Bolivia
Dove il cielo è più blu
Diario di viaggio 2013
di Cristina
Cambio
La valuta
della Boliva è il Boliviano (BOB)
1
Eu = 8.97 BOB
1
BOB = 0.10670 Eu
Voli
Iberia
costo
1109 Eu tasse comprese
Andata
8/8 Torino-Madrid IB 8817, Madrid-Lima IB 6651, Lima-Santa Cruz TA 925
Ritorno
8/9 Lima-Madrid IB 7758. Madrid-Torino IB8822
Ho scelto
di atterrare a Santa Cruz per evitare lo shock dei 4000 mt di La Paz. Sono così
salita gradatamente, e via terra. In ogni caso, ho avuto problemi lo stesso con
il mal di altura.
BOA
(Boliviana de Aviacion)
Costo
383 BOB
Andata
11/8 Santa Cruz – Sucre OB580 07.50 – 08.35
Preso
quando già ero a Santa Cruz, direttamente presso la compagnia aerea in
aeroporto, quando sono andata a ritirare gli zaini. Non me l’ero sentita di
comprare in anticipo, ed ho fatto bene, visto che i miei bagagli sono
rimasti a Madrid e mai imbarcati sul volo per Lima.
Della
Iberia ho già parlato nel diario del Perù, quindi evito di ripetermi.
Backpackers
consultati in rete mi hanno sconsigliato di percorrere via terra la
tratta Santa Cruz – Sucre, più di 12 ore (se va bene) di strada dissestata
anche nella attuale stagione secca, con cambio a Cochabamba. Le varie compagnie
non ci usano i loro mezzi migliori, per non rovinarli, quindi i bus sono
catorci. 40 Eu sono soldi bene spesi per 40 minuti di volo, e BOA è un’ottima
compagnia.
Spostamenti interni
Bus
http://www.bus-america.com/linea_BO_Fs.htm
Non è per
fare quella che si lamenta, ma gli spostamenti in bus non sono il massimo. La
maggior parte delle strade che ho percorso non era asfaltata, persino quella da
La Paz a Uyuni, che è frequentatissima.
I bus
Todoturismo, prediletti dagli stranieri su questa tratta, superconsigliatissimi
nei forum e sulle guide, sono cari (230 BOB), affollatissimi, e poco comodi
(sedili semi-cama stretti). Non saprei indicare un’alternativa perché
purtroppo li ho presi anch’io, tuttavia ho notato, alle partenze a Uyuni, che
c’erano anche altre società, ed alcune avevano posti “cama”, per cui vale
la pena verificare.
Un’ottima
compagnia da me testata (da Potosì a Tupiza, strada piena di tornanti e
sterrata, ma ho viaggiato di notte e dormito, quindi non saprei dire con
precisione) è invece O Globo, poltroncine cama e prezzi di molto inferiori
a Todoturismo. Mi è stata suggeritami da boliviani.
La
Sucre-Potosì (taxi collettivo, poco più caro del bus, e molto più rapido) è
ok, qualche curva, ma asfalto ben mantenuto. Nessun problema anche sulla La Paz
– Copacabana - Puno
Clima
/ Abbigliamento consigliato
Mi sono
portata : giacca a vento in piuma d’oca (un po’ vecchiotta, forse
l’imbottitura non era più al top), due pile, una softshell presa al decathlon
con dentro l’orsetto, intimo termico sempre del Decathlon, quello un po’ più
felpato e meno traspirante. A Sucre di sera riuscivo ancora ad andare in giro in
infradito e pile, a Tupiza forse la giacca a vento dopo cena era un po’
troppo, a Potosì era assolutamente necessaria, al Salar a stare ferma a cena e
colazione avevo su di tutto e di più. A Copacabana il clima è mite, anche se
l’altura è la stessa di Potosì.
Mal
di altura (soroche)
Per info
http://www.guidestarmountain.com/files/324.pdf
http://www.lamadonnina.org/montagna.htm
I siti
sono dedicati principalmente agli alpinisti, in ogni caso i meccanismi sono gli
stessi.
Sapevo che
avrei avuto problemi, memore di quanto mi era successo in Ladakh, tuttavia
l’attrazione per la Bolivia era così forte che la paura del soroche non mi ha
fermato. Già a Sucre, 2900 mt mi è venuto mal di testa, e così ho subito
preso il Diamox, che ha attutito parte dei disturbi, anche se il fiatone e la
sensazione di “mancanza d’aria”, sono perdurati sino alla discesa a
Lima.
E’ bene
non sforzarsi troppo i primi giorni, bere molto e mangiare poco. Il Diamox è
prescrivibile in fascia A, quindi costa un paio di Euro. In ogni caso, nelle
farmacie locali (mi sono informata a Potosì) vendono le “soroche pills” a
base di acetazolamide, il principio attivo del Diamox, caffeina e
antidolorifico.
Alberghi
Tutti
trovati sul posto, tranne Tupiza. Molto economici. Standard variabili (ottimo
rapporto qualità/prezzo a Copacabana, pessimo a Santa Cruz). A Tupiza non
c’era riscaldamento, solo molte coperte, e fuori dal letto avevo un po’
freddo. Nel tour del Salar + Lagune, sistemazioni molto spartane, no
riscaldamento (la condensa sui vetri all’interno al mattino era ghiacciata,
quindi anche nelle camere si è andati sotto lo zero), no acqua calda, no water
con sciacquoni, e carta igienica da gettare rigorosamente nei cestini.
C’è sempre qualche idiota che non segue questa regola e intasa tutto. In
alcuni posti la doccia calda è possibile pagando 10 Bob, ma non dappertutto.
Una almeno delle notti viene trascorsa in un hotel di sale. L’alternativa sono
i Tayka Hotels, costosissimi, (credo che i prezzi siano sui 100 USD a notte),
pure lì di notte non c’è energia elettrica e a volte l’acqua calda manca,
per cui tanto vale risparmiare. Anche i Tayka Hotels sono costruiti con sale.
Mi sono
portata un sacco a pelo di piuma d’oca da altissima montagna, datomi in
prestito dal mio vicino di casa, che l’ha usato in Nepal per dormire in tenda
a 5000 mt. Credo che costi come un volo aereo… L’ho usato non solo al
Salar, ma tutte le volte che in stanza faceva freddo, o le coperte non mi
ispiravano.
Tornando
alla carta igienica, il discorso vale anche in tutti gli altri alberghi, se c’è
un cestino vicino al water, è lì che bisogna metterla. Se si hanno dubbi,
chiedere ai gestori.
