Giordania
Diario di viaggio 2008
Avete presente quella pressante
sensazione di andare via e lasciare qualcosa in sospeso ?? Bhe’ a me e’
capitato tutte le volte in cui ho visitato il Medio Oriente. Le occasioni per la
verita’ sono state molto poche, ma sia in Turchia sia adesso in Giordania ho
sempre avuto l’impressione di andarmene senza aver visto abbastanza, senza
aver approfondito un po’ di piu’ la conoscenza di quel luogo o di quella
cultura. Non ho mai ben capito perche’, in fondo se e’ vero che la Turchia
avrebbe richiesto almeno un secondo viaggio per completare l’assaggio di tutti
i suoi luoghi di principale interesse, la Giordania e’ uno stato piccolo in
cui e’ facile vedere tutto e in poco tempo. Eppure resta quella sensazione di
andarsene senza aver capito un accidente del luogo e della sua cultura, non
tanto per il breve tempo a disposizione ma quanto per non aver saputo cogliere
neppure la coda dell’anima di queste genti e di questi luoghi.
In fondo la civilta’ come noi la
conosciamo e’ nata da queste parti qualche millennio fa e probabilmente questo
e’ uno dei motivi che mi spinge in luoghi cosi’ ricchi di storia, e’ anche
vero pero’ che l’islamizzazione di queste regioni ha avuto un effetto un
po’ coprente del passato e solo ultimamente si sta riscoprendo cio’ che e’
stato.
La Giordania fa parte della
schiera di quei paesi arabi moderati che cercano di sanare i conflitti piuttosto
che alimentarli, la Giordania offre luoghi grandiosi e impareggiabili per
bellezza come Petra, ma la Giordania non e’ Petra o almeno non solo. La
Giordania va al di la’ dei suoi confini rettilinei tracciati quando la Gran
Bretagna si spartiva il mondo e lo divideva con squadra e righello. Da Lawrence
d’Arabia in avanti questo paese ha avuto un ruolo fondamentale anche di
accoglienza di tutta questa tormentata regione del mondo. Ha trovato un
equilibrio anche con il nemico di sempre: Israele. Il Golan e la Cisgiordania
sono un po’ il fulcro di questo equilibrio anche se e’ proprio da li’ che
nasce un risentimento mai troppo nascosto.
Non esiste una ragione di uno
sull’altro probabilmente hanno ragione e torto entrambe, probabilmente e’
troppo difficile capire ed entrare nelle motivazioni di ognuno.
Forse e’ solo presunzione il voler capire, forse e’ solo la mia testardaggine nel dover dare un’etichetta a tutto che mi spinge a cercare di approfondire ogni cosa; non so … forse a volte un po’ piu’ di umilta’ mi avrebbe aiutato nel non lasciare nulla in sospeso dopo un viaggio, in fondo noi siamo solo dei viaggiatori o meglio dei semplici turisti e il capire richiederebbe di essere ben altro.
26 AGOSTO: E’ sempre tranquillizzante leggere certe
notizie prima di un imbarco aereo. Paola legge un quotidiano in cui si parla
della tragedia aerea successa in Spagna, io invece leggo un libro di Pino
Cacucci nel quale sta descrivendo il “quasi” incidente aereo che gli e’
successo anni fa in Nicaragua e che lo ha portato a meditare sulla sua vita.
Non so cosa pensare, se passare sopra la faccenda senza
darmi a palesi gesti scaramantici, oppure prendere moglie e zaino e tornare
indietro a Milano. Alla fine vince come previsto la prima e ci imbarchiamo in un
volo per Istanbul praticamente vuoto. Dalla capitale turca ci aspetta, dopo
circa due ore di attesa, la coincidenza per Amman.
Ebbene si, dopo un anno dall’ultimo viaggio e dopo due
dall’ultimo “zaino in spalla” ritorno al vecchio amore del “fai da te”
in Giordania e in una settimana cercheremo di vedere il piu’ possibile … ma
che novita’.
