Guatemala, Messico e Belize
Mundo de colores
Diario di viaggio 2010
ITINERARIO
7 agosto: arrivo a Guatemala City (Guatemala)
8 agosto: Antigua (Guatemala)
9 agosto: Antigua (Guatemala)
10 agosto: Panajachel (Guatemala)
11 agosto: Panajachel (Guatemala)
12 agosto: Chichicastenango (Guatemala)
13 agosto: San
Cristobal de Las Casas (Messico)
14 agosto: Boca del Cielo (Messico)
15 agosto: Boca del Cielo (Messico)
16 agosto: Boca del Cielo (Messico)
17 agosto: Palenque (Messico)
18 agosto: Tulum (Messico)
19 agosto: Tulum (Messico)
20 agosto: Tulum (Messico)
21 agosto: Mahahual (Messico)
22 agosto: Mahahual (Messico)
23 agosto: Caye Caulker (Belize)
24 agosto: Caye Caulker (Belize)
25 agosto: Caye Caulker (Belize)
26 agosto: Flores (Guatemala)
27 agosto: Tikal (Guatemala)
28 agosto: Antigua (Guatemala)
29 agosto: volo di ritorno da Guatemala City (Guatemala)
CAMBI
Guatemala
à1
Quetzal =0,10 € circa
Messico
à
1 Peso =0,06 € circa
Belize
à
1 $ Beliziano =0,4 € circa
7 AGOSTO
Alle 9 del mattino la mia compagna
di viaggio Monica, ed io, ci imbarchiamo a Linate, iniziando così il lungo
viaggio che ci condurrà a Guatemala City. Dopo un cambio a Francoforte ed uno a
Houston atterriamo finalmente in Guatemala. Ad attenderci all’aeroporto, alle
21 ore locali (8 ore di fuso), c’è il pick up prenotato dall’Italia per
andare direttamente ad Antigua, ed evitare così di dormire in una città sulla
quale tutti mi avevano messo in allerta a causa dell’altissimo tasso di
criminalità. Il pick up ci porta all’Hotel Yellow House dove abbiamo
prenotato le prime 3 notti. Costo pick up: 350 Q. Costo notte a camera Yellow
House: 140 Q. La nostra sistemazione ci fa subito un’ottima impressione. La
nostra stanza si trova sulla bella terrazza della guest house, proprio come
avevo richiesto. L’hotel, sebbene abbia i bagni in comune, si confermerà
un’ottima scelta per la pulizia, la posizione e il personale molto cordiale.
Distrutte dal lungo viaggio,
intorno alle 23 andiamo a letto.
8 AGOSTO
Sveglia prestissimo causa fuso
orario. Dopo un’ottima colazione, inclusa nel costo della camera, partiamo
alla scoperta di Antigua. Camminiamo tra strade ampie e ciottolate e case basse
i cui muri sono tinteggiati con colori vivaci. Raggiungiamo facilmente la via
principale dalla quale si può godere di uno scorcio incantevole: imponente, si
staglia infatti il Volcan de Agua che, silenziosamente, sorveglia dall’alto
l’intera città. La via è ricca di ristoranti, hotel e bazar. Monica ed io ci
innamoriamo dei bracciali, collane e anelli fatti con le perline colorate. La
via principale conduce al Parco Centrale, una graziosa piazza brulicante di
persone, caratterizzata da un maestoso palazzo in stile coloniale. Antigua è
stata dichiarata nel 1979 patrimonio dell’Unesco. Decidiamo di perderci per le
vie colorate, anche perché la città non è grossa e non c’è sicuramente il
rischio di perdersi. Intorno alle 14 purtroppo inizia a piovere. Noi ancora non
lo sappiamo, ma sarà solo il primo dei nostri tanti incontri con la pioggia qui
in Guatemala. Le persone del posto ci spiegano che in questa stagione, tutti i
giorni, intorno alle 14/15, inizia a piovere e spesso non smette più sino al
mattino dopo. Ci rifugiamo sulla splendida terrazza del nostro hotel dove
possiamo goderci anche un po’ di relax. Ci confrontiamo sul fatto che la prima
impressione che abbiamo avuto dei guatemaltechi è molto positiva: cordiali,
sorridenti e gentili. Decidiamo di prenotare l’escursione per il giorno
seguente direttamente nell’hotel che ha anche un servizio di agenzia viaggi.
Paghiamo 130Q a testa per la visita al vulcano Pacaya. Acquistiamo inoltre i
biglietti dello shuttle che, il 10 agosto, ci condurrà sul lago Atitlan (65Q a
testa). Ceniamo in un posto suggerito dalla Lonely Planet e scopriamo che qui la
cena si fa molto presto: alle 20.30 infatti siamo le ultime clienti e i
camerieri stanno già riordinando il locale per la chiusura.
9 AGOSTO
E’ vero che ieri sera siamo
andate a dormire presto, però svegliarsi alle 3.30 è davvero un po’
eccessivo! Evidentemente devo ancora fare i conti con il fuso orario. Per
fortuna la partenza per la visita al vulcano è prevista per le 6. Il percorso
per raggiungere la nostra destinazione dura circa 2 ore. Una volta lì veniamo
affidate ad una guida che ci accompagna quasi fino alla cima. Già dai primi
metri capiamo che non si tratta di una tranquilla passeggiata perché la
pendenza è notevole. Altra prova che avvalora la nostra tesi sono gli uomini a
cavallo che ci seguono, pronti per far salire chi non dovesse riuscire a farcela
a piedi. Durante la salita la guida ci spiega che il vulcano Pacaya ha eruttato
l’ultima volta solo 2 mesi fa, per la precisione il 29 di maggio, causando
molti danni ai paesi sottostanti. La guida stessa ci racconta di essere stata
evacuata, ma di non aver perso la casa, destino che purtroppo è invece toccato
a molti suoi concittadini. Con il sorriso sulle labbra mi spiega però che hanno
fede in Dio, e che sanno che presto riusciranno a risollevare la situazione
ancora complicata. La profonda fede religiosa guatemalteca è uno dei tratti
distintivi di questa popolazione. Persino molti taxi riportano sul parabrezza
stikers con frasi inneggianti Dio. Comunque, i segni dell’eruzione sono molto
evidenti tutto intorno a noi: la lava ha ricoperto ogni cosa, gli alberi sono
spogli e secchi, solo qualche macchia di verde qua e là spicca tra il grigio
antracite del terreno. Lo si può davvero definire un paesaggio lunare. Dopo
quasi 2 ore di percorso raggiungiamo il punto di arrivo, dove falde di vapore
acqueo caldissimo escono dalle insenature del terreno. Non è possibile
purtroppo vedere la lava come invece è accaduto circa un mese fa, ma ci
riteniamo ugualmente molto soddisfatte. Ritorniamo ad Antigua nel primo
pomeriggio e decidiamo di fare un giro per il mercato locale. Questo mercato ci
delude molto perché, al contrario di quanto ci aspettavamo, non ci sono banchi
d’artigianato locale, ma per lo più, vendono beni alimentari. Oggi peraltro
il tempo si dimostra molto più clemente e prendiamo solo qualche goccia
tornando dal mercato. Anche la sera possiamo uscire per la cena senza trovarci
sotto scrosci d’acqua. Scegliamo La Escudilla per la cena, ristorante con un
bel patio interno, vicino al Parque Central, nel quale ci saziamo ad una cifra
abbastanza modica.