Comunicazioni
Ho
acquistato a Santa Cruz una sim Viva, ha funzionato alla grande
Cibo
Molte
trote e zuppe di quinoa. Di giorno cercavo di risolvere ai mercati o nei
comedores, la sera nei ristoranti. Tupiza è piena di ristoranti “italiani”,
uno la copia dell’altro, ovviamente di italiano non hanno niente. I boliviani
vanno in postacci alla KFC pensando che sia il massimo.
Shopping
Un
paradiso. A Copacabana, ci sono negozietti che vendono bellissime collane ed
orecchini. Per dare una idea dei costi: una parure collana e orecchini con
pietre dure (malachite), la pago 70 BOB, 20 BOB un berretto tipico in lana
soffice misto alpaca, 70 BOB due paia di guanti in pura alpaca.
Vale
la pena andarci?
Claro que
sì!! Mi è piaciuto tantissimo. La popolazione è eccezionale. I paesaggi
degli altipiani sud occidentali sono straordinari. Mi piacerebbe tornare per
vedere l’Amazzonia, perché a quanto ho letto il lato boliviano è molto meno
sfruttato di quello brasiliano, ed anche più economico. Mentre ero a Santa Cruz
in attesa dei bagagli sono andata a vedere in giro se era possibile fare qualche
escursione, ma nei dintorni di Saimapata e tutto quello che è facile da
raggiungere, come ovunque, mi sa di molto turistico. E’ necessario andare a
Rurrenabaque, e comprare là le escursioni, oppure raggiungere Trinidad, e poi
imbarcarsi sulle navi che scorrono il fiume, come nei romanzi di Garcia Marquez..
La parte
boliviana del lago Titicaca, sia le isole che la penisola di Yampupata, che sono
comunque molto turistiche, sono di gran lunga meglio dell’altrettanto
turistico lato peruviano, da ciò che ho visto io viaggiando di giorno verso
Puno. Vorrei tornare sulla Isla del Sol, attraversarla a piedi e dormirci.
Potosì è
bellissima, Sucre un po’ meno. L’unico appunto che avrei da muovere è che
le chiese sono aperte solo in determinati orari.
Avevo
letto prima di partire che la popolazione diventa in proporzione più brusca man
mano che si sale di quota. Non ho avuto questa impressione, in verità. Tutti mi
sono sembrati molto gentili, la gente del posto, entrando da qualsiasi parte,
saluta tutti, anche i forestieri.
La cosa
che più mi ha colpito è che in Bolivia ogni giorno c’è una festa, ed ogni
giorno una protesta.
Musica,
bande, processioni, majorettes, sfilate in costume, e dall’altro lato cortei,
scioperi e blocchi stradali, per qualsiasi motivo, in genere categorie di
lavoratori o campesinos che rivendicano il rispetto dei loro diritti di esseri
umani, ma anche femministe che protestano contro il dilagante machismo;
forse l’unico modo per farsi davvero ascoltare è fermare la circolazione
stradale. Imprevisto di cui chi si muove in tempi stringati come il turista deve
comunque tenere conto.
Secondariamente,
è il paese in cui più di altri vedo sopravvivere antichi mestieri ormai
scomparsi. Il fotografo in piazza, ora con macchina digitale, con collaboratore
che provvede a stendere la tendina di sfondo dietro alla testa del soggetto da
immortalare, i segretari seduti ai marciapiedi con le loro macchine da scrivere
e la fila di gente fuori dal tribunale in attesa del proprio turno, i venditori
di aranciate che sbucciano i frutti in un’unica e perfetta elica.
Il cielo
è di una purezza incontaminata, per questo motivo il titolo del mio dario è
“dove il cielo è più blu”. Il sole splende, ed ustiona la mia pelle
bianchiccia.
Purtroppo
la gente non ama affatto essere fotografata. Ho visto turisti, al mercato di
Tarabuco, bersagliati da lanci di pomodori, per aver osato fare una educata
panoramica con l’iphone, senza sbattere l’obbiettivo in faccia a nessuno. La
quasi totalità delle donne veste ancora in abiti tradizionali, gli uomini no,
ma a Tarabuco, ad esempio, ho visto ancora qualcuno indossare i tipici copricapi
in feltro simili agli elmi spagnoli. Da segnalare che la tipica ed onnipresente
bombetta che adorna le teste femminili è caratteristica del nord, a sud è
sostituta da un cappello più piatto tipo gaucho argentino. Le trecce vengono
annodate con pon pon o altri ornamenti di lana.
La Bolivia
è il paese con più basso reddito pro-capite del sud america. Direi che si
vede. Purtroppo ci sono molti poveri nelle strade, la maggior parte con bimbi al
seguito.
Fregature/
Criminalità
Vale
quanto detto per il Perù. Mai sentita lontanamente in pericolo. Ho seguito le
normali regole dettate dal buon senso.
Mi
aspettavo piccole seccature da parte di personale addetto al turismo, chi è
stato in India o in Vietnam sa cosa intendo. A parte che i prezzi sono
onestissimi, quanto pattuito rimane tale, e non vi sono tentativi o discussioni
per giocare al rialzo, o sui malintesi sulla valuta.. Non mi sembrava vero!
Diario
di viaggio
Santa
Cruz de la Sierra, 9 e 10 agosto
L’intenzione
sarebbe stata quella di evitare del tutto questa città, atterrarci alla 1 di
notte, aspettare che aprisse la biglietteria di Boliviana de Aviacion, e
comprare il volo diretto per Sucre delle 8. Invece, ho dovuto passarci due
giorni.
Dopo
essermi resa conto che i bagagli non sono arrivati, passo il resto della notte
sdraiata sulle sedie della sala d’aspetto degli arrivi, in attesa che faccia
giorno. Appena rischiara, la navetta (6 BOB) mi porta in città, una pioggia
scrosciante mi dà il benvenuto, se mai ce ne fosse bisogno. Poiché la cerata
è rimasta in Spagna, compro un’altra mantellina al volo, e mi metto alla
ricerca di un hotel. Il Felimar, 200 BOB, ha stanze piuttosto tetre ma comunque
pulite, moquette che odora un po’ di muffa, e docce che si intasano un po’,
ma il personale è gentilissimo, e comunque attorno non c’è di meglio. Tutto
completo al richiestissimo ed economico Residencial Bolivar, altre strutture
allo stesso prezzo del Felimar hanno standard igienici che pure una persona
accomodante come me non potrebbe tollerare se costretta a sganciare 20 Eu.
La città
non offre molto. Dopo aver passato le vacanze per moltissimi anni lontano
dall’America Latina, mi guardo attorno e penso che tutto sommato mi sento a
casa, una certa padronanza con la lingua è una garanzia. Santa Cruz è la
grande porta di ingresso del bacino amazzonico boliviano, ma i luoghi vicini e
facilmente raggiungibili coi mezzi, tipo Samaipata, non mi sembrano molto
interessanti.