Difficile dire se mi attira quaggiu’ piu’ il fascino
di Lawrence d’Arabia o Petra, come e’ altrettanto difficile ignorare luoghi
di biblica memoria come il monte Nebo, la valle del Giordano o il Mar Morto.
Resta il fatto che siamo qui in viaggio per Amman, la sua capitale, e saremo
ospiti di un paese che ha fatto della moderazione la sua politica e che tutto
sommato gode di grande credito internazionale. Questo nonostante sia esattamente
al centro della zona piu’ calda del mondo tra Siria, Israele, Arabia e Iraq,
come vivere in qualche modo nell’occhio del ciclone.
Mi sarebbe piaciuto andare anche in Siria o vedere
Gerusalemme, ma il tempo che abbiamo questa volta e’ poco e appena sufficiente
per approfondire la conoscenza di questo meraviglioso paese qual’e’ la
Giordania.
Arriviamo in tarda notte ad Amman e dopo le solite
formalita’ doganali prendiamo un taxi fuori dall’aeroporto che per 21 JD ci
porta finalmente verso il Toledo Hotel (44JD).
27 AGOSTO: Il taxi e’ una vera istituzione qui in
Giordania, ce ne sono tantissimi, ma nonostante questo non sono mai scocciatori
come in tante altre parti del mondo dove diventano spesso un assillo con le loro
continue richieste. Con 2 JD uno
dei tanti ci porta all’ingresso della cittadella, un complesso fortificato
sulla piu’ alta collina di Amman: Jabel Al Qala. Questo luogo essendo un punto
dominante sull’intera area e’ stato abitato fin dall’eta’ del bronzo e
le sue mura sono state piu’ volte ricostruite da Romani, Bizantini ed infine
dalla dinastia degli Omayyadi di cui si trova anche un bel palazzo
all’interno. Il costo di ingresso e’ di 1 JD e si arriva, subito dopo la
biglietteria, a cio’ che rimane del tempio di Ercole edificato da Marco
Aurelio e del quale rimangono poche rovine. Anche il museo archeologico e’ un
ammasso un po’ confuso di reperti, seppur i mosaici siano veramente belli.
Cio’ che colpisce di piu’ nella cittadella e’
l’incredibile panoramica a 360 gradi sulla citta’. Un’infinita distesa di
case squadrate e mai finite che si estende a perdita d’occhio sulle colline circostanti con tutte le
sue strade che sembrano montagne russe. Ovunque rivolgi lo sguardo trovi case
ammassate una all’altra, ti da una sensazione di soffocamento ma allo stesso
tempo non riesci a distoglie gli occhi da questa visione pazzesca.
Fa caldo e il
sole scotta sulla pelle, noi iniziammo la discesa dalle scale, poste dietro il
tempio di Ercole, che partono esattamente da uno dei punti panoramici, tipo
balconcini allestiti per ammirare la citta’ di Amman. Paola mi precede nei
vicoli e tra macerie di case mai finite, incontriamo qualche studente curioso
che ci saluta e ci chiede la provenienza; terminiamo la discesa giusto nella
zona del teatro romano che visitiamo investendo un ulteriore dinaro a testa. Ci
inoltriamo nella citta’ e ci perdiamo tra le vie, tra i negozi e tra la gente
di questo luogo cosi’ caotico ma mai invadente. Nessuno fa caso a noi, di
turisti in giro non se ne vedono, e anche quando ci ritroviamo in mezzo alla
folla in uscita dalla moschea di Re Hussein passiamo quasi inosservati. Resta
sicuramente la gentilezza delle persone anche se Paola inizia ad essere
scocciata dall’atteggiamento maschile in cui lei viene semplicemente ignorata
e la conversazione o la trattativa la fanno esclusivamente con me. La capisco,
come capisco anche un modo di comportarsi che fa parte della loro cultura e non
dovrebbe essere interpretato come offensivo. Resta il fatto che fa la muta e non
parla se non quando siamo solo noi due, cioe’ la maggior parte del tempo.
Mangiamo pollo arrosto e verdure in un ristorante anonimo del centro e compriamo
qualche banana in un chiosco.
