India,
4 mesi di volontariato in Odisha
La
mia vita nella casa rossa di Gopalpur e mille altre avventure
Diario di viaggio 2015
Buongiorno,
Sono arrivata ormai ad un'anno della mia partenza per 5 mesi di stage in India in qualità di coordinatrice di una casa di protezione all'Infanzia in Odisha, avrei piacere di condividere la mia esperienza.
Mi chiamo Daphné Reguiessé, sono francese e vivo a Padova da 5 anni, ho studiato Diritti Umani a Scienze politiche in triennale, e Politiche pubbliche in magistrale a Padova. Sono partita nell'estate 2014 per un mese di volontariato in missione umanitaria nel sud dell'India, a Dicembre dello stesso anno sono tornata a Pondichéry per una formazione con l'ONG con la quale ero partita "Mission Humanitaire" http://www.mission-humanitaire.fr/daphne-22-ans-etudiante-en-sciences-politiques-et-sociales-padoue-italie/
L'anno scorso ho quindi voluto impegnarmi in una missione più lunga, condividendo il quotidiano di 21 bambini maschi e femmine in Odisha; durante il mio soggiorno ho lavorato ed imparato a gestire una struttura sociale, in un paese straniero, dove l'inglese veniva interpretato in modo unico dagli abitanti e bambini, spingendomi ad imparare l'hindi e ad acculturarmi ulteriormente alla vita che avevo davanti agli occhi (http://orphelinats-mh.fr/quelques-nouvelles/) Nel contempo, con alti e bassi e un forte coinvolgimento emotivo, ho scritto la mia tesi di laurea magistrale, presentata successivamente ad ottobre 2015
"un intervento a favore delle popolazioni indigenti in Odisha (India)”
e sono uscita felice e orgogliosa del lavoro svolto con 110 e lode
Ho
creato un "pen friend project" ( http://orphelinats-mh.fr/projet-pen-friend/)
e al giorno d'oggi 3 scuole della provincia di padova, collaborano a questo
progetto! Intendo tornare a settembre o dicembre 2016 per creare nuovi progetti
e contribuire a nuove modifiche strutturali dell'organizzazione della casa,
comprare materiale e rivedere i "miei" bambini.
Questo viaggio mi ha chiaramente cambiata ed insegnato molto più di quanto avrò
potuto insegnare me stessa ai bambini....
"Le vrai voyage de découverte, ne consiste pas à chercher de nouveaux paysages, mais à avoir de nouveaux yeux."
Marcel Proust
Grazie per il vostro tempo,
Il
tempo passa alla velocità della luce quando si è impegnati a preparare un
viaggio dall’altra parte del mondo, a traslocare di nuovo verso la Francia, a
trovare una persona che mi possa sostituire nella scuola dove lavoro come
insegnante di francese, e
più difficile ancora, a trovare qualcuno che prenda il mio posto come
insegnante di TAP DANCE.
E
poi bisogna pensare seriamente ai preparativi direttamente legati al viaggio
come il biglietto aereo, il visto, i vaccini, la scorta di medicine da portare,
la valigia...e la tesi! Già, come se non fosse abbastanza difficile progettarsi in un viaggio così
insolito, dovevo anche avere l’idea di imbarcarmi in una ricerca sperimentale
del sistema educativo indiano!
Riprendiamo
le cose per ordine.
Prima
tappa: prenotare il biglietto aereo. Partenza da Marsiglia-dato che devo
ripassare in Francia per domandare il visto, seconda tappa- scalo a Francoforte,
arrivo a Delhi (arrivo internazionale) e dopo una lunga attesa ricuperare il
volo interno per Bubaneshwar in Odisha. Dopodiché saranno quattro ore di
macchina per arrivare alla piccola città di Gopalpur nel Ganjam district, sulla
costa Nord Est dell’Oceano Indiano. Giorno di partenza il 30 marzo, arrivo il
31 marzo 2015 in India.
Seconda
tappa: richiedere il visto. Sono francese, quindi devo chiedere il visto
all’ambasciata indiana in Francia, a Parigi. Per fortuna una parte si fa
online, quindi ho dovuto mandare il passaporto biometrico con un assegno di
banca e tutti i moduli richiesti a Parigi. Siamo già la prima settimana di
marzo e con le feste indiane di mezzo, i tempi saranno molto stretti. Quindi
cross fingers.
A
questo punto,
gli scatoloni erano pronti. Mio padre, in viaggio d’affari a Milano, è sceso
fino a Padova per portare in Francia il primo carico di scatoloni e mobili. È
incredibile ciò che possiamo accumulare in cinque anni di convivenza con tre
coinquilini e due gatti! Alla fine l’ultimo giorno di febbraio 2015, mia madre
è venuta giù da Avignone e siamo tornate, io con la Clio lei con il Scenic,
per un totale di tre macchine (solamente perché ero riuscita a vendere un bel
po' di cose ai miei amici).