10 AGOSTO
Alle 8 partiamo con uno shuttle per
Panajachel, sul lago Atitlan. Sullo shuttle incontriamo 4 ragazzi italiani già
visti durante l’escursione sul vulcano, così le 3 ore di viaggio scorrono tra
le chiacchiere. Appena arrivate a Pana (così chiamata dai suoi abitanti), ci
dirigiamo verso un hotel segnalato tra gli economici della Lonely Planet, l’Hospedaje
Santo Domingo. Ci mostrano la camera che ci appare subito molto spartana, ma
visto il prezzo decidiamo di fermarci lo stesso (100Q a camera). Molliamo gli
zaini e ci spostiamo in direzione lago e subito veniamo fermate da uomini e
ragazzini che ci offrono il giro in barca per visitare San Pedro La Laguna e
Santiago De Atitlan. Visto che ancora non sappiamo quali saranno i nostri
spostamenti nei prossimi giorni, decidiamo di cogliere la palla al balzo,
sebbene, trattandosi di un giro “privato”, ovvero non effettuato con la
barca pubblica, sappiamo che spenderemo di più. Il vantaggio è però che
possiamo stabilire noi i tempi. Dopo molte trattative pattuiamo 170Q a testa. In
circa un’ora raggiungiamo la nostra prima tappa: San Pedro. Si tratta di un
paese molto carino arroccato ai piedi dell’omonimo vulcano San Pedro.
Nonostante oggi sia giorno di mercato, le strade non sono affollate.
L’impressione che abbiamo è che si tratti di un posto molto tranquillo. La
seconda tappa è Santiago. Appena attraccati, Santiago ci appare subito più
bella di San Pedro e la percorriamo rapite dalle tantissime bancarelle di
tessuti, bigiotteria e prodotti d’artigianato in genere. Purtroppo la pioggia
arriva puntuale anche oggi, anche se dopo un’oretta spiove e possiamo finire
il nostro giro tranquillamente. Ancora oggi ho il rammarico di non aver fatto più
acquisti in questo luogo che è poi risultato essere il più economico e quello
con la maggior scelta di articoli. Non appena rientrate a Pana ci dirigiamo
subito in diverse agenzie, tutte situate nella via principale, per capire come
effettuare lo spostamento a Boca del Cielo (località del Messico)tramite la
frontiera messicana di Tapachula. Ed è qui che incontriamo la nostra prima
difficoltà. Infatti, l’ultimo uragano passato da qui poco più di un mese fa,
ha reso la viabilità molto complicata e non è possibile viaggiare con autobus
di linea, bensì solo con shuttle prenotabili tramite agenzia. Il problema è
che il percorso che vogliamo fare noi è poco battuto, per questo molto caro. Il
proprietario di un’agenzia ci informa inoltre che si tratta di un confine
molto pericoloso, assolutamente sconsigliabile per 2 ragazze da sole. Chiediamo
anche informazione sui bus di seconda classe pubblici e scopriamo che, come
minimo, ci toccherebbe fare 4 cambi, senza avere inoltre nessuna certezza
sull’orario di arrivo alla frontiera. Ci prendiamo la serata per riflettere e
rimandiamo ogni decisione al giorno seguente. Durante la cena conosciamo Angelo
e Franca, due amici il cui viaggio è iniziato a Città del Messico. Spendiamo
un po’ di tempo a chiacchierare con loro e poi andiamo a dormire.
11 AGOSTO
Dopo un’ottima colazione
consumata in un bar del centro, prendiamo la prima decisione della giornata,
ovvero cambiare la sistemazione della notte. L’Hospedaje Santo Domingo è
troppo sporco anche per gli standard economici e nessuna delle 2 è riuscita a
chiudere occhio stanotte. Ci spostiamo da Mario’s Room, molto più accogliente
e soprattutto pulito (190Q a camera). Seconda decisione della giornata:
prenderemo uno shuttle per San Cristobal De las Casas così da evitare il
confine pericoloso e poi da lì ci sposteremo a Boca Del Cielo. Purtroppo però
da Pana gli shuttle partono solo il mattino presto così domani, dopo il mercato
di Chichicastenango, saremo bloccate qui…pazienza. Costo shuttle 175Q a testa,
costo escursione al mercato di Chichicastenango 75Q a testa. Dedichiamo quindi
la nostra giornata a Panajachel, la cui parte principale si estende tutta su
Calle Santander dove si trovano moltissime tiendas, bancarelle e ristoranti.
Quando inizia a piovere ci rifugiamo in un ristorante vista lago. Da qui il
panorama è molto bello e si possono osservare i colori cangianti del lago
Atitlan. Nel tardo pomeriggio incontriamo Angelo e Franca e ci mettiamo
d’accordo per cenare insieme. Anche questa serata finisce in chiacchiere
davanti ad un buon piatto di pesce.
12 AGOSTO
Alle 8 passa a prenderci, di fronte
al nostro hotel, lo shuttle per Chichicastenango. Solo una nota: da Pana è
possibile raggiungere Chichi anche con i pullman di linea di seconda classe,
cambiando una sola volta e risparmiando qualche soldo. Noi, un po’ per
pigrizia e un po’ perché gia d’accordo con i ragazzi romani, abbiamo scelto
il passaggio dello shuttle. Commenti sul mercato: onestamente mi aspettavo
qualcosa di più dal mercato più grande del Centro America. Il fatto che la
piazza centrale sia piccolina e che la maggior parte del mercato si snodi tra le
vie, non restituisce il colpo d’occhio che mi aspettavo. Un angolo molto
suggestivo è quello della scalinata della chiesa nella piazza centrale. Sui
gradini bianchi donne con abiti coloratissimi vendono fiori e souvenir. Comunque
la delusione deriva anche dal fatto che i prezzi qui non sono così economici
come ci aspettavamo. Restano molto più convenienti San Pedro e Santiago. Il
meteo oggi si dimostra però più clemente e ritorniamo alle 16 circa in hotel
incredibilmente asciutte. Per cena ci mettiamo d’accordo con i 4 ragazzi
veneti conosciuti ad Antigua e passiamo una serata molto piacevole scambiandoci
anche informazioni sui diversi viaggi fatti. Domani loro proseguiranno il giro
del Guatemala, mentre noi varcheremo il confine con il Messico.