Abbiamo anche il tempo di andare al pluri segnalato
hotel della Lonely Planet: il Farah. Qui si organizzano varie escursioni o
spostamenti e noi prenotiamo per 25JD il trasporto per dopodomani verso Petra
con varie tappe intermedie come il monte Nebo e Kerak. Per quanto riguarda il
giro che vorremmo fare domani a Jerash e Umm Qais nel Nord al momento siamo solo
noi due e quindi non assicurano la partenza. Per questa seconda escursione
abbiamo provato a sentire in altri due hotel: il Cliff e il Palace, ma mentre il
primo e’ poco piu’ che una topaia senza una vera organizzazione, il secondo
si e’ dimostrato accogliente e preciso e, seppure con solo 3 persone, faremo
il giro nel nord con loro domani. Detto questo con “giro” si intende solo ed
unicamente il trasporto e la fermata per un certo tempo in ogni sito. Il resto
sta a noi. Cosi’ mi piace, in piena liberta’… spero solo che non si fermi
anche in qualche negozio amico per cercare di venderci qualcosa … bho’
vedremo.
Aspettando un’ora piu’ consona per cenare, ci
aggiriamo tra i negozietti della zona cercando di individuare tra i pochi
turisti “fai da te” come noi, i possibili ospiti di quella topaia che e’
l’hotel Cliff. E’ incredibile come spesso il viaggiatore sia anche un po’
autolesionista in questo, cerca sempre l’hotel peggiore dove dormire o il
luogo piu’ infimo dove mangiare. Ammetto di pensare che spesso lo fa solo per
far vedere al ritorno in che immondezzaio e’ stato o forse perche’ pensa
cosi’ di dare un senso diverso al suo viaggio e questo fa crescere un po’ la
sua autostima. Non so, forse le ragioni sono anche altre ma sicuramente non
economiche. Anche noi siamo viaggiatori o meglio turisti auto organizzati e
anch’io spesso ho dormito in luoghi non proprio puliti e molto economici,
specie in India, ma l’Hotel Cliff va ben oltre le mie capacita’. Per la
cronaca vince con grande distacco Paola in questa gara … d’altronde e’ lei
la psicologa.
Arriva presto la sera e arriva presto anche il nostro
appetito; la scelta ricade sul quartiere piu’ alla moda: la zona attorno a
Abdoum Circle. Forse vogliamo fare un po’ i “bastian contrari” rispetto a
quanto detto prima o magari abbiamo solo voglia di vedere anche questo aspetto
della Giordania.
Bei locali e tanta gente … come sempre qui ad Amman.
28 AGOSTO: Io le chiamo “foto patriarcali”.
Qui in Giordania molti le ostentano in ufficio, nel
negozio o addirittura nel taxi. La moglie in poltrona circondata da almeno tre
bambini e il padre dietro con l’abito migliore che allarga le braccia come
avvolgere la sua famiglia con un gesto
che sembra di proprieta’ . Anche il taxi che stamattina ci porta verso il
Palace Hotel ne ha una e la tiene gelosamente vicino al volante.
Dopo un’attesa di qualche minuto ci accomodiamo su
un’auto che ci porta verso il nord al confine con la Siria precisamente a Umm
Qais e da li rifaremo il percorso all’indietro fermandoci ad Ajlun e
soprattutto a Jerash. Con noi, oltre all’autista, c’e’ un americano Colin,
piuttosto silenzioso e un po’ asociale … strano, nei miei viaggi avevo
generalmente esperienze opposte riguardo agli americani. Comunque qualche parola
la dice e cerchiamo di trascorrere cosi’ le due ore che ci separano da Umm
Qais. Il luogo e’ abbastanza interessante e ci si arriva dopo alcuni controlli
militari giordani appena oltrepassata la citta’ di Ibrid; il sito, di epoca
romana, e’ un insieme di edifici diroccati e centinaia di colonne che un tempo
sostenevano templi e residenze. In aggiunta, nei secoli successivi, si e’
insediato tra le rovine un villaggio ottomano del quale rimane traccia nella
zona del museo.