Terza
tappa: i vaccini...la parte che avrei voluto saltare e invece... In realtà, sono fortunata perché
essendo partita un anno prima (agosto 2014) per un mese di missione umanitaria a
Pondichery, nel sud dell’India, gran parte delle vaccinazioni erano già state
fatte. Me ne rimanevano due da fare, tra cui la rabbia, che si sarebbe rivelata
molto utile nelle settimane successive al mio arrivo come vedrete. Il vaccino
antirabbico si fa in tre iniezioni prima di partire a giorno 0, giorno 7 e
giorno 21. C’è anche la questione del trattamento antimalarico, che alla fine
ho deciso di non prendere data la durata del mio viaggio;avrebbe causato più
male che bene al mio organismo.
Infine,
la valigia:zaino o trolley, medicine in stiva o con me, che anti zanzare
prendere, e la crema per il sole, le batterie X la pila se non si trovassero li?
Porto l’Ipad o il PC portatile che non posso mai spegnere perché altrimenti
da i numeri? E i libri, cavoli, quello è tutto peso “inutile” ...Insomma,
tutte queste sono scelte, scelte da fare prima di partire, e per quanto si può
cercare di essere preparati, non possiamo pensare a tutto... Nessuno può essere 100% preparato
ad affrontare tutte le situazioni. A posteriori,
mi rendo conto comunque di quanto avevo riflettuto ai particolari quando, in
realtà, era il quadro generale che era sfocato, le poche informazioni che l’ONG
MH mi aveva dato.
Ed
eccomi qua, ad un’anno dalla mia partenza, ormai laureata, nel mio nuovo
appartamento con i miei due gatti Kashmir e Nirvana. I miei coinquilini di
allora, Paolo e Valentina, hanno intrapreso nuove strade, nuovi lavori. E io?
Io, ho ripreso ad insegnare francese, tedesco ed inglese nella scuola dove
lavoro, e ho ricominciato a ballare tip tap con i miei bimbi. Sembra quindi che
la mia vita sia ricomincia citata al punto dove l’avevo lasciata 1 anno fa,
eppure così tante cose sono successe nel frattempo, sono cambiata, la mia vita
è cambiata. Forse è per questo motivo che mi sento particolarmente estranea
alla vita che svolgo adesso, come se fossimo a teatro e che in invece di essere
sul palco scenico, stessi nel pubblico, a guardare la mia vita sul palco che mi
passa davanti senza che io ne sia veramente parte. Devo ammetterlo, è molto più semplice partire che
non tornare. Questa è la storia di un viaggio, di un percorso, la storia di
persone comuni che ti rendono una persona speciale.
Mi
chiamo Daphné, ho 23 anni, ho studiato diritti umani in Triennale, questo è il
mio terzo viaggio, nell’arco di un'anno,
in India: i due primi sono stati nel sud dell'India a Pondichery, nel Tamil Nadu
e nel Kerala. Andare in India era il sogno di una vita, e poterlo concretizzare
unendo passione e lavoro l’ha reso ancora più speciale. Gandhi diceva: “Sii
il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. Ho deciso di partire per
un determinato motivo:per spingermi oltre i miei limiti e per vivere
un’esperienza unica e formativa nel ambito umanitario/sociale. E per scrivere
la tesi di magistrale analizzando le politiche pubbliche indiane in materia di
educazione...già, forza e coraggio, l'avventura inizia!
Dietro il grande portone dell’entrata, si scopre una grande corte interna
circondata da muri nei quali sono stati conficcati di pezzi di vetro nel cemento
allora fresco. Ci sono tre blocchi di case, due case grandi a destra e sinistra
e una piccola in mezzo, in fondo. Sono tutte rosse, un rosso acceso. Ad aprire
la porta ci sono due donne, una un po' cicciotta, è la moglie di A., il
direttore della casa, e poi c’è una donna più magra, bassa con la faccia di
una persona che la vita ha fatto invecchiare troppo in fretta, lei è KUMESHWARI,
Amma. Amma è una persona importane in questa storia, lo vedrete più avanti, ma
senza di lei, non sarei sopravvissuta così a lungo, veramente! Le voglio un
bene infinito!
Tre/quattro bambine spuntano fuori e mi trascinano sugli scalini al piano
terra della casa rossa. Ci sediamo in cerchio, chiedo a loro i propri nomi e la
loro età, una mi risponde che ha 23 anni, la mia età, e scoppio a ridere perché
penso che si sia inventata la propria età, invece scopro che è la figlia di
A., è stata negli Stati Uniti per un’anno e parla bene inglese. Fisicamente
è identica a suo padre, bassa cicciona e bruttina. Dopo il viaggio lungo
intrapreso, le bambine mi fanno vedere la mia stanza al piano di sopra, il piano
dove stavano i maschi, così incontro anche tre di loro.