Le varie
agenzie propongono varie “rutas del Che”, che qui fu assassinato e catturato
dalla CIA nel 1962, però ci vuole tempo, e tanto tempo ci vuole anche per
quello che mi piacerebbe di più, raggiungere Trinindad su un bus pubblico, e
poi navigare il fiume su un barcone tipo “L’amore ai tempi del colera”, il
mio romanzo preferito. D’altro canto, quello che voglio privilegiare in questo
viaggio non è la foresta, ed è meglio rimanere in città a fiatare sul collo
alla Iberia, cercare di recuperare le valigie e squagliarsela il prima
possibile.
Santa Cruz,
dicevo, non è una bella città, la sua piazza centrale con Cattedrale e
giardini è appena sufficiente, idem le altre chiese.
Ci sono
invece interessanti prospettive di shopping. Innanzitutto un grazioso
mercatino di souvenir dove ci sarebbero parecchie cosette da acquistare, se uno
fosse alla fine del viaggio e volesse caricarsi. Poi ci sono dei mercati che
invece offrono ogni tipo di frutta, ed uno alimentare dove è possibile mangiare
a poco prezzo, ma la cosa più interessante è che ci sono dei negozi di
articoli sportivi che vendono scarpe e prodotti di marca, tipo Adidas, a prezzi
bassissimi! Non sono tarocchi, perché hanno tutte le etichette, e non li
danno via a due soldi come i tarocchi, ma comunque convengono tantissimo.
L’unica spiegazione che mi riesco a dare è che i costi diano adeguati a
quello della vita locale.
La via
principale su cui si trova il mio hotel, andando in direzione della Cattedrale,
è disseminata di ristoranti, caffetterie, gelaterie e pasticcerie, molto
colorate e moderne, il cibo è tipo fast food, o se vuoi qualcosa di più sano
tipo bistecca o pesce lo strapaghi, ma i dolci sono buonissimi! Ad esempio, al
“Picolo” una fetta di torta costa 15 BOB, ed una trota con contorni vari 70.
Al mercato
municiaple invece con 15 BOB si riesce a mangiare.
Nella zona
ci sono altri ristorantini che a pranzo offrono il menù del dia (primo e
secondo) a 12 BOB. Altri dolci sono venduti anche nei banchetti di strada,
insomma, ci sarebbe da rimpinzarsi in continuazione.
Purtroppo
ci sono anche molti mendicanti.
Per
fortuna il 10 in mattinata i bagagli arrivano. Mentre li ritiriamo in aeroporto
compriamo direttamente presso gli uffici di Boliviana de Aviacion il volo per
Sucre per l’indomani.
Il taxi
dal centro all’aeroporto, il mattino seguente, costa 30 BOB
Sucre,
11 e 12 agosto
A causa
della perdita bagagli ho trascorso a Sucre meno tempo di quanto
preventivato ma, se devo dire la verità, la città non mi ha appassionato
molto, è difficile visitare chiese ed edifici perché gli orari di chiusura
sono rigidi, ed in alcuni casi i portoni erano sbarrati anche quando non
avrebbero dovuto.. Il mercato di Tarabuco è caratteristico, ma se ripenso ai
colori visti in Vietnam a Bac Ha non regge il confronto.
Il mio
volo BOA (nulla da ridire sulla compagnia) atterra alle 9 di mattina in perfetto
orario, e appena recuperati i bagagli mi tuffo nell’impresa impossibile di
trovare un qualcosa che mi porti direttamente a Tarabuco per vedere il mercato,
che si tiene soltanto di domenica mattina, quindi adesso. L’aeroporto è
minuscolo, non vi sono uffici turistici, né agenzie, né bus. Una straniera che
lavora ad un chiosco di dolci mi informa che il taxi è l’unica via. Non amo i
taxi privati ma non ho scelta. In realtà qui avrò modo di appurare che invece
sono onesti ed affidabili, contrariamente a quanto succede in altri paesi del
globo. Senza neanche mercanteggiare troppo, accetto la proposta di un tizio per
200 BOB andata e ritorno, attesa inclusa, da dividere in due. Gli chiedo mille
volte se sono davvero BOB e non dollari americani o euro, se davvero il prezzo
è per due persone, se davvero vale per andata e ritorno, se davvero è tutto
compreso. Magari penserà che sono pazza, ma lui di sicuro non è stato in
Vietnam o in India e quindi non può immaginare..
La piazza
principale di Tarabuco è bordata da edifici bianchissimi, il contrasto con
l’azzurro profondo e puro del cielo è scioccante.
Sui marciapiedi, i nativi infagottati in coperte e gonnelloni,
alcuni uomini indossano addirittura il tradizionale copricapo in feltro a forma
di elmo spagnolo, espongono souvenirs, un gregge di pecore attraversa in
diagonale. Nelle strade laterali,
vengono invece vendute derrate alimentari.
Il taxi ci
lascia sulla piazza principale.
Complice
l’alzataccia, e l’altitudine, 2900 mt, non ho molte energie da dedicare alla
ricerca di un albergo. Scelgo un punto cardinale a casaccio, inizio a camminare
e dopo pochi passi mi trovo di fronte il Grand Hotel, con un bellissimo patio
decorato con colori vivaci.
Le camere
sono decorose, ed il prezzo è ragionevole 160 BOB per una doppia. Ci viene
proposto il fiore all’occhiello della proprietà, la camera nr. 3 dove ha
soggiornato Che Guevara. Non ci posso credere, è stato qui dove adesso sono io!
Poiché
però è situato accanto alla sala bar, preferiamo un qualcosa al piano di
sopra, potenzialmente più tranquillo.
Il resto
della giornata scorre alla ricerca di qualcosa da visitare, ma molte chiese
o conventi sono chiusi.
Il centro
non offre neppure ristoranti invitanti a buon prezzo, per cui mi accontento
di un piatto di ravioli presso il ristorante La Cité Hostal, 60 BOB, che sembrano
quelli di Quattro salti in padella. In compenso l’ostello annesso è
favoloso.
Il mattino
seguente, in micro (3 BOB a/r) si raggiunge la chiesa di San Filippo Neri ed il
piazzale della Recoleta, belle vedute sulla città, ma nulla di speciale.
Scendendo
da una pittoresca viuzza ornata da bellissimi fiori, giungo al Mercado di Santa
Ana proprio all’ora di pranzo e ne approfitto per divorare una zuppa a 4 BOB.
