TRE GUYANE

Racconto di viaggio 2015

di Mattia

 

 

Buongiorno, in tutti i blog che parlano di viaggi sull´ America latina, in questi anni non ho trovato nessuno che parlasse delle tre Guyane (Guyana Francese, Suriname e Guyana).

Per cui l´anno scorso ho deciso di attraversare questi tre paesi come intervallo tra il mese passato a girovagare per l amazzonia brasiliana (spettacolare) e le isole dei Caraibi (belle, ma deludenti).

Vi scrivero´dunque un po´di aneddoti e sensazioni avute in queste tre "terre".

Guyana Francese: Ci arrivai direttamente dall´amazzonia brasiliana (da Macapá, capitale dello stato di Amapá) dopo i 300 km piu´massacranti della mia vita. Da Macapá (nord del Brasile) infatti, ci sono aoutobus che raggiungono la frontiera (Oiapoque) con la Guyana francese, ma il viaggio é veramente un avventura nella jungla locale con piogge torrenziali, buio totale, strade infami e soprattutto autobus d´altri tempi. Comunque sia, in 13 ore giunsi al confine (chiamarlo cosi´e´un eufemismo). Ci sono barche dalla cittadine di Oiapoque che per pochi soldi (10 real=3 euro) ti portano dall altra parte del fiume e quindi in Guyana francese, ma bisogna ricordarsi prima di andare alla polizia a farsi timbrare il passaporto. Ovviamente sono cose che si sanno semplicemente per logica (tipo: sto uscendo da un pasese e sto entrando in un altro, immagino che dovro´timbrare il passaporto...) perché chiedendo ai locali o alla polizia stessa si va incontro a riposte del tipo "non ne ho la piu´pallida idea".

Comunque ottenuto il timbro di uscita sul passaporto mi sono avventurato nell´attraversata del fiume sotto una pioggia torrenziale e senza sapere minimamente cosa sarebbe successo dall altra parte del fiume. Una volta giunto sull altra sponda é apparso un minivan di un privato chiedendo chi volesse andare a Cayenna (capitale e veramente unica cittá del paese). In un luogo veramente surreale, composto da due tre-casette in legno nel nulla, ci siamo trovati dunque io e altri tre viaggiatori (lavoratori brasiliani) a viaggiare con questo sconosciuto in mezzo alla foresta, percorrendo una strada decisamente piu´bella e sopratutto meno sconnessa. Ho chiesto al conducente prima di partire se dovevo passare in quache posto di polizia a far timbrare il passaporto, ma giustamente mi ha fatto notare che ci trovavamo in Unione Europea e quindi non sarebbe stato necessario. I brasiliani invece hanno dovuto scendere in una casetta in mezzo al nulla a timbrare il passaporto.

Arrivati a Cayenna la prima impressione é stata: che posto é questo? La cittadina (veramente piccola), é per meta´di stile coloniale, ben tenuta e abitata per la maggioranza da anziani francesi bianchi, e da persone di colore comunque di passaporto francese. Questa parte della cittá ha una propria economia, ossia é completamente integrata con l économia europea-francese, ossia prezzi altissimi (una insalata e una birra 25 euro, l´hotel piu´economico 75 euro), persone poco comunicative, e molta ma molta tranquillitá (la cittá é veramente piccolissima, la si gira tutta in un ora e ci sono pochissime cose da vedere). Posso nominare una vecchia fortezza dell epoca coloniale, qualche edificio carino e poco altro. La spiaggia é bruttina, infrequentabile (non esiste la cultura della spiaggia e l oceano in queste zone é molto mosso e difficilmente balneabile, oltre che abbastanza sporco) ma ha comunque un suo fascino.

Poi esiste un altra parte della cittá, che il responsabile dell albergo mi ha subito sconsigliato vivamente di frequentare sopratutto la notte. Per me é stato come invitare le oche a bere. Al tramonto ho infatti varcato il canale (mezza fogna, mezzo raccolta di acque piovane) e mi sono avventurato in altra dimensione. Praticamente una favela abitata prevalentemente da stranieri (in maggioranza brasiliani, domenicani, o comunque provenienti da paesi limitrofi piu´poveri) in cui droga e prostituzione la fanno da padrone. Non ho avuto sensazioni particolari di pericolo ma ho assistito a scene abbastanza di delirio (tipo due cocainomani volare in un canale con l auto, uscirne illesi e riprendere come se niente fosse a bere e fumare), oppure persone bere talmente tanto da svenirmi di fronte.

Diciamo che sono rimasto 4 giorni a Cayenna ma forse un giorno sarebbe stato sufficiente. Le altre opzioni per questo paese sono: visitare il centro spaziale di Kourou (evitato perché poco interessante per una persona come me), visitare l ´amazzonia della Guyana francese (mi ero appena sparato 5000 km di amazzonia brasiliana), oppure l isola del diavolo dove Papillon ha passato diversi anni recluso all inizio del secolo scorso (troppo lontano, troppo complicato in funzione della forza del mare, e sopratutto sconsigliato da molte persone locali, in quanto non é rimasto praticamente niente).

 

Suriname: Niente a che vedere con la Guyana Francese. Intanto ovviamente bisogna fare il visto al consolato del Suriname a Cayenna prima di uscire dalla Guyana francese. Ci si arriva come al solito in barca attraversando il solito fiume enorme (il fiume Maroni, a Saint Laurent du Maroni), dopo un viaggio in mini van da Cayenna (35 euro per 200 km circa), mentre il barcaiolo chiede 3-5 euro per passare il fiume.

Dall altra parte dopo un breve controllo passaporti alla dogana ci sono auto private con cui concordare un passaggio fino a Paramaribo (la capitale). A differenza con la Guyana francese qui il paese sembra piu´antropizzato, ci sono piccole cittadine lungo la strada (a differenza della Guyana francese), un po´piu´degradato (non siamo piu´in Unione Europea), e la gente é completamente di origine africana o asiatica.

