AUSTRALIA
sud-est
Sidney –
Brisbane - Bundaberg – Musgrave Island e Town “Seventeen seventy”,
Diario di viaggio giugno 2002
Sto andando in
città in macchina e giro la manopola della radio per cambiare trasmissione, e
dove mi attardo sento un annuncio pubblicitario che proprio in quel momento sta
dicendo che, visto il drastico calo del turismo europeo che era durato ancora
per un anno dopo le olimpiadi del 2000, il governo australiano mette a
disposizione per il mese di giugno un numero limitato di posti sulla compagnia
aerea nazionale a 800 €uro a/r. Giro subito e vado alla nostra agenzia viaggi,
dove dopo mia insistenza trovano un biglietto aereo Apex scontato, tariffa
agevolata per voli non-diretti, e prezzi da bassa stagione, su cui c'è questa
promozione. Ne approfitto subito, ci sono ancora solo pochi posti disponibili,
prendo le date che rimangono. Partenza fra pochi giorni, vado in banca per i
soldi, poi bisogna fare il visto all'Ambasciata di Roma.
martedì 4
Volo
dunque con la Quantas; in aereo vedo "The shallow Huddy" e "The X Pack",
così mi distraggo un po' perché il viaggio dura tutto sommato 24 ore ed è un
tempo che sembra infinito, è il viaggio in aereo più lungo che abbia mai
fatto, ben più lungo che andare in Thailandia o in Sudamerica, non sai più che
fare, se dormire ancora o meno, non si capisce che ora potrebbe essere, e poi
hai già dormito e sei sempre lì seduto... non viene nemmeno fame. Unico break
è la non breve sosta di scalo a Singapore. E poi c'è ancora il secondo volo
Singapore-Sidney...
...
Ma quand'è
che arriveremo? arriveremo mai? ci vuole pazienza (ma molta) e fiducia. Mi lavo
un po' e mi cambio prima dell'arrivo.
A
Sidney è mattina (siamo 9 ore avanti), cambio i soldi in dollari A$, e vado
subito in centro con il treno in 15 minuti (e l’ostello è proprio vicinissimo
alla stazione centrale), al Back Packers Hostel
mi accettano con il tesserino internazionale degli ostelli, ma mi dicono che è
troppo presto, e di aspettare l'ora del check-out di chi è dentro. Chiacchiero
con Xavier, un colombiano. Poi lasciata lì la mia roba, gironzolo per Darling Harbour,
dove c'è il Convention Centre
e lo Exibition Centre,
modernissimi, il cinema Imax e il Visitors Centre.
In un negozio di telefonìa prendo una schedina ricaricabile Telstra
per il cellulare, poi mi incontro con Ada Rossi, una tizia ferrarese che è
venuta qua a cercare lavoro, e mangiamo in un self-service asiatico vicino al Garden of Friendship
ma stando sui tavolini fuori perché il tempo è proprio bello (nonostante siamo
all'inizio dell'inverno), ci saranno 18-20° gradi circa e si sta benissimo. Poi
stiamo ad ascoltare uno che suona il deedjeridoo molto bene in una sala del
padiglione dell' ANT (il territorio del Nord), gestito dagli aborigeni.
Camminiamo e mi guardo intorno in questa città moderna con la sua monorotaia
sospesa molto scenografica. Poi prendiamo un ottimo cappuccino in centro, e
attraversiamo il parco ed entriamo nella cattedrale cattolica di saint Mary.
Qui "per fortuna" mi viene sangue da naso, e così saluto e me ne vado
verso l'ostello.
Dopo aver lasciato Ada, torno in effetti in BKPK a riposarmi nella mia
superspartana cameretta con due letti a castello che mi hanno assegnato; per
fortuna ho con me anche un adattatore per le prese elettriche e finalmente mi
faccio la barba.
Ma, oltre a
begli edifici moderni, c'è qualcosa di particolare qui che esercita un suo
fascino… Che cos’è? c'è l'aria tersa e pulita, c'è il cielo altissimo e
di un azzurro-blu particolare, e anche il sole mi sembra abbia una luminosità
un po' diversa, è forte un po' come in alta montagna. E poi c'è la visibilità,
fino all'orizzonte, tutto è nitido e brillante, i colori sono accentuati... (o
è tutta una mia impressione, ovvero una pura fantasia?). Comunque ci sono
piante che non conosco, uccelli e animaletti anche loro un po' strani. Ti senti
in un altrove.
Poi alla sera
vado a casa di Mariangela Marcello, una barese che vive qui da anni e lavora
all'università. Fa per cena degli spaghetti, e chiacchieriamo. Infine torno
all'ostello, e mi accorgo che il cielo stellato, oltre ad essere nitidissimo, è
tutto diverso dal solito....!
stelle e costellazioni mai viste prima.
E' incredibile come questa composizione di costellazioni che ci sta sulla
testa la diamo del tutto per scontata, cioè anche se non guardi il cielo,
percepisci con la coda dell'occhio che tutto è come deve essere, e qui invece a
un certo punto mi metto a guardare in alto perché percepisco qualcosa che non
è al suo posto, che non è come è sempre stata, ma così solo a livello di
sensazione, e allora alzi gli occhi e naturalmente vedo quel che so benissimo, e
cioè che qui c'è il cielo australe con tutt'altre costellazioni, e solo ora lo
guardo e lo scruto per bene e constato che non ne riconosco una. E' una
sensazione davvero curiosa, di stupore, che mi ritornerà tutte le notti. Arrivo
in camera e crollo addormentato subito subito, all'istante.
mercoledì 5
Vado
a piedi verso la baia. Attraverso i bei giardini botanici (Royal Gardens), ci sono anche tanti
uccelli ibis, resto affascinato dalla varietà e stranezza di piante e fiori; e
leggo le targhe sulle panchine e i cartelli sparsi qua e là con la storia degli
aborigeni Sidney. E' certamente un bel po' impressionante che quel popolo si sia
estinto a causa della invasione europea (e delle epidemie che ha portato, e di
un altezzoso e becero colonialismo). La gente del posto è stata subito
schiavizzata e trattata con disprezzo, come se quelli fossero esseri inferiori,
mentre in realtà erano gli invasori ad essere dei super razzisti, con un uso
del cervello molto limitato e pensieri piccoli piccoli nella loro mente chiusa e
rigida, con tutte le gravissime
implicazioni e conseguenze di ciò. Se non altro, almeno c'è ora questo
minimo riconoscimento simbolico, che sta come a chiedere loro scusa a posteriori
e con enorme ritardo. Cammino e arrivo alla Opera House,
che è veramente un'opera fantastica, e inoltre posta in un punto straordinario,
resto affascinato dalle sue linee e da come è stata realizzata, e mi accoccolo
su un muretto e sto ad ammirarla un bel po'. Realizzata nel 1973, fu però
progettata nel 1959, e anche se ora ha ispirato molti architetti, allora era una
impresa eccezionalmente originale e anche adesso non ci si stanca mai di
guardarla con meraviglia. Senza associarmi ad alcun tour sgaiattolo dentro a
dare una rapida occhiata. Ma è dall'esterno che si ha la visione più
accattivante che ti conquista. C'è un'aria stupenda che viene dall'oceano,
gironzolo per il lungomare tra le sedie e i tavolini all'aperto dei bar, e i
negozi. Mi compero due belle camice australiane per il prossimo autunno, ora in
svendita a prezzi di saldo. E poi dunque mangio all'aperto ai Docks dei ferry-boats, e mi godo
il vasto panorama. Poi gironzolo per il bel quartiere The Rocks,
il primo insediamento dei coloni, dove c'è anche l'ufficio turistico cittadino
(Sidney Visitors
Centre), e vari negozietti di souvenirs, ma anche negozi molto
belli in cui si entra per il gusto di ammirare prodotti che poi non si
compreranno ma che meritano il nostro sguardo.
giovedì 6
Per
andare alla University of Sidney,
al dipartimento di studi italiani, Nicoletta mi dice al telefono di prendere il
bus n.4 per Newtown, che va per City Road. Prendo il bus sbagliato perché ci
sono vari 4 a, b, c ecc., quando me ne accorgo scendo e poi arrivo a piedi con
una lunga camminata, e attraverso un parco. Mangio lì al self-service per gli
studenti. Poi incontro Paola, e poi anche Nicoletta Zanardi, e vado con loro al Mills Building
ad ascoltare una conferenza di Nerida Newbigin, la loro direttrice di
dipartimento, sui significati simbolici delle immagini presenti su una croce
bizantina d'Italia, interessante. La lingua italiana viene ora insegnata nelle
scuole di ogni ordine e grado che ne facciano richiesta. Poi conosco anche un
Paolo, e altri, e Gloria, anche lei di Bari. Andiamo con loro e con Nico e Paola
M. a magiare per cena in un bel posto rustico e simpatico (ed economico). Dopo,
Paola gentilissima e molto ospitale mi fa fare un bellissimo giro in auto a Rose Bay,
che è molto bella, Bondi, i quartieri di Coogee, di Botany,
e altri posti (vedo un parco enorme, credo sia quello del Bicentenario, e poi
zone eleganti, ...ecc). Però col fatto che sono da solo, poi al rientro
in ostello non so con chi commentare quel che ho visto, osservato, e pensato...