Da un punto panoramico sono visibili le alture del Golan
in Siria teatro degli scontri con l’esercito israeliano nella guerra dei 6
giorni. Ancora oggi e’ zona di rivendicazione siriana da quando nel 1967 fu
occupata da Israele e considerata luogo strategico da entrambe le posizioni. Sei
giorni, solo sei giorni furono sufficienti allo stato ebraico per sbaragliare
l’accerchiamento arabo, occupando il Sinai e la striscia di Gaza e togliendoli
al controllo egiziano, occupando la Cisgiordania e appunto le alture del Golan.
Immaginare un tale divario militare e tecnologico sembra impossibile, ma forse
un ruolo fondamentale la gioco’ la superiorita’ strategica e organizzativa
di Israele.
Riprendiamo l’auto, ci sono un sacco di militari in
giro, ma non fanno caso a noi e cosi’ arriviamo dopo circa 1 ora alla citta’
di Ajlun per visitare il castello di Qala’At Ar Rabad, fatto costruire da un
nipote di Saladino per contrastare, da questa collina strategica, le guarnigioni
crociate. Il luogo e’ piacevole e fresco ma oltre a delle belle vedute
panoramiche sulla valle circostante non offre molto di piu’.
Ripartiamo per Jerash, l’antica Gerasa.
Mangiamo qualcosa fuori dal sito e poi, pagato
l’ingresso (8 JD), ci avviamo verso la prima ma forse anche la piu’ bella
struttura del luogo: l’arco di Adriano. Il caldo e’ atroce
raggiungiamo a fatica il foro costeggiando l’ippodromo; ci ritroviamo
cosi’ in una piazza ovale completamente circondata da colonne e qualche albero
dove cerchiamo rifugio per qualche minuto dall’estrema calura. Adesso che ci
faccio caso questa e’ la prima occasione, da quando siamo arrivati, che
incontro molti turisti, quasi mi ero abituato all’idea piacevole di essere tra
i pochi visitatori di questa parte della Giordania, bhe’ diciamo che Jerash mi
ha riportato alla realta’ e anche molto velocemente … . La maggior parte
della gente procede verso l’infinita’ di colonne del cardo massimo noi
decidiamo di raggiungere prima il teatro sud con il vicino tempio di Zeus e la
chiesa bizantina. Insomma ce n’e’ per tutti i gusti archeologici anche se
Paola inizia a dare segni di impazienza sostenendo che di rovine romane ce ne
sono di molto piu’ belle. A me invece il luogo piace e mi ricorda molto Efeso in
Turchia, in piu’ il caldo inizia a diminuire visto anche l’approssimarsi
dell’ora convenuta per il rientro (le 17) e questo non fa che animare la mia
voglia di esplorare questo che un tempo doveva essere una grandiosa citta’.
Ad Amman ci aspetta una brutta sorpresa: l’hotel Farah
non riesce ad organizzare lo spostamento di domani verso Petra per mancanza di
persone. Ci accordiamo cosi’ con il solito hotel Palace molto piu’
organizzato per 23 JD.
Ceniamo in albergo per via della stanchezza che si
misura anche con la polvere che abbiamo sotto i piedi e con la testa piena delle
immagini della giornata che pian piano si stanno gia’ trasformando in ricordi.
29 AGOSTO: Oggi giornata di trasferimento verso sud,
verso il paese di Wadi Musa sorto attorno a quella meraviglia dell’umanita’
che e’ Petra. Ci saranno pero’ degli intermezzi interessanti.
Prepariamo gli zaini e lasciamo il Toledo
definitivamente.
Ho
un po’ di raffreddore e pago i finestrini spalancati dell’auto di ieri,
quando ritornavo sudato dalle escursioni. Sul sedile anteriore c’era
l’americano, Colin, e per lui era d’obbligo lasciarlo completamente aperto.
Ci attende l’autista di oggi, Jamal, che oltre a essere stato un giramondo
come marinaio, oggi gestisce una sua piccola agenzia ed e’ un maneggione
pazzesco, conosce tutto e tutti.
