Festival
vudù a OUIDAH
di Virna
Torino
Lome 6 gennaio 2012
Abbiamo
fatto questo viaggio con Transafrica, ottimo tour operator specializzato in
viaggi nell'africa occidentale, con cui abbiamo già viaggiato in precedenza,
Burkina Faso e Guinee. Lo scopo del viaggiio è la scoperta di tre paesi
africani accomunati dalla religione vudù, rito divenuto relione nel 1996 e
dalla triste storia della tratta degli schiavi. Noi arriviamo a Lomè qualche
giorno prima del gruppo, un po' per fuggire dal freddo della nostra città in
questo periodo, un po' per poter vedere qualche cosa in più rispetto al tour.
L'hotel, scelto per i primi 2 giorni,è carino, più vicino all'aeroporto che al
centro di Lomè, si chiama Napoleon lagune e si affaccia a quello che qui viene
definito il lago o la palude, lontano dal caos del traffico. Ha poche stanze ma
pulite e con l'indispensabile, comprese le ciabatte. Una piccola piscina ai
bordi della quale vengono serviti i pasti, colegamento wifi gratuito, anche se
lento o internet a disposizione. Colazione con frutta fresca, formaggio pane,
burro, marmellata e bevande di rito.
Iniziamo
la nostra vacanza raggiungendo, a piedi, il centro della città ed il gran
mercato. Lomè è una città senza attrattive particolari. La grande e bella
spiaggia sull'oceano è praticamente deserta. Il mare è pericoloso a causa di
forti correnti. Scopriamo presto che non sarà facile dar seguito al nostro
desiderio di andare a Togoville, storica capitale del vudù togolese situata sul
lago Togo. Dopo aver saputo che non esistono minibus che vi arrivano, che non
esiste una stazione di bus vera e propria, e contrattato con diversi taxi, che
ci hanno chiesto l'equivalente di 15 euro per portarci e che ci vuole un sacco
di tempo.... Lasciamo perdere. Passiamo quindi 2 giorninal cazzeggio per Lomè
incluso un bagno nella grande piscina piscina dell'hotel Ibis, nel quale ci
trasferiamo il pomeriggio dell'8 a carico di Transafrica.
Lomè
è una città parecchio estesa ed
ordinata : da una parte il calmo quartiere amministrativo, dove si lasciano
ammirare alcuni begli immobili in stile coloniale ; dall'altra il vivace
quartiere degli affari, dominato dal mercato centrale. C'è
un intenso traffico soprattutto di motorini e parecchio inquinamento. A suo
favore è la discreta puliza che risulta evidente, mercato a parte, tra i più
grandi che io abbia visto. A suo sfavore l'impossibilità di muoversi a piedi la
sera per il rischio, pare elevato, di rapine a causa della scarsa illuminazione.
Pranzato e cenato discretamente al
Bena Grill, o Marox in rue du lac Togo, nei pressi del mercato. Cucina più
tedesca, con stinco e patate fritte, birra bavarese Paulainer, in un ambiente da
October fest, che africana. Sui 15.000 cfa. circa 10 euro. Non male anche la
cucina dell'hotel Napoleon con zuppa di cipolle e filetto di zebu. Prezzi un po'
alti ma in Africa a meno di mangiare per strada, i ristoranti sono cari.
Nel
caso qualcuno fosse interessato, L'hotel 2 febbraio, il più bello della città
era stato affidato ad una compagnia libica per la ristrutturazione ma, a causa
dei recenti problemi, ora è chiuso
Accra/Lome in 8 gennaio
2012
la terra si muove a
velocità differente a seconda di chi sei tu (proverbio nigeriano)
Raggiungiamo
il resto del gruppo, proveniente da Accra, al ristorante dell'hotel Gallion,
cucina niente di particolare ma ad un buon prezzo. Siamo in 13 provenienti da
Europa, America, Nuova Zelanda. Ci spostiamo poi, tutti su un pulmino piuttosto
grande, al mercato dei feticci per iniziare subito ad entrare nel mondo del
voodoo o vodoun, come si scrive qui. Subito ci poniamo la domanda se questo
mercato sia per locali o per turisti. la risposta arriva da sola dopo il giro
del mercato e dopo aver visto le innumerevoli teste di animali seccate al sole,
parti di organi, pietre e radici. Nessun turista tornerebbe a casa con souvenir
di questo genere. Unica eccezione le coppie di statuette ricoperte di chiodi,
che non vengono vendute come feticci ma prorpio come souvenir ed hanno un po' di
macabro che ricorda il lato oscuro del voodoo ed alcuni brutti film degli anni
'70. Riprendiamo il viaggio verso il Benin e sulla strada per il confine ci
fermiamo un attimo ad Aneho, prima capitale del Togo che si trova tra il lago
Togo ed il mare, per ammirare il bel paesaggio.