e questo un po' mi spiazza, mi sconcerta, sento una mancanza, un vuoto, certo
che già lo sapevo che sarei stato da solo (nessuno dei miei e dei miei amici
avrebbe potuto venire in quel periodo), ma avverto e capisco meglio la necessità
della comunicazione, la grande importanza del comunicare; è l’esternare che
in fondo da senso alle esperienze che abbiamo fatto. Ero già stato in giro per
conto mio, ma questa volta si trattava dell’Australia, l’essere dall’altra
parte del mondo, up side down, come si dice qui, cioè nel paese di quelli a testa in
giù… fa una differenza nell’ immaginario.
venerdì 7
Torno
a piedi nella zona nuova di Cockle Bay, e
del darling harbour, e vado all' ANT(sigla che assomiglia a ant=formica,
e mi fa tornare in mente il film di Werner Herzog del 1984) e compero una bella
Tshirt che mi era piaciuta. Vedo una esposizione di opere d’arte aborigene
molto belle. Poi mi avvio verso l'Opera House
per Mac Quarie street con "antichi" edifici di ex deportati, vedo l'ex
"ospedale", lo spaccio del rhum, l'ex palazzo del Governatore
Generale, e il Parlamento del New South Wales (NSW) e la biblioteca statale. Qui
arrivò il grande esploratore marittimo James Cook nel 1770. I suoi diari di
bordo furono una delle mie prime e preferite letture quando ero un ragazzino (una
antologia curata da N. Bianchi, con Introduzione di Ettore Fabietti, ed.Paravia,
1925, che fu regalata da mio nonno a mio padre quando aveva 10/12 anni, e lui la
passò a me), e mi hanno contagiato, mi
appassionai al tema del viaggio e alle emozioni dello scoprire posti nuovi e
gente dai costumi completamente diversi dai nostri. Cook mi ha affascinato in
modo indelebile, e io gli resto affezionato. Ed è qui che il 20 gennaio del
1788 (io sono nato il 20 gennaio del 1948, e già al liceo mi appassionai allo
studio del Settecento) giunsero i primi coloni venuti per restarci a vivere, e
che portarono con sè il primo nutrito gruppo di ergastolani. Allora questa
terra australe era denominata il Continente Nuovissimo.
Invece
di restare catturato dalle varie proposte turistiche per giri nella baia, vado
al Terminal
in Sidney Cove e prendo il servizio pubblico del ferry per Manly, che costa poco ($5.30) e
arriva in solo mezz'ora. E' stupendo attraversare tutta la baia, e vedere l'Opera House
dal mare, e il ponte... è una prospettiva straordinaria. Poi usciamo dal Sidney Harbour
e ci sono tante barche a vela intorno, e quindi arriviamo al piccolo borgo, è
stato un percorso molto panoramico. Visito la zona della spiaggia, percorro the
Corso, prendo cibo a un Take-away cinese (non mi vanno i posti di fish-'n-chips)
e mi porto i miei pacchetti in un bel punto panoramico all'inizio della Scenic Walkway, dove mangio insieme a tanti gabbiani che
svolazzano e camminano qui e là. Un paesino molto gradevole.
Torno
col ferry, e contatto l'aborigeno con tanti puntini sul viso che è qui che
suona il didjeridoo
in strada, è un tipo simpatico (che poi re-incontrerò alla toilet pubblica
mentre fa pipì). Mi fa impressione, perché lo guardo come fosse l'ultimo dei
vecchi australiani originari, sopravvissuto da solo dopo un cataclisma (come in
certi film di fantascienza sul dopo la terza guerra mondiale). Se penso che
ancora nel 1925 in quel testo che citavo, in un libro dunque per ragazzi, Natale
Bianchi riferendosi all'Australia, li chiama così: "Gli abitanti
primitivi, fra i più feroci e i più stupidi della Terra, erano parecchie
centinaia di migliaia all'epoca della scoperta (si calcola almeno circa 700
mila), e sono ora ridotti a poche decine di migliaia, e van sempre più scemando
di numero" (p.13n.). Da tempi purtroppo solo relativamente recenti, la
considerazione che si ha degli abitanti originari è molto diversa, e il loro
numero ha superato i 150 mila.
Me
ne sto un bel po' seduto o sdraiato sul prato sotto il grande e imponente Harbour Bridge
nel Dawes Point Park
davanti a Campbells Cove.
E' un'opera di grande impatto, costruita nel 1932 è un ponte in ferro lungo più
di mezzo kilometro, e ci si rende conto della sua enormità solo giungendogli
vicino, e magari salendo su uno dei piloni. Il
contesto
del grandioso e vasto panorama attorno fa sì che visto da lontano non
sembri così imponente. Ora passa sotto al ponte un grande transatlantico
commerciale, passano lentamente sopra al ponte vari treni, passano nel canale
vari battelli... Il cielo è pieno di uccelli che fanno risuonare i loro gridi.
Torno
per ricaricare già la SIM card. Giro da Australia Square in George street,
vado nei pressi della Sidney Tower, alta più di trecento metri, guardo i
grattacieli, gli impiegati. Poi vado al grande e stupendo Aquarium, uno dei più
grandi e spettacolari acquari del mondo.
Mi
informo telefonicamente su come attraversare le campagne del locale New England che mi piacerebbe
confrontare con quello d'oltre Atlantico, ma in breve capisco che sono distanze
molto notevoli e che ci vorrebbe molto più tempo a disposizione per fare il
giro che ho in mente. A guardare le cartine geografiche non ci si rende conto
delle immense distanze che ci sono in questo paese, che è proprio un continente
intero. Già mi ero accorto di questo in America, e poi ci si ricasca ad
interpretare male perché siamo abituati alle nostre dimensioni e alle nostre
infrastrutture di comunicazione.
Vicino
al BKPK, di fianco alla stazione ferroviaria entro in una agenzia e prendo un
biglietto aereo della Virgin Blue
per la Gold Coast.
Ceno in un ristorante catalano che è proprio buono.
sabato 8
Vado
su per Elizabeth street
dopo aver fatto la solita colazione BKPK con pane e marmellata. Lascio la mia
valigia al locker dei Greyhound. Vado lungo Hyde Park per
vedere la
grande sinagoga che però non trovo, e vedo invece una interessante
"scuola di filosofia", aperta dal 1967. Entro in un bel negozio dell'Australian Museum dove ci sono tanti stupendi
libri che comprerei tutti… e poi attratto, visito il museo. Oltre alle parti
di storia naturale molto belle, e ai cristalli, quella che più mi colpisce è
la sezione sugli aborigeni e la loro cultura, e quella sulla storia delle
vicende del popolamento europeo. Si capisce bene quel che si vede chiaramente
dal finestrino dell'aereo, e cioè che il continente è abitato e
"civilizzato" solamente in una ristretta fascia
di perimetro lungo le coste dell'oceano per uno "spessore"
medio di duecento, duecentocinquanta kilometri. L' 1% del territorio australiano
contiene l' 84% della popolazione totale, per cui è ancora in corso il processo
di rilevazione, acquisizione e sfruttamento delle risorse naturali, e di
strutturazione di una società moderna diffusa. Per tutta la sua recente storia
dalla colonizzazione ad oggi, ha sempre
sofferto di carenza di risorse umane, intese sia come competenze, che
semplicemente come quantità numerica sufficiente per elevare il livello di
sviluppo raggiunto. Per es. questo Stato, il NSW il nuovo Galles del sud, che è
quasi il triplo dell'Italia, non raggiunge i sette milioni di abitanti...
Mi piacerebbe
andare a vedere altri musei, oppure andare fuori Sidney a vedere il tempio Bahaì,
uno dei soli sette nel mondo, ma non ho più tempo a disposizione purtroppo…
Mangio
dentro un hotel. Volo con la Virgin, è tutto assai semplice e immediato, come
salire su un autobus, arrivato cerco un' auto a un rent-a-car. Viaggio in motorway,
ma viene buio pesto, cade fittissima e fortissima una pioggia a dirotto, non si
vede né capisce più niente, sbaglio strada, telefono col cell. per due volte
all'albergo. Per fortuna mi risponde
una gentilissima e molto paziente scozzese, che è molto brava a capire
dove sono e a dirmi "dritto, destra, sinistra", poiché non c'è
assolutamente nessuno nessuno in giro, e con questa tormenta, gli scrosci
d'acqua, e il buio pesto, non si riescono nemmeno a leggere i cartelli e i nomi
delle vie. Così pilotato a distanza riesco ad arrivare senza riperdermi,
accolto poi festosamente al front desk dalla graziosa
Denise la mia salvatrice. Mangio benissimo nel bellissimo grande salone.