Torniamo al Palace hotel per
“raccogliere” le altre 2 persone che si uniranno a noi e … guarda chi
c’e’ ?? Colin con una ragazza
inglese.
La prima tappa, dopo mezz’ora di
strada da Amman, e’ il monte Nebo (1jd l’ingresso), il luogo dove Dio
mostro’ a Mose’ la terra promessa degli Israeliti, il quale pero’ se la
prese in saccoccia visto che vi mori’.
Di interessante, oltre ai resti di
una basilica bizantina, c’e’ qualche mosaico ben conservato e la vista sulla
valle del Giordano e Gerusalemme. In realta’ una nebbiolina all’orizzonte ne
pregiudica la vista e noi torniamo alla macchina.
La seconda tappa e’ poco distante:
Madaba.
Famosa per i mosaici bizantini, mi
ricorda un po’ Ravenna, anche se incomparabile con la bellezza della basilica
di San Vitale o Sant’Apollinare. Entriamo nella chiesa Greco-Ortodossa di San
Giorgio (jd 1) che contiene la prima cartina conosciuta a mosaico della regione
orientale del mar Mediterraneo (560 DC). Da qui ci dirigiamo a piedi verso il
museo archeologico e la chiesa della Vergine Maria, anch’essa ricca di
pavimenti a mosaico. Facciamo tutto di fretta come spesso ci capita e
sinceramente spero di tornare a Madaba alla fine del viaggio. Ogni volta mi
riprometto di prendermela con calma e ogni volta invece mi assale questa foga di
vedere e mi perdo tutto cio’ che mi circonda. Riesco ad innervosirmi e solo la
vista di Colin che mastica una specie di tabacco e lo sputa in una bottiglietta
d’acqua mi fa riprendere il buon umore. Chissa’ perche’ fa cosi’ ? Ma a
parte il gesto un po’ schifosetto, trovo divertente questo suo continuo
sputare con relative smorfie di circostanza. Non chiedo nulla, ma ammetto che la
curiosota’ e a mille …
La strada che porta a Kerak e’
lunga ed e’ tutta un sali-scendi di paesaggi desertici. Ogni tanto qualche
villaggio spezza la monotonia cromatica di cio’ che attraversiamo. E’
oltretutto vero che la Kings Highway e’ una strada a scorrimento veloce e
Jamal non si fa pregare a pigiare sull’acceleratore.
Kerak e’ un immenso castello
crociato che domina la valle circostante, Saladino dovette penare non poco per
strapparlo ai cristiani e la visita consiste in una passeggiata tra i suoi
sotterranei e sui suoi bastioni, davvero impressionanti.
Per pranzo ci fermiamo appena fuori
il castello e con pochi dinari mangiamo qualche scarsa insalata,
finalmente riusciamo a passare un’oretta chiacchierando tra di noi, anche
Colin sembra piu’ partecipe e finalmente la smette di sputacchiare in quella
sua bottiglia di plastica.
Arriviamo verso le 17 a Wadi Musa,
stanchi e un po’ impolverati.
Alloggiamo al Amra Palace con 56Jd
per una doppia, pulita e abbastanza confortevole, esiste anche una bella
piscina, ma come al solito in Giordania i prezzi sono un po’ sproporzionati
rispetto a quanto offrono. E’ pur vero che in Italia un albergo del genere
costerebbe almeno il doppio, ma qui tutto questa sproporzione ha meno senso.
Paola crolla a letto per un’oretta
e io approfitto per girovagare e chiedere qualche informazione su come arrivare
al Wadi Rum.
Cena abbastanza anonima al Al Arabi
restaurant con Kebab e qualche insalata … domani finalmente Petra.
30 AGOSTO: Descrivere Petra e’
impossibile, ognuno ne darebbe una sua versione, ognuno la descriverebbe a modo
suo, annotando ogni dettaglio minuziosamente o magari invece omettendo i
particolari e dando respiro alle proprie emozioni. Sono certo che una qualunque
descrizione troverebbe appassionati sostenitori come anche accaniti oppositori e
ne ho una conferma dalla moltitudine di dibattiti trovati su internet prima di
partire. Chi ne decanta le meraviglie e chi si ostina a vedere solo i lati
negativi, forse Petra non e’ tutto questo o lo e’ tutto insieme, in
realta’ la sua magia e’ proprio quella di dare una sensazione diversa ad
ogni visitatore e regalare cosi’ un ricordo personalizzato e unico di se’.