Dopo
il disbrigo delle formalità di rito al confine puntiamo verso Ouidah, dove
domani si svolgeràil festival voodoo. Giungiamo all'hotel Casa del papa, un
bellissimo complesso sul mare a 5 km dal centro di Ouidah.
Ogni
anno in Benin il 10 gennaio è giorno di festa, in cui si onora la religione
tradizionale ed i suoi culti. In particolare a Ouidah si tengono celebrazioni
vudù, che radunano migliaia d'adepti, capi tradizionali e "feticheur".
Ouidah
è considerata una delle capitali del
vudù africano. In questa città, antico porto del traffico negriero
dall'architettura afro-portoghese decadente coabitano uno di fronte all'altro il
tempio dei pitoni e la cattedrale cattolica. Si respira un'atmosfera al di fuori
del tempo, molto ben descritta da Chatwin nel suo libro «Il viceré di Ouidah».
Il
festival del voodoo raccoglie mootissimi consensi.
La
nostra giornata inizia con l'andare nella casa del Re del vodous che tra i canti
delle fedeli accoglie i vari ministri del culto , che arrivano anche
dall'estero. I Fetichur, persone che usano i feticci ma non sono stregoni, sono
i sacerdoti e le sacerdotesse vodous, indossano abiti bianchi, molte collane un
gran cappello e si appoggiano ad un bel bastone intagliato. Bianchi sono anche
gli abiti o gli accessori usati dai praticanti di questa religione mentre le
bandiere bianche che si vedono spesso nei villaggi indicano i luoghi dove questa
religione viene praticata.
Seguiamo
il corteo del re fino alla Porta di non ritorno, monumento eretto per non
dimenticare le migliaia di schiavi che da qui venivano imbarcati verso le
americhe. Dietro la grande porta si estende un'immensa spiaggia allestita per
ospitare il XX festival del vodous, alle sue spalle la grande spiaggia e poi
l'oceano.
La
manifestazione che è gratuita, si paga solo per fotografare, 15.000 cfa o per
filmare 25.000 cfa previa autorizzazione e consegna di braccialetto distintivo
da richiedere all'organizzazione all'ingresso, inizia verso le 12 sotto un sole
cocente ed un umidità spaventosa. Sotto i tendoni allestiti per ospitare
turisti e fedeli si suda copiosamente. In più parti della piazza i tamburi
suonano incessantemente e gruppi di donne ballano le loro danze tradizionali,
incuranti del caldo. Un presentatore annuncia gli ospiti illustri presenti ed i
discorsi che seguiranno, tra cui la famosa cantante Angelique Kidjo, di cui ho
molto apprezzato il discorso, ma la
gente comune ha già iniziato a proprio modo a festeggiare. Gruppi di maschere
Zmbetu che assomigliano a dei pagliai, fanno il giro della grande piazza ed si
tirano dietro gruppi di fedeli e curiosi. Lo speaker fa del suo meglio per far
tornare la gente al proprio posto ma con scarsi risultati. Dopo i discorsi di
rito, brevi per fortuna, il fetival va a ruota libera. Sul palco si succedono
vari gruppi ma nella piazza e fuori vicino al mare c'è la vera festa. Sulla
spiaggia tantissimi fedeli rendono omaggio al vodou del mare Mami Wata facendo
delle offerte lungo la battigia. Un Feticheur fa un'offerta di banane e prega
finchè una grande onde si infrange sulla spiaggia e le porta via facendolo
esultare di gioia. Poco lontano un gruppo di danzatori del vodous del nord fa le
prove del breve spettacolo che offrirà più tardi e la gente si entusiama nel
vederli. Venditori di ogni sorta di cibo passano tra la gente ormai affamata ed
assettata. I gruppi di suonatori di tamburi sono sparsi per la piazza e vicino
ad ognuno si celebra un vodou diverso, con cerimonie diverse. Non si sa più da
che parte rivolgersi. Per fortuna ogni volta che mi fermo ad osservare trovo
sempre qualcuno che mi spiega il significato di quello che sto vedendo. Questi
fetseggiamenti proseguono fin verso le 15.30 poi la gente si dirige verso la
città dove questi proseguono in una piazza più piccola o in cortili privati.
Sono rimasta piacevolmente affascinata da questo festival, che mi ha coinvolto
ed emozionato, più di quanto immaginavo. La fine delle celebrazioni è pero' in
una piazza un po' nascosta con la cerimonia delle maschere Egun, le maschere che
incarnano lo spirito dei morti. Ce ne sono davvero tante con i loro splendidi
vestiti coloratissimi. Stanno in mezzo alla piazza e fanno le loro danze tenute
a distanza con dei bastoni da alcuni ragazzzi poi, ogni tanto da spiriti un po'
dispettosi, corrono verso la gente che scappa crenado un bel po' di confusione.
Essere toccati da queste maschere, che rappresentano i morti, porta male e
quindi nessuno vuole correre il rischio. Questa cerimonia non ha limiti di
tempo, dipende dalla voglia delle maschere di giocare col pubblico. Noi, dopo più
di un'orà visto il buio imminente decidiamo di tornare in albergo.