Dal balcone al primo piano, intravedo l'oceano; la camera è rudimentale e mi chiedo come farò a dormire su un letto di legno con solo una coperta imbottita come materasso per quattro mesi... La stanza è comunque abbastanza spaziosa e ha un bagno costituito di una doccia (cioè una pera appesa in alto senza tenda ne box) un lavandino minuscolo e un water (rotto); ovvero quando ti lavi, pulisci in contemporaneo bagno e stanza.
Mi sono installata con calma e ho dormito due
ore. All’ora di merenda (saltata...), le ragazze (Alissa,
Mami e Rashmita)sono venute su in camera mia con la figlia del direttore e ho
tirato fuori i miei fili colorati ed iniziato a fare vedere a loro come fare i
braccialetti brasiliani...vedo che dalla porta sbirciano i tre ragazzini, Vikram,
Nathan, Jehova, ma sembrano impauriti, le ragazze si rivolgono a loro in oriya
-la lingua locale- e loro sgattaiolano
via. Alissa giustifica questa mossa con “Boys are not good” e la guardo
sorpresa. Le ragazze stanno con le ragazze e i maschi con i maschi, io sono una
ragazza, quindi devo stare con loro” mi dice la figlia del direttore, così
faceva Léa. Léa è l’ex-stagista di cui tutti mi parlano ma nessuno sa dirmi
niente di cosa ha fatto in concreto qui. È difficile poi parlare con le
bambine, dato che capiscono poco o niente di inglese. Vedremo più avanti se
riesco a scoprire qualcosa a riguardo.
Ad ogni modo, decido da subito di affrontare questa
situazione di “maschi /femmine” separati. Sono venuta qui per aiutare i
bambini e non intendo schierarmi da una parte ed ignorare l’altra, quindi
nell’ora dei compiti, busso alla porta dei tre piccoli e mi siedo per terra
con loro, a gambe incrociate a studiare hindi; una mossa strategica, si
incuriosiscono e avvicinano. È un primo tentativo, domani riproverò, e spero
che capiscano che io non farò preferenze e che voglio conoscere tutti loro, non
solo le ragazze come le regole sociali di A. dettano in casa.
Il
direttore, al primo impatto, mi sembra poco attivo, aveva detto che saremo
andati in città per comprare una chiavetta o trovare una soluzione per avere
internet in casa, e una SIM indiana per il mio cellulare, in modo da poter
iniziare subito a lavorare, ma non si è mosso, tranne se pensa di andarci
stasera ma ne dubito fortemente.
Non ho trovato nulla, nessuna cartella, nessuna indicazione
sul lavoro da fare dai miei predecessori tirocinanti, il mio responsabile
francese B.mi aveva parlato di cartelle sui bambini, di contabilità, di fondo
cassa. A.dice di non essere al
corrente di nulla, non sa neanche che tipo di lavoro dovrei svolgere, comincia a
parlarmi del fatto che io debba pagarmi il Vito e alloggio, quando la
convenzione e gli accordi stipulati tra me, l’ONG e UNIPD prevedevano che
nessuna spesa in loco dovesse essere a costo mio, dato che non ero retribuita,
cosa che, tra parentesi, va contro
la legge francese che predispone che uno stage di più di due mesi va pagato
dall’impresa. Ma qui sto sognando, è chiaro. Sono atterrata questa mattina a
Bubaneshwar e nessuno fino ad adesso-a parte i miei genitori e Anna (la mia
migliore amica)- ha provato a contattarmi o si è preoccupato di sapere se fossi
a casa, se i miei bagagli fossero arrivati, e ancora meno di come stavo.
Mi annunciano che è l’ora di pregare, io sono atea, e mi
sento poco al mio aggio, ma per educazione e rispetto, scendo e dal fondo, in
disparte, sotto al portico dell’entrata osservo i canti e le preghiere dei
sette bambini attualmente presenti a casa. C è vento qui fuori, il giusto, non
fa né caldo né freddo, le palme del mini giardino -un terreno di sabbia dove
hanno sistemato i fili per il bucato- si muovono e piegano con forza senza
spaccarsi mai.
Gli
altri bambini sono tornati nei loro villaggi mi disse il direttore. E mi chiedo,
se sono orfani, dove sono andati, nelle loro famiglie? Quali famiglie? La
situazione già così mi sembra strana, ma non voglio pensarci troppo, perché
è il primo giorno e sono ancora scombussolata. Tra un’ora mangeremo, intanto,
tutta l’adrenalina e la gioia che mi sono portata dietro durante il viaggio
sta già in parte svanendo e sono preoccupata. Chiaramente, non mi aspettavo di
trovare una tale disorganizzazione alla luce delle linee guide dell’ONG che ci
ha ribadito al seminario di preparazione, l’importanza per loro di uniformare
le loro strutture e i loro procedimenti e metodi d’azione. Bene, non vedo
nulla di questo qui. E per forza faccio il confronto con Pondichery, perché
anche quello è in India, e capisco la differenza di costumi da una regione
all’altra, tuttavia, vivere in una casa salubre con dei mobili come tavoli,
sedie e letti, mi pare il minimo sindacale! Qual’è sennò lo scopo di portare
i bambini in questa casa se è per offrire a loro le stesse condizioni di vita
che avevano nei loro villaggi poveri?
