VIAGGIO IN BURKINA FASO ( terra delle persone integre )
Diario di viaggio 15 GENNAIO 2011 --- 05 FEBBRAIO 2011
http://gabyenviajeburkinafaso.blogspot.com/
FORSE NON TROVIAMO LA FELICITA’ OGNI
GIORNO, MA LA COSA IMPORTANTE E’ RIMANERE GENEROSI
Gaston Kabore
L’ITINERARIO
15 GENNAIO ROMA – CASABLANCA
16 GENNAIO CASABLANCA - OUAGADOUGOU
17 GENNAIO OUAGADOUGOU
18 GENNAIO OUAGADOUGOU
19 GENNAIO BANI - DORI
20 GENNAIO DORI – GOROM GOROM - DORI
21 GENNAIO DORI - OUAGADOUGOU
22 GENNAIO TIEBELE’
23 GENNAIO LAONGO – ZINIARE’
24 GENNAIO OUAGADOUGOU – BOBO DIOULASSO
25 GENNAIO BOBO – KOUMI – KORO - BOBO
26 GENNAIO BANFORA – FABEDOUGOU – KARFIGUELA - BANFORA
27 GENNAIO BANFORA – TANGRELA – TOUMUSSOURI - BANFORA
28 GENNAIO BANFORA – SINDOU – TOUMUSSOURI - BANFORA
29 GENNAIO BANFORA – LOROPENI’ - GAOUA
30 GENNAIO GAOUA – DOUDOU – PAYS LOBI - GAOUA
31 GENNAIO GAOUA – KAMPTI – OBIRE’ - GAOUA
01 FEBBRAIO GAOUA - BOROMO
02 FEBBRAIO BOROMO – PARC NATIONAL DES DEUX BALES - BOROMO
03 FEBBRAIO BOROMO - OUAGADOUGOU
04 FEBBRAIO OUAGADOUGOU
05 FEBBRAIO OUAGADOUGOU – CASABLANCA – ROMA
COSTI per persona (anche nel diario sono x persona) 1€ = 655cfa
( Il Burkina, nonostante sia uno dei Paesi più poveri al mondo, non è
assolutamente tra i più economici che io abbia visitato; siamo stati ospiti 7
notti da un carissimo amico e quindi abbiamo risparmiato un po’, ma per
visitare i pochi luoghi interessanti che offre il Paese, è necessario
noleggiare un motorino o una macchina e le più delle volte una guida. Meglio
affidarsi subito ad una guida ufficiale proposta dall’albergo, che stare tutto
il giorno a discutere con i vari procacciatori che si aggirano tra le città.
Per il cambio moneta suggerisco Marina Market a Ouga’ e Bobo, in banca troppe
commissioni e con bancomat c’è 10 € di commissioni a prelievo.)
Noleggio motorino almeno 6000cfa al giorno
Tariffa guida almeno 5000cfa al giorno
La benzina ( carissima ) 680cfa al litro
Una birra fredda 700-1000cfa
Sacchetto d’acqua 100cfa
Bottiglia d’acqua LAFI 500-700cfa
Una baguette 125/200cfa
Un mango 100/400cfa
Un pasto x strada 400-600cfa
Un pasto al ristorante 2000-4000cfa
Entrate musei e moschee 1000/2000cfa
Corsa in taxi in capitale 500/1000cfa
Corsa in taxi a Bobo 300cfa
PERNOTTAMENTI TOT 57.000cfa
EXTRA IN LOCO TOT 329.000cfa ( PASTI MOTO BENZINA ESCURSIONI GUIDA INGRESSI )
TOTALE SPESE TOT 386.000cfa /655 =590€+660€ di volo aereo con royal air
maroc
VISTO PER UNICA ENTRATA IN BURKINA FASO 125€ TRAMITE AGENZIA
SPECIALITA’ GASTRONOMICHE:
Riz souce e Riz Gras – Tò ( polenta di miglio o sorgo ) – Fotou ( polenta
di Ignam ) – Attièkè ( manioca grattugiata ) – Allocò ( banane fritte ) -
Poulet a la television ( allo spiedo ) – Poulet braisè e Poulet Soutè -
Pintade ( faraona ottima ) – Brochette di carne e di pesce ( soprattutto
Capitone ) .
Da provare il DOLO’ ( birra casalinga fatta con il miglio servita in grosse
zucche )
LE PAROLE E LE FRASI RICORRENTI IN BURKINA FASO
NASSARA O LE BLANC : PER INDICARE NOI OCCIDENTALI
PAS DE PROBLEM : PER GLI AFRICANI NON ESISTONO DEI PROBLEMI
BIDON BIDON : I BIMBI TI CORRONO DIETRO PER CHIEDERTI LA BOTTIGLIA VUOTA
D’ACQUA
SI PARTE !!!!!!!!
15 GENNAIO ROMA – CASABLANCA
Alle 16.40 di sabato 15 gennaio 2011, partiamo in orario per Casablanca, con un
volo Royal Air Maroc. Raggiungiamo la cittadina marocchina in perfetto orario
alle 19.00 , ma il nostro volo successivo, che ripartirà per la capitale del
Burkina Faso, ha un ritardo di circa un’ora. Alle 21.15, partiamo per la
nostra meta finale e raggiungiamo Ouagadougou, alle 00.45. Controllo del
passaporto effettuato con molta tranquillità e relativa velocità, poi ritiro
dei bagagli senza nessun problema nel fatiscente aeroporto di Ougà. Ad
attenderci all’uscita, dopo il controllo della vaccinazione febbre gialla, il
nostro caro amico e dottore Alberto, che abbraccio felicemente. Dopo circa 20
minuti a ZIG ZAG tra le buie strade della periferia della città, raggiungiamo
la casa di Alberto, messa a disposizione dall’Università di Brescia. Prima di
andare a letto, lunga conversazione con il nostro caro amico, felicissimo di
accoglierci nella sua casetta burkinabè
16 GENNAIO OUAGADOUGOU
Nonostante l’ora tardi della scorsa notte, mi sveglio alle 7.00 del mattino e
mi faccio subito una doccia per iniziare al meglio la giornata. Esco in giardino
per leggere un po’, aspetto che si sveglino Alberto ed Elisa, e poi facciamo
colazione insieme con un buon caffè, una papaya e del succo di mango.
Finalmente usciamo per le strade di questa strana città. Il quartiere dove
abita Alberto ( secteur 11 ) si trova nella zona est della città nelle
vicinanze del mercato Baskuy e dell’Hangar 11, dove è possibile comperare
prodotti locali di arte contemporanea burkinabè. Veniamo bloccati sulla Charles
de Gaulle per una corsa ciclistica domenicale, e raggiungiamo la casa di Elena
con circa un’ora di ritardo. Dopo aver recuperato la cooperatrice di Lecco, ce
ne andiamo in centro a visitare il Grand Marchè dove veniamo assaliti dai
soliti procacciatori d’affari. Passiamo un paio d’ore tra i vari settori del
mercato, suddivisi per tipo di prodotti da vendere, poi con una breve
passeggiata, raggiungiamo la Grand Mosque. Cambiamo dei soldi al Marina Market ,
il supermercato dei libanesi, e poi diamo un’occhiata alla incompleta moschea
cittadina. Per tutta la giornata, veniamo scortati da Ali, un simpatico
studente, che non ci lascia un attimo, e che alla fine riuscirà a guadagnare un
paio di brochette di carne e una coca cola. Il Maquis dove ci fermiamo per il
pranzo è piuttosto squallido, c’è solo un piccolo tavolino e 4 seggiole, Ali
se sta seduto in terra, e la carne viene comprata dalla cameriera ad un mercato
vicino che aveva raggiunto con il motorino. Aspettiamo 45 minuti prima che la
ragazza rientri con un sacchetto di plastica e 20 piccole brochette (5000cfa in
totale) Il pomeriggio, sarà caratterizzato da un evento piuttosto particolare
Avevamo deciso di andare ad un concerto presso il centro culturale burkinabè,
ma mentre eravamo sulla strada, Alberto viene chiamato con urgenza da una
dottoressa dell’ospedale, che è in panico per un caso piuttosto grave di
malaria, e quindi cambiamo destinazione. Nel frattempo, ci racconta che la notte
mentre noi dormivamo, era stato in ospedale per veder morire nelle proprie
braccia un bambino malnutrito. Uno strano abbassamento di pressione mi colpisce
all’improvviso, e mi risveglio, sdraiato lungo una strada polverosa nei pressi
del Barrage3 Questa esperienza africana non è di certo incominciata nel
migliore dei modi, ma dopo un paio d’ore indimenticabili, con una forte voglia
di vomitare, e tanta confusione in testa, il nostro caro dottore, mi rassicura
un po’ e mi riporta a casa. Bevo dell’acqua zuccherata, mi riposo un po’
nel divano e mi risveglio molto più tranquillo. Forse il grosso cambiamento
climatico, lo stress del viaggio, il non aver dormito per due notti o forse
anche grazie al fantastico LARYAM ( antimalarico ) , erano imputabili tra le
cause del mio piccolo malore. Tutto risolto: il dottore mi consiglia di cambiare
cura antimalarica con un antibiotico (BASSADO) anche se secondo lui
l’antimalarico non è assolutamente la causa del mio svenimento. La serata,
musicale al centro culturale viene rimandata a momenti migliori anche se secondo
me potevamo andare tranquillamente…..
