INDIA
Iniziazione al viaggio
Racconto di viaggio….agosto 2002
di
Francesca
Sembra
qualcosa di scontato…un viaggio che desiderano tutti……quello nel
continente Indiano.
E’
un desiderio nascosto dentro ciascuno di noi, il desiderio di conoscere la
diversità di vedere, capire, condividere un luogo così socio-culturalmente
diverso, un continente che per certi aspetti si è congelato nello spazio tempo
da secoli or sono.
Qualcosa
poi ti succede dentro, e capisci che è giunto il momento di smettere di parlare
e di partire davvero….
Come
tutte le cose affascinanti esiste anche il rovescio della medaglia….le paure:
paure di come posso reagire o non reagire di fronte ad una realtà così
dura….di fronte a tanta povertà e miseria…malattie…e sì! tanta paura di
prendersi qualche simpatica malattia asiatica …e via dicendo…
Sai
benissimo dentro di te che sarai comunque in grado di superare anche questo,
come tante altre cose.
E’
così che inizi i preparativi e butti giù un ipotetico itinerario, sapendo
benissimo che sarà soggetto a continui rimaneggiamenti dettati un po’ dalla
casualità ed un po’ dalla libertà di poter decidere in ogni momento solo
quello che desideri fare…
Ma
l’India è grande…da dove si comincia? Si comincia, dico…perché già so
che sarà il primo ma non l’ultimo viaggio in quella parte di mondo……
infine si decide per il sud, anche se l’idea di trascurare il Rajasthan non mi
fa impazzire…..Ma non fa nulla, vedrò altre cose…
Un’India
inusuale, non il solito tragitto classico, ma andiamo a visitare l’India del
sud…
Il
sol pensiero mi riempie di adrenalina, al punto che mi sembra di scoppiare da un
momento all’altro….non mi sembra vero…un sogno che è prossimo alla
realizzazione…un brividone di gioia mi percorre dalla testa ai piedi. Via!
Si parte!
Stiamo
per atterrare a Bombay, abbiamo scelto di certo non uno dei periodi
migliori…si preannunciano infatti monsoni ed acqua a volontà ma…non fa
nulla….se ben ci pensi ogni volta che intraprendi qualcosa di nuovo non è mai
il momento giusto…..e qualcosa potrebbe sempre andare meglio.
La
pista di atterraggio è percorsa da un torrente di acqua e sta piovendo a
dirotto…..nonostante tutto rientra nell’imprevisto del viaggio. Un po’ di
tristezza accompagna l’atterraggio; c’era comunque una celata aspettativa
che, non so, il monsone quell’anno non passasse di lì,
proprio mentre visitavo l’India io.
Tutti
i voli che dall’Europa viaggiano alla volta dell’oriente hanno delle tabelle
di marcia alquanto discutibili, perché si giunge alla meta nel cuore della
notte e poi…….che si fa?
All’aeroporto
di Bombay ci sono addirittura (mai viste da nessuna altra parte al mondo!) delle
poltrone letto per chi, per contro, rientra in Europa, dal momento che i voli di
rientro in quanto ad orari non sono dissimili da quelli che arrivano a Bombay.
All’alba
delle 4 del mattino, quindi, distrutti dal viaggio, prendiamo la faticosa
decisione di dormire in un albergo, ostello,…quello che è… anche se il
fatto di andarci subito comporta pagare l’intera nottata.
Scegliamo
in aeroporto un alberghetto, zona Gateway of India; usciamo dallo stabile del
terminal e siano letteralmente assaliti da un’orda di taxisti che (ma questi
non dormono mai?) ci sottraggono
bagagli, ci tirano e trascinano ai rispettivi taxi….e dopo una faticosa lotta
per riacquistare il nostro spazio vitale, ci troviamo, non so ancora bene come,
all’interno di un vecchio taxi inglese…alla volta dell’albergo.
Il
taxi è come un bazar in miniatura, c’è veramente di tutto: cartoline
rappresentanti le diverse divinità induiste (inguardabili), ciondoli di diverse
dimensioni e varietà dondolanti ad ogni più piccola manovra, gingillini e
gingilletti colorati di plastica che ricordano molto le sorprese delle uova di
Pasqua o delle patatine, luci e decorazioni che, normalmente utilizzate per
adornare l’albero di Natale, si accendono alcune ad intermittenza, altre in
sequenza; vi è infine un piccolo spazio visivo libero…per poter vedere la
strada. Tutto ciò è molto rassicurante!