Una cosa e’ certa: Petra non e’
solo il Tesoro ma e’ anche il Siq per arrivarci, sono le sue tombe reali e il
suo Mausoleo in cima ad una infinita scalinata, e’ anche l’odore dei secoli
di ogni suo anfratto e’ anche l’idea delle migliaia di persone che sono
passate da qui.
Il Siq e’ una lunga spaccatura tra
due meravigliose pareti di roccia rossa dalle mille sfumature, sembra un canyon
in cui le pareti si stringono e si allargano continuamente su un percorso che si
snoda come un serpente gigantesco rendendo cosi’ frenetica l’attesa di veder
spuntare il tesoro dopo la curva successiva. Infine eccolo li che appare in
tutta la sua meraviglia, con le sue colonne, le sue nicchie .. incredibile
pensare che un popolo seminomade come i nabatei riusci’ a costruire questa
meraviglia architettonica.
E’ relativamente presto e la bassa
stagione contribuisce a creare un’atmosfera magica interrotta ogni tanto dal
gran vociare dei cocchieri che offrono continuamente i loro servigi a turisti
gia’ stanchi tanto da appoggiare senza indugio il loro fondoschiena su un
povero mulo o su un cammello o meglio su un calesse trainato dai cavalli. Il
resto e’ silenzio rotto solo dal ‘click’ della macchina fotografica. Non
ricordo per quanto tempo ci siamo fermati, resta il fatto che ad un certo punto
ci siamo ritrovati a camminare per il sentiero alla destra del tesoro fino a
trovare il teatro romano e altre tombe reali raggiungibile tramite una breve
scalinata. Ancora una volta la sensazione prevalente e’ lo stupore soprattutto
di fronte alla tomba Corinzia e a quella del Palazzo. Scendiamo da un sentiero
sassoso fino ad incrociare il decumano romano, di cui, per la verita’, ne
rimangono ben poche colonne ai lati. Il sentiero e’ pero’ ben lastricato e
impedisce di affondare nella sabbia. Passiamo cosi’ un paio di ristoranti e il
museo nabateo dal quale parte un nuovo percorso che porta verso il monastero;
inizialmente la strada e’ sabbiosa poi iniziano gli scalini che si inerpicano
su una parete rocciosa, in pratica un’arrampicata di ¾ d’ora verso
un’altra meraviglia di questo luogo.
Il monastero e’ anch’esso una
tomba nabatea ed e’ simile nella struttura al tesoro anche se piu’
imponente. In aggiunta la strada fatta da scalini si inerpica tra rocce
incredibili e dalle forme inusuali.
Ci fermiamo per qualche minuto per
una bibita nel baracchino di fronte che ci rapina con 3JD per un the’. E’
l’unico qui e fa i prezzi che vuole.
Iniziamo cosi’ la lenta discesa e
ci vuole piu’ di un’ora prima di veder riapparire il tesoro, ancora una
rapida occhiata e poi gli rivolgiamo le spalle, quasi neanche a volerlo
salutare, ci rincamminiamo nel Siq, quando ormai le ombre del pomeriggio
iniziano a creare nuove forme tra le rocce che sembrano avvolgerci.
31 AGOSTO: La Giordania non favorisce
certo il viaggio con budget limitato e ce ne siamo ben accorti. Attorno ad ogni
sua attrazione il governo crea un’enorme infrastruttura economica dimenticando
‘casualmente’ di creare anche dei mezzi per arrivarci o comunque non
favorendo il trasporto pubblico … e guarda caso allora l’unica alternativa
resta il costoso taxi; d’altronde che la Giordania fosse il piu’ caro dei
paesi mediorientali lo sapevamo, ma il modo in cui cercano sempre di spillare
denaro dal turista ne fa una vera e propria associazione a delinquere.