17 GENNAIO OUAGADOUGOU
Mi sveglio alle 7.30 del mattino, e mi senti decisamente meglio della sera
scorsa. Facciamo conoscenza con Teresa, la simpatica burkinabè che sbriga i
lavori di casa e dopo le prime presentazioni, io ed Elisa, ci prepariamo
un’ottima colazione a base di mango e papaya. Usciamo a fare delle compere al
mercato di Baskuy, situato nella periferia est della città, con il suo forte
carattere africano, è un mercato, pieno di colori e di odori. Compriamo con
l’aiuto di Teresa, della verdura e della frutta, e rientrando a casa, ci
fermiamo a visitare una scuola materna del quartiere. Lasciamo la spesa in casa
e usciamo nuovamente per strada, camminando nella caotica Avenue Yatenga.
Rientriamo a casa alle 13.00 circa e facciamo pranzo insieme ad Alberto con cous
cous, ottimamente preparato da Elisa. Ci facciamo accompagnare da Alberto alla
stazione degli autobus TCV; peccato, che questa compagnia, non effettua corse
per le destinazione del nord, prossima tappa. Con un taxi, raggiungiamo la
stazione degli autobus STMB, dove prenotiamo il nostro biglietto (4000cfa)per
Dori, con partenza mercoledì mattina ore 7.30. Passiamo per il Marina Market a
fare delle compere per la casa di Alberto, visto che ci ospiterà per qualche
giorno e poi ci incamminiamo verso la Place des Nations Unies. Beviamo un succo
di ananas al Jardin de l’amitè, dove conosciamo un simpatico rasta,
componente di un gruppo che suona ogni martedì sera presso il giardino.
Salutiamo il musicista, non prima di lasciarsi i reciproci contatti telefonici e
non, e ci dirigiamo verso il Programma Nazionale Tubercolosi, dove incontriamo
Alberto, intento a sbrigare le ultime faccende lavorative. Dopo essere rientrati
per una doccia rinfrescante, usciamo camminando lunghe le buie strade della
periferia e raggiungiamo Le Rubi, un Bar Dancing su Av. Yatenga. La città è
molto tranquilla, non percepiamo minimamente nessun tipo di pericolo e alla fine
potrò constatare che il Burkina è uno dei Paesi più sicuri che abbia
visitato. Non ci sono grossi problemi a camminare neppure di notte su queste
strade di periferia e la gente ti saluta in ogni momento. Mangiamo pollo e un
paio di birre a testa per un valore di 2000cfa a persona, con un po’ di musica
sullo sfondo.
18 GENNAIO OUAGADOUGOU
Terzo giorno nella capitale. Anche se questa capitale, ha molto poco da offrire,
è piacevole scoprire la vita quotidiana della gente che la vive, e poi le sue
strade sono molto tranquille e anche se lo smog è un grosso problema,
Ouagadougou, non può essere assolutamente paragonata ad una metropoli africana;
oserei dire che è un grosso paese di provincia. Usciamo di casa alle 9.00 in
cerca di un taxi che ci accompagni al museo nazionale. Il museo, è situato
dall’altra parte della città rispetto al nostro quartiere e il passaggio in
taxi difficilmente scende sotto i 2000cfa. Il fatiscente museo, ci accoglie con
la solita nube di polvere rossa, alzata dal vento di stagione e dopo
l’acquisto del biglietto (2000cfa), iniziamo la nostra visita, accompagnati
dalla immancabile guida burkinabè. Ben diverso dalla miniatura in plastico che
accoglie il visitatore alla biglietteria, il museo, ha comunque delle cose
interessanti da offrire. C’è una sala dedicata interamente alle maschere
delle varie regioni che stimolano la nostra curiosità e poi un’altra sala
interessante, che ripercorre la vita quotidiana di una donna di villaggio. Tutto
ciò è solo un assaggio di ciò che vedremo prossimamente, fuori dalla
capitale. Al’uscita dal museo, con un taxi, raggiungiamo la cattedrale della
città che, a parte le solite conversazioni con i gentilissimi burkinabè, ha
veramente poco da offrire. I luoghi d’interesse della capitale, sono veramente
pochi, e quei pochi che esistono, sono situati a lunghe distanze uno
dall’altro. Il taxi è obbligatorio da queste parti o meglio ancora un mezzo
proprio.
19 GENNAIO BANI - DORI
La sveglia non suona, ma per fortuna, ci sveglia il nostro amico Alberto, che
tra l’altro ha anche preparato la colazione. Ci accompagna alla stazione degli
autobus STMB, che è una buona compagnia per raggiungere il nord. Lasciamo la
capitale attraverso una buona strada asfaltata e in poco più di 3 ore,
raggiungiamo il villaggio di Bani, situato a 35km da Dori. Il villaggio è
famoso per le sue moschee ed è uno dei centri più importanti del Sahel per il
popolo musulmano. Scendiamo dal bus, lungo la strada, e veniamo subito affidati
ad un bambino che ci accompagna all’hotel Fofo, dove si trova anche
l’ufficio nazionale del turismo, con il suo simpatico responsabile Cisse.
Lasciamo i nostri zaini in una camera dell’hotel, e iniziamo la visita delle
moschee. Bani, non è molto grande, e la sua grande moschea, fa da padrona nel
paesaggio brullo del Sahel. Visitiamo l’interno della moschea principale e poi
saliamo sulla collina del villaggio, dove sono disposte tutte le atre 7 moschee
in rovina, ma visto il gran caldo, scendiamo al villaggio, dirigendoci verso il
pozzo. Un anziano signore, ci invita a visitare il suo orto e ci fa una lezione
di geografia virtuale, invitandoci a raccontargli qualcosa di importante del
nostro Paese. Passiamo un po’ di tempo con l’anziano e un gruppo di bambini
che si sono riuniti sotto l’ombra dell’immancabile mango, e poi rientriamo
all’hotel Fofo. Cisse, ci fa preparare una pentola piena di SPAGUETTI al
pomodoro misto a polvere e ci sdraiamo sul suo tappeto per la preghiera. Ci
offre un buon tè caldo e compriamo un paio di cartoline delle moschee. La
visita alle moschee, il pranzo, la guida in francese e le due cartoline ci
costeranno 6800cfa in totale . Attraversiamo la strada e ci sediamo all’ombra
di un albero in attesa di un’OCCASIONE per raggiungere Dori. Saliamo dopo un
paio d’ore d’attesa su un bus locale che per 1000cfa ci porta fino alla
cittadina, porta d’accesso del vero Sahel. La guida ci aveva avvertito di non
dare troppa confidenza alle false guide che ci avrebbero attese alla stazione e
di recarsi direttamente all’hotel, ma ancora una volta questo Paese ci
sorprende con la sua tranquillità. Non c’è nessuno che ci infastidisce
all’arrivo e raggiungiamo il Sahel Aubergement (3000cfa con bagno) da soli,
dopo un paio di indicazioni offerte da una simpatica signora, lungo la strada.
Dopo una doccia calda, raggiungiamo il vicino Relais, un bar con pista centrale,
dove un paio di burkinabè stanno ballando in attesa della loro cena. Noi visto
il pranzo, decidiamo di mangiare due piatti di pollo alla brace, patate fritte e
un paio di birre a testa, per un totale di 9000cfa. Salutiamo il burkinabè che
si era aggregato al nostro tavolo, cercando di venderci un passaggio a Gorom
Gorom e poi rientriamo in hotel.
20 GENNAIO DORI – GOROM GOROM – DORI
Dopo una notte un po’ movimentata, visto il disturbo intestinale di Elisa, ci
svegliamo che sono gia passate le ore 7.00 e dopo una veloce colazione
all’hotel, ci dirigiamo alla Gare. Come spesso accade da queste parti, ma non
solo, la prima cosa che ci viene detto è che ormai è tardi per raggiungere
Gorom, e non ci sono più taxi Brusse; noi non ci diamo certamente per vinti e
cerchiamo di informarci in giro, ma tutto ci viene proposto, tranne un semplice
trasporto per Gorom. Passiamo un’ora circa a cercare una soluzione, decidiamo
di stazionare lungo la strada, cercando un’Occasione (come le chiamano da
queste parti ) ma sembra che sia poco probabile raggiungere il villaggio di
Gorom. Che strano, la guida diceva che il giovedi, giorno mercato, ci sarebbero
stati molti taxi Brusse, per raggiungere Gorom, ma sembra che questa settimana
non sia proprio facile raggiungerlo. Alle 9.30, passa un Pick-up, con dentro due
burkinabè e tre turisti. Chiediamo se è possibile salire sul cassone e
raggiungere Gorom, e dopo alcune trattative sul prezzo ci lasciano salire.
Inizierà così una giornata di contrattazioni, finti contratti scritti e
stracciati, minacce di essere lasciati a Gorom Gorom e tanto altro ancora. Fatto
sta che dopo aver lasciato Dori, a pochi km dal centro, l’autista si ferma
lungo la strada, per aspettare un amico che deve portargli il cellulare che
aveva lasciato a casa. Dopo aver ripreso il cammino, ci fermiamo nuovamente dopo
pochi minuti e veniamo a conoscenza che i 3 turisti sono italiani e che oltre
alla visita del mercato di Gorom, hanno incluso nel prezzo giornaliero, anche la
visita ad alcuni villaggi del Sahel. Rimaniamo d’accordo che ormai, passeremo
tutta la giornata con loro e contribuiremo, oltre al passaggio A/R per Gorom(4000cfa),
anche ad una parte per pagare guida e autista(3000cfa).Tutto ok, se non fosse
che il prezzo cambia continuamente, e sia la guida che l’autista, cercano
sempre di cambiare programma e di rimediare qualche cfa in più. Comunque, dopo
la visita la primo villaggio, interessantissimo, con il suo verde orto in
contrasto con il color della terra saheliana, arriviamo a Gorom alle 11.30 ( non
paghiamo nessuna tassa d’entrata ma veniamo registrati dalla polizia locale ).
