BIRMANIA  (MYANMAR)

Racconto di viaggio 2004

 

di Ricky Caputo

 

 

 

 

Premetto che queste memorie di viaggio, sono del tutto personali, quindi ad altre persone, potrebbero non suscitare le stesse emozioni.

5 Marzo 2004, partenza per la Birmania, via Bangkok, con un ragazzo, Matteo, conosciuto tramite annuncio di viaggio in internet !

Anticipo che ci siamo trovati benissimo, e che non abbiamo mai avuto dei disaccordi.

N.B: portatevi una mascherina tipo quelle da chirurgo, poiché le nuvole di polvere che si alzano durante gli spostamenti sono terribili (durante la stagione secca).

Arrivo a Yangon. La temperatura non è eccessiva, e non lo sarà, per fortuna per tutto il viaggio. Clima secco, molto secco, con massime sui 35°, nulla se paragonato ai 45° di Bangkok, con un’umidità elevata. In Birmania ora è bassa stagione, e si vede. Turisti pochissimi, una rarità, e questo aiuta molto, sia per il fascino, sia per il contatto con i locali che per gli acquisti e le contrattazioni.

I 2-3- giorni preventivati per stare a Yangon, si riducono in un giorno solo.

Arrivati alla Shwe Dagon pagoda, una costruzione molto vasta piena di templi e tempietti, la principale del Myanmar, veniamo “agganciati” da una simpatica ragazza, che si propone come guida. Turisti zero, c’è un via vai incredibile, ed optiamo di ingaggiarla tanto per farle guadagnare qualcosa (giacché la nostra guida Lonely Planet, era più che sufficiente !). La ragazza, si accorge, infatti, che come “guida”, c’è servita a ben poco, perché sapevamo già tutto, ed allora, dato che, tanto d’altri turisti non si vedeva l’ombra, si offre di accompagnarci tutto il giorno in giro per la città. Andiamo al mercato centrale di Yangon per effettuare il cambio dei dollari in valuta locale, il Chat.  Dopo varie contrattazioni, e dopo esserci informati prima, con altri turisti che gironzolano per il mercato per evitare fregature, siamo riusciti a strappare il cambio di 850 chat per dollaro.

Non cambiare assolutamente nelle banche o nei change ufficiali, dato che il cambio è quasi la metà! Da aggiungere che il cambio migliore è a Yangon, ma che comunque molti servizi, si possono pagare in dollari, che non esistono sportelli per ritirare soldi, e non sono accettate le carte di credito ed i travel cheque. Quindi, solo contanti ! Mi raccomando !

Con l’aiuto della nostra guida ci muoviamo rapidamente, optando per qualche taxi per gli spostamenti (1 $), ed in men che non si dica in giornata finiamo di vedere tutto quello che c’è da vedere. O meglio, ci sarebbero altre decine di templi, ma che hanno ben poco da dire. Io consiglio, comunque, di andare a vedere SOLO la Shwe Dagon  pagoda (ingresso 5 $!), e poi, semmai, di buttarsi in qualche tempio con ingresso libero, e di evitare come il fuoco, tutto ciò che è a pagamento. Non ne vale la pena!

Alla fine della fiera, alla sera abbiamo visto tutto di Yangon, ed i 5$ della guida , credo siano stati ben spesi (ne aveva chiesti 15, cifre assurde, da cui regolarmente partono!)

Partenza il giorno dopo per Bago (2 ore da Yangon), dopo aver faticato non poco a trovare il pulmann giusto! Tutti dicevano vai di qui, no va di lì, forse è questo, prova quest’altro!. Qui incontriamo due formidabili guide di risciò, che ci scarrozzano per tutto il giorno nei posti più belli ed interessanti e ci fanno risparmiare i 10 $ d’ingressi ai vari templi ! Il tutto per 1$ (più tre di mancia, per la faticaccia incredibile che hanno fatto, la loro disponibilità ed intraprendenza.) Potete chiedere di loro (Ti-mò e Ko-cho) all’emperor hotel, di fronte alla fermata del bus che arriva da Yangon. Il  più anziano è  il più simpatico e competente, e parla molto bene inglese. Affidatevi a lui, e ditegli pure che vi manda Ricky dall’Italia. Pensate che era un professore universitario, ma con i 7$ al mese che guadagnava non riusciva neanche a sopravvivere, ed ha dovuto mettersi in sella ad una bici per sfamare la famiglia…..