Con altri
3 BOB (sempre a/r) in micro raggiungo il Parco Cretacico. A causa di un blocco
stradale dovuto ad una corsa automobilistica, il micro ci lascia ad un paio di
chilometri di distanza. L’ingresso al parco costa 30 BOB. Diciamo che è
superfluo, in quanto ciò che interessa si riesce a vedere anche dall’esterno,
in ogni modo c’è un museo piccolo ed interessante. Una società privata,
iniziando dei lavori di scavo in una cava di sua proprietà, ha scoperto anni fa
orme di diverse specie di dinosauri, perfettamente conservate. A causa dei
movimenti della crosta terrestre durante milioni di anni, il suolo dove si sono
fossilizzate è ora posto in posizione verticale. Si possono ammirare da una
specie di belvedere, ma come dicevo, più o meno con lo stesso punto di vista,
anche dalla strada.
Il museo
espone invece orme di dinosauro, ossa, ed uno scheletro completo proveniente
dall’Argentina.
Vi sono
poi all’esterno delle sagome a grandezza naturale di alcune specie fra le più
conosciute, ad esempio il tirannosauro rex.
Non sono
d’accordo con chi nelle varie recensioni afferma che si tratti di roba da
bambini, come esposizione di orme non ha uguali nel mondo.
Consumo la
cena al ristorante del mio hotel (47.5 BOB). Sempre in hotel, prenoto un taxi
compartido per Potosì, il bus costa poco meno, e comporta maggiore sbattimento.
Potosì,
13 e 14 agosto
Incredibile
pensare che una città a 4000 mt di altitudine possa racchiudere simili tesori.
Non so perché mi aspettavo un qualcosa di polveroso, dimesso, sotto tono. Potosì
ti lascia senza fiato, per la sontuosità dei suoi edifici innanzitutto, e
subito dopo per la sua aria rarefatta.
Un taxi compartido da Sucre (60 BOB), condiviso con due
amabili signore di Santa Cruz, mi scodella in tarda mattinata nella piazza
principale. L’agenzia turistica più rinomata sulle guide, Koala Tours,
è proprio lì davanti, e ne approfitto per chiedere disponibilità su alcuni
ostelli, mi fanno vedere alcune foto, quello più carino sembra l’Eucaliptus
Lodging, e vogliono 200 BOB. Lascio in ostaggio borse e compagna di
viaggio, e mi incammino per vedere se c’è di meglio, muoversi in due con la
zavorra dei bagagli sarebbe uno sforzo sovrumano. Faccio mio il primo consiglio
delle boliviane del taxi “se ti senti mancare il fiato
non andare in panico, ma stai tranquilla e aspetta che passi”. Mi avevano
anche suggerito l’Hostal Colonial, che trovo poco dopo, ma per quanto
splendido è un po’ caruccio, 380 BOB. Altri hostal un po’ meno cari dell’Eucaliptus
sono catapecchie, altri sono stupendi ma cari, alla fine capitoliamo e ci
dirigiamo all’Eucaliptus. Le stanze sono dipinte a colori vivaci, ed i
termosifoni sparano calore anche di giorno quando non sarebbe così
indispensabile. Sfruttano energia
geotermica.
Siamo
fortunate, incontrerò in seguito persone che mi racconteranno di aver passato
notti insonni al freddo in hostals da 400 BOB.
Archiviato
il capitolo “pernottamento”, e dopo aver pranzato al Coyote Grill (25 BOB
una omelette) inizia la perlustrazione della città. Potosì si erge in una zona
ricchissima di risorse minerarie, la prima ad essere scoperta dai colonizzatori
spagnoli fu l’argento, ricavato in dosi massicce dal Cerro Rico che si
staglia accanto alla città, in quantità tale che, dicono i boliviani, sarebbe
stato possibile costruire un ponte sino alla Spagna. Ai bei tempi Potosì era
molto popolata, ricca, e frequentata da artisti, che lanciavano nuove tendenze e
mode. Da cosa mi è stato detto, veniva paragonata addirittura a Parigi. 6
milioni di nativi sono morte in queste miniere. L’epoca dei fasti ha
lasciato traccia di sé nelle opulente chiese, torri, conventi, palazzi.
Esauriti i filoni, Potosì entrò in fase regressiva.
Attualmente,
è possibile visitare le miniere, l’escursione è organizzata da tutti gli
alberghi.
L’ingresso
alla Casa della Moneda costa 30 BOB + 20 BOB per l’uso della macchina
fotografica. E’ obbligatorio partecipare alle visite guidate. Sono esposti
quadri di artisti locali e macchinari originali impiegati per il conio delle
monete.
Per la
Cattedrale si pagano invece 15 BOB, l’interno della chiesa non è nulla di
particolare, a parte il bellissimo organo, ma dalle torri campanarie si gode di
un bellissimo panorama sulla città e sul Cerro Rico.
Il centro
città è un brulicare di vita, vecchi mestieri esercitati in strada, e non
mancano le processioni ed i cortei di protesta.
I
paseos pedonali sono affollatissimi di giovani, e bordati da negozi su negozi.
La torre
della Compañia de Jesus è stata magnificamente restauranta, ed un efficiente
ufficio turistico è stato realizzato al piano terreno.
Di sera il
centro storico è tutto illuminato, di gran lunga meglio di Arequipa e Cuzco.
Cena al
Koala Cafè (16 BOB)
La camera
dell’ostello è fin troppo calda. Credo che la temperatura in stanza tocchi i
23/24 gradi.
L’indomani
mattina visito il convento di Santa Teresa, ingresso 21 BOB + 10 BOB per la
macchina fotografica. Anche qui è obbligatoria la visita guidata. Segnalo che
le stanze sono molto fredde, ed è quindi necessario portarsi indumenti caldi
anche se fuori splende il sole. Anche qui sono esposte tele di pittori
boliviani, alcuni famosissimi, le donazioni delle famiglie delle suore sono
servite per abbellire le sale con sculture e crocifissi sfarzosamente dorati, ma
non mancano particolari macabri, tipo il teschio esposto nella sala mensa,
paramenti sacri lussuosamente ricamati, e aggeggi penitenziali tipo cilici. Non
sarà il Monastero di Santa Catalina a Arequipa, ma sono comunque 90 minuti ben
spesi..
Alle 14.30
è invece la volta della Chiesa di San Francisco, 15 BOB per la cupola e le
catacombe. Il convento non è possibile visitarlo perché apre solo più tardi,
ed io non ho tempo di aspettare. Anche qui una guida marca stretto me e due
giovani giapponesi, ci arrampichiamo sul tetto per ammirare il panorama.
Le
catacombe ospitano i resti dei monaci ospiti.
