altra, studenti e lavoratori, in una bolgia alquanto piacevole di ragazzi che si riversano sulle strade a qualsiasi ora. E’ la città più giovane d’Europa, non bisogna dimenticarlo.

La città è comunque visitabile in pochi giorni ed il centro non è molto grande. Noi abbiamo visto le cose principali che probabilmente vede ogni turista che viene qua:

- Il quartiere di Temple Bar, con i suoi colori vivaci, negozietti caratteristici, e un’infinità di pub che ne fanno il centro più frequentato la notte per uscire (assolutamente imperdibile).

- La fabbrica della Guinness, che è la birra più venduta ed esportata e divenuta ormai simbolo dell’Irlanda.

- Il Trinity College, l’Università irlandese più rinomata, molto bella e grandissima, con studenti da ogni parte del mondo.

- O’Connel Street, in pieno centro città, dove una telecamera riprende in tempo reale immagini che potete vedere al sito:

- Il Castello di Dublino, anche se è un po’ azzardato chiamarlo tale, visto il pasticcio di colori e stili architettonici con il quale è stato ristrutturato o ricostruito nel corso dei secoli.

- Il Sant Stephen’s Green, un gran bel parco situato nell’omonimo quartiere, dove vi è anche un bellissimo centro commerciale da visitare con la dovuta calma.

Per quanto riguarda poi la vita notturna, c’è da considerare il fatto che gli irlandesi mangiano prestissimo e dalle 18:00 in poi sono già in giro a bere e divertirsi nei pub. Noi siamo usciti diverse volte nella zona del Temple Bar, dove i pubs sono colmi di gente e turisti e si mischiano un impressionante quantitativo di culture e stili diversi. Il Kitchen, il locale degli U2, è molto famoso, ed è una sorta di discoteca sotto terra. Il Temple Bar, col suo caratteristico colore rosso, è uno dei più frequentati in assoluto.

Alle 23:00 molti pubs chiudono e ci si sposta nei disco-pub  o vere e proprie discoteche, che in ogni caso in genere non tardano oltre le 3 del mattino. Proprio per questo motivo a quell’ora per le strade c’è un putiferio di gente, ed inutile dire che praticamente nessuno è lucido!

Non conoscere, avvicinarsi, o parlare con qualcuno in una tipica serata a Dublino (come nel resto dell’Irlanda) è praticamente impossibile. Se siete timidi e avete problemi di comunicazione non è il posto per voi. Qua si parla col vicino che beve la birra a fianco, si balla con ragazzi e non più ragazzi, si conosce gente da tutto il mondo, e tutto questo anche se il vostro inglese non è un granché (il nostro infatti non lo era affatto, ma in una sola sera questo è stato il curriculum delle conoscenze al pub: Colombiani, Venezuelani, Giapponesi, Australiani, Greci, Spagnoli, Italiani, Svedesi, ovviamente Irlandesi, e sinceramente altri che non ricordo).

Esistono ovviamente un’infinità di locali anche al di fuori del Temple Bar, come spesso accade però sarebbe meglio conoscerli prima o affidarsi a qualcuno che li conosce bene. Noi per esempio siamo finiti in una mega discoteca ricavata da una chiesa sconsacrata, il Temple Theatre, un ambiente davvero strano, frequentata da molti ragazzini e con musica esageratamente techno (non è stato molto divertente per noi, ma probabilmente per gli estimatori del genere sarebbe stata una serata mitica visto che il DJ era venerato come un Dio).

Il venerdì sera comunque, dopo aver fatto le 3:00, siamo tornati all’ostello e alle 5 abbiamo preso un taxi per farci portare all’aeroporto, senza dormire e in condizioni pietose indescrivibili!

Il nostro mitico viaggio è finito qua, dopo 15 giorni di divertimento assoluto in una terra magica e splendida come l’Irlanda, e ancora è fortissima l’emozione che provo ogni volta che ripenso a quegli splendidi ricordi! 