Buona
cena a base di zuppa di pesce alla francese e clamari fritti con riso.
Qunado gli elefanti
combattono è l'erba che soffre ( proverbio nigeriano)
g.4:
Ouidah – Dassa
Qualche
chilometro a nord di Cotonou si estende una regione lacustre che accoglie Ganvie,
esteso villaggio sulle palafitte. Gli abitanti, dell'etnia Tofinou, costruiscono
le loro capanne su dei pali di teck e ricoprono i tetti delle loro abitazioni
con una spessa coltre di paglia. La pesca è l'attività principale di questa
popolazione il cui l'isolamento ha permesso di conservare le abitudini e le
regole di costruzione originarie. Nelle piroghe, che uomini, donne e bambini
conducono con facilità con l'aiuto di lunghe pertiche, si scandisce la vita
quotidiana. È sulla piroga che si va a pesca, ci si sposta, si mettono in
mostra le merci da vendere al mercato, si canta accompagnando il ritmo delle
pertiche...le pafitte non hanno coloegameti tra di loro tipo passerelle quindi
qualsiasi attività al di fuori della propria abitazione si svolge sulle canoe.
Gli uomini si occupano della pesca le donne di portare il pescato al mercato del
paese o di svolgere le attività commerciali nella ''piazzà' del villagio dove
si tiene un colorato mercato galleggiante, molto simile a quelli asiatici.
Interessante anche la moschea su palafitte. Questo popolo non ama essere
fotografato. Le donne si coprono il volto tenedo una mano aperta davanti al
viso.
Il
viaggio prosegue verso d' Abomey. La strada che in realtà è una pista, non è
lunga ma in cattive condizioni per cui ci si impiegherà parecchio tempo.
Visita
del Palazzo Reale d'Abomey, i cui muri sono decorati con i simboli degli antichi
re del Dahomey. Il palazzo è ora un museo che conserva tra l'altro le spoglie
mortali dei re ed un tempio costruito con argilla mischiata con polvere d'oro e
sangue umano. Il Regno del Dahomey stabili' le basi del proprio potere su uno
stato permanente di guerra che gli permise di catturare prigionieri da rivendere
come schiavi. L'esercito reale era formato anche da truppe femminili, che si
caratterizzavano per l'audacia e la bellicosità.
Gli
storici sottolineano la dimensione "laica" del potere esercitato dai
re del Dahomey. Il re non era né un dio, né un sacerdote, nonostante il numero
abbondante di sacrifici umani che erano compiuti sulle tombe dei re in alcune
occasioni particolari. Il potere
era esercitato secondo una razionalità accessibile ad una mentalità europea.
Il
palazzo non ha particolari attrattive sono una serie di costruzioni lunghe e
strette decorate sulle facciate dai sinboli dei due re, l'elefante per Glèlè
ed i bufalo per suo padre Ghezo. All'interno un
trono un mantello e qualche suppellettile. È assolutamente proibito fare
fotografie..... Non si capisce perchè.
Arrivo
in serata Dassa Zoumè. Pernottiamo all'hotel Auberge Dassa Zoumè
(20.000
cfa a notte) posto tranquillo, stanza essenziale e niente acqua calda, notiamo
che le lenzuola sono sporche e ce le facciamo cambiare. In tutte le stanze si
troviano parecchi pacchi di preservativi.
g.5
: Dassa - Sokode
Si
riparte in direzione nord, facciamo una prima sosta ad Atakora Dove nel 1952 è
apparsà in una grotta, la Madonna qui
è stata costruita una grande chiesa che ora è meta di pelligrinaggi. Subito
dopo ci fermiamo presso un importante luogo di culto vudù. Il feticcio di
Savalou. La presenza di diversi bastoncini di legno ricorda l'innumerevole serie
di preghiere che sono state rivolte al dio locale per soddisfare bisogni della
vita di tutti i giorni : un buon raccolto, un felice matrimonio, un parto senza
problemi..... Anche noi facciamo la nostra preghiera al feticcio. Un ragazzo
pianta per noi un bastone nel terreno pronunciando una preghiera per il gruppo
ma il rito non è completo se non si versa dell'olio di cocco e si sputa
dell’acquavite sulle due parti del feticcio.... Nessuno vuole bere dalla
bottiglia comune per poi sputare... Io mi faccio avanti e con una bella sorsata,
con relativo spruzzo di acquavite su entrambe le parti più il resto porto a
termine la ceromonia tra gli entusiasmi dei locali. Nel frattempo assistiamo
allo spiumaggio di alcuni polli appena sacrificati da un signore che aveva visto
esudire la sua preghiera.
Pare
che i due luoghi di culto siano strettamente legati. I fedeli che vanno in
pellegrinaggio sul luogo dell'apparizione della madonna passano anche a rendere
omaggio al potente feticcio vodù e viceversa. Questo è il sincretismo
africano.