Passo il
resto del pomeriggio a girellare senza meta osservando la vita quotidiana che
scorre attorno a me, la gente che riposa sulle panchine, quella che invece è al
lavoro nelle botteghe o per strada, i dattilografi nella via degli uffici degli
avvocati, niente a che vedere coi nostri, piccoli, disordinati e bui scantinati
al pian terreno.
Ai lati
della piazza principale si affaccia un bellissimo bar in legno, il Caffè La
Plaza. Una sosta è irrinunciabile nel caso si desideri rilassarsi un attimo
senza perdere d’occhio il via vai cittadino. Ovviamente è caro, 21 BOB una crêpe,
7 BOB un thè verde
Tupiza,
15 e 16 agosto
Tupiza è
una cittadina nel sud Bolivia che normalmente non è considerata, se non da
quelli che proseguono per il Cile o l’Argentina. L’ho scelta principalmente
perché: 1) mi permette di fare una sosta rigeneratrice dopo i 4000 mt di Potosì,
prima di risalire nuovamente verso l’altopiano sud occidentale. Essa si
trova infatti a 2900 mt circa di altezza 2) è graziosa e permette tour nei
dintorni, cosa che a Uyuni non è possibile fare 3) si dice che i tour
organizzati da qui siano meglio di quelli che partono da Uyuni 4) i tour da
Tupiza fanno vedere l’alba al Salar de Uyuni, quelli in partenza da Uyuni
arrivano al Salar verso le 12 o la 1, di solito.
Arrivo a
Tupiza verso la 1 di notte del 15 agosto, su un comodo bus cama proveniente da
Potosì, della linea O Globo, che mi stato consigliato da boliviani (120 BOB).
Ho prenotato telefonicamente l’Hostal Los Salares, avvisando che sarei
arrivata molto tardi, perché vista l’ora e tenendo conto del fatto che gli
hotel economici in genere non hanno la reception aperta h 24, temo di passare la
notte all’addiaccio.
L’hostal
è un po’ fuori dal centro, ma sono 5 minuti a piedi attraversando il ponte,
e, cani ululanti ma non molesti a parte, non è necessario prendere un taxi.
Nonostante comunque l’ora tarda, al terminal dei bus è pieno di
procacciatori, e quindi di sicuro una sistemazione la si trova.
Le stanze
dell’hotel sono pulite, ma molto fredde, non c’è infatti riscaldamento,
altra peculiarità degli hotel economici boliviani.
Dopo aver
riposato qualche ora, dopo colazione faccio un po’ di bucato, pago
l’escursione al Salar (1300 BOB) e quella odierna a cavallo nei dintorni di
Tupiza con partenza alle 14 (100 BOB), dopodichè vado a fare un giro in città.
Lì per lì me ne sono scordata, ma oggi è la festa dell’Assunta, il che
implica sempre qualche fiesta, in Sud America. Mentre sto gironzolando guardando
qualche negozietto sento da lontano un misto di tamburi e trombe, e mi avvicino
alla piazza principale. Più che una processione direi che si tratta di una
specie di sfilata tipo Carnevale, con gente che balla facendo ondeggiare fili di
perline che adornano i costumi maschili. Anche oggi il detto “paese che vai
festa che trovi” è confermato.
Mi sposto
poi al mercato per un economico quanto sostanzioso pasto. 6 BOB per una zuppa di
arroz che però contiene anche carne, e altri 2 BOB per una papaya.
Dopodichè
è la volta del supplizio a cavallo. Non ho mai montato uno di questi
quadrupedi prima di ora, e mi sembra molto strano farlo ora, visto che se
cadessi il primo ospedale decente è a 10 ore di strada sterrata, ma oramai è
andata e non posso tirarmi indietro.
Mi è
stata assegnata una bestia mansueta, ma che comunque sente il mio nervosismo, e
quindi fa un po’ quello che vuole. Sembra che lo faccia apposta, ma non appena
mi sente armeggiare con la macchina fotografica, inizia placidamente a trottare,
facendomi precipitare nel più completo panico. E‘ triste da ammettere, ma
sembro proprio negata con questo sport. Le località raggiunte sono la
Quebrada seca, Puerta del Diablo, Valle de los Machos e Cañon del Inca, che si
possono anche scoprire a piedi, scopro con disappunto quando oramai sono in
sella. Sono incapace di procedere e nel frattempo fotografare, e purtroppo il
paesaggio è magnifico e meriterebbe tanto di essere immortalato, ci sono
falesie rosse e cactus, come in un paesaggio da film western.
Come
accennato, è possibile visitare questa zona a piedi, tuttavia senza una
guida si rischia di perdersi o di vagare a vuoto. Mentre cerco di tenere un
certo contegno sulla groppa del mio cavallo incontro delle ragazze che
brancolano alla cieca e chiedono info sulla direzione alla nostra guida, e non
so se mi fanno più pena loro, incerte, assetate, impolverate, ma ben ferme
sulle loro gambe, oppure me stessa nella ridicola veste di amazzone fantozziana.
Purtroppo, non riesco a godermi la gita, e non vedo l’ora di scendere a terra
e riprendere a camminare.
Il tardo
pomeriggio mi vede alla ricerca di un ristorante in centro città, purtroppo il
mercato ha già chiuso, come tutti gli altri verso le 17, quindi l’unica
possibilità sono decine di ristoranti pseudo italiani che propongono piatti
improbabili, nessuno che offra comida locale. I boliviani si concentrano in una
specie di fast food la cui puzza di olio fritto appesta tutto l’isolato. Pur
essendo onnivora non disdegno le proteine vegetali. Alcune insegne “comida
vegetariana” attirano la mia attenzione. Non pretendo seitan o altre
ricercatezze, mi basterebbero fagioli o quinoa, ed invece ravioli scotti e pizza
al formaggio colloso a Tupiza sembrano rappresentare l’essenza del piatto
vegetariano. Scappo quindi a gambe levate alla Trattoria Bel Vedere, dove un
piatto di cattive scaloppine al limone costa 39 BOB. Da evitare come la peste.
L’indomani
mattina comincia la grande avventura. Il quarto membro della spedizione è
bloccato a Villazon da una serie di scioperi, per cui si parte in 3 soltanto,
accompagnate da Victor ed Elvis, con sottofondo di brutta musica anni 80, tipo
“boys” di Sabrina Salerno e “chery chery lady” dei Modern Talking,
ripetuta alla nausea, che torturerà le mie orecchie nei prossimi quattro
giorni. Penso con nostalgia musicale all’unica altra escursione mai praticata
in altura, Nubra Valley India, allietata dai Pink Floyd e Green Day…
Altipiano
Sud Occidentale e Salar de Uyuni, dal 16 al 19 agosto
La ragione
per cui ho sempre desiderato visitare la Bolivia. Anche se mi sono accorta che
ha anche altro da offrire.