13 AGOSTO
Partenza alle 7 con uno shuttle
alla volta di San Cristobal De Las Casas. Intorno alle 12.30 raggiungiamo la
frontiera. Che dire di questa frontiera se non che si tratta di un posto davvero
surreale. Ai bordi della strada si alternano bancarelle di ogni tipo. Il caos e
la frenesia regnano sovrani. Un posto suggestivo e credo assolutamente unico nel
suo genere. Percorriamo un pezzo a piedi per raggiungere lo shuttle dal lato
messicano e alle 13.30 circa ripartiamo. Arrivo a San Cristobal alle 17.30 ora
locale (tra Guatemala e Messico c’è un’ora di fuso, in Messico si spostano
le lancette un’ora avanti). La scelta di andare a Boca Del Cielo purtroppo
penalizzerà San Cristobal, ma non potevamo perderci l’occasione di vedere
l’Oceano Pacifico in una località così poco turistica e poco conosciuta del
Chapas. Abbiamo quindi pochissimo tempo per visitare San Cristobal quindi ci
fiondiamo nel primo Hotel della fascia media suggerito dalla Lonely, essendo
questo il più vicino a dove ci ha lasciate lo shuttle: Casa Margarita (480
pesos a notte), molto carino e pulito. Lasciamo i nostri fardelli e ci
immergiamo nelle vie della città. Quello che ci colpisce subito è il numero di
persone, e soprattutto il numero di turisti italiani. La città ci sembra
comunque molto carina. Percorriamo le 2 vie principali e poi ceniamo.
Passeggiando per la via ci rendiamo conto che, anche la sera, qui c’è molta
più vita e apprezziamo i diversi locali serali molto caratteristici dove si
suona e si danza.
14 AGOSTO
Appena sveglie, e dopo aver fatto
colazione in un locale gestito da persone appartenenti al movimento zapatista,
andiamo ad acquistare i biglietti dei pullman per i nostri prossimi spostamenti.
Per fortuna in Messico è molto più facile organizzare gli spostamenti tra le
diverse località perché ogni tratta è ben servita. Nonostante questo per
arrivare a Boca Del Cielo dobbiamo cambiare a Tuxtla Gutierrez. Acquistiamo
quindi le seguenti tratte della linea OCC per un costo complessivo di 30€ a
testa: per l’andata San Cristobal-Tuxtla, Tuxtla-Tonalà, per il ritorno Tonalà-Tuxtla,
Tuxtla-San Cristobal, San Cristobal-Palenque.
Abbiamo ancora qualche ora per
girovagare per San Cristobal che questa mattina ci appare molto più bella di
ieri. Forse il sole che ne mette in risalto i colori, forse il fatto che la
mattina le strade sono molto meno affollate, non so, quello che so è che inizio
a comprendere chi si innamora di questa città. Optiamo per un giro al mercato
locale per dare sfogo alle nostre velleità di shopping e veniamo pienamente
appagate, sia per la varietà che per la qualità delle merci. Finiti gli
acquisti è ora di andare a prendere lo zaino e recarci alla stazione dei
pullman. Alle 11.50 parte il primo pullman che in un’ora ci conduce a Tuxtla.
Alle 14 parte il pullman per Tonalà che raggiungiamo in altre 2 ore di
tragitto. A Tonalà ci accoglie un vero e proprio diluvio perciò ci rivolgiamo
al primo taxi bianco e verde che troviamo e contrattiamo la corsa fino a Boca
Del Cielo per 150 pesos. Nota: il modo più economico per raggiungere Boca Del
Cielo è prender un taxi bianco e verde solo per farsi portare alla stazione dei
taxi arancione che con soli 20 pesos ti portano fino a Boca. Noi siamo state
molto fortunate perché scopriremo in seguito che, i taxi bianchi e verdi, di
solito non chiedono mai meno di 200 pesos per questa tratta. Arriviamo alla
stazione di imbarco che ha finalmente smesso di piovere e io, aiutata da alcuni
ragazzini del posto, riesco a trovare un telefono pubblico per chiamare
Federico, il proprietario italiano della struttura “La Luna”, contattato già
dall’Italia, per farci venire a prendere con la sua barca privata. Federico
era stato molto gentile sin dal primo contatto via e-mail, poiché mi aveva dato
tutte le indicazioni precise per raggiungere questo posto poco turistico, e
proprio per questo ancora autentico, del Messico. Neanche la Lonely Planet ne
parla, ma mi auguro che molto presto aggiunga informazioni su questo luogo perchè,
a mio parere, ne vale la pena. Il tragitto in barca per attraversare la laguna
dura appena cinque minuti, sufficienti per rendersi conto del paesaggio
meraviglioso che ci circonda. Dal lato della costa che stiamo lasciando, fanno
da cornice le verdeggianti montagne del Chapas, mentre sull’isolotto verso il
quale stiamo navigando, ci accolgono sabbia e palme. Approdiamo alla struttura
la “La Luna” dove conosciamo anche Annabella, compagna di Federico, che,
insieme a lui, gestisce la struttura. Purtroppo una brutta notizia: non ha più
cabanas con il bagno insuite, perciò ci accontentiamo della cabanas con i bagni
in condivisione (abbastanza comodi e sempre puliti). Il costo a notte però è
davvero ottimo: 220 pesos. La struttura è semplice ma pulita (cosa che abbiamo
capito non essere da sottovalutare in questi posti). Questo posto ci permette di
fare un’esperienza meravigliosa: dormire a pochi passi dall’oceano Pacifico.
Infatti, dal punto di sbarco sulla laguna, si percorrono all’incirca 170 metri
e si raggiunge l’oceano. Non avendo mai visto il Pacifico mi dirigo
velocemente verso il rumore fragoroso delle onde. L’oceano è una visione e
magnetico è lo spettacolo del vederlo scagliarsi con impeto sulla spiaggia
deserta. Per quanto assurdo, a sensazione, mi sembra molto più grande degli
altri mari, immenso. Ritorniamo a piedi scalzi sulla sabbia verso il ristorante
dove Annabella ci prepara il primo (ma rimarrà anche l’unico) piatto di pasta
della vacanza, del quale rimaniamo molto soddisfatte. I preparativi per la notte
ci divertono molto perché ci sentiamo un po’ come in campeggio. Il suono
dell’oceano ci culla nel sonno, anche se, scrosci di temporale, lo rendono un
po’ più tormentato del previsto. Resta comunque un’esperienza molto
affascinante.
15 AGOSTO
Il giorno di ferragosto lo
trascorriamo quindi qui, a Boca Del Cielo, sul versante Pacifico del Messico
nello stato del Chapas. Passiamo una splendida giornata di relax, con il sole
che a tratti riesce ad avere la meglio sulle nuvole. Facciamo anche due
chiacchiere con Federico ed Annabella, sempre disponibili a rispondere a
qualsiasi nostro quesito e a soddisfare ogni nostra necessità. Smaltiamo poi
l’ottima colazione con una lunga passeggiata sulla spiaggia arrivando sino al
fondo, dove oceano e laguna si incontrano nella “Boca Del Cielo”. Al ritorno
passiamo all’accampamento Tartarughero dove dei volontari si occupano di
raccogliere le uova delle tartarughe appena deposte per spostarle in luoghi
protetti dai diversi predatori (tra i quali, ahimè, va incluso anche l’uomo).