Veniamo portati ad un monastero buddhista, e grazie alla loro assistenza, riusciamo a visitarlo interamente, facendoci spiegare tutte le curiosità che ci vengono in mente. Assistiamo inoltre alla preghiera dei monaci (e loro assistono alla nostra visita, forse più incuriositi di noi !). Visitiamo la cucina, la sala da pranzo, i dormitori, le zone adibite all’igiene personale (delle grandi vasche in cemento, all’aperto!). Tutti sorridono, ti guardano con curiosità. Il vero spettacolo, siamo noi!

Proseguiamo, per una “fabbrica” di sigari. Bhe, fabbrica!  Si tratta di una grande pedana in legno, dove sedute, decine e decine di ragazze per lo più giovani (20 anni), riempiono di tabacco le grandi foglie, le arrotolano ed incollano il nastrino con la “marca” del sigaro. Il tutto in pochi secondi. Sono tenute a fare 1000 sigari al giorno, per il corrispettivo di un euro….

Rimaniamo incantati da tanta semplicità e serenità, nonostante le condizioni che per noi, sarebbero inaccettabili. Arriva il momento che ci offrono di comprare i sigari. Pensiamo “ecco, ora ci danno la stangata”. Rimaniamo ammutoliti, quasi ci sbellichiamo dalle risate, quando ci dicono il costo dei sigari “1 centesimo d’euro !”, cadauno! Non possiamo fare a meno di dire “daccene 50!!!”, tra lo stupore e la felicità del venditore ! Ed ancora rimaniamo stupiti dall’incredibile modalità di “contare” i sigari. Prendono il mucchio di sigari e “ad occhio” mettono insieme nel giro di due secondi la quantità voluta, senza sbagliare! Bho, misteri del paese!

Il giro continua per altri templi, molto caratteristici ed affascinanti, passando per strade della periferia, dove si viene catapultati in un mondo tutto differente dal “caotico” viale principale, attraversato da mezzi a motore e non, in ogni condizione possibile ed ini-magginabile, che sfrecciano per il paese strombazzando e cercando di evitare tutto quello che c’è sulla strada, ma non dando mai accenno di rallentare o fermarsi!

Nella periferia, si vive un’atmosfera stile villaggio, con stradine sterrate, case in legno, per lo più palafitte, animali che scorazzano dappertutto, insieme ai bambini, ed alla gente, presi nelle loro attività (per i più fortunati), o inattività. Si arriva all’ennesimo tempio. Delle ragazzine, appostate fuori, nell’attesa di vendere qualcosa e guadagnare qualche centesimo, ci circondano. E’ logico! Credo che è molto che non vedono turisti da queste parti! Sono tutte simpaticissime! Con le mie quattro parole di Birmano imparate, strappiamo risate, sorrisi, ed il vero spettacolo diventa questa chiacchierata, più che il tempio! Non riusciamo a non comprare “20 cartoline per un dollaro”.

Con quella vendita, loro hanno fatto giornata, noi, ci guardiamo in faccia chiedendoci “ma non è che stiamo pagando un po’ troppo? Ma vaaaaaa, non diciamo cavolate! Sono prezzi da riderci sopra!”. Ed anche se fosse, che stiamo pagando “tanto”, quanto chiesto è talmente ridicolo, che non troviamo neanche il coraggio di contrattare! Salutiamo le ragazze e si prosegue per la prossima tappa, la fabbrica di stoffe. Una di loro decide di seguirci in bici, e ci raggiunge poco dopo!

Mi gironzola intorno, mi dice che sono carino; sorride. Ci scambiamo ancora quattro parole, divertenti, scherzando, domande di rito, la più frequente che ci chiedono (specialmente le ragazze), se siamo single! Diciamo sempre di si, e stranamente, tutte ci rispondono, con sorrisoni, “anch’io!!”. Che cosa vorranno intendere ? Facciamo sempre finta di non capire!