L’unico
modo per vedere il Salar spendendo quasi nulla è prendere un bus pubblico da
Colchani a Llica, per avere un’idea di massima, ma è soltanto appunto un
“farsi una idea” e non è sicuramente la stessa cosa che “viverlo”.
Senza contare che, almeno dal mio punto di vista, il pezzo forte
dell’escursione non è il Salar bensì le lagune ai confini con il Cile. In
alcuni forum ho anche visto che molti chiedono se sia possibile visitare la zona
con mezzi propri, noleggiare un veicolo è comunque più costoso, ammesso che si
possa fare, io ad esempio a Tupiza non ho visto autonoleggi. Come base di
partenza ho scelto Tupiza perché: 1) come villaggio ha più attrattive di Uyuni
2) dicono che le agenzie di Tupiza siano migliori di quelle di Uyuni 3) i tour
che partono da Tupiza arrivano al Salar all’alba del terzo giorno, quelli da
Uyuni a mezzogiorno del primo, quindi non si vede l’alba
Ovviamente
parlo dei tour più economici, e non quelli “taylor made”
Gli
itinerari sono più o meno gli stessi, la buona riuscita o meno dipende secondo
me dalla macchina, dal driver e dal cocinero. Si tratta comunque di passare
molte ore in macchina, e si scende solo per il pranzo o per brevi soste,
fotografie, belvedere, pipì nascosti dietro qualche cespuglio, sgranchimento di
gambe. Il driver non è una vera e propria guida, ma possiede comunque nozioni
base, ed è una persona del posto che è in grado di dare delle
informazioni. Un tour operator che fa prezzi troppo bassi, o li abbassa troppo
contrattando, risparmia sulla manutenzione ai veicoli, le paghe ai dipendenti,
la qualità del cibo. Stare a guardare i 20 Euro per cose così mi pare stupido.
Le jeep sono strutturare in modo che 4 persone normali ci stanno comode. Noi
siamo partire in 3. Saremmo dovuti essere in 4, ma il partecipante che manca è
bloccato a Villazon da uno sciopero.
Ho scelto
il tour organizzato dal proprietario dell’Hostal Los Salares di Tupiza perché
in rete tutti erano concordi nel dare recensioni positive.
Delle
sistemazioni e cosa indossare ne ho parlato nei capitoli generici.
Il nostro
autista si chiama Victor, lo chef Elvis, non sono particolarmente loquaci, ma
neppure io :)
Costo 1300
BOB, come bevande, si ha diritto a 1 lt di acqua al giorno, poi ci sono delle
bibite gasate. Se uno pensa di bere di più, o vuole birra e alcolici, deve
provvedere da sé.
Partiamo
verso le 8 da Tupiza, appena lasciato il paese, ci ritroviamo come d’incanto
in un set da film western, canyons, gole, rocce levigate dalle forme
tondeggianti, cactus, credo il nome del luogo sia El Sillar.
Sostiamo
per il pranzo (milanese, patate, riso) a Cerrillos, case di mattoni rossi di
fango.
Assistiamo
un abitante che sta delimitando il perimetro della sua nuova abitazione, un
po’ più grande di un nostro salotto. Il bagno pubblico è un gabbiotto con un
buco. Ho deciso di inserire anche questi particolari “ameni” per dare idea
di tutto quello che realmente è implicato nell’esperienza, e di cosa bisogna
aspettarsi (ergo, oltre all’acqua già citata munirsi di carta igienica, e,
una volta usata, non abbandonarla in giro). Riprendiamo la strada e, in un
paesaggio sempre più desertico, e sempre più in salita, giungiamo ad un
villaggio abbandonato, già a quota 4690.
Poco dopo,
si arriva ad un Mirador sulla Laguna Morejon, 4855 mt. Il Diamox elimina i
fastidiosi effetti causati dal soroche, ma ad ogni modo non mi sento in perfetta
forma.
Oggi è
stata la giornata più lunga e con meno soste. Quando varchiamo lo steccato che
delimita l’accesso alla Reserva Eduardo Avaroa (ingresso 150 BOB da pagarsi
extra), sono ormai quasi le 17.
Ci
fermiamo per registrarci; micini e cagnolini, tutti impolverati, ci
vengono incontro per fare amicizia. I biglietti sono da conservare, in quanto,
uscendo dalla riserva, bisogna esibirli ai posti di blocco.
Ci
fermiamo a dormire a Sol de Mañana, in un rifugio.
Tutti i
cuochi delle varie spedizioni iniziano a scaricare le loro vettovaglie
armeggiando in una cucina comune, mentre noi turisti prendiamo possesso delle
stanze, molto semplici. Non c’è riscaldamento e non c’è acqua calda,
quindi nessuno si lava e non c’è niente da fare in attesa della cena. A stare
fermi in stanza fa freddo, io aspetto rannicchiata nel sacco a pelo. Ottima cena
a base di zuppa di verdure, carne macinata, purea. Arrivano due gruppi di
francesi, qualcuno butta carta igienica nei water e le condutture si intasano.
La sala
ristorante è riscaldata dalla presenza umana, ma comunque si sta col berretto
in testa. Dormo con l’intimo termico ed un cappello di lana, la temperatura va
sotto o vicino allo zero, ma piedi e mani mi rimangono caldi.
Dopo la
colazione, thè, tisane, pane, burro, marmellate, biscotti, succo di frutta,
aiutiamo gli autisti a caricare e partiamo.
Oggi e
domani saranno i giorni epici delle lagune del nord e sud Lipez, a pochi km dal
Cile, uno spettacolo naturale straordinario ed unico, paesaggi che mai prima
d’ora avevo incontrato, mi hanno lasciato a bocca aperta ed hanno arricchito
il mio bagaglio spirituale e culturale.
Sequenza
di lagune incontrate: Laguna Hedionda I, Kollpa (stupefacente), Blanca, Verde
(straordinaria), Colorada (eccezionale)
Laguna Hedionda I
Laguna
Kollpa : la sostanza bianca non è neve ma borace, un derivato del sodio che
viene utilizzato nei detergenti e nei saponi.
Attraversiamo
il Salar de Chalviri, una zona brulla
ed
approdiamo per pranzo alla Laguna Verde. Oltre il vulcano che si staglia dietro
il lago, il Licambur, c’è San Pedro di Atacama. Ci preparano una
bistecca (un po’ dura), broccoli, cavoli e arance. Il colore verde
dell’acqua è determinato dalla grande concentrazione di minerali, zolfo,
carbonato di calcio, arsenico, rame e piombo, e varia secondo le condizioni di
luce e di vento. Per via della brezza oggi non è al massimo, anche se credo che
alcune foto viste sul web siano state sfacciatamente ritoccate.