Infatti, Boca Del Cielo è un luogo in cui tutto l’anno arrivano molte
tartarughe per deporre le proprie uova. Essendo un’esperienza che Monica ed io
abbiamo già fatto insieme a Capo Verde, e che ci ha emozionate molto, chiediamo
ai volontari se la notte stessa possiamo andare con loro a raccogliere le uova
appena deposte. Loro accettano e ci danno appuntamento per la sera alle 8. Ci
presentiamo puntuali, ma purtroppo ci informano che quella sera è previsto
moltissimo lavoro e che quindi, invece di essere d’aiuto, rischiamo di
rallentarli. Ci chiedono se possiamo rimandare a domani sera, ma noi purtroppo
non saremo più qui. Ritorniamo indietro un po’ sconsolate, sebbene capiamo
benissimo le loro motivazioni. Mentre beviamo qualcosa sotto la veranda e le
zanzare, risvegliate dalle forti piogge della sera precedente, ci punzecchiano,
si prepara un nuovo acquazzone notturno con lampi che rompono il cielo. Durante
la notte si scatena un vero e proprio diluvio, con tuoni e lampi che ci fanno
sobbalzare dal letto perché all’interno della cabanas ogni rumore sembra
essere amplificato. Entrambe troviamo la situazione molto divertente e, tra una
risata e l’altra, riusciamo a addormentarci.
16 AGOSTO
Al mattino ci godiamo le ultime ore
qui a Boca del Cielo, tra bagni nella laguna e bagni nell’oceano. Alle 15
salutiamo Federico ed Annabella che si sono verificati due splendidi ospiti.
Allontanandomi con la barca penso che valeva davvero la pena di vedere questo
angolo di paradiso ancora così genuinamente messicano. Dalla stazione dei taxi
decidiamo di muoverci a piedi verso la stazione dei pullman attraversando il
paese di Tonalà e immergendoci nel mercato locale. Ci diverte passare tra le
bancarelle e notare che siamo le uniche turiste. Le persone ci guardano e ci
sorridono cordialmente.
Alle 17.30 partiamo alla volta di
Tuxtla Gutierrez. Una volta a Tuxtla, nell’attesa del pullman per San
Cristobal, ci informiano sul pullman che dobbiamo prendere da Palenque per Tulum.
Compriamo 2 biglietti per la notte successiva con partenza alle 21 (530 pesos a
testa). Alle 21 prendiamo il pullman per San Cristobal, dove alle 23 prendiamo
finalmente il pullman per Palenque. Io trascorro 5 ore di viaggio ad impazzire
per il prurito ai piedi, zona del corpo sulla quale le zanzare si sono accanite.
Arriviamo alla stazione di Palenque che sono quasi le 4 con l’intenzione di
aspettare qui il sorgere del sole, lasciare il bagaglio al deposito bagagli, per
poi andare a visitare il sito. Programma che stravolgiamo completamente nel
momento in cui ci rendiamo conto di quanto angusta ed infestata da insetti sia
la stazione di Palenque. Ma che distratta…questo è già un altro giorno!
17 AGOSTO
Chiediamo ad un taxista se gli
hotel ad El Panchan sono già aperti e lui ci assicura che troveremo qualcuno.
El Panchan è un complesso di alberghi e ristoranti immersi nella giungla a
pochi chilometri dal sito di Palenque. Quando il taxista si ferma nel buio della
giungla e ci dice che possiamo scendere perché l’hotel che abbiamo richiesto
è lì a pochi metri, io mi irrito e dico al taxista che non saremmo scese dal
suo taxi se non sicure che fosse aperto. Vado a controllare, mentre Monica
aspetta in auto e, come volevasi dimostrare, trovo l’hotel chiuso e con un
cartello che informa che avrebbe riaperto solo alle 7.30. Risalgo in auto e
chiedo al taxista di portarci in un posto aperto. Visibilmente scocciato, il
simpatico taxista, ci conduce in un altro posto, vicino a El Panchan, dove
troviamo Umberto, guardiano di notte che molto gentilmente ci offre di attendere
l’apertura delle strutture di El Panchan sotto il suo porticato. Nel frattempo
inizia anche a piovere con forza. Dopo pochi minuti dal nostro arrivo, giungono
anche 2 ragazzi libanesi, Gabriel ed Elì, che, dopo aver fatto il nostro stesso
iter, sono finiti lì. Attendiamo quindi tutti insieme l’alba, accompagnati
dai rumori della giungla che si sveglia. Intorno alle 7.30, insieme a Gabriel e
Elì, salutiamo il simpaticissimo Umberto e prendiamo un taxi per tornare ad El
Panchan, più precisamente al Margarita & Cabanas. Troviamo due cabanas
libere, ciascuna per 250 pesos. Lazzaro, il gestore della struttura, ci avvisa
però che sarebbero state disponibili solo dalle 11 in poi. Molliamo a lui i
nostri zaini e tutti e 4 ci rechiamo prima a fare una meritata colazione da Don
Muchos, ristorante poco distante dall’hotel, anch’esso parte della struttura
di El Panchan, e poi, con una navetta, raggiungiamo il sito per la visita. Per
fortuna nel frattempo è anche uscito il sole quindi ci godiamo questo
fantastico giro tra le rovine di Palenque, luogo che, a mio parere, vale la pena
visitare. Intorno all’una, torniamo a El Panchan per mangiare un boccone,
prendere possesso delle nostre cabanas e approfittarne per dormire qualche
oretta visto che stanotte saremo di nuovo in viaggio. Appena entrate in camera
però incappiamo nel primo inconveniente del pomeriggio: Monica rimane chiusa
nel bagno. Il gestore Lazzaro, una volta accortosi di non poterla aiutare se non
chiedendo a sua volta aiuto, tranquillamente,si siede facendomi vedere tutte le
foto di “mariposa” scattate la mattina stessa, cercando di tanto in tanto di
confortare la sfiduciata Monica con frasi profonde del tipo: “ No te preocupe
Monica. Tu estas cerrada, pero el tu corazon està libre!”. Per fortuna entra
in campo Don Pedro, che dopo aver buttato giù un pezzetto di muro, riesce a
passare il cacciavite a Monica che si libera. Grandi abbracci e festeggiamenti
per la liberazione! Ma le sorprese della giornata non sono finite. Nel momento
in cui io tolgo la scarpa per andare a fare la doccia mi rendo conto che, il
piede sul quale ero stata morsa ripetutamente dalle zanzare, è ridotto molto
male ed è gonfiato tantissimo. Rinunciamo al sonnellino tanto desiderato per
recarci nel centro di Palenque in una farmacia. Qui mi consigliano di farmi
vedere da una dottoressa e mi forniscono l’indirizzo. La dottoressa, gentile
ma forse un po’ sbrigativa, mi visita e mi prescrive antistaminico e pomata.
Il pomeriggio se ne va così. Ricordo comunque con piacere la nostra splendida
cabanas immersa nella giungla, tra le urla delle scimmie come sottofondo e lo
spettacolo delle enormi farfalle colorate che librano tra gli alberi. Alle 20
prendiamo un taxi per la stazione degli autobus di Palenque. Il nostro pullman
OCC diretto a Tulum parte con un’ora di ritardo.