La giornata, meravigliosa e ricchissima d’emozioni, sicuramente una delle più belle di tutto il viaggio, finisce con il tramonto su una delle costruzioni più alte di Bago. Per il risciò è una corsa contro il tempo. Con le nostre chiacchiere, abbiamo fatto tardi. Il sole sta calando implacabile, con una velocità elevata, tipica di queste latitudini. Bisogna correre, o meglio, pedalare come dei dannati, su stradine anche un po’ in salita, con un riscio pesantissimo. Ed il mio risciò driver, nonostante la sua età di 45 anni, e la corporatura da anoressico, ci da dentro di brutto. Arriviamo al tempio, bisogna arrampicarsi come degli stambecchi per la scalinata ripidissima. E vai, corri, corri, che il tramonto è all’inizio della fase finale. Il driver, stramazza per terra, e dice che ci aspetta li, quasi come fossero le sue ultime volontà! E siamo sulla sommità ! Grande panorama, grande spettacolo, in esclusiva solo per noi. Nessun’altro. Pochi minuti e lo spettacolo è finito. Torniamo giù. Il driver è ancora vivo. Eravamo preoccupati! Lentamente torniamo all’albergo, andiamo a prendere un te, e salutiamo il nostro simpatico risciò driver!

 Ed anche per Bago un giorno è bastato. Da piano di viaggio, saremmo dovuti andare, poi,  a Kiatiko (si pronuncia “chati-ò), ma abbiamo saputo che c’erano dei lavori in corso, quindi non avremmo veduto nulla, ed abbiamo rinunciato.

Si riparte per Kalaw (verso il lago Inle), con l’unico bus delle 13.00, il quale ci scarica nel cuore della notte, alle 3.30, per fortuna proprio davanti al Winner hotel (camere da 6$), albergo modesto, ma pulito, gestito da cinesi. Organizziamo per l’indomani un trekking (6$ al giorno a testa) per a vedere i villaggi tribali sulle colline. Di notte, sto malissimo, mi sento la febbre, ed il termometro si è rotto la sera prima! Il bagno è il luogo dove passerò maggior parte della notte Yeah!. Non sarà mica perché ho mangiato in una baracca sulla strada piena di mosche, con piatti freddi, cotti da chissà quanto tempo? Noooo! Eppure, ho sempre mangiato in posti ben peggiori, e non mi era mai successo niente! Non chiudo occhio, ricorro subito al Dissenten come terapia, e sto un po’ meglio, ma il giorno dopo, sono a pezzi. Nonostante tutto, mi faccio forza ed iniziamo il trekking. Cinque ore a camminare, senza mangiare nulla per non ripeggiorare, anche se le fitte alla pancia, si fanno sentire e si fanno via via sempre più forti. Mi chiedo perché cavolo non sono rimasto a letto! I villaggi nei quali ci portano non sono il massimo dell’aspettativa, ed io con il fatto che sto malissimo, me li godo ben poco. Pernottiamo in uno di  questi. I bambini ci vogliono accompagnare a vedere il villaggio e ci gironzolano intorno, quasi come fosse un gioco. Io che,vorrei nient’altro che riposare, faccio fatica ad assecondarli. La temperatura di notte scende parecchio, quindi bisogna attrezzarsi con abbigliamento caldo (se si va prima di Marzo, la temperatura può avvicinarsi sui 5°!). Bellissima cena a lume di candela a “casa” (una palafitta!) di una delle famiglie del villaggio. Peccato che io non abbia potuto mangiare nulla! La cena ci è stata servita con una gentilezza da ristorante a 5 stelle! N.B: portate dei medicinali per i problemi intestinali e per i relativi vermi, da distribuire, oltre a regalini, felpe, maglioni vecchi, penne, block notes,  e qualsiasi cosa non vi serva più a casa (tenete presente che siete veramente ospiti, e per il  vitto ed alloggio, non viene chiesto nulla).

Il giorno dopo, distrutto io, soddisfatto di quanto  già visto Matteo, decidiamo di interrompere il trekking e di tornare indietro a Kalaw, in treno, che per fortuna passa a 30 minuti di cammino dal villaggio.

La stazione del treno è molto più caratteristica dei villaggi stessi! Da consigliare!

La mattina seguente c’è il caratteristico mercato che si svolge ogni cinque giorni, nel quale confluiscono molte persone delle tribù delle montagne. Molto etnico e caratteristico. Da non perdere.