Mentre
torno su dopo la cena a base di riso, brodo acquoso di lenticchie -il Dahl- e
quattro patate contate nel piatto, sento che nn ho mangiato abbastanza, ma penso
che mi abituerò. Noto, salendo, sulla parte vicino alla stanza dei ragazzi, una
TIME TABLE che struttura tutta la giornata dei bambini e sorrido per la
contraddizione apparente tra ciò che è scritto, e lo svolgimento della
giornata di oggi. Domani sveglia alle 5 del mattino dice la tabella, speriamo
che sia un errore...sono circa le nove di sera, i bambini sono nelle loro
camere, io vado a letto cercando un escamotage per sistemare la zanzariera
polverosa e parzialmente bucata trovata frugando in un cartone. Sarebbe stupido
beccarsi la malaria dopo un giorno! Ma chi poteva prevedere che non ci sarebbe
stato neanche quello.
Prima settimana di vita nella casa
rossa
Il
secondo giorno mi sveglio con il suono dei tamburi e degli applausi gioiosi dei
bambini; la camera dei maschi è proprio affianco alla mia, una semplice porta
di legno, gonfia dall’umidità al punto di non potersi propriamente chiudere,
separa le nostre stanze. Sarà così per tutto il tempo immagino, sveglia alle
5e30 volente o nolente per la preghiera…Dolce risveglio! E’ solo il secondo
giorno, sono ancora disorientata con le sei ore di differenza tra Europa e India
e decido quindi di ributtarmi a letto e didormire il più possibile per
affrontare la giornata avrò davanti, la prima vera giornata. Dalla “Daily
Schedule”, la colazione è fissata alle 9, e aspetto quindi, la pancia
brontolante dalle 7 alle 9 per poter finalmente mettermi qualcosa nello stomaco,
intanto ne ho approfittato per riportare gli appunti pres a mano la sera scorsa,
durante la mia discussione con A. Finalmente, ci muoviamo e alle 10 prendiamo la
strada in moto -senza casco, of course- sulla strada arrancione polverosa che
porta alla città più vicina: Berhampur. Berhampur dista circa 15km, ed è
“il centro urbano dinamico della zona”, impieghiamo circa 40 minuti di tempo
tra mucche e traffico. Torniamo indietro circa un’ora dopo, senza niente in
mano. Dovevamo infatti andare in banca in modo da cambiare i miei € in rupie
indiane per poter comprare una SIM indiana e comminciare a lavorare serenamente
e a communicare con i miei responsabili e il mondo esterno. Del poco che ho
visto in questa prima gita a Berhampur, sarà difficile trovare qualsiasi tipo
di prodotto o tecnologia. A. voleva farmi bere un lassi proveniente da un gazebo
a bordo strada, e mi stupisco subito di quante poche precauzioni prende con me,
occidentale, arrivata il giorno prima, tentando di frami bere latte rimasto a
molo al sole con tanto di ghiaccio fabbricato con l’acqua locale…Inizio a
preoccuparmi di come sarà la situazione igienica a casa, e sinceramente, facevo
bene allora a pensarla così, vedrete poi quante ne ha combinate !
Una
volta a casa, suggerisco di metterci al lavoro e guardare un po’ la contabilità
nel pomeriggio – una cosa alla volta mi raccomando! Non è facile capire come
impostarsi in questa situazione, voglio dire, lui è il direttore, io la
stagista, anche se il mio contratto prevede che io diriga lui; dopottutto sono
qui per questo motivo: rimettere la casa “in sesto” e controllare le
dinamiche organizzative e economiche chiaramente scadenti sotto la direzione di
A., proporre soluzioni nuovi, fare un audit, animare, inquadrare. Se lo avesse
saputo, magari poteva aiutare, e invece l’ONG ha lasciato che lui scoprisse
“La trappola”, ovvero me, colei che poteva fare cambiare tutto o non fare
nulla. Iniziamo bene.
Per
un attimo, mentre sto scrivendo, mi distraggo a guardare i ventilatori attacati
al soffitto, onti e polverosi che girano incessamente quando la corrente si
degna di funzionare, e mi faccio un’appunto mentale di segnalarlo stasera dopo
la preghiera, pensando già alla boletta di eletricità che ci arriverà !