18 AGOSTO
Dopo 12 lunghissime ore trascorse
sul pullman, non riuscendo a dormire causa dolore al piede, arriviamo finalmente
a Tulum. Capiamo immediatamente entrambe che dobbiamo recarci subito in una
clinica perché il mio piede è notevolmente peggiorato, è gonfio come un
palloncino e, a fatica, riesco a poggiarlo a terra. Per fortuna, un ragazzo sul
pullman con noi che ha amici residenti qui, fa una chiamata e mi dà il nome di
una clinica privata fidata. Ci facciamo portare dal taxista e qui trovo un
medico che, dopo un’accurata visita di mezz’ora, mi prescrive antistaminici,
antibiotici e antinfiammatori. Per fortuna il nostro programma prevedeva 3
giorni di sosta qui, dove potrò riposarmi nell’attesa che il piede guarisca.
Uscite dalla clinica ci facciamo accompagnare da un taxista nella zona delle
cabanas sulla spiaggia. Non potendomi muovere voglio essere il più possibile
comoda per cui, scegliere Tulum Pueblo per dormire, non risulterebbe una scelta
pratica. Il taxista ci suggerisce Zazil-Kin, segnalato anche dalla Lonely, che
ci propone una cabanas con bagno esterno a 500 pesos. Ci rendiamo subito conto
che dobbiamo dimenticare i prezzi del Guatemala e del Chapas. Appena entrata
nella cabanas mi rendo conto che sarà immensamente dura riuscire a raggiungere
il bagno dal momento che è abbastanza distante, troppo per una zoppa! Ci
ripenso e chiedo al gestore se proprio non hanno cabanas libere con il bagno. Ci
dice che ne hanno una a 1400 pesos, ma intenerito dalle mie pietose condizioni,
ce la mette a 1000. Siamo consapevoli che la cifra è sempre alta, ma per me, in
queste condizioni, avere il bagno in camera è praticamente indispensabile. Il
gestore inoltre mi dice di tornare da lui perché vuole darmi dell’aloe da
mettere sul piede gonfio. Mi reco da lui convinta di prendere in prestito un
flacone, quando lui si avvicina ad una pianta del giardino, strappa una foglia e
mi mostra il gel che fuoriesce. Effettivamente nessuno può contestare il fatto
che si tratta di Aloe Verissima! Ci tengo a sottolineare che tra l’altro
questo gel si è dimostrato molto efficace e mi ha aiutata a guarire. Finalmente
arriva il momento della spiaggia che, qui a Tulum, è davvero incantevole:
vastissima, sabbia finissima e mare azzurro dei Caraibi. Io non posso prendere
sole ma cosa c’è di meglio di una convalescenza sotto una palma? Unica nota
stonata di Tulum: troppo turistica e soprattutto….si incontrano solo italiani!
Si perde la poesia dell’essere dall’altra parte del mondo visto che ovunque
si sente parlare solo italiano. Anche la cena la consumiamo nel ristorante della
struttura.
19 AGOSTO
Giornata passata in totale relax
sulla spiaggia di Tulum. Il piede va un po’ meglio, ma non mi consente ancora
spostamenti. Il tempo ci assiste e, a parte un acquazzone alle 17, durato non più
di mezz’ora, per il resto della giornata splende un sole magnifico.
20 AGOSTO
Stamattina il piede sembra andare
decisamente meglio, è ancora gonfio, ma il dolore si è di molto ridotto. Per
cui, dopo la colazione, visto anche il cielo coperto, decidiamo di dedicarci
alle escursioni. Prendiamo prima di tutto un taxi per andare alla stazione degli
autobus e acquistare i biglietti per Mahahual (148 pesos a testa), nostra
prossima meta nello Yucatan. Concordiamo poi con lo stesso taxista, un tour
privato che ci avrebbe portato prima al sito di Cobà, poi al Gran Cenote e
infine alle rovine di Tulum. Ci sembra un bel giro per un totale di 500 pesos
(250 a testa). L’entrata al sito di Cobà costa 50 pesos. Durante tutto il
tragitto verso Cobà, circa ad un’ora di distanza da Tulum, piove a dirotto,
ma, magicamente, appena arrivate lì, la pioggia si interrompe. Per mia grande
fortuna, inoltre, il sito di Cobà offre un servizio che non ho visto in nessun
altro sito e che, ad una zoppa come me, risulta comodissimo: il triciclos. Si
tratta di una bici a 3 ruote, spinta da un uomo, che può trasportare due
persone. Per i meno pigri c’è anche la possibilità di affittare una bici.
Facciamo quindi i percorsi tra una piramide e l’altra sopra questo mezzo
attraverso la giungla. Le piramidi di Cobà non sono belle e ben conservate come
quelle di Palenque ma la location è comunque molto suggestiva. In cima alla
piramide più alta ci attende una bellissima vista sulla giungla sottostante. In
meno di 2 ore riusciamo a fare tutto il giro. La seconda tappa prevista per la
giornata è il Gran Cenote, ovvero una cavità sotterranea con acqua permanente,
per la maggior parte dolce, proveniente da fiumi sotterranei e acqua piovana che
filtra nel sottosuolo. Si tratta quindi di laghi sotterranei, popolati di
micro-alghe e pesci. E’ un luogo molto suggestivo, ma noi non possiamo goderne
appieno poiché inizia a piovere e quindi non abbiamo la possibilità di
immergerci. Risaliamo sul nostro taxi per l’ultima tappa della giornata: sito
di Tulum (50 pesos a persona). La fortuna continua ad essere nostra compagna in
questa giornata perché, proprio quanto entriamo, spunta definitivamente il
sole, che restituisce al paesaggio i suoi colori più belli. In 2 parole posso
riassumere ciò che ho già letto in molti altri racconti: questo sito non deve
la sua bellezza alle rovine, poiché esse non sono nulla di sensazionale e
nemmeno particolarmente ben conservate, ciò che realmente fa la differenza è
la location. Le rovine, infatti, si affacciano sulle scogliere a picco
sull’azzurro scintillante del mar dei caraibi, per questo si può godere di
scorci mozzafiato. Rientro al Zazil-Kin alle 16,30, ancora in tempo per goderci
le ultime ore di sole sulla meravigliosa spiaggia della struttura.
21 AGOSTO
Alle 9.55 partiamo da Tulum
destinazione Mahahual, con arrivo alle ore 13 circa. Mahahual è un piccolo
paese, sempre sulla costa caraibica dello Yucatan, più vicino al confine con il
Belize. Alcuni anni fa è stato devastato dall’uragano Katrina quindi non
sappiamo bene cosa troveremo. Le prime immagini che ci si pongono di fronte agli
occhi passando con il pullman sono abbastanza impressionanti perché tutta la
vegetazione che precede l’area residenziale è completamente morta. Pochi
cespugli verdi sbucano di tanto in tanto tra i rami secchi e spogli delle
piante. Scendiamo alla stazione dei pullman, che più che una stazione la si può
definire una fermata, la cui biglietteria apre solo in concomitanza agli arrivi
e alle partenze. Appena ci ritroviamo sul lungomare uno spettacolo favoloso ci
si pone di fronte: un mare cristallino di differenti gradazioni di blu e la
piccola spiaggia bianca con grosse palme, regalano un paesaggio straordinario.