Facciamo subito un giro per il coloratissimo mercato, frequentato da numerose
etnie diverse tra loro: i vistosi tuareg, i Peul e i Bella, antichi schiavi dei
tuareg, e poi le bellissime e colorate donne Fula con i suoi copricapo e tutta
la sua argenteria. La cosa più interessante è senza dubbio la zona del sale,
dove blocchi pesantissimi di sale grezzo, viene tagliato da grosse spade, dai
tuareg, provenienti dal deserto algerino, dopo giorni di viaggio ( adesso in
camion, prima con il cammello ). Con una passeggiata di 15 minuti raggiungiamo
il recinto del mercato del bestiame, dove sembra essere ritornati indietro nel
tempo ( non credo che sia cambiato molto nel corso degli anni, se non fosse per
qualche squillo di cellulare avvertito di tanto in tanto ). Siamo l’unici
occidentali all’interno del recinto e ci mescoliamo tra la gente del posto e
la grande quantità do ovini e bovini, venduti con i metodi ancora antichi.
Lasciato il surreale mercato, raggiungiamo un piccolo ristorante, dove mangiamo
un piatto di patate dolci e spezie. Dopo qualche compere al mercato, inizia la
lunghissima trattativa pomeridiana. Sembra che i tre italiani avessero in
programma la visita ad altri villaggi, sulla strada del rientro, ma i due
burkinabè sembrano non voler capire. Nonostante avessero scritto tutto quanto,
l’autista minaccia di lasciarci a Gorom, senza comunque essere mai aggressivo.
Partiamo dal mercato con l’idea di tirare dritto fino a Dori, ma ad un certo
punto svoltiamo a sinistra e ci fermiamo sul ciglio della strada per
l’ennesima trattativa. Se aggiungiamo 5000cfa, ci accompagnano anche al
villaggio dalle capanne dipinte. Considerando che i 3 italiani avevano già
fatto la sua offerta, siamo io ed Elisa a proporre il nuovo prezzo, per non
incappare in ulteriori scocciature. Visitiamo finalmente il villaggio di
Korizena e poi veniamo accompagnati anche ad Assakane, per poi rientrare a Dori
alle 18.30. Tutto sommato è stata un’interessante giornata, alla fine abbiamo
pagato 7500cfa a persona per raggiungere in auto Gorom e visitare due villaggi
del Sahel ( considerando che solo il passaggio a Gorom in taxi è stimato sui
4000cfa a/r a persona c’è anche poco da lamentarsi perché abbiamo avuto la
possibilità di visitare anche i villaggi e abbiamo avuto a disposizione una
guida e un mezzo proprio ) Però devo ammetterlo, non è proprio facile arrivare
ad una decisione da queste parti e poi il modo di viaggiare è leggermente
diverso: dovremmo abituarsi nei prossimi giorni.
PAS DE PROBLEM.
21 GENNAIO DORI - OUAGADOUGOU
Mi sveglio alle 6.30 ed esco dopo una doccia gelata a passeggiare per le
polverose strade di Dori. La notte ha fatto molto caldo e non ho dormito molto
bene. Attendo che si svegli Elisa e alle 7.30 andiamo a fare colazione al
ristorante annesso all’hotel. Oggi, venerdì, è giorno di mercato e , anche
se non ha niente a che vedere con il mercato di Gorom, il modesto Grand Marchè
di Dori, merita qualche ora tra le varie bancarelle. Elisa, acquista qualche
stoffa africana, dai mille colori e poi continuiamo la visita del mercato tra
spezie, carne, frutta e verdura e una gran quantità di cianfrusaglie. Alle 11,
ce ne andiamo alla stazione degli autobus della STAF, e dopo l’appello fatto
dall’aiuto autista, prendiamo il nostro posto a sedere. ( meglio sempre
prenotare con un giorno di anticipo, molte compagnie ti fanno salire in base
alla riservazione e se non arrivi in tempo il giorno della partenza, vendono il
tuo posto ad un altro; quindi almeno 30 minuti prima vedete di essere in
stazione ). Sorprendentemente, anche questa volta, il bus parte in perfetto
orario e raggiungiamo Ouga alle 15.00. Dopo aver contrattato il prezzo con un
taxi (600cfa) raggiungiamo la casa di Alberto, dove ad aprirci c’è la
simpatica Teresa. Facciamo immediatamente una doccia per scacciare tutta la
polvere del Sahel e usciamo per un giro al Marchè de Baskuy. Alle 19.00 rientra
Alberto, curioso di sapere del nostro minitour, poi usciamo per assaporare
l’ennesima delizia burkinabè. Stasera opto per Tò in salsa di arachidi con
la solita Brakina o So.b.bra ( le birre nazionali ). Ce ne andiamo a letto non
molto tardi, visto che domani ci alzeremo all’alba per affrontare di prima
mattina il viaggio verso sud, in direzione del villaggio di Tiebelé.
22 GENNAIO TIEBELE’
Facciamo colazione in compagnia di Alberto e poi raggiungiamo le amiche di
Alberto che ci attendono a casa di Elena. Oggi saremo in compagnia di Federica,
una pediatra che lavora all’ospedale San Camillo e di Elena, una cooperatrice
internazionale che lavora in un progetto di educazione infantile nei villaggi
burkinabè. Con un’ora di ritardo ( neanche troppo ) partiamo in direzione
sud, ma non appena lasciamo la capitale, la strada fino a Komboussì, è un
continuo zig zag di terra rossa, ai lati della strada principale. Inizia così,
un altro faticoso viaggio tra buche, polvere, mucche, asini e ogni tipo di
trasporto possibile. Raggiungiamo la cittadina di Po’ dopo 3 ore 30 minuti di
viaggio e svoltiamo a sinistra per affrontare gli ultimi 38 km di strada rossa
che ci portano fino al villaggio di Tiebelé. I piccoli villaggi che
incominciamo ad incontrare lungo la strada sono solo un assaggio del pittoresco
spettacolo che ci offrirà più tardi il pittoresco villaggio del re di Tiebelé.
Alle porte del villaggio, veniamo assaliti dalle guide che stazionano lungo la
strada, ma una serie di telefonate di Alberto, mentre beviamo una birra nei
pressi della piccola rotonda, ci risolvono tutto. Amoukitù, una guida ufficiale
che il nostro amico aveva conosciuto nei mesi passati ci viene incontro al bar
dove stiamo sorseggiando la nostra birra e finalmente le finte guide iniziano a
dileguarsi. Raggiungiamo il recinto del villaggio, facciamo le solite
presentazioni ed iniziamo la visita del villaggio, non prima però di aver
chiesto il consenso agli anziani (L’ingresso non vi sarà mai negato, ma è
una prassi chiedere agli anziani 2000cfa + 500 la guida ). La visita al
villaggio è davvero interessante, ci viene raccontato tutta una serie di riti
ed iniziazioni caratteristiche del luogo, che ancora oggi vengono praticate
all’interno della comunità. I colori rosso, nero e bianco che caratterizzano
le abitazioni di Tiebelé, sono ciò che attirano l’attenzione di noi
occidentali, e anche le forme rotondeggianti delle case sono molto
caratteristiche. Le colorazioni delle abitazioni, vengono eseguite dalle donne
della comunità dopo aver fatto macerare sull’acqua per molti giorni dei
frutti che si trovano nella zona. Entriamo a visitare una proprietà, ed
entriamo attraverso la stretta e rotonda porta di accesso. All’interno, gli
occhi si abituano lentamente al buio della casetta, e a parte i problemi di
claustrofobia, la visita rimarrà senza dubbio impressa nei vostri occhi.
Saliamo su uno dei tetti del villaggio per uno sguardo alla campagna circostante
e poi, dopo aver salutato la nostra guida, ci fermiamo per un pranzo a base di
cous cous all’Auberge Kunkulo. Il rientro alla capitale, si rivelerà
piuttosto faticoso; gli ultimi 80km, quando ormai il sole se né gia andato, la
polvere, le deviazioni e i grandi camion, ci complicano un po’ le cose. Dopo 4
ore e 45 minuti, stanchi del viaggio, raggiungiamo finalmente casa, soddisfatti
comunque della bellissima visita ad un caratteristico villaggio africano, unico
per le sue decorazioni.