Ripassiamo
la frontiera con il Togo senza grossi problemi. Ci fermiamo lungo la strada per
mangiare le cose preparate dal nostro cuoco ed assaggiamo, comprandolo da una
donna che lo cucina per strada l'Agouti, una sorta di grande nutria, carne molto
apprezzata da queste parti. Altra breve fermata in un mercato locale per
acquistare un po' di frutta e curiosare sulle bancarelle. Il paesaggio che
attraversiamo durante il trasferimento è costellato da dolci collinette e campi
di cotone. Arriviamo a Sokodè piuttosto presto, in Togo il fuso orario prevede
un'ora in meno, percui noi decidiamo di fare un giro per la cittadina. Non
vediamo niente di particolarmente interessante, cosi' facciamo un giro per
l'ennesimo mercato variopinto attiranto la curiosità dei locali evidentemente
non abituati a vedere bianchi.
Dopo
la cena veniamo portati in un piccolo villaggio Tem a pochi km da Sokomè per
assistere alla danza del fuoco, festa tradizionale di questa etnia dle Togo
Al
centro del villaggio un gran fuoco illumina i presenti, che danno avvio alle
danze al ritmo incalzante dei tamburi. I danzatori in stato di trance si
lanciano nelle braci, le prendono in mano e in bocca, se le passano ovunque sul
corpo senza riportare alcuna bruciatura né dare segno di dolore. Tutto il
villaggio assiste con noi a questo rito partecipando cantando ed incitando i
danzatori
Forse
sono proprio i feticci che proteggono contro il fuoco. Bisognerebbe provare per
credere e… credere per provare!
Coraggio?
Autosuggestione? Magia? Difficile spiegare una tale performance che lascia
comunque sbalorditi.
L'hotel
Central è un buon albergo con stanze e bungalow. I bungalow sono a pianta
circolare divisi in due parti, salottino e zona notte. Anche il bagno è diviso
in due ambienti. Prezzo.....cena niente di speciale con carne di maiale
estremamente dura.
Quando hai tante cose da
fare inizia con un buon pasto. (proverbio del Sud Africa)
g.6
: Sokode - Kara
Una
pista attraverso la catena collinare dell'Atakora ci porta all'incontro con
l'etnia dei Tamberma. Per ragioni di difesa hanno trovato rifugio da secoli
nella catena montuosa dell'Atakora, su un territorio dall'accesso difficile che
ha permesso di sfuggire a tutti gli influssi esterni e principalmente alla
tratta negriera verso il nord Africa islamizzato. È infatti piuttosto
complicato arrivare nelle terre dei Tamberna senza appoggiarsi ad un
organizzazione, non ci sono infatti
bus che percorrono i circa 30 km che occorrono da Kandè a queste terre. Secondo
gli specialisti le loro origini li accomunano ai Dogon del Mali: con loro
condividono una fedeltà assoluta alle proprie tradizioni animiste. Prova ne è
la presenza di grandi feticci, uno per ogni abitante, all'entrata delle loro
case. Le dimore, si singolare struttura, le ''Tata", sembrano dei piccoli
castelli costruiti anche su tre piani, col tradizionale bankò. Visitiamo alcune
di queste case, al cui interno vengono anche accolti alcuni animali ed
assistiamo anche al rito di iniziazione di due ragazzi che consiste in una forma
di lotta con frusta e bastoni che si conclude con una danza collettiva.
Lungo
la strada per tornare a Kara, dove pernotteremo, ci fermiamo ad osservare il
lavoro di alcuni fabbri che forgiano del ferro di recupero, con mantice a mano,
per realizzare semplici utensili quotidiani come zappe o coltelli e come i loro
antenati usano una grossa pietra, anzichè un martello per batterlo.
Pernottamento
all'hotel Kara, il migliore della città. Stanze ampie da 23 a 28.500 cfa a
notte. Ma anche bungalow. L'hotel ha la piscina, pulita, ma non fornisce il
servizio di asciugamani. Non ha, al momento, alcun collegamento ad internet.
Buona la cena a base di zuppa di verdure e di pesce capitan.
g.7:
Kara - Tamale
Lasciamo
il Togo, per il Ghana, passando per la frontiera di Tatale. Dove a causa di
problemi con un visto ci attardiamo più del previsto con la conclusione di
doverci portar dietro fino a Tamale una "scorta" di due polizziottil
Passiamo anche dalla strada asfaltata ad una semplice pista di terra rossa piena
di buche e salti, nella migliore tradizione africana.
Visitamo
quindi i villaggi Dagomba. Questa popolazione rappresenta un ottavo dell'intera
popolazione ghanese. I loro villaggi si caratterizzano per un numero importante
di case rotonde, con tetto in paglia. Gli abitanti, dediti all'agricoltura, si
sono stabiliti da tempo su questi territori, condividendolo con altri gruppi,
tra i cui i Konkomba.
Ci
fermiamo quindi in un villaggio Konkomba, popolato da... streghe!