Riesco ad
avvistare alcune vischachas, lepri con la coda lunga e piatta, attratte dai
resti del pranzo.
Dopo
essere ripartiti, ed aver incontrato una piccola volpe
La
prossima tappa sono i bagni termali di Sol de Mañana
Ed i geyser
Raggiungiamo
il rifugio, a Huayllajara, lasciamo velocemente i bagagli, e ci rimettiamo in
marcia verso la Laguna Colorada, ultima tappa del giorno. Il colore rosso non ha
origini minerali, come nella Laguna Verde, bensì organica, perché determinato
da microrganismi ed alghe, gli stessi che trasmettono il pigmento ai
numerosissimi fenicotteri che popolano le acque poco profonde (30 cm) del lago.
Gli uccelli sono diffidenti e non si lasciano avvicinare. Le variazioni
cromatiche sono da daltonismo, rosso lago verde prato giallo erba blu cielo.
Abbiamo a disposizione un po’ di tempo per passeggiare e scattare foto.
La
sistemazione notturna mi sembra lievemente peggiore rispetto a ieri, anche qui,
niente acqua calda e quindi niente doccia. Cena: zuppa di verdure, wurstel, uova
sode, patate fritte, pomodori, dolce di latte (sembra un budino).
Il terzo
giorno di escursione si apre con la sosta al deserto di Silloli con le sue rocce
che si ergono a sfidare il vento fino a raggiungere forme fantasione, come il
fotogenico Arbol de Piedra. Che fatica arrampicarsi sulle rocce! Stiamo
scendendo un po’, ma sempre fra i 4300 e i 4150 mt di altezza!
La
prossima sosta è l’ultima serie di Lagune. La
Hondas,
Lo
scenario naturale che circonda questi specchi d’acqua è una visione
miracolosa, gli uccelli che popolano la Hedionda II non sono diffidenti, ed è
possibile avvicinarsi ad 1.5/2 metri, camminando piano e senza schiamazzi.
Pranzo:
pollo, yucca, patate e banane al forno, papaya per frutta. Sosta al mirador del
vulcano Ollague, dal cui cono si sprigionano bianche e lievi fumarole,
ed infine
alla necropoli di San Juan, dove parecchie mummie ben conservate, hanno ancora
una capigliatura pressochè completa, riposano in posizione fetale, la stessa
della nascita. Un piccolo museo spiega usi e costumi dei popoli andini
precolombiani, ed espone tessuti, vasellame, ornamenti.
Si
pernotta a Chuvica in un hotel di sale, carinissimo, decorato con stoffe
colorate. Pagando 10 Bob si può fare una doccia calda, mi precipito a comprare
il voucher e sono la seconda in lista di attesa, proprio per essere sicura che
l’acqua calda ci sia davvero, visto che è riscaldata dai pannelli solari.
Stasera fa
meno freddo del solito. Cena: zuppa, lasagne, e pesche sciroppate.
La
partenza per l’indomani è pianificata per le 5.30, orario che permette di
arrivare in tempo al Salar de Uyuni per vedere l’alba. Fa
un freddo becco.
Scendo
dalla macchina per vedere meglio l’alba, ma non resisto molto. I
colori sono stupendi.
Verso le 8
raggiungiamo la Isla Incahuasi, dove ci viene concesso un po’ di tempo per
gironzolare e dove infine ci viene servita la colazione.
Lo chef ci
ha preparato una torta semplice tipo margherita, ma constato nuovamente, ed una
volta per tutte, che i boliviani sono molto parchi con lo zucchero nelle loro
ricette.
Alle 10
circa sostiamo nella luce accecante del deserto, per ammirare da vicino i
geometrici ojos, attraverso cui il salar respira.
Visitiamo
infine, a Colchani, un hotel di sale abbandonato, in attesa di essere
restaurato,
L’ultima
tappa è il cimitero dei treni, già prossimo alla città di Uyuni, che mi
delude un po’ perché il suolo è infestato da immondizie e sacchetti di
plastica, che dondolano tristemente al vento, impigliati nei rami degli arbusti.
Tocco con
mano ciò che avevo letto nelle guide, ossia che Uyuni è assai meno piacevole
di Tupiza, e sono contenta della mia scelta.
Il driver
ci lascia all’agenzia Todo Turismo. Due parole sull’organizzazione
dell’escursione al Salar. Mi sono affidata all’agenzia che appartiene al
proprietario dell’hostal Los Salares di Tupiza perché le recensioni in rete
erano buone. Dicono che i tour organizzati da Tupiza siano meglio di quelli che
partono da Uyuni, e questo mi aveva fatto propendere per raggiungere questa città,
unitamente al fatto che il soggiorno fosse più piacevole rispetto ad Uyuni.
Credo che gli itinerari seguiti siano più o meno gli stessi, quello che può
fare la differenza sono il driver ed il cocinero, per quel che mi riguarda
soprattutto il driver. Molti in rete si lamentano che molto spesso gli autisti
sono ubriachi e quindi al mattino è un problema svegliarli, oltrechè farli
guidare, ovviamente. Inoltre è indispensabile che il driver sia prudente, sembra
superfluo questo argomento, ma non poi così tanto, e disponibile a sostare
a richiesta per le foto. I pasti nel mio caso sono stati semplici ed abbondanti,
val la pena far notare che il pranzo viene cucinato la mattina prima di partire,
e quindi si mangia freddo per forza di cose, anche se non si tratta di
antipasti. Ho trovato dure ed immangiabili le bistecche di manzo. Comunque si
sopravvive. La fornitura d’acqua è di un litro al giorno, è necessario
portarsi gli extra. Noi avevamo anche una cassa da 6 di bibite varie, ma
praticamente nn le abbiamo toccate. Quello che segnalo volentieri, relativamente
a Victor, è che è tornato indietro per restituirmi il sacco a pelo che avevo
dimenticato nel bagagliaio.
Noi
(viaggiavo con altre due coetanee) abbiamo deciso di lasciare una mancia, ed
abbiamo dato, in 3, 210 BOB per entrambi.
Si tira a
sera in attesa del bus, passeggiando per la cittadina di Uyuni che non ha molto
da offrire, dopo aver lasciato i bagagli in custodia a Todo Turismo. Come già
accennato, il bus non è molto confortevole, e troppo caro rispetto a quanto ha
da offrire. Sarebbe quindi opportuno verificare che non ci siano anche altre
compagnie, con posti cama, più confortevoli ed economiche.