23 GENNAIO LAONGO – ZINIARE’
Oggi è domenica, ma nonostante ciò, Alberto ha da sbrigare alcune faccende in
ufficio. Ci facciamo accompagnare al Centre Ville per poter cambiare dei soldi
al solito Marina Market e vista l’occasione, compriamo anche qualcosa per la
casa di Alberto ( succhi , biscotti , necessari per la colazione ). Poi, con un
taxi, raggiungiamo la stazione degli autobus TCV dove prenotiamo il biglietto
per Bobo-Dioulasso (6000cfa). Facciamo delle compere al mercato lungo la strada
e finalmente trovo la crema COCOA BUTTER, che mi era stata richiesta da Ricky. (
non avrei voluto dire che non l’avevo trovata ) Ne compro un barattolo per lui
che gli spedirò prossimamente dall’Italia e ne approfittiamo per provarne una
anche per noi. Aspettiamo Alberto che rientri per il pranzo e dopo il pranzo
usciamo per andare a visitare Laongo. In meno di un’ora, raggiungiamo
l’entrata del parco, che è caratterizzato da una serie di sculture, scolpite
sulle rocce, fatte da artisti di tutto il mondo. Sotto un solo cocente,
effettuiamo la visita (2000cfa senza guida ) e poi al rientro, ci fermiamo a
Ziniarè. Il simpatico giardinetto sul retro del Bar Pyramide ci invita ad una
fresca birra pomeridiana e passiamo un paio d’ore a goderci il via vai
domenicale della gente del luogo. Tra una conversazione e l’altra, sempre con
i soliti burkinabè che si avvicinano per fare conoscenza, anche stasera
facciamo un po’ tardi e ci rimettiamo in strada quando è ormai buio.
Eseguendo il solito slalom tra biciclette, carretti asini e mucche, raggiungiamo
il nostro ristorante, dove facciamo cena con spiedini di capitone e banane
fritte. Il ristorante ( Le Paradisiene ), è più caro rispetto alla media
burkinabè ma il cibo è veramente ottimo (4500cfa + birra ). Salutiamo le
amiche di Alberto e poi ce ne torniamo a casa, anzi ci proviamo; perché la
macchina ad un certo punto si ferma ad un semaforo e non vuole ripartire ( PAS
DE PROBLEM ). Grazie sempre alla generosità del popolo burkinabè, sei giovani
venditori di schede telefoniche, che stazionano al semaforo, riusciamo a
ripartire dopo vari tentativi di spinta. Ringraziamo i giovani aiutanti e ce ne
andiamo a letto, pronti per l’avventura nel sud-ovest.
24 GENNAIO OUAGADOUGOU – BOBO DIOULASSO
Sveglia alle 5.30 per affrontare al meglio la giornata africana. Alberto, ci
accompagna con la sua auto fino alla stazione della TCV, compagnia ben
attrezzata che ha almeno 6 corse giornaliere per e da Bobo. Ci fermiamo a metà
strada, dopo 2 ore e mezzo alla Gare di Boromo e ne approfittiamo per comprare
un paio di baguette e i soliti dolcetti rotondi al sesamo. Dopo altre 2 ore di
perfetta strada asfaltata, raggiungiamo Bobo, con 20 minuti di anticipo rispetto
al previsto. Quest’Africa mi stupisce ogni giorno.(POSITIVAMENTE) All’arrivo
in stazione, riserviamo subito il biglietto per Banfora e con un taxi (200cfa)
raggiungiamo l’hotel Ville Rose. Il generoso receptionist sembra veramente
dispiaciuto del fatto che non abbia camere a disposizione per le prossime due
notti e ci chiede se vogliamo che telefoni ad una villa situata nello stesso
quartiere ( A cote ). Ci affidiamo a lui senza dover andare troppo in giro e
dopo essere stati certi che c’era una camera libera, veniamo accompagnati da
un altro signore fino alla Villa Alpha Yaya (9000cfa doppia con bagno e TV con
un solo canale). Nel biglietto da visita della villa c’è scritto UN OASIS DE
TRANQUILITE’ e capisco anche il perché. Frequentato da solo burkinabè, e
senza nessun tipo di insegna ad indicare che è un hotel ( forse non lo è
veramente ) è un’ottima sistemazione, pulita e tranquilla nel tranquillo
quartiere di Sikasso-Sira ( anche i tassisti non conoscevano l’esistenza
dell’hotel). Dopo aver sistemato le nostre cose, usciamo sotto il sole, per le
vie di Bobo. Come prima cosa, mangiamo qualcosa lungo la strada; riz souce con
arachidi e legumi (250cfa) senza forchetta ovviamente. Poi, una veloce lavata di
mano e ci incamminiamo verso il simbolo della cittadina: la moschea. Veniamo
subito agganciati da un tipo che, senza chiacchierare troppo, si accoda dietro
di noi. Facciamo finta di niente, raggiungiamo la moschea, dove il caloroso imam
ci invita ad entrare nella moschea. Dopo quella di Bani, un’altra visita
all’interno di una moschea, cosa rara per il mondo islamico. La visita dura
una mezz’ora circa, mentre il tipo è ancora alle nostre spalle. Saliamo sul
tetto della mosche insieme all’imam che ci descrive ottimamente tutti i
particolari dell’architettura saheliana, tipica della moschea di Bobo.
All’uscita, veniamo agganciati da un gruppo di bambini, ai quali regalo 20
minuti del mio tempo organizzando un improvvisato circo con palloncini e
scenette ( deformazione professionale). Sempre seguiti dal piccolo tipo
alle nostre spalle, raggiungiamo il Grand Marchè e passiamo un po’ di tempo
al suo interno. In fin dei conti la situazione è molto tranquilla, non veniamo
assaliti dai soliti procacciatori, anche se qualcuno, giustamente, ci invita a
visitare il proprio negozietto. Elisa, senza perdere l’occasione, compra della
stoffa africana, io invece mi limito a scambiare contatti telefonici e non con i
commercianti e mi perdo tra i negozietti di strumenti musicali. Dopo essere
usciti dal mercato, ci fermiamo per un caffè nei pressi della cattedrale, la
quale, in seguito, ci accoglie con il suo elevato campanile. E’ una struttura
enorme, senza però un vero carattere, e sembra un capannone industriale adibito
a falegnameria. Pian piano, sotto le luci di uno splendido tramonto, rientriamo
in hotel, passando per la stazione dei treni SITRAIL (c’è un unico treno
settimanale che parte da Ouga e raggiunge Abidjan in Costa d’Avorio; sospeso
per la crisi ivoriana ). Questa sera, ce ne andiamo a piedi a Le Bois d’Ebene,
dove speravamo di incontrare artisti musicali, ma alla fine ci accontenteremo di
un’ottima faraona allo spiedo e un concerto di Youssou N’Dour riprodotto sul
muro della pista da ballo.
25 GENNAIO BOBO – KOUMI – KORO - BOBO
Alle 7.30 usciamo per una ricca colazione a base di Omlette, caffè-latte , pane
e marmellata e uno squisito succo di mango (1400cfa), e alle 9.00 in punto
raggiungiamo a piedi il Museè Provincial du Houèt. La breve visita al museo,
costa 1000cfa a persona e consiste in alcune maschere burkinabè, alcune
fotografie dei primi esploratori, utensili della vita quotidiana e anche una
parte dedicata all’arte contemporanea. Nel cortile, un’abitazione tipica
dell’etnia Bobo e una dei Peul, ben tenute e visitabili all’interno.
All’uscita dal museo, su Place de la Nation, prendiamo un taxi, e raggiungiamo
il museo della musica, dove assistiamo ad un video sulle varie applicazioni
degli strumenti locali, nella vita quotidiana dei burkinabè. Alla fine della
visione, entriamo in una grande sala, dove sono esposti tantissimi strumenti di
etnie differenti e con le proprie caratteristiche. Scambiamo due parole con lo
chef del museo, e decidiamo di affidarsi a lui per la visita a dei villaggi
vicini a Bobo. In pochi minuti arriva una guida, con la quale concordiamo,
sempre per iscritto, il prezzo e il da farsi. Noleggio moto 7000cfa ( benzina a
parte ) Costo della guida 8000cfa Visita ai 2 villaggi 5000cfa ( Koro e Koumi )
In totale saranno 25000cfa con benzina, che non mi sembrano assolutamente poco,
ma per visitare i villaggi è l’unico modo. Potevamo evitare di prendere la
guida, ma avremmo corso il rischio di perderci per le stradine che conducono a
Koro e poi per noleggiare un motorino sembra che sia obbligatorio passare per le
guide.. Comunque pas de problem. Come prima cosa, dopo 1 km, rimaniamo a piedi
per mancanza di benzina nel nostro mezzo, poi , dopo il pieno effettuato alla
Total, ci dirigiamo verso Koumi, villaggio turistico, che si raggiunge
percorrendo 14 km di strada asfaltata in direzione di Sikasso ( Mali ).
Visitiamo il villaggio, formato dalle tipiche abitazioni Bobo a due piani, in
argille e scopriamo alcune delle tradizioni del villaggio (cattolico-animista).
Incontriamo delle donne che lavorano per preparare l’occorrente di una dote,
che sarà consegnata nei prossimi giorni ad una famiglia che si appresta a
ricevere una nuova sposa. Poi, salutiamo lo chef del villaggio e riprendiamo la
strada verso Bobo, dove ci fermiamo per comprare un paio di banane e delle
frittelle ripiene. Dopo il pranzo frugale, riprendiamo la strada in direzione
est e dopo 12 km svoltiamo su una stradina rossa ch ci porta fino al villaggio.