Camminiamo sul lungomare….già, perché Mahahual, a differenza degli altri
posti visitati sino ad ora, ha una bellissima passeggiata pavimentata che separa
strutture alberghiere e ristoranti dalla spiaggia. Dopo aver camminato per 10
minuti ci troviamo di fronte ad una struttura bellissima, con colori magnetici:
“National Beach Club”. Chiediamo info ai gestori i quali ci offrono una
cabanas tripla per 600 pesos a notte. E’ un po’ al di sopra dei nostri
standard di spesa, ma appena la vediamo ce ne innamoriamo quindi decidiamo di
fermarci qui. Oltre alla bellissima cabanas, compreso nel prezzo, possiamo avere
accesso alla spiaggia privata e attrezzata dell’hotel. Non che qui sia un
problema trovare posto libero sulla spiaggia, ma poter approfittare delle
sdraio, per una volta, ci fa piacere. Lasciamo i bagagli in stanza e ci
piazziamo su questa tranquillissima spiaggia. Una guida di snorkeling locale ci
spiega che questo paese è molto tranquillo nel weekend, mentre il lunedì,
martedì e giovedì, giorni in cui le vie sono invase dai turisti americani
sbarcati dalle navi da crociera, cambia faccia. Il mio personalissimo consiglio
è quindi quello di evitare questi 3 giorni per visitarlo, credo si rischierebbe
di perderne la vera essenza e di vedere un luogo costruito e contaminato. Per la
cena ci affidiamo ad uno dei tanti ristoranti sulla spiaggia scegliendo un menù
di pesce.
22 AGOSTO
Dopo una notte burrascosa causata
da un forte temporale che si è abbattuto impietoso sulla nostra cabanas e ci ha
quindi reso il sonno un po’ tormentato, optiamo per la colazione sulla
spiaggia. Oggi abbiamo tutta l’intenzione di fare overdose di sole. Il mio
piede va molto meglio e finalmente posso sdraiarmi sulla spiaggia senza la
ricerca spasmodica dell’ombra. Immergersi poi nell’acqua tiepida del mare
per rinfrescarsi è davvero meraviglioso. Nel tardo pomeriggio andiamo a
comprare il biglietto per il pullman che domani ci porterà a Chetumal, città
del Messico vicino al confine con il Belize, dove dovremo capire come poter
proseguire per la nostra prossima meta, Caye Caulker. Acquistiamo il biglietto
per 100 pesos a testa. In realtà, un ragazzo di Mahahual conosciuto sulla
spiaggia, ci dice che è anche possibile andare a Xcalak, paese ad un’ora di
distanza da Mahahual, e prendere una lancia per San Pedro (isola del Belize
vicina a Caye Caulker) direttamente da qui, ma siccome né la Lonely né tutti i
racconti che ho letto prima di partire parlano di questa opzione, preferiamo non
rischiare e percorrere la via più battuta, onde trovarci fuori strada e perdere
tempo. Se però avessimo avuto il tempo di fare le dovute verifiche sarebbe
potuta risultare un’ottima soluzione che ci avrebbe fatto risparmiare
tantissimo tempo. Prima della cena prendiamo un taxi perché ci porti a
prelevare al bancomat più vicino che è a 2 km da qui. Ripetiamo l’esperienza
della cena sulla spiaggia e poi torniamo in camera a preparare lo zaino per il
giorno dopo. Prima di chiudere gli occhi mi accorgo che un paguro è venuto ad
augurarci la buonanotte in camera passando da una fessura della porta…meglio
di ieri sera in cui era venuto un cordialissimo rospo!
23 AGOSTO
Salutiamo Mahahual alle 7.30 e
partiamo per Chetumal. Alle 10 siamo alla stazione di Chetumal e, come prima
cosa, ci fiondiamo a chiedere gli orari dei pullman per Corozal, prima città
del Belize dalla quale è possibile imbarcarsi per Caye Caulker. Il primo
previsto è per le 11.30 quindi acquistiamo subito 2 biglietti (160 pesos a
testa). Nella sala d’attesa conosciamo una coppia di ragazzi italiani, Lollo e
Manu, che scopriremo presto essere proprio della nostra bella Torino. Sono
ancora indecisi sul dove dirigersi. Sono partiti da Città del Messico e, sino
ad oggi, hanno preso tantissima pioggia, quindi vorrebbero essere sicuri di
andare in un posto dove ci sia il sole. Essendo noi abbronzate si informano su
dove siamo state. Spieghiamo loro che noi siamo dirette in Belize e gli
prestiamo la Lonely Planet così che anche loro possano avere qualche info su
Caye Caulker. Sarà Monica a tirare la monetina decisiva che sancirà la
decisione di seguirci in Belize! Ma proprio mentre parliamo, alzo la testa e
vedo diversi cartelloni, che prima avevo totalmente ignorato, che pubblicizzano
il water taxi che da Chetumal va diretto a San Pedro e Caye Caulker. Ammetto che
di questo traghetto non avevo mai letto da nessuna parte. Torniamo quindi alla
biglietteria per chiedere ulteriori informazioni e scopriamo che alle 15.30
parte tutti i giorni il traghetto che da Chetumal va direttamente a San Pedro e
Caye Caulker. Le formalità doganali vengono sbrigate direttamente al porto.
E’ evidente che questo ci renderebbe il trasferimento più agevole, ma
purtroppo non ci possono rimborsare il biglietto del pullman per Corozal.
Decidiamo quindi di perdere i soldi del pullman e di acquistare, insieme alla
coppia di Torino, i biglietti per il water taxi (450 pesos a testa). Prendiamo
quindi tutti e 4 un taxi e ci facciamo accompagnare al porto d’imbarco.