Nel
frattempo, mentre A. sta riposando, comincio a pensare a quello che potrò
far-fare ai bambini durante le lezioni di inglese! Mi viene una specie di
illuminazione, appoggiando i miei occhi sul libretto di hindi base che avevo
portato, e decido di strutturare le lezioni per tematiche con appunti di
gramatica e verbi nello stesso modo del suddetto libro. Perfetto! Le basi
insomma, dovrebbe bastare per i bimbi…tuttavia, senza lavagna o classe dove
intratenere le lezioni, sarà difficile! Dovremmo anche fare una trama di
lettere con domande e risposte che possano scambiarsi con i padrini e madrine in
Francia che gli sponsorizzano ?!
Penso
anche a fare un elenco dei giochi che facevo fare ai bambini quando
facevo animazione in Francia, chissà magari hanno già fatto alcuni di loro con
la precedente stagista o con i volontari? Potremo anche fare degli
“ateliers” più tranquilli quando ci sarà maltempo, o nella pausa pranzo,
come disegni, découpage e collage, handcraft.
A
pranzo, abbiamo mangiato gli avanzi della colazione – sempre riso & dahl.
Facile, no?
In
alto del mio diario di viaggio, mi segno un NB: “ Chiedere a Pauline ( la mia
amica dietologa) di mandarmi un riassunto dei fabbisogni nutrizionali per
bambini, maschi e femmine, tra i 6 e 15 anni”
Questo
era il mio secondo giorno a casa, su una pagina avevo copiato la daily schedule,
per aituarmi all’idea credo e capire come incastrare il mio lavoro con
l’animazione ai bimbi e le lezioni di inglese…
Inutile
dire che alla fine la contabilità è svanita nel nulla, ma me l’aspettavo.
L’ultimo
appunto dice “ A fine preghiera, ci stringiamo la mano e diciamo
‘prestalord’ ”.
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Il
terzo giorno, faccio vedere un po’ di foto della mia famiglia, della mia vita,
del mio viaggio a Pondy a Suvharani, Rashmita, Mamee, assieme alla figlia di A..
Sto ancora tentando di famigliarizzarmi con questi nomi indiani.
Questa
mattina, così come ieri sera tra l’altro, c’è vento ed è molto piacevole!
I ragazzi sono appena tornati da scuola ( Nathan, Vikram & Jehova), sono così
carini. Però, quetsa divisione netta maschi/femine fa sì che i ragazzi non mi
vengano a parlare. Mi piacerebbe tanto migliorare il mio hindi per poterci
parlare, dato la faccia che hanno fatto quando ho mostrato loro che sapevo
scrivere il mio nome in hindi!
Oggi
è anche una giornata di pulizie, la moglie di A. ha letteramente messo sotto
sopra la loro stanza e pulisce pure le paretti, notevole.
Per
quanto riguarda il cibo invece, comincia già a salirmi il nervoso: la famiglia
del direttore mangia chapati mentre servano unicamente riso ai bambini a
colazione, pranzo e cena. E cosi fanno anche con me. Inizio a pensare di essere
presa in giro da A.: sua figlia ha uno smartphone, ha un Mac, ha vissuto negli
USA un’anno, il figlio ha una moto e esce a piacimento con i suoi amici. E così,
il padre non avrebbe uno stipendio da parte dell’ONG? Povero, io che l’ho
creduto l’altra sera mentre facevo il “muro delle lamentelle”, mi ha
fregata per bene cavaolo! Se non ha uno stipendio, allora dove trova e prende i
soldi per avere questa vita?
Sono
le 10, andiamo finalmente a Berhampur per il discorso della SIM e di internet.
Siamo andati alla SBI -State Bank of India- e finalmente ho in mio possesso
delle rupie e potrò essere “autonoma”. I tempi si dilattano in un modo
preoccupante da queste parti perché sono le 4pm quando torniamo a casa. Il
vento tira ormai parecchio e penso che pioverà.
Sono
molto arrabiata per la situazione INTERNET a casa, o la non situazione, difatti
pare che non potrò conettermi in nessun modo avendo portato solo l’Ipad che
funzionna unicamente con il wifi. Un concetto inesistente da queste parti T.T.
Come posso lavorare in queste condizioni? E l’ONG che ancora non mi ha dato
segni di vita.
Gopalpur-on-sea
poi, è un buco, non c’è assolutamente nulla da fare qui!ho appena letto
nella mia guida di viaggio Mondadori (regalata dai miei amici per la laurea 2
anni fa), incrociando le informazioni con quella di Lonely Planet, che è
pericoloso fare il bagno in quetsa zona dell’India per via delle correnti
sotto marine, il che spiega probabilmente perché non vedo nessuno fare surf!