Paghiamo la tassa d’ingresso e ci arrampichiamo sulla collina di pietre, dove
è situato il villaggio di Koro. Molto meno caratteristico di Koumi, ha la
particolarità di trovarsi in cima ad una collina, raggiungibile solo a piedi,
scalando le varie rocce ( immaginate per portare l’acqua del pozzo in testa,
che fatica che devono fare le donne!!!!!!!! ). Alle 1730, raggiungiamo il nostro
alloggio accompagnati da Momu, la nostra guida giornaliera, lo salutiamo,
invitandolo a raggiungerci per il concerto di musica tradizionale che si terrà
al museo della musica la sera stessa, e poi ci facciamo una doccia rinfrescante.
Sorseggiando la solita Brakina, assistiamo ad altri burkinabè ( Momu non si è
fatto vedere ) le splendide danze effettuate dai giovani ragazzi di un villaggio
del sud. Salutiamo tutta la simpatica compagnia e con un taxi, rientriamo al
nostro albergo. ( le tariffe dei taxi di notte hanno un sovrapprezzo di almeno
100cfa )
26 GENNAIO BANFORA – FABEDOUGOU – KARFIGUELA - BANFORA
Nuovo giorno, nuovi cambi di programma e di itinerario. Con il bus delle 7.00,
raggiungiamo di prima mattina Banfora che non sono ancora le 8.30. La nostra
intenzione, era quella di raggiungere in giornata Sindou, ma fare progetti da
queste parti è sempre un gran giuoco. Soprattutto ci siamo accorti che non è
buona cosa includere tante cose da fare in una giornata, anche perché molte
volte non è assolutamente possibile ,oppure ti devi sbattere così tanto che
non ne vale assolutamente la pena. E così dall’arrivo a Banfora cambia un
po’ il nostro modo di vedere questo viaggio-avventura in Burkina.
All’arrivo, dopo varie domande in giro tra la gente, veniamo a conoscenza del
fatto che il minibus o taxi brusse in partenza per Sindou esiste davvero, ma
parte alle 18.00 ( cosa che mi verrà confermata in seguito da una cooperatrice
internazionale belga che lavora proprio a Sindou ). E quindi si cambia. Ce ne
andiamo a Le Calypso (4500cfa con bagno e davvero pulito) dove ad attenderci su
uno dei tavoli del giardino c’è Sibiri. E cosa vuole questo Sibiri?
Un’occasione di lavoro per i prossimi giorni naturalmente. E’ una guida
ufficiale dell’ONTB e anche se al principio siamo un po’ titubanti, alla
fine decidiamo di passare i prossimi giorni, nel sud del Paese con lui. Ci
mettiamo a tavolino con una birra gelata e dopo un’ora di trattative anche
simpatiche, firmiamo un contratto scritto per i prossimi 3 giorni. Noleggio moto
e guida per la cifra di 7000cfa a persona al giorno. Come prima cosa, faccio il
giro di Banfora con Sibiri per trovare una moto da affittare, visto che sembra
che non ce ne siano molte in giro. L’importante è non avere fretta, tutto si
risolverà. Intanto conosco quasi tutti i meccanici di Banfora con numero di
telefono al seguito e un paio di anziani signori intenti a prendere il caffè ad
un maquis. Finalmente, dopo un’oretta circa, mentre ormai stavo prendendo
gusto a parlare con i due anziani, arriva la moto e che moto. SI PARTE!!!!!!
Prima tappa, Market, per acquistare acqua e pane, poi diretti verso i Domes de
Fabedougou. Percorriamo una stretta strada rossa tra le splendide piantagioni di
canna da zucchero e dopo circa 40 minuti di moto, raggiungiamo i Domes ( Qui di
sicuro per arrivarci da soli avremmo impiegato tutto il giorno; non ci sono
indicazioni e siamo passati anche attraverso le piantagioni della canna da
zucchero ). L’entrata costa 1000cfa e ci incamminiamo verso le formazioni
rocciose. Raggiungiamo la vetta delle formazioni gustandoci un bel pezzo di
dolcissima canna da zucchero, e ci godiamo il panorama della natura circostante.
Sembra che le formazioni rocciose, si siano create dopo anni ed anni di erosioni
dovute agli agenti atmosferici, ma un’altra teoria dice che prima da queste
parti ci fosse un mare che raggiungeva anche il Mali, e che il prosciugamento
dello stesso, avesse creato queste formazioni. Lungo le piantagioni della canna,
lasciamo il sito, e dopo una mezz’ora circa raggiungiamo le cascate. Paghiamo
l’entrata al parco (1000cfa) e dopo le solite presentazioni e scambio di
numeri telefonici, saliamo verso le piscine situate al di sopra delle cascate.
In un primo momento ci fermiamo nella parte più bassa delle piscine, dove ne
approfitto subito per fare un bel bagno rinfrescante; poi, saliamo ancora per
raggiungere le piscine superiori, e abbandonarci al completo relax ( finalmente
). Passiamo il pomeriggio tra un bagno e l’altro poi, prima del tramonto,
lasciamo le cascate per rientrare in paese. Rientriamo sotto la luce splendida
del tramonto e dopo una bella doccia ( siamo pieni di polvere ) usciamo per la
cena. Mangiamo cous cous e pollo in salsa di mostarda. Ottima cena ed economica
in un buon locale situato ai margini della strada principale di Banfora
27 GENNAIO BANFORA – TANGRELA – TOUMUSSOURI - BANFORA
Alle 5.30 suona la sveglia e usciamo fuori dal nostro alloggio, per una
colazione super abbondante. Attendiamo al tavolo Sibiri, la nostra guida, che
arriva con 40 minuti di ritardo; neanche tanto male per lo standard. Partiamo
alle 7.10 dall’hotel e in poco più di 20 minuti, raggiungiamo il lago
Tangrela, con la nostra moto. Mentre arriviamo, una macchina con 4 ragazze
francesi e la loro guida, ci dicono, che loro, hanno avvistato un gruppo di
ippopotami e quindi ci affrettiamo a raggiungere il Campament Rencat, da dove
partono le canoe per la visita al lago. Sotto le luci tenue del sole appena
sorto, iniziamo la visita al lago; il silenzio della natura viene interrotto
solamente dal rumore del remo che infrange sulle acque basse del Tangrela.
Incrociamo un paio di pescatori con la loro canoa e ben presto, raggiungiamo
un’insenatura del lago, dove avvistiamo il gruppo di ippopotami. Il pesante
respiro degli animali, provoca una grossa quantità di bollicine che risalgono
in superficie e lo spettacolo è assicurato. Rimaniamo in silenzio per alcuni
minuti, e ci godiamo in silenzio questi momenti di completa armonia con la
natura. Rientriamo lentamente a riva, prendiamo un caffè al Campament, e mi
basta toccare per un secondo un djembe, che si crea subito un gruppetto musicale
con due tamburi, un balano e un paio di cantanti. Fin dalla mattina, la musica
entra nella vita africana, e noi ci lasciamo andare con piacere ascoltando il
ritmo musicale. Lasciamo il lago salutando il simpatico gruppetto che si era
creato, e raggiungiamo Toumussouri, un piccolo villaggio dove si trova un enorme
baobab con una circonferenza di 20 metri. Il guardiano dell’albero SACRO, ci
invita ad entrare all’interno. L’albero è la casa di una colonia di
pipistrelli e c’è tutta una serie di oggetti adibiti alle varie cerimonie
sacre del villaggio. All’uscita dall’albero, veniamo assaliti da un
gruppetto di bambini, con i quali passiamo alcuni minuti divertentissimi. Salgo
un paio di loro sulla moto, e li scarrozzo per il villaggio, sotto lo sguardo
attonito dei più anziani, poi, rientriamo a Banfora e facciamo pranzo con riso
e salsa di arachidi ( deliziosa per i miei gusti ). Dopo aver discusso sul da
farsi, con Elisa decidiamo di passare un altro pomeriggio alle cascate, il caldo
infernale del sud non ci dà tregua e preferiamo rilassarsi e rinfrescarsi un
po’ sulle acque delle cascate. All’ora del tramonto, rientriamo a Banfora e
ci informiamo sui trasporti per Gaoua, i quali sembrano essere molto scarsi.
Potrebbe essercene uno nel pomeriggio, che arriva più o meno alle 19, ma ci
avvertono che è meglio presentarsi in stazione fin dal mattino, per evitare di
rimanere senza posto a sedere nell’unico taxi brusse che porta fino a Gaoua.
Rientriamo per una doccia e stasera, invitiamo anche Sibiri a cenare con noi.
Nel tragitto verso il centro di Banfora, veniamo bloccati dalla polizia, la
quale ci sequestra immediatamente la moto, visto che non funziona il faro
posteriore. La tranquillità di Sibiri, si trasforma subito in panico, quando
non riesce in nessun modo a mettere al posto le cose. Noi ci rifiutiamo di
pagare qualsiasi cifra, anche perché il motorino è in affitto e l’hotel dovrà
provvedere a risolvere la cosa. Ci incamminiamo verso il ristorante per la cena
e Sibiri ci tranquillizza con un semplice “pas de problem”. Tutto si risolve
in Africa. Durante la cena, un paio di telefonate e qualche incontro con
personaggi diversi, risolvono la situazione, e dopo un’ora e mezzo la nostra
moto è parcheggiata fuori dal ristorante. Non vogliamo sapere le pratiche di
risoluzioni problemi che praticano da queste parti; comunque, salutiamo Sibiri e
ci diamo appuntamento per la mattina successiva, alle ore 8.00 al nostro
albergo.