In tarda mattinata, si prosegue per Pindaya, raggiungibile quasi esclusivamente con una macchina con autista (15$), e per fortuna troviamo due francesi con i quali dividere la spesa. Qui ci sono delle grandi grotte con all’interno migliaia di statue di Buddha, disposte in modo da formare una specie di labirinto. Se arrivate all’entrata dove si paga che c’è molta gente in fila, provate a sgaiattolare dentro senza subire la vessazione d’altri 3 $ per l’ingresso!

Dopo Pindaya, la mattina dopo, bus per il lago Inle, sempre tra nuvole di polvere, per la gioia dei miei capelli e della mia gola!

Paese caratteristico, molto “ai confini del mondo”.

Prendiamo una bici a noleggio, e ci facciamo un giro fuori dal paese, a vedere il “famoso” monastero in legno dalle enormi finestre (quasi delle porte) ovali. Ci fermiamo anche in una delle risaie, per andare a vedere da vicino la gente che lavora.

Alla sera strade quasi al buio (eravamo attrezzati con pile!), e locali “a lume di candela” dove mangiare. Decido di farmi un massaggio birmano, per provare qualcosa di tipico. Ebbene, non vedevo l’ora che finisse! Un ragazzino magro, magro, con due tenaglie al posto delle mani, mi rivolta per bene, mi saltella addosso, mi fa tornare in albergo tutto dolorante! Tutto per la modica cifra di 3$/h.! Va bhe, almeno la curiosità me la sono tolta!

Mattina dopo giro del lago per 7500k (9$ per una barca a motore) più la tassa di 3$ a testa. Molto bello! Andate a vedere Indain, un sito archeologico, molto decadente, ma per questo affascinante; è anche uno dei pochi posti dove trovare bancarelle per prendere qualche regalino. Il solo fatto di attraversare  i canali per arrivare, è interessante per vedere l’ “altra faccia” del lago.

Il monastero dei “gatti saltanti “, è interessante, invece, solamente per la notevole e pregiata quantità di figure dedicate al buddha, resa possibile, grazie alle “orde di turisti” che elargiscono offerte per vedere saltare i gatti ammaestrati dai monaci, dentro un cerchietto! Spettacolo pietoso!

Si riparte per Mandalay! Dopo il solito viaggio notturno, arriviamo per le cinque di mattina, assaliti da sciami di zanzare che invadono la città!

Ci fermiamo al Nylon hotel (6$), ed organizziamo per la giornata stessa, la visita della città, con l’ausilio di un minitaxi, che contrattiamo per 7$, per tutto il giorno. Da evidenziare che le tasse per le singole entrate nei posti da vedere sono state sostituite con una tassa generale di 10$. Se da un lato la visita di tutti i templi, in questo modo è molto più economica, dall’altro, prima si poteva decidere cosa vedere e cosa non vedere (e quindi non pagare). Risultato, le cose da vedere, veramente interessanti sono quasi nulle. Sarebbe sufficiente, ammirarle dall’esterno, senza, in questo modo sborsare nulla (od almeno provare comunque ad entrare, dato che non sempre viene chiesto il biglietto!). Quindi, io consiglierei quest’ultima opzione!

Incluso nel giro dei monumenti, si verrà accompagnati anche nella zona “artigianale” della città, dove si scolpiscono le effigi del Buddha, in ogni forma e dimensione, e dove intagliano il legno, creando delle belle sculture, alle quali difficilmente, si riuscirà a resistere alla tentazione di non comprare! Molto interessante, in ogni caso, anche solo da vedere.

Da prendere come regola essenziale: non dare MAI, soldi ai monaci, qualsiasi cosa essi facciano per voi (a meno che non vi venga offerto cibo o bevande, ed in questo caso e cosa differente, fare una donazione al tempio). Non dare MAI soldi a mendicanti, bambini, ed a chiunque ve li chieda o vi faccia capire che li vorrebbe. Questo paese è ancora quasi totalmente immune dalla presenza del dio dollaro, ed in genere, tutto quello che faranno per voi (da voi non richiesto), verrà fatto con sincerità, curiosità, senza secondi fini. Non permettere che, come ormai in Thailandia (denominata la terra del sorriso, ma che ormai deve passare il titolo alla Birmania), la gente vi veda solo come un limone pieno di dollari, da spremere e basta!

Se volete ringraziare qualcuno in modo più “sostanzioso”, invitatelo a prendere un te, una birra, a mangiare con voi, per “scambiare quattro chiacchiere”. Oppure portate dei regalini, accendini, sigarette, penne, block notes, evidenziatori, corsettine, cassette musicali, magliette, calze e qualsiasi cosa voi a casa vostra buttereste.