Poi esco a fare un girettino a piedi perché ora non è più nemmeno nuvolo. C'è
un'aria piena di ossigeno. Allora vado in auto sulla costa verso Surfers
Paradise e Broadbeach
(c'è anche un paese vicino che si chiama Carrara, e allora ripenso a mio
nonno scultore e alle sue statue, e alle vacanze che facevo in Versilia da
ragazzo), e intanto mi confondo di nuovo un po', con le strade che sembrano
tutte uguali, perché ci sono dei lavori in corso, e delle deviazioni e dei
sensi unici... Poi il Nerang River sfocia nelle Broadwaters
che staccano la striscia della costa dal resto
del continente, e appunto si chiamano Great Divide. E quindi si passa un ponte.
Comunque tutto ciò non vale la pena, perché là non è altro che una delle
solite assurde coste-lunapark, tutta negozi, ristoranti, bar e locali notturni
di cui è oramai pieno il mondo, potresti essere da qualunque altra parte, in
Florida o in California, sulla costa romagnola, ad Alicante o a Malaga o a Gran
Canaria, eccetera. Non ci ritorno più da queste parti! Rientro e vado a letto.
domenica 9
Siccome
oggi e domani si festeggia il compleanno della regina, c'è parecchia più gente
del solito in giro. Prendo l'auto e vado verso l'interno, a Spring Brook in poco più di un'ora e
mezza. Ci sono dei gran panorami. Un italiano di qui mi da dei consigli, e vado
ad un punto di osservazione da cui si può vedere una spettacolare cascata con
arcobaleno (Purlingbrook Falls).
Girando per i sentierini incontro il mio primo tacchino selvatico (d'ora in poi
mi capiterà di incontrarne molti altri...). Esco dal Parco nazionale e torno giù,
verso la spiaggia di Palm Beach, poi invece giro verso il
capo, dove sfocia il fiume Currumbin. Lì mi fermo a mangiare un hot-dog
sulla spiaggia, posto stupendo. Dopo vado in direzione Coolangatta,
verso il Wildlife Sanctuary,
e lì prendo il "trenino" che fa il giro della riserva naturale,
quando scendo incontro canguri (che sono dunque semiliberi), vedo dei koala, e
incontro un emu. Che bello, è emozionante avvicinarsi a questi animali, e anche
stare lì a poca distanza ad osservarli. I canguri (che sono di tantissime
specie differenti, e di altezza e corporatura differenti) mi piacciono molto, e
mi avvicino abbastanza a questi che ci sono qui e che forse sono dei wallabies,
un po' più minuti, ma c'è sempre l'eventualità che si indispettiscano per
qualcosa e che di mollino un pugno o una pedata! Siamo sempre proprio vicini al
"confine" tra il New South Wales e il sud del Queensland. Infine
stanco ma soddisfatto ritorno al mio albergo dalle parti di Carrara, e ceno al
buffet di seafood.
lunedì 10
Con
l'auto vado al mattino presto al bivio di Canungra a fare una buona colazione ad un bel bar. Poi quando
riparto sbaglio strada e vado tra fattorie, con mandrie, cavalli, pecore...
(bellissima occasione per vedere anche questa importante realtà).
Ognuno ha la propria dimora di solito su un rialzo, o una collinetta, ed
è molto distanziato dai propri vicini, dato che i terreni delle proprietà sono
molto vasti. Ritorno indietro e riprendo la mia giusta strada e mi inerpico per
una stradettina su per le Green Mountains.
Giunto a mille metri di altitudine dopo un totale di due ore e mezzo di guida
arrivo all'ingresso del grande Lamington Rainforest National Park,
dove c'è già non poca gente. Si può proseguire in macchina sino al Binna Burra Lodge
(bello) dove parcheggio.
Qui ci sono dei bellissimi percorsi da fare.
Faccio
il Tree Top walk,
che è un ponticello-passerella con le traversine di legno posto a 16 metri di
altezza per poter vedere la foresta pluviale al livello dei nidi degli uccelli.
A un certo punto si può fare una salita con dei gradini appositi su un alberone
e stare a 30 metri, è stupendo non si vorrebbe mai tornare giù. . . Il parco
visto da quassù è grandissimo, e in effetti è di 20 mila ettari...!
A
questo punto della camminata sul border track sono arrivato al Gran O'Reilly’s Rainforest Guest House
(“rustico” molto bello) nel bel mezzo del grande parco. La veranda offre un
bellissimo panorama vastissimo. Pranzo nel Bistrò al buffet dove mi mettono al
tavolone con Mark e suo figlio, di Brisbane, con cui faccio due chiacchiere.
Servono dei cibi buonissimi, e a buon prezzo. Vado a vedere il negozietto del
rifugio, e lì da un peluche capisco qual'è l' echidna, che è molto carino e
un po' buffo. Fuori ci sono vari pappagallini e uccelli che non conosco. Torno
sui sentieri e faccio il Rainforest Circuit due volte, e poi vado sino a Python Rock
da dove si vede una meravigliosa cascata (che sia la stessa che vedevo ieri? ma
no ce ne sono tante...). Ritorno alla Guest House e vengo a sapere che il
fondatore, O'Reilly, aveva all'epoca salvato i superstiti di un aereo che era
precipitato nella foresta, una storia molto avventurosa, che rimanda ad un'epoca
in cui le grandi foreste erano viste con timore e diffidenza, come degli
ostacoli, dei luoghi pericolosissimi, e misteriosi, pieni di belve feroci e di
selvaggi cannibali. Sino a che gente come O'Reilly che era tra i rarissimi ad
essersi innamorato di questo mondo naturale e selvaggio e dei suoi panorami
primordiali, non scelse la via inversa e si addentrò nella foresta per restarci
a vivere, lontano dalla "civiltà". Quindi O'Reilly conosceva oramai
tanto bene quest'area che li trovò e li portò in salvo e così rese famoso il
luogo con tutte le interviste che gli fecero e contribuì all'affermarsi di una
visione diversa della natura intatta e originaria, e pian piano incuriosì il
pubblico che incominciò ad avventurarsi sino al suo rifugio per conoscere
questo mondo ricchissimo di risorse, e di biodiversità.
E' un po' quel
che successe da noi con le grandi montagne, prima temute poi ammirate (sinché
venne la mania delle scalate, dell'alpinismo, dello sci, con gli escursionisti
di primo Novecento).
Torno per un
altro percorso più breve e attraverso una zone in cui in auto si passano tre
quarti d'ora nella semioscurità da tanto fitta è la foresta di alberoni e di
vegetazione di ogni tipo. Vedo un allevamento di alpaca, poi mi fermo per una
sosta di nuovo a Canungra, e quindi vado allo stupido centro commerciale sulla
Gold Coast per fare un po' di spesa, ma è tutto già chiuso (sono passate le
17).
Martedì 11
giugno
Torno
al centro commerciale e ricarico Telstra, mi soffermo a guardare alcuni negozi,
come quello della ABC tv, e quello dell' Australian Geographic, che sono molto
belli e interessanti. Prendo la Pacific HighWay,
la Nr 1, faccio benzina, e
compero una buona carta stradale (questa volta non solo del Queensland,
ma dell'area suburbana) e vado a vedere Brisbane a poco meno di un centinaio di
kilometri. In periferia passo sulla Nr 3, la South East Freeway, e a un certo punto vicino a
Woollongabba
esco.