28 GENNAIO BANFORA – SINDOU – TOUMUSSOURI - BANFORA
Sveglia più tardi del solito e colazione con mango, caffè-latte, baguette con
burro e marmellata e succo tropicale. Questa mattina usciamo per cambiare dei
soldi (300€x655,960=196,780cfa – 6414cfa di commissioni= 190,373 ) in banca,
dove le commissioni sono un po’ troppo elevate. Poi , alle 9.00 partiamo in
direzione di Sindou, con la nuova moto, visto che Sibiri aveva provveduto a
cambiarla dopo i fatti della scorsa notte. Ma il problema rimane; infatti , la
moto che avevamo la sera prima la prende Sibiri, e dopo 3 km da Banfora, veniamo
nuovamente fermati dalla polizia che questa volta, sequestra il motorino alla
nostra guida, per mancanza di documenti. La mattinata inizia alla grande. In 12
ore, la moto noleggiata all’hotel, viene sequestrata per ben due volte, e meno
male che non sono gli stessi poliziotti della scorsa notte. A noi ci lasciano
partire, e per fortuna, dopo pochi km, Sibiri Ci raggiunge con il sorriso tra le
labbra. Anche questa volta non chiediamo assolutamente come abbia risolto il
tutto in pochi minuti, non vogliamo metterlo in imbarazzo e proseguiamo per la
rossa strada. Alle 10.45, raggiungiamo l’entrata del parco turistico Pics de
Sindou , e per nostra sorpresa, veniamo accolti con un grosso abbraccio dal
simpatico chef del sito ( Papa ). Papa, era stato avvertito nei giorni
precedenti dal nostro amico Alberto, che saremmo andati a far visita ai Pics e
che avevamo qualcosa da lasciare alla sua organizzazione umanitaria in difesa
dei bimbi orfani. Avevamo con noi del materiale scolastico da lasciare
all’associazione gestita dal camping Djatiguiya,e dopo la visita al parco,
siamo andati a far visita all’associazione. Prima però, saliamo sul plateau,
dove una volta sorgeva il vecchio villaggio di Sindou. Dall’alto, gli abitanti
del villaggio potevano avvistare in modo migliore i nemici e quindi difendersi
in maniera più facile. Una serie di formazioni rocciose, creano un paesaggio
totalmente differente dal resto di tutto il Burkina Faso, ed è uno dei siti più
visitati del Paese ( a dire la verità nelle 3 ore che siamo stati in zona non
abbiamo visto l’ombra di un occidentale ). Terminata la visita, raggiungiamo
l’associazione, dove lasciamo il nostro materiale, e dove conosciamo una
ragazza belga, la quale resterà ad aiutare i bimbi dell’orfanotrofio per
circa un anno. Facciamo pranzo al Campament, poi, ci rilassiamo sulle amache
disposte tra i manghi del cortile e alle 15.00 ci dirigiamo verso il centro del
villaggio. Centro si fa per dire, visto che c’è un’unica strada rossa ai
cui margini sorgono le poche abitazioni dei residenti. Compriamo dell’acqua e
riprendiamo la strada del ritorno. Lungo la strada del rientro, ci fermiamo a
Wolonkoto, il villaggio originario della famiglia di Sibiri, e a 2 km dal
villaggio, svoltiamo su un sentiero strettissimo per raggiungere
l’insediamento della Grand Famille di Sibiri. Qui vivono 4 zie di Sibiri una
diecina di cugini e cugine e alcuni nipoti. Diamo uno sguardo alle piccole
capanne che costituiscono la comunità abitativa della famiglia e dopo aver
salutato, uno per uno, tutti i componenti della famiglia, riprendiamo la strada
per Banfora. A pochi km dalla cittadina, ci fermiamo all’ ANGOLO DEL PECCATO,
come lo abbiamo ribattezzato io ed Elisa. Infatti, il padre di Sibiri ha un
piccolo chiosco dove si riunisce con i suoi amici a bere, fumare e a suonare,
visto che il padre è anche maestro di musica. Ci sediamo su un tronco di palma
che funge da panca e ascoltiamo la musica bevendo un paio di misurini di Dolo.
Alla fine, dopo aver parlato abbastanza con Elisa, decidiamo di andare fino a
Gaoua in moto, accompagnati da Sibiri. Tanto una volta giunti a Gaoua, dovevamo
farci di nuovo da capo per noleggiare un mezzo e prendere una guida. E visto che
ci eravamo trovati veramente bene con Sibiri, gli offriamo di accompagnarci nei
prossimi giorni. Lui , tutto contento, corre subito a cercare una moto adatta al
tragitto BANFORA-GAOUA e poi ci mettiamo a tavolino per decidere il prezzo. Gli
daremo 16.000cfa al giorno con il noleggio delle due moto e magari lo inviteremo
anche a mangiare con noi. Certo che viaggiare in Africa non è la stessa cosa
che viaggiare in Asia o in sud America, ma alla fine il fatto di prendere una
guida ufficiale con il motorino, ci ha permesso di visitare anche luoghi
nascosti ai turisti. E poi il simpatico rasta di Banfora ci è molto simpatico e
domani ci sarà da ridere; speriamo che proceda tutto per il meglio, dobbiamo
percorrere 190km di strada rossa, con lo zaino, mangiando tanta polvere. Sarà
Super Divertente, come lo è stato nei giorni trascorsi in quetsa terra magica.
29 GENNAIO BANFORA – LOROPENI’ - GAOUA
Sveglia alle ore 6.00 per approfittare delle prime ore fresche della giornata.
Pieno di benzina, colazione veloce e in strada. Dopo un paio di km su asfalto,
svoltiamo a destra, e imbocchiamo la rossa strada che ci condurrà fino alla
terra dei Lobi. I primi 90km passano senza troppi problemi, non ci sono macchine
in giro e la polvere non è poi così tanto fastidiosa. Il problema principale
è che andando verso est, il riflesso del sole, con le particelle di polvere
sull’aria, mi rendono la guida della moto un po’ precaria. Per fortuna,
ancora non è troppo caldo, e una mascherina alla bocca e il solito berretto mi
salvano in queste prime ore di viaggio. Ci fermiamo nel villaggio di Kouèrè,
dove ci sediamo per un caffè e per muovere un po’ le gambe. Ora che siamo
fermi, ci accorgiamo della quantità di polvere che abbiamo preso in questi
primi km. Elisa è rossa in faccia e le mascherine (PARAOCCHI DELL’AEREO),
utilizzate per il naso e la bocca hanno cambiato decisamente di colore;
dall’azzurro al rosso terra. Dopo una pausa di 20 minuti, ripartiamo verso
Gaoua, ma il caldo incomincia a farsi sentire, e soprattutto aumentano anche i
mezzi incrociati per strada, i quali ci riempiono di polvere. Arriviamo a Loropènì
alle 10.40 dopo circa 3 ore di viaggio in moto e ci fermiamo a visitare le
rovine, che sono state dichiarate PATRIMONIO DELL’UMANITÀ dall’UNESCO (non
vedo il motivo). Se non fosse per l’interessante storia, descritta
particolarmente bene dalla giovane guida lobi, le rovine in se per stesso non
hanno tanto da offrire. Facciamo conoscenza con due francesi anche loro
accompagnati da una guida di Bobo e ci raccontano il faticoso viaggio della sera
precedente in taxi brusse da Banfora, con 2 forature e arrivo a Loropènì a
notte inoltrata. Bizzarro e faticosissimo ci dicono i due turisti. Ripartiamo
dalle rovine che mancano pochi minuti alle 12 e dopo solo 19km rimaniamo senza
benzina. Sibiri aveva controllato la sua moto e aveva benzina a sufficienza, ma
forse, io ed Elisa essendo in 2 avevamo consumato molto di più. Pas de problem.
Nella cartina turistica e stradale del Burkina, che avevo comprato
precedentemente a Ouaga, ci rendiamo conto di essere in mezzo al nulla. Nessun
villaggio nei raggi di 20 km, forse meglio tornare indietro a Loropènì. Io ed
Elisa, ci sediamo sul ciglio della strada, all’ombra di un arbusto, mentre
Sibiri, si avvia a tornare indietro. Ma dopo un minuto, torna indietro
accompagnato da un simpatico burkinabè ben protetto dal freddo invernale, con
piumino d’oca, papalina e guanti. (Noi stavamo grondando sudore da tutte le
parti). Il freddoloso burkinabè, accompagna Sibiri al villaggio vicino e in
meno di 10 minuti, siamo di nuovo in strada. Raggiunta Gaoua, il prossimo
problema da affrontare è l’alloggio. Non ci sono molte struttura da queste
parti, anzi, diciamo che di alberghi veri e propri ce né uno solo; e si vede,
perché si fa pagare bene. Visitiamo un paio di Aubergement squallidissimi senza
acqua e luce, decidendo alla fine di fermarsi all’hotel Hala. Lasciamo il
nostro equipaggiamento e ci togliamo di dosso tutta la polvere accumulata nei
200km di strada rossa percorsa nella mattinata. Usciamo per il pranzo lungo la
strada verso il centro (800cfa) e alle 15.00, andiamo a visitare il museo Poni,
unica ma interessante attrattiva di Gaoua. Dopo la visita del museo, e dopo aver
sbagliato strada almeno 3/4 volte, finalmente raggiungiamo l’associazione per
la protezione femminile di Gaoua (APFG), dove, una simpatica signora ci descrive
i lavori che effettuano le donne dell’associazione. Compriamo dell’ottimo
sapone appena fatto, e del burro di Karité. Nel rientrare verso l’hotel,
Sibiri ci avverte che domani, ci sarà il Grand Marchè di Doudou, che si tiene
ogni 5 giorni, e non settimanalmente. La domenica c’è anche il mercato a
Gaoua e quindi sarà una giornata molto interessante. Usciamo per cena nei
pressi della strada, facciamo cena con Attiekè e pesce cotto alla brace
(1000cfa)
30 GENNAIO GAOUA – DOUDOU – PAYS LOBI - GAOUA
Usciamo dall’hotel alle 7.30 per andare a fare colazione verso il centro di
Gaoua. Ci fermiamo in uno dei tanti maquis o boites, o come li vogliamo
chiamare, e ordiniamo il solito petit dejunè (caffè-latte e pane con burro
300cfa). Alle 8.20, con dieci minuti di anticipo, ci incontriamo con Sibiri e
partiamo per affrontare la nostra giornata. Prendiamo la strada, sempre rossa
naturalmente, che si dirama dal centro verso sud-est, verso la Costa D’avorio
e raggiungiamo dopo 18km di polvere, il piccolo villaggio di Doudou. Oggi è in
programma il mercato, ma ancora non si vede tanta gente. Ne approfittiamo per
una sosta in una piccola capanna e beviamo del Chapolo (birra di miglio).