Lì, non c’è veramente nulla! Tutto sarà sempre accettato con gioia. E non regalate, MAI nulla a sproposito. Solo dopo un contatto disinteressato da parte loro, ed aver instaurato un minimo di rapporto, si potrà lasciare “un ricordo” nostro. Non è un’esagerazione! Vi prego, di attenervi a quanto su detto, in questo paese, come in ogni altro luogo del mondo!

Si prosegue la mattina seguente con la visita di Mingun, raggiungibile solo in barca dal porto, partenze fisse alle 9.00 con ritorno alle 13.00, tempo più che sufficiente per la visita e le eventuali contrattazioni per lo shopping in loco! Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita del grande mercato di Mandalay, in pieno centro, sicuramente un posto dove farsi un giretto !

Ne approfittiamo per concordare con un altro minitaxi l’escursione alle città di Sagaing, Awa, ed Amarapura per l’indomani, per la cifra di 6$.

Durante la notte Matteo, il mio compare di viaggio inizia a stare male. Rimarrà tutto il giorno a letto, in preda a problemi intestinali non indifferenti! Quindi si rimanda il giro su detto di un giorno.

Intanto mi ritrovo da solo a girare per le vie di Mandalay. Mi annoio, decido di tenermi impegnato facendo un po’ di shopping. Nulla, non c’è nulla da comprare ! Ero fortemente intenzionato a buttare via un po’ di soldi, ma non ci riesco ! Si vendono solo cianfrusaglie, rottami, pezzi di ricambio di furgoni……mi sento male! Sono pieno di soldi, ma non mi servono a niente!

E va bhe, mi butto allora sul cibo, entro ed esco da più posti e mi abbuffo per bene!

Il tempo passa lentamente, l’unico divertimento è osservare la gente, ma ci si stufa anche di quello, senza poter scambiare qualche commento o parola con qualcuno. Realizzo che non sono fatto per viaggiare da solo!!

Alla sera Matteo inizia  a stare meglio, e ci facciamo un giro al mercato serale (18-21). Non è gran che interessante, ma almeno è una delle pochissime cose da fare! Sulla strada del ritorno, ci si affianca un ragazzo sui 28 anni. Non parla, ci cammina accanto, ci osserva, guarda cosa vestiamo, come ci muoviamo e sorride. Fossimo stati in un altro paese, tipo Messico o Brasile, gli avrei tirato una gomitata in faccia, e dopo un po di calci, gli avrei chiesto, forse, che cosa voleva! Qui, invece ti senti tranquillissimo! Un po’ stupito ed incuriosito dal comportamento, ma nient’altro. Infatti dopo averci “accompagnati” per 5-6 minuti, cambia direzione, e con il sorriso fino alle orecchie, ci saluta e ci dice “grazie!”! Grazie di che? Sembra che abbia accompagnato Tom Cruise e Nicole Kidman! Rimaniamo sbigottiti, di fronte a tali situazioni e ci mettiamo a ridere!

Finalmente, si torna in vita, con l’escursione nei dintorni di Mandalay. Arriviamo alle Sagaing Hills, colline dove si snodano delle scalinate coperte, che collegano vari templi. Una bella passeggiata, anche se un po’ in salita! Si prosegue per Awa, un isola separata da un canale di modeste dimensioni. Il giro bisogna farlo con qualche mezzo, data la sua vastità. Sarebbe meglio optare per una bici, ma tanto per cambiare abbiamo scelto un calesse, il quale però non permette di fermarsi quando e come si vuole. Finiamo con Amarapura, famosa solo per il suo lungo ponte in tek che attraversa un fiume, interessante solo per vedere l’animazione che circonda il posto.

E anche Mandalay volge al termine. Il nostro pulmann (chiamare pulmann, quell’ammasso di lamiere, è un eufemismo!), notturno per Bagan ci attende. Arriviamo alla stazione dei pulmann, e notiamo che iniziano a caricare fino all’inverosimile, in ogni dove, il nostro mezzo di locomozione, con sacchi di riso, scatoloni e chi più ne ha più ne metta. Risultato: per salire, abbiamo dovuto arrampicarci sui sacchi di riso, camminare in ginocchio sulle marci accatastate nel corridoio, ed incastrarci nei sedili. Naturalmente sopra le merci si sono ammassate un bel po di persone!!