Considerate come responsabili di fatti gravi quali la morte di un giovane,
una malattia improvvisa, un raccolto mal riuscito... queste donne, circa 200 ma
anche una quarantina di di wizard, stregoni, sono esiliati in questo villaggio,
ma ve ne sono almeno altri due analoghi nel paese, dove la presenza di un
feticcio speciale e di un Feticheur sono in grado di "controllarle".
La loro accoglienza gentile e sorridente fa da contrasto con le storie gravi che
giustificano il loro esilio. Alcune di loro, dimostrata la loro innocenza
preferiscono comunque restare a vivere in questo luogo tranquillo.
Un'architettura tradizionale semplice, riadattata alle esigenze di una comunità
speciale, le capanne sono piccole per accogliere una sola persona,
fa da quadro ad un villaggio esteso e pulito.
Ripartiamo
verso Tamale, con sosta al primo centro un po' importante per cambiare
dei soldi. Il Ghana, infatti, pur facendo parte della
Confederazione degli stati dell' Africa occidentale non ha adottato il
Cfa come moneta ma il Cedi 1 euro = 2 cedi. Arriviamo a Tamale, una delle più
grandi città del Ghana, che è ormai tardi. Pernottiamo al Gariba Lodge, hotel
parecchio lussuoso per gli standard africani. Costo delle stanze, molto grandi
con salotto, mega tv, frigobar non funzionante, bollitore con nescafè, ma una
sola minisaponetta nel bagno, dai 90 ai 115 cedi a notte compresa colazione a
buffet. C'è anche il wifi anche se non velocissimo. Ottima la cena selfservice
con zuppa di verdure, pasta, riso bianco, pesce, pollo, verdure miste, patate
fritte e frutta.
g.8:
Tamale - Techiman
La
giornata inizia su una pista sconnessa che ci porta alle cascate Kintampo, nella
regione omonima. Non paragonabili di certo a più famose cascate africane ma
decisamente notevoli e ben immerse
in un splendida natura. Pranziamo anche nel parco istituito per salvaguardarle,
ingresso al tutto 5 Ghana a testa. Poi proseguiamo, sempre su pista, verso la
regione del Brong Afo abbandoniamo a poco a poco la savana con i suoi paesaggi
brulli e bruciati dal sole per inoltrarci in una pista fra muri di vegetazione
che ci porta alla foresta sacra di Fiema Boabeng.
Nel
giro di qualche decina di chilometri il contesto è cambiato, la natura è
diventata rigogliosa. Un'altra Africa.
Gli
abitanti di Fiema e Boabeng considerano le scimmie Colobus e Monas delle
incarnazioni degli antenati e quindi le rispettano come spiriti tutelari.
Le
scimmie Monas sono piccole e verde-marrone, in questa regione non temono l'uomo
ed entrano nei villaggi e nelle case, dove è comune vederle, "rubare"
del cibo.
Le
belle scimmie Colobus hanno un manto di lunghi peli neri su tutto il corpo
all'eccezione della coda e del volto cerchiato di bianco. Ricercate per la
pelliccia e per la carne, le Colobus sono in via d'estinzione in tutto il resto
del continente africano. Le Colobus vivono sulla cima degli alberi nella
foresta, completamente indifferenti al passaggio degli uomini.
L'ingresso
al parco per gli stranieri costa ben 10 Ghana, contro i 3 pagati dai locali. Con
una bella passeggiata nella foresta ricca di
piante secolari gigantesche arrivamo a vedere alcuni branchi di scimmie
Monas e Colobus che convivono pacificamente al limitare di un villaggio.
Nel
tardo pomeriggio arriviamo a Techiman, hotel Prestige palace, stanze da 35 a 60
Ghana. Un po' spartano ma con l'essenziale, a parte una sovrabbondanza di
zanzare! Nella stanza, non molto grande, troviamo un letto king size, 3 piazze,
molto comodo. Il bagno è piccolo e
scarsamente illuminato. Cena selfservice, sulla terrazza, con parecchie portate.
No wifi ma un internet point, con collegamento lento, a pagamento.
g.9:
Techiman - Kumasi
Ripartiamo
alla volta di Kumasi. Lungo il percorso, finalmente una strada asfaltata, ci
fermiamo in un mercato di frutta a a fare acquisti. Gli ananas di questa regione
sono spettacolari. Enormi e dolcissimi. Peccato che questo non sia periodo di
manghi...
Kumasi
è una città di 3 milioni di abitanti, che vanta un passato che ruota attorno
ai re ashanti che dalla fine del 17° secolo ad oggi hanno mantenuto vive le
tradizioni e la forza del loro popolo ed un
presente, rappresentato da floride attività economiche, che traggono
profitto dalle oppurtunità offerte dalla foresta e dalle miniere d'oro.
Iniziamo
il giro della città con la visita al piccolo ma interessante museo ashanti,
collacato all'interno di un bel parco che è anche centro culturale.