Copacabana,
dal 20 al 23 agosto
Dopo
il freddo e la dura vita del Salar approdare qui con un bus della Titicaca Tours
mi fa lo stesso effetto della Costa Azzurra, a parte le strade sterrate.
Ci
sono alberghi fronte lago, bar alcuni anche molto stilosi, gente seduta al sole
che si gode la vista e cazzeggia, negozi di ogni tipo, il mercato, fantastici
tramonti, un sacco di vita.
Sono
le 13.30 del pomeriggio, ho passato una notte insonne su un bus scomodo e
stretto di Todoturismo, pagato una fortuna, 230 BOB, che mi ha scaricato alle 6
di mattina al terrapuerto di La Paz. Dopo aver cercato invano un qualcosa di
linea che andasse verso il Titicaca, ma fermasse anche a Tiwanaku (“puoi
sempre prendere un taxi”, mi dicono), lascio perdere Tiwanaku e compro il
biglietto diretto per Copacabana, 30 BOB, partenza alle 8.30, uno degli ultimi
posti disponibili. Lo stretto di Tiquina viene attraversato in barca, bus e
passeggeri separati. Il bus aspetta dall’altra parte della penisola, è
possibile lasciare a bordo il bagaglio a mano (ovviamente non i soldi e le cose
preziose) e nessuno lo tocca. Le acque del lago sono di un blu profondo, il
cielo è terso, ed in lontananza si stagliano le vette innevate della Cordillera
Real.
E’
un incanto. L’ultimo pezzo di strada è molto tortuoso. All’arrivo veniamo
tutti convogliati verso un albergo della Tititcaca tours, ma allo stesso prezzo,
80 BOB riesco a trovare una stanza doppia fronte lago con bagno in marmo e
colazione allo splendido Estelar Lago Titicaca.
Con
questi ottimi presupposti mi mangio una trota ottima con 25 BOB ad uno dei
chioschi, il nr. 10, Marthita, i prezzi sono uguali ovunque,
prendo
un thè in un bar elegante (6 BOB) con cameriere anestetizzato dalla visione di
una partita di calcio del Milan, perlustro il paese, inizio a curiosare per i
regalini da portare a casa, qui ci sono botteghe di bigiotteria eccezionale, a
prezzi bassissimi, posso permettermi di comprare subito, tanto tengono poco
spazio, e mi aggiudico per il giorno dopo una escursione alla Isla del Sol
e della Luna (30 BOB). Il tramonto è eccezionale. Cena al Restaurante Flor de
Tierra 2, 15 BOB (zuppa, secondo -trota- non abbondantissimo, e dessert)
Mi
pongo il problema se non sia il caso di pernottare alla Isla del Sol. Per
via del tempo ridotto, penso sia il caso di tenere come base Copacabana, farci
l’escursione giornaliera, e dedicare il giorno successivo alla visita della
penisola, perché secondo la Lonely Planet merita.
A
conti fatti, invece, credo sarebbe stato meglio dedicarsi esclusivamente alla
Isla del Sol, mi sembra una esperienza più particolare, il posto è
meraviglioso, mentre invece la terraferma è “soltanto” graziosa
(soprattutto Sampaya), insomma, la Isla del Sol è particolare..
Nonostante
abbia letto che ci sia la possibilità di andare sia al nord che al sud della
isla del sol (il nord è la parte meno turistica) io ho contattato le uniche due
diverse compagnie che ho trovato al porticciolo di Copacabana, ma entrambe sono
dirette soltanto a Yumani, nel sud, e non a Challapampa (nord). Per attraversare
l’isola a piedi ci vanno diverse ore. Non sapendo quindi che altro fare, mi
affido a queste, visto che offrono la possibilità di vedere anche la Isla de la
Luna.
Il
traghetto è piccolo, e trasporta sia turisti che gente del posto.
Giunti
alla Isla de la Luna si paga una piccola tassa di ingresso, 10 BOB, e
vengono concessi circa 45 minuti per visitare il tempio delle Vergini, che
venivano sacrificate. Della costruzione originale rimangono soltanto alcuni
ruderi, e a parte alcune donne che vendono souvenirs fatti da loro non c’è
assolutamente nulla, una piccola guesthouse è disabitata.
Lo
sguardo spazia in lontananza.
In
meno di mezz’ora approdiamo alla Isla del Sol, ingresso 5 BOB, il rientro è
fissato nel pomeriggio verso le 16. Anche qui non vi sono strade asfaltate, solo
sentieri, ed una grande scalinata
che
conduce alla mulattiera centrale, che attraversa l’isola longitudinalmente da
nord a sud. Percorro la scalinata, ai cui lati hanno costruito pensioncine sul
genere ecolodge, qualche ristorante ed un paio di bar. Dalla
sommità riesco a vedere entrambe le coste.
Tempio
del sole - Isla del Sol
Cena
al Restaurante El Fogon de la Cabaña, 15 BOB, man mano che ci si allontana
dalla spiaggia i prezzi scendono.
Il
giorno seguente, vado alla Plaza Sucre, che funge da capolinea dei bus e
parcheggio taxi, iazza principale, quella dove ci sono minibus e taxi, e
contratto 170 BOB per farmi portare sino a Yampupata, con sosta a Sampaya e ad
un santuario. Quest’ultimo non è nulla di che, una grotta tipo Lourdes dove
una statuina della Madonna è stata ricoperta di nastri colorati secondo le
usanze locali, lo spazio antistante il parcheggio è purtroppo pieno di
immondizia.
Sampaya
è invece un graziosissimo villaggio dove alle 11 non si vede anima viva.
Yampupata
è un agglomerato di case senza un centro vero e proprio, un grande campo da
pallone sterrato, barchette approdate e asini. Dovrebbero esserci anche qui dei
ferry per le isole, ma sono al molo e non vedo né biglietterie, né niente.
Tutto è deserto, nessun venditore di cibo all’orizzonte, anzi, nessuno
proprio. Punto.
Le
rive del lago e l’acqua sono molto pulite. Rientro alla base passando davanti
ad alcune isole galleggianti che qui non sono abitate bensì le usate come
basi per allevarci alcune specie di pesci.
Pranzo
tardi, compro una empanada per strada e poi un thè ed una fetta di torta
al Bar Pueblo Viejo mi costano 35 BOB.
Faccio
acquisti. Per dare una idea dei costi: una parure collana e orecchini con pietre
dure (malachite), la pago 70 BOB, 20 BOB un berretto tipico in lana soffice
misto alpaca, 70 BOB due paia di guanti in pura alpaca.
Lascio
questo posto il mattino seguente, veramente a malincuore. 30
BOB un bus per Puno, Perù
Cristina