Credevo fosse un incubo, ma era proprio vero! Il viaggio, però, un incubo lo è stato ! Dieci ore di strada sterrata, piena di buche con nuvole di polvere che ci hanno procurato una “seconda pelle”! Meno male che, almeno, avevamo le mascherine ! L’aria era intrisa di polvere!

Arriviamo in piena notte a Bagan, e dopo esserci fermati all’inizio del paese per il pagamento della tassa d’entrata di 10$, ci ritroviamo nelle vie deserte a caccia di un albergo. Nonostante la tarda ora, i procacciatori di clienti sono all’opera, e veniamo assaliti, ed inseguiti da tali persone, le quali, nonostante, non ne avessimo assolutamente bisogno, non appena sceglievamo un albergo dalla guida e ci avvicinavamo all’ingresso, ci precedevano alla reception e sicuramente dicevano che ci avevano portai loro, per intascare la commissione! Capito il giochetto, abbiamo iniziato a girare a vuoto, facendo rapidi dietro front, ma nulla, non riuscivamo a scrollarceli di torno, e siamo stati obbligati ad alzare la voce, per la prima volta in assoluto in questo paese, per far capire che ci stavano dando fastidio. Solo in questo modo riusciamo ad approfittare del fattore sorpresa per allontanarci tento quel che è bastato per infilarci da soli in un albergo, lo stesso che all’inizio ci era stato proposto a 10$, miracolosamente, ora ne chiedeva sei! Vista anche la tarda ora, 5,30 del mattino, riusciamo anche ad evitare che ci faccia pagare per la notte (eden hotel). In questo hotel, abbiamo conosciuto un ragazzo simpaticissimo e gentilissimo, che ride sempre, anche se ha gli atteggiamenti un po’, come dire, effeminati! Quando noi eravamo li, era sempre lui che preparava la colazione sulla terrazza. Ci abbiamo parlato molto, ed è venuto fuori che “guadagna” 7$ al mese….

Nulla da obiettare, se alla fine del nostro soggiorno, gli ho fatto scivolare sulla mano, intanto che ci salutavamo 2$, cifra alta per lo standard del posto, bassissima ora che ci ripenso! In ogni caso, visto che era stato proprio lui, a “chiudere un occhio” sulla prima notte, non facendocela pagare, direi che nulla è stato regalato.

Bene, dopo un abbondante doccia, ci prepariamo per il giro della zona archeologica, la quale conta centinaia di templi, su un’area di diversi km. Quindi prese le bici dal nostro stesso hotel per la “pazzesca” cifra di 1$ al giorno, iniziamo il giro. La prima giornata non riusciamo a fare molto, sia a causa del caldo, sia a causa della stanchezza del terribile viaggio della notte precedente, anche perché, in pratica, non abbiamo dormito! Il colpo di grazia, ci viene dato a pranzo da uno dei molteplici ristorantini che offrono il pranzo a prezzo fisso “mangia tutto quello che vuoi”! Ed è ciò che abbiamo fatto, solo che, dopo abbiamo impiegato un paio d’ore, prima che ritrovassimo il lume della ragione, ed un barlume d’energia per poterci muovere ! State leggeri a pranzo !

Il secondo giorno, decidiamo di muoverci prima dell’alba per andare ad ammirarla su uno dei templi più alti. Avevamo calcolato tutto alla perfezione, peccato però che, stranamente (a detta di chi ci aveva dato le informazioni e ci aveva assicurato che erano giuste!), il sole è spuntato con trenta minuti d’anticipo (5.30) !! Va bhe, ci siamo consolati, sul fatto che iniziavamo a girare con il fresco del mattino. In effetti poi il giro è stato piacevolissimo. Abbiamo girato tutto il perimetro della zona archeologica, e chi dice che non si può andare in bici in certe zone perché troppo lontane, o perché c’è troppa sabbia ed impraticabili e consiglia un carretto, probabilmente si sta rivolgendo a dei Turisti, o a dei rincitrulliti, ma non certo a dei viaggiatori. Il giro, invece, è stato spettacolare, ci fermavamo dove volevamo, gironzolavi, curiosavi, tornavi sui tuoi passi, ti fermavi per guardare o parlare con qualcuno, abbiamo visitato un villaggio a metà strada, dove ci hanno fatto assistere alla vita quotidiana, abbiamo fatto una bella sosta con loro, ci hanno offerto il te e ci hanno regalato due bei sigaroni birmani da 40 cm! (certo solo paglia arrotolata, alla fin fine, e loro se la fumano, ma vuoi mettere il lato etnico della cosa ?!). Ci siamo fermati al fiume, nella zona dell’imbarco, ed il “fiume si è fermato con noi”. Moltissimi ragazzi si fermavano a guardarci, stupiti ed incuriositi, e quasi ci accerchiavano per poter meglio osservarci. Possiamo capire come si sentano gli animali allo zoo! Ma d’altra parte la curiosità era reciproca! Giornata memorabile finita sul tempio più alto, preso d’assedio dai turisti per il “rito” del tramonto, occasione per scambiare, anche, qualche opinione e consiglio con altra gente.