Giro
un bel po' per posteggiare in centro, e poi metto l'auto in un garage, e me ne
vado a zonzo a vedere la City. Quindi la King George square con il vecchio City Hall (municipio),
la Anzac sq. con il vecchio edificio centrale del Post Office,
poi giù per Edwad St. Mangio una pizzetta a Pizza Hut, e poi vado al Botanic Gardens Café, un chiosco in mezzo
al parco dove prendo un pudding e un decaf. Contatto per telefono qualcuno della
università, sempre del dipartimento di italiano. Gironzolo, faccio foto, entro
nel negozio di Starwars, e infine passo con il nuovo footbridge
(ponte pedonale) nel South Bank Riverside. E' fantastico. E' un bel
parco con passeggiata lungofiume, con pure una spiaggia vera e propria. Con
laghetti, bar, caffe, ristoranti, e vari spazi culturali per eventi. Ci sono la
Biblioteca statale, la Art Gallery e il Queensland Museum, il Conservatorio di
musica, il Performing Arts Complex, una pagoda nepalese... un auditorium
all'aperto, e in fondo il museo marittimo, ecc. Da una riva c'è il QUT, il
Queensland University of Technology, e dall'altra riva lo fronteggia il Griffith
University Old College of Arts. Parklands è una larga striscia verde, una
zona tropicale, dove hanno fatto del lungofiume sud un'area di loisirs, per il
tempo libero, e la cultura, diurno e serale. Con tutte le sue attività è
sempre pieno di giovani e di gente, un luogo eccezionale che è divenuto il
cuore della città, a cui da un senso, una identità. Entro nel Queensland Museum
che è gratuito. Vado subito alle collezioni storiche e etnografiche.
Al
museo apprendo che il giorno prima che io arrivassi era stato il Mabo Day anzi il suo decennale, in
commemorazione del 3 giugno del '92, quando l'Alta Corte del Queensland
ribaltando precedenti sentenze, diede ragione a un ricorso degli abitanti nativi
delle isole dello stretto di Torres nell'estremo nord (avanzato da un certo
Koiki Mabo, del popolo Meriam in base al decreto del 1975 che riteneva
inammissibile la discriminazione in base al razzismo), per cui riconobbe il loro
diritto alle terre dei propri avi. Il che produsse la recente rivoluzione nello
statuto giuridico civile degli aborigeni, considerati a pieno titolo cittadini
del Commonwealth of Australia con tutti i diritti che ne conseguono. La sentenza
del '92 portò l'anno dopo ad un decreto che estendeva a tutti gli aborigeni il
fatto di avere titolo legale per rimanere stanziati nelle proprie terre native e
a reclamarne il possesso, in quanto erano già terre loro, e delle loro famiglie
e ascendenti, sin da prima della colonizzazione. Fu una grande battaglia
condotta inizialmente dallo TSIO (Torres Straits Islanders Organization) a
beneficio di tutti gli indigeni d'Australia. Mabo purtroppo morì qualche mese
prima della sentenza definitiva. Questa data dunque fu dichiarata giornata di
cui conservare pubblica memoria. Dopo di allora essi intentarono nel 1995 una
causa presso lo Attorney (=procuratore) General riguardo ai numerosi e frequenti
episodi di furti di bambini per internarli in collegi cristiani, e affidarli poi
a famiglie religiose, il Rapporto che uscì a seguito dell’inchiesta
giudiziaria diede ragione alle famiglie dei genitori nel 1997, e si può leggere
in internet nel sito della Commissione per i Diritti Umani e le Pari Opportunità
del governo federale australiano.
L'altra
cosa che mi colpisce molto nel museo è relativa alla storia delle donne nel
processo di colonizzazione del continente, in particolare del cosiddetto Outback,
cioè il mondo là fuori, dietro alla parte abitata e colonizzata e dunque
civilizzata. Insomma l'entroterra del continente, che sta più all'interno della
fascia del Bush,
(cioè della parte con arbusti con macchia boschiva), della fascia con
vegetazione addomesticabile, con coltivazioni, o con praterie per allevamento di
bestiame, e che, oltrepassate anche le foreste selvagge, è la parte desolata
che giunge sino al cosiddetto cuore rosso, o the Red Centre del continente. E quindi si
riferisce alle aree più remote, anche semi-desertiche e desertiche, considerate
"terrae nullius",
terre di nessuno. Ma in genere lo si usa per voler dire semplicemente molto
lontano, verso l'interno, ovvero "dietro", oltre il Black stump,
il paletto che segnava la fine dell'ultimo terreno di proprietà di qualcuno, il
territorio selvaggio e pericoloso dove si trovano solo i selvaggi. Zone percorse
anche da banditi che si nascondevano, fuorilegge che evitavano di essere
catturati, oppure percorsa da esploratori, avventurieri, o rari pionieri un po'
folli o illusi, o anche dove sanno muoversi solo guide esperte. (Non mancano
alcune similitudini con il Far West dei primi tempi della espansione dei
"bianchi" in Nord America).
Insomma
per tornare al museo, tra le collezioni storiche e etnografiche ci sono alcune
parti che riguardano il contributo delle donne alla trasmissione della cultura
nel processo storico del popolamento del continente. Si parte dalla
documentazione da cui si vede che le donne
sono sempre state le principali tramiti di tradizioni, dato che gli
uomini erano sempre fuori per garantire alla famiglia la sopravvivenza in queste
condizioni estremamente difficili, le donne hanno preservato il passaggio ai
giovani degli usi e costumi, e dei valori di riferimento. Gli uomini (all'inizio
erano prevalentemente discendenti dei galeotti esiliati qui) non erano gran ché
religiosi, e in quelle lontane comunità (o abitazioni sparse) spesso non
c'erano ministri del culto, per cui a molte madri dispiaceva per esempio non
poter battezzare i propri figli, e che non avessero una educazione religiosa.
Per cui essendo loro che curavano e preservavano la esistenza delle nuove
generazioni, spesso organizzavano riunioni in cui si raccontavano storie, fiabe,
vicende del passato, si faceva uso di detti, motti, proverbi, si cantavano
canzoni, ci si scambiavano ricette per la preparazioni dei cibi, e modalità di
tipo igienico e di cura di malattie, e non ultimo anche cercavano di conservare
le credenze religiose. Quindi soprattutto nell' Outback
gli uomini sì garantivano la sopravvivenza materiale, essendo sempre in giro
per cacciare, per commerciare, per la difesa, ma conducevano una vita molto
rude, acquisendo modalità di vita quotidiana spesso assai grezze, mentre le
donne essendo stanziali curavano gli orti, e spesso coltivavano, crescevano la
prole, ma garantivano anche la sopravvivenza culturale, svolgendo una funzione
chiave nel processo di civilizzazione. E a quanto pare è un po' sempre stato
così in molte società, si deve alle donne un fondamentale contributo alla
continuità delle civiltà, e in molti casi anche al suo progresso organizzativo
(e anche relativo a tecniche di base), e allo sviluppo delle idee.
Questo
naturalmente è solo un aspetto del problema, ma è molto interessante e
stimolante la riflessione proposta dal museo.
Poi c'è tutto
il problema dell'incremento della popolazione; si pensi che il Queensland è sì
cresciuto dai 2 milioni e mezzo di abitanti nel 1991 a 4 milioni e 300mila (di
cui due a Brisbane), grazie alla forte immigrazione, ma è ancora troppo poco
per un paese di ben un milione e 730mila km quadrati (!) con tutte le ricchezze
naturali e le risorse che possiede e il ritmo di sviluppo economico che sta
avendo, e quindi le potenzialità che avrebbe... e questo è il problema
generale di tutta quanta l'Australia.
Prima
di partire do un'ultima occhiata e di fronte si vede The Riverside Centre con i due grandi grattacieli
a ottagono dietro.
Vengo
via, e mentre mi trovo già a due terzi sulla Pacific High Way telefona Claire
Kennedy per combinare di incontrarci per cena... le dico che forse ci potremmo
vedere l'indomani per pranzo. Giunto quasi a destinazione mi riperdo alla pompa
di benzina per colpa di road works,
lavori in corso che mi cambiano tutto il percorso che avevo ben memorizzato...
Ceno, poi telefono a casa e subito crollo addormentato.
Mercoledì 12
Telefono
per prenotare una camera in un albergo che avevo visto a Brisbane. Poi vado alla
sede della Griffith University,
dove mi incontro con Claire. Mi racconta come mai è qui, era giovane e ad un
certo punto avrebbe dovuto andare a vivere con la nonna in Scozia, poco dopo
essere arrivata là è scappata di casa e è andata in Italia dove ha trovato
lavoro a Rapallo come programmatrice e così è stata lì un anno, poi è stata
un altro anno a Roma. E così quando è tornata in Australia si è messa a
insegnare la lingua italiana che padroneggiava molto bene (come posso
constatare). Stiamo per un po' al bar del dipartimento a chiacchierare, si
unisce a noi un altro collega, Nathan, poi David Ross. Ma dopo poco hanno degli
impegni e mi lasciano, così decido di andare con la Western Freeway e poi la
Centenary Highway a Lone Pine
fuori città, dove c'è lungo il fiume, nel sobborgo di Fig Tree Pocket, un
centro di protezione dei koala, il Koala Sanctuary. Attualmente la popolazione
di koala è in forte diminuzione, dato che i loro habitat naturali sono stati
distrutti dalla costruzione di strade e altre infrastrutture, e abitazioni,
oppure restano uccisi da auto, attraversando le strade che passano in mezzo a
boschi, o persino attaccati da cani da guardia.