Oggi e’ il classico esempio di
quanto detto.
Vogliamo andare a visitare il deserto
del Wadi Rum, di autobus che ci arrivano piu’ o meno direttamente ne esiste
solo uno la mattina alle 6:15; del ritorno non parliamone neanche, non si sa e
bisogna cambiarne almeno due in orari imprecisati. Il poco tempo non gioca
comunque a nostro favore.
Nel pomeriggio vogliamo tornare verso
nord, piu’ precisamente vorremmo tornare a Madaba che oltre a essere una
cittadina carina e’ vicina all’aeroporto e soprattutto al Mar Morto che non
abbiamo ancora visto. Di bus non ce ne sono ovviamente diretti, ma dovremmo
cambiare ad Amman. Ammesso di voler adottare questa soluzione gli autobus per
Amman ci sono solo la mattina, insomma una beffa !!
Non ci rimane che contrattare con un
taxi che ci porti fino al Wadi Rum, ci aspetti il tempo necessario per
l’escursione e si faccia i 300Km fino a Madaba. Dopo vari tentativi riesco a
spuntare un buon prezzo ma comunque alto: 100Jd ma … alternative non ne
abbiamo.
Partiamo alle 7:30 dall’hotel e
verso le 9 siamo gia’ al ‘Visitor Center’ del Wadi Rum.
Anche qui un’escursione con
fuoristrada nel deserto di 3 ore costa ben 59Jd in aggiunta ai 4 Jd per i
biglietti di ingresso. Rispetto alle tabelle della Lonely Planet c’e’ un
aumento del 50% giustificato da loro con i costi del carburante (in un paese
dove la benzina costa un terzo rispetto a noi).
Siamo qui e adesso entriamo, anche se
oggi ho il fumo che mi esce dalle orecchie.
Il Wadi Rum e’ un deserto rosso,
sembra di essere su Marte, e’ il deserto di Lawrence d’Arabia, e’ un
deserto di un altro mondo, di un altro pianeta.
Ci siamo solo noi e la guida che
conduce il fuoristrada; il resto e’ silenzio e rocce dalle venature colorate e
sabbia finissima tra mille sfumature di rosa e rosso. Il tempo passa perdendosi
in questo luogo irreale e senza tempo. Archi
di pietra, rarissima vegetazione, dune sabbiose colore rosso intenso, petroglifi
sulla cui antichita’ nutro seri dubbi ma indubbiamente affascinanti in questo
contesto e infine 4 pietre decadenti che un tempo furono la casa di Lawrence
d’Arabia.
Scaliamo una duna, ma la strada che
manca alla cima sembra sempre la stessa come quella percorsa alle nostre spalle,
un senso di infinito che anche lo sguardo all’orizzonte ti conferma in una
visione a 360 gradi di impagabile bellezza.
Capisco d’un tratto cosa mi ricorda
questo luogo … le foto scattate dalle sonde su Marte e lo stesso senso di
infinito rosso che c’e’ su quel pianeta.
“Scendiamo sulla terra” e ci
riavviamo con il fuoristrada verso il Visitor Center.
La Desert Highway e’ una lunga
striscia di asfalto che collega Aquaba con Amman ed in meno di tre ore arriviamo
a Madaba dove alloggiamo al plurisegnalato Mariam Hotel (30JD la doppia).
Dopo un po’ di cazzeggio per la
citta’ e un po’ di riposo andiamo a cenare in quello che sara’ il migliore
ristorante che abbiamo provato qui in Giordania, il Haret Jdoudna (24Jd in due)
e poi pian piano, tra le strade poco illuminate di Madaba, si torna in albergo.
1 SETTEMBRE: Oggi e’ l’ultimo
giorno e come ogni ultimo giorno di viaggi che si rispetti ci si concede un
po’ di relax visto e considerato che l’aereo per Istanbul parte a notte
fonda. Approfittiamo del check-out a mezzogiorno per oziare un po’ in camera
poi usciamo lasciando i bagagli in custodia alla reception.