E dopo aver visto una quarantina di templi, tutti gli altri diventano identici, quindi li riteniamo sufficienti per chiudere il capitolo Bagan. Da piano di viaggio c’era in programma il monte Popa, ma onestamente eravamo un po stufi di templi, e forse a torto, lo abbiamo saltato.

Il triangolo d’oro, ci aspettava. Volo destinazione Kiangtong. E qui, la Birmania, per come la conoscevamo, non era più tale. Direi che fossimo più in Cina che Birmania. La popolazione è a maggioranza cinese, le attività sono in mano ai cinesi, e la cordialità della gente è cinese; cioè molto attenta ai soldi, poco ai rapporti umani.

L’aria che si respira nel paese però, è proprio unica, l’atmosfera di “terra proibita” si sente ed aleggia nel paese, spesso avvolto da nebbiolina. I racconti ed i film dei trafficanti d’oppio,

riaffiorano alla mente, come se, se ne avvertisse la presenza, anche se ormai lontani nelle colline più inaccessibili.

Ci fermiamo nell’hotel di fronte l’ufficio d’immigrazione. (8$) Ed è qui che, chiedendo, veniamo messi in contatto con una guida, un ragazzo che in moto, insieme ad un suo amico, ci accompagna per i villaggi Akha, Ann ed altri ancora. Lui parla qualcosa della lingua dei vari villaggi, e grazie al nostro “interprete” si ha modo di scambiare qualche parola con la gente del villaggio. Trekking, molto facile, ma veramente bello (serpenti a parte!!! Occhio, c’è ne sono di molto velenosi, alcuni sembrano dei bastoncini verdi per terra, badate bene a quello che calpestate!).

E con quest’ultimo avamposto in terra Birmana, finisce la nostra saga in questo paese.

Ci dirigiamo (con un taxi, ma è possibile andarci in pulmann, anche se scomodissimo) verso Tachilek, il confine con la Thailandia, nella quale entriamo per trascorrere gli ultimi giorni di ferie.

La Thailandia, in confronto è un paese ricchissimo e ci delude parecchio, nonostante che, invece, solo quattro anni prima mi aveva entusiasmato in modo incredibile. E’ un paese bello, facile, ed economico, ma non si respira più l’aria magica della Birmania………….

Finisco con una considerazione. Ho incontrato qualche altro italiano, per lo più coppie, con le quali parlando, che si sono lamentate perchè, “si aspettavano qualcosa di diverso” da questo paese, ma, andavano in giro in macchina con autista, in aereo, o con guide ed alberghi scelti dall’Italia. Ebbene, in questo modo, non avrete proprio occasione di “vivere” la Birmania come è successo a noi. Non vedrete proprio nulla  Solo per il fatto di dover usare i mezzi locali, di doversi arrangiare, di non avere nulla di organizzato e nessuno sul quale appoggiarsi preventivamente, ci ha permesso di avere delle bellissime esperienze e di assaporare veramente questo paese, il quale altrimenti, avrebbe avuto ben poco da dire, dato che, ripeto, la motivazione principale, se non unica, per andarci è la gente, socializzare con essa, parlarci, affidarsi a loro, farsi portare, dove nessun tour organizzato vi porterà mai…….

 

Periodo 2 mar – 4 apr 2004

Budget: 700 euro per i voli, 500 euro per tutto il resto!

 

 

Ricky 

ricky@hsr.it

 

 

 

 

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