In questi ultimi dieci anni qui hanno piantato più di 50 mila alberi che
potessero servire da cibo o da habitat per i koala, in particolare degli
eucalipti, della cui corteccia si nutrono, e che è velenosa per noi e per gli
altri animali. Chiedono dopo la visita guidata di restare un po' con un koala, e
di farsi fare una foto, il cui acquisto servirà come contributo finanziario per
i loro progetti. E così una nurse mi mette in braccio un koalone pesantissimo,
stagno e massiccio, il quale passa tutto il tempo a guardare lei sperando di
poter presto tornarle vicino... Ma che emozione! e che bella sensazione il suo
peso, e quel suo musetto con gli orecchioni, averlo così vicino, addosso, con
le sue mani a cinque dita e il culone con quel bel pelo morbido... è stata una
esperienza indimenticabile. Era un papà, e poi dopo aver salutato la nurse, è
andato subito su dalla sua famiglia con i koalini piccoli. Ci sono anche degli
asili per i koalini piccini neonati...
Lì
vicino ci sono un parco (Biamba Yumba), e anche una foresta, e il fiume; entro
in non ricordo quale di questi posti. Alla cassa all'ingresso scambio due parole
con Liza, la cui famiglia è originaria de L'Aquila. Qui semiliberi nel
grandissimo recinto incontro dei canguri, che mi paiono molto tranquilli,
allungo una mano, e uno mi da la sua... poi ho visto un echidna, sono riuscito a
fotografare un emù, ho visto un wombat, che ha un gran culone, e poi c'erano
dei lorichetti bellissimi, ho incontrato un dingo bianco, e ho visto da lontano
un cosiddetto tasmanian devil
(diavoletto della Tasmania).
Ceno al buffet
del Radisson.
Giovedì 13
giugno
Vado all'aereoporto
di Brisbane, con un assurdo percorso, riesco finalmente a posteggiare vicino al
domestic terminal, ma è addirittura zona rimozione.... il vigile è super
gentilissimo. Intanto mi rinfresco le idee su tempi di percorrenza e sui posti
(mi illudevo di andare nella zona arida dell'interno dove ci sono le miniere di
smeraldi e di opali... per via di un romanzo
sull’opale di fuoco di ho letto da poco…), prendo anche gli orari del
treno The Queenslander Rail per vedere orari e prezzi da Brsbn a Cairns,…. e
alla fine prendo un biglietto proprio a buon prezzo per volare a Bundaberg a
circa 380 km più a nord. Sono contento.
Torno
in centro a Brisbane e metto anche questa volta l'auto in un garage a pagamento,
ma poi perdo subito il token
(gettone) di plastica per ritornare a ritirare la macchina. Pazienza ora intanto
vado a fare un giro, poi si vedrà. Girovago di qua e di là, in fondo a
Brunswick st. c'è un bel parco con tanti alberi di Jacaranda.
Poi vedo delle belle case vittoriane di una volta, e edifici di legno con
torrette e balconi, vicino al vecchio porto. Qui c'era una colonia penale
istituita dal governatore Brisbane del NSW, e da lui prende il nome la attuale
città. Poi vado alla Gallery of Arts
del Queensland, dove c'è ora una mostra bellissima di pre-Raffaeliti e di
pittori dell'epoca vittoriana. Ma ci sono anche interessanti e bei dipinti
australiani dell'epoca coloniale, peccato che il catalogo sia grosso e troppo
pesante, e ci siano pochissime cartoline...
Poi
ammiro delle scolaresche che fanno la danza indigena del Rainbow Serpent (serpente-arcobaleno) con un
aborigeno che suona molto bene il deedjeridoo.(oggi i discendenti dei nativi non
amano molto essere chiamati aborigeni, e preferiscono che si usino le loro
denominazioni dei vari popoli, o se no piuttosto accettano il titolo di indigeno
australiano).
Alle
dodici e un quarto avevo mangiato con tutti gli impiegati che consumavano il
loro posto nei prati e si accalcavano ai fast food courts, dove fai la coda e
ordini e paghi, poi ti danno un'asticella di metallo con su il tuo numero,
quindi ti siedi ad aspettare con comodo, e poi vengono a cercarti tra i tavolini
o sui prati per servirti le tue ordinazioni. Ora sono invece nel coffee-bar
del museo tra paperette, fontane e laghetti... Ci sono scolari in uniforme del
loro istituto, e anche studenti della università Griffith. Vengono illustrate
tematiche pre-raffaelite e raffaelite, e tematiche ispirate a Esiodo, Teognide,
Ovidio, i miti, le religioni dionisiaco-orfiche. Anche nella piazza della Town Hall
c'è una fontana e ci sono delle sculture di Arnaldo Pomodoro di Pesaro,
ispirate ai drammi di Agamennone, Clitennestra, e Cassandra.
Venerdì 14
Sono
andato a sud al “David Fleay” Wildlife Park
a West Burleigh, pirma di Currumbin. Quest'uomo ha salvato molte specie in
pericolo di estinzione, tra cui rari tipi di cangurini, e ha per primo nell'87
alimentato in cattività due platypus femmine che sono delle specie rare
di ornitorinco dell'est australiano, che hanno il becco morbido, e anche loro
sono piccole-piccole e pur essendo mammiferi fanno le uova. Poi stanno cercando
di far riprodurre il cassowary del Nord del Queensland che è a
rischio estinzione, ed è un uccellone blu di varie tonalità, con una cresta.
Insomma qui sono state fatte tante ottime iniziative, perciò ci portano le
scolaresche, e ora ci sono tanti deliziosi australini della prima elementare. Ho
visto bene un wombat, un marsupiale che però sembra un castoro-marmotta di
circa un metro, che è del sud-est australiano. Poi ho visto ben bene un emù
(che è una specie di struzzo più piccolo e grigio), e vari canguri di specie
differenti,
poi ho fatto conoscenza con un uccello blu-azzurro-turchese che mi è
stato sulle scarpe a lungo nonostante a un certo punto io mi sia messo a
camminare. Pappagalli multicolori, oche e papere strane, e tacchini selvatici,
coccodrilli, eccetera. Eccezionale veramente la "zona oscura" (dove
sono rappresentati il 70% di tutti gli animali specificamente australiani) con
vari topi del deserto, una strana specie di topone-fenech con le orecchie
grandi, e scimmie un po' "topoidi", come il gilder dell’albero di
mogano, e infine serpenti vari.
Ho
mangiato nell'albergo e poi nonostante tutto sono andato a turistilandia a Surfers Paradise.
E' un po' tipo la costa vicino a Miami, ma meno concentrata, forse. Qui ci sono
veramente rappresentanti della umanità di tutto il mondo. Ero andato a
Dreamworld con un voucher, ma mi hanno detto che dovevo ugualmente pagare e così
non sono entrato. Ho solo preso una foto della torre da cui si cade seduti in
verticale. Ora invece sono nell'enorme enorme campo, o insieme di campi, da golf
di un residence, che ne ha un altro altrettanto enorme proprio di fronte
dall'altro lato della strada asfaltata. Qui proprio problemi di spazio non se ne
sono posti mai. Gironzolo dentro al “Palm Meadows” tra i laghetti, e tra
uccelli vari, piccoli e grandi, c'è pure un fiume all'interno dell'area, e
insomma è tutto grande. Alla fine della giornata c'è un tramonto, ma un
tramonto... con luci rosa, giallo, viola, turchese... stupendo con uno stupendo
panorama con la silhouette di palme, e sottofondo di voci lontane, di paperette
strane, e di uccelli. Tramonto direi spettacolare... o/e come si usa dire
adesso: mozzafiato.
Sabato 15
Nottata un po'
agitata, sveglia alle 5, pago il Radisson e in auto vado verso l'aereoporto di
Brisbane. Alcuni animali piccoli, ma non tanto, sono schiacciati sull'asfalto.
Sembra che sia una cosa normale e quotidiana. C'è un po' di traffico.
Restituisco l'auto all'AVIS, faccio il check-in. Volo con aereo a turboelica un
po' vecchiotto. Dall'oblò vedo campi agricoli, pascoli, foreste, fattorie
sparse, e poi più in là, fino all'orizzonte a 180° gradi più nulla, solo
l'immensità del territorio. Tempo dopo, di nuovo fiumi, foresta, piccoli
paesetti, spiagge. Atterriamo a Bundaberg e già si sente quella tipica aria
tropicale caldo-umida. Ma il cielo è terso e l'aria è bella piena di ossigeno.
Prendo un taxi.