In quest’'oasi di pace, all'interno della città molto caotica a causa
della troppe auto, si trovano una
serie di negozi di artigianato locale ed un ristorante. Passiamo, poi ad un,
purtroppo breve, giro del mercato. La cui vista dall'alto lascia sbalorditi. È
immenso! Molto più esteso e caotico di quello di Lomè. Si calcola che ogni
giorno più di 10.000 persone facciamo affari in questo luogo. È di sicuro uno
dei mercati all'aperto più vasti dell'Africa Occidentale. Dopo aver girovagato,
non senza fatica, negli stretti passaggi tra i banchi in mezzo a mucchi di abiti
usati, provenienti quasi sicuramente da aiuti umanitari ed ad una folla che ti
spinge e ti trasporta dove non vuoi, mi
limito all'acquisto di un pezzo di tessuto in cotone stampato. Dopo aver cercato
di contrattarne il prezzo con diverse venditrici scopriamo che è una merce che
non si contratta. Ha un prezzo fisso, 3 ghana per una yard, 94 cm. Mentre i
tessuti ashanti, prodotti ancora a telaio in strisce di 15 cm per 150, e poi
cuciti insieme per la larghezza desiderata, sono mooolto più cari circa 10
volte tanto.
Nel
pomeriggio riusciamo ad essere invitati ad un
funerale ashanti, grazie all'intercessione di un contatto locale. Questi
funerali, sono in realtà una celebrazione festosa della memoria del defunto,
che si svolge una settimana dopo l'inumazione, cerimonia più privata. Tramite
questa celebrazione il defunto diventa un antenato per tutta la famiglia. I
partecipanti esibiscono ricchi tessuti rossi e neri. Gli uomini si drappeggiano
del tessuto nero come gli antichi romani, lasciando una spalla scoperta. Le
donne ricoprono degli abiti rossi con del tessuto nero e portano copricapi neri.
Il funerale a cui assistiamo coinvolge una comunità piuttosto numerosa e
veniamo invitati a salutare tutti i partecipanti seduti nelle prime file
all'interno di vari cortili e all'ombra di parasoli. Più di un centinaio di
persone! Dopo questo rituale possiamo noi stessi sederci in prima fila
aspettando di essere salutati a nostra volta. Nel frattempo i tamburi rituali
non smettono mai di suonare ed una specie di cerimoniere inizai le danze rituali
con i gesti estremamente raffinati che caratterizzano le danze ashanti.
Un'anziano mi invita a danzare e poi mi segue spiegandomi le movenze del ballo.
Poco dopo le donne sedute intorno alzano la mano destra con l’indice ed il
medio uniti un mix di benedizione e segno
di vittoria e capisco di avere ottenuto il loro consenso. Infatti poco dopo mi
chiedono da dove vengo e cosi' scambiamo qualche battuta. La cerimonia prosegue
coinvolgendo nel ballo via via sempre più persone che si susseguono in uno
spazio più ampio fino a fine cerimonia che puo' durare anche un paio d'ore.
Per
il pernottamento ci spostiamo all'hotel Miklin, un po' fuori dal caotico centro.
La stanza è grande, con letto king size, tv, minibar funzionante, ampio bagno
acqua calda ed il necessario per farsi un nescafè o un the. L'hotel ha pure una
piscina di dimensioni discrete. C'è il wifi in stanza ed alcuni pc disponibili
nella hall. Buona la cena selfservice scarsa, invece, la colazione che viene
servita al tavolo con un servizio lento. Prezzi daigli 80 ai 105 ghana a notte.
g.10:
Kumasi - Anomabu
Il
nostro contatto ha organizzato un incontro con un capo ashanti, il responsabile
degli ornamenti del re Ashanti Osei Tuti II, anch'esso re di una comunità di
circa 2.000 persone. Ci riceve nella sua corte, il cortile della sua casa di
Kumasi, predisposto con un trono ed alcune sedie. Esce dall'abitazione vestito
con gli abiti della festa, ricoperto di anelli e monili d'oro e con una specie
di corona, a significare il suo alto lignaggio. È preceduto da due ragazzi che
portano due spade incrociate per il manico affinacato da un consigliere, che
reca un bastone rituale con l'effigie del suo simbolo, un leone, e seguito dal
portatore di parasole. Noi gli
offriamo della grappa e il suo consigliere esegue un rituale propiziatorio e di
saluto allo stesso tempo che inizierà la cerimonia di udienza. Espletate queste
formalità il nostro portatore di parola ci fa da tramite perchè, visto il suo
lignaggio, non ci è permesso parlargli direttamente. Molto intelligentemente
inizia a spiegarci gli usi e costumi del suo popolo, il significato dei simboli
che portaaddosso in modo da esaudire già parecchie
nostre curiosotà. Ma le domande non mancano. L'udienza dura un'ora e mezza poi
salutiamo il nostro gentile ospite e ci dirigiamo verso il Palazzo Reale, nella
sua sezione adibita a museo. Al nostro arrivo riusciamo anche a scorgere il re
Osei Tuti II che, con la sua corte, sta uscendo dal palazzo. Il museo, 10 ghana
cidis l'ingresso, non contiene niente di particolare è anche un po' kitsch
ma serve per capire meglio questo popolo. Tra l'altro: i pezzi esposti, non sono
"solo" pezzi da museo, ma tuttora utilizzati in occasione delle feste
tradizionali
Lasciamo
l'interno e i paesi ashanti per dirigerci verso la costa. La strada è buona la
foresta che attraversiamo verde e rigogliosa. Ci fermiamo un paio di volte per
vedere alcuni alberi di cacao e una ''distillerià' di grappa di palma. Ottenuta
dal vino di palma che esce spontaneamente, dopo aver inciso la corteccia di
questo grande e generoso albero. Arrivamo, alla splendida spiaggia dell'Anumabu
beach resot nel tardo pomeriggio giusto per bagnarci un po' in questo oceano
molto agitato e pericoloso per la balneazione. L'hotel è il tipico resort sulla
spiaggia con bungalow, nascosti tra le palme. Le stanze sono decisamente ampie
anche se spartane. Bagno decoroso con il minimo indispensabile. Non ho idea dei
costi a notte. Cena a buffet abbastanza varia e buona.