Eppure ci speravo, vedendo le onde strepitose che abbiamo qui. Meglio non
pensarci troppo ora perché mi viene da piangere. Odio non fare nulla, ho
veramente il tempo di scrivere un libro intero qui, anzi forse anche una
trilogia! Non c’è nessuna connessione, A. non mi ispira affatto, il cibo fa
schiffo ed è pocchissimo, i bambini sono dolci, ma per ora se non sono a scuola
giocano tra di loro o dormono, esausti dal ritmo insostenibile che hanno in
casa. Vediamola al positivo, intanto potrò niziare il terzo capitolo della
tesi…e per fortuna il secondo è a grandi linee concluso, dato che non ho modo
di fare ricerche in quanto donna presso enti locali a quanto pare! Ah, quanto mi
manca Pondichéry!
INDIAN
NUMBER: 9583251979= 100 INR comprato da vodafone, che gioia.
Ho
ricevuto FINALMENTE, una chiamata da Abou, che lavorava con noi a Pondy l’anno
passato, che mi suggerisce di comprare una NTS internet Wifi Dongle. Nel
frattempo, di fronte alla mia disperazione, il figlio di A, James, ha avuto
l’idea di mettere il suo cell in “hotspot” in modo da collegarmi con l’Ipad
in wifi. Se funziona, dovrò desimlockare il mio cell francese, l’unico
“abbastanza tecnologico” perché possa usarlo come modem. Una soluzione, era
ora, non aspettavo altro! Un consiglio, se partite per zone sperdute,
assicuratevi di evere un telefono compatibile con le sim locali, e magari un
tablet nel quale mettere una sim, perché con il wifi, a meno di essere in
Rajasthan o nel tamil Nadu, nelle zone turistiche insomma, non è detto che vi
potrette collegare!
A
parte questo, in programma questo fine pomeriggio abbiamo la spesa al mercato di
verdure, e qualche frutta per me, che A. mi ha chiesto di pagare di tasca mia, e
io, stupidamente l’ho fatto. Se non che mi sono ricordata dopo del accordo
relativo alla copertura delle mie spese, concluso con MH. Compro anche acqua in
bottiglia dopo giorni di acqua bollita schiffida mischiata con gli Acqua Tabs (iodine).
Dovrò farmi rimborsare, queste spese dovrebbero essere a carico dell’ONG:
65INR per la frutta - 260INR per l’acqua - 2900 INR di taxi dal aeroporto.
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Ed
ecco che arriva la mia quarta giornata in casa! A quanto sembra, oggi è il
girono della grande preghiera, siamo il 3/04/15, il venerdì di Pasqua e pare
che non si lavorerà fino alle 12 almeno, ora della preghiera appunto.
T.
,il “grande boss”, direttore dell’ONG, mi ha appena chiamata (EVVIVA!!!!)
dice che la gestione del budget e la contabilità spettano a me, che le persone
che sono passate prima di me avrebero dovuto lasciarmi delle informazioni ma che
sono partiti precipitamente prima che io arrivassi…chissà perché! Che
casino! Per fortuna che sono almeno riuscita a comprare la sim indiana, perché
questa coppia fantomatica che sta girando il mondo, in che modo la posso
contattare se non tramite mail ? ah, no, neanche quello dato che qui non c’è
internet a Gopalpur!
Questo
pomeriggio, ero sul orlo della crisi di nervi e mi sono lasciata andare alle
lacrime mentre tutti erano impegnati a cantare “kushi kushi …” “jesu
mera captain, mera desh hindustan…” e altre canzoni dolci intonate dai
bambini.
B.
un capo missione che si trova ora al nord, nel campo rifiugiato tibetao a
Dehradun, mi ha chiamata in seguito alla discussione con T, e mi ha indicato un
cybercoffee con internet. Cyber caffè per modo di dirlo, una baracca con il
tetto in telie metaliche largo quanto tre persone nel quale dietro alla vetrina
di dolciumi circondati da mosche, si trova una cabina di legno con un PC:
Incrociamo le dita che funzioni, che possa mandare una mail a S&J per sapere
dove sono i documenti e avere il loro report finale in modo che io possa
continuare il lavoro iniziato.
Perseguitata
dalla sfiga, evidentemente, la corrente salta mentre sono al cyber caffè, la
chiavetta trovata in una delle scatole metaliche della mia stanza, lasciata da
S&J, non è leggibile dal PC e per motivi di sicurezza, la mia mail box non
si apre, se non entro 24 ore, dopo che avranno , controllato i miei dati.
Insomma, sembra più che comprensibile di dare di matto tra gli ostacoli appena
mentionati e il “re” obeso perenemente seduto che si oppone a me, proprio
come dicevano i tarocchi prima che io partissi. Voilà!