Bundaberg è
una cittadina calma, molto calma, molto estesa orizzontalmente, con
case e casette basse. Ha circa 40 mila abitanti. Fu chiamata così perché
qui ci abitava un aborigeno di nome Bunda; oggi viene colloquialmente chiamata
Bundy. Ci sono anche dei begli edifici di fine Ottocento - inizio Novecento,
alcuni in legno con balconi intarsiati. Chiesette, e molta vegetazione. Usciamo
dall'agglomerato urbano, perché ci dirigiamo verso Bargara sull'oceano, a soli
13 km. da qui. Lungo la strada ci sono campi di canna da zucchero, dicono perché
non ci sarebbe abbastanza acqua per coltivare grano. C'è un imponente
zuccherificio, e poi una grande distilleria dove si fa il rhum locale. Poi tante
villette e casette di legno, tutte unifamigliari.
Bargara è simile. Andiamo
dove ho prenotato, al Resort "don Pancho"
(mi ricordava il fatto che a scuola molti mi chiamavano Pancio, e così è stato
pure per Michele). Il resort è vecchiotto, semplice, ma pulito.
C'è Viki al front-desk, e c'è Peter, l'autista. L'oceano pacifico qui è più
simile al mare, ma è pulitissimo, di un blu-azzurro magnifico, la spiaggia è
deserta essendo bassa stagione, anzi non essendo per niente stagione turistica.
L'acqua inoltre non è per nulla fredda, e le impronte sulla sabbia sembrano di
ieri... Siamo a nord di Fraser Island.
Mi
faccio una bella doccia, e poi prenoto addirittura una gita a un'isola per
domani. Esco, posteggio lungo il golf course,
e poi cammino sulla passeggiata lungomare. Bargara mi sembra carina, giro il
paese e in "centro" vado a un semi self-service dove ordino
"pasta con carne", ma la pasta è sì con il condimento (cioè un
quarto di pollo bollito), ma comunque il piatto a sua volta prevede una aggiunta
di carne come side-dish
... Chiedo un box for taking away per la carne, che era un rib-fillet con chips.
Qui tutto costa meno che a Brisbane (che già era un po' più economica di
Sidney).
Bargara è un paesotto sul
mare, calmo, con accomodations molto molto semplici ma pulite, come già mi
dicevano, e tutto è ben ordinato.
E qui tutto ha
un'aria un po' provincialotta; mi dicono "they are far away". Si
percepisce che qui si sentono per conto loro, tutto è come casa loro. Da poco
si è un pochino sviluppato del turismo. Le canzoni che mettono su e che si
sentono sono un po' vecchiotte... Altro che il Far West d'altri tempi andati,
qui è così ancora adesso.
E' in poche
parole un punto isolato lungo la costa, poi più a nord ce ne sono anche altri,
che anche loro a loro volta sono tutti "punti isolati lungo la costa".
Mentre
tenevo i piedi nella bella acqua pulita e trasparente, mi giravano intorno dei
pescetti bianchi con tondini neri concentrici, come se avessero un tirasegno
sulla schiena. Passeggio, e intanto cadono delle noci di cocco, forse per le
vibrazioni che produco camminando... Mi mangio quel prime rib fillet avanzato a pranzo, e devo
dire che è proprio un gran pezzo di manzo, è carne favolosa.
Passeggio
al buio sulla spiaggia, e si vede benissimo la Milky Way e la costellazione della Croce del Sud,
il resto mi è del tutto ignoto e mi risulta anche un po' sconcertante. Sembra
il cielo stellato inventato che si vede in certi film di fantascienza... che
strano...
Me
ne vado a letto al "mio" don pancho.
domenica 16
giugno
Tutta
la domenica passerà all'insegna della gita alla Great Barrier Reef.
Mi
sono di nuovo alzato presto presto. Viene una tizia col pullmino a prendermi, e
c'è anche un altro, che assomiglia al tipo infido nei film hollywoodiani.
Arriviamo a un grande catamarano veloce, che è pieno di studenti americani usa, c'è anche una famiglia
olandese, e poi altri aussies (australiani "puri").
Lasciamo la Coral Coast,
e il viaggio purtroppo dura ben tre ore interminabili. Io temo un po' la nausea
e sgranocchio tutto il tempo dei biscotti che ci danno. Finalmente dopo aver
attraversato un mare splendido, arriviamo a Lady Musgrave Island, la nostra mèta (le fu dato
il nome della moglie di un governatore del Q). Siamo nel Marine Park
della grande (immensa) barriera corallina del Sud Pacifico. E' molto più grande
di quella che noi chiamavamo scherzosamente "corriera barallina" che
corre lungo la costa dello Yucatan o del Belize, veramente magnifica, o di
quella al largo di Lamu o quella di Watamu in Kenya... pur ricchissime di pesci
e coralli...
L'isoletta è
una vera meraviglia, è un gioiello, che dal punto di vista ecologico è un
ambiente in un equilibrio delicatissimo. Il fondo della nostra imbarcazione è
di plexiglass trasparente e già ora si riescono a vedere bene le meraviglie dei
fondali, dato che l'acqua è cristallina e fa quasi da lente. Parcheggiamo
abbastanza al largo, alla fine di un lungo pontile galleggiante.
Le
vicine tre isolette Fairfax
sono riservate solo per studi di tipo scientifico, soltanto questa qui è
visitabile da turisti, con agenzie autorizzate. La ragazza che conduce la visita
guidata è esperta e simpatica, e ci dice tantissime cose interessanti. Per
poter passeggiare sull'isola ci danno loro delle scarpette di plastica.
Ci spiega come
si è formata l'isola e ci fa notare che quella che sembra sabbia è fatta di
conchigliette frammentate o polverizzate che creano la spiaggia. Ci avvisa che
non si può rompere o danneggiare nulla, nè estirpare, nè asportare nulla. E
ci illustra le particolarità della vegetazione locale. Sull'isola però non si
riesce tanto a addentrarsi tra la vegetazione perché è troppo fitta e
intricata, e inoltre più ci si allontana dalla costa e più fa caldo, troppo
caldo.
Al
ritorno dalla passeggiata di ricognizione, ci danno una maschera, boccaglio e
pinne, e così faccio snorkeling,
il mondo subacqueo è bellissimo e colorato, con coralli, e pesci e spugne e
alghe, e infiorescenze, ecc....
Poi
ci danno il pranzo-buffet, buono. Dopodiché vado nella submersible boat che c'è qui, e che ha una
gran parte tutta in "vetro", e così possiamo ammirare tantissimi
pesci tropicali e coralli di vari tipi diversissimi tra loro. Ci danno tutte le
spiegazioni illustrando ciò che vediamo. Poi c'è chi aveva pagato per lo scuba diving,
e stiamo a guardare quelli che danno da mangiare aii pescetti, sinché accorrono
molti pescioni grossi, e danno cibo anche a loro. Vedo da vicino il
pesce-angelo, e altri pesci, tra cui uno rossastro, altri blu, o gialli a righe,
violacei, di tante forme e varie grandezze. Il WWF australiano è ora impegnato
nella protezione del dugong, un
pacifico bestiolone marino oramai rarissimo la cui popolazione è crollata di
numero del 97% dal 1960.
Dopo facciamo
di nuovo il bagno e quindi c'è la merenda con del buon formaggio...
Aria
tersa, pulita, piena d'ossigeno, e un bel sole caldo e gradevole, completano
questa giornata tutta marina al largo del Curtis channel.
Poi tre ore di
viaggio di rientro, e mezz'ora di pullmino. Sono arrivato in albergo alle 6 pm.
e mi sento cotto per sole, aria, vento, mare, spruzzi, sale sulla pelle ...
Lunedì 17
giugno
Poco
fuori Bargara ci sarebbe il "Mon Repos"
Rookery (=agglomerato) che è un posto
riservato alle tartarugone marine per andare a depositare le uova in un luogo
protetto, dev'essere un gran spettacolo, ma adesso non è il mese giusto.
Comunque decido di prendere un'auto. Tutto qui è lento, poco organizzato, ma
sono tutti gentili e disponibili. Mi alzo alle 8 e faccio colazione in un bar
del "centro". Hanno fatto come dei quadratoni di legno un po'
sollevati da terra (un po' alla araba...) dove va la gente a farci i pick-nick,
per cui si siede o si sdraia lì e appoggia tutta la propria roba, e mette
magari un fornelletto, e mangia. Dunque telefono a un rent-a-car
e dopo un po' viene da Bundy una tizia della Thrifty che mi porta al suo negozio, e
prendo una Matiz. Così vado un po' in giro, vedo le varie parti di Bundaberg, e
poi avendo parlato con qualcuno, decido di andare a vedere Seventeen seventy (o Town 1770),
un paesetto sull'oceano a nord di qui.