           

SUGGERIMENTI 

A tutti quelli che vogliono andarci:

Ø      Ho fatto il giro di varie agenzie e qualunque forma di viaggio proposto aveva un prezzo enormemente superiore a quello speso organizzandomelo da solo. Si può prenotare solo il volo e una macchina, anche via Internet. Per l’alloggio non si ha alcun problema se sapete giusto due parole in inglese (avrete la nausea dei Bed & Breakfast da quanti ce ne sono!)

Ø      Non andate però a Dublino il fine settimana come prima notte senza prenotare nulla, poiché arrivano ragazzi da tutta l’isola e dall’Inghilterra a farsi il weekend nella capitale e nonostante l’abbondanza di ostelli e Bed & Breakfast non si trova posto (a meno che non siate ricchi e andate in Hotel)

Ø      Non fermatevi solo a Dublino, perché là non troverete l’Irlanda

Ø      Considerate che l’Hotel è il mezzo più caro per alloggiare in Irlanda, il Bed & Breakfast il più usato e abbordabile e l’ostello il più economico in assoluto e l’ideale per uno scambio di culture con ragazzi che provengono da tutto il mondo

Ø      Se prenotate una macchina e fate il giro di tutta l’isola, prevedete non meno di 10 giorni e tra i 2000 e 2500 Km (la benzina costa poco, meno che da noi)

Ø      Le tappe più mitiche dell’Irlanda sono: Le Cliffs of Moher, le Isole Aran (che io purtroppo non ho visto con grande rammarico), le Giant’s Causeway

 

 

COMMENTI E RIFLESSIONI 

Non ero mai stato un fanatico dell'Irlanda, della cultura celtica e delle leggende degli gnomi, prima di venire qua. Eppure da quando ciò è avvenuto ho capito che un viaggio in Irlanda rappresenta la classica esperienza che lascia il segno, qualcosa di indelebile dentro di te che rimane tutta la vita.  Mi son chiesto tante volte da cosa derivi questa sorta di magica atmosfera, questa forte sensazione che provo ogni volta che ripenso ai posti che ho visto e alle emozioni che ho provato. Ritengo che certamente ci sia una sorta di combinazioni di fattori che rende la magia di quest'isola reale e che si percepisce subito dopo pochi giorni di soggiorno.

I paesaggi inanzitutto sono superbi e incredibilmente suggestivi: dalle immense verdi praterie e dai dolci rilievi collinari dell'interno, si passa alle superbe scogliere a picco sull'oceano, che creano un paesaggio così imponente e maestoso. Questa è l'immagine tipica della maggior parte del territorio dell'isola, ma la varietà del paesaggio è ben più ampia. Il Connemara per esempio è una regione a sè, con tutti quei boschi e quei colori autunnali rossastri che si riflettono nei numerosissimi laghetti. Oppure il Burren, famoso per il suo deserto di pietre vasto interi Km senza che sia presente un solo albero (pare di stare sulla luna!). Per non parlare delle Giant's Causeway, monumento naturale unico al mondo con quelle migliaia di incredibili perfette colonne basaltiche esagonali, immerse in una verdissima meravigliosa costa. Ma i bei paesaggi esistono ovunque, non solo solo qua.

Si può aggiungere allora il clima, che sicuramente contribuisce a rafforzare notevolmente alcuni aspetti. Il forte vento sempre presente sulla costa unito alla potenza dell'oceano e alla solitudine delle scogliere, accentuano notevolmente la grandezza della natura che qua sovrasta l'uomo, non ancora arrivato con la sua prepotente civiltà colonizzatrice dell'ambiente. L'emozione di affacciarsi alle Cliffs of Moher su 200 metri di strapiombo, di vedere le figure umane così piccole di fronte all'altissima costa, di fermarsi a osservare per ore questa meraviglia del creato è indescrivibile... E trovarsi in mezzo a una bufera con tanto vento da riuscire a mala pena a stare in piedi, la pioggia battente orizzontale, e osservare esterefatto da un promontorio l'oceano infuriato che crea onde e schiuma di proporzioni gigantesche, che ti accorgi inghiotterebbero all'istante il piccolo paese costruito poco più in là della costa... anche questo è indescrivibile.

