BHUTAN,  IL PAESE DEL DRAGO TONANTE

Racconto di viaggio 2015

di Morenita

Morenita

 

 

Appena scese giù dal velivolo, siamo colpite dal silenzio e dalla pace della valle di Paro, che , caratterizzata da bellissimi paesaggi che variano dalle fertili vallate ai picchi di oltre 7.000 mt della catena himalayana, è un armonioso insieme di risaie, radure e casette in legno decorate con intarsi in legno.

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Ed è con questa meraviglia negli occhi che atterriamo all’aeroporto di Paro.

L’aereo decolla diretto in Bhutan. Dopo poco la catena dell’Himalaya su cui spicca la cima dell’Everest, si staglia di fronte a noi nella sua immensità e grandiosa bellezza.

Il Bhutan, o meglio Paese del Drago Tonante che è il nome del paese per i bhutanesi, consente di entrare in contatto con l’unica civiltà sopravvissuta agli sconvolgimenti del XX° secolo dove permane un ordine sociale ispirato dai principi del buddismo tibetano.

 

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L’atmosfera è simile a quella del Tibet o del Ladakh:  monasteri buddhisti, feste con danze rituali di monaci, e, come particolarità, gli ‘dzong’, enormi fortezze che ospitano sia il potere temporale che quello spirituale, sorti in punti strategici, che servivano per sorvegliare il possibile avvicinarsi di eserciti stranieri.

All’imbrunire ammiriamo il dolce paesaggio caratterizzato da colori che solo la luce limpida Himalayana è in grado di valorizzare e nella luce notturna, una fortezza, il Rimpung Dzong, domina la valle.

Lontano, a nord, tra le montagne boscose, il Chomolhari risplende di nevi perenni e le acque che discendono dai ghiacciai formano una miriade di limpidi torrenti che vanno a formare il Paro Chu.

Arroccato a nord di Paro, appollaiato sul bordo di un dirupo 900 mt. sopra il fondovalle si staglia l’ardito monastero di Taktsang il luogo più fotografato e più famoso del Bhutan.

Inizio la salita al Monastero mentre recito una serie di “Om mani pedme uhm”.

Occorrono 3 ore per arrivare al Monastero, ma la bellezza del paesaggio e del monastero ricompensano della fatica.  

Il percorso si snoda tra ripidi tornanti attraversando boschi di pini azzurri e dal crinale si aprono squarci spettacolari sul paesaggio circostante e sul monastero.

Il nome del monastero significa “tana della Tigre”. La tradizione narra che Padmasambhava, il “Prezioso Maestro” arrivò in questo luogo volando aggrappato al dorso di una tigre.

In occasione delle grandi feste religiose, i monasteri-fortezza aggrappati agli strapiombi si riempiono di pellegrini e si animano di danze.         

 

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Punaka

                                                                       

Le danze sacre sono al centro delle cerimonie religiose bhutanesi e colpiscono per lo straordinario dinamismo e l’energia che sprigionano.

 

I monaci danzatori, al suono di cimbali, trombe, tamburi e gong, piroettano e ondeggiano muovendo vorticosamente nell'aria le gonne coloratissime e tracciano con le mani i simboli e le leggende della dottrina buddista.

 

 

Si respira l'aria genuina e pura della loro fede, si è colpiti dai colori degli abiti e delle danze dei monaci, dai suoni e dai profumi nella spettacolare cornice dello dzhong.

Ascoltando i suoni e i canti delle cerimonie si è rapiti dal loro potente effetto vibrazionale nel corpo, oltre che dalla spinta inconscia che generano verso un trasporto spirituale.           

 

 

 

 

 

 

Morenita

mori.ruggi@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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