Nella
serata, mi chiama B., il mio tutor, che bello oggi qualcuno si interessa a me !
e posso comunicare con la mia direzione! Whaou! Brevemente mi spiega quello che
hanno fatto i miei predecessori e quello che avrei dovuto fare io. Scopro così,
en passant, che si trovano tutti – lo staff MH- giù a Pondy e gli maledico
internamente di essere “così vicini” e di non fare lo sforzo di prendere
un’aereo per vedere cosa sta succedendo qui o meglio quello che non sta
accadendo, perché dovrei fare uno stage e qui non si fa nulla!
Mi
sono appena accorta che oggi siamo il 2/03/16, seduta sul mio divano nel mio
appartamento a Padova, batto i tasti del computer con forza e frenesia rivivendo
questo momento; sono passati 11 mesi sono ancora sconvolta da questo inizio
scabroso che mi è stato posto; alla faccia dell’accoglienza!
Mi
ricordo tutto perfettamente, ero sulla terazza coperta che si affaciava alla
porta della mia stanza, appoggiata sulla ringhiera fuori, fissando
l’orizzonte, felice di parlare con qualcuno che mi capisse e con le lacrime
agli occhi in contemporaneo dal nervoso. Infatti ho scritto “ B. è gentile
comunque perché mi dice di non correre troppo questa settimana, in particolare
per via del problema di comunicazione con internet e di approfittare per
acclimatarmi alla casa.”
In
tutto ciò, però, mi segnala anche che la stagista Léa non ha indagato sulla
sessualità o meno dei bambini, delle informazioni fondamentali di cui
B. ha bisogno per mettere in moto il suo progetto di sostegno psico. Devo
quindi trovare un’escamotage sotto forma di gioco per
parlarne con dei bambini che non sanno nulla o quasi di come sono fatti
ne da dove vengono, in un paese dove, tra l’altro, il sesso è un argomento
tabù …. WTF? Penso a un gioco di carte, a un cerchio di confidenza con le
ragazze, poi penso che sarebbe tutto più semplice avere la bambola di Meredith
in Grey’s Anatomy: Anatomy Jane, dalla quale si possono staccare gli organi.
Con le ragazze poi c’è molto da discuttere, alcune di loro avranno
probabilmente già il ciclo, cosa sapranno esattamente? Mi faccio tante domande
e da un lato mi da la motivazione di indagare, perché è un motivo per
stabilire un contatto, un discorso, certo magaro non inizierò direttamente con
quello.
E
pensare che in quel momento, la mia preoccupazione era di raggiungere questo
obiettivo, compiere questa missione per B. per “fare colpo su di lui”, non
sto scherzando, l’ho scritto veramente, e in italiano pure! Ovviamente, stavo
parlando in aottica lavorativa, nel senso che , ai tempi pensavo che se mi
mettevo in quattro e correvo come una pazza per accontentarli nonostante la
mancanza di mezzi, forse mi avrebbero offerto un lavoro con loro , all’interno
dell’ONG…wonderful hope, it keeps us alive isn’t it? Illusione più che
speranza posso dire ormai.
Domani
dovrò provare gli indirizzi dove potrei potenzialmente avere accesso ad
internet che mia madre mi ha mandato per sms e che ho riportato sul mio diario.
Vado
a letto tardi, azionando il cervello per pensare a come legare il prima
possibile con i bambini e a redigere il report sulle autorità locali che B. mi
ha chiesto e per il quale per fortuna, ho le informazioni a disposizione nella
tesi. La giornata di domani sarà probabilmente migliore di quella di oggi,
coraggio, posso farcela! Maledetto senso del controllo, quello mio…non a caso
Pauline mi ha mandato un messagino per incoraggiarmi, solo lei può capirmi
adesso.
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Il quinto giorno si svolge lievamente meglio, vabbè per internet non è
risolto ma u po’ me la sono messa via. Praticamente, negli alberghi i clienti
solamente hanno diritto ad avere le credenziali di accesso wifi e nei cyber caffè
il wifi non funziona oppure non vogliono dare i codici della box.
Proseguirò
quindi la pista suggerita da James che consiste nel utilizzare il mio stesso
cellulare come modem. Perciò, dovrò chiedere a mia mamma di sistemare la
questione desimlockage. Di base c’è poca rete qui, quindi non è neanche
detto che funzioni, ma tentare non nuoce. Un’altra soluzione decisamente più
intelligente, sarebbe di installare un modem direttamente a casa, così che il
problema non continui a riproporsi ad ogni stagista o capo missione. Di fatti,
ho direttamente chiesto a T., costa 5000INR circa ovvero 77€ tuttavia sarebbe
un investimento a lungo termine dal punto di vista economico invece che caricare
giga sul cell o andare al cybercaffè ogni giorno al costo di 40Inr all’ora!
Per promemoria 70 rupie sono 1€, per cui non è moltissimo 40 rupie però che
scomodità quando devi lavorare facendo ricerche,. Reports e mails!