Nell’attesa che il mercato si animi un po’, facciamo una visitina al
villaggio e ci sediamo sotto l’ombra di un grande mango insieme ad un
gruppetto di bambini. Visitiamo il mulino del villaggio, dove le donne accorrono
per macinare mais, e regaliamo al piccolo bambino addetto ai macchinari, un paio
di tappi per le orecchie. Pian piano, il mercato si anima, anche se, ci viene
detto che c’è stato un grosso incidente stradale con 3 morti, tutti abitanti
dello stesso villaggio di Doudou. I funerali e i riti che li procedono o li
succedono, sono in Burkina Faso di rilevante importanza, e molto spesso si ferma
un villaggio intero, se non tutta la comunità. Ci avviciniamo al mango ai
margini del mercato, dove assistiamo stupiti, alla compravendita dell’oro.
Proprio così, perché da queste parti, le donne vanno ancora a cercare oro con
le proprie mani nei dintorni, e poi rivendono il metallo prezioso ai mercanti
che stazionano sotto il grande mango. Assistiamo da vicino ad uno scambio di
piccola entità, anche se l’anziano ci mostra fiero, il suo affare !!!!!!!!!
Dalla polvere d’oro, utilizzo una calamita, divide tutte le impurità e gli
altri materiali, poi si fa fotografare con il suo metallo prezioso. COSE DI
ALTRI TEMPI. Dopo la visita al mercato di Doudou, rientriamo a Gaoua e facciamo
pranzo lungo la strada. Passiamo un paio d’ore all’animatissimo mercato
domenicale della cittadina, dove acquistiamo delle stoffe e della frutta, poi ci
mettiamo in strada, dirigendosi verso nord-est, nei pressi del confine con il
Ghana. La prima casa che andiamo a visitare è di una numerosissima famiglia che
è tutta raccolta sotto un albero. Hanno perso una bimba il giorno precedente, e
quindi preferiscono non ricevere ospiti in casa e con la solita gentilezza ci
invitano a dirigersi verso un’altra famiglia. Salutiamo tutti e raggiungiamo
un’altra casa, dove ad accoglierci c’è un anziano signore, che a fatica si
alza dalla sedia. Sibiri, incomincia le solite presentazioni, chiede se è
possibile visitare il complesso abitativo e facciamo la nostra offerta (1000cfa
a persona ). OK!!! Entriamo nell’abitazione Lobi, suddivisa in tante stanze,
in base alla quantità di mogli presenti in casa( sono poligami ). Visitiamo
l’interno della casa, saliamo sul tetto, dove sono distesi ad essiccare,
miglio, mais e varie spezie, e poi come al solito, veniamo assaliti dai bambini.
Salutiamo lo chef de la maison, ringraziandolo di averci fatto visitare la
propria casa, e rientriamo a Gaoua. Facciamo cena con riso accompagnato da una
salsa piccante e poi ce ne andiamo a dormire all’hotel. Domani mattina, sempre
che tutto vada per il meglio, è in programma la visita ad uno sciamano; LE
FETICHER, come lo chiamano da queste parti. Dovremmo percorrere 40 km in
direzione sud-ovest, verso il confine con la Costa D’Avorio.
31 GENNAIO GAOUA – KAMPTI – OBIRE’ – GAOUA
Dopo la colazione andiamo in banca a cambiare dei soldi, anche se alla fine non
sarà possibile. L’unica soluzione a Gaoua è farsi cambiare gli € dal
libanese dell’hotel Hala che giustamente ci guadagna qual cosina (sempre
meglio delle commissioni bancarie comunque… ). Partiamo per Komti alle 9.00 e
dopo un’ora circa, di ottima strada asfaltata, parcheggiamo la nostra moto di
fronte alla gendarmerie. Anche qui, come a Gorom-Gorom dobbiamo registrarsi
all’ufficio cittadino della polizia e noi lo facciamo con piacere, anche se i
poliziotti, ci iniziano a fare domande sul nostro amatissimo presidente
BERLUSCONI. (Anche qua…. Non posso crederci !!!!!!!!! ). Ci dirigiamo verso
l’abitazione del feticher, ma provate ad indovinare dove si trova???? Nel suo
villaggio, è morta una giovane donna e per almeno 3 giorni è impegnato con la
famiglia della defunta. Sibiri, molto dispiaciuto del fatto, ci propone di
andare fino ad Obirè, dove regna ancora un RE. Il regno dei Gan, si trova a
pochi km da Loropènì ed è raggiungibile attraverso uno stretto sentiero nella
savana ( quando siamo andati noi le macchine non sarebbero arrivate ) Una volta
arrivati al villaggio, Sibiri, ci accompagna nei pressi del grande mango, dove
il Re con i suoi ministri sono in riunione. Tutti, ci accolgono calorosamente,
ci stringono uno ad uno la mano e dopo le presentazioni, ci danno il benvenuto
nel regno di Obirè. Un’atmosfera da fiaba. Lasciamo il gran consiglio e
veniamo accompagnati dalla guida del villaggio (una delle 19 mogli del Re )
presso i mausolei. Ci viene descritto dettagliatamente la storia del popolo Gan,
che fa parte della grande famiglia dei Lobi e poi, veniamo accompagnati al
villaggio. Rientriamo a Loropènì per far provviste di acqua e affrontiamo
nuovamente i 45km di strada rossa che conduce a Gaoua. Pranzo a base di Attiekè
e doccia rinfrescante. Nel pomeriggio, ce ne andiamo nuovamente a visitare
alcune famiglie Lobi. La prima famiglia che andiamo a visitare, sono intenti a
preparare prodotti d’artigianato con dei cannicci ( VANERY ) e se avete
intenzione di comprare qualcosa in queste occasioni è la meglio cosa, oltre ad
essere più economica del mercato. Facciamo una visita anche agli scultori, ma
non troviamo nulla di interessante da comprare, anche se, sembra che il popolo
Lobi, sia uno dei migliori nella produzione di sculture in legno. Sotto le luci
del tramonto, salutiamo lo chef del villaggio e rientriamo a Gaoua. Stasera gran
lusso; ceniamo all’unico ristorante vero e proprio della cittadina, mangiando
brochette di carne con patate fritte accompagnati da Brakina freddissima (
ristorante Le 4 Season: 3000cfa) .
01 FEBBRAIO GAOUA - BOROMO
Alle 7.00 del mattino, siamo gia in strada per cercare qualcosa per la colazione
( all’hotel abbiamo deciso di non dare nient’altro, visto il prezzo della
camera). Mentre Sibiri, si prepara a rientrare a Banfora, noi ci dirigiamo verso
la stazione degli autobus TSR. Questi giorni passati insieme al simpatico Sibiri,
ci sono serviti non solo a scoprire luoghi al di fuori delle solite rotte
turistiche, ma abbiamo anche scoperto il lato più generoso e più altruista di
un popolo, che ha molto da imparare, ma che allo stesso tempo ha molte cose da
donare a noi occidentali. Alla stazione degli autobus, Sibiri ci saluta con le
lacrime agli occhi ( con elisa è stato particolarmente gentile ), e ci promette
di scriverci presto una lettera. Lo salutiamo, e ci accomodiamo su una panca
della stazione, in attesa che arrivi il bus. Con 20 minuti di ritardo, partiamo
per raggiungere la cittadina di Boromo. Chiediamo ad una venditrice ambulante,
di prestarci il cellulare, per avvertire il Sama Camp del nostro arrivo mentre
in cambio le compriamo una coca cola. Attendiamo circa un’ora alla stazione
dei bus, e alla fine ci raggiunge il guardiano del Campament, che ci accompagna
sul carretto trainato da un asino. Sistemata la nostra roba in camera, mangiamo
patate dolci con carote e visto il caldo infernale, la simpatica Kadir, ci
invita a riposare un po’, nel fresco della stanza, per poi andare a visitare
LES GRANDES PERSONNES D’AFRIQUE. Nel pomeriggio inoltrato, raggiungiamo
l’associazione, accompagnati da un signore francese che sta facendo il tour
del Burkina in bicicletta, e assistiamo ad una rappresentazione teatrale sul
ciglio della strada. E’ una commedia che tratta il problema
dell’immigrazione e della crisi ivoriana e insieme ad una marea di bambini,
assistiamo allo spettacolo, fino al calar del sole. Rientriamo al Sama Camp e
facciamo cena con pollo e patatine, insieme ad uno spagnolo e ad una francese.