Conviene
andare a Gin Gin (a 51 km.), quindi
girare a destra, a nord (verso Gladstone), a prendere la Nr.1(con la Bruce HWY ). Quindi cento km. di highway, e
poi una cinquantina di strada secondaria. Cioè sono 150 km. nel bush, con fattorie sparse,
mandrie (ci sono dei veri cowboys per andare a radunarle, riprenderle, e poi
chiuderle nei recinti), quindi mucche, tori, cavalli, ... Sembra di non arrivare
mai, perché la strada è un po' tortuosa e ci vogliono due ore. Va anche bene,
perché queste highways sono le best roads of Q. Ogni farm con la sua famiglia e i suoi
lavoranti, è in pratica come un mondo a parte. Siamo a più di 500 km di costa
dalla capitale Brisbane.
Il capitano
Cook lasciata la baia di Sidney, nella sua odissea ancorò qui la sua "Endeavour",
e scese a terra il 24 maggio del 1770, da cui il curioso e originale nome di
questa località, che è dunque uno dei primi due più antichi luoghi da cui
iniziò la scoperta ed esplorazione del paese da parte britannica che si
appropriò di queste terre sino ad allora olandesi (da quando nel 1606 Janszoon
la scoprì). Il capitano James Cook dichiarò che la mitica Terra Australis, che
si immaginava unita all’odierna Antartide, non esisteva e che la Nieu Holland,
come allora era chiamato questo Paese (ufficialmente sino al 1849) doveva per
certo essere una grande isola, e dunque un vero e proprio continente a parte.
Finalmente
ora sono qui in una insenatura di Agnes Waters, fermo l'auto vicino a un promontorio, e si
vede una immensa spiaggia tutta lungo un infinito golfo deserto tutto verde. Ci
sono dei lembi di sabbia emergenti
in corrispondenza con l'estuario di un fiume che consentono di pescare
bene, come posso constatare. C'è un pochino di gente, ci sono alcuni cottages,
alcune semplici accomodations.
Ma a livello di attrezzature turistiche è davvero (come dicono qui)
"sottosviluppato".
Giro un po' a
piedi e poi mi fermo ad un bar-trattoria, ma qui hanno l'erogazione dell'energia
elettrica solo dalle 10 alle 14, e ora sono le due e mezza... perciò mi danno
solo un sandwich con insalata (!...), e un dolcetto. Posto da far west stupendo,
anche qui al solito c'è il nitore dell'aria e c'è la vastità dei panorami. E'
una località assolutamente calma e tranquilla, dove di fatto non c'è
assolutamente "niente".... ma è una meraviglia guardarsi attorno.
Qualcuna delle
pochissime persone sparse nell'immensità, che si vedono, fa pick-nick, o pesca,
o fa campeggio libero (ovvero accampamento).
Il bar è
letteralmente vuoto, non si sa che funzione svolgerebbe.
Ma fra
mezz'ora dovrò ritornare "a casa", per non avere buio sulla strada
deserta. Peccato che non abbia con me da fare foto (e qui non è possibile
comperare nulla per un raggio di parecchie decine di kilometri). Avrei voluto
ritrarre il fatto che quasi tutto ciò che è costruito, è di legno con
balconate contornate da vegetazione abbondante. Anche qui ai gabinetti maschili
i pisciatoi sono collettivi, cioè uno di fianco all'altro senza pannelli
divisori per un minimo di privacy individuale. Ogni dove c'è la scritta:
"water supply may not be suitable for human consumption unless first boiled"
(= la fornitura d'acqua potrebbe non essere adatta al consumo umano se non viene
prima bollita"). In tutta questa parte del territorio non c'è campo
per i cellulari, e quindi non posso chiamare a casa, ma nemmeno eventualmente
avvisare in albergo se capitasse di aver bisogno di comunicare qualcosa.
Nei sessanta
kilometri per raggiungere la HWY, passati anche al ritorno in totale solitudine
e silenzio, ad una curva a sinistra mi distraggo e allargo un bel po' sulla
destra, esattamente nel medesimo istante in cui dall'altra parte sopraggiunge
l'unica auto che incontro e che non si vedeva arrivare a causa della curva della
strada... rischiamo moltissimo uno scontro che evitiamo per un pelo sbandando un
po'... (in caso... come avremmo potuto chiedere aiuto? non certo aspettando che
passi qualcuno, opzione altamente improbabile...)
Eccomi di
ritorno a Bundy, giusto in tempo, sta proprio venendo buio. Tra un quarto d'ora
passeranno gli schoolbus che riportano gli scolari a casa. Il concetto è che
non basta offrire istruzione, oltre all'istruzione bisogna anche dare da
mangiare e fornire il trasporto gratuito. E' un concetto di civile educazione
che le chiese battiste locali forniscono, dando questo supporto alle comunità
isolate o in condizioni estreme di bisogno. Se no per le case particolarmente
"far away" c'è la scuola a distanza via radio, o per telefono, o
tramite videocassette (ma oggi si sta evolvendo o grazie a programmi tv
interattivi, o tramite computer via internet, o con skype in videolezioni dal
vivo, in collegamento simultaneo con altri allievi isolati ).
Arrivato
dunque in città mi fermo su una panchina del lungomare a sinistra, per leggere
e guardare l'oceano e il tramonto, ma devo scappare via anche rapidamente perché
ci sono zanzaroni all'attacco. Ceno al Bistro Pizza Queenslander,
con carne e avogado, che lascio a metà nonostante avessi fame, e sia tutto
veramente buono, da tanto è pazzesca la quantità..
Martedì 18
Ultimo giorno
in Queensland ahimé...!
Il tempo è a
dir poco perfetto: sole forte, cielo sgombro e alto e azzurro, aria fresca, mare
piatto, fermo e blu, che altro? ah, sì, al solito visibilità nitidissima.
Oggi
il "nostro" catamarone filerà via liscio e arriverà in meno tempo,
ma oggi sì che ci sarebbe voluta una bella spalmata di sunscream.
Dunque
si chiama Marina la
zona con porticciolo, e Esplanade il lungomare.
Di
nuovo vado in giro a zonzo (= to stall around).
Vedo un quartiere con case di tipo coloniale, di legno, con balconate istoriate,
chiesette, e tutte costruzioni basse di un solo piano (o proprio al massimo con
un piano rialzato), colorate di giallino, o verdino, o rosato. Ho visto un
piccolissimo zoogarden, il parco lungo il fiume, e un enorme parco con giardino
botanico. Incontro un altro tipo di tacchino selvatico, a
piccoli quadratini bianchi e neri, e un uccello grande nero con la testa
rossa, e altri uccelli bianchi e neri. Tutti belli.
In centro ci
sono tanti caffé e negozi, ma il mercato invece è scarso. C'è in giro poca
gente, mi sembrano un po' sempre quelli. Tutto -come già dicevo- qui scorre
lento, molto tranquillo. Per certi versi è un po' una cittadina provinciale
tipo la famosa Smallville del film.
Ci sono dei
ragazzi (ma qui in realtà sono tutti ragazzoni, giovanottoni) con vecchie auto
usate, da pochi soldi, scassatone, tipo anni '60.
Ci si accorge
che la popolazione è di origini molto dfferenziate e molto mista, e mescolata.
Si notano dei contadini che vengono giù in città per fare spese. Molti hanno
scarpe piuttosto grosse, o stivaletti, con calzettoni, e calzoncini corti.
Diversi hanno delle gran barbe. Anche certe ragazze di fattoria sono ragazzone
in shorts con dei gran cosciotti muscolosi, abituate a fare lavori manuali e di
fatica.
Ci
sono varie persone qui che sono o aborigeni o misti-aborigeni, e sono diversi da
quelli già incontrati sin'ora, alcuni mix brown, altri color crema-caffé, altri proprio neri,
e infine certi meticci asiatico-neri, o asiatico-aborigeni.
Dal 1890 a
Bundaberg hanno perfezionato macchinari per il raccolto della canna da zucchero.
Dagli scorsi aa. '60 Bundaberg è il maggior produttore mondiale dei derivati da
canna da zucchero. Ieri tornando ho proprio notato l'immensità delle
piantagioni di canna. Se si dovesse appiccare un incendio, magari per
autocombustione (come è già successo) ne deriverebbe subito una tragedia
apocalittica (oltretutto quasi tutte le costruzioni sono in legno),
inarrestabile...
Il
padre di Sue (quella della Thrifty)
mi accompagna a Bargara con il suo camioncino per prendere la mia borsa, e
quando scendo dimentico sul suo sedile il mio libro che sto leggendo sul Menone
di Platone. Quando me ne accorgo telefono a Sue in ufficio per dirglielo, e lei
mi risponde che ci penserà lei stessa domani a passare in aereoporto e
lasciarlo là per me...!