Inganniamo l’attesa facendo 4 chiacchiere in un ristorante e qui scopro che
Lollo è un dottore quindi ne approfitto per farmi controllare il piede
infortunato. Ovviamente, essendo anche loro di Torino, vengono anche fuori
conoscenze e amicizie comuni. Poco prima dell’imbarco, passando per il
controllo alla dogana, Monica ed io scopriamo di dover pagare 262 pesos a testa
come tassa d’uscita dal Messico. Sarebbe stato un bel problema se Lollo e Manu
non ce li avessero prestati visto che noi, non dovendo tornare in Messico,
avevamo fatto in modo di spenderli tutti. Ci spiegano che la tassa di uscita noi
dobbiamo pagarla, poiché siamo entrate in Messico via terra, mentre chi arriva
in aereo ha questa cifra inclusa nel costo del viaggio. Dopo circa due ore di
barca arriviamo a San Pedro dove facciamo uno scalo. Cambiamo imbarcazione e,
nel giro di un’oretta, raggiungiamo Caye Caulker dove, sul pontile, c’è
Gabriele, il mio ragazzo, che ci aspetta. E’ stato davvero bellissimo
incontrarlo qui e avere un’accoglienza così in Belize. Presentiamo subito i
nostri nuovi amici a Gabri il quale, arrivato qualche ora prima con altri 2 suoi
amici, si è già occupato di prenderci una stanza al “The Tropic Stars Tours”
(35$beliziani a testa a notte). Nonostante abbia un’ottima posizione non
consiglierei questo hotel per motivi di igiene: la prima camera ce l’hanno
cambiata perché ci pioveva in testa, in quella nuova c’erano scarafaggi e
calcinacci sulle lenzuola. Dopo una doccia usciamo alla scoperta dell’isola il
cui primo impatto è molto positivo: è una piccola isola composta da strade
sterrate dove gli unici mezzi che circolano sono biciclette e golf cart. Nelle
vie principali si alternano molti hotel, ristoranti e, soprattutto, agenzie di
viaggi specializzate nelle escursioni sulla barriera corallina. La popolazione
è anglofona, per lo più di colore e rasta. In poche ore ci rendiamo conto di
essere state catapultate in tutto un altro mondo. Andiamo a cena tutti e 7
insieme (Gabri e i suoi 2 amici, la coppia torinese e, ovviamente, Monica ed
io), costretti a scegliere un ristorante che accetta le carte di credito perché
non siamo riusciti a prelevare nell’unico bancomat disponibile sull’isola.
24 AGOSTO
Alle 7 del mattino Gabri, Monica ed
io siamo già svegli e Gabri lancia una fantastica idea: andare subito a fare il
bagno al pontile di fronte all’albergo. L’atmosfera sul pontile è
incantevole: la luce del sole è ancora tenue e la radio di un ragazzo del posto
rompe il silenzio sulle note di “I believe I can fly”. Come se l’acqua
avesse proprietà magnetiche, in pochi minuti tutti e 3 ci ritroviamo a bagno.
L’acqua è caldissima, un risveglio indimenticabile. Caye Caulker è
un’isola sulla quale non ci sono spiagge, ma solo pontili, fatta eccezione per
la piccola spiaggia pubblica in prossimità dello Split. Consumiamo
un’abbondante colazione e poi, tutti e 7, decidiamo di fare un’escursione di
snorkeling. Tra le tante agenzie scegliamo Carlo’s Tour che, con 75$B a testa,
ci porterà a fare un percorso di immersioni in diversi punti strategici della
barriera. Saliamo sulla barca con altre 4 persone e ci dirigiamo verso il primo
punto di immersioni. Appena tuffata in acqua non posso credere a ciò che mi
appare: bellissime tartarughe, enormi razze e vari pesci colorati sono proprio
sotto di noi. Per più di mezz’ora nuotiamo in questa meravigliosa oasi marina
per poi riprender il percorso verso un secondo punto di immersione. Qui Carlos,
la nostra guida, inizia a lanciare del pesce dalla barca e, in pochi minuti,
vediamo pinne di squali che si aggirano tutto intorno alla nostra barca. Carlos
ci invita a tuffarci e, dopo qualche esitazione, troviamo tutti il coraggio di
farlo. E’ stata un’esperienza indimenticabile e sicuramente adrenalinica.
Abbiamo nuotato in mezzo ad una quindicina di squali (più o meno della
lunghezza di 2 metri l’uno) per almeno un’ora. Per il pranzo è previsto un
break a San Pedro, sicuramente molto più grande e più turistica di Caulker, ma
con il vantaggio di avere spiagge molto carine. Altre 2 immersioni nel
pomeriggio e poi si torna a Caye, entusiasti di ciò che abbiamo vissuto
nell’arco della giornata. Riusciamo finalmente a prelevare e poi facciamo due
passi per procurarci i biglietti del water taxi per Belize City (15$B a testa) e
il biglietto del pullman da Belize City a Flores (27$ a testa). Cena a base di
pesce per tutti e poi ancora due passi per questa incantevole isola. Carlos ci
ha fatto una proposta per il giorno successivo, ovvero fare un’altra
escursione su un’isoletta ad un’ora da qui che, vedendola in foto, sembra
davvero meravigliosa. Ci dormiremo su e decideremo cosa fare domani mattina.
25 AGOSTO
Come ogni viaggio, anche
quest’anno posso assegnare il premio “giornata perfetta”. E quest’anno
lo assegno proprio al 25 d’agosto!
Il risveglio non ha niente a che
fare con quello di ieri….piove a dirotto! Andiamo sconsolati a fare colazione,
molto dubbiosi sul da farsi, anche perché il cielo è plumbeo e non sembra
essere un temporale passeggero. Chiediamo a Carlos e lui ci garantisce di aver
controllato il meteo e che, dove vuole portarci, ci sarà il sole. Siamo molto
titubanti, ma, alla fine, decidiamo di fidarci di lui: vada per la gita privata
con la barca di Carlos (110$B a testa)! Alle 9.30 saliamo sulla barca con
indosso il k-way e, solo dopo una mezz’ora, il sole spazza le nuvole e
possiamo sfoggiare di nuovo tutti il costume. Carlos aveva avuto ragione e il
sole splenderà per tutto il resto della giornata. Dopo circa un’ora e mezza
di barca arriviamo a destinazione e a stento crediamo ai nostri occhi. Si tratta
di un piccolo diamante nell’oceano, un’isoletta di 60/80 metri di diametro,
immersa nell’azzurro cristallino del mare. L’unica costruzione è una
piccola tettoia di legno posizionata nel centro. Passeremo l’intera giornata
solo noi 7 in questo vero angolo di paradiso, mangiando frutta fresca, cocco
raccolto direttamente sull’isoletta e arrostito sulla brace e una splendida
aragosta pescata dall’aiutante di Carlos sul momento e fatta grigliare. Mai
mangiata un’aragosta più buona!
Per
il resto è solo mare, spiaggia, sole, chiacchiere, musica e anche qualche
ballo. Un posto incantevole e la giusta compagnia possono rendere una giornata
davvero perfetta…indimenticabile!
Anche Carlos evidentemente si sta
divertendo con noi perché, rispetto ai programmi, ritarda il rientro. Ci
rimettiamo sulla barca, quando il sole inizia a calare e raggiungiamo Caye
Caulker al tramonto. Carlos ci propone di andare con la sua barca direttamente
allo Split, locale di ritrovo per l’aperitivo a Caulker, situato accanto alla
spiaggia pubblica, luogo dal quale ci si può incantare di fronte a suggestivi
tramonti. Sorseggiamo l’aperitivo ammirando il sole sparire dietro
l’orizzonte e muovendo passi a suon di musica reggae. Ancora 10 minuti in
notturna in barca, sotto un’immensa luna, per raggiungere il pontile del
nostro hotel. Ringraziamo Carlos per la splendida giornata e, nel caso qualcuno
visitasse Caye Caulker, lo raccomando assolutamente in quanto non solo si tratta
di una piacevolissima persona, ma di anche di un vero professionista che sa come
soddisfare i propri clienti.