Doccia sotto le stelle con secchio e acqua fresca e poi insieme alla coppia
franco-spagnola, organizziamo la visita la Parc National Des Deux-Bale. Sotto un
cielo stellato, e il brusio delle donne africane che stanno riponendo al posto
tutti gli attrezzi della cucina, andiamo a letto, e rimaniamo d’accordo con
gli altri di alzarsi alle 7.00, per raggiungere il parco nelle prime ore più
fresche della giornata.
02 FEBBRAIO BOROMO – PARC NATIONAL DES DEUX BALES - BOROMO
Nonostante ci fossimo alzati presto, per evitare la calura del giorno, veniamo
raggiunti dal 4x4 solamente alle 10.00. Pas de problem come si dice da queste
parti, e poi scopriremo in seguito, che il momento migliore per avvistare gli
elefanti, è proprio il momento più caldo della giornata, quando gli animali se
ne vanno al fiume ad abbeverarsi e a rinfrescarsi. Saliamo sul 4x4 e
raggiungiamo l’entrata del parco, situato a circa 15 km dal centro di Boromo.
Carichiamo la guida e iniziamo una prima perlustrazione, lungo le piste del
parco. Prima, avvistiamo delle impronte fresche, poi degli escrementi che a
sentir la guida sono di mattinata; passiamo un paio d’ore in giro per la
boscaglia, ma degli elefanti neppure l’ombra. Veniamo riportati al Campament
Le Kaicedra, dove ordiamo il nostro pranzo. All’idea di ritornare nella fitta
boscaglia con questo caldo infernale, mi passa l’appetito, ma non appena
ordinato il pranzo, la guida ci fa cenno di partire immediatamente, perché
alcuni guardiani del parco hanno avvistato un gruppo di elefanti. Sotto la
calura della savana,ci mettiamo di nuovo in marcia e riusciamo ad avvistare un
paio di esemplari nascosti tra la boscaglia. La fitta vegetazione non permette
molto bene di osservare gli animali, e dopo alcuni tentativi di avvicinare gli
elefanti, rimontiamo in macchina invitati dalla guida. Ci avvertono che sono
arrivati degli esemplari, proprio di fronte al Campament, e corriamo per non
perdersi lo spettacolo. Ci sediamo all’ombra di un albero e ci godiamo lo
spettacolo che la natura ci sta offrendo. Un gruppo numeroso di elefanti sono
intenti a rinfrescarsi e a giocare con le acque del fiume. Noi, riusciamo a
malapena ad abbandonare il parco, e rientriamo al nostro alloggio per le 15.00
Noleggio 4x4 3000cfa a persona Guida del parco 500cfa a persona Ingresso parco
5000cfa a persona Pranzo al Campament 2000cfa a persona Felici del tempo
trascorso nel parco,decidiamo di rilassarsi nella fresca cameretta del Campament
e non usciamo per strada prima delle 17.30. Facciamo un giro per la modesta ma
tranquilla cittadina di Boromo, visitiamo una moschea nei pressi della Gare e
alle 19.00 rientriamo al Sama, pronti per una doccia fredda e la solita squisita
cena preparata da Kadir. Stasera Riz Gras, verdure cotte e del pesce fritto. (
mi sa che è stato proprio il pesce a rovinarmi l’ultimo giorno della vacanza
). Infatti questa ultima cena, mi costerà una notte in bianco tra il letto e il
bagno.. ( Avevo passato 18 giorni indenni da qualsiasi tipo di disturbo
intestinale e non ci credevo che sarei tornato a casa senza neppure una lieve
diarrea ).
03 FEBBRAIO BOROMO – OUAGADOUGOU
Notte insonne !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Dopo tanti giorni senza avere nessun problema
ecco che sono costretto ad una cura di Normix per rallentare il disturbo. Non
sono proprio in forma, evito di fare pure colazione, a parte una tazza di tè;
poi, stanco della nottata passata in bianco, raggiungo a stento la stazione
degli autobus. Saliamo sul primo bus per Ouaga e in meno di 3 ore raggiungiamo
la capitale. Con un taxi arriviamo a casa di Alberto dove ad aprirci viene la
simpatica Teresa. Io, mollo tutte le mie cose in camera e corro di nuovo in
bagno, sembra che la cura con il Normix non sia troppo efficace, ma comunque mi
sento molto meglio rispetto a ieri sera. Facciamo pranzo con Alberto ( io mangio
un po’ di riso in bianco ) poi io me ne vado a letto per recuperare le ore
perse durante la notte scorsa. Nel tardo pomeriggio usciamo in giro per mercato
di Baskuy, dove compero la crema di cocco e di burro di karité. Per la cena,
decidiamo di recarsi al piccolo Dakar, un ristorantino gestito da una coppia
senegalese, che ci invitano a visitare presto il loro Paese. Andiamo a letto
sperando che la notte si migliore della precedente e ci prepariamo a passare
l’ultimo giorno in Burkina Faso.
04 FEBBRAIO OUAGADOUGOU
Ultimo giorno di viaggio, e come capita spesso, giorno di compere. Ci facciamo
accompagnare da un taxi in centro e passiamo un paio d’ore al Grand Marchè
dove acquistiamo alcuni prodotti d’artigianato e non solo. Mi fermo a giocare
al Bantumi ( gioco in legno con semi da collocare nelle varie buche scavate in
un legno ) con un negoziante e alla fine mi convinco di portarne a case uno.
Compriamo anche un piccolo balafon e dei sotto piatti in paglia. Poi, rientriamo
a casa per passare l’ultimo pomeriggio in compagnia di Teresa. Facciamo un
giro per il secteur 11 in sua compagnia e ci prepariamo per la partenza. Alle
18.00, accompagnati da Elena e Alberto ce ne andiamo a bere l’ultima Brakina
del viaggio e mangiamo una squisita faraona all’aglio. Alle 22.00 rientriamo a
casa per recuperare gli zaini e alle 24.00 salutiamo con un pizzico di nostalgia
il nostro caro amico Alberto, che ci ha accompagnato all’aeroporto.
05 FEBBRAIO OUAGADOUGOU – CASABLANCA – ROMA
Viaggio di ritorno senza grossi problemi. Partenza da Ouaga alle 02.35 in punto
e arrivo a Casablanca alle 06.00. Non avendo dormito molto in aereo, ci sdraiamo
su una panca dell’aeroporto, e attendiamo il volo Royal air maroc 329°6Y che
in meno di 3 ore ci porta a Roma. Treno fino a Terontola-Cortona, dove ad
attenderci ci sono i genitori di Elisa.
CONCLUSIONI:
Da molti anni, avevamo l’idea di fare un viaggio fai da te in Africa, ma una
serie di fattori ci avevano frenato un po’. Ricordo ancora con felicità, il
giorno che il nostro amico dottore Alberto ci venne a comunicare di persona che
sarebbe partito per un anno di lavoro presso un ospedale di OUAGADOUGOU. Pur
essendo un patito di Geografia, dovetti arrendermi al fatto che questa città,
proprio non la conoscevo. E fu così che iniziò una lunga e interessante
ricerca e scoperta di questo piccolo Paese dell’Africa centro-occidentale: IL
BURKINA FASO ( ALTO VOLTA ). Fin dall’inizio, ebbi la sensazione che in questo
Paese ci sarebbe stato da vedere molto poco e che viaggiare da soli non sarebbe
stato molto facile, ma l’idea di andare a trovare il nostro amico ci spinse a
comprare il biglietto aereo. Con Alberto, che ci ha fatto da cuscinetto i primi
3 giorni di viaggio, devo ammettere che l’impatto è stato meno duro rispetto
a tanti altri sentiti in giro, ma comunque sia, devo anche constatare che alla
fine non è un Paese molto facile da visitare, soprattutto per i problemi
logistici interni . La gente, che naturalmente è sempre in cerca di
un’occasione economica giornaliera, può rivelarsi un po’ insistente e
furbacchiona. Ma la nostra esperienza con i BURKINABE’ è stata veramente
ottima, abbiamo scambiato tantissime parole, seduti sotto un mango o al tavolo
di un Maquis; abbiamo conosciuto la vera generosità del popolo Burkinabè e
alla fine siamo davvero rimasti entusiasti di questo viaggio.
Armatevi di tanta pazienza e non cercate di fare più del dovuto. Il vero
viaggio in Burkina, non lo fanno le attrattive naturalistiche o architettoniche
del Paese; il vero viaggio è la Vita quotidiana dei popoli che lo vivono.
Quindi non aspettatevi niente di spettacolare, ma cercate di farvi trasportare
dalla gente e dall’atmosfera di pace che regna in questo tranquillo Paese
africano.
LIBRI LETTI IN VIAGGIO ( a parte le sezioni MALI NIGER MAURITANIA lonely
planet )
LE RADICI NELLA SABBIA di MARCO AIME
Roberto