C'è
un'usanza strana, tra le tante, in Ghana che vuole che chi ha fatto fortuna, è
diventato ricco, torni al proprio
villaggio e costruisca una bella casa. Grande e bella in proporzione alla
ricchezza accumulata. Ma non deve necessariamente abitarla. E cosi' lungo le
strade, attraversando parecchi villaggi, si scorgono numerose belle abitazioni
in muratura completamente abbandonate
g.11:
Anomabu
Dopo
colazione, a buffet, partiamo con dei taxi, anzichè col nostro bus a causa di
un malore dell'autista, alla volta di Elmina: nome legato alla storia
dell'Africa, ma anche alla storia di tutta l'umanità. Nel 1482 Cristoforo
Colombo e Bartolomeo Diaz arrivarono qui con una dozzina di caravelle per
costruire un castello sotto l'autorità portoghese. I luoghi scelti erano legati
alla possibilità di sfruttamento d'oro. Ecco l'inizio della storia d'Elmina: un
castello, un porto, un villaggio, da cinque secoli in contatto con le
popolazioni europee. Il castello che la domina è il risultato dei lavori
realizzati da Portoghesi, Olandesi, Inglesi e autorità locali. Nel corso della
sua storia è stato utilizzato come magazzino d'oro, d'avorio, di legno
pregiato, ma anche di schiavi. Oggi è Patrimonio dell'Umanità.
La
città d'Elmina è un tipico porto di pesca con centinaia di grandi piroghe
colorate che tutti i giorni affrontano l'oceano. L'entrata al mercato del pesce,
decisamente grande e molto affollato, è a pagamento. Pochi centesimi di ghana.
Le varietà di pesce esposto è molto varia ma le donne, che li commerciano, non
amano che vengano fotografati e questo è motivo di qualche piccola discussione.
I vicoli di quest'antico villaggio di pescatori ci faranno respirare
un'atmosfera vivace e fuori del tempo. Vecchie costruzioni portoghesi, oggi
abitate da dei locali, sorgono a fianco dei
templi delle "compagnie asafo", in cui i guerrieri depositavano
offerte votive.
Nel
pomeriggio un piccolo gruppo decide di andare a visitare Cape Cost, cittadina
con un suo forte ed un museo sulla tratta degli schiavi. Altri, come me,
preferiscono oziare sdraiati sulla spiaggia guardando l'oceano.
g.12:
Anomabu - Accra/Lome out
Ultimo
giorno di tour. Si parte alla volta di Accra. Circa 150 km di strada asfaltata
ci separano dalla caotica capitale del Ghana.
Interessante
città africana, in rapida evoluzione, Accra ha saputo conservare un'identità,
che si riflette nei quartieri moderni, come anche in quelli vecchi, dove si
moltiplicano le attività tradizionali. Il traffico è molto intenso. Ci
mettiamo più tempo ad attraversare
la città che a percorrere la distana da Anomabu ad Accra. Diversamente da Lomè
il cui traffico è caratterizzato dai motorini, Accra è invasa dalla auto e ci
si muove a passo d'uomo.
I
verdeggianti quartieri amministrativi, composti da eleganti ville della prima
metà del Novecento, ci ricordano che questa fu la più prosperosa delle colonie
britanniche d' Africa Occidentale.
Di
fronte all'oceano si organizza la vita del quartiere indigeno:James Town,
la zona di Ogro Road, Wato ed il mercato del pesce (la vecchia Accra fra
Ussher Town e James Town). Un villaggio circondato da una città! Qui le attività
economiche seguono criteri ben diversi da quelli che governano la city, distante
solamente qualche centinaio di metri.