Avendo mangiato tutto il giorno
sull’isola, stasera optiamo per un panino. E’ arrivato il momento dei
saluti: Monica ed io domani mattina proseguiremo in direzione Guatemala, mentre
tutti gli altri torneranno in Messico per recarsi a Mahahual.
26 AGOSTO
Alle 7 parte il nostro traghetto
per Belize City. Saluto Gabri con la consapevolezza che tra pochi giorni ci
incontreremo di nuovo in Italia. Alle 8 siamo a Belize City e alle 10.30, con più
di mezz’ora di ritardo, arriva il pullman che dobbiamo prendere per tornare in
Guatemala, e più nello specifico, a Flores, punto di sosta per la visita al
sito di Tikal. Il pullman sul quale dovremo passare le prossime 8 ore è
tremendo: sedili sgangherati, scarafaggini che si aggiro indisturbati e
finestrini bloccati. Capiamo subito che sarà un viaggio molto lungo. Il fatto
di avere poi questo senso di nostalgia per il Belize non lo alleggerisce di
sicuro. Dopo aver varcato l’ultima frontiera di questo viaggio, alle 16 circa
arriviamo a Flores. Acquistiamo già sul pullman l’escursione per domani
mattina all’alba per Tikal (150 Quetzal a testa che comprendono shuttle andata
e ritorno e guida nel sito + 150 biglietto d’entrata) e il biglietto per
domani sera, in notturna, per Antigua (250 quetzal). Scegliamo una camera al
Dona Goya 2 (140 quetzal a camera), suggerito dalla Lonely Planet. La camera è
semplice ma pulita. Inoltre all’ultimo piano c’è una bellissima terrazza
attrezzata con amache, dalla quale si gode una bellissima vista sul lago. Flores
è infatti una cittadina situata su un’isoletta collegata alla terraferma solo
tramite una striscia di terra sulla quale corre una strada. Passeggiando tra le
sue vie si apprezza la pace che qui si respira, i molti negozi d’artigianato e
le bellissime case colorate. Per la cena scegliamo un ristorante con una
terrazza vista lago. Ritorniamo presto in hotel perché la partenza per Tikal di
domani è prevista per le 4.
27 AGOSTO
Alle 4.30 passa lo shuttle a
prenderci di fronte al nostro albergo e, in circa un’ora e mezza, arriviamo a
Tikal. Mezz’ora per rifocillarsi e fare una breve colazione e poi iniziamo il
giro con la guida. Il giro tra le maestose piramidi dura circa 4 ore, Tikal è
il sito Maya più esteso del continente americano. Infatti, l’intero
itinerario, lo si percorre in circa 4 ore. Definirei Tikal come un luogo quasi
mistico. Quando poi sono salita in cima al Tempio IV, alto 72 metri,
l’emozione è stata davvero fortissima: il tempio, infatti, sovrasta la
giungla e lo sguardo ha accesso a chilometri di foresta tutto intorno. Solo un
piccolo warning: munitevi di repellente per zanzare perché ce ne sono
moltissime. Consiglio di visitare il sito la mattina molto presto come abbiamo
fatto noi perché intorno alle 10 inizia già a fare un caldo terribile.
Alle 14 siamo di ritorno a Flores.
Purtroppo non abbiamo più una stanza dove fare una doccia perché, non
fermandoci più a dormire qui questa notte, abbiamo dovuto liberare la camera in
hotel. Fortunatamente abbiamo almeno potuto lasciare i bagagli. Il resto del
pomeriggio lo trascorriamo quindi in giro per Flores. Alle 18 torniamo in hotel
per recuperare i bagagli e io provo a chiedere (forse un po’ a supplicare) se
è possibile avere accesso ad un bagno per rinfrescarsi. Il gentilissimo gestore
dell’hotel mi dice che c’è un bagno di servizio che possiamo utilizzare che
ha anche la doccia. Non mi avrebbero potuto dare notizia più bella! Alle 21,
con circa un’ora di ritardo, parte il pullman della Linea Dorada Luxo che ci
porterà fino a Guatemala City. Definirlo “lusso” è sicuramente eccessivo
perché anche su questo pullman la pulizia è scarsa. In compenso i sedili sono
molto spaziosi quindi riusciamo a dormire.
28 AGOSTO
Alle 6.30 arriviamo a Guatemala
City dove dobbiamo aspettare la navetta per Antigua. Ho letto in molti posti
della pericolosità di Guatemala City e proprio per questo abbiamo deciso di non
fermarci a dormire qui né all’arrivo né adesso che dobbiamo tornare. La
conferma arriva nel momento in cui faccio per uscire dalla stazione dei pullman
per fumare una sigaretta e l’autista del nostro pullman mi ferma dicendomi che
era troppo pericoloso stare lì fuori a fumare. Alle 8 parte lo shuttle che in
un’ora ci porta ad Antigua, il posto dove è cominciato il nostro viaggio e
città nella quale siamo molto felici di tornare. Scegliamo di tornare alla
Yellow House. Fortunatamente troviamo ancora una stanza (anche se un po’ più
cara, 180 quetzal a notte) e riusciamo a farci dare la colazione. Gustarla sul
bellissimo terrazzo dell’ostello ci fa sentire come a casa. Prenotiamo
nell’ostello, per 65 quetzal a testa, la navetta per l’aeroporto che partirà
alle 4 del mattino. Ci rilassiamo sul terrazzo e poi decidiamo di spendere i
nostri ultimi soldi nei favolosi negozi di Antigua. E’ bello ritrovare qui
quella cordialità e serenità guatemalteca di cui abbiamo sentito un po’ la
mancanza in Messico. Facciamo cena molto presto, ma tanto qui fanno tutti così,
e torniamo in hotel a fare, per l’ultima volta di questa vacanza, lo zaino.
29 AGOSTO
Alle 4 puntuali passa la navetta
che alle 5 ci lascia all’aeroporto di Guatemala City. Il nostro aereo per
Huston parte puntuale alle 7.15. Dopo lo scalo di Huston e quello di
Francoforte…arrivo a Milano. Abbiamo fatto il volo transoceanico all’andata
con la Continental e al ritorno con la Lufthansa e ci siamo trovate molto meglio
con la prima, sia per l’offerta di film che per il servizio a bordo.
CONSIDERAZIONI FINALI
Un altro viaggio magnifico che mi sento di consigliare vivamente. Un mondo di colori, di tinte vivaci, di tonalità intense. Forse mi aspettavo qualcosa in più dal Messico, poiché temo che abbia perso un po’ di personalità sulla strada dello sviluppo turistico. Detto questo è comunque una nazione ricca di luoghi incantevoli che meritano di essere scoperti. Un elogio al mare del Belize che è riuscito a sorprendermi e a lasciarmi realmente senza fiato. Porterò impressa nella mente la genuinità del Guatemala e dei suoi abitanti, capaci di stupirmi per il modo caloroso di relazionarsi e per quei sorrisi autentici che hanno molto da insegnare.
Elena