Dopo un breve pasto e un gelato ci
dirigiamo verso la chiesa degli Apostoli la cui pavimentazione a mosaico non
avevamo ancora visto. Non c’e’ nessuno all’ingresso per la vendita di
biglietti, non c’e’ nessun custode per i mosaici, li ammiriamo da sopra una
passerella e quando usciamo non troviamo ancora nessuno, mah !! Che strano, in
compenso i mosaici sono davvero belli ricordano molto i pavimenti di epoca
romana di Ravenna.
La decisione di andare sul Mar Morto
l’avevamo presa gia’ da alcuni giorni, ma non sapevamo che anche questa si
sarebbe trasformata in una mezza odissea.
Al solito qualche mezzo pubblico per
arrivarci c’e’ ma ad orari imprecisati e, dovendone cambiare piu’ di uno,
siamo costretti a rivolgerci nuovamente ad un taxi.
Dopo i soliti tre o quattro tentativi
riesco a spuntare 18Jd per fare meno di 30Km.
Il solito furto organizzato ma
lasciamo stare.
Ci fermiamo all’hotel Dead Sea che
per 15Jd ci mette a disposizione la piscina e la spiaggia privata sul Mar Morto.
Sembra cosa da poco ma togliersi il sale di dosso ed avere acqua dolce a
disposizione e’ fondamentale dopo un bagno qui. L’altissima salinita’ ne
fa uno specchio d’acqua … morto appunto e il bruciore che provoca su piccoli
taglietti che manco pensavi di avere non e’
un semplice fastidio.
Dall’altra parte si vede la costa
di Israele e per il resto c’e’ solo acqua a perdita d’occhio, non pensavo
sinceramente fosse cosi’ grande ma si sta riducendo di molto a quanto dicono
visto che le acque del Giordano, usate per agricoltura, lo riforniscono sempre
meno.
Passiamo un pomeriggio
prevalentemente in piscina, anche se il bagno nel Mar Morto e’ un’esperienza
unica, si galleggia come ad avere un salvagente.
Alle 18:30 circa decidiamo di
andarcene e qui inizia la nostra piccola odissea.
Oggi e’ il primo giorno di Ramadan
e a quell’ora i musulmani interrompono il digiuno giornaliero e cenano in
famiglia. E’ percio’ difficile trovare un taxi, fuori dall’albergo non ce
n’e’ la minima traccia.
L’hotel magicamente si offre di
chiamarne uno per la modica cifra di 40Jd.
Lo guardo con degli occhi tra l’incazzato
e l’omicida … torniamo a piedi piuttosto !!!
L’idea e’ di raggiungere la
citta’ piu’ vicina a piedi e trovare poi un taxi.
Peccato che la citta’ piu’
vicina, Sawermeh, dista quasi 10Km … “bhe’ prima ci muoviamo” …
La Kings Highway e’ deserta e a
quell’ora il buio inizia a calare, faccio l’autostop e dopo due o tre
tentativi un tizio diretto ad Amman si ferma e ci fa salire.
Ci porta ad un bivio che dalla
periferia sud di Amman porta verso l’aeroporto e Madaba.
Anche qui non c’e’ l’ombra di
nessuno, ci mancava il Ramadan, aspettiamo ai bordi della strada seduti sul
marciapiede.
Un signore anziano si ferma per
regalarci una bottiglietta d’acqua e dei datteri, evidentemente ci vede come
delle anime disperate e lo spirito del buon samaritano e‘ anche qui piu’
vivo che mai soprattutto in questo mese cosi’ importante per l’Islam.
Nella desolazione piu’ totale vedo
finalmente una specie di taxi, una macchina scassata all’inverosimile ma per
10Jd ci porta a Madaba. Non ha le luci e nelle zone di strada non illuminate
accende le quattro frecce per farsi vedere, la portiera non so se aprirla o
sollevarla visto che mi sembra malamente appoggiata. Ma in questo momento ha
poca importanza, cammina e questo ci basta.
Finiamo l’avventura odierna nello
stesso ristorante di ieri sera in attesa di muoverci verso l’aeroporto ma,
questa volta senza autostop !
Andrea