Di nuovo vado al Bistro
a mangiare, e prendo questa volta dei bei spaghetti alla carbonara fatti come si
deve, e poi mi faccio una lunga passeggiata sull'esplanade.
Come sempre
l'aria è proprio trasparente, come pure l'acqua, si vede benissimo tutto sul
fondo, anche da lontano, e quindi con sguardo in obliquo, "di
sbieco"..., e poi come già detto c'è quella luminosità particolare (il
nitore) che fa proprio risaltare i colori, rendendoli più vividi. Sulla
spiaggia ho rivisto i pallini di sabbia espulsi dal ragnetto (o insomma dall'insettino)
che sta facendo il suo buco per terra, e che hanno una certa loro
disposizione... era da un po' che non li stavo ad osservare.
Stavo
per richiudere il coperchio di un bin di rubbish (= bidone per la spazzatura) e mi
son chiesto: ma non è forse un po' assurdo che io mi stia a preoccupare se un
bin è mal chiuso in un lontano paesino chiamato Bargara della contea di
Bundaberg sulla costa del Queensland centro-orientale, in Australia...!!???,
davanti a cui non sarei mai più ripassato in vita mia ? allora di quante cose
mai mi dovrei preoccupare? e quanto dovrei preoccuparmi? ma nello stesso modo ciò
vale anche per un cassonetto italiano qualsiasi?è possibile questo? è sensato?
(io in linea di massima direi di sì)...
Alla sera le
strade appena fuori dal "centro" non sono illuminate, se non certe, ma
proprio al minimo indispensabile (o forse meno, con un lumino giallino fioco
fioco). E questo accade anche in città, a Bndbg. In questo modo però le stelle
si vedono bene e sono luminosissime, belle cicciotte come un faretto, e si
vedono perfettamente le costellazioni, come in alta montagna o in certi paesini
al mare, e questo è molto bello!, tanto che in breve diventa una abitudine e
quindi una necessità quando si avverte che la cosa ci manca.
Qui
il bankomat è fatto in modo che non ti può trattenere la card (e mi sembra
giusto). Il Bargara Golf Club è già chiuso (sono le 8 e 10 pm.) con il suo
ristorante... allora mangio
"da me" al "don Pancho":
un ottimo dinner.
Mercoledì 19
giugno
Il
taxi della Bundaberg Cab Co.
ritarda, e io sono qui al buio: è prima dell'alba... e fa freddo, ho ancora il
pigiama sotto, e vari strati di magliette (non mi ero attrezzato per questa
eventualità
facendo la valigia). Ah, ecco... siamo arrivati giusti giusti appena in
tempo (anzi, qui dice che è mezz'ora prima...). Vado in bagno, telefono, mi
faccio la barba. Qui anche gli impiegati distintissimi hanno i calzoncini corti
e la camicia a maniche corte, e dei calzerottoni...
La
ragazza della Thrifty,
cioè miss Sue, gentilissimamente mi ha portato qui il mio libro su Platone che
avevo dimenticato nel camioncino di suo padre... che carina! e qui gentilmente
l'hanno tenuto sino al mio arrivo e me l'hanno consegnato. La faccenda del
biglietto elettronico (e-tiket) che per me è una novità,
funziona benissimo. Partiamo con volo "Sun State" (un sussidiario
regionale della Qantas). Stessissimo aereo tipo turboelica, con piccoli box
sopra, con elastico, segnali uno per tutti, la hostess che chiacchiera coi
piloti e porta loro da bere e un spuntino...
Dall'oblò si
vede bene (voliamo piuttosto bassini) che ci sono tante farms di agricoltori,
distanziate tra loro, e grandi pascoli per le mandrie, e poi tanta tanta tanta
foresta, e aree disabitate molto vaste, magnifiche spiagge deserte, fiumi,
territri vuoti, o casolari sparsi.
A Brisbane
telefono, faccio il check-in con la Virgin, e poi vado in bagno a questo punto a
togliermi il pigiama e i vari strati di magliette e maglie, e la giacca....
RUUP4IT?
CUL8R! GO4IT! GR8ESCAPE; RUON4FUN?CUM8! BCNU?
Ecco
un po' di slang aussie
in sigle da sms, o/e anche in scritte da cessi (gli aussies sono maniaci delle
sigle).
Finalmente
arrivati a Cy-Ny!
cioè a Sidney! Tra l'altro sulla Sunstate han dato un "cake"
tipo muffin
che sembrava fatto in casa, quasi ci fosse una signora che rifornisce i voli di
quel suo dolcino; mentre sulla Virgin, non mi ricordavo, se vuoi qualcosa
lo paghi come fossi al bar.
Parto
poi con il grande volo di ritorno Qantas,
ciao a tutti e a tutto.
Dall'oblò si
è visto l'immenso oceano pacifico al largo. La baia di Sidney è piena piena di
barche a vela e yachts vari. La contornano dei centri satellite. Si è vista
bene dal finestrino anche l'università, e la Opera House, dei vecchi colleges,
i ponti, eccetera. Sidney è su varie colline, e fuori ci sono parchi, foreste,
grandi fiumi, ... è proprio tutta un'area vastissima molto bella.
Gran
finale extrasuper! siccome di fatto "inseguivamo" il tramonto, c'era
luce sempre mentre passavamo per ore attraverso il centro del continente.
Abbiamo volato proprio across the Red
Centre!... E così ho visto un'altra Era, l'era primordiale
dell'alba del pianeta e della vita, con quel rossore all'orizzonte. Ci sono
delle onde di roccia lunghe kilometri e kilometri...affascinante! e zone
verdastre, zone con dei rilievi appena appena leggeri, insomma è come guardare
un plastico per delle lezioni di geologia e di storia naturale dell'Australia.
Ma sembra anche come certe immagini "trompe l'oeil"
in cui non sai bene se vedi un crepaccio, o un rilievo, o un canyon o una catena
montuosa... E poi alla fine c'è stato proprio l'effetto optical alla Escher,
per cui una certa immagine svanisce e riesci a metterne a fuoco con l'occhio
un'altra, una non è la realtà e l'altra è la realtà, e fanno parte dello
stesso disegno, l'una la vedi in quanto c'è l'altra.
In questo
immenso cuore centrale ci sono solo alcune stazioni scientifiche. Ho visto
Marte! sì ho visto Marte... con le righe, i canali secchi, quel territorio
marziano in cui fanno le esercitazioni per i film di fantascienza. Ho visto
l'inizio, sì l'inizio di "2001 Odissea nello spazio", ma con il
sottofondo del rumore del motore dell'aereo, l'ho visto dall'oblò... erano
diciamo le scene di poco prima che si vedesse la pietra nera. Gli aborigeni sono
gli unici al mondo a possedere le conoscenze per riuscire a viverci. Una
sapienza antichissima straordinaria.
Ma...
basta girare appena appena lo sguardo, che qui chiusi dentro vedi centinaia di
schermi piatti a cristalli liquidi o al plasma, che a colori trasmettono tutti
cose diverse ognuno per ciascuno spettatore ipnotizzato, dai film ai
documentari, ai videogiochi, alla tv, videoclips, concerti di musica classica,
... ognuno ha accesso a files differenti che pesca dalla memoria centrale
(quella un po' terribile di Tron). Ciascuno in effetti vede le immagini che
vuole... e si illude che è quello che vuole lui perché lo ha scelto tra le
proposte della memoria centrale che ti fa scegliere solo tra quello che ha
scelto lei (ovvero chi la ha programmata). Gente di tutto il mondo, di tutti i
colori e le lingue, mentre vola a più di mille kilometri all'ora sospesi a
diecimila metri di altezza, mentre ordina il suo pranzo... e nemmeno si
accorgono che sotto c'è Uluru - Kata tjuta
la Grande Roccia Rossa primordiale, di 600 milioni di anni... L'aereo è un
pezzettino, una scheggia, un frammento di metropoli...
che sta su per aria dentro alla carlinga.
Insomma era la
prima volta che osservavo queste cose: sin'ora (2002) di solito
c'era solo uno e lo stesso filmetto di intrattenimento eguale per tutti,
e basta.
Fra un po' atterreremo a Singapore, una città-Stato che occupa con i suoi grattacieli tutta un'isola, e che supplisce alla mancanza di terreni agricoli, coltivando strisce di terra che stanno in verticale girando dentro torri grattacielo. Ma ovviamente non può espandersi oltre le coste dell'isoletta (e forse è veramente una delle metropoli fantascientifiche in miniatura "sotto vetro" di Brainiac...!). Vedremo, mi fermerò un solo giorno.
Carlo Pancera