Dopo
una serie di soste fuori programma, per salutare gli amici, per fare
rifornimento, per consultarsi sull’indirizzo della nostra destinazione(?)
arriviamo in una tetra zona di Bombay, resa ancora più tetra dalla notte fonda
e dall’incredibile stanchezza che stava velando di grigio l’umore…….
Il
taxi si ferma e il driver, compiaciuto, si rivolge indietro verso di noi….Un
dubbio mi attanaglia la mente…no! Non mi dire che questa è la zona
dell’albergo!
Il
mio gentil compagno, accampando la scusa che l’elemento difficile del gruppo
sono io, mi affibbia la responsabilità di verificare la fruibilità
dell’albergo…e si riaccomoda sul sedile, tranquillamente.
Guardo
dal finestrino e vedo, nell’oscurità, una
palazzina di un color azzurrino sbiadito, prossima alla dissoluzione, con
cornicioni di gesso scrostati e cadenti, con l’intonaco sollevato e con le
persiane oblique….che potrebbero cadere da un momento all’altro….Non so
come, trovo il coraggio di uscire dall’auto, ovviamente sotto una pioggia
scroscinate, e mi avvicino all’ingresso….
Dall’ombra
esce all’improvviso una strana figura anziana, il cui aspetto fisico non
ricordo probabilmente perché archiviato nelle parti più profonde del
subconscio, come avviene con i
traumi, che mi guarda e si attende qualcosa da me…..
Io
lo guardo….e poi, di sua volontà, decide di farmi strada verso l’ingresso
dell’albergo.
Dopo
pochi passi, da un ammasso di cespugli lì vicino, vedo uscire in una corsa
frenetica dei gatti giganti, neri, che se la danno a gambe
velocemente….Ripensandoci a posteriori …del gatto avevano solo le
dimensioni, ma non erano gatti!
Ormai
nel delirio della situazione e della stanchezza, proseguo verso il portone
dell’”albergo” e inciampo in qualcosa di vivo….sobbalzo e trasalgo,
quando mi accorgo di trovarmi sopra una persona sdraiata per terra, che,
malgrado me, cerca di riprendere sonno.
Il
mio Caronte Indiano, oramai in confidenza, mi fa cenno di continuare….evitando
di schiacciare quella povera anima che riposava sopra un cartone e, sotto un
cartone…sembrava un sandwich!
Non
è ancora finita, perché al primo giro scale c’è un’altra prova di
coraggio per superare l’iniziazione all’India….un povero cane, con una
zampa spezzata da poco, che con occhioni tristi e dolcissimi mi guarda
tristemente, anche lui….
Mi
sto ancora chiedendo come abbia potuto continuare…….Poco dopo mi ritrovo
davanti ad un portone gigante dal quale, viste le premesse, mi attendo che Lerc
della famiglia degli Addams venga ad aprirmi la porta…..intonando qualche
verso tenebroso da far rabbrividire…
Invece
compare un piccolo indianino, tanto grazioso e carino, al quale chiedo
l’agognata stanza…Lui sorride (o forse se la ride proprio!), e si avvia
verso delle scale che scendono…la mia perplessità cresce……ma le stanze di
solito non stanno ai piani superiori?!
Lo
seguo, ormai pronta a tutto, e mi ritrovo in una cantina…sì sì, proprio così…una
sorta di locale umido, lercio, piccolo, pieno di zanzare e poi e poi…….con
una finestrella dalla quale entrava l’intermittente pioggia monsonica.
L’omino,
che scrutava da qualche minuto le mie espressioni facciali, si sorprende quando,
con un deciso sì, confermo la
stanza (stanza è una parola grossa…).
Erano
ormai le 5 del mattino, ma nemmeno le lenzuola con la sindone (l’impronta sul
letto del corpo di colui che aveva utilizzato la stanza prima di noi!) mi fanno
desistere…
…e
fu così…che ho superato il primo livello di iniziazione ad un viaggio nel
Terzo Mondo.
Francesca
life_2@libero.it