Nel
quartiere di James Town visitiamo le vecchie mura di un forte portoghese che si
affaccia sul'oceano, ormai utilizzate dai locali come abitazione. Li' vicino un
gruppo di donne affumica del pesce su enormi bidoni di ferro trasformati in
forni, che poi venderà al mercato.
Divertente
la visita ai fabbricanti di sarcofagi, dalle forme "fantasy". Con
estro escono fuori dalle loro mani bare a forma di frutti, pesci, aerei,
animali... Questi prodotti potrebbero far bella figura in qualsiasi centro
d'arte moderna.
A
conclusione della giornata e del nostro tour, dopo aver pranzato al self service
del Teatro nazionale, bell’ edificio moderno dalle forme arrotondate,
visitiamo il Museo Nazionale, realizzato per comparare l'arte tradizionale del
Ghana con quella dell'intero continente africano e per lo sviluppo della
produzione artistica moderna., che raccoglie un po' tutto quello che abbiamo
visto durante questo viaggio (10 ghana a testa). Salutati gli altri componenti
del gruppo raagiungiamo il nostro hotel, Afia Beach, un bell'albergo sul mare,
che non è per nulla sfruttato, con stanza spaziosa, tv, frigobar vuoto, bel
balcone con scaletta per l'accesso alla spiaggia, ventilatorene aria
condizionata, un sacco di asciugamani! 70 euro a notte con colazione
continentale.
Per
cena decidiamo, con un'amica del gruppo, di provare la pizza della pizzeria
Mamma mia segnalata dala guida. Dopo aver contrattato il taxi' 5 ghana, la
corsa, arriviamo in una zona, del quartiere Osu, ricca di ristoranti, negozi di
tipo occidentale gelaterie, banche e bar. Un altro mondo rispetto a quello visto
nel pomeriggio. Il ristorante è pieno di gente, occidentali e non, è
all'interno di un cortile con dei alcuni alberi ed un grande forno a legna, c'è
anche una parte in muratura con l'aria condizionata ma al suo interno fa un
freddo terribile. Il menu delle pizze è vario, ma i prezzi son alti, dai 23
ghana per la margherita ai 30 della supreme, 15 euro! Preparano anche piatti di
pastà 20 ghana. Solo la birra ha gli stessi prezzi pagati in precedenza 4 ghana
la bottiglia da 66 di Goulder, Le nostre pizze 4 stagioni e supreme sono
veramente molto buone. Sottili e croccanti, ben cotte e molto ben farcite. Il
conto è un po' salato per i canoni di questo paese ma ne valeva la pena.
Ricontrattiamo con un altro taxi, sempre 5 ghana, per tornare in hotel.
Ultimo
giorno di vacanza! Lo staff di Transafrica, puntuale alle 7 viene a prenderci
all'Afia Beach per darci un passaggio fino a Lomè, in Togo, 200 km circa,da cui
ripartireno alla volta di Parigi. Riatraversiamo parte di Accra pernpoi
immetterci nell'autostrada verso il Togo. Sul nostro cammino il paesaggio varia
dai campi coltivati alla savana brulla. Attraversiamo il delta del fiume Volta,
molto grande e carico d'acqua. Le formalità alla frontiera sono veloci,
salutiamo e ringraziamo cosi'gli amici
di Transafrica e da un taxi, 2000 cfa, ci facciamo portare all'hotel Napolen,
quello utilizzato i primi giorni, dove prendiamo una stanza in day use per
10.000 cfa. Lasciati i bagagli ci dirigiamo verso il gran marchè di Lomè per
fare gli ultimi acquisti ed un'abbondante merenda cinoria a base si stinco e
mega bistecca al solito Bena grill. Nel tardo pomeriggio rientro in hotel per
rapida doccia e cambi d'abiti, purtroppo, in vista del volo di ritorno.
Costi
e Conclusioni
Prezzo
del volo 750 euro a testa con Air France
Viaggio
transafrica 2040 a testa
Visto
Ghana 50 euro
Visto
Togo 35 euro
Visto
Benin 50 euro
Hotel
Napoleon Lagune Lomè 48 euro in b/b a notte per 2 notti.
Hotel
Afia Beach Accra 70 euro, stanza e
prima colazione.
abbiamo
, inoltre, speso 290 euro in bibite, pasti non compresi e qualche souvenir
Cambio
655 Cfa per un euro (una bottiglia di acqua da 1litro e 1/2 costa 350 cfa).
2
Ghana cidies per 1 euro
Viaggio molto interessante, ricco di emozioni e, per fortuna, senza inconvenienti. Difficilmente il viaggiatore solitario, a meno di non disporre di molto tempo e pazienza riesce a vedere e vivere così tante situazioni. Ottima, come sempre, l’organizzazione di Transafrica senza i quali è veramente difficile riuscire ad entrare in alcuni villaggi, parlare con i re locali o partecipare a certe manifestazioni. Un viaggio che consiglio
Virna