Spero
che la mia borsa di studio arrivi presto, al meno così potrei coprire le spese
e pagare di tasca mia, la connessione se occore.
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Senza accorgermene, arriva
la prima domenica, e non una a caso, quella di Pasqua. I ragazzi sono un po’
meno impauriti dalla mia presenza da quando ho intrapreso di fare i miei compiti
di hindi assieme a loro. Fino ad ora, in generale, mangio con le ragazze, cerco
infatti di dividermi in questo mondo diviso. Ieri abbiamo giocato a lungo al
gioco dell’elastico, i bambini si sono divertiti molto e io pure! Oggi ho
pensato di farlì giocare al “facteur n’est pas passé” - non ho idea di
come si chiami questo gioco in italiano ne se esista- anyway, magari potremo
giocare in inglese?
Nel
frattempo, questa mattina ho potuto dare una colazione da festa ai bambini con
il pretesto di pasqua e hanno avuto dolcetti e una banana a testa! Erano
felicissimi, avevano tutti il sorriso alle labbra, e così commincio ad
ambientarmi e a ricordarmi la ragione per la quale sono aui, a prescindere
dall’Ong, dalla tesi, sono qui per LORO! Avevo appunto portato un po’ di
dolcetto e di confetti da dare a loro e così ho penato che fosse giunto il
momento e quindi domani si continua con la festa ! Non ci sono ancora tutti i
bimbi, però ho già satibilito un legame con questi 6 e so che in qualche modo
rimaranno i miei “preferiti”. Intendo in ogni caso avvicinarmi sempre di più
ad ognuno di loro!
Questa
mattina, tra le tante cose, mi sono svegliata presto per creare delle schede di
valutazione del livello di lingua inglese scritto e orale di ogni bambino. Ho
anche iniziato a confezionare un gioco di carte in 4 lingue con parole e
espressioni del quotidiano in modo da creare uno scambio nell’apprendimento
delle lingue all’interno della casa, in quetso modo, risulterà più facile
per noi tutti, communicare.
A
fine giornata, scarabocchio ciffre e faccio conti, a quanto sembra, qualcosa non
tornava nelle mie spese…sinceramente non mi ricordo, solo che nel dubbio, dopo
un po’ misi tutto sotto chiave.
Ah
e dimenticavo, la frase conclusiva della giornata “ e internet fu!”. Not
bad, isn’t it?
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Una
settimana è passata dal mio arrivo, il che vuol dre due cose: prima ce l’ho
fatta e quidni d’ora in poi in piedi e all’attacco, e poi che dovrò fare il
mio primo report settimanale di
5-10 pagine per Bastien, sapete che gioia…
Una
buona notizia è che Sanjeeb, il tanto atteso frattelo maggiore, il maschio più
grande della casa, è arrivato, ed è un sollievo perché è gentile, aiuta i
piccoli e capisce un minimo l’inglese. Assieme a lui, per una coincidenza in
realtà, torna Mercy Sorreeta, miss “melatiro.com”,
da subito si comporta come una star, e continuerà a farlo per tutto il resto
del mio soggiorno: un’adolescente con i fiocchi, stereotipo al 100% eppure in
India, chi l’avrebbe mai detto?
Sono
anadata a letto alle 3e30 la notte scorsa nel disperato tentativo di scaricare
Excel sull’Ipad, cosa che avevo rimosso prima della partenza – a proposito
di “non si può essere completamente pronti”. La disperazione e il sonno
avevano vinto sulla tecnologia, e poi, miracolosamente, questa mattina si apre
l’AppStore. Ormai sono le 16 e sta ancora caricando, ma non perdiamo le
speranze, mai… infatti oggi, ho fatto parecchie cose: redatto il report
appunto, finito il calendario di pianificazione a breve e lungo termine de mio
lavoro, la contabilità del mese di aprile, devo fare le foto degli scontrini
come dimostrazione delle spese, e fare un elenco classificato dei libri
nell’obiettivo di creare una “biblioteca per i bambini” con un sistema di
prestito, per incentivare il loro senso della responsabilità. Sono anche
riuscita a chiamare mia madre! Sto per scendere , sono le 4e30 circa e vorrei
proporre che dessimo la merenda ai bambini prima di andare a comprare le
forniture scolastiche, quaderni, pene ecc per il loro rientro imminente a scuola
in questo mese di aprile. Scopro così che hanno un calendario scolastico
completamente diverso dal nostro, ritmato principalmente dal clima, il cambio
stagione e le feste religiose – e si che tra musulmani, hindù, catolici e
buddhisti, in India ce ne sono, infatti ci sono tanti giorni di ferie!
La
giornata è andata bene e confido che sia di buon augurio per la settimana a
venire, non a caso ho intitolato questa settima giornata “ le luce in fondo al
tunnel!”.
…continua…
Daphné Reguiessé