Ma tutto ciò ancora non basta per completare la magia dell'Irlanda. La visione più completa si ha inserendo un altro fondamentale fattore: il lato umano. Già, perchè questo popolo è grandioso nella sua incredibile ospitalità, nell'abbattere qualunque barriera di comunicazione sorseggiando un pò di Guinness, orgoglioso della propria storia e delle proprie tradizioni. Non mi sono mai sentito uno straniero qua, non ho mai avuto una sensazione di desolazione e di distacco, nemmeno uscendo di notte nel più sperduto dei paesi. Il pub è sempre presente, radicato profondamente nella cultura irlandese, e rappresenta molto di più di un semplice locale con quattro mura. E' un punto di incontro e di divertimento, dove si beve una birra (a dire il vero sono 4 o 5!) e si parla col vicino, indifferentemente a prescindere che sia del posto o che venga dall'altra parte del mondo, persino se non si conosce bene l'inglese. E' gente che ha voglia di comunicare, senza preoccuparsi di quale sia l'argomento o di che cosa si stia dicendo. E poi c'è sempre musica dal vivo, una miriade di gruppi con talento che suonano ottimi repertori e fanno divertire e ballare la gente. Eccezzionale poi, inutile dirlo, quella celtica, che rimane davvero nel cuore unita alle visioni dei paesaggi.

Questi irlandesi poi coinvolgono tutti, non c'è niente da fare! Alla fine fai come loro, ti senti uno di loro, capisci le potenzialità anche nascoste all'interno di te stesso da una vita che possono sfogarsi e liberarsi con questa cultura. E ti butti a conoscere gente e a ballare, scoprendo che tutti gli stranieri provenienti da tutto il mondo, per studiare o solo per viaggiare, hanno capito la stessa cosa e fanno anche loro la stessa cosa. Siamo tutti irlandesi nei pub o siamo tutti semplicemente persone che vogliono fare la stessa cosa: divertirsi in modo semplice, con poco. Niente distrazioni da parchi tecnologici, giochi computerizzati, attrazioni esagerate e discoteche con luci stratosferiche che forzano il tuo divertimento. Qua basta l'umanità e niente altro, un pò di musica e un pò di alcool. Non esistono remore dovute a timidezza o all'essere goffi nel ballare e assurdità di questo tipo. Qua si è molto più sè stessi, si fa quello che si vuole e non ci sono false maschere create dalla forma. E per quanto si possa criticare questo modo di vita per l'influenza dell'alcool, che crea non pochi problemi quando esagerata, resta il fatto che la magia dell'Irlanda si sente fortissima anche e soprattutto nei pub, perchè là si troverà sempre gente che ha voglia di divertirsi e che renderà animato anche il più piccolo dei paesi nei posti più sperduti. Mi rendo conto che vivere così per una vita può essere soggetto a molte critiche, può essere inaccettabile per molti di noi, ma qui non sto parlando di questo. Non sto  valutando il modo di vivere degli irlandesi come se io dovessi vivere come loro (anche perchè non sarebbe corretto, io sono italiano e ho una cultura completamente diversa). Sto semplicemente parlando dell'Irlanda vista da un turista come me, di passaggio. E che poi sia una sosta più o meno lunga questo non ha importanza, perchè chiunque venga a visitare questi posti, questi paesaggi, questa gente, sentirà sulla propria pelle il fortissimo fascino che quest'isola emana, l'atmosfera che sto descrivendo, la magia che renderà i ricordi indelebili, e capirà finalmente di cosa sto parlando...

 

 

Dedico questo scritto ai miei mitici compagni di viaggio, siamo stati grandi!

Ivan Sgualdini

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