La cittá di Paramaribo é decisamente piu´grande di cayenna (tipo 200.000 contro i 20.000) e per maggior parte costruita in legno in stile coloniale olandese. Davvero molto belli alcuni quartieri anche se molti quartieri limitrofi appaiono piu´popolari. La lingua parlata é il creolo oppure un olandese tropicale, ondepercui gli stranieri ovviamente si esprimono in inglese (mai visto nessun "gringo" parlare creolo o pseudo-olandese), a differenza della Guyana francese in cui si parlava indipendentemente inglese, francese, spagnolo e portoghese senza grandi problemi.

La cittá, per via dell epoca delle colonie e degli scambi tra indie occidentali e orientali ha assunto i connotati di un mondo razzialmente a parte, dove appunto insieme ad un popolo di origine africana molto rastafari, si sono mescolate comunita gigantesche di asiatici per lo piu´indonesiani, che monopolizzano per esempio l´area dei trasporti. I rastafari invece in genere si dedicano piu´ad attivitá commerciali e vendita di droghe leggere (siamo in una ex colonia olandese...). I prezzi in generale in questo paese sono 3 volte inferiori a quelli della Guyana francese (ho dormito in una "pousada" bellissima con piscina per 17 euro). Il cibo non presenta nessun tipo di specialitá cui valga la pena dedicarsi. A queste latitudini generalmente non si viaggia per culinaria, ed io non me ne sono interessato assolutamente (preferiso mangiare un panino e risparmiare soldi per altre cose, e sopratutto non voglio mai giudicare un paese per il cibo ma per le persone che lo vivono e la relativa cultura).

La "terza" Guyana infine, é quella appunto chiamata semplicemente di Guyana (anticamente Guyana inglese). E´decisamente la piu´povera ma anche la piu´affascinante e piu´pericolosa. E´un paese storicamente in guerra con il venezuela a causa di alcuni giacimenti pertolifero-minerari non sfruttati (lascio ad ognuno di voi giudicare se la cosa é positiva o negativa) e quindi una potenziale area da sfruttare economicamente.

La capitale (Georgetown) é una incredibile fusione tra inghilterra (costruzioni in legno in perfetto stile anglosassone) in mezzo ad un mondo completamente africano (qui veramente trovare un bianco diventa piu´difficile che in Angola), dove la gente a differenza dei paesi appena attraversati vive tutta la giornata per strada, nei mercati ecc...

Paradossalmente essendo il paese piu´povero e potenzialmente pericoloso, é´stato l unico dei tre in cui sono riuscito ad avere ottimi rapporti con i locali (ho viaggiato 64 paesi nel mondo e i paesei migliori a livello di apertura agli stranieri sono sempre stati quelli economicamente piu´poveri). La gente é molto semplice e la sera, nonostante l´estetica della cittá non sia molto promettente (buio tipo l Havana, canali di fognatura a cielo aperto paralleli a tutte le vie, odori tremendi e sporcizia stile india) é facile fermarsi in qualche baracca/bar bere e fare amicizia con i locali. L´alcool in effetti non ha solo proprietá negative, anzi spesso unisce le persone, e questo paese lo conferma.

A livello turistico questo paese non offre molto, diciamo che é piu´la sensazione di passare del tempo in un posto completamente diverso dagli altri. Anche la musica da queste parti, non assume piu´i connotati latini della salsa, mambo, merenge, samba, ma si passa dal reggetton al calypso in breve tempo dando la sensazione di non essere piu´in america latina (anche la lingua aiuta) ma in un paese inventato e diverso dagli altri.

Ci sono comunque escursioni nell amazzonia, anche se sinceramente non esistendo molte istituzioni, non credo che fidarsi cecamente sia consigliabile. Io sono una persona che viaggia il mondo da solo e non ho mai avuto grandi problemi, ma chiaro che qui tutto diventa un po´un terno all otto. Per esempio in Suriname mi avevano assicurato che il visto per la Guyana lo avrei fatto appena entrato in Guyana, ma appena arrivato ho dovuto passare la notte in caserma di polizia per poi essere rispedito mie spese in Suriname. Sono dunque entrato il giorno dopo dopo essere riuscito a fare il visto. Delle persone poi puoi fidarsi fino ad un certo punto (ma la mia filosofia di viaggio mi chiede spesso di rischiare un po´ per vivere cose differenti e mai banali). Questo mi ha portato durante gli anni a vivere situazioni radicali e a rischio, ma sicuramente mi ha dato molte piu´emozioni che un viaggio organizzato.

Per esempio il giorno che sono partito da Gerogetown per l isola Barbados invece di prendere un taxi per l aeroporto ho preso un minivan in piazza. Nonostante avessi la carta geografica e sapessi esattamente la direzione dell aeroporto, il conducente mi ha portato in mezzo alla foresta a 70 km da Georgetown, inistendo che era la strada giusta per l aeroporto (che potevo fare? ero con altri 6 autoctoni che la pensavano come lui...).

Ho dovuto poi dalla foresta tornare con un taxi all aeroporto spendendo il triplo...(sempre considerando che il triplo qui significa la metá rispetto alla Guyana francese).

Comunque in generale direi che l ésperienza é stata positiva e che la sensazione piu´strana che ho provato é stata quella di non sentirmi in america latina. Realmente da queste parti non si ha la minima sensazione di essere in sudamerica, a partire dalla lingua, fino alla cultura, religione e razza). Veramente un posto differente! 

 

 

 

Se volete dettagli scrivetemi pure.

Mattia Bond (valentincich@hotmail.com)

